Cesare Magati: differenze tra le versioni
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|AnnoNascita = 1579
|LuogoMorte = Bologna
|GiornoMeseMorte = 9 settembre
|AnnoMorte = 1647
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Attività =
|Attività2 =
|Attività3 =
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Busto Cesare Magati.jpg
|Didascalia = Busto di Cesare Magati conservato presso la Curia provinciale dei frati cappuccini dell'Emilia-Romagna
}}
== Biografia ==
===Giovinezza e primi studi===
[[File:Casa di Magati.jpg|thumb|upright=0.7|La casa di Cesare Magati a Scandiano]]
[[File:Targa casa di Magati.jpg|thumb|upright=0.7|Targa in ricordo di Magati, apposta sulla sua casa]]
Cesare Magati nacque il 14 luglio 1579 a [[Scandiano]] da genitori borghesi: il padre, di una famiglia di proprietari terrieri<ref name="treccani.it">Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)</ref>, si chiamava Giorgio Magati e la madre si chiamava Claudia Mattacoda<ref
Le buone condizioni economiche della famiglia gli permisero di intraprendere abbastanza precocemente gli studi. Dal [[1596]] studiò
Dopo un periodo di tempo ancora incerto da stabilire, Magati tornò nel suo paese natale, Scandiano, con l'intento di stabilirvisi e di esercitare la professione medica. Tuttavia l'incontro con il marchese [[Ezio Bentivoglio]] gli garantì grandi benefici, giacché il marchese lo invitò a trasferirsi con lui a [[Ferrara]] e nel [[1610]] egli già esercitava la sua professione in questa città<ref
A Ferrara Magati dovette superare una prova per entrare a far parte della prestigiosa università; superata ottimamente<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 3">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 3</ref>, nel 1612, grazie all'appoggio di [[Ottavio Thiene]]<ref
===Attività nell'Ospedale S. Anna di Ferrara e ultimi anni===
Nel [[1613]] iniziò dunque la sua attività nell'Ospedale in cui ebbe l'opportunità di sperimentare nuovamente il suo metodo. Nell'ambiente spesso chiuso dell'ospedale, restio all'accettazione di nuove pratiche, Magati fu oggetto di discriminazione e denigrazione; in particolare gli furono imposte incombenze piuttosto onerose, che spesso egli non riusciva a sopportare: ad esempio gli amministratori gli prescrivevano l'obbligo di recarsi a ''buonissima ora'' per medicare gli infermi. Nel [[1614]] furono inoltre approvati altri Statuti<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 8">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 8</ref>, i quali regolamentavano pedissequamente il comportamento del chirurgo in ospedale: ad esempio essere presente un'ora prima dell'arrivo dei medici-fisici<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 6">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 6</ref> e medicare assiduamente i propri malati, avvertimento sicuramente indirizzato anche a Magati. Secondo alcuni autori<ref
In questi anni cominciò l'elaborazione delle opere che lo resero celebre. Il 15 dicembre [[1615]], nel giro di 3 anni, terminò il trattato intitolato ''De rara medicatione vulnerum'', la cui prima edizione vide la luce nel 1616 a [[Venezia]].
[[File:Pieter van Schuppen - Portrait of Rinaldo d'Este.jpg|thumb|upright=0.7|Il cardinale Rinaldo d'Este, curato da Magati]]
Molti studiosi hanno evidenziato il suo carattere iroso e difficile, la sua scarsa capacità di comunicazione, ma sicuramente anche una certa propensione al ragionamento e alla conversazione, oltre che alla disputa. Di lui si è parlato come di un uomo orgoglioso e ambizioso<ref name="messaggerocappuccino.it">P. Fughelli E. Maraldi, http://www.messaggerocappuccino.it/index.php/in-convento/348-2013mc3-con-2</ref>, ma altri autori ne parlano come di un professore e studioso modesto e profondamente religioso<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit'', p. 74</ref>.
Pochi anni dopo Magati fu colto da una grave malattia, e così decise di darsi alla vita
Sofferente di calcoli renali, si fece operare da un chirurgo norcino a Bologna. Quando questo gli estrasse un calcolo ''della grandezza di un uovo'' e ''trasse seco sangue e carne'', egli capì subito che la sua fine era vicina e proferì queste parole: ''datemi pure l'olio santo ché io sono spedito''<ref
==Descrizione delle sue opere==
[[File:Jacob Franszn (ca 1635-1708) and family in his barber-surgeon shop, by Egbert van Heemskerck (ca 1634 - 1704).jpg|thumb|upright=0.7|Salasso nel XVII secolo (1669, [[Amsterdams Historisch Museum]])]]
[[File:Gaetano zumbo, cere della peste 02.JPG|thumb|upright=0.7|Cere della [[peste]] di Gaetano Zumbo (XVII secolo)]]
Il trattato ''De rara medicatione vulnerum'', diviso in due libri, uscì per la prima volta nel [[1616]] a Venezia. Nel [[1676]] uscì la seconda edizione, ancora a Venezia. Nel [[1733]] l'opera fu pubblicata anche in tedesco a [[Norimberga]]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 10-11</ref>.
Il trattato è composto da un unico tomo diviso in due libri: il primo è formato da 78 capitoli e tratta le ragioni del suo nuovo metodo per la cura delle ferite, utilizzando uno stile tradizionalmente scolastico (caro al Rinascimento), prolisso, ridondante e pedante a volte<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 12">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 12</ref>; il secondo libro, suddiviso anche questo in 78 capitoli, tratta gli innumerevoli esempi medici che l'autore porta a dimostrazione del suo metodo; ovviamente la lettura è decisamente più facile<ref
Dei 78 capitoli del secondo libro ben 48 riguardano le ferite della testa, pochi altri capitoli le ferite del volto, del naso, della lingua, della [[cavità pleurica]] (capp.
Oltre ai due libri già menzionati, alla fine del trattato è presente in appendice il ''De vulneribus sclopo inflictis'', in cui l'autore tratta delle ferite da armi da fuoco.
Nel trattato sono molte le citazioni riportate dall'autore (a dimostrazione della sua ampia e diffusa conoscenza nella letteratura medica<ref
Il trattato ''Considerationes medicinae'' uscì a Bologna nel [[1637]]. Comprende un unico tomo, diviso in 3 parti, più due indici finali che si riferiscono agli argomenti che doveva trattare negli altri due tomi, però mai portati a compimento. Gli argomenti del primo tomo sono essenzialmente gli stessi del ''De rara medicatione vulnerum'', in più contiene la risposta alle critiche di [[Daniel Sennert]]. Gli altri due tomi dovevano trattare la [[peste|febbre pestilenziale]], e gli innumerevoli rimedi (venesezione, purgazione), oltre che le diverse metodologie su tali rimedi<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 60-61</ref>.
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== Presupposti teorici ==
[[File:Fracastoro Syphilis Hamburg 1857 frontispiz.jpg|thumb|upright=0.7|Girolamo Fracastoro]]
[[File:Portrait of Ambroise Pare (1510 - 1590), French surgeon Wellcome L0006703.jpg|upright=0.7|thumb|Ambroise Parè]]▼
Sebbene l'esperienza ospedialiera sia stata importante per l'evoluzione del pensiero di Magati, essa non fu la sola ad influire sulle sue concezioni. Nonostante egli riveli espressamente nelle sue opere di rifarsi principalmente ad alcuni chirurghi pratici romani<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 16</ref>, comunque è difficile credere che non si sia basato su alcun fondamento teorico. I principali medici e studiosi ai quali le sue opere si rifanno sono: [[Girolamo Fracastoro]], [[Ambroise
Fracastoro riteneva che l'aria (composta, secondo lui, da ''atometti'' piccolissimi e quasi invisibili) fosse nociva per la cura delle ferite nei malati (difatti, secondo lo studioso, la diffusione negli ospedali dell'[[antrace]] era da riferirsi proprio a questo)<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 17</ref>. La concezione che l'aria fosse non un alleato (idea diffusa a quel tempo tra i maggiori medici e chirurghi) ma un potente ostacolo alla guarigione delle ferite venne presa in toto da Magati a sostegno del suo metodo. Infatti, nel capitolo 53 del secondo libro del ''De medicatione vulnerum'', espone quanto sotto riportato:
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Cesare Magati}}
▲[[File:Portrait of Ambroise Pare (1510 - 1590), French surgeon Wellcome L0006703.jpg|left|upright=0.7|thumb|Ambroise Parè]]
Tuttavia Fracastoro non dà precise disposizioni riguardo alla cura delle ferite: per esempio a volte ammette che è conveniente estrarre dal corpo eventuali corpi estranei, altre volte ritiene che è meglio lasciare che la natura faccia il suo corso. Demanda dunque al chirurgo operante il giudizio sul da farsi, e non scrive nessun trattato specialistico sulla materia, a differenza di Magati.
[[File:Paracelsus-portrait.jpg|upright=0.7|thumb|Paracelso]]
Un altro importante chirurgo che influenzò con i suoi scritti il Magati fu [[Ambroise
Anche le idee del medico [[Paracelso]] influenzarono il Magati nella sua trattazione: la più importante tra queste, e anche la più oggetto di citazioni, è la ''Mumia'', ''la virtù terapeutica del cadavere umano''<ref>Pirmin Meier, ''Paracelso, medico e profeta'', Salerno Editrice, p. 162</ref>, una virtù speciale che corrisponde al potere naturale dell'organismo di guarire (la cosiddetta ''vix medicatrix naturae'')<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 23">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 23</ref>. In verità Magati (alcuni autori dicono che conoscesse il tedesco<ref
Nell'esposizione del suo metodo, Magati parte dunque da una concezione naturalistica della medicina. Secondo alcuni<ref>P. Fughelli E. Maraldi, http://www.griseldaonline.it/camporesi/corpo/conversando-su-caesar-magatus.html {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140116110716/http://www.griseldaonline.it/camporesi/corpo/conversando-su-caesar-magatus.html |data=16 gennaio 2014 }}</ref>, infatti è da considerare rivoluzionario per quell'epoca questo aspetto, perché era diffuso al suo tempo la concezione che la medicina dovesse affidarsi ad altre materie di studio, come la [[Cosmologia (filosofia)|cosmologia]]; questa veniva utilizzata dai medici soprattutto in campo diagnostico.
== Il suo metodo ==
Durante la lunga e fruttifera attività ospedaliera, Magati sperimentò e comprovò un nuovo metodo per la cura delle [[ferite]]. Qui di seguito Magati racconta un caso particolare, riportato nel secondo libro del ''De medicatione vulnerum'':
{{quote|Mentre sto scrivendo queste cose, mi è stata fatta vedere una piaga [[Cicatrizzazione|cicatrizzata]] in una coscia di un'adolescente, che finché, per lo spazio di sei mesi veniva medicata giornalmente, non poté mai coprirsi di cicatrice, per quanto non si tralasciasse nulla dei dettami dell'arte. E pure, da quest'[[ulcera]], finché la medicai quotidianamente, ora una, ora due volte al dì, e che secondo la quantità degli escrementi vi applicai gli opportuni medicamenti, pure sempre secerneva una gran copia di [[Escreato|escreati]] purulenti. Infastidito a causa di questa lunga cura, incominciai a scoprire la ferita a giorni alterni. In occasione della prima e della seconda medicazione riscontrai una diminuzione della secrezione in confronto di prima, quando cioè lo scoprivo ogni 24 ore. Inoltre trovai la piaga meglio colorata. Giudicai perciò di aver trovata la vera via, di conseguenza differii a quattro giorni la sequela delle medicature. Così continuando a medicare la piaga ogni quattro giorni, la faccenda procedette in modo felice, tanto che in breve tempo la portai alla completa guarigione. Lo stesso riuscii ad ottenere spessissimo in altri casi, con felicissimo successo.<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 36</ref>|Cesare Magati}}
Durante l'epoca di Magati i chirurghi curavano le ferite utilizzando [[Garza|garze]], bende o altri tipi di medicamenti cambiati molto di frequente (anche ogni 2 o 3 giorni). Questa metodologia oltre ad essere basata su supposizioni teoriche antiquate, risultava anche estremamente dolorosa per i pazienti. Partendo dalla sua concezione particolare sulla natura delle ferite, Magati riteneva che le ferite dovessero essere trattate in modo che i medicamenti apportati dal chirurgo fossero i meno invasivi possibile e che fossero cambiati più raramente (una ''medicazione rara e dolce della ferita''<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit. '', p. 12</ref>). Le faldelle di cotone, utilizzate in maniera impropria dai chirurghi del tempo, secondo lui dovevano essere preposte ad aiutare il deflusso dei fluidi creatisi all'interno della ferita, con l'accortezza però di evitare che la faldella stringa troppo la ferita. Era inoltre contrario all'uso delle ''teste'', filamenti di [[Lino (fibra)|lino]] che erano usati sì per la fuoriuscita di [[pus]] dalla ferita, ma che finivano troppo spesso per tenerla aperta a lungo<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 14">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 14</ref>.
Magati ipotizzava l'uso di certe ''cannule''<ref>L. Müster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 13</ref> per far defluire facilmente il pus prodottosi in una ferita ristagnante, senza però mai chiudere del tutto l'apertura della ferita stessa. Il sistema delle teste era ammesso da Magati nel caso di emorragie, avendo però l'accortezza di rimuoverle quando la ferita fosse guarita in modo da evitare continue riaperture<ref
== Critiche ==
[[File:Lodovico Settala.JPG|thumb|upright=0.7|Ludovico Settala]]
Le opere di Cesare Magati furono subito oggetto di critiche (alcune positive, altre ancora negative) da parte di molti studiosi. Una delle prime ragioni che portarono molti dei chirurghi e medici del tempo a disprezzare e di conseguenza a criticare la sua nuova metodologia fu sicuramente di natura economica: venendo meno l'importanza fondamentale di medicamenti e cure ripetute nel tempo, i medici non venivano più ritenuti necessari per la guarigione del malato, e dunque anche il loro guadagno economico ne risentiva fortemente<ref>P. Fughelli E. Maraldi, http://www.messaggerocappuccino.it/index.php/in-convento/348-2013mc3-con-2</ref>.▼
[[File:Portret van Johannes Wesling, RP-P-1912-1299.jpg|thumb|upright=0.7|[[Johann Vesling]]]]
▲Le opere di Cesare Magati furono subito oggetto di critiche (alcune positive, altre ancora negative) da parte di molti studiosi. Una delle prime ragioni che portarono molti dei chirurghi e medici del tempo a disprezzare e di conseguenza a criticare la sua nuova metodologia fu sicuramente di natura economica: venendo meno l'importanza fondamentale di medicamenti e cure ripetute nel tempo, i medici non venivano più ritenuti necessari per la guarigione del malato, e dunque anche il loro guadagno economico ne risentiva fortemente<ref
[[Ludovico Settala]], chirurgo e medico italiano, nella sua opera principale ''Animadversionum et cautionum medicorum libri IX'' approvò appieno il metodo del Magati; infatti, esercitando la professione medica nell'[[Ospedale Maggiore di Milano]], sperimentò la differente [[prognosi]] dei feriti trattati con o senza il metodo del chirurgo ferrarese, e presentò nel suo libro un'ampia casistica di questi risultati. Settala inoltre prescriveva al chirurgo di conservare il calore naturale della parte lesa, riproponendo una teoria già per molti aspetti anticipata da Magati e Paracelso prima di lui<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 56-57</ref>.
A parte Settala e pochi altri estimatori, Magati fu duramente criticato da molti suoi contemporanei (come l'italiano [[Giovanni Nardi (medico)|Giovanni Nardi]] nel ''De prodigiosis vulnerum curationibus''<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 63</ref>), ed egli quasi mai ebbe la possibilità di rispondere a queste pesanti critiche, anche perché trascorse la parte finale della sua vita in convento<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 58</ref>. Tra queste critiche negative spicca quella del tedesco [[Daniel Sennert]] (nel paragrafo ''De Caesaris Magati et Ludovici Septalii curandi vulnera methodi judicium'' dell'opera ''Practica medicinae liber primus''). Magati, a quel tempo frate cappuccino, redasse in risposta un trattato, ''Considerationes medicinae'', nel quale egli colpevolizzò Sennert per il fatto che questo non lesse mai direttamente la sua opera<ref>Lo studioso Dodart dirà che la scarsa conoscenza dell'opera magatiana sia dovuta alla sua stesura in un latino complesso e articolato, poco scorrevole, e dunque anche alla estrema rarità dell'opera, L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 68</ref>.
Autore di critiche negative a Sennert e stimatore di Magati fu [[Johann Vesling]]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 64</ref>.
Il chirurgo [[Agostino Belloste]] (facente parte dell'esercito francese in [[Italia]]) pubblicò nel [[1696]] il ''Chirurgien de l'Hospital'' nel quale trattò un nuovo metodo per la cura delle ferite<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 65">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 65</ref>. Sebbene l'argomento sia praticamente lo stesso di quello di Magati<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 66: medicare dolcemente, presto e rare volte</ref>, lo stile è molto diverso: più scorrevole e redatto in un formato tascabile<ref
{{quote|Mi è parso questo una conferma di quanto scrisse Cesare Magati, medico e lettore a Ferrara, nell'opera stampata nel 1616 ''De rara medicatione vulnerum''. Servirà questo, se non altro, per additarne la felice scoperta di un metodo di cura delle ferite meno doloroso, più sicuro e più presto dell'ordinario, medicandole non così spesso e scansando le taste.<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 68</ref>.|Denis Dodart}}
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{{quote|[...] nuova non è la foggia di medicare dal Sig. Belloste proposta, ma [...] dottrina dei Vecchi Maestri, e [...] insegnata da Medici-Chirurghi Italiani e Veneti, molti anni e cento avanti che il Sig. Belloste se l'ideasse [...]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 69</ref>.|Sebastiano Melli}}
Altri estimatori di Magati del [[XVIII secolo]] furono [[Francesco Maria Nigrisoli]] e [[Giuseppe Lanzoni]].
I lavori del Ghibellini e di Carlo Castellani contribuirono ad aumentare la conoscenza dell'attività clincico-medica del Magati, in parte sconosciuta<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 71
==Opere principali==
* ''De rara medicatione vulnerum'', 2 voll., Venezia, apud Ambrosium, & Bartholomaeum Dei, fratres, 1616.
* ''
===Opere digitalizzate disponibili in rete===
* ''[https://books.google.it/books?id=WIIPAAAAQAAJ&dq=Cesare%20Magati&hl=it&pg=PP7#v=onepage&q=Cesare%20Magati&f=false De rara medicatione vulnerum]'', Vol. 1, edizione 1733. Google libri.
==Monumenti e ricordi==
A [[Scandiano]] [https://web.archive.org/web/20150925212541/http://www.ausl.re.it/ospedali/ospedale-magati-di-scandiano l'ospedale] cittadino è intitolato al suo nome.
Sulla casa di famiglia una targa ne ricorda la nascita, ma con una data anteriore di due anni rispetto al 1579 (''v. foto in questa pagina'').
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Ladislao Münster, Giovanni Romagnoli, ''Cesare Magati Lettore di chirurgia nello studio ferrarese primo chirurgo dell'arcispedale di S. Anna e il suo geniale e razionale metodo per la cura delle ferite'', Università degli studi di Ferrara, Bologna 1968, pp.
*
* Patrizia Fughelli, Elisa Maraldi, ''Conversando su Caesar Magatus, frate Cappuccino e medico. (1577-1647)'',
==Voci correlate==
* [[
* [[Sutura chirurgica]]
* [[Girolamo Fracastoro]]
* [[Ambroise Paré]]
* [[Università di Ferrara]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
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