Video meliora proboque, deteriora sequor: differenze tra le versioni

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[[File:Latin_Poet_Ovid.jpg | miniatura | destra]]La [[Locuzioni latine|locuzione latina]] '''Video meliora, proboque, deteriora sequor''' è traducibile in italiano come: "VedoRiconosco ille megliocose emigliori, le l'approvo, ma seguo ille peggiopeggiori". I versi sono contenuti nelle ''[[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]]'' di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]]<ref>{{Cita libro|autore=Ovidio|titolo=Metamorfosi|anno=1569|url=https://archive.org/details/ARes58519|editore=|città=|lingua=Latino|posizione=vv. 20-21|capitolo=Libro VII}}</ref>, pronunciati da [[Medea]], la quale, pur conoscendo i suoi obblighi nei confronti del padre e della patria, decide di trasgredirli per amore di [[Giasone (mitologia)|Giasone]].<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/video-meliora-proboque-deteriora-sequor/|titolo=video meliora proboque, deteriora sequor|sito=www.treccani.it|accesso=19 marzo 2016}}</ref>
 
Queste parole indicano la debolezza dell'essere umano, il quale, pur conoscendo ciò che è giusto, non riesce a seguirlo<ref>Perkins, R. L. “KNOWING THE RIGHT, BUT PURSUING THE WRONG.” New England Journal of Education, vol. 10, no. 8, 1879, p. 131.</ref>.
 
==Successo e rielaborazioni==
I versi di Ovidio sono stati successivamente ripresi e rielaborati dal [[Petrarca]]: ''Et veggio 'l meglio et al peggior m'appiglio''<ref>{{Cita libro|autore=Francesco Petrarca|titolo=Canzoniere|anno=2000|url=https://archive.org/details/canzonierefrancescopetrarca|editore=|città=|posizione=v. 136|capitolo=CCLXIV}}</ref>; da [[Matteo Maria Boiardo]]: ''Ch'io vedo il meglio ed al peggior m'appiglio''<ref>{{Cita libro|autore=Matteo Maria Boiardo|titolo=Orlando Innamorato|anno=2000|url=https://archive.org/details/orlandoinnamoratomatteomariaboiardo|editore=|città=|posizione=|capitolo=Libro I, Canto I, 31}}</ref> e dal [[Ugo Foscolo|Foscolo]]: ''Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio''.<ref>{{Cita libro|autore=Ugo Foscolo|titolo=Non son chi fui; perì di noi gran parte|anno=|editore=|città=|posizione=v. 13|capitolo=}}</ref>
 
Si trova una rielaborazione di questi versi anche fuori dall'ambito poetico, in [[Paolo di Tarso]]: ''Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.''<ref>{{Cita libro|autore=San Paolo di Tarso|titolo=Lettera ai Romani|anno=|editore=|città=|lingua=|posizione=VII, 18-19}}</ref>
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Il verso è reperibile anche ne "I nuovi saggi dell'intelletto umano" di Leibniz (libro II, cap 21, par. 35) nel contesto della spiegazione di cosa Leibniz intenda per "pensieri sordi"; e nella "Confessio Philosophi".
 
Il passo viene utilizzato anche da [[Thomas Hobbes]], nel suo [http://www.filosofico.net/libertaenecessitamori.htm Libertà e Necessità]. <ref>{{Cita libro|nome=Hobbes|cognome=Thomas.|titolo=Libertà e necessità ; Questioni relative a libertà, necessità, e caso.|url=https://worldcat.org/oclc/860582983|accesso=2019-02-03|data=2000|editore=Bompiani|p=103}}</ref>
 
==Nella psicologia sociale==