Papa Giovanni XXII: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Matteo Stella (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
m Anche la processione del Corpus Domini è inserita in un contesto liturgico
 
(24 versioni intermedie di 17 utenti non mostrate)
Riga 7:
|elezione = 7 agosto [[1316]]
|incoronazione = 5 settembre [[1316]]
|fine pontificato = 4 dicembre [[1334]]<br /><small>({{Età e giorni|1316|8|7|1334|12|4}})</small>
|cardinali = vedi [[Concistori di papa Giovanni XXII]]
|predecessore = [[papa Clemente V]]
|successore = [[papa Benedetto XII]]
|nome nascita = Jacques-Arnaud Duèze ou d'Euse
|data di nascita = [[12491244]] circa
|luogo di nascita = [[Cahors]]
|ordinato = in data sconosciuta
Riga 25:
|Nome = Giovanni XXII
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = nato '''Jacques-Arnaud Duèze''' o '''d'Euse'''
|ForzaOrdinamento = Giovanni 22
|Sesso = M
|LuogoNascita = Cahors
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 1249[[1244]] circa
|LuogoMorte = Avignone
|GiornoMeseMorte = 4 dicembre
Riga 40:
|Attività3 = cardinale
|Nazionalità = francese
|FineIncipit = è stato il 196º [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal 7 agosto [[1316]] alla morte. Al suo Pontificatopontificato si devono l'introduzione della processione del ''[[Corpus Domini]]'' e della festa''[[Solennità della [[Santissima Trinità]]'' (cristianesimo1334)<ref>{{Cita web|Santissimaurl=https://www.famigliacristiana.it/articolo/santissimita-trinita-il-mistero-incomprensibile-dell-amore.aspx|titolo=Santissimità Trinità]], il mistero (incomprensibile) dell'amore di Dio|sito=Famiglia Cristiana|accesso=2025-06-18}}</ref>
}}
 
== Biografia ==
=== Carriera ecclesiastica ===
Era figlio di un ricco borghese, Arnaud Duèze, signore di Saint-Felix-en-Quercy, e della sua consorte Elena di Bérail. <br/>
 
La sua formazione ebbe inizio a Cahors, poi all'[[Università di Montpellier]], addottorandosi infine ''[[in utroque iure]]'' all'[[Università di Orléans]]. Ricoprì numerose cariche ecclesiastiche fino a giungere all'[[vescovo cattolico|episcopato]] nel 1300 allorché venne nominato [[Diocesi di Fréjus-Toulon|Vescovovescovo di Fréjus]]. Dieci anni dopo divenne [[Arcidiocesi di Avignone|arcivescovovescovo di Avignone]], carica che mantenne fino a che venne nominato vescovo di Porto e Santa Rufina.
 
Il 23 dicembre 1312 [[papa Clemente V]] lo nominò [[cardinale]], assegnandogli il [[titolo cardinalizio|titolo]] di [[Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio (titolo cardinalizio)|Cardinale presbitero di San Vitale]]. Lasciò questo titolo nel 1313 per quello di [[Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina|Cardinale vescovo di Porto e Santa Rufina]]. Eletto papa, lasciò il titolo riprendendo la carica di Arcivescovo di Avignone, lasciata vacante dal nipote Jean defunto, insieme con quella di papa.
 
=== L'elezione al Soglio ===
{{vedi anche|Conclave del 1314-1316}}
[[Papa Clemente V]] si era spento il 20 aprile del 1314. Qualche giorno dopo, il 1º maggio, ventitré cardinali si riunivano in [[conclave]] nel palazzo vescovile di [[Carpentras]], dove il defunto pontefice aveva trasferito la sua sede poco prima di morire. Dal conclave erano emerse tre correnti opposte tra di loro: quella dei Guasconiguasconi, quella degli Italianiitaliani e infine quella dei Francesifrancesi (gli italiani erano solo 6 su 23<ref name=rendina523>Claudio Rendina, ''I papi'', (1990), p. 523.</ref>). Nessuna candidatura era riuscita a raccogliere l'adesione unanime, si giunse così a una situazione di blocco. La situazione era drammatica al punto che a luglio 1314 Bertrand de Got, nipote del defunto pontefice, fece irruzione con i suoi scherani [[Guascogna|guasconi]] nel palazzo papale dove si era riunita l'assemblea dei cardinali e ne cacciò i cardinali italiani, determinando la sospensione dell'elezione.<ref name=rendina523/> A nulla erano inoltre valsi gli appelli provenienti dal mondo della cultura, fra i quali quello di [[Dante Alighieri]], che esortava i cardinali a operare per la Chiesa, Sposasposa di Cristo, e per Roma.<ref name=rendina523/> Dopo due anni [[Filippo V di Francia]] riuscì infine a organizzare un [[conclave]] di ventitré cardinali a [[Lione]]. Ne uscì papa Jacques Duèze, che venne eletto il 7 agosto 1316 e incoronato a Lione con il nome di Giovanni XXII il 25 settembre successivo. Il nuovo pontefice stabilì la sua residenza ad [[Avignone]], come il suo predecessore.
 
=== Pontificato ===
Fu un Papa,papa molto anziano per l'epoca, molto anziano essendo stato eletto all'età di 6772 anni.
 
==== Governo dello Stato Pontificio ====
La sua amministrazione fu caratterizzata prevalentemente da politiche economiche, tanto da attribuirgli l'appellativo di "Papa banchiere". Giovanni XXII ereditò una situazione finanziaria della Santa Sede piuttosto malconcia a causa della trascuratezza della gestione del suo predecessore, e di conseguenza si adoperò per curare l'efficienza dell'amministrazione. Impose il divieto di godere più di due benefici, ma ne aumentò molto il numero, istituendo anche la prassi della concessione diretta. Modificò il sistema fiscale, imponendo il versamento delle rendite dei benefici minori alla Santa Sede per i primi tre anni e impose nuovi tributi.<ref name=kelly539/>
 
Costituisce un falso storico la notizia che egli abbia redatto (eo applicasse quanto in esso contenuto)applicato il libro ''[[Taxa camarae|Tasse della cancelleria apostolica e della sacra penitenzieria]]'', in cui erano elencate le somme da pagare per avere l'assoluzione dal relativo peccato, comprendente l'[[omicidio]] (anche di [[bambino|bambini]]) e lo [[stupro]] (anche di vergini). In realtà il testo - ormai riconosciuto come un falso storico - sarebbe stato, in realtà, elaborato, durante il pontificato di [[papa Leone X]]<ref>{{cita libro|nome= Julien|cognome= de Saint-Acheul|titolo= Taxes des parties casuelles de la boutique du pape: pour la remise, moyennant argent, de tous les crimes et péchés : avec notes et accessoires pagine 11-12|citazione=Questo testo, che è la traduzione di un volumetto che ha fatto parte dell'indice dei libri proibiti dall'Inquisizione, contiene i tariffari dei peccati ed è visualizzabile integralmente, preceduto da un'altra opera in italiano|editore= Editore G. Ducasse, 1835|lingua= fr|url= https://www.archive.org/stream/taxesdespartiesc00cath#page/n3/mode/2up}}
{{Citazione|[[Prosper Marchand]], e molti altri eruditi, affermano che il Libro delle Tasse si debba a Papa Giovanni XXII che visse all'inizio del quattordicesimo secolo. [[Polidoro Virgili]], che colloca questa tariffa tra le varie invenzioni dell'uomo, di cui ha scritto la storia, asserisce che "fu Papa Giovanni XXII a istituire le tasse della penitenzieria, attraverso le quali la Santa Sede ricavava dei proventi sui benefici, sulle assoluzioni e su ogni sorta di materia." Queste tasse furono oggetto di modifiche, di pari passo con la diminuzione di valore dell'argento. Esse divennero pubbliche e del tutto conosciute solo quando, in seguito all'invenzione della stampa, la corte di Roma ebbe l'inconcepibile impudenza di aggiornarle, come una norma di legge. Questo evento si verificò sotto il pontificato di [[papa Leone X|Leone X]] che applicò diversi rincari, poiché si legge in alcune parti nelle diverse edizioni dell'opera: "Il libro di Giovanni XXII non fa tutte queste distinzioni"| |Prosper Marchand, et beaucoup d'autres savans, disent que le Livre des Taxes est dû au pape Jean XXII, qui vivait au commencement du quatorzième siècle. Polydore Virgile, qui met ce tarif au nombre des inventions humaines, dont il écrit l'histoire, dit «que ce fut le pape Jean XXII qui institua les taxes de la pénitencierie, par lesquelles le Saint Siége se fait des revenus sue les bénéfices, sur les absolutions et sur toutes sortes de matières.». Ces taxes éprouvèrent des modifications, à mesure que l'argent décrut de valeur. Elles ne devirent publiques et parfaitement connues que quand l'imprimerie ayant été inventée, la cour de Rome eut l'inconcevable effronterie de les mettre au jour, comme une règle légale. Cet événement eut lieu sous le pontificat de Léon X, qui y fit diverses augmentations, car on lit quelque part dans plusieurs éditions de cet ouvrage: «Le livre de Jean XXII ne fait pas toutes ces distinctions.»|lingua=fr}}</ref>.
 
Fu anche un amante dell'arte e chiamò ad Avignone artisti allora rinomati; per la sua concezione di Chiesa ricca fece rappresentare Cristo in Croce sempre con un sacchetto di monete al fianco per dimostrare che anche in questo Gesù sarebbe potuto essere superiore.<ref>{{cita libro|nome= Alessandro|cognome=Pedrazzi|titolo=Qualcosa da leggere|ISBN=978-1-4092-9585-3}}</ref>
 
Intervenne direttamente anche sulla politica della [[Italia|penisola italiana]]. Infatti, quando nel 1317, [[Federico I da Montefeltro|Federico I]] [[da Montefeltro|conte di Montefeltro]] guidò la grande sollevazione [[Ghibellini|ghibellina]] in [[Italia centrale]], con lo scopo di sottrarre una serie di città al controllo della Chiesa, il Papa chiamò il [[guelfo]] più ligio e fedele di allora, [[Cante Gabrielli]], ponendolo alla guida delle milizie guelfe federate sotto le insegne pontificie, con il titolo di ''Capitano generale della Lega guelfa''. Durante questo incarico, Cante Gabrielli riconquistò per il Papa tutte le città e le terre precedentemente occupate dai ghibellini.
 
==== Governo della Chiesa ====
Al suo Pontificatopontificato si deve l'introduzione della processione del ''[[Corpus Domini]]'' e della festa della [[Trinità (cristianesimo)|Santissima Trinità]], la prescrizione della recita dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Angelus]]'' ogni giorno, al tramonto, in onore della Vergine. Il [[18 luglio]] 1323 canonizzò Sansan [[Tommaso d'Aquino]], che due secoli più tardi nel 1567 sarà proclamato [[Dottore della Chiesa]] da papa [[papa Pio V|san Pio V]], teologo ed inquisitore domenicano. <br />
Giovanni XXII istituì il [[Tribunale della Rota Romana|tribunale della Sacra Rota]] (così chiamato dal tavolo rotondo a cui sedevano i giudici incaricati dei processi), osteggiò le comunità miste come quelle degli [[Umiliati]] in cui nellolo stesso edificio c'eraospitava sia la comunità maschile sia quella femminile<ref>[http://books.google.it/books?id=UCk19VJ63qEC&pg=PA534&dq=umiliati+misti&cd=1#v=onepage&q=umiliati%20misti&f=false 1327]</ref>.
 
Con la sua bolla ''Quoniam nulla'', del 25 ottobre 1317, rinnovò la promulgazione delle ''[[Clementinae]]'', parte terza del ''[[Corpus Iuris Canonici]]'', dovuta al suo predecessore [[papa Clemente V]]. Con la bolla ''Super illius specula'' (1326), estese il concetto di eresia anche alle pratiche di [[stregoneria|stregoniche]] e alla magia, affidandone la repressione agli inquisitori. Di poco successiva fu un'altra bolla, ''Spondent quas non exhibent'', con la quale minacciò di scomunica gli [[alchimista|alchimisti]], che «promettono cose che non possono mantenere»<ref>Giorgio Cosmacini, ''La medicina dei papi'', Laterza, Bari-Roma, Laterza, 2018, p. 43.</ref>.
 
Promosse inoltre le attività missionarie in [[Medio Oriente]] e in [[Asia]], fondandoerigendo varidiverse [[Diocesi|vescovadidiocesi]] con l'appoggio dei missionari [[Ordine dei Fratifrati Minoriminori|Francescanifrancescani]] e [[Ordine dei Fratifrati Predicatoripredicatori|Domenicanidomenicani]]. Tra le diverse diocesi istituite si ricordano in particolare: l'[[arcidiocesi di Soltaniyeh]] in [[Persia]]; l'[[arcidiocesi di Saraj]] nel [[Khanato dell'Orda d'Oro]]; la [[diocesi di Quilon]] in [[India]], senza dimenticare il rafforzamento della missione in [[Cina]], dove il suo predecessore aveva eretto l'[[Arcidiocesi di Pechino|arcidiocesi di Khanbaliq]].
 
In seguito della definitiva sconfitta dei cristiani contro i musulmani nelle [[Crociate]], concesse ai [[Ordine dei frati minori|Fratifrati Minoriminori]] della [[Custodia di Terra Santa]] di inviare due frati dell'Ordine nei Luoghiluoghi Santisanti, ogni anno, tra il 1322 e il 1327.
 
Secondo Giovanni Villani lasciò dopo la sua morte un enorme tesoro:
Riga 81 ⟶ 83:
==== Relazioni con l'Ordine francescano ====
{{vedi anche|Michele da Cesena}}
Il capitolo francescano, riunitosi a [[Perugia]] nel 1323 emise una circolare a tutti i confratelli, dichiarando ortodossa la teoria che sosteneva l'assoluta povertà di [[Gesù|Cristo]] e dei [[Dodici apostoli|suoi apostoli]]. La teoria era già stata bollata come eretica dall'Inquisizione e con questa lettera il Ministroministro Generalegenerale dell'Ordine Francescanofrancescano, [[Michele da Cesena]], rimetteva in discussione tale presa di posizione. Giovanni XXII reagì quindi con due provvedimenti: abrogò quanto indicato da [[papa Niccolò III]] nella bolla ''Exiit qui seminat'' del 1279, secondo la quale i Francescani non possedevano nulla né come singoli, né come conventi, né come Ordine, ma era la [[Santa Sede]] a detenere la proprietà di tutti i loro beni che poi venivano gestiti per mezzo di procuratori e il 12 novembre 1323 condannò come eretica la tesi espressa a Perugia con la lettera circolare del Capitolo francescano.
La cosa creò grande scandalo nel mondo francescano che divenne ostile al pontefice, ma nel 1325 la maggioranza del medesimo si era già allineata all'obbedienza al papa e solo una minoranza molto attiva continuò la battaglia.<ref name=kelly539>John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', p. 539</ref>
 
Michele da Cesena venne convocato ad [[Avignone]] nel 1327. Il 22 maggio 1328 venne rieletto dai Francescanifrancescani alla carica di ministro generale. Papa Giovanni XXII gl'gli impose una residenza forzata ad [[Avignone]], ma nella notte tra il 26 e il 27 maggio Michele fuggì dalla città con un piccolo gruppo di frati, tra i quali il filosofo e teologo [[Guglielmo di Ockham]] e il canonista [[Bonagrazia da Bergamo]], rifugiandosi presso l'imperatore [[Ludovico il Bavaro]], accampato nei pressi di [[Pisa]].
 
Giovanni XXII depose Michele dal suo ruolo di ministro generale con la lettera bollata ''Cum Michaël de Caesena'' del 28 maggio 1328 e il successivo 6 giugno, con la lettera bollata ''Dudum ad nostri'', Michele, Bonagrazia e Guglielmo vennero [[scomunica]]ti, condanna che venne successivamente rinnovata (Bolla ''Quia vir reprobus Michaël de Caesena'').<ref name=kelly539/>
Riga 91 ⟶ 93:
Alla morte di [[Enrico VII di Lussemburgo|Enrico VII]] nell'estate del 1313 i principi tedeschi si divisero in due schieramenti: uno a favore di [[Federico I d'Asburgo]], [[Arciducato d'Austria|duca d'Austria]] e di [[Ducato di Stiria|Stiria]], e l'altro a favore di [[Ludovico il Bavaro]], duca di [[ducato di Baviera|Baviera]]. Nell'ottobre del 1314 i principi si espressero in favore di Ludovico. Papa Giovanni XXII invitò i due contendenti a risolvere pacificamente la disputa, ma di fronte al loro rifiuto confermò la nomina del francese [[Roberto d'Angiò]] a Vicario pontificio in Italia, già effettuata dal suo predecessore.<ref>John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', pp. 539-540</ref> Seguirono anni di duri scontri fra i contendenti ma Ludovico ebbe infine la meglio su Federico sconfiggendolo, e facendolo prigioniero, a [[Battaglia di Mühldorf|Mühldorf]] nel 1322. Divenuto definitivamente imperatore, Ludovico cominciò a interessarsi all'Italia e nominò un suo Vicario generale, che naturalmente non era Roberto d'Angiò e allora Giovanni XXII, nel 1324 [[scomunica|scomunicò]] Ludovico per esercizio di autorità contro la volontà pontificia.
 
Incominciò uno scontro diretto tra le due alte autorità. Ludovico considerò opportuno appoggiare la fronda francescana contro Giovanni XXII (ecco perché accolse Michele da Cesena); inoltre nel 1327 partì per una spedizione in Italia, con lo scopo di affermare il possesso della penisola come imperatore. A Ludovico offrì i suoi servigi "dottrinali" [[Marsilio da Padova]], filosofo e scrittore, autore di un'opera, lail ''[[Defensor pacis]]'', che gli era costata la condanna del papa nel 1327. Il ''magister'' accompagnò personalmente l'imperatore nella sua spedizione romana. Entrato in Roma nel gennaio del 1328, Ludovico il Bavaro fu incoronato Imperatore dal patrizio [[Giacomo Sciarra Colonna]] e il 18 aprile dichiarava deposto per eresia papa Giovanni XXII.<ref name=kelly540>John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', p. 540</ref> L'imperatore convocò quindi un'assemblea di sacerdoti e laici che elesse un nuovo papa: un [[Ordine francescano|religioso francescano]], noto predicatore di origine [[Rieti|reatina]], tal [[antipapa Niccolò V|Pietro Rainalducci]], che prese il nome di Niccolò V. Dopo aver passato quattro mesi a Roma, Rainalducci si ritirò con Ludovico IV a [[Viterbo]] (la vita per l'imperatore a Roma incominciava a essere difficile) e quindi giunse a [[Pisa]], nel cui [[Duomo di Pisa|duomo]] Niccolò V presiedette, il 19 febbraio 1329, una stravagante cerimonia nella quale un fantoccio di paglia rappresentante Giovanni XXII e abbigliato con le vesti pontificie, venne formalmente condannato, degradato e consegnato al braccio secolare.<ref name= kelly540/>
 
Naturalmente papa Giovanni XXII [[scomunica|scomunicò]] il Rainalducci, il quale, abbandonato da Ludovico, che era rientrato in [[Germania]] disinteressandosi alle sorti del pontefice da lui creato, si recò ad [[Avignone]] a implorare il perdono. Giovanni glielo concesse e l'ex antipapa si ritirò in meditazione, e in dignitosa reclusione, nel [[Palais des Papes|Palazzo papale]] della sede pontificia avignonese, dove morì nel 1333.<ref name= kelly540/>
Riga 104 ⟶ 106:
 
== Questioni dottrinali: il Giudizio delle anime ==
Giovanni XXII sostenne l'opinione che le anime dei defunti dimoranti "sotto l'altare di Dio" (''[[Apocalisse di Giovanni|Apocalisse]]'' 6,9) non ricevessero il Giudizio subito dopo la morte, ma venissero ammesse alla piena beatitudine o fossero condannate all'Inferno unicamente dopo il [[Giudizio Universale]]. Egli presentò questa sua concezione soprattutto in tre [[omelia|omelie]]: il 1º novembre e il 15 dicembre 1331 e il 5 gennaio 1332. Nella terza omelia affermò che sia i demoni sia gli uomini riprovati andranno al castigo eterno dell'Inferno solo dopo il Giudizio Universale. Per avvalorare la sua concezione Giovanni XXII redasse nell'anno 1333 anche una dissertazione.
 
Il re [[Filippo VI di Francia]] fece fare un esame dall'Inquisizione. L'esame ebbe inizio il 19 dicembre 1333. Da parte sua anche il Papa convocò una commissione di cardinali e di teologi, che il 3 gennaio 1334 in concistoro lo indusse a dichiarare che avrebbe revocato la sua concezione se essa fosse stata trovata in contrapposizione alla comune dottrina della chiesaChiesa.
 
Negli ultimi giorni della sua vita scrisse la bolla ''Ne super his'' in cui ritrattava la sua dottrina. Morì il giorno dopo averla completata. Il documento fu ritrovato e successivamente emanato dal suo successore [[papa Benedetto XII]].
Oggi la Chiesa Cattolicacattolica ritiene che Giovanni XXII parlasse esprimendo un'opinione personale e non ''ex cathedra''. La sua dottrina sul Giudizio delle anime è stata recentemente riconsiderata in un saggio del filosofo Andrea Vaccaro.<ref>Andrea Vaccaro, ''Il dogma del paradiso'', Roma, Lateran University Press, Roma, 2005</ref>
 
== Papa Giovanni XXII nella letteratura ==
Papa Giovanni XXII viene citato due volte da [[Dante Alighieri]] nella ''[[Divina Commedia]]'' e precisamente nella cantica del ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]'':
{{Citazione|[[Ma tu che sol per cancellare scrivi]],<br />pensa che Pietro e Paolo che moriro<br />per la vigna che guasti ancor son vivi.<br />Ben puoi tu dire: "L'ho fermo il disiro<br />sì a colui che volle viver solo<br />e che per salti fu tratto al martiro,<br />ch'io non conosco il pescator né Polo".|[[Dante Alighieri]], ''[[Divina Commedia]]'', ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Par.]]'', XVIII, 130-136}}
{{Citazione|Del sangue nostro Caorsini e Guaschi<ref>Qui Dante si riferisce rispettivamente a Papa Giovanni XXII, che era nativo di [[Cahors]] (''Caorsini''), ede a [[papa Clemente V]], nativo di [[Villandraut]] in [[Guascogna]] (''Guaschi'')</ref><br />s'apparecchian di bere: o buon principio,<br />a che vil fine convien che tu caschi!|[[Dante Alighieri]], ''[[Divina Commedia]]'', ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Par.]]'', XXVII, 58-60}}
 
Dal canto suo, [[Umberto Eco]] ambienta il suo ''[[Il Nome della Rosa]]'' proprio all'epoca del pontificato di Giovanni XXII, mettendo in bocca ad alcuni suoi personaggi diversi improperi rivolti al pontefice. L'autore in tal modo esprime come la controversia tra il papa e i francescani fosse molto sentita e radicata tra le persone coinvolte nella causa.
Un possibile piano di lettura de ''Il Nome della Rosa'' vede questa controversia come un'[[allegoria]] delle vicende italiane contemporanee o di poco precedenti all'uscita del libro, gli [[anni di piombo]]: papa Giovanni XXII e la corte avignonese a rappresentare i conservatori, [[Ubertino da Casale]] e i [[Ordine francescano|francescani]] nel ruolo dei riformisti, [[Fra Dolcino]] e i movimenti ereticali in quello dei gruppi, armati e no, legati all'area extraparlamentare<ref>{{Cita web|url=http://www.letterainternazionale.it/testi_htm/eco_75.htm|titolo=Il romanziere e lo storico|autore=Alessandra Fagioli|editore=Lettera Internazionale|anno=2003|accesso=6 febbraio 2013|citazione=Per fare un esempio, scrivevo "Il nome della rosa", dove il mio unico interesse era mettere in scena una complessa trama poliziesca all'interno di un'abbazia, che poi ho deciso di situare nel Trecento perché mi erano capitati alcuni documenti estremamente affascinanti sulle lotte pauperistiche dell'epoca. Nel corso della narrazione mi accorsi che emergevano – attraverso questi fenomeni medievali di rivolta non organizzata – aspetti affini a quel terrorismo che stavamo vivendo proprio nel periodo in cui scrivevo, più o meno verso la fine degli anni settanta. Certamente, anche se non avevo un'intenzione precisa, tutto ciò mi ha portato a sottolineare queste somiglianze, tanto che quando ho scoperto che la moglie di Fra' Dolcino si chiamava Margherita, come la [[Margherita Cagol]] moglie di [[Renato Curcio|Curcio]], morta più o meno in condizioni analoghe, l'ho espressamente citata nel racconto. Forse se si fosse chiamata diversamente non mi sarebbe venuto in mente di menzionarne il nome, ma non ho potuto resistere a questa sorta di strizzata d'occhio con il lettore.}}</ref>.
 
== Papa Giovanni XXII e il vino francese Châteauneuf-du-pape ==
Si deve a papa Giovanni XXII l'impianto delle colture dei vitigni che portarono alla produzione del famoso vino francese [[Châteauneuf-du-pape (vino)|Châteauneuf-du-pape]] [[Appellation d'origine contrôlée|AOC]].<ref name="AL10">Aude Lutun, ''Châteauneuf-du-Pape, son terroir, sa dégustation'', Paris, Éd. Flammarion, 2001, p. 10</ref> Fu lui ad assegnare gli appezzamenti per le vigne ad alcuni vignaioli che aveva condotto con sé da [[Cahors]]. Costoro recuperarono alcuni appezzamenti lasciati dai [[Cavalieri del Tempio|templari]] cacciati da [[Filippo IV di Francia|Filippo il Bello]] e costruirono le fondamenta che permisero lo sviluppo del vino Châteauneuf-du-pape. I [[cattività avignonese|successori avignonesi]] di papa Giovanni XXII apprezzarono molto il vino ivi prodotto, facilitandone la produzione e il commercio.
Riga 129 ⟶ 132:
* Vescovo [[Pierre d'Olargues]], [[Ordine di San Benedetto|O.S.B.]] (1317)
* Vescovo [[Francesco Silvestri (vescovo)|Francesco Silvestri]] (1318)
* Arcivescovo [[PierrePietro AuriolAureolo]], O.F.M. (1321)
* Vescovo [[Arnaud Sabatier]] (1322)
* Vescovo [[Pierre de Piret]], O.P. (1328)
* Cardinale [[Hélie de Talleyrand-Périgord]] (1328)
* Arcivescovo [[Bertrand de La Chapelle]] (1328)
* Patriarca [[PierrePietro Ladella PaludPalude]], O.P. (1329)
* Vescovo [[Nikolaus von Frauenfeld]] (1334)
 
Riga 149 ⟶ 152:
 
== Bibliografia ==
*{{fr}} ''Jean XXII et le Midi'' (''Cahiers de Fanjeaux'', 45), Toulouse, Privat, 2012.
* John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989, ISBN 88-384-1326-6
* Claudio Rendina, ''I papi'', Roma, Ed. Newton Compton, 1990