Guerra della Lega di Cambrai: differenze tra le versioni
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|Luogo = [[Italia]], [[Francia]]
|Casus = [[Lega di Cambrai]] contro [[Repubblica di Venezia|Venezia]]
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|Esito = [[Trattato di Noyon]], vittoria veneziana e francese
|Schieramento1 = '''1508–10:<br>Lega di Cambrai'''
{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg|20|border}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />
{{simbolo|Vexillum2.svg|20|border}} [[Stato Pontificio]]<br />
{{Sacro Romano Impero}}<br />
{{simbolo|
{{simbolo|Ducado de Modena (antes de 1830).svg|20|border}} [[Ducato di Ferrara]]<br />
{{simbolo|
{{simbolo|Flag of the Margraviate of Mantua (1328–1575).svg|20|border}} [[Marchesato di Mantova]]<br>{{simbolo| Flag of the Marquistate of Saluzzo (14th century-c. 1507).svg|20|border}} [[Marchesato di Saluzzo]]<br>{{simbolo|Flag of Montferrat.svg|20|border}} [[Marchesato del Monferrato]]
{{simbolo|Flag of Duchy of Urbino.svg}} [[Ducato di Urbino]]▼
<hr/>'''1510–11''':<br />
{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />
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<hr/>'''1511–13''':<br />
{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />
{{simbolo|Ducado de Modena (antes de 1830).svg}} [[Ducato di Ferrara]]<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br><br>
<hr/>'''1513–16''':<br />
▲{{simbolo|Flag of
{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />{{simbolo|Flag of Scotland.svg}} [[Regno di Scozia]]<br />
{{simbolo|Ducado de Modena (antes de 1830).svg}} [[Ducato di Ferrara]]
|Schieramento2 = '''1508–10:'''
{{
<hr/>'''1510–11''':<br />
{{PON pre 1808}}<br />
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{{Campagnabox Guerre d'Italia}}
{{Battaglie della guerra della Lega di Cambrai}}
La '''guerra della Lega di Cambrai''', poi
1453|accesso=2022-04-26}}</ref> fu uno dei maggiori conflitti delle [[guerre d'Italia del XVI secolo]] incominciato con l'intento primario di arrestare l'espansione della [[Repubblica di Venezia]] nella [[Italia|penisola italiana]].<ref>{{Cita|Mallett, 2006|p. 221 Fu una guerra di vasta portata, a cui presero parte, come deciso a Cambrai, i principali attori del panorama politico europeo dell'epoca, che si scontrarono tra il 1508 e il 1516 in un conflitto diviso in varie fasi. Il [[Regno di Francia]], lo [[Stato Pontificio]] e ovviamente la Repubblica di Venezia furono i tre Stati coinvolti in ogni parte e a essi si affiancarono quasi tutte le maggiori potenze dell'[[Europa occidentale]] dell'epoca e diversi Stati minori: il [[Regno di Spagna]], il [[Sacro Romano Impero]], il [[Regno d'Inghilterra]], il [[Regno di Scozia]], il [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Regno di Ungheria]], il [[Ducato di Milano]], la [[Repubblica di Firenze]], il [[Ducato di Ferrara]], il [[Ducato di Urbino]], il [[Marchesato di Mantova]] e i [[Vecchia Confederazione|cantoni svizzeri]].
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== Preludio ==
Nel [[XV secolo]] la Repubblica di Venezia guidata dal Doge [[Leonardo Loredan]] era all'apice della sua potenza economica e militare: in possesso di diverse basi nel [[mar Mediterraneo]], aveva incominciato un processo di espansione nella terraferma veneta e lombarda attraverso conquiste militari, acquisizioni e dedizioni spontanee. Ciò suscitò le preoccupazioni dei governanti dei diversi Stati della penisola, in particolare del papato, che aveva assistito impotente nel 1503 alla perdita di molte importanti città della Romagna, le quali avevano chiesto e ottenuto la "[[deditio|dedizione]]" alla Repubblica di Venezia.<ref>{{Treccani|il-rinascimento-politica-e-cultura-la-cultura-immagini-di-un-mito_(Storia-di-Venezia)/|Il Rinascimento. Politica e cultura - La cultura: IMMAGINI DI UN MITO}}</ref><ref>{{Treccani|/il-rinascimento-societa-ed-economia-il-lavoro-la-ricchezza-le-coesistenze-le-strutture-dell-ospitalita_(Storia-di-Venezia)/|titolo= Il Rinascimento.
Nel periodo immediatamente successivo alla [[Discesa di Carlo VIII in Italia|prima guerra italiana]], [[papa Alessandro VI]] aveva esteso, con l'aiuto francese, il controllo papale ben oltre l'Italia centrale conquistando così la Romagna.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|pp. 56-57|Mallet&Shaw}}.</ref> [[Cesare Borgia]], in qualità di [[Gonfaloniere della Chiesa|Gonfaloniere degli eserciti papali]], aveva espulso i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] da [[Bologna]], che avevano governato come [[feudo]], e si avviava verso la creazione di uno Stato permanente governato dai [[Borgia]]<ref>{{cita web|url=http://www.castelbolognese.org/cessione.htm|titolo=La Cessione Di Castel Bolognese A Cesare Borgia|autore=Paolo Grandi|sito=castelbolognese.org/|accesso=21 giugno 2019}}</ref> quando Alessandro morì il 18 agosto 1503.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 390
Sebbene Cesare Borgia avesse a disposizione per sé stesso il rimanente tesoro papale, non riuscì a difendere [[Roma]] quando gli eserciti francesi e spagnoli conversero sulla città con l'intento di influenzare il [[conclave|conclave papale]]; l'elezione di [[papa Pio III]], cui succedette quasi immediatamente [[Papa Giulio II|Giulio II]], privò il Borgia dei suoi titoli e lo declassò a comandante di una compagnia di fanteria.<ref>{{cita|Guiccardini|libro VI, pp. 102-109}}.</ref> Percependo la forte debolezza del Borgia, i signori spodestati della Romagna offrirono di sottomettersi alla Repubblica di Venezia a condizione di riavere i loro antichi domini: il [[Consiglio dei Pregadi|Senato veneziano]] accettò, anche per le pressioni del futuro Giulio II che, in odio ai Borgia, aveva convinto i veneziani a prendere possesso nel 1503 di molte città romagnole e marchigiane, tra cui [[Rimini]] e [[Faenza]].<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 391
Giulio II, dopo essersi assicurato il pieno controllo sull'esercito papale arrestando e imprigionando Cesare Borgia, si mosse velocemente per ristabilire la sovranità pontificia sulla Romagna. Il pontefice non volle però arrivare a una drastica rottura con l'unica potenza italiana uscita indenne dalle recenti guerre e cercò una soluzione diplomatica, chiedendo a Venezia la restituzione delle città romagnole conquistate.<ref>{{cita|Shaw, 1993|pp. 127–132, pp. 135–139|Shaw, 1993}}.</ref> La Repubblica di Venezia, nonostante fosse disposta a riconoscere la sovranità papale sulle città portuali lungo la costa
Nel 1507 Giulio II chiese nuovamente alla Repubblica di restituire le città che aveva occupato, ricevendo questa volta un secco diniego da parte del Senato veneziano.<ref name="Norwich-393">{{cita|Norwich, 1989|p. 393
== Il conflitto ==
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Nel febbraio del 1508, [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano d'Asburgo]], usando come pretesto il viaggio a Roma per l'[[incoronazione]] imperiale, chiese di attraversare il territorio veneziano, mal celando così il suo vero scopo di strappare il [[Friuli]] all'influenza della Serenissima.<ref name=Pellegrini115>{{Cita|Pellegrini, 2009|p. 115}}.</ref> Il Senato veneziano rispose favorevolmente al passaggio di Massimiliano, ma dichiarò anche che non avrebbe tollerato che un intero esercito attraversasse il suo territorio, rendendosi disponibile a scortare l'asburgico. L'imperatore, vedendo tramontare il suo piano originario, ordinò di [[invasione del Cadore|invadere il Cadore]] (la provincia più settentrionale della Repubblica Veneta) con un esercito di {{formatnum:5000}} uomini. Una volta occupatolo senza fatica, vista la stagione fredda e nevosa, dovette far ripiegare in patria circa {{formatnum:3000}} soldati, lasciando comunque una guarnigione stanziata a [[Pieve di Cadore]].<ref name="Norwich-393"/><ref name=Pellegrini115-116>{{Cita|Pellegrini, 2009|pp. 115-116}}.</ref>
Venezia, senza attendere oltre, fece marciare sul posto un esercito di {{formatnum:2000}} uomini, di stanza nelle caserme di [[Bassano del Grappa]] e guidato da [[Bartolomeo d'Alviano]], allo scopo di prendere alle spalle gli imperiali quando ormai ci si trovava in pieno inverno e con la neve alta. Con uno stratagemma i veneziani tesero un'imboscata all'esercito asburgico facendolo uscire dal [[Castello di Pieve di Cadore|
=== La stipula dell'accordo segreto a Cambrai (10 dicembre 1508) ===
{{Vedi anche|Lega di Cambrai}}
[[File:Louis XII et le cardinal d'Amboise.JPG|miniatura|Il re [[Luigi XII di Francia]] con il [[legato apostolico]] [[Georges I d'Amboise]]. L'intervento di quest'ultimo fu molto importante per l'adesione del [[papa Giulio II]] alla [[lega di Cambrai]]]]▼
▲[[File:Louis XII et le cardinal d'Amboise.JPG|miniatura|Il re [[Luigi XII di Francia]] con il [[legato apostolico]] [[Georges I d'Amboise]]. L'intervento di quest'ultimo fu molto importante per l'adesione del [[papa Giulio II]] alla [[lega di Cambrai]]]]
A metà marzo del 1508, la Repubblica di Venezia stessa fornì un pretesto per essere attaccata quando nominò il proprio candidato alla vacante [[
Il papa non partecipò personalmente alla sottoscrizione, ma fu il [[legato apostolico]] in Francia e primo ministro di Luigi, [[Georges I d'Amboise]], a garantire il suo assenso.<ref name=Pellegrini116-117/> Nonostante il d'Amboise fosse un forte avversario di Giulio II, il pontefice decise comunque di schierarsi con la lega poiché riteneva di poter riconquistare le città della [[Romagna]] che in quel momento risultavano controllate da Venezia. Concordando l'apposizione della clausola che voleva che l'esercito pontificio avrebbe attaccato solo dopo che i francesi avessero incominciato le operazioni militari in Lombardia, il papa entrò ufficialmente nella lega il 23 marzo del 1509.<ref name=Pellegrini116-117>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 116-117}}.</ref>
Nonostante tutti questi presupposti che muovevano i vari partecipanti alla lega, ufficialmente l'alleanza stipulata a Cambrai doveva avere come scopo contrastare l'[[Impero ottomano]] e, infatti, nel testo del trattato si menzionava una mobilitazione delle truppe delle potenze firmatarie per affrontare i
* all'imperatore Massimiliano I tutto il [[Veneto]], il Friuli, l'[[Istria]] più [[Gorizia]], [[Trieste]] e [[Rovereto]];
* a Luigi XII,
* al reggente di [[Regno di Castiglia|Castiglia]] e
* a Ladislao II,
* a papa Giulio II le città occupate dai veneziani in Romagna: [[Ravenna]], [[Cervia]], [[Rimini]], [[Faenza]] e [[Forlì]];
* ad [[Alfonso I d'Este|Alfonso I]], duca di [[Ducato di Ferrara|Ferrara]], il [[Polesine]], che era stato conquistato dai veneziani nel 1481;
* a [[Francesco II Gonzaga|Francesco II]], [[Marchesato di Mantova|marchese]] di [[Mantova]], le città di [[Peschiera del Garda|Peschiera]], [[Asola (Italia)|Asola]] e [[Lonato del Garda|Lonato]],<ref>{{Cita|Marocchi, 2010|p. 19}}.</ref> lungo i confini veronesi e
* a [[Carlo II di Savoia|Carlo II]], duca di [[Ducato di Savoia|Savoia]], l'isola di [[Cipro]], occupata da Venezia nel 1489, ma della quale i Savoia erano i legittimi eredi.
=== La prima fase: la Lega di Cambrai (1508-1509) ===
{{vedi anche|Battaglia di Agnadello|Assedio di Padova|Battaglia di Polesella (1509)|Battaglia di Casaloldo}}
[[File:Pope Julius II.jpg|miniatura|[[Papa Giulio II]] ritratto da [[Raffaello Sanzio|Raffaello]]]]
Sebbene, di fronte al pericolo incombente, Venezia si offrisse il 4 aprile 1509 di restituire Faenza e Rimini allo Stato della Chiesa, il 23 marzo Giulio II aderì pubblicamente alla Lega di Cambrai, lanciando il 27 aprile la [[scomunica]] sulla Serenissima e nominando il
Il 15 aprile 1509
Di fronte alla sconfitta e all'impossibilità di fronteggiare la potenza avversaria, la Repubblica decise l'evacuazione dei suoi [[Domini di Terraferma]] per concentrarsi sulla difesa della [[laguna di Venezia|laguna]], sciogliendo le [[Reggimento (Repubblica di Venezia)|province]] dall'obbligo di fedeltà. Il 15 maggio [[Caravaggio (Italia)|Caravaggio]] aprì le porte ai francesi e il 16 maggio cadde anche la sua rocca. Il 17 maggio [[Bergamo]] inviò a Luigi le chiavi della città, mentre [[Brescia]] sbarrò le porte ai veneziani in ritirata, consegnandosi senza alcuna resistenza significativa il 24 maggio ai francesi, assieme a [[Cremona]] e [[Crema (Italia)|Crema]].<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 90|Mallet&Shaw}}.</ref> Le principali città non occupate dai francesi, come [[Padova]], [[Verona]],
Il 31 maggio 1509 Venezia diede l'ordine di affondare la flotta del [[lago di Garda]]
[[File:Ritratto del Doge Andrea Gritti - Tiziano 059.jpg|miniatura|sinistra|[[Andrea Gritti]] in un ritratto di [[Tiziano Vecellio]]]]
Nelle città occupate, appena arrivati, i governatori imperiali si dimostrarono presto impopolari. A metà luglio i cittadini di Padova, aiutati da distaccamenti di cavalleria veneziana sotto il comando del [[Provveditore (Repubblica di Venezia)|provveditore]] [[Andrea Gritti]], si ribellarono.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 94|Mallet&Shaw}}.</ref> Le misure di emergenza decretate dal [[Consiglio dei Dieci]] permisero l'invio dalla [[Zecca di Venezia|Zecca]] ai difensori di Padova del denaro sufficiente per finanziare l'esercito capitanato dal Gritti. Gli storici stimano una cifra che va dai 120 000 ai 200 000 [[Monete di Venezia|ducati]] in contanti.<ref>{{cita|Lane, 1991|p. 287}}.</ref> I [[
A metà novembre
Di fronte a una carenza di uomini in entrambi i fronti, il Senato veneziano decise di inviare, il 20 giugno, un'ambasciata al
Questa apparente riconciliazione tra Venezia e il
Frattanto, l'11 settembre Venezia era giunta persino a ordinare al [[
La situazione sul campo volgeva frattanto sempre più in favore di Venezia. Il 26 novembre Vicenza aprì le porte al Gritti e dopo tre giorni la guarnigione della lega cedette la cittadella. Vennero quindi riconquistate Bassano, Feltre, Belluno, [[Cividale del Friuli|Cividale]], [[Castelnovo del Friuli|Castel Nuovo]], [[Monselice]], [[Montagnana]] e il [[Polesine]].<ref>{{cita libro|titolo=Histoire des republiques italiennes du Moyen Age|anno=1846|p=32|isbn=no|url=https://books.google.it/books?id=zY4KM_Q71mcC&pg=PA32&lpg=PA32&dq=Bassano,+Feltre,+Belluno,+Cividale,+Castelnuovo,+Monselice,+Montagnana&source=bl&ots=ipROIE-Gj6&sig=ACfU3U0zZkuNBNDhbdfzv-WEryjhKhqTlw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjP6oOnq_XiAhVM_qQKHSopC94Q6AEwAnoECAkQAQ#v=onepage&q=Bassano%2C%20Feltre%2C%20Belluno%2C%20Cividale%2C%20Castelnuovo%2C%20Monselice%2C%20Montagnana&f=false}}</ref>
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=== La seconda fase: l'alleanza tra Venezia e il Papa (1510) ===
{{Vedi anche|Assedio della Mirandola di papa Giulio II|Assedio di Monselice}}
L'affermazione del potere francese su tutta l'Italia settentrionale, non più controbilanciato da Venezia, destò non poche preoccupazioni ai vari principi che ben si guardarono dall'eliminare completamente la Serenissima dal panorama politico dell'epoca.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 124}}.</ref> I crescenti contrasti tra il
[[File:Bemberg Fondation Toulouse - Portrait d'Alphonse dEste - Titien Inv.1053.jpg|miniatura|Ritratto del [[Ducato di Ferrara|
Morto Pitigliano, stavolta il comando delle forze veneziane passò a Bartolomeo d'Alviano, mentre i francesi prendevano [[Vicenza]], [[Marostica]], [[Cittadella (Italia)|Cittadella]], [[Bassano del Grappa|Bassano]] e infine [[Legnago]]. Il 9 agosto il
Grazie all'uscita di scena delle truppe svizzere, l'esercito francese fu libero di marciare a sud, nel cuore d'Italia. Ai primi di ottobre
[[File:La Resa di Mirandola (1810).JPG|miniatura|sinistra|La resa di [[Mirandola]] a [[papa Giulio II]] dopo il [[Assedio della Mirandola (1510)|lungo assedio del 1510]] (olio su tela di [[Raffaello Tancredi]], 1890)]]
La Francia rispose alla scomunica di d'Amboise convocando a settembre un [[Concilio di Tours (1510)|concilio a Tours]]
D'Amboise, in marcia per soccorrere quest'ultima città, si ammalò e morì, lasciando brevemente i francesi nel caos.<ref>{{cita|Guiccardini|libro IX, pp. 68-74}}.</ref> Mirandola cadde nel gennaio 1511, dopo che il
=== La terza fase: la Lega Santa (1511-1512) ===
{{Vedi anche|Lega Santa (1511)|Battaglia di Ravenna (1512)|Operazioni in Val Vestino (1510-1517)|Assedio di Treviso|Sacco di Brescia}}
Nel marzo 1511 i francesi presero Concordia e Castelfranco,
Nel giugno 1511, tuttavia, la maggior parte della [[Romagna]] era nelle mani dei francesi: l'[[esercito pontificio]], disorganizzato e sottopagato, non era in condizione di impedire a Trivulzio di avanzare su [[Ravenna]]. In risposta a questa ''
[[File:The_Death_of_Gaston_de_Foix_in_the_Battle_of_Ravenna.jpg|miniatura|La morte di [[Gaston de Foix-Nemours]] nella [[battaglia di Ravenna (1512)|battaglia di Ravenna]], fu il preludio di un lungo periodo di sconfitte per la Francia]]
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Nell'ottobre del 1511 le truppe Franco-imperiali [[Assedio di Treviso|assediano Treviso]] la cui città era stata ben fortificata dagli architetti militari veneziani. Non riuscendo nell'impresa mollano l'assedio.
Nel mese di febbraio 1512, Luigi di Francia nominò suo nipote, [[Gaston de Foix-Nemours]], al comando delle forze francesi in Italia. Foix dimostrò di essere più energico di quanto non lo fosse stato d'Amboise:<ref name="P127">{{Cita|Pellegrini, 2009|p. 127}}.</ref> dopo aver controllato l'avanzata delle truppe spagnole di [[Ramon de Cardona]] su Bologna, fece ritorno in Lombardia per [[sacco di Brescia|saccheggiare Brescia]], che si era ribellata contro le truppe francesi, ma non prima di aver sconfitto pesantemente le truppe veneziane a [[Valeggio sul Mincio|Valeggio]].<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 127-128}}.</ref> Consapevole che gran parte dell'esercito francese sarebbe stato destinato a evitare l'imminente invasione inglese, Foix e Alfonso d'Este assediarono Ravenna, l'ultima roccaforte papale in Romagna, nella speranza di costringere la Lega Santa in un combattimento decisivo per poi poter puntare direttamente verso Roma e da lì a Napoli.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 128}}.</ref> Cardona marciò verso la città ai primi di aprile, ma fu decisamente sconfitto nella conseguente [[battaglia di Ravenna (1512)|battaglia di Ravenna]], combattuta la Domenica di Pasqua (si narra che il duca di Ferrara, alleato dei francesi, bombardasse entrambi gli schieramenti dicendo «non importa, sono tutti stranieri e perciò nemici degli Italiani»).<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 128-129}}.</ref> La morte di Foix avvenuta durante la battaglia, tuttavia, lasciò i francesi sotto il comando di [[Jacques de La Palice]] che, restio a continuare la campagna senza ordini diretti da parte del Re Luigi, si accontentò di saccheggiare accuratamente Ravenna, per poi ripiegare. L'imperatore Massimiliano I, intanto, ordinò la smobilitazione delle sue truppe.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 422
A Ravenna si consumò lo scontro probabilmente più cruento di tutte le [[guerre d'Italia del XVI secolo]], e fu la prima battaglia in cui il ruolo predominate fu svolto dall'[[artiglieria]]. Alla conclusione delle operazioni, gli sconfitti contarono la perdita di oltre la metà delle proprie forze ma anche i vincitori dovettero registrare ingenti perdite. Tutto ciò fece sì che la vittoria sul campo si trasformasse nell'inizio della sconfitta per l'esercito francese.<ref name="P131"/>
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Il 3 maggio il Concilio Lateranense V annullò le decisioni di quello di Pisa e minacciò la scomunica al re di Francia, se si fosse ostinato a non restituire le terre della Chiesa e a detenere in prigionia il cardinale [[Papa Leone X|Giovanni de' Medici]], catturato a Ravenna. Il 5 giugno Venezia riprese Cremona, ricevendo nuovamente la dedizione di Bergamo. Frattanto, Giulio II riprendeva Rimini, Ravenna, Cesena e l'intera Romagna, mentre il francese de La Palice si rinchiudeva a [[Pavia]]. Anche Bologna, Reggio e Modena ritornarono in mani pontificie, mentre Parma e Piacenza vennero sottomesse in quanto antichi territori dell'[[Esarcato d'Italia|Esarcato bizantino]].<ref name="P131">{{cita|Pellegrini, 2009|p. 131}}.</ref>
Durante il maggio dello stesso anno, la posizione francese andò notevolmente a deteriorarsi. Giulio assunse un altro esercito di mercenari svizzeri che valicò di nuovo le [[Alpi]], attraverso la [[Valtellina]], e invase la Lombardia avvicinandosi ben presto a Milano, costringendo i francesi a mettersi in difesa della città. Nel contempo Genova si ribellò il 29 giugno, acclamando doge [[Giano Fregoso (1455-1525)|Giano Fregoso]]. Una [[Dieta (storia)|dieta]] a Mantova pose sul trono del Ducato di Milano [[Massimiliano Sforza]], primogenito di [[Ludovico il Moro]], facendo entrare anche Milano nella Lega. Le guarnigioni francesi abbandonarono la Romagna (dove il duca di Urbino rapidamente prese Bologna e Parma) e si ritirarono in Lombardia, nel tentativo di impedire l'invasione. Ad agosto, gli svizzeri si unirono all'esercito veneziano, costringendo Trivulzio, convinto di non disporre di forze sufficienti per contrastare tale minaccia, ad abbandonare Milano, permettendo allo Sforza di essere nominato Duca grazie al loro sostegno.<ref name="P131"/> In seguito, La Palice fu costretto a ritirarsi attraverso le Alpi con Giulio II che pronunciò la famosa frase: «Fuori i barbari!».<ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 423-424
Alla fine di agosto, i membri della Lega si incontrarono a Mantova per discutere la situazione in Italia (in particolare la spartizione del territorio conquistato ai francesi). Un accordo venne raggiunto rapidamente per quanto riguardava [[Firenze]], che aveva irritato Giulio perché aveva permesso a Luigi di convocare il concilio di Pisa nel suo territorio. Su richiesta del Papa, Ramon de Cardona marciò in [[Toscana]], sconfiggendo la resistenza fiorentina grazie a una forza di circa {{formatnum:6000}} ''[[tercios]]'' e con solo due cannoni, rovesciando la Repubblica (guidata dal [[gonfaloniere]] [[Pier Soderini]] e che vedeva tra i suoi più alti funzionari [[Niccolò Machiavelli]]) e insediando come governante della città [[Giuliano de' Medici duca di Nemours|Giuliano de' Medici, futuro duca di Nemours]], che si dimostrò un fedele alleato del Papa.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 135, 138}}.</ref> Il 18 settembre Brescia si arrese al [[viceré di Napoli]] e ai veneziani. Legnago si arrese agli imperiali, Crema ai veneziani e Novara allo Sforza, che il 29 settembre ricevette dagli svizzeri le chiavi di Milano, con l'impegno alla difesa della città. Alla fine dell'anno una dieta a Roma cercò di ricomporre i dissidi tra Venezia e l'Imperatore, che si rifiutava di restituire Legnago, Padova, Verona, Treviso e Crema senza compenso.<ref>{{cita|Hibbert, 1993|p. 168|Hibbert, 1993}}.</ref>
Sui temi territoriali, tuttavia, sorsero rapidamente disaccordi essenziali. Giulio e i veneziani insistettero sul fatto che a Massimiliano Sforza dovesse essere consentito di mantenere il Ducato di Milano, mentre l'imperatore Massimiliano e Ferdinando cospirarono per insediare al suo posto uno dei loro nipoti. Il Papa chiese l'immediata annessione di Ferrara allo Stato Pontificio; Ferdinando contestò questa disposizione, desiderando l'esistenza di una Ferrara indipendente al fine di contrastare il potere papale sempre più in crescita. Più problematico, invece, fu l'atteggiamento di Massimiliano verso Venezia: l'Imperatore rifiutò di cedere qualsiasi territorio imperiale, in particolare quelli del Veneto, alla Repubblica. A tal fine, firmò un accordo con il Papa per escludere Venezia interamente dalla spartizione territoriale finale. Quando la Repubblica obiettò, Giulio minacciò di ricostituire la Lega di Cambrai contro di essa. In risposta, Venezia si rivolse a Luigi: il 23 marzo 1513 venne siglato a Blois un trattato tra i veneziani e i francesi in cui si impegnavano a dividersi tutta l'Italia settentrionale.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 425
=== La quarta fase: l'alleanza tra Venezia e la Francia (1513-1516) ===
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La disfatta di Novara incominciò un periodo di continue sconfitte per l'alleanza francese. Le truppe inglesi di [[Enrico VIII d'Inghilterra]] nel nord della Francia assediarono [[Thérouanne]], La Palice fu sconfitto nella [[Battaglia di Guinegatte (1513)|battaglia di Guinegatte]] e [[Tournai]] fu conquistata. In [[Navarra]], la resistenza all'invasione di Fernando crollò ed egli rapidamente consolidò il suo potere su tutta la regione e si trasferì a sostenere un'altra offensiva inglese in [[Guienna]].<ref>{{cita|Kamen, 2003|p. 35|Kamen, 2003}}.</ref> [[Giacomo IV di Scozia]] invase l'Inghilterra per volere di Luigi,<ref>{{cita|Guicciardini|libro XII, pp. 301-305}}.</ref> ma fallì nel tentativo di distrarre l'attenzione di Enrico VIII dalla campagna francese e venne disastrosamente sconfitto nella [[battaglia di Flodden Field]], il 9 settembre, che lo costrinse ad abbandonare il conflitto. Temendo la compromissione dei confini orientali francesi e di perdere la [[Borgogna]], Luigi XII si vide costretto ad accettare un trattato, firmato a Digione, in cui rinunciava alla Lombardia in cambio della pace, facendo così tramontare le sue mire di dominio sull'Italia.<ref name="p133">{{cita|Pellegrini, 2009|p. 133}}.</ref> Inoltre, il re francese dovette prendere atto del fallimento del conciliabolo, sconfessandolo e proferendo la sua sottomissione alla Chiesa romana.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 140}}.</ref>
Nel frattempo, Bartolomeo d'Alviano, inaspettatamente lasciato senza sostegno francese, si ritirò nel Veneto, inseguito da vicino dall'esercito spagnolo condotto da Cardona. Mentre gli spagnoli non furono in grado di espugnare Padova grazie alla decisa resistenza veneziana, essi penetrarono in profondità nel territorio veneziano e verso fine settembre furono in vista di Venezia. Cardona provò a bombardare la città lagunare, operazione che tuttavia si rivelò in gran parte inefficace. Inoltre, egli non possedeva imbarcazioni in grado di attraversare la laguna, e quindi fece ritorno in Lombardia. L'esercito di Alviano, avendo avuto rinforzi da parte di centinaia di volontari della [[Patriziato (Venezia)|nobiltà veneziana]], inseguì Cardona e lo affrontò fuori Vicenza il 7 ottobre. Nella
Tuttavia, la Lega Santa non riuscì ad approfittare di queste vittorie. Cardona e Alviano continuarono a combattersi in Friuli per il resto del 1513 e per il 1514. Un ruolo significativo fu svolto dal conte Girolamo della famiglia filoveneziana udinese dei [[Savorgnan]],
[[File:Marignano.jpg|miniatura|Raffigurazione della [[battaglia di Marignano]]]]
La morte di Luigi XII, avvenuta il 1º gennaio 1515, portò [[Francesco I di Francia|Francesco I]], nipote acquisito di Giulio II, al trono; rivendicato il titolo di Duca di Milano, mosse immediatamente in Italia per reclamare i propri diritti contando sul forzato assenso di papa Leone.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 144}}.</ref> A luglio, Francesco assemblò un consistente esercito nel [[Delfinato]] che contava ben {{formatnum:11000}} combattenti destinati alla [[cavalleria pesante]] a cui si affiancava una fanteria forte di {{formatnum:30000}} armati. A questi si aggiunsero altre truppe mercenarie costituite da {{formatnum:10000}} fanti [[guasconi]] e circa {{formatnum:23000}} lanzichenecchi. Nello stesso momento, un esercito combinato svizzero e pontificio si spostò a nord di Milano bloccando i passi alpini, tuttavia Francesco, seguendo il consiglio di Gian Giacomo Trivulzio, evitò i valichi principali e marciò attraverso la [[Stura di Demonte|valle della Stura]].<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 430
== Epilogo ==
Dopo la sconfitta di Marignano, la lega non possedette più la capacità o la volontà di continuare la guerra. Francesco avanzò verso Milano, conquistando la città il 4 ottobre e rimuovendo gli Sforza dal trono. Nel mese di dicembre incontrò Papa Leone X a Bologna: il Papa, che nel frattempo era stato abbandonato dal resto dei suoi mercenari svizzeri, riconsegnò Parma e Piacenza a Francesco I e Modena e Reggio al [[ducato di Ferrara|Duca di Ferrara, Modena e Reggio]].<ref>{{cita|Guicciardini|libro XII, pp. 369-372}}.</ref> In cambio, Leone ricevette garanzie di una non interferenza francese verso il suo attacco contro il [[Ducato di Urbino]]. Infine, il [[trattato di Noyon]], firmato da Francesco e [[Carlo V d'Asburgo|Carlo I di Spagna]] nel mese di agosto 1516, riconobbe le pretese francesi su Milano e quelle spagnole su Napoli, estromettendo lo stato iberico dalla guerra.<ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 290}}.</ref>
Massimiliano resistette e fece un ulteriore tentativo di invadere la Lombardia. Il suo esercito riuscì a raggiungere Milano prima di tornare indietro e, a dicembre 1516, entrò in trattative con Francesco. I trattati di Noyon del 13 agosto 1516 e di [[Bruxelles]] posero fine alla guerra, non solo comportando l'accettazione dell'occupazione francese di Milano, ma confermando anche le richieste veneziane per il resto dei possedimenti imperiali in Lombardia (con l'eccezione di Cremona), facendo sostanzialmente tornare la mappa dell'Italia allo ''[[status quo]]'' precedente il conflitto.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 432
== Note ==
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* {{cita libro|autore=Henry Kamen|titolo=Empire: How Spain Became a World Power, 1492–1763|url=https://archive.org/details/empirehowspainbe00kame|città=New York|editore=HarperCollins|anno=2003|ISBN=0-06-019476-6|lingua=en|cid=Kamen, 2003}}
<!-- * {{cita libro|autore=Angiolo Lenci|titolo=Il leone, l'aquila e la gatta, Venezia e la lega di Cambrai. Guerra e fortificazioni dalla battaglia di Agnadello all'assedio di Padova del 1509|opera=presentazione di Pietro Del Negro|editore=ed. Il Poligrafo|città=Vicenza|anno=2002}} -->
* {{cita libro|autore=Frederic C. Lane|wkautore=Frederic Chapin Lane|titolo=Storia di Venezia|url=https://archive.org/details/isbn_9788806127886|anno=1991|editore=Einaudi|città=Torino|ISBN=88-06-12788-8|cid=Lane, 1991}}
* {{cita libro|autore=Michael Mallett|autore2=J. R. Hale | titolo=The Military Organisation of a Renaissance State: Venice C.1400 to 1617 | anno=2006 | editore=Cambridge University Press |ISBN=978-0-521-03247-6|cid=Mallett, 2006|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Michael Mallett|autore2=Christine Shaw|titolo=The Italian Wars, 1494–1559: War, State and Society in Early Modern Europe|url=https://archive.org/details/italianwars149410000mall|città=Harlow|editore=Pearson Education Limited|anno=2012|ISBN=978-0-582-05758-6|lingua=en|cid=Mallet&Shaw}}
*Angiolo Lenci, ''Il leone, l'aquila e la gatta.Venezia e la guerra di Cambrai. Guerra e fortificazioni dalla battaglia di Agnadello all'assedio di Padova del 1509,''(presentazione di Piero Del Negro), il Poligrafo, Vicenza 2002.ISBN 88-7115-197-6
* {{cita libro|autore=Massimo Marocchi|titolo=I Gonzaga a Lonato 1509-1515|anno=2010|città=Brescia|cid=Marocchi, 2010|ISBN=978-88-95839-81-3}}
* {{cita libro|autore=Bernard Law Montgomery|titolo=A History of Warfare|url=https://archive.org/details/historyofwarfare00mont|città=New York|editore=World Publishing Company|anno=1968|ISBN=0-688-01645-6|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=[[John Julius Norwich]]|titolo=A History of Venice|url=https://archive.org/details/historyofvenice00norw|città=New York|editore=Vintage Books|anno=1989|ISBN=0-679-72197-5|lingua=en|cid=Norwich, 1989}}
* {{cita libro|autore=[[Charles Oman]]|titolo=A History of the Art of War in the Sixteenth Century|città=Londra|editore=Methuen & Co.|anno=1937|lingua=en|cid=Oman, 1937|ISBN=no}}
* {{cita libro|autore=Marco Pellegrini|titolo=Le guerre d'Italia: 1494-1530|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2009|isbn=978-88-15-13046-4|cid=Pellegrini, 2009}}
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* {{cita libro|autore=Christine Shaw|titolo=Julius II: The Warrior Pope|città=Oxford|editore=Blackwell Publishers|anno=1993|ISBN=0-631-16738-2|lingua=en|cid=Shaw, 1993}}
* {{cita libro|autore=Frederick Lewis Taylor|titolo=The Art of War in Italy, 1494–1529. Westport, Conn.|editore=Greenwood Press|anno=1973|ISBN=0-8371-5025-6|lingua=en|cid=Taylor, 1973}}
* {{Cita libro|autore=Angelo Berenzi|wkautore=Angelo Berenzi|titolo=Storia di Pontevico|url=https://www.bdl.servizirl.it/vufind/Record/BDL-OGGETTO-10505|anno=1888|editore=Istituto Manini|cid=Berenzi, 1888|ISBN=9788883591051}}
* {{cita libro|autore=Alvise Zorzi|wkautore=Alvise Zorzi|titolo=La Repubblica del Leone|editore=Bompiani|città=Milano|anno=2001|cid=Zorzi, 2001|ISBN=88-452-9136-7}}
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