Historia Augusta: differenze tra le versioni
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A smontare le certezze su cui si reggeva il tradizionale impianto basato sulla convinzione che la ''Historia Augusta'' fosse opera di sei autori vissuti nel sopraddetto periodo fu uno studio del [[1889]] di [[Hermann Dessau]] nel quale, per la prima volta, fu avanzata l'ipotesi che i nomi dei sei ''Scriptores'' fossero tutti fittizi e che il lavoro fosse stato composto da un singolo autore, all'epoca di [[Teodosio I]]; a supporto di questa intuizione, H. Dessau addusse come prova il fatto che la vita di [[Settimio Severo]] è copiata da [[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]] e che quella di [[Marco Aurelio]] è intrisa di elementi che fanno pensare a [[Eutropio]]: fonti entrambe, com'è noto, riconducibili alla fine del [[IV secolo]]. La tesi del Dessau, che metteva a nudo le varie incongruenze sopra dette, fu condivisa, fra gli altri, da [[Otto Seeck]], ma trovò fieri oppositori in altri storici "conservatori" del calibro di Elemir Klebs, [[Heinrich Wölfflin]] e Hermann Peter che collocavano, invece, la composizione della ''Historia Augusta'' all'epoca dioclezianea-costantiniana, attribuendola ai sei citati autori. Una posizione intermedia veniva assunta da [[Theodor Mommsen]] che faceva risalire le varie incongruenze presenti all'opera di interpolatori che avrebbero modificato, nel [[V secolo]], il contenuto della prima redazione dell'opera, risalente, a suo modo di vedere, al 330.
Il [[XX secolo]] fu caratterizzato
Per ciò che riguarda il problema della paternità dell'opera e l'epoca di composizione, studi recenti mostrano uniformità di stile in buona parte dell'opera, orientando la quasi totalità degli eruditi contemporanei verso l'accettazione della teoria che a comporre l'opera sia stato un singolo autore, tardo e di identità sconosciuta, anche se l'analisi stilistica del lavoro effettuata con mezzi informatici ha dato risultati incerti: alcuni elementi di stile, infatti, sono abbastanza uniformi in tutta l'opera, rendendo legittima l'ipotesi di un unico biografo, mentre altri variano in una direzione che ne suggerisce la molteplicità. In merito alla individuazione degli obiettivi della ''Historia'' c'è da dire che le opinioni, fino al XX secolo, sono settoriali nella loro non univocità: per alcuni si tratta di un lavoro di pura evasione o di [[satira]], concepito al solo scopo di intrattenere, per altri, invece, esso è un attacco di parte [[Paganesimo|pagana]] contro il [[Cristianesimo]], il che indurrebbe l'autore a celare la sua identità per motivi di sicurezza personale. Una lettura più attenta ha indirizzato però gli studiosi su una tematica decisiva, in quanto presente e costantemente portata avanti in ogni biografia.
== Modelli ==
Che nell'opera si riscontrino queste caratteristiche è cosa abbastanza evidente. Costretta a subire, la classe senatoria trovò modo di sfogare il suo risentimento in opere pseudostoriche, quale quella di [[Lucio Mario Massimo Perpetuo Aureliano|Mario Massimo]] che, prendendo le mosse da Svetonio per ciò che riguardava l'aspetto della vita privata degli imperatori, ridicolizzava e colpevolizzava gli imperatori per i mali dai quali era affetto l'Impero, nell'approssimarsi del proprio declino.
E a Mario Massimo molto deve la ''Historia Augusta'' soprattutto per ciò che di infamante, di ridicolo, di falso e anche di tragicamente vero nei confronti di taluni imperatori si potesse dire. Essa, nel complesso, si presenta come cronaca della vita, soprattutto privata, degli imperatori, aderendo, ma in modo esagerato, dichiaratamente, al modello svetoniano, a cui si era già ispirato
Pertanto l'autore (o gli autori) della ''Historia Augusta'', pur prendendo le mosse da Svetonio, nello sviluppo delle argomentazioni fa riferimento, si basa e segue Mario Massimo, citato come fonte ben 18 volte e della cui opera non ci rimane altro. Di fondamentale importanza è la testimonianza dello storico [[Ammiano Marcellino]], fra altre, che sostiene che l'opera di Mario Massimo dilettasse parecchio i suoi lettori: all'epoca in cui fu scritta la ''Historia Augusta'' e ancor prima, a tenere banco tra gli aristocratici era proprio l'opera storica o per meglio dire romanzesca di Massimo, unitamente alle [[Satire (Giovenale)|satire di Giovenale]], autore quasi dimenticato prima di questo periodo e ritornato di moda probabilmente in seguito ai commenti che ne fece il grammatico [[Servio Mario Onorato|Servio]].
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