Guerra della Lega di Cambrai: differenze tra le versioni

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|Mutamenti_territoriali = [[Contado di Cremona|Cremona]] torna a Milano
|Esito = [[Trattato di Noyon]], vittoria veneziana e francese
|Schieramento1 = '''[[1508]]–101508–10:<br>Lega di Cambrai'''<br />
{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg|20|border}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />
{{simbolo|Vexillum2.svg|20|border}} [[Stato Pontificio]]<br />
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{{simbolo|Ducado de Modena (antes de 1830).svg|20|border}} [[Ducato di Ferrara]]<br />
{{simbolo|Flag of Duchy of Urbino.svg|20|border}} [[Ducato di Urbino]]<br />
{{simbolo|Mantua Flag 1328-1575of the Margraviate of Mantua (new1328–1575).svg|20|border}} [[Marchesato di Mantova]]<br>{{simbolo| Flag of the Marquistate of Saluzzo (14th century-c. 1507).svg|20|border}} [[Marchesato di Saluzzo]]<br>{{simbolo|Flag of Montferrat.svg|20|border}} [[Marchesato del Monferrato]]
<hr/>'''1510–11''':<br />
{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />
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{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />{{simbolo|Flag of Scotland.svg}} [[Regno di Scozia]]<br />
{{simbolo|Ducado de Modena (antes de 1830).svg}} [[Ducato di Ferrara]]
|Schieramento2 = '''[[1508]]–101508–10:'''<br />
{{simbolo|Flag of the Republic of Venice.svg|20|border}} [[Repubblica di Venezia]]<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br><br><br><br>
<hr/>'''1510–11''':<br />
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== Preludio ==
Nel [[XV secolo]] la Repubblica di Venezia guidata dal Doge [[Leonardo Loredan]] era all'apice della sua potenza economica e militare: in possesso di diverse basi nel [[mar Mediterraneo]], aveva incominciato un processo di espansione nella terraferma veneta e lombarda attraverso conquiste militari, acquisizioni e dedizioni spontanee. Ciò suscitò le preoccupazioni dei governanti dei diversi Stati della penisola, in particolare del papato, che aveva assistito impotente nel 1503 alla perdita di molte importanti città della Romagna, le quali avevano chiesto e ottenuto la "[[deditio|dedizione]]" alla Repubblica di Venezia.<ref>{{Treccani|il-rinascimento-politica-e-cultura-la-cultura-immagini-di-un-mito_(Storia-di-Venezia)/|Il Rinascimento. Politica e cultura - La cultura: IMMAGINI DI UN MITO}}</ref><ref>{{Treccani|/il-rinascimento-societa-ed-economia-il-lavoro-la-ricchezza-le-coesistenze-le-strutture-dell-ospitalita_(Storia-di-Venezia)/|titolo= Il Rinascimento. SocietaSocietà ed economia - Il lavoro. La ricchezza. Le coesistenze: LELe STRUTTUREstrutture DELLdell'OSPITALITAospitalità}}</ref>
 
Nel periodo immediatamente successivo alla [[Discesa di Carlo VIII in Italia|prima guerra italiana]], [[papa Alessandro VI]] aveva esteso, con l'aiuto francese, il controllo papale ben oltre l'Italia centrale conquistando così la Romagna.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|pp. 56-57|Mallet&Shaw}}.</ref> [[Cesare Borgia]], in qualità di [[Gonfaloniere della Chiesa|Gonfaloniere degli eserciti papali]], aveva espulso i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] da [[Bologna]], che avevano governato come [[feudo]], e si avviava verso la creazione di uno Stato permanente governato dai [[Borgia]]<ref>{{cita web|url=http://www.castelbolognese.org/cessione.htm|titolo=La Cessione Di Castel Bolognese A Cesare Borgia|autore=Paolo Grandi|sito=castelbolognese.org/|accesso=21 giugno 2019}}</ref> quando Alessandro morì il 18 agosto 1503.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 390}}.</ref>
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Sebbene Cesare Borgia avesse a disposizione per sé stesso il rimanente tesoro papale, non riuscì a difendere [[Roma]] quando gli eserciti francesi e spagnoli conversero sulla città con l'intento di influenzare il [[conclave|conclave papale]]; l'elezione di [[papa Pio III]], cui succedette quasi immediatamente [[Papa Giulio II|Giulio II]], privò il Borgia dei suoi titoli e lo declassò a comandante di una compagnia di fanteria.<ref>{{cita|Guiccardini|libro VI, pp. 102-109}}.</ref> Percependo la forte debolezza del Borgia, i signori spodestati della Romagna offrirono di sottomettersi alla Repubblica di Venezia a condizione di riavere i loro antichi domini: il [[Consiglio dei Pregadi|Senato veneziano]] accettò, anche per le pressioni del futuro Giulio II che, in odio ai Borgia, aveva convinto i veneziani a prendere possesso nel 1503 di molte città romagnole e marchigiane, tra cui [[Rimini]] e [[Faenza]].<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 391}}.</ref>
 
Giulio II, dopo essersi assicurato il pieno controllo sull'esercito papale arrestando e imprigionando Cesare Borgia, si mosse velocemente per ristabilire la sovranità pontificia sulla Romagna. Il pontefice non volle però arrivare a una drastica rottura con l'unica potenza italiana uscita indenne dalle recenti guerre e cercò una soluzione diplomatica, chiedendo a Venezia la restituzione delle città romagnole conquistate.<ref>{{cita|Shaw, 1993|pp. 127–132, pp. 135–139|Shaw, 1993}}.</ref> La Repubblica di Venezia, nonostante fosse disposta a riconoscere la sovranità papale sulle città portuali lungo la costa puglieseromagnola e a concedere un tributo annuale a Giulio II, si rifiutò di abbandonare tali città.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 85|Mallet&Shaw}}.</ref><ref>{{cita|Lane, 1991|p. 284}}.</ref> Il rifiuto della Repubblica spinse il pontefice a formare una coalizione antiveneziana insieme con la Francia (interessata a recuperare le terre milanesi occupate da Venezia) e con il Sacro Romano Impero (il cui obiettivo era conquistare le città di [[Verona]], [[Vicenza]], [[Padova]], [[Treviso]], nonché [[Trieste]] e il [[TrevisoFriuli]]).<ref>{{Cita|Lane, 1991|p. 285}}.</ref> La triplice alleanza fu siglata il 22 settembre [[1504]] a [[Blois]] in Francia, nell'ambito di un [[Trattato di Blois|trattato]] nel quale ufficialmente si discuteva della situazione dei [[Paesi Bassi]], ma segretamente si era decisa la fine dell'orgogliosa Repubblica e la spartizione dei suoi territori. Il trattato di Blois non condusse per il momento a un conflitto, sia perché Venezia accettò di trattare con il pontefice (cedendogli nel [[1505]] alcune città minori della Romagna)<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 392}}.</ref>, sia perché Giulio II riteneva di non possedere forze sufficienti per combattere la Repubblica; per i successivi due anni si occupò quindi di riconquistare Bologna e [[Perugia]] che, poste tra lo Stato Pontificio e il territorio veneziano, avevano nel frattempo assunto uno ''status'' di quasi indipendenza.<ref>{{cita|Guiccardini|libro VII, pp. 174-175}}.</ref>
 
Nel 1507 Giulio II chiese nuovamente alla Repubblica di restituire le città che aveva occupato, ricevendo questa volta un secco diniego da parte del Senato veneziano.<ref name="Norwich-393">{{cita|Norwich, 1989|p. 393}}.</ref>
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Nel febbraio del 1508, [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano d'Asburgo]], usando come pretesto il viaggio a Roma per l'[[incoronazione]] imperiale, chiese di attraversare il territorio veneziano, mal celando così il suo vero scopo di strappare il [[Friuli]] all'influenza della Serenissima.<ref name=Pellegrini115>{{Cita|Pellegrini, 2009|p. 115}}.</ref> Il Senato veneziano rispose favorevolmente al passaggio di Massimiliano, ma dichiarò anche che non avrebbe tollerato che un intero esercito attraversasse il suo territorio, rendendosi disponibile a scortare l'asburgico. L'imperatore, vedendo tramontare il suo piano originario, ordinò di [[invasione del Cadore|invadere il Cadore]] (la provincia più settentrionale della Repubblica Veneta) con un esercito di {{formatnum:5000}} uomini. Una volta occupatolo senza fatica, vista la stagione fredda e nevosa, dovette far ripiegare in patria circa {{formatnum:3000}} soldati, lasciando comunque una guarnigione stanziata a [[Pieve di Cadore]].<ref name="Norwich-393"/><ref name=Pellegrini115-116>{{Cita|Pellegrini, 2009|pp. 115-116}}.</ref>
 
Venezia, senza attendere oltre, fece marciare sul posto un esercito di {{formatnum:2000}} uomini, di stanza nelle caserme di [[Bassano del Grappa]] e guidato da [[Bartolomeo d'Alviano]], allo scopo di prendere alle spalle gli imperiali quando ormai ci si trovava in pieno inverno e con la neve alta. Con uno stratagemma i veneziani tesero un'imboscata all'esercito asburgico facendolo uscire dal [[Castello di Pieve di Cadore|Castellocastello di Pieve]] per sterminarlo poi, nella famosa [[Battaglia di Cadore|battaglia di Rusecco]] del 2 marzo 1508, sterminarlo. Un secondo assalto, portato avanti da una forza [[Contea del Tirolo|tirolese]] diverse settimane più tardi, si concluse con un fallimento ancora più ampio: Alviano non solo sconfisse l'esercito imperiale, ma conquistò anche [[Trieste]], [[Pordenone]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]], costringendo Massimiliano a una tregua con Venezia.<ref name="Norwich-393"/><ref name=Pellegrini115-116/> Mortificato dall'onta della grave sconfitta, Massimiliano andò in cerca di [[Luigi XII di Francia]] allo scopo di accordarsi per un'alleanza in chiave anti veneziana.<ref name=Pellegrini116>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 116}}.</ref>
 
=== La stipula dell'accordo segreto a Cambrai (10 dicembre 1508) ===
{{Vedi anche|Lega di Cambrai}}
[[File:Louis XII et le cardinal d'Amboise.JPG|miniatura|Il re [[Luigi XII di Francia]] con il [[legato apostolico]] [[Georges I d'Amboise]]. L'intervento di quest'ultimo fu molto importante per l'adesione del [[papa Giulio II]] alla [[lega di Cambrai]]]]
 
[[File:Louis XII et le cardinal d'Amboise.JPG|miniatura|Il re [[Luigi XII di Francia]] con il [[legato apostolico]] [[Georges I d'Amboise]]. L'intervento di quest'ultimo fu molto importante per l'adesione del [[papa Giulio II]] alla [[lega di Cambrai]]]]
A metà marzo del 1508, la Repubblica di Venezia stessa fornì un pretesto per essere attaccata quando nominò il proprio candidato alla vacante [[Diocesidiocesi di Vicenza]] (un atto in linea con la consuetudine prevalente, anche se [[papa Giulio II|Giulio II]] la consideravaconsiderò una provocazione personale). Una dopo l'altra, le maggiori potenze europee furono coinvolte nella stipula di un patto di alleanza anti -veneziano, riportando in attualità gli accordi che il papa aveva predisposto nel 1504 a [[Blois]] con i francesi e con l'Impero.<ref name=Pellegrini115 /> In particolare, [[Luigi XII di Francia]], divenuto padrone di [[Milano]] dopo la [[Guerra d'Italia del 1499-1504|seconda guerra italiana]], si mostrò interessato a un'ulteriore espansione francese in Italia. Dopo una lunga trattativa che si protrasse per tutto il resto dell'anno, il 10 dicembre 1508 si incontrarono a [[Cambrai]]<ref name="Mallett p. 64"/> i rappresentanti della Francia, del [[Sacro Romano Impero]] e di [[Ferdinando II d'Aragona]]. Nella cittadina francese venne quindi fondata la [[Lega di Cambrai]], un accordo preliminare segreto per la formazione di una grande lega anti-veneziana, a cui furono invitati anche il papa Giulio II e [[Ladislao II di Boemia|Ladislao II]], il [[Rere di Ungheria]].<ref name=Pellegrini115-116 /><ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 394-395}}.</ref>
 
Il papa non partecipò personalmente alla sottoscrizione, ma fu il [[legato apostolico]] in Francia e primo ministro di Luigi, [[Georges I d'Amboise]], a garantire il suo assenso.<ref name=Pellegrini116-117/> Nonostante il d'Amboise fosse un forte avversario di Giulio II, il pontefice decise comunque di schierarsi con la lega poiché riteneva di poter riconquistare le città della [[Romagna]] che in quel momento risultavano controllate da Venezia. Concordando l'apposizione della clausola che voleva che l'esercito pontificio avrebbe attaccato solo dopo che i francesi avessero incominciato le operazioni militari in Lombardia, il papa entrò ufficialmente nella lega il 23 marzo del 1509.<ref name=Pellegrini116-117>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 116-117}}.</ref>
 
Nonostante tutti questi presupposti che muovevano i vari partecipanti alla lega, ufficialmente l'alleanza stipulata a Cambrai doveva avere come scopo contrastare l'[[Impero ottomano]] e, infatti, nel testo del trattato si menzionava una mobilitazione delle truppe delle potenze firmatarie per affrontare i [[turchi]] «la cui cupidigia rappresentava un fattore di divisione degli Stati della cristianità»; tuttavia appariva chiaro che il vero obiettivo da colpire era la Serenissima.<ref name=Pellegrini115-116/> Precisamente, gli accordi segreti raggiunti in questa alleanza prevedevano la spartizione dei territori veneziani in questo modo:<ref name=Pellegrini116/><ref>{{cita|Guiccardini|libro VIII, pp. 248-251}}.</ref><ref>{{cita|Shaw, 1993|pp. 228-234|Shaw, 1993}}.</ref><ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 284}}.</ref>
* all'imperatore Massimiliano I tutto il [[Veneto]], il Friuli, l'[[Istria]] più [[Gorizia]], [[Trieste]] e [[Rovereto]];
* a Luigi XII, Rere di Francia e da poco Ducaduca di Milano, i territori di [[Cremona]], [[Crema (Italia)|Crema]], [[Brescia]], [[Bergamo]] e la [[Gera d'Adda]];
* al reggente di [[Regno di Castiglia|Castiglia]] e Rere d'[[Regno di Aragona|Aragona]], di [[Regno di Sicilia|Sicilia]] e di [[Regno di Napoli|Napoli]], Ferdinando II, le città di [[Trani]], [[Brindisi]], [[Otranto]], [[Gallipoli (Italia)|Gallipoli]] e gli altri porti pugliesi occupati dai veneziani di recente;
* a Ladislao II, Rere d'[[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Ungheria]], la [[Dalmazia]];
* a papa Giulio II le città occupate dai veneziani in Romagna: [[Ravenna]], [[Cervia]], [[Rimini]], [[Faenza]] e [[Forlì]];
* ad [[Alfonso I d'Este|Alfonso I]], duca di [[Ducato di Ferrara|Ferrara]], il [[Polesine]], che era stato conquistato dai veneziani nel 1481;
* a [[Francesco II Gonzaga|Francesco II]], [[Marchesato di Mantova|marchese]] di [[Mantova]], le città di [[Peschiera del Garda|Peschiera]], [[Asola (Italia)|Asola]] e [[Lonato del Garda|Lonato]],<ref>{{Cita|Marocchi, 2010|p. 19}}.</ref> lungo i confini veronesi e [[brescia]]nibresciani del marchesato;
* a [[Carlo II di Savoia|Carlo II]], duca di [[Ducato di Savoia|Savoia]], l'isola di [[Cipro]], occupata da Venezia nel 1489, ma della quale i Savoia erano i legittimi eredi.
 
=== La prima fase: la Lega di Cambrai (1508-1509) ===
{{vedi anche|Battaglia di Agnadello|Assedio di Padova|Battaglia di Polesella (1509)|Battaglia di Casaloldo}}
[[File:Pope Julius II.jpg|miniatura|[[Papa Giulio II]] ritratto da [[Raffaello Sanzio|Raffaello]]]]
 
Sebbene, di fronte al pericolo incombente, Venezia si offrisse il 4 aprile 1509 di restituire Faenza e Rimini allo Stato della Chiesa, il 23 marzo Giulio II aderì pubblicamente alla Lega di Cambrai, lanciando il 27 aprile la [[scomunica]] sulla Serenissima e nominando il Ducaduca di Ferrara Alfonso I d'Este Gonfalonieregonfaloniere di Santa Romana Chiesa. Venezia rispose alla scomunica proibendone, con la minaccia di pesanti pene, la pubblicazione nei propri territori. Sentendosi circondati, i veneziani pensarono anche di allearsi con gli ottomani, ma alla fine gli si profilò l'idea di intraprendere una strategia dilatoria, in quanto certi che la lega si sarebbe sciolta perché debole dei contrasti interni che si sarebbero sviluppati.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 117}}.</ref>
 
Il 15 aprile 1509, Luigi XII lasciò Milano a capo di un esercito francese e si mosse rapidamente in territorio veneziano. Per opporsi, Venezia assunse un [[Mercenario|esercito mercenario]] di un numero compreso tra i {{M|40000}} e i {{M|60000}} soldati, posizionato al di fuori del [[Castello di Pontevico]], che lasciò il 2 maggio sotto il comando dei cugini [[Orsini]], i [[condottiero|condottieri]] [[Niccolò di Pitigliano]] come comandante e [[Bartolomeo d'Alviano]] come comandante in seconda,. maLa ''Serenissima'' non riuscì a risolvere il loro disaccordo sul modo migliore per fermare l'avanzata francese. Infatti, se il primo era conosciuto come uno stratega calcolatore, incline a quella [[politica dell'equilibrio]] che aveva caratterizzato a lungo l'azione degli Stati italiani e perciò ostile a un attacco frontale contro i francesi, il secondo proponeva una tattica più spregiudicata in linea con il suo temperamento irruente.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 117-118}}.</ref><ref>{{Cita|Berenzi, 1888|pp. 336-339}}.</ref> Di conseguenza, quando Luigi XII attraversò il fiume [[Adda]] all'inizio di maggio con quasi quarantamila uomini,<ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 285}}.</ref> e il d'Alviano avanzò per andargli incontro, l'Orsini si allontanò verso sud, credendo fosse la soluzione migliore per evitare una battaglia campale. Il 14 maggio 1509 il d'Alviano, trovandosi in inferiorità numerica davanti ai francesi nella [[battaglia di Agnadello]], inviò una richiesta di rinforzi a suo cugino, che rispose ordinandogli di interrompere il combattimento e continuare per la sua strada.<ref>{{cita|Taylor, 1973|p. 119|Taylor, 1973}}.</ref><ref>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 120-121}}.</ref> Lo stesso d'Alviano, ignorando i nuovi ordini, proseguì nella battaglia finché il suo esercito fu circondato e distrutto. Niccolò Orsini riuscì a evitare l'esercito francese, ma le sue truppe mercenarie, avuta conoscenza della sconfitta del d'Alviano, la mattina successiva disertarono in gran numero, costringendolo a ritirarsi a [[Treviso]] e a [[Mestre]] con i resti dell'esercito veneziano, che ora contava solo circa {{formatnum:6000}} cavalieri e 7-{{formatnum:8000}} fanti.<ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 399-400}}.</ref><ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 121}}.</ref>
 
Di fronte alla sconfitta e all'impossibilità di fronteggiare la potenza avversaria, la Repubblica decise l'evacuazione dei suoi [[Domini di Terraferma]] per concentrarsi sulla difesa della [[laguna di Venezia|laguna]], sciogliendo le [[Reggimento (Repubblica di Venezia)|province]] dall'obbligo di fedeltà. Il 15 maggio [[Caravaggio (Italia)|Caravaggio]] aprì le porte ai francesi e il 16 maggio cadde anche la sua rocca. Il 17 maggio [[Bergamo]] inviò a Luigi le chiavi della città, mentre [[Brescia]] sbarrò le porte ai veneziani in ritirata, consegnandosi senza alcuna resistenza significativa il 24 maggio ai francesi, assieme a [[Cremona]] e [[Crema (Italia)|Crema]].<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 90|Mallet&Shaw}}.</ref> Le principali città non occupate dai francesi, come [[Padova]], [[Verona]], e [[Vicenza]], [[Bassano del Grappa|Bassano]], [[Belluno]] e [[Feltre]], furono lasciate indifese dal ritiro di Pitigliano e si arresero rapidamente quando gli emissari imperiali di Massimiliano arrivarono nel Veneto.<ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 286}}.</ref> La disfatta fu di tale portata che gli abitanti della laguna arrivarono a temere addirittura la fine della stessa Serenissima.<ref name=Pellegrini121-122>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 121-122}}.</ref> In preparazione del temuto assedio, i veneziani si procurarono delle pietre da macina per poter lavorare in città il grano necessario importato tramite le navi, nell'impossibilità di farlo pervenire dalla terraferma. Ogni contrada organizzò dei comitati di salute pubblica capeggiati da nobili e vennero censiti i forestieri per poterne espellere una parte, sia per motivi di ordine pubblico, sia per la necessità di ridurre il fabbisogno di vettovaglie.<ref>{{cita|Lane, 1991|p. 286}}.</ref> Giulio II, che nel frattempo rilasciòaveva rilasciato l'[[interdetto]] contro Venezia, scomunicando ogni cittadino della Repubblica, invase la Romagna e prese [[Ravenna]] grazie all'aiuto di [[Alfonso I d'Este]]. Questi, dopo aver aderito alla Lega ed essere stato precedentemente nominato Gonfaloniere della Chiesa il 19 aprile, annesse ai suoi territori il [[Polesine]]. Nel sud della penisola, [[Ferdinando II d'Aragona]] riconquistò i porti della Puglia.<ref name=Pellegrini121-122/><ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 401-402}}.</ref>
 
Il 31 maggio 1509 Venezia diede l'ordine di affondare la flotta del [[lago di Garda]], per impedire che cadesse in mano ai francesi. In breve le forze della lega occuparono tutta la Terraferma, giungendo fino ai margini della laguna, alle porte di [[Mestre]], dove si era asserragliato Pitigliano. Il 10 giugno il tentativo di alcuni nobili di offrire agli imperiali la dedizione di [[Treviso]] fu impedito da una sollevazione popolare, che le valse l'invio di un contingente di supporto di 700 fanti e l'esenzione quindicennale della città dai tributi. Questo fu un fatto alquanto singolare in quel tempo, in cui era abbastanza normale che il controllo sulle varie popolazioni si succedesse tra un soggetto politico e l'altro senza che vi fossero opposizioni da parte dei cittadini.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 122}}.</ref>
 
[[File:Ritratto del Doge Andrea Gritti - Tiziano 059.jpg|miniatura|sinistra|[[Andrea Gritti]] in un ritratto di [[Tiziano Vecellio]]]]
 
Nelle città occupate, appena arrivati, i governatori imperiali si dimostrarono presto impopolari. A metà luglio i cittadini di Padova, aiutati da distaccamenti di cavalleria veneziana sotto il comando del [[Provveditore (Repubblica di Venezia)|provveditore]] [[Andrea Gritti]], si ribellarono.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 94|Mallet&Shaw}}.</ref> Le misure di emergenza decretate dal [[Consiglio dei Dieci]] permisero l'invio dalla [[Zecca di Venezia|Zecca]] ai difensori di Padova del denaro sufficiente per finanziare l'esercito capitanato dal Gritti. Gli storici stimano una cifra che va dai 120 000 ai 200 000 [[Monete di Venezia|ducati]] in contanti.<ref>{{cita|Lane, 1991|p. 287}}.</ref> I [[Lanzichenecchilanzichenecchi]] stanziati in città si dimostrarono numericamente insufficienti per opporre una resistenza efficace, e il controllo veneziano fu ristabilito a Padova il 17 luglio 1509.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 404}}.</ref> Il successo della rivolta spinse Massimiliano all'azione: ai primi di agosto, un enorme esercito imperiale, accompagnato da corpi di truppe francesi e spagnole, partì da [[Trento]] in direzione del Veneto. A causa della mancanza di cavalli, così come della disorganizzazione generale, le forze imperiali non raggiunsero Padova fino a settembre, dando il tempo alle truppe ancora disponibili di Pitigliano di concentrarsi all'interno della città. L'[[assedio di Padova]] ebbe inizio il 15 settembre 1509. Sebbene l'artiglieria francese e imperiale fosse riuscita a creare una breccia nelle [[mura di Padova|mura padovane]], i difensori, forti di ben {{formatnum:20000}} combattenti, riuscirono a tenere la città fintanto che Massimiliano, sempre più impaziente e con l'esercito che soffriva di malattie, malnutrizione e scoramento, fu costretto a levare l'assedio il 30 settembre, ritirandosi nel [[Tirolo]] con la parte principale del suo esercito.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 405}}.</ref><ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 123}}.</ref>
 
A metà novembre, Pitigliano riprese l'offensiva; le truppe veneziane sconfissero facilmente le rimanenti forze imperiali, riprendendo il controllo di Vicenza, [[Este (Italia)|Este]], Feltre e [[Belluno]]. Anche se un successivo attacco a Verona fallì, durante l'azione Pitigliano distrusse un esercito pontificio comandato da Francesco II Gonzaga. La [[Battaglia di Polesella (1509)|battaglia di Polesella]], un attacco via fiume su Ferrara da parte della flotta di [[galea|galee]] veneziane comandate da Angelo Trevisan, non ebbe invece successo, perché le navi veneziane ancorate nel [[Po|fiume Po]] ferrarese furono affondate dall'artiglieria.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 406}}.</ref><ref>{{cita|Guiccardini|libro VIII, pp. 322-323}}.</ref> Una nuova avanzata francese costrinse però Pitigliano a ritirarsi a Padova ancora una volta.<ref name="Pellegrini">{{Cita|Pellegrini, 2009|p. 125}}.</ref>
 
Di fronte a una carenza di uomini in entrambi i fronti, il Senato veneziano decise di inviare, il 20 giugno, un'ambasciata al Papapapa al fine di negoziare un accordo e per esporre il pericolo che la presenza delle armate straniere rappresentava per l'intera Italia. I termini proposti dal Papapapa furono duri: la Repubblica perdeva il tradizionale diritto del Senato di nomina suldei vescovi e di prelevare [[cleroDecima|decime]] o altre imposte sui beni ecclesiastici nei propri territori,; il divieto di giudicare i membri del [[clero]] da parte dei tribunali veneziani; il disconoscimento formale del dominio veneziano sul Golfo e la libertà di traffico e di navigazione ai sudditi papalini; la restituzione di tutte le città che erano state soggette in precedenza allo Stato della Chiesa e il pagamento di un indennizzo. Il Senato provò per oltre due mesi a trattare, ma alla fine, il 24 febbraio 1510, dovette accettare le richieste papali. Con rito solenne, nell'atrio della [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]], Giulio II, "circondato da dodici cardinali, ascoltò dagli ''oratori'' [ambasciatori] di Venezia una dichiarazione di pentimento e di sottomissione".<ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 297}}.</ref> In realtà, il [[Consiglio dei Dieci]] veneziano aveva già deliberato che i termini di questa alleanza, accettati per pura necessità, non erano validi e che sarebbero stati rigettati alla prima occasione opportuna.<ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 408-409}}.</ref>
 
Questa apparente riconciliazione tra Venezia e il Papapapa non trattenne i francesi da una nuova invasione del Veneto in marzo. A gennaio, la morte di Pitigliano fece sì che Andrea Gritti rimanesse da solo al comando delle forze veneziane; anche se Massimiliano non riuscì ad aiutare Luigi di Francia, l'esercito francese fu tuttavia sufficiente per espellere i veneziani da Vicenza entro maggio. Gritti presidiò Padova in previsione di un possibile attacco combinato dell'esercito franco-imperiale, ma Luigi, preoccupato per la morte del suo consigliere, il [[cardinale]] Georges I d'Amboise, abbandonò i suoi piani di assedio.<ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 410-411}}.</ref>
 
Frattanto, l'11 settembre Venezia era giunta persino a ordinare al [[Balio (diplomatico)|balio]]bailo di [[Costantinopoli]] e al [[Agente consolare|console]] di [[Alessandria d'Egitto]] di far pressione rispettivamente sulla [[Sublime Portaporta]] e sul [[Sultano]] [[Mamelucchi|mamelucco]], storici nemici ma anche alleati commerciali della Repubblica, affinché le accordassero consistenti prestiti e danneggiassero i commerci degli altri Stati europei, così che questi non avessero poi l'occasione, una volta sconfitta la Serenissima, di rivolgersi contro le potenze [[Islam|musulmane]].<ref>{{cita|Romanin, 1853|pp. 233-234}}.</ref>
 
La situazione sul campo volgeva frattanto sempre più in favore di Venezia. Il 26 novembre Vicenza aprì le porte al Gritti e dopo tre giorni la guarnigione della lega cedette la cittadella. Vennero quindi riconquistate Bassano, Feltre, Belluno, [[Cividale del Friuli|Cividale]], [[Castelnovo del Friuli|Castel Nuovo]], [[Monselice]], [[Montagnana]] e il [[Polesine]].<ref>{{cita libro|titolo=Histoire des republiques italiennes du Moyen Age|anno=1846|p=32|isbn=no|url=https://books.google.it/books?id=zY4KM_Q71mcC&pg=PA32&lpg=PA32&dq=Bassano,+Feltre,+Belluno,+Cividale,+Castelnuovo,+Monselice,+Montagnana&source=bl&ots=ipROIE-Gj6&sig=ACfU3U0zZkuNBNDhbdfzv-WEryjhKhqTlw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjP6oOnq_XiAhVM_qQKHSopC94Q6AEwAnoECAkQAQ#v=onepage&q=Bassano%2C%20Feltre%2C%20Belluno%2C%20Cividale%2C%20Castelnuovo%2C%20Monselice%2C%20Montagnana&f=false}}</ref>
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=== La seconda fase: l'alleanza tra Venezia e il Papa (1510) ===
{{Vedi anche|Assedio della Mirandola di papa Giulio II|Assedio di Monselice}}
L'affermazione del potere francese su tutta l'Italia settentrionale, non più controbilanciato da Venezia, destò non poche preoccupazioni ai vari principi che ben si guardarono dall'eliminare completamente la Serenissima dal panorama politico dell'epoca.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 124}}.</ref> I crescenti contrasti tra il Papapapa e il sovrano francese portarono il 24 febbraio 1510 allo scioglimento della Lega di Cambrai. Giulio II, alienato dai continui attriti con Alfonso d'Este per via di una licenza per il [[monopolio]] del sale negli Stati pontifici e dalle sue continue incursioni in terre veneziane per mantenere le recenti conquiste del Polesine, formulò l'intenzione di conquistare il [[Ducato di Ferrara]], un alleato francese, e di aggiungerlo allo Stato della Chiesa.<ref>{{cita|Rowland, 1987|pp. 347-359|Rowland, 1987}}.</ref> Ritenendo le proprie forze inadeguate per tale l'impresa, il Papapapa assunse un esercito di [[mercenari svizzeri]], ordinando loro di attaccare la Francia a Milano. Inoltre, ritirata la scomunica a Venezia e ottenuta da questa la Romagna, propose ai veneziani di allearsi con lui contro Luigi nel tentativo di recuperare l'autonomia italiana messa in discussione dall'occupazione dei transalpini. La Repubblica, di fronte alle minacce di rinnovati attacchi francesi, prontamente accettò l'offerta.<ref name=P127 />
 
[[File:Bemberg Fondation Toulouse - Portrait d'Alphonse dEste - Titien Inv.1053.jpg|miniatura|Ritratto del [[Ducato di Ferrara|Ducaduca di Ferrara]] [[Alfonso I d'Este]]]]
 
Morto Pitigliano, stavolta il comando delle forze veneziane passò a Bartolomeo d'Alviano, mentre i francesi prendevano [[Vicenza]], [[Marostica]], [[Cittadella (Italia)|Cittadella]], [[Bassano del Grappa|Bassano]] e infine [[Legnago]]. Il 9 agosto il Papapapa scomunicò Alfonso d'Este, giustificando così l'attacco contro il Ducato stesso, assalendo invano [[Genova]] e la [[Riviera Ligure]] e chiamando in Lombardia gli svizzeri, che però rientrarono presto nelle loro terre perché pagati dal re francese con un lauto compenso. Il pontefice conquistò però [[Modena]], [[Reggio Emilia]], [[Parma]] e [[Piacenza]], mentre [[Lucio Malvezzi]], capitano dell'esercito della Serenissima, riprendeva Marostica e Bassano, entrando a Vicenza e giungendo sin sotto Verona.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 415}}.</ref><ref>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 125, 127}}.</ref> Si dovette, tuttavia, aspettare fino al 1516 e 1517 per riprendere quest'ultima, insieme con [[Brescia]]. [[Cremona]], [[Cervia]], [[Ravenna]] e [[Rovereto]], invece, non tornarono mai più a far parte dello ''stado da terra'' veneziano.<ref name="P127"/><ref name="p133"/>
 
Grazie all'uscita di scena delle truppe svizzere, l'esercito francese fu libero di marciare a sud, nel cuore d'Italia. Ai primi di ottobre, [[Carlo II d'Amboise]] si mosse su Bologna, dividendo le forze papali, e il 18 ottobre si trovò a pochi chilometri dalla città. Giulio ora si rese conto che i bolognesi erano apertamente ostili al papato e non avrebbero offerto alcuna resistenza ai francesi. Lasciato solo con un distaccamento di cavalleria veneziana, fece ricorso alla scomunica di d'Amboise, che nel frattempo fu convinto dall'ambasciatore inglese a evitare di attaccare la persona del Papapapa e così si ritirò a Ferrara.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 417}}.</ref>
 
[[File:La Resa di Mirandola (1810).JPG|miniatura|sinistra|La resa di [[Mirandola]] a [[papa Giulio II]] dopo il [[Assedio della Mirandola (1510)|lungo assedio del 1510]] (olio su tela di [[Raffaello Tancredi]], 1890)]]
 
La Francia rispose alla scomunica di d'Amboise convocando a settembre un [[Concilio di Tours (1510)|concilio a Tours]], per affermare l'illegittimità della partecipazione del Papapapa a una guerra per motivi temporali. Venne programmata anche la convocazione di un futuro concilio ecumenico per discutere della questione, ma il 20 settembre la corte pontificia, indifferente al problema, giunse a Bologna per portare guerra al duca di Ferrara.<ref name="Pellegrini_A">{{cita|Pellegrini, 2009|p. 126}}.</ref> Il 12 luglio i rinforzi francesi furono costretti alla ritirata, consentendo al Papa di prendere [[Sassuolo]], [[Concordia sulla Secchia|Concordia]] e, nei primi giorni dell'anno successivo, anche [[Mirandola]], dopo un [[Assedio della Mirandola (1510)|lungo assedio]] a cui partecipò lo stesso Giulio II nonostante l'età avanzata.<ref name="Pellegrini" />
 
D'Amboise, in marcia per soccorrere quest'ultima città, si ammalò e morì, lasciando brevemente i francesi nel caos.<ref>{{cita|Guiccardini|libro IX, pp. 68-74}}.</ref> Mirandola cadde nel gennaio 1511, dopo che il Papapapa aveva preso personalmente il comando della forza di assedio. D'Amboise fu sostituito da [[Gian Giacomo Trivulzio]], che riconquistò nuovamente Concordia e [[Castelfranco Emilia]], mentre l'esercito pontificio si ritirò a [[Casalecchio]]. Alfonso d'Este, nel frattempo, si scontrò con le forze veneziane lungo il fiume Po e, distruggendole, lasciò ancora una volta Bologna isolata. Giulio, per paura di rimanere intrappolato dai francesi, partì per Ravenna. Il cardinale [[Francesco Alidosi]], lasciato al comando della difesa della città, non fu gradito dai bolognesi come non lo fu lo stesso Giulio e quando, il 23 maggio 1511, un esercito francese comandato da Trivulzio arrivò alle porte della città, essa si arrese in fretta. Giulio incolpò di questa sconfitta [[Francesco Maria I Della Rovere]], duca di Urbino, il quale, trovando ciò abbastanza ingiusto, fece assassinare Alidosi mentre si recava dal Papa.<ref>{{cita|Guicciardini|libro IX, pp. 74-77}}.</ref>
 
=== La terza fase: la Lega Santa (1511-1512) ===
{{Vedi anche|Lega Santa (1511)|Battaglia di Ravenna (1512)|Operazioni in Val Vestino (1510-1517)|Assedio di Treviso|Sacco di Brescia}}
 
Nel marzo 1511 i francesi presero Concordia e Castelfranco, provocandomentre lail fuga21 delmaggio Papafu ala Ravenna,volta mentredi ilBologna, 21la maggioseconda anchecittà Bolognapiù cadevapopolosa indello mano[[Stato ai francesiPontificio]]. Luigi XII cercò di approfittare didel questamomento momentanea fase di difficoltà del papafavorevole per sollevare i cardinali filo -francesi con il pretesto di ribadire l'autonomia della [[Chiesa cattolica in Francia|chiesa gallicana]]. Inoltre, ilIl re francese convocò per il 1º settembre 1511 presso [[Pisa]] un [[concilio]] (passato alla storia come "[[Concilio di Pisa (1511)|conciliabolo]]") di nove cardinali dissidenti nel tentativo di deporre ilGiulio pontefice,II. frattantoIl rientrato a Roma. Questipontefice, però, convocò il 18 luglio un altro [[concilio]] in [[Laterano]] (il [[Concilio Lateranense V]]), minacciando i cardinali ribelli della perdita della porpora in caso di mancata sottomissione di lì a due mesi: il 13 novembre una sollevazione di pisani mise in fuga i dissidenti.<ref name="Pellegrini_A" /> Tra lei impresesuccessi diplomatichediplomatici che Giulio II intrapreseconseguì in quei tempi vi è da annoverare un accordo, mediato dal cardinale [[Matteo Schiner]], con la [[confederazione elvetica]] che metteva al servizio del papa un contingente di fanteria da impiegarsi come milizia personale: era così nata la [[Guardia svizzera pontificia]].<ref name="P127"/>
 
Nel giugno 1511, tuttavia, la maggior parte della [[Romagna]] era nelle mani dei francesi: l'[[esercito pontificio]], disorganizzato e sottopagato, non era in condizione di impedire a Trivulzio di avanzare su [[Ravenna]]. In risposta a questa ''débâcleimpasse'', Giulio proclamò una [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]] contro la Francia. La nuova alleanza crebbe rapidamente fino a includere non solo la [[Spagna]] e il [[Sacro Romano Impero]], ma anche [[Enrico VIII d'Inghilterra]] che, avendo deciso di cogliere l'occasione come una scusa per espandere la sua influenza nel nord della Francia, concluse il 17 novembre il trattato di Westminster con Ferdinando, un impegno di mutuo soccorso contro i francesi.<ref>{{cita|Hutchinson, 2012|p. 159|Hutchinson, 2012}}.</ref>
 
[[File:The_Death_of_Gaston_de_Foix_in_the_Battle_of_Ravenna.jpg|miniatura|La morte di [[Gaston de Foix-Nemours]] nella [[battaglia di Ravenna (1512)|battaglia di Ravenna]], fu il preludio di un lungo periodo di sconfitte per la Francia]]
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La disfatta di Novara incominciò un periodo di continue sconfitte per l'alleanza francese. Le truppe inglesi di [[Enrico VIII d'Inghilterra]] nel nord della Francia assediarono [[Thérouanne]], La Palice fu sconfitto nella [[Battaglia di Guinegatte (1513)|battaglia di Guinegatte]] e [[Tournai]] fu conquistata. In [[Navarra]], la resistenza all'invasione di Fernando crollò ed egli rapidamente consolidò il suo potere su tutta la regione e si trasferì a sostenere un'altra offensiva inglese in [[Guienna]].<ref>{{cita|Kamen, 2003|p. 35|Kamen, 2003}}.</ref> [[Giacomo IV di Scozia]] invase l'Inghilterra per volere di Luigi,<ref>{{cita|Guicciardini|libro XII, pp. 301-305}}.</ref> ma fallì nel tentativo di distrarre l'attenzione di Enrico VIII dalla campagna francese e venne disastrosamente sconfitto nella [[battaglia di Flodden Field]], il 9 settembre, che lo costrinse ad abbandonare il conflitto. Temendo la compromissione dei confini orientali francesi e di perdere la [[Borgogna]], Luigi XII si vide costretto ad accettare un trattato, firmato a Digione, in cui rinunciava alla Lombardia in cambio della pace, facendo così tramontare le sue mire di dominio sull'Italia.<ref name="p133">{{cita|Pellegrini, 2009|p. 133}}.</ref> Inoltre, il re francese dovette prendere atto del fallimento del conciliabolo, sconfessandolo e proferendo la sua sottomissione alla Chiesa romana.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 140}}.</ref>
 
Nel frattempo, Bartolomeo d'Alviano, inaspettatamente lasciato senza sostegno francese, si ritirò nel Veneto, inseguito da vicino dall'esercito spagnolo condotto da Cardona. Mentre gli spagnoli non furono in grado di espugnare Padova grazie alla decisa resistenza veneziana, essi penetrarono in profondità nel territorio veneziano e verso fine settembre furono in vista di Venezia. Cardona provò a bombardare la città lagunare, operazione che tuttavia si rivelò in gran parte inefficace. Inoltre, egli non possedeva imbarcazioni in grado di attraversare la laguna, e quindi fece ritorno in Lombardia. L'esercito di Alviano, avendo avuto rinforzi da parte di centinaia di volontari della [[Patriziato (Venezia)|nobiltà veneziana]], inseguì Cardona e lo affrontò fuori Vicenza il 7 ottobre. Nella conseguentesuccessiva [[battaglia de La Motta]], l'esercito veneziano subì una netta sconfitta.<ref name="P132"/><ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 429}}.</ref><ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 288}}.</ref>
 
Tuttavia, la Lega Santa non riuscì ad approfittare di queste vittorie. Cardona e Alviano continuarono a combattersi in Friuli per il resto del 1513 e per il 1514. Un ruolo significativo fu svolto dal conte Girolamo della famiglia filoveneziana udinese dei [[Savorgnan]], affrontandoil battagliequale spessoriuscì inconcludentiad inimpedire cuil'invasione Cardonadel nonVeneto fuda inparte gradodel generale imperiale Cristoforo [[Frangipane (famiglia)|Frangipane]], che aveva già assoggettato [[Udine]], Cividale e [[Tolmezzo]]. Asserragliatosi nella [[fortezza di fareOsoppo]], alcunriuscì progressoa resistere all'assedio fino all'arrivo di Bartolomeo d'Alviano. Quest'ultimo sconfisse e fece prigioniero il Frangipane a [[Prata di Pordenone]] nel 1514, consentendo a Venezia di assicurarsi la definitiva riconquista del Friuli.<ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. reale302}}.</ref> Enrico VIII, non essendo riuscito a guadagnare un territorio significativo, concluse una pace separata con la Francia.<ref>{{cita|Guicciardini|libro XII, pp. 306-311}}.</ref> Infine, nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 1513, Giulio II si spense lasciando la lega senza una guida. Gli succedette l'11 marzo il cardinale Giovanni de' Medici di soli 37 anni, divenuto [[Papa Leone X]], il quale cercò immediatamente di svincolarsi dalla guerra.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 139}}.</ref>
 
[[File:Marignano.jpg|miniatura|Raffigurazione della [[battaglia di Marignano]]]]
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* {{cita libro|autore=Henry Kamen|titolo=Empire: How Spain Became a World Power, 1492–1763|url=https://archive.org/details/empirehowspainbe00kame|città=New York|editore=HarperCollins|anno=2003|ISBN=0-06-019476-6|lingua=en|cid=Kamen, 2003}}
<!-- * {{cita libro|autore=Angiolo Lenci|titolo=Il leone, l'aquila e la gatta, Venezia e la lega di Cambrai. Guerra e fortificazioni dalla battaglia di Agnadello all'assedio di Padova del 1509|opera=presentazione di Pietro Del Negro|editore=ed. Il Poligrafo|città=Vicenza|anno=2002}} -->
* {{cita libro|autore=Frederic C. Lane|wkautore=Frederic Chapin Lane|titolo=Storia di Venezia|url=https://archive.org/details/isbn_9788806127886|anno=1991|editore=Einaudi|città=Torino|ISBN=88-06-12788-8|cid=Lane, 1991}}
* {{cita libro|autore=Michael Mallett|autore2=J. R. Hale | titolo=The Military Organisation of a Renaissance State: Venice C.1400 to 1617 | anno=2006 | editore=Cambridge University Press |ISBN=978-0-521-03247-6|cid=Mallett, 2006|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Michael Mallett|autore2=Christine Shaw|titolo=The Italian Wars, 1494–1559: War, State and Society in Early Modern Europe|url=https://archive.org/details/italianwars149410000mall|città=Harlow|editore=Pearson Education Limited|anno=2012|ISBN=978-0-582-05758-6|lingua=en|cid=Mallet&Shaw}}
*Angiolo Lenci, ''Il leone, l'aquila e la gatta.Venezia e la guerra di Cambrai. Guerra e fortificazioni dalla battaglia di Agnadello all'assedio di Padova del 1509,''(presentazione di Piero Del Negro), il Poligrafo, Vicenza 2002.ISBN 88-7115-197-6
* {{cita libro|autore=Massimo Marocchi|titolo=I Gonzaga a Lonato 1509-1515|anno=2010|città=Brescia|cid=Marocchi, 2010|ISBN=978-88-95839-81-3}}
* {{cita libro|autore=Bernard Law Montgomery|titolo=A History of Warfare|url=https://archive.org/details/historyofwarfare00mont|città=New York|editore=World Publishing Company|anno=1968|ISBN=0-688-01645-6|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=[[John Julius Norwich]]|titolo=A History of Venice|url=https://archive.org/details/historyofvenice00norw|città=New York|editore=Vintage Books|anno=1989|ISBN=0-679-72197-5|lingua=en|cid=Norwich, 1989}}
* {{cita libro|autore=[[Charles Oman]]|titolo=A History of the Art of War in the Sixteenth Century|città=Londra|editore=Methuen & Co.|anno=1937|lingua=en|cid=Oman, 1937|ISBN=no}}
* {{cita libro|autore=Marco Pellegrini|titolo=Le guerre d'Italia: 1494-1530|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2009|isbn=978-88-15-13046-4|cid=Pellegrini, 2009}}
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* {{cita libro|autore=Christine Shaw|titolo=Julius II: The Warrior Pope|città=Oxford|editore=Blackwell Publishers|anno=1993|ISBN=0-631-16738-2|lingua=en|cid=Shaw, 1993}}
* {{cita libro|autore=Frederick Lewis Taylor|titolo=The Art of War in Italy, 1494–1529. Westport, Conn.|editore=Greenwood Press|anno=1973|ISBN=0-8371-5025-6|lingua=en|cid=Taylor, 1973}}
* {{Cita libro|autore=Angelo Berenzi|wkautore=Angelo Berenzi|titolo=Storia di Pontevico|url=https://www.bdl.servizirl.it/vufind/Record/BDL-OGGETTO-10505|anno=1888|editore=Istituto Manini|cid=Berenzi, 1888|ISBN=9788883591051}}
* {{cita libro|autore=Alvise Zorzi|wkautore=Alvise Zorzi|titolo=La Repubblica del Leone|editore=Bompiani|città=Milano|anno=2001|cid=Zorzi, 2001|ISBN=88-452-9136-7}}
 
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