Giovanni Diodati: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseMorte = 13 ottobre
|AnnoMorte = 1649
|Epoca = 1600
|Attività = teologo
|Nazionalità = italiano
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}}
 
Apparteneva alla nobile [[Famiglia Diodati|famiglia dei Diodati]], famiglia [[Lucca|lucchese]] convertitasi al [[calvinismo]], fu professore di [[lingua ebraica]] all'[[Università di Ginevra|Accademia di Calvino]] a [[Ginevra]], [[Pastore (religione)|pastore]] dal [[1608]] e professore di teologia dal [[1606]] al [[1645]]. [[Traduzione|Tradusse]] la [[Bibbia]] in [[Lingua italiana|italiano]] nel [[1607]] e in [[Lingua francese|francese]] nel [[1644]]; la versione italiana (“La Sacra Bibbia ossia L'Antico e Il Nuovo Testamento”) fu considerata dal protestantesimo italiano la versione ufficiale fino a quando apparve la cosiddetta ''riveduta'' ad opera di [[Giovanni Luzzi]].
 
== Origini della famiglia Diodati ==
Giovanni Diodati nacque a Ginevra il 3 giugno 1576. La sua famiglia proveniva da [[Lucca]], dove era stata convertita al [[Protestantesimo]] durante il soggiorno di [[Pietro Martire Vermigli]] in quella città. I membri della famiglia Diodati, una delle più antiche famiglie della [[Repubblica di Lucca|repubblica]], fin dal [[XIII secolo]] avevano avuto incarichi pubblici importanti, e si erano distinti tanto nella [[letteratura]] quanto nelle [[scienze]].
 
Michele Diodati, dignitario di Lucca e nonno di Giovanni, nonostante le connessioni con la politica ufficiale del tempo e con il papato si interessò, fino ad abbracciarle, alle nuove idee protestanti portate da [[Pier Martire Vermigli]]. Nel [[1558]], sospettato di [[eresia]], fu rimosso dalle sue cariche ufficiali e citato a comparire a Roma davanti al [[Sant'Uffizio]], il quale lo rilasciò dopo due anni di alterne vicende (1558-[[1560]]).
 
Il figlio, Carlo Diodati, si recò poi a [[Lione]] come impiegato di commercio, dove strinse contatto con i [[Pastore (religione)|pastori riformati]]. Quando però si accese in Francia una forte persecuzione contro i riformati, decise di rifugiarsi a Ginevra nel [[1567]]. Qui aderì apertamente alla Chiesa Riformata, alla quale avevano già aderito parecchi lucchesi. I Diodati erano profughi benestanti e si distinsero nella città insieme alle altre famiglie lucchesi di esiliati come i Turrettini e i Calandrini. Nel [[1572]] gli viene conferita la cittadinanza ginevrina diventandone patrizio, e nel [[1573]] venne eletto nel Consiglio dei duecento della città. Dal suo secondo matrimonio nacque, il 3 giugno [[1576]], Giovanni, poi battezzato dal pastore riformato lucchese Nicola Balbani. Carlo Diodati morì a 84 anni nel 1625.
 
== Giovinezza ==
 
Giovanni studiò teologia presso l'Accademia di Ginevra sotto i successori di Calvino, uomini come [[Teodoro di Beza]] e [[Isaac Casaubon|Casabono]]. Studiò inoltre [[Lingua ebraica|ebraico]] e [[Lingua aramaica|aramaico]] all'università (o Accademia) riformata tedesca di {{chiarire|[[Herborn]]}} (simile''Academia a quella di Ginevra e di LeidenNassauensis''), fondata nel [[1584]] e chiusa da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] nel [[1812]]1817. Probabilmente, suo insegnante era stato [[Johann Fischer]] (Piscator), rettore dell'Università di Herborn dal 1584 al [[1625]], traduttore a sua volta della Bibbia ufficiale di [[Berna]].
 
La connessione con l'università di Herborn è importante pure per comprendere i suoi collegamenti con alcuni esponenti del mondo [[Puritanesimo|puritano]], quali Johan Amos Komenskẏ ([[Comenius]]), [[Althusius]], Piscator, Alsted, Buxdorf, Aslakssen, ecc. Tutti questi, insieme ai loro libri stampati all'università di Herborn, giocarono un ruolo importante nell'[[Stati Uniti d'America|America]] dei "[[padri pellegrini]]".
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Diventò dottore in teologia all'età di 19 anni, e professore di ebraico all'Accademia di Ginevra all'età di vent'anni. Succedette in questo incarico a [[Isaac Casaubon|Casabono]], che aveva lasciato Ginevra per recarsi a [[Montpellier]].
 
Nel [[1600]] sposò Maddalena Burlamacchi, e il matrimonio, benedetto dal pastore Bernardo Basso, di [[Cuneo]], venne celebrato a Ginevra nella Chiesa riformata italiana. Dal suo matrimonio nacquero 9 figli, 5 maschi e 4 femmine<ref>https://gw.geneanet.org/apotheloz?n=diodati&oc=&p=giovanni+jean</ref>.
 
Nel [[1608]] Diodati divenne [[rettore (università)|rettore]] e conservò la sua cattedra di ebraico fino al [[1618]]. Fu professore all'[[Accademia di Ginevra]] dal [[1599]] al [[1645]], quattro anni prima della sua morte.
 
Diodati lasciò Ginevra per un breve periodo per recarsi a [[Venezia]], per visitarvi le chiese riformate francesi, e poi fu delegato di Ginevra presso il [[Sinodo di Dordrecht]].
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La carriera del Diodati è stata quella di un pastore riformato al servizio accademico della Chiesa di Ginevra. Diodati, forse, era più un [[linguista]] che un [[teologo]]. Per lui era di grande importanza che le Scritture fossero disponibili a tutti in forma leggibile e con semplici annotazioni. A questo fine dedicò le sue capacità accademiche per la più gran parte della sua vita.
 
Iniziò quindi a tradurre l'[[Antico Testamento|Antico]] e il [[Nuovo Testamento]] dagli originali ebraico e greco. Nel [[1607]] ne pubblicò la prima edizione, corredata di note; poi nel [[1641]] la seconda, riveduta, annotata più ampiamente dell'altra, con l'aggiunta di una versione [[metrica]] dei [[Salmi]].
 
Inevitabilmente, questa sua preoccupazione di rendere accessibile a tutti la Bibbia doveva rendersi evidente nel suo incarico accademico di docente d'ebraico nell'Accademia ginevrina. Prima del suo incarico, la cattedra d'ebraico era stata una creazione degli [[Umanesimo|umanisti]], dedicata allo studio della lingua, a livello meramente linguistico. Con Diodati questa impostazione doveva cambiare, portandovi una marcata accentuazione [[Teologia|teologica]].
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Ecco che così entrò ben presto a far parte del gruppo di "cospiratori" a Venezia, che aveva coinvolto fra [[Paolo Sarpi]], il teologo ufficiale della repubblica veneta, due [[ambasciatori]] inglesi, sir [[Henry Wotton]] e Sir [[Dudley Carleton]], [[George Bedell]] e il leader [[Ugonotti|ugonotto]] francese [[Philippe Duplessis-Mornay]].
 
Diodati operò in questo gruppo con l'obiettivo di indebolire il potere papale a Venezia e visitò questa repubblica due volte, nel [[1605]] e nel [[1608]], sotto lo [[pseudonimo]] di Giovanni Coreglia.
 
Il primo giugno 1605 egli scrisse a un suo amico: "''Gli affari vanno di bene in meglio, il numero degli evangelici cresce grandemente. Desidero ardentemente lavorare in quei luoghi, e rapidamente. Mi sono deciso a intraprendere questa vocazione santa e desiderabile... Il papa ha le sue astute spie, e lo si può vedere dalla sorte che hanno avuto le bibbie che ho mandato".''
 
Egli scrisse una cronaca della seconda visita, la quale fu pubblicata da E. de Budé nel [[1863]] come "Briève relation de mon voyage a Venise en septembre 1608".
 
Nel novembre 1605 [[Paolo Sarpi]], in una sua lettera certifica che a Venezia, fra il popolo, vi sono fino a 15.000 persone "disposte a rinunciare alla [[Chiesa cattolica|Chiesa di Roma]]", e annota: "Vi sono alcuni che da padre in figlio preservano la conoscenza del vero Dio, o perché sono discendenti dei riformati [[Cantone dei Grigioni|grigionesi]], nostri vicini, o perché sono i superstiti degli antichi [[Valdesi]], che avevano lasciato seguaci in Italia".
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In una sua lettera a [[Philippe Duplessis-Mornay|Duplessis-Mournay]] egli scrive: ''"Io voglio stare molto attento a non porre il minimo ostacolo alla libera azione dello Spirito Santo, sia per mia incapacità, che per paura di pericoli. Io sono convinto che Dio, che oltre le mie stesse speranze ed in modi a me sconosciuti, mi ha utilizzato nell'opera delle Sue Scritture, in questo stesso tempo e con grande successo, come mi assicura il giudizio di molti uomini d'esperienza e voi fra di essi. Sarà Lui a darmi, se necessario, parole di potenza e di sapienza, per il Suo servizio in questi luoghi per l'avanzamento del Suo regno, e la distruzione della grande Babilonia".''
 
Vi sono due riferimenti al Diodati nella corrispondenza pubblicata del Sarpi, in "Paolo Sarpi - Lettere ai Gallicani" di [[Boris Ulianich]], e "Fra Paolo Sarpi - Lettere ai Protestanti", di Manlio Dirilo. Il coinvolgimento del Diodati con il Sarpi, lo spinse a tradurre in francese la sua ''Storia del Concilio di Trento'', un'opera che ebbe più successo di ogni altra opera del Diodati, con l'eccezione della Bibbia italiana del [[1640]]/[[1641|41]].
 
== Diodati al Sinodo di Dordrecht ==
 
Diodati venne inviato, con Teodoro Tronchin, a rappresentare la città e la chiesa riformata di Ginevra al [[Sinodo di Dordrecht|Sinodo riformato di Dordrecht]] del [[1618]]/[[-1619|19]].
 
I princìpi dottrinali della teologia riformata classica ([[Calvinismo]]) erano stati messi in dubbio all'interno dello stesso mondo riformato, da professori d'università che ne avevano alterato la consistenza rivedendo tutto il sistema calvinista sulla base di principi estranei. Era stato così introdotto all'interno del mondo riformato un serio elemento di disgregazione che ne avrebbe messo in pericolo l'unità se non vi si fosse messo al più presto rimedio convocando uno speciale Sinodo generale del mondo riformato. In esso sarebbero state messe a confronto le due posizioni mentre sarebbe stata ribadita l'ortodossia calvinista contro queste nuove sfide. L'importanza della cosa non era sfuggita alla Chiesa di Ginevra, che pure era stata invitata a prendervi parte attiva.
 
Il Sinodo, tenuto negli anni 1618-191619 a [[Dordrecht]], produsse i famosi "[[Canoni di DortDordrecht]]", uno degli standard dottrinali delle posizioni riformate classiche ([[Calvinismo]]). Esso affermava la posizione calvinista ortodossa sulla [[predestinazione]] e sui problemi annessi, e venne diretto contro i [[Rimostranti]] (o [[Arminiani]]), che avrebbero voluto un'affermazione che lasciasse maggiore spazio alla libera volontà umana. [[Jacob Arminio|Arminio]] era morto nel [[1609]]; nel [[1610]] i suoi seguaci avevano prodotto una Rimostranza contro l'insistenza degli ortodossi sulla predestinazione individuale; nel 1611 una contro-rimostranza ribadiva la posizione ortodossa, ed era così esplosa una forte polemica. Oltre alla predestinazione sarebbero stati trattati altri temi: i Rimostranti volevano una Chiesa tollerante, sotto la supervisione dello stato, mentre i contro-rimostranti lottavano per l'indipendenza della Chiesa. La questione ebbe riflessi anche sulla politica del tempo. Convocato dagli Stati Generali, il Sinodo comprendeva delegati eletti dalle diverse province dei [[Paesi Bassi]]. Oltre ai suoi membri olandesi, pastori e laici, avrebbe compreso delegati stranieri provenienti dalle chiese riformate dell'[[Inghilterra]], della [[Scozia]], del [[Elettorato del Palatinato|Palatinato]], di [[Brema]], dell'[[Assia]], dei [[cantoni svizzeri]] e di Ginevra, rappresentata appunto da Giovanni Diodati.
 
Vennero invitati anche i riformati francesi, ma [[Luigi XIII]] impedì loro di partecipare. Gli Stati Generali scelsero cinque professori di teologia e 18 commissari per dare consigli. I delegati regolari erano 56. Il Sinodo prese la posizione convenuta di giudicare se i Rimostranti concordassero con la posizione delle Confessioni di Fede riformate e citarono gli esponenti arminiani ad intervenire. Nonostante le proteste dei rimostranti, se il tema fosse o no la revisione delle Confessioni di Fede, il Sinodo proseguì i suoi lavori. Il rimostrante Episcopius denunciò il sinodo come non qualificato e non rappresentativo, e si rifiutò di cooperare.
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Sir [[Dudley Carleton]], allora ambasciatore inglese all'Aia, scrisse di come Diodati aveva predicato di fronte alla corte di Maurice di Nassau a Natale del 1618: ''"Diodati, ministro a Ginevra, era stato all'Aia durante i recessi del Sinodo, ed aveva predicato alla cappella di corte sia ieri che oggi, alla presenza del principe d'Orange e del conte Guglielmo, la principessa ed il conte Enrico, ed un grande concorso di uomini e di donne d'entrambe le fazioni, il che è presagio di un possibile accordo"''. Ciononostante, non tutti i sermoni del Diodati erano stati bene accolti. Secondo il suo desiderio di promuovere il Protestantesimo italiano, a Dordrecht aveva deciso di condurre i culti riformati in italiano, quanti però l'avrebbero compreso?
 
Nessuno dei suoi sermoni è sopravvissuto, né come manoscritto né in forma pubblicata. Non è nemmeno isolabile alcun suo scritto completo per conoscere il suo pensiero specifico. Esso può essere dedotto in generale dai [[Canoni di DortDordrecht]], che egli ha contribuito a stilare, e negli atti concernenti il procedere delle discussioni al Sinodo. L'unica fonte importante sono i commenti al testo della sua Bibbia del 1640/41.
 
== Diodati diplomatico ==
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* Lettera a Lady Westmoreland, 1648.
 
A questi vanno aggiunte, dal [[1619]] al [[1632]] una ventina di dissertazioni latine su argomenti teologici, e una grande quantità di sermoni e discorsi occasionali, che però non ci sono pervenuti.
 
== La traduzione italiana della Bibbia ==
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* [[Bibbia (versione di Diodati)]]
* [[Traduzioni della Bibbia in italiano]]
* [[Villa Diodati]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
== Note ==
<references/>
 
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Traduttori della Bibbia]]
[[Categoria:Professori dell'Università di Ginevra]]
[[Categoria:Filologi biblici]]