Colombaro (Corte Franca): differenze tra le versioni

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'''Colombaro''' (''Culumbér'' in [[dialetto bresciano]]<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/corte_franca.pdf Comune di Corte Franca - Statuto].</ref>) è una delle [[Frazione geografica(geografia)|frazioni]] che compongono il [[Comune (Italia)|comune italiano]] di [[Corte Franca]].
 
Costituì un comune autonomo fino al [[1928]], quando venne unito ai comuni di [[Borgonato]], [[Nigoline Bonomelli|Nigoline]] e [[Timoline]], a formare il [[comune sparso]] di [[Corte Franca]]<ref>Regio Decreto 14 luglio 1928, n. 1837.</ref>.
 
== Geografia fisica ==
Colombaro è la frazione di Corte Franca più vicina al Monte Alto. Le pendici del monte sono solcate da quattro piccole valli, percorse da torrenti. Da sud a nord si trovano la Valle di San Michele, la Valle didel Forno, la valle di Boccanigo (o Boccaglio) e la Valle di Santa Maria. Le acque delle prime due valli (San Michele e Fornidel Forno) si raccolgono nella zona delle Pissine (più o meno nella zona a sud di Via S.Afra e a est della strada per Nigoline), mentre anticamente alimentavano un fiume che scorreva al posto dell'attuale via S.Afra. Le altre due valli (Boccanigo e Santa Maria) si scaricano nelle polle, in zona Formaci. Tutti i torrenti oggi sono stati intubati, con i relativi rischi nel caso di piogge abbondanti.
 
== Storia ==
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
In un documento del 1158 si cita un Monasterolo (piccolo monastero) situo in un località denominata "Columbarii" (più avanti nel testo "Columbario" ) il quale era alle dipendenze del monastero di San Pietro in Monte Ursino di [[Serle]], il quale ne godeva di proprietà e diritti (la proprietà passò probabilmente poi al [[Leno|monastero di Leno]]). Si presuppone che questo citato Monasterolo sia un edificio ecclesiastico ubicato in [[#Chiesa di Santa Maria delle Zenighe (o Santa Maria in Zenighe) con annessa contrada|località Zenighe]] in tale periodo storico. Nel documento la località è citata insieme ad altri paesi della zona (Timoline e Clusane). Alcuni storici sono incerti riguardo alla correttezza di questo riferimento, in quanto, in un altro documento del 22 ottobre 1175 (proveniente dalla medesima fonte), si riporta una lite del monastero di Serle con quelli di Colombaro, riferendosi però ad una località presso Marguzzo frazione di [[Nuvolento]]. L'antica chiesa di Santa Maria del Monasterolo o di Zenighe apparteneva comunque già alla pieve di Iseo intorno al VIII o IX secolo.<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Giovanni Donni|autore2=Antonio Fappani|curatore=Antonio Barretta|titolo=Corte Franca|p=246}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=F. Odorici|titolo=Storie Bresciane|pp=32-33|volume=Vol. VI}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Mons. Fè D'Ostiani|titolo=Illustrazione Bresciana|anno=1907}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=P. Guerrini|titolo=Antiche carte del priorato di Rodengo|edizione=Benedictina|anno=1949}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=P. Guerrini|titolo=Il Monastero benedettino di S. Pietro in Monte a Serle,|collana=Memorie storiche della Diocesi di Brescia|anno=1931|pp=227-229}}</ref><ref>Archivi Vaticani, Fondo veneto, Vol I, N° 2657 e 2679</ref>
Il catasto Napoleonico mostra il paese diviso in due parti: il cortivo del castello era l'unico nucleo compatto, mentre il resto del paese presentava un'urbanizzazione solo lungo le vie.
 
I primi riferimenti certi al paese di Colombaro si rintracciano nei documenti della [[mensa vescovile]]. In due atti, uno del 1274 (registro N°2 f. 28. r.) l'altro del 1295 (registro N° 3 a f. 48 v.) si dice "''Ecclesia de Columbario XX soldos imperiales pro decima novalium de Cluzanis''", vale a dire che il paese e la sua Chiesa dovevano pagare 20 [[Monetazione carolingia|soldi imperiali]] per la [[Decima#La decima nella storia della Chiesa|decima]] delle [[Bonifica agraria|terre bonificate]] di [[Clusane]].
In via Don Minzoni c'è una torre del [[XV secolo|‘400]] (ora trasformata in abitazione) e anche altre case nelle strade adiacenti mostrano tracce antiche, ma sono difficili da vedere per le trasformazioni avvenute nei secoli.
 
L'origine del toponimo è ignota. Molto probabilmente deriva dalla presenza in queste zone di una {{Senza fonte|(o più)}} [[torre colombaia]], alcuni autori sospettano l'edificio situo in Loc. ''[[#Cashulìne|Cashulìne]].'' Si segnala, comunque, che il termine ''Columbarium'' in Latino si riferisce anche (data la similitudine delle nicchie presenti nelle murature) alla costruzione funebre dedita al deposito delle ceneri e più tardo dei corpi dei defunti, il [[Colombario]].<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/columbarium/|titolo=Columbarium - Significato ed etimologia - Ricerca|sito=Treccani|accesso=2025-01-19}}</ref>
== Antichi toponimi ==
 
Nel 1366 la chiesa di Colombaro viene tassata da [[Bernabò Visconti]] per 1 lira e 12 soldi.<ref>{{Cita libro|titolo=Brixia sacra|anno=1922|pp=103-104}}</ref>Tracce successive della località le si riscontrano nei benefici delle varie giurisdizioni ecclesiastiche che sono succedute nella zona, riferendosi alla "''parochialem S. Marie de Columbario''". Nel 1400 ecclesiasticamente il paese era soggetto a Iseo. Tra il XVII e il XVII secolo la parrocchia di Colombaro apparteneva alla [[Vicariato|vicaria]] di Adro. Divenne vicaria autonoma con le parrocchie di Clusane, Nigoline e Timoline al inizio del XIX secolo, per poi essere incorporata nuovamente in quella di Iseo.<ref name=":0" />
=== Massolina ===
La collinetta di roccia ad est della strada per Nigoline, a metà strada tra la fine del paese e Budrio. Non si tratta di una collina morenica. Leggende di paese mai verificate narrano della presenza di tombe altomedioevali.
 
Il catasto Napoleonico mostra il paese diviso in due parti: il cortivo del castello era l'unico nucleo compatto, mentre il resto del paese presentava un'urbanizzazione solo lungo le vie.
=== La ''Shézô Lóngô'' ===
Al confine di Colombaro con [[Timoline]], a sud dell'attuale Via Sant'Afra, c'erano i campi che i contadini dicevano della ''Shézô Lóngô'' (Siepe lunga), infatti li divideva dalla strada una lunga [[siepe]] che partiva dall'inizio della ex “strada vicinale del Coniglio” (l'attuale via [[Luciano Lama]]) e terminava nei pressi della santella che si trova all'inizio della strada per il cimitero di Colombaro (l'attuale via [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Carlo Alberto Dalla Chiesa]]).
 
La siepe era di ''móre'' e ''pignatìne'' (rispettivamente [[Rubus ulmifolius|rovi]] e [[Crataegus monogyna|biancospino selvatico]]) e le sue dimensioni erano di circa 120&nbsp;cm d'altezza e 80 di larghezza.
 
Sicuramente si trattava di una siepe esistente da molto tempo visto che il nome di questi campi è riportato anche sulle mappe napoleoniche con la dicitura di ''Cesa longa'' (si potrebbe pensare che ''cesa'' significhi ''chiesa'', ma in quel periodo la “c” stava per “s”, come ad esempio in ''cerese'' per ''serese'', “ciliegie”, ecc.)
 
In questo luogo sorgeva anticamente la Chiesa di San Faustino (v, paragrafo specifico).
 
=== Via Presentane ===
Strada traversa di Via S.Afra. Sono state fatte alcune congetture sul significato del curioso toponimo, ma non sono state confermate.
 
=== Malpensa ===
È la località a nord dell'incrocio tra via S.Afra e via [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Carlo Alberto Dalla Chiesa]] (la strada del cimitero e dell’''Acquasplash''), ancora oggi indicata dal nome via Malpensa. È un tipico nome [[Lombardia|lombardo]], presente in molte località e indica una zona non adatta all'abitazione
 
=== Castello (''Curtif'') ===
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Non è stato possibile sapere con precisione a quando risalga l'edificazione del castello, ma di certo si sa che:
* nel [[1609]], nel suo “''catastico''”, Giovanni Da Lezze scrive di un «'' [...] castello in monte circondato da mure, senza fosse, dirocato et hinabitabile''», non è certo se si riferisse al ''Curtif,'' alla [[#Rocca in loc. San Michele|Rocca in loc. San Michele]] o al [[Nigoline Bonomelli#Castello di Nigoline|castello di Nigoline]];
* buona parte dei fabbricati situati intorno alla “piazzetta col pozzo” (che è un po' il cuore di questo abitato) sono databili intorno al [[XIV secolo|'300]]-[[XV secolo|'400]];
* le mappe napoleoniche ([[Anni 1810|1810]] circa) denominano ''Cortivo'' l'area compresa tra Via Castello, Via [[Nazario Sauro]], Vicolo del Corbello, strada vicinale della Santella e la Valle del Troso. Un ''Cortivo'' (''Curtif'' in [[dialetto bresciano]]) è una zona chiusa fortificata che comprendeva una torre, un edificio fortificato e edifici agricoli (stalle, granai, …)
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La parte bassa del castello (con edifici del [[XIV secolo|'300]]) si sviluppa intorno a Palazzo Barboglio.
 
=== Palazzo Barboglio ===
La famiglia Barboglio sembra che derivi dagli Alghisi, potente famiglia che nel [[XIII secolo|'200]] si trasferisce dalla [[Val Seriana]] a [[Lovere]]. I Barboglio erano avventurieri e uomini d'arme, legati agli Alghisi. Nel [[1430]] diventano cittadini di [[Brescia]]. Nel chiostro del [[monastero di San Pietro in Lamosa]] di [[Provaglio d'Iseo|Provaglio]] è raffigurato il loro stemma (una zampa d'aquila con piume a girello): è probabile che un vescovo Barboglio abbia fatto qualcosa per il monastero.
 
Un'altra leggenda narra che Pietro Barboglio nel [[1630]] sia stato nelle [[America|Americhe]]. Al suo ritorno, si imbarca a [[Iseo]] per raggiungere [[Lovere]]. Approfitta della pausa della navigazione per togliersi uno stivale che gli dava fastidio da tempo e al suo interno scopre tre semi provenienti dall'America. Li pianta a Lovere e nascono le prime piante di [[Zea mays|mais]] della zona. Secondo la leggenda, la tradizione locale del granoturco (e della [[polenta]]) ha origine da questo evento.
 
Altri membri della famiglia servono nell'esercito [[Casa d'Asburgo|asburgico]] e si distinguono ottenendo onorificenze [[Ungheria|ungheresi]].
 
Le case senza gronda laterale ad ovest della corte d'onore del palazzo hanno una possibile origine medioevale, dedotta proprio da questa caratteristica.
 
=== La Torre e la Rocca ===
I resti del basamento della [[torre]] sono poco più in alto della chiesa di San Michele, completamente sommersi dalla vegetazione. Inoltre nellaNella Valle del forno sottostante si trova un troncone della torre, scivolato a valle al momento del crollo, lungo circa 7 metri, con muri dispessi 2,70circa metri270 ecentimetri. Esso è adagiato in posizione orizzontale. La torre è stata demolita nel [[1457]] probabilmente quando [[Repubblica di Venezia|Venezia]] ordina la distruzione di tutte le torri presenti sul territorio per evitare che potessero essere usate da banditi.Per abbattere le torri, si scavava sotto un angolo o si toglievano le pietre del basamento, mentre la torre era retta da una serie di puntelli di legno. Quando il lavoro era completato, si dava fuoco ai puntelli e la torre crollava.
 
Alcuni storici sospettano che nei pressi della torre (probabilmente sopra il versante nord-ovest della valle del forno) fosse ubicata una rocca. Infatti in un documento del [[1266]], Dalfino de Uguzzonibus di [[Iseo]] racconta avvenimenti successi nel [[1240]], quando aveva grandi possedimenti a Colombaro. A [[Adro]] si erano asserragliati i Malesardi ([[Guelfi e ghibellini|ghibellini]]) che facevano scorrerie a danno dei [[Guelfi e ghibellini|guelfi]] dei paesi limitrofi, tra cui Colombaro. La popolazione fu costretta a rifugiarsi nella rocca. Dalfino è costretto alla fuga e all'esilio in [[Val Camonica]]. Quando Brescia diventa guelfa, Dalfino si fa aventi per chiedere la restituzione delle sue proprietà. Non è dato di sapere se la richiesta sia stata accolta. Non è nemmeno certa l'identificazione e l'ubicazione certa di questa rocca, se fosse nei pressi della torre o in tutt'altra zona. Essa potrebbe essere il castello diroccato sul monte citato da Da Lezze nel suo "''catastico''".
La torre è stata demolita nel [[1457]] probabilmente quando [[Repubblica di Venezia|Venezia]] ordina la distruzione di tutte le torri presenti sul territorio per evitare che potessero essere usate da banditi.
 
Il documento riportante la storia di Dalfino è importante per un altro motivo: si tratta del documento più antico che riporta il nome ''[[Franciacorta|Franza Curta]]''. Fino al suo ritrovamento, la citazione più antica era quella degli Statuti del Comune di Brescia del [[1277]].
Per abbattere le torri, si scavava sotto un angolo o si toglievano le pietre del basamento, mentre la torre era retta da una serie di puntelli di legno. Quando il lavoro era completato, si dava fuoco ai puntelli e la torre crollava.
 
In un documento del [[1266]], Dalfino de Uguzzonibus di [[Iseo]] racconta avvenimenti successi nel [[1240]], quando aveva grandi possedimenti a Colombaro. Ad [[Adro]] si erano asserragliati i Malesardi ([[Guelfi e ghibellini|ghibellini]]) che facevano scorrerie a danno dei [[Guelfi e ghibellini|guelfi]] dei paesi limitrofi, tra cui Colombaro. La popolazione è costretta a rifugiarsi nella rocca. Dalfino è costretto alla fuga e all'esilio in [[Val Camonica]]. Quando Brescia diventa guelfa, Dalfino si fa aventi per chiedere la restituzione delle sue proprietà. Non è dato di sapere se la richiesta sia stata accolta.
 
Non è nemmeno certa l'identificazione di questa rocca, se fosse nei pressi della torre o in tutt'altra zona.
 
Questo documento è importante per un altro motivo: si tratta del documento più antico che riporta il nome ''[[Franciacorta|Franza Curta]]''. Fino al suo ritrovamento, la citazione più antica era quella degli Statuti del Comune di Brescia del [[1277]].
 
=== ''Cashulìne'' ===
Sulle mappe napoleoniche (del [[Anni 1810|1810]] circa) esistenti all'Archivio di Stato di [[Brescia]] il toponimo è riportato come ''Cajoline'', ma anche per altri toponimi la “J” lunga e la “S” sono state usate in modo intercambiabile (es. ''Cajella'' per indicare la località ''Casella'').
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
Il toponimo popolare ''Cashulìne'' significa ''casoline'', ''casupole'', ''casette'', nel senso di case isolate.
=== Architetture religiose ===
 
Questa via passa tra i muro di cinta di Villa Lana (poi Ragnoli ed ora Moraschi) e quello che fino agli anno 50 del 1900 i contadini identificavano come il brolo dei ''Péne'' (soprannome della famiglia Gatti). In questo brolo fu impiantata la Pavi-Mar (produceva mattonelle per pavimenti, soglie per finestre, gradini delle scale e vasche in graniglia). Dopo il suo fallimento venne demolita e l’area destinata all’edilizia residenziale oggi conosciuto come ''La Sorgente''.
 
Lungo il lato est della strada c'è una torre che probabilmente faceva parte di un cortivo. Edificata probabilmente intorno al [[XIV secolo]] dai signori della zona, gli [[Oldofredi]] di [[Iseo]], al tempo della loro massima potenza, potrebbe essere stata rialzata nel [[XV secolo|Quattrocento]]. Tale torre fu usata anche come torre colombaria; da ciò derivano toponimi come: Colombaro, Colombara, Colombare, Colombera ecc.
 
Questa via qualche decina di anni fa ha ospitato la prima banca di Corte Franca e successivamente una delle classi della scuola media.
 
Durante il periodo fascista il nome della via è stato cambiato in ''Casalini''. Finita la guerra al posto del fascista Casalini, la via è stata intitolata ad Astolfo Lunardi, [[partigiano]] bresciano delle “[[Brigate Fiamme Verdi|Fiamme Verdi]]” (divisione “Tito Speri”), condannato a morte dai [[Fascismo|fascisti]] il 5 febbraio [[1944]] a causa della sua lotta per la liberazione dal [[nazifascismo]].
 
=== Palazzo Lana Ragnoli (ora Moraschi) ===
Antico palazzo Lana, l'ultimo proprietario era Giacomo Ragnoli (pilota automobilistico che ha partecipato a ben 14 edizioni della [[Mille Miglia]], terminandone nove); dopo la sua morte è passato agli eredi che non l'hanno più curato e l'hanno messo in vendita. I nuovi acquirenti negli [[Anni 2010|anni '10]] del [[XXI secolo]] hanno ristrutturato completamente l'edificio.
 
La facciata principale del palazzo è di fronte all'inizio di via Zenighe, mentre l'antico brolo era delimitato dalle attuali via Manzoni, via Garibaldi e via Astolfo Lunardi.
 
Il portone principale è sulla prosecuzione verso sud di via Zenighe. La prosecuzione dell'asse attraversa l'androne, la torre e sul vecchio muro di cinta, lato sud (sull'odierna via Garibaldi), termina con il ''Santelù'' (''Santellone'', in [[dialetto bresciano]]), una [[santella]] con un affresco dell'[[Annunciazione]] di metà del [[XVII secolo|'600]] che mostra tra l'altro come due offerenti un Lana e sua moglie. Il pavimento originale era più basso di circa un metro, e oggi la parte inferiore dell'affresco si trova sotto il livello dell'attuale pavimentazione. La parte più meridionale del vecchio brolo è stata urbanizzata, per cui il ''Santelù'' oggi si trova in un giardino privato.
 
Il corpo principale del palazzo è del [[XVII secolo|'600]]; ad ovest (verso via Manzoni) ci sono i rustici e - sull'angolo nord ovest - la '''chiesa della Madonna di Tirano''', costruita nel 1683 per la moglie di Guerriero II Lana, una Quadrio di [[Tirano]]. La chiesa nel [[2010]] era in stato di totale abbandono, con il pavimento coperto da dieci centimetri di [[guano]]. Ci sono tracce degli affreschi originali, in pessimo stato.
 
Ad est del corpo principale (verso via Fornaci) c'è un'ala [[XVIII secolo|settecentesca]] il cui interno non era mai stato completato prima della ristrutturazione degli [[Anni 2010|anni '10]]: c'era solo un solaio tra il piano terra e il primo piano, ma non c'erano divisioni interne e il resto era tutto libero. Una leggenda narra che questa ala non sia mai stata completata prima per colpa di un fantasma che disturbava i lavori.
 
Sotto l'androne si aprivano quattro portali, due per lato. Dei due verso la parte [[XVII secolo|seicentesca]] del palazzo, uno porta in una sala con un camino su cui è raffigurato lo stemma Lana con le [[Aquila (araldica)|aquile imperiali]] in seguito ad onorificenze militari. Anni fa c'era uno spiedo meccanico a contrappeso del [[XVIII secolo]], ma è stato rubato.
 
Le altre sale contenevano alcune coppe vinte da Giacomo Ragnoli, armi spagnole e altri oggetti molto diversi fra loro. Le stanze erano decorate, ma Fausto [[Lechi (famiglia)|Lechi]]<ref>{{Cita libro|autore = Fausto Lechi|titolo = Le dimore bresciane in cinque secoli di storia|anno = 1973-1983|editore = Edizioni di Storia Bresciana|città = |p = |pp = |ISBN = }}</ref> ne parla male, dicendo che sono fatte senza stile e proporzione.
 
La Torretta aveva un passaggio che la attraversava e portava nel brolo. Sui muri alla sua destra e sinistra erano dipinte le gesta di Guerriero II Lana, che dal [[1680]] era un ufficiale dell'esercito [[Casa d'Asburgo|Asburgico]]. Si dice che abbia partecipato alla difesa di [[Vienna]] durante l'[[Battaglia di Vienna|assedio]] del [[1683]]. A destra è raffigurato il conte a cavallo con la spada, alla guida dell'esercito, mentre a sinistra ci sono i [[Impero ottomano|turchi]] in fuga. Purtroppo l'affresco era in pessimo stato di conservazione a causa del totale abbandono: nel [[1970]] era ancora visibile, mentre prima della ristrutturazione la parte di sinistra è completamente scomparsa e quella di destra è visibile solo molto parzialmente.
 
=== Via Gas ===
È una traversa a nord di via Fornaci. Il toponimo indica il terreno di caccia di un signore [[Longobardi|longobardo]].
 
== Chiese ==
Colombaro storicamente ha avuto sette [[Chiesa (architettura)|chiese]] (a cui oggi si aggiunge la moderna chiesa di S.Rita), la maggior parte delle quali allineate sull'antico percorso [[Clusane]] - Zuccone - Zenighe - Colombaro - [[Nigoline Bonomelli|Nigoline]] - S.Eufemia - Valle di Favento - [[Adro]]. Si tratta di un percorso non documentato negli scritti conosciuti, ma ricostruito proprio in base agli edifici e ai ritrovamenti.
 
==== Chiesa di San Faustino ====
Chiesa dedicata a [[Faustino e Giovita|San Faustino]] (''San Faüstì'' in bresciano), sorgeva più o meno dove oggi c'è il parcheggio del [[cimitero]], leggermente ad est dell'attuale cimitero e ad ovest dell’dell{{'}}''Acquasplash''. Si ipotizza una probabile proprietà dell'omonimo monastero di [[Brescia]]. Nel [[1672]] era in pessime condizioni e viene data l'autorizzazione a demolire il coro mentre a fine [[XVII secolo|'600]] scompare definitivamente. Al suo posto è stata costruita una santella, a sua volta demolita probabilmente quando è stato costruito l'attuale cimitero.
 
Di questa chiesa rimane traccia solo nel nome ''el San Faüstì'' (corrispondente al ''S. Faustino'' delle mappe napoleoniche) che i contadini usano per indicare il campo che si trovava a cavallo di quel tratto dell'odierna via [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Carlo Alberto Dalla Chiesa]] che porta all'ingresso degli impianti sportivi, una volta detta “Viali”.
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Non si sa che funzione avesse una chiesa in un posto così, ma sicuramente non quella di cimitero perché fino all'arrivo di Napoleone il Campo Santo era adiacente alla vecchia chiesa parrocchiale di Santa Maria in Zenighe.
 
==== Chiesa di San Rocco ====
Si trova nella parte alta di via S.Afra, proprio di fronte (lato sud) della stessa chiesa di S.Afra, con cui non deve essere confusa. Intorno al [[1990]] era in stato di abbandono, usata come autorimessa e cantina, ma aveva ancora al suo interno l'arco traverso. Alla fine del decennio è stata completamente ristrutturata e trasformata in appartamenti, pertanto oggi è individuabile solo da un osservatore attento.
 
È citata nei documenti delle visite pastorali, redatte più o meno dall'inizio del [[XVI secolo|'500]] in poi (soprattutto dopo il [[Concilio di Trento]] di metà ‘500), quando ai [[Vescovo|Vescovi]] viene dato l'incarico di visitare regolarmente tutte le chiese in funzione della propria diocesi. Sorgeva accanto al fiume che scorreva al posto dell'attuale via S.Afra, nella zona dove il cambio di pendenza tra il monte e la pianura favoriva i depositi di detriti portati a valle dai torrenti. Nel corso dei secoli il terreno si è alzato di circa 3 metri: la cima di un arco a sesto acuto che sporge di pochi centimetri dall'attuale marciapiedi è la dimostrazione visibile ancora oggi di questo deposito.
 
==== Chiesa di Sant'Afra ====
Si trova in mezzo all'incrocio tra via S.Afra e via Nazario Sauro. Nella visita pastorale di [[Carlo Borromeo|San Carlo Borromeo]] viene citata come chiesa sotterranea, perché molto più bassa del terreno circostante. Nel [[XVII secolo|'600]] è stata abbandonata senza più il tetto. Ai primi del [[XVIII secolo|'700]] un Barboglio la ristruttura e gli dà la forma attuale, rialzata rispetto all'originale. Sui lati sono ancora visibili i muri precedenti. Sul lato est ci sono ancora le impronte degli [[Piedritto|stipiti]], dell'arco trionfale e dell'[[abside]] probabilmente semicircolare. Ci sono ancora tracce di [[Affresco|affreschi]] che “entrano” nel nuovo muro. All'interno si vede ancora l'andamento della [[Falda (tetto)|falda]] originale del tetto, molto più bassa di quella attuale. In una stanzetta laterale c'è un affresco del [[1448]] che mostra la lapidazione di [[Stefano protomartire|Santo Stefano]]. È possibile che ci siano altri affreschi sotto l'attuale pavimento.
 
La chiesetta da allora è sempre stata di proprietà della famiglia Barboglio, fino a qualche anno fa, quando è stata donata al comune
 
==== Chiesa di San Michele ====
Si trova a metà montagna, a metà tra le valli di San Michele e di Forno; attualmente è in rovina e invasa dalla vegetazione.
 
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Storicamente la chiesa apparteneva ad un fondo di proprietà della famiglia Barboglio.
 
==== Ex-Chiesa di San Vittore eora Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta ====
{{Vedi anche|Chiesa di Santa Maria Assunta (Corte Franca)}}
[[File:Chiesa di Santa Maria Assunta (Colombaro, Corte Franca) 02.jpg|thumb|left|La chiesa parrocchiale]]
Nel [[1704]] il [[Vescovo]] autorizza la costruzione di una nuova chiesa, nell'area della chiesa di San Vittore e che sostituisca come Parrocchiale la chiesa di Santa Maria in Zenighe, troppo lontana dall'abitato.
 
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Un altro altare ha una tela di [[Antonio Paglia]] che raffigura la cena dei [[Apparizioni di Gesù|discepoli di Emmaus]]: la particolarità è che i discepoli sono vestiti da [[Pellegrinaggio|pellegrini]], con la conchiglia di [[Giacomo il Maggiore|San Giacomo]] (simbolo dei pellegrini verso [[Santiago di Compostela]]), il bordone (bastone da cammino) e il cappello a tesa larga.
 
==== Chiesa della Madonna di Tirano ====
Cappella facente parte del Palazzo Lana, al cui paragrafo rimando per ulteriori informazioni.
 
==== Chiesa di Santa Maria delle Zenighe (o Santa Maria in Zenighe) con annessa contrada ====
In contrada Zenighe (a nord del centro di Colombaro, lungo la strada verso [[Clusane]]) c'erano numerosi edifici con corti.
 
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Dal [[campanile]], unica parte oggi visibile anche da lontano, guardando verso il Monte Alto nell'arco di circa 100 metri si vedono tutte le tradizionali colture della zona: prato nella zona pianeggiante vicino alla chiesa, [[Vitis|vite]] sui primi pendii sassosi, [[Olea europaea|olivi]] sui terrazzamenti superiori e bosco sulle pendici del monte
 
==== Chiesa di Santa Rita ====
Chiesa dedicata a [[Rita da Cascia|Santa Rita da Cascia]], costruita ex novo in una villa privata e inaugurata nel [[1997]]. È situata in una strada laterale di via S.Afra.
 
=== Palazzi storici ===
==== Palazzo Barboglio ====
La famiglia Barboglio sembra che derivi dagli Alghisi, potente famiglia che nel [[XIII secolo|'200]] si trasferisce dalla [[Val Seriana]] a [[Lovere]]. I Barboglio erano avventurieri e uomini d'arme, legati agli Alghisi. Nel [[1430]] diventano cittadini di [[Brescia]]. Nel chiostro del [[monastero di San Pietro in Lamosa]] di [[Provaglio d'Iseo|Provaglio]] è raffigurato il loro stemma (una zampa d'aquila con piume a girello): è probabile che un vescovo Barboglio abbia fatto qualcosa per il monastero.
 
Un'altra leggenda narra che Pietro Barboglio nel [[1630]] sia stato nelle [[America|Americhe]]. Al suo ritorno, si imbarca a [[Iseo]] per raggiungere [[Lovere]]. Approfitta della pausa della navigazione per togliersi uno stivale che gli dava fastidio da tempo e al suo interno scopre tre semi provenienti dall'America. Li pianta a Lovere e nascono le prime piante di [[Zea mays|mais]] della zona. Secondo la leggenda, la tradizione locale del granoturco (e della [[polenta]]) ha origine da questo evento.
 
Altri membri della famiglia servono nell'esercito [[Casa d'Asburgo|asburgico]] e si distinguono ottenendo onorificenze [[Ungheria|ungheresi]].
 
Le case senza gronda laterale ad ovest della corte d'onore del palazzo hanno una possibile origine medioevale, dedotta proprio da questa caratteristica.
 
==== Palazzo Lana Ragnoli (ora Moraschi) ====
Il palazzo è stato edificato a Colombaro per volontaria della famiglia Lana De' Terzi o Terzi De' Lana. Questa famiglia era un potente ramo bresciano dell'antica famiglia [[Terzi (famiglia)|Terzi]][[Borgo di Terzo|.]] Forse perché dediti all'industria e al commercio della [[lana]] questo ramo presero il nome de Lanis. Il Guerrini scrive: «Le memorie di casa la fanno risalire a un Viscardo Lana dei Valvassori di [[Borgo di Terzo|Terzo]], che cacciato dalla nativa [[Val Cavallina]] nel [[XIII secolo|sec. XIII]] per le vicende politiche fra le fazioni dei Guelfi e Ghibellini, sarebbe emigrato sulla sponda sinistra dell'Oglio nel territorio dell'antica Franciacorta iseana, insediando la sua stirpe sui feudi monastici di Colombaro e di Borgonato».<ref>{{Cita web|url=https://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=LANA_De'_Terzi|titolo=LANA De' Terzi - Enciclopedia Bresciana|sito=www.enciclopediabresciana.it|accesso=2025-01-20}}</ref> Il rami di Borgonato e Colombaro si fanno discendere da Teseo Lana e i suoi 4 figli. Il fondatore vero e proprio del palazzo attuale fu probabilmente Guerriero II: combattente bresciano, si distinse nella battaglia contro i Turchi e le sue eroiche gesta sono celebrate da alcuni affreschi nel cortile del palazzo stesso. La dimora del XVII secolo coniuga egregiamente le velleità di rappresentanza della famiglia nobile con la praticità di una casa di campagna, atta a governare coltivazioni e produzioni varie. Il cortile del palazzo è chiuso a sud da un'elegante torretta, mentre al centro fa bella mostra di sé un cedro gigante plurisecolare.<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://fondoambiente.it/luoghi/palazzo-lana-ragnoli|titolo=PALAZZO LANA - RAGNOLI {{!}} I Luoghi del Cuore - FAI|sito=fondoambiente.it|accesso=2025-02-08}}</ref> Fu Eva Lana De Terzi, ultima discende del ramo franciacortino a sposare un Ragnoli.
 
L'ultimo proprietario del Antico palazzo fu infatti Giacomo Ragnoli (pilota automobilistico che partecipò a ben 14 edizioni della [[Mille Miglia]], terminandone nove); dopo la sua morte la proprietà passò agli eredi che l'abbandonarono e misero in vendita. I nuovi acquirenti, la famiglia Moraschi, negli [[Anni 2010|anni '10]] del [[XXI secolo]] ristrutturano completamente l'edificio.
 
La facciata principale del palazzo è di fronte all'inizio di Via Zenighe, mentre l'antico brolo era delimitato dalle attuali via Manzoni, via Garibaldi e via Astolfo Lunardi.
 
Il portone principale è sulla prosecuzione verso sud di via Zenighe. La prosecuzione dell'asse attraversa l'androne, la torre e sul vecchio muro di cinta, lato sud (sull'odierna via Garibaldi), termina con il ''Santelù'' (''Santellone'', in [[dialetto bresciano]]), una [[santella]] con un affresco dell'[[Annunciazione]] di metà del [[XVII secolo|'600]] che mostra tra l'altro come due offerenti un Lana e sua moglie. Il pavimento originale era più basso di circa un metro, e oggi la parte inferiore dell'affresco si trova sotto il livello dell'attuale pavimentazione. La parte più meridionale del vecchio brolo è stata urbanizzata, per cui il ''Santelù'' oggi si trova in un giardino privato.
 
Il corpo principale del palazzo è del [[XVII secolo|'600]]; ad ovest (verso via Manzoni) ci sono i rustici e - sull'angolo nord ovest - la '''chiesa della Madonna di Tirano''', costruita nel 1683 per la moglie di Guerriero II Lana, una Quadrio di [[Tirano]]. La chiesa nel [[2010]] era in stato di totale abbandono, con il pavimento coperto da dieci centimetri di [[guano]]. Ci sono tracce degli affreschi originali, in pessimo stato.
 
Ad est del corpo principale (verso via Fornaci) c'è un'ala [[XVIII secolo|settecentesca]] il cui interno non era mai stato completato prima della ristrutturazione degli [[Anni 2010|anni '10]]: c'era solo un solaio tra il piano terra e il primo piano, ma non c'erano divisioni interne e il resto era tutto libero. Una leggenda narra che questa ala non sia mai stata completata prima per colpa di un fantasma che disturbava i lavori.
 
Sotto l'androne si aprivano quattro portali, due per lato. Dei due verso la parte [[XVII secolo|seicentesca]] del palazzo, uno porta in una sala con un camino su cui è raffigurato lo stemma Lana con le [[Aquila (araldica)|aquile imperiali]] in seguito ad onorificenze militari. Anni fa c'era uno spiedo meccanico a contrappeso del [[XVIII secolo]], ma è stato rubato.
 
Le altre sale contenevano alcune coppe vinte da Giacomo Ragnoli, armi spagnole e altri oggetti molto diversi fra loro. Le stanze erano decorate, ma Fausto [[Lechi (famiglia)|Lechi]]<ref>{{Cita libro|autore = Fausto Lechi|titolo = Le dimore bresciane in cinque secoli di storia|anno = 1973-1983|editore = Edizioni di Storia Bresciana|città = |p = |pp = |ISBN = }}</ref> ne parla male, dicendo che sono fatte senza stile e proporzione.
 
La Torretta aveva un passaggio che la attraversava e portava nel brolo. Sui muri alla sua destra e sinistra erano dipinte le gesta di Guerriero II Lana, che dal [[1680]] era un ufficiale dell'esercito [[Casa d'Asburgo|Asburgico]]. Si dice che abbia partecipato alla difesa di [[Vienna]] durante l'[[Battaglia di Vienna|assedio]] del [[1683]]. A destra è raffigurato il conte a cavallo con la spada, alla guida dell'esercito, mentre a sinistra ci sono i [[Impero ottomano|turchi]] in fuga. Purtroppo l'affresco era in pessimo stato di conservazione a causa del totale abbandono: nel [[1970]] era ancora visibile, mentre prima della ristrutturazione la parte di sinistra è completamente scomparsa e quella di destra è visibile solo molto parzialmente.
 
== Antichi toponimi e altre località storiche di Colombaro ==
Oltre alle citate strutture religiose e civili, Colombaro di Corte Franca è ricca di luoghi ed edifici storici (abitazioni agresti e non) significativamente ricche di storia o elementi di curiosità storica/sociale. Come il già citato Castello, detto curtif, (sopra Chiesa di S. Afra), questi elementi di interesse sono etichettabili e identificabili grazie agli antichi toponimi, i quali fanno rimanere traccia essi stessi dell'importanza storica dei luoghi e de danno una denominazione palesandone il rilievo identificativo socio culturale
 
Ad esempio: in via Don Minzoni c'è una torre del [[XV secolo|‘400]] (ora trasformata in abitazione) e anche altre case nelle strade adiacenti mostrano tracce antiche, ma sono difficili da vedere per le trasformazioni avvenute nei secoli.
 
Di seguito si riportano alcuni toponimi ricalcanti antichi luoghi di interesse
 
=== Massolina ===
Collinetta di roccia ad est della strada per [[Nigoline Bonomelli|Nigoline]], a metà strada tra la fine del paese e Località Budrio. Non si tratta di una collina morenica. Leggende di paese mai verificate narrano della presenza di tombe altomedioevali.
 
=== La ''Shézô Lóngô'' ===
Al confine di Colombaro con [[Timoline]], a sud dell'attuale Via Sant'Afra, c'erano i campi che i contadini dicevano della ''Shézô Lóngô'' (Siepe lunga), infatti li divideva dalla strada una lunga [[siepe]] che partiva dall'inizio della ex “strada vicinale del Coniglio” (l'attuale via [[Luciano Lama]]) e terminava nei pressi della santella che si trova all'inizio della strada per il cimitero di Colombaro (l'attuale via [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Carlo Alberto Dalla Chiesa]]).
 
La siepe era di ''móre'' e ''pignatìne'' (rispettivamente [[Rubus ulmifolius|rovi]] e [[Crataegus monogyna|biancospino selvatico]]) e le sue dimensioni erano di circa 120&nbsp;cm d'altezza e 80 di larghezza.
 
Sicuramente si trattava di una siepe esistente da molto tempo visto che il nome di questi campi è riportato anche sulle mappe napoleoniche con la dicitura di ''Cesa longa'' (si potrebbe pensare che ''cesa'' significhi ''chiesa'', ma in quel periodo la “c” stava per “s”, come ad esempio in ''cerese'' per ''serese'', “ciliegie”, ecc.)
 
In questo luogo sorgeva anticamente la [[#Chiesa di San Faustino|Chiesa di San Faustino]] (v, paragrafo specifico).
 
=== Via Presentane ===
Strada traversa di Via S.Afra. Sono state fatte alcune congetture sul significato del curioso toponimo, ma non sono state confermate.
 
=== Malpensa ===
È la località a nord dell'incrocio tra via S.Afra e via [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Carlo Alberto Dalla Chiesa]] (la strada del cimitero e dell{{'}}''Acquasplash''; a un centinaio di metri dall'antica strada vicinale di S.Faustino), ancora oggi indicata dal nome via Malpensa. È un tipico nome [[Lombardia|lombardo]], presente in molte località e indica una zona non adatta all'abitazione
 
=== ''Cashulìne'' ===
Sulle mappe napoleoniche (del [[Anni 1810|1810]] circa) esistenti all'Archivio di Stato di [[Brescia]] il toponimo è riportato come ''Cajoline'', ma anche per altri toponimi la “J” lunga e la “S” sono state usate in modo intercambiabile (es. ''Cajella'' per indicare la località ''Casella'').
 
Il toponimo popolare ''Cashulìne'' significa ''casoline'', ''casupole'', ''casette'', nel senso di case isolate.
 
Questa via passa tra i muro di cinta di Villa Lana (poi Ragnoli ed ora Moraschi) e quello che fino agli anno 50 del 1900 i contadini identificavano come il brolo dei ''Péne'' (soprannome della famiglia Gatti). In questo brolo fu impiantata la Pavi-Mar (produceva mattonelle per pavimenti, soglie per finestre, gradini delle scale e vasche in graniglia). Dopo il suo fallimento venne demolita e l’area destinata all’edilizia residenziale oggi conosciuto come ''La Sorgente''.
 
Lungo il lato est della strada c'è una torre che probabilmente faceva parte di un cortivo. Edificata probabilmente intorno al [[XIV secolo]] dai signori della zona, gli [[Oldofredi]] di [[Iseo]], al tempo della loro massima potenza, potrebbe essere stata rialzata nel [[XV secolo|Quattrocento]].<ref>{{Cita libro|autore=F. Lechi|titolo=Le dimore bresciane|anno=1973|pp=110-111|volume=vol. I}}</ref> Tale torre fu usata anche come torre colombaria; da ciò derivano toponimi come: Colombaro, Colombara, Colombare, Colombera ecc.
 
Questa via qualche decina di anni fa ha ospitato la prima banca di Corte Franca e successivamente una delle classi della scuola media.
 
Durante il periodo fascista il nome della via è stato cambiato in ''Casalini''. Finita la guerra al posto del fascista Casalini, la via è stata intitolata ad Astolfo Lunardi, [[partigiano]] bresciano delle “[[Brigate Fiamme Verdi|Fiamme Verdi]]” (divisione “Tito Speri”), condannato a morte dai [[Fascismo|fascisti]] il 5 febbraio [[1944]] a causa della sua lotta per la liberazione dal [[nazifascismo]].
 
=== Via Gas ===
 
[[File:Modifiche a via Gas.jpg|thumb|Progetto di modifica viabilità di Via Gas di Colombaro di Corte franca]]
È una traversa a nord di via Fornaci. Il toponimo indica il terreno di caccia di un signore [[Longobardi|longobardo]]. Del gotico longobardo abbiamo poche parole scritte con fonetica incerta. A mettere un po' di chiarezza di questa questa lingua antica è il testo di Paolo Diacono:[[Historia Langobardorum]]<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/varie/varie_003.html|titolo=Dei miei lontani parenti abitano in una località vicino a Novafeltria, nella provincia di Pesaro-Urbino, che si chiama La Gaggia. Anche se di gaggie, cioè di acacie, non c'è quasi l'ombra, il più vecchio della famiglia sostiene che ai tempi dei tempi lì era pieno di gaggie, da cui il nome del posto. È così?|sito=Treccani|accesso=2025-01-16}}</ref>. Indagare l'etimologia del toponimo ''Gas'' è dunque particolarmente interessante. Il termine sarebbe una mutazione linguistica della parola [[Lingua accadica|accadica]] '''''”'''el-kas'' bosco del dio"<ref>{{Cita web|url=http://www.terrazzani-zoanno.org/top-def/ponte/_private/gas.htm|titolo=Gàs o bósch del gàs|sito=www.terrazzani-zoanno.org|accesso=2025-01-16}}</ref> che diventata nel gotico longobardo ''ga-hagium'' ''"''luogo riservato, parte boschiva riservata ai duchi longobardi” e anche ''gahagi'' "selva, bosco riservato, vietato, luogo boschivo recintato". Da questi termini deriverebbero quelli di ''gagium, gazium, gajum'' con i significati di "selva", "bosco", "terreno di proprietà recintato di siepe" (in tedesco “Gehege“). La radice fonetica ''Ga-'' di molti toponimi del nord Italia testimonierebbe il passaggio, o la fondazione, di questi luoghi da parte dei longobardi, riconducendo al termine che indicava le proprietà che rendevano legname e cacciagione. Una similitudine vicina dell'uso del termine ''Gas'' come toponimo si riscontra a [[Zoanno]], in Val Camonica (soprannome dialettale degli abitanti è Gòs) dove a quota 1350-2000 m s.l.m. vi è la località denominata in dialetto locale ''Bòsch del gàs.'' Il termine Gasso/Gas o Gaz si trova anche in molte altre località bresciane (Zone, Lumezzane, Valio, Gaino, Botticino, Limone sul Garda etc.).<ref>{{Cita web|url=https://enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=GASSO|titolo=GASSO - Enciclopedia Bresciana|sito=enciclopediabresciana.it|accesso=2025-01-16}}</ref>
 
Alcuni altri esempi sono le località di [[Gaium]] (nel veronese, con la testimonianza della chiesa di [[Gaium#Luoghi d'interesse|San Michele di Gaium]], dedicazione tipica longobarda che si riscontra anche a Colombaro<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://fondoambiente.it/luoghi/smichele-di-gaium?ldc|titolo=S.MICHELE DI GAIUM {{!}} I Luoghi del Cuore - FAI|sito=fondoambiente.it|accesso=2025-01-16}}</ref>), di [[Gazzo]] (nel padovano), [[Gazzo Veronese|Gazzo veronese]] (con la [[Chiesa di Santa Maria Maggiore (Gazzo Veronese)|Chiesa di Santa Maria Maggiore di Gazzo Veronse]], altra dedicazione tipica longobarda anche a Colombaro). I ''gazzi'' sono [[Proprietà (diritto)|proprietà]] chiuse, terreni cintati secondo il sistema fondiario longobardo; l'equivalente germanico delle ''curtes'' romane.<ref>{{Cita web|url=https://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=LONGOBARDI|titolo=LONGOBARDI - Enciclopedia Bresciana|sito=www.enciclopediabresciana.it|accesso=2025-01-16}}</ref> Comuni nella zona bresciana sono anche le derivazioni come [[Gazzolo]] (termine usato per cascine nella linea Chiari-Cologne-Pontoglio), Gazzane (a [[Brione (comune)|Brione]]). Queste località dunque non erano boschi abbandonati ma cuori pulsanti della vita longobarda.
 
Dal termine ''ga-hagium'' deriverebbero anche Caggio/[[Cafaggio]] (usato per località nelle provincie di [[Cafaggio (Capolona)|Arezzo,]] [[Cafaggio (Prato)|Prato]], [[Cafaggio (Ameglia)|Spezia]], [[Monastero di San Niccolò di Cafaggio|Firenze]]) usati ancora oggi in toscana per indicare piccoli appezzamenti boschivi ben delimitati.<ref>{{Cita web|url=https://win.istitutosangiovannibosco.net/cennini_donbosco/studenti/SIGERICO/sigerico_ugolini/HOMECAGGIO.html|titolo=caggio|sito=win.istitutosangiovannibosco.net|accesso=2025-01-16}}</ref>Altre località italiane portano traccia di questa denominazione, si cita per esempio [[Porta Gaza]] a [[Ravenna]].<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Nicoletta|cognome=Onesti|titolo=La lingua dei Longobardi|accesso=2025-01-16|url=https://www.academia.edu/7008968/La_lingua_dei_Longobardi}}</ref>
 
== Sindaci e Podestà ==
;Dell'Ex comune di Colombaro furono sindaci o podestà(1866-1923)<ref>{{Cita libro|curatore=Sindaco Italo Renato Barbieri|titolo=Comune di Corte Franca - Foglio informazione comunale N°2 - del 1978|url=https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Foglio_Informazioni_comunali_n%C2%B02_-_comune_di_Corte_Franca_-_1978.pdf}}</ref>
{|class="wikitable sortable"
! colspan="2" |Periodo
!Primo cittadino
|-
|1866
|1867
|Claro Barboglio De Gaioncelli, Nobile
|-
|1868
|1877
|Pilade Pasini
|-
|1878
|1899
|Claro Barboglio De Gaioncelli, Nobile
|-
|1900
|1901
|Anessi Giuseppe, Proprietario di una grossa fabbrica di laterizi (fornace) operativa a Colombaro <ref>{{Cita web|lingua=it-IT|autore=Guido Costa|url=https://cislbrescia.it/2015/08/09/le-antiche-fornaci-di-corte-franca-e-clusane-in-una-mostra-nel-capoluogo-sebino/|titolo=Le antiche fornaci di Corte Franca e Clusane in una mostra nel capoluogo del Sebino|sito=Cisl Brescia|data=2015-08-09|accesso=2025-02-26}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=it-IT|url=http://cfanziani.ilbello.com/fornaci-a-corte-franca-2/|titolo=Fornaci a Corte Franca {{!}} Ass. Pensionati Anziani di Corte Franca|data=2014-02-20|accesso=2025-02-26}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.laschiribilla.it/DOCS/fornaci%20a%20cortefranca-1.pdf|titolo=https://www.laschiribilla.it/DOCS/fornaci%20a%20cortefranca-1.pdf|curatore=Gruppo Culturale di Corte Franca|volume=1,2,3|accesso=26 febbraio 2025}}</ref>
|-
|1901
|1909
|Gerardo De terzi lana, Nobile
|-
|1910
|1920
|Nicola Barboglio di Gaioncelli, Nobile
|-
|1922
|1923
|Giovanni Danesi, Imprenditore
|-
|1923
|1928
|Nicola Barboglio Di Gaioncelli, Nobile
|}
 
== Infrastrutture e trasporti ==
Colombaro di Corte Franca è servita negli orari scolastici e lavorativi da bus urbani di Arriva Italia s.r.l.<ref>Sito dell'erogatore servizio autobus a Colombaro [https://arriva.it/ Homepage Arriva Italia]</ref> linee bus; LS003, LS021 (Iseo - Rovato - Chiari - Orzinuovi), LS027, LS041, LS041.
 
== Note ==
<references responsive="0" />
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/toponimi/2000134/|Lombardia Beni Culturali}}
* {{cita web | 1 = http://www.comune.cortefranca.bs.it/c017062/images/Corte%20Franca.pdf | 2 = Conoscere Corte Franca | accesso = 16 luglio 2018 | dataarchivio = 31 agosto 2021 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20210831101018/https://www.comune.cortefranca.bs.it/c017062/images/Corte%20Franca.pdf | urlmorto = sì }}
 
{{portale|Lombardia}}
 
[[Categoria:Comuni della Lombardia soppressi]]