Guerra della Lega di Cambrai: differenze tra le versioni

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{{simbolo|Ducado de Modena (antes de 1830).svg|20|border}} [[Ducato di Ferrara]]<br />
{{simbolo|Flag of Duchy of Urbino.svg|20|border}} [[Ducato di Urbino]]<br />
{{simbolo|Mantua Flag 1328-1575of the Margraviate of Mantua (new1328–1575).svg|20|border}} [[Marchesato di Mantova]]<br>{{simbolo| Flag of the Marquistate of Saluzzo (14th century-c. 1507).svg|20|border}} [[Marchesato di Saluzzo]]<br>{{simbolo|Flag of Montferrat.svg|20|border}} [[Marchesato del Monferrato]]
<hr/>'''1510–11''':<br />
{{simbolo|Bannière de France style 1500.svg}} [[Regno di Francia (Età moderna)|Regno di Francia]]<br />
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== Preludio ==
Nel [[XV secolo]] la Repubblica di Venezia guidata dal Doge [[Leonardo Loredan]] era all'apice della sua potenza economica e militare: in possesso di diverse basi nel [[mar Mediterraneo]], aveva incominciato un processo di espansione nella terraferma veneta e lombarda attraverso conquiste militari, acquisizioni e dedizioni spontanee. Ciò suscitò le preoccupazioni dei governanti dei diversi Stati della penisola, in particolare del papato, che aveva assistito impotente nel 1503 alla perdita di molte importanti città della Romagna, le quali avevano chiesto e ottenuto la "[[deditio|dedizione]]" alla Repubblica di Venezia.<ref>{{Treccani|il-rinascimento-politica-e-cultura-la-cultura-immagini-di-un-mito_(Storia-di-Venezia)/|Il Rinascimento. Politica e cultura - La cultura: IMMAGINI DI UN MITO}}</ref><ref>{{Treccani|/il-rinascimento-societa-ed-economia-il-lavoro-la-ricchezza-le-coesistenze-le-strutture-dell-ospitalita_(Storia-di-Venezia)/|titolo= Il Rinascimento. SocietaSocietà ed economia - Il lavoro. La ricchezza. Le coesistenze: LELe STRUTTUREstrutture DELLdell'OSPITALITAospitalità}}</ref>
 
Nel periodo immediatamente successivo alla [[Discesa di Carlo VIII in Italia|prima guerra italiana]], [[papa Alessandro VI]] aveva esteso, con l'aiuto francese, il controllo papale ben oltre l'Italia centrale conquistando così la Romagna.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|pp. 56-57|Mallet&Shaw}}.</ref> [[Cesare Borgia]], in qualità di [[Gonfaloniere della Chiesa|Gonfaloniere degli eserciti papali]], aveva espulso i [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] da [[Bologna]], che avevano governato come [[feudo]], e si avviava verso la creazione di uno Stato permanente governato dai [[Borgia]]<ref>{{cita web|url=http://www.castelbolognese.org/cessione.htm|titolo=La Cessione Di Castel Bolognese A Cesare Borgia|autore=Paolo Grandi|sito=castelbolognese.org/|accesso=21 giugno 2019}}</ref> quando Alessandro morì il 18 agosto 1503.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 390}}.</ref>
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Sebbene Cesare Borgia avesse a disposizione per sé stesso il rimanente tesoro papale, non riuscì a difendere [[Roma]] quando gli eserciti francesi e spagnoli conversero sulla città con l'intento di influenzare il [[conclave|conclave papale]]; l'elezione di [[papa Pio III]], cui succedette quasi immediatamente [[Papa Giulio II|Giulio II]], privò il Borgia dei suoi titoli e lo declassò a comandante di una compagnia di fanteria.<ref>{{cita|Guiccardini|libro VI, pp. 102-109}}.</ref> Percependo la forte debolezza del Borgia, i signori spodestati della Romagna offrirono di sottomettersi alla Repubblica di Venezia a condizione di riavere i loro antichi domini: il [[Consiglio dei Pregadi|Senato veneziano]] accettò, anche per le pressioni del futuro Giulio II che, in odio ai Borgia, aveva convinto i veneziani a prendere possesso nel 1503 di molte città romagnole e marchigiane, tra cui [[Rimini]] e [[Faenza]].<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 391}}.</ref>
 
Giulio II, dopo essersi assicurato il pieno controllo sull'esercito papale arrestando e imprigionando Cesare Borgia, si mosse velocemente per ristabilire la sovranità pontificia sulla Romagna. Il pontefice non volle però arrivare a una drastica rottura con l'unica potenza italiana uscita indenne dalle recenti guerre e cercò una soluzione diplomatica, chiedendo a Venezia la restituzione delle città romagnole conquistate.<ref>{{cita|Shaw, 1993|pp. 127–132, pp. 135–139|Shaw, 1993}}.</ref> La Repubblica di Venezia, nonostante fosse disposta a riconoscere la sovranità papale sulle città portuali lungo la costa romagnola e a concedere un tributo annuale a Giulio II, si rifiutò di abbandonare tali città.<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 85|Mallet&Shaw}}.</ref><ref>{{cita|Lane, 1991|p. 284}}.</ref> Il rifiuto della Repubblica spinse il pontefice a formare una coalizione antiveneziana insieme con la Francia (interessata a recuperare le terre milanesi occupate da Venezia) e con il Sacro Romano Impero (il cui obiettivo era conquistare le città di [[Verona]], [[Vicenza]], [[Padova]], [[Treviso]], nonché [[Trieste]] e il [[Friuli]]).<ref>{{Cita|Lane, 1991|p. 285}}.</ref> La triplice alleanza fu siglata il 22 settembre [[1504]] a [[Blois]] in Francia, nell'ambito di un [[Trattato di Blois|trattato]] nel quale ufficialmente si discuteva della situazione dei [[Paesi Bassi]], ma segretamente si era decisa la fine dell'orgogliosa Repubblica e la spartizione dei suoi territori. Il trattato di Blois non condusse per il momento a un conflitto, sia perché Venezia accettò di trattare con il pontefice (cedendogli nel [[1505]] alcune città minori della Romagna)<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 392}}.</ref>, sia perché Giulio II riteneva di non possedere forze sufficienti per combattere la Repubblica; per i successivi due anni si occupò quindi di riconquistare Bologna e [[Perugia]] che, poste tra lo Stato Pontificio e il territorio veneziano, avevano nel frattempo assunto uno ''status'' di quasi indipendenza.<ref>{{cita|Guiccardini|libro VII, pp. 174-175}}.</ref>
 
Nel 1507 Giulio II chiese nuovamente alla Repubblica di restituire le città che aveva occupato, ricevendo questa volta un secco diniego da parte del Senato veneziano.<ref name="Norwich-393">{{cita|Norwich, 1989|p. 393}}.</ref>
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A metà novembre Pitigliano riprese l'offensiva; le truppe veneziane sconfissero facilmente le rimanenti forze imperiali, riprendendo il controllo di Vicenza, [[Este (Italia)|Este]], Feltre e [[Belluno]]. Anche se un successivo attacco a Verona fallì, durante l'azione Pitigliano distrusse un esercito pontificio comandato da Francesco II Gonzaga. La [[Battaglia di Polesella (1509)|battaglia di Polesella]], un attacco via fiume su Ferrara da parte della flotta di [[galea|galee]] veneziane comandate da Angelo Trevisan, non ebbe invece successo, perché le navi veneziane ancorate nel [[Po|fiume Po]] ferrarese furono affondate dall'artiglieria.<ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 406}}.</ref><ref>{{cita|Guiccardini|libro VIII, pp. 322-323}}.</ref> Una nuova avanzata francese costrinse però Pitigliano a ritirarsi a Padova ancora una volta.<ref name="Pellegrini">{{Cita|Pellegrini, 2009|p. 125}}.</ref>
 
Di fronte a una carenza di uomini in entrambi i fronti, il Senato veneziano decise di inviare, il 20 giugno, un'ambasciata al papa al fine di negoziare un accordo e per esporre il pericolo che la presenza delle armate straniere rappresentava per l'intera Italia. I termini proposti dal papa furono duri: la Repubblica perdeva il tradizionale diritto del Senato di nomina dei vescovi e di prelevare [[Decima|decime]] o altre imposte sui beni ecclesiastici nei propri territori; il divieto di giudicare i membri del [[clero]] da parte dei tribunali veneziani; il disconoscimento formale del dominio veneziano sul Golfo e la libertà di traffico e di navigazione ai sudditi papalini; la restituzione di tutte le città che erano state soggette in precedenza allo Stato della Chiesa e il pagamento di un indennizzo. Il Senato provò per oltre due mesi a trattare, ma alla fine, il 24 febbraio 1510, dovette accettare le richieste papali. Con rito solenne, nell'atrio della [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]], Giulio secondoII, "circondato da dodici cardinali, ascoltò dagli ''oratori'' [ambasciatori] di Venezia una dichiarazione di pentimento e di sottomissione".<ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 297}}.</ref> In realtà, il Consiglio dei Dieci veneziano aveva già deliberato che i termini di questa alleanza, accettati per pura necessità, non erano validi e che sarebbero stati rigettati alla prima occasione opportuna.<ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 408-409}}.</ref>
 
Questa apparente riconciliazione tra Venezia e il papa non trattenne i francesi da una nuova invasione del Veneto in marzo. A gennaio, la morte di Pitigliano fece sì che Andrea Gritti rimanesse da solo al comando delle forze veneziane; anche se Massimiliano non riuscì ad aiutare Luigi di Francia, l'esercito francese fu tuttavia sufficiente per espellere i veneziani da Vicenza entro maggio. Gritti presidiò Padova in previsione di un possibile attacco combinato dell'esercito franco-imperiale, ma Luigi, preoccupato per la morte del suo consigliere, il [[cardinale]] Georges I d'Amboise, abbandonò i suoi piani di assedio.<ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 410-411}}.</ref>
 
Frattanto, l'11 settembre Venezia era giunta persino a ordinare al [[Balio (diplomatico)|balio]]bailo di [[Costantinopoli]] e al [[Agente consolare|console]] di [[Alessandria d'Egitto]] di far pressione rispettivamente sulla [[Sublime porta]] e sul [[Sultano]] [[Mamelucchi|mamelucco]], storici nemici ma anche alleati commerciali della Repubblica, affinché le accordassero consistenti prestiti e danneggiassero i commerci degli altri Stati europei, così che questi non avessero poi l'occasione, una volta sconfitta la Serenissima, di rivolgersi contro le potenze musulmane.<ref>{{cita|Romanin, 1853|pp. 233-234}}.</ref>
 
La situazione sul campo volgeva frattanto sempre più in favore di Venezia. Il 26 novembre Vicenza aprì le porte al Gritti e dopo tre giorni la guarnigione della lega cedette la cittadella. Vennero quindi riconquistate Bassano, Feltre, Belluno, [[Cividale del Friuli|Cividale]], [[Castelnovo del Friuli|Castel Nuovo]], [[Monselice]], [[Montagnana]] e il [[Polesine]].<ref>{{cita libro|titolo=Histoire des republiques italiennes du Moyen Age|anno=1846|p=32|isbn=no|url=https://books.google.it/books?id=zY4KM_Q71mcC&pg=PA32&lpg=PA32&dq=Bassano,+Feltre,+Belluno,+Cividale,+Castelnuovo,+Monselice,+Montagnana&source=bl&ots=ipROIE-Gj6&sig=ACfU3U0zZkuNBNDhbdfzv-WEryjhKhqTlw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjP6oOnq_XiAhVM_qQKHSopC94Q6AEwAnoECAkQAQ#v=onepage&q=Bassano%2C%20Feltre%2C%20Belluno%2C%20Cividale%2C%20Castelnuovo%2C%20Monselice%2C%20Montagnana&f=false}}</ref>
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La disfatta di Novara incominciò un periodo di continue sconfitte per l'alleanza francese. Le truppe inglesi di [[Enrico VIII d'Inghilterra]] nel nord della Francia assediarono [[Thérouanne]], La Palice fu sconfitto nella [[Battaglia di Guinegatte (1513)|battaglia di Guinegatte]] e [[Tournai]] fu conquistata. In [[Navarra]], la resistenza all'invasione di Fernando crollò ed egli rapidamente consolidò il suo potere su tutta la regione e si trasferì a sostenere un'altra offensiva inglese in [[Guienna]].<ref>{{cita|Kamen, 2003|p. 35|Kamen, 2003}}.</ref> [[Giacomo IV di Scozia]] invase l'Inghilterra per volere di Luigi,<ref>{{cita|Guicciardini|libro XII, pp. 301-305}}.</ref> ma fallì nel tentativo di distrarre l'attenzione di Enrico VIII dalla campagna francese e venne disastrosamente sconfitto nella [[battaglia di Flodden Field]], il 9 settembre, che lo costrinse ad abbandonare il conflitto. Temendo la compromissione dei confini orientali francesi e di perdere la [[Borgogna]], Luigi XII si vide costretto ad accettare un trattato, firmato a Digione, in cui rinunciava alla Lombardia in cambio della pace, facendo così tramontare le sue mire di dominio sull'Italia.<ref name="p133">{{cita|Pellegrini, 2009|p. 133}}.</ref> Inoltre, il re francese dovette prendere atto del fallimento del conciliabolo, sconfessandolo e proferendo la sua sottomissione alla Chiesa romana.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 140}}.</ref>
 
Nel frattempo, Bartolomeo d'Alviano, inaspettatamente lasciato senza sostegno francese, si ritirò nel Veneto, inseguito da vicino dall'esercito spagnolo condotto da Cardona. Mentre gli spagnoli non furono in grado di espugnare Padova grazie alla decisa resistenza veneziana, essi penetrarono in profondità nel territorio veneziano e verso fine settembre furono in vista di Venezia. Cardona provò a bombardare la città lagunare, operazione che tuttavia si rivelò in gran parte inefficace. Inoltre, egli non possedeva imbarcazioni in grado di attraversare la laguna, e quindi fece ritorno in Lombardia. L'esercito di Alviano, avendo avuto rinforzi da parte di centinaia di volontari della [[Patriziato (Venezia)|nobiltà veneziana]], inseguì Cardona e lo affrontò fuori Vicenza il 7 ottobre. Nella conseguentesuccessiva [[battaglia de La Motta]], l'esercito veneziano subì una netta sconfitta.<ref name="P132"/><ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 429}}.</ref><ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 288}}.</ref>
 
Tuttavia, la Lega Santa non riuscì ad approfittare di queste vittorie. Cardona e Alviano continuarono a combattersi in Friuli per il resto del 1513 e per il 1514. Un ruolo significativo fu svolto dal conte Girolamo della famiglia filoveneziana udinese dei [[Savorgnan]], il quale riuscì ad impedire l'invasione del Veneto da parte del generale imperiale Cristoforo [[Frangipane (famiglia)|Frangipane]], che aveva già assoggettato Udine, [[Cividale del Friuli|CividaleUdine]], Cividale e [[Tolmezzo]]. Asserragliatosi nella [[fortezza di Osoppo]], riuscì a resistere all'assedio fino all'arrivo di Bartolomeo d'Alviano. Quest'ultimo sconfisse e fece prigioniero il Frangipane a [[Prata di Pordenone]] nel 1514, consentendo a Venezia di assicurarsi la definitiva riconquista del Friuli.<ref>{{cita|Zorzi, 2001|p. 302}}.</ref> Enrico VIII, non essendo riuscito a guadagnare un territorio significativo, concluse una pace separata con la Francia.<ref>{{cita|Guicciardini|libro XII, pp. 306-311}}.</ref> Infine, nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 1513, Giulio II si spense lasciando la lega senza una guida. Gli succedette l'11 marzo il cardinale Giovanni de' Medici di soli 37 anni, divenuto [[Papa Leone X]], il quale cercò immediatamente di svincolarsi dalla guerra.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 139}}.</ref>
 
[[File:Marignano.jpg|miniatura|Raffigurazione della [[battaglia di Marignano]]]]
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* {{cita libro|autore=Henry Kamen|titolo=Empire: How Spain Became a World Power, 1492–1763|url=https://archive.org/details/empirehowspainbe00kame|città=New York|editore=HarperCollins|anno=2003|ISBN=0-06-019476-6|lingua=en|cid=Kamen, 2003}}
<!-- * {{cita libro|autore=Angiolo Lenci|titolo=Il leone, l'aquila e la gatta, Venezia e la lega di Cambrai. Guerra e fortificazioni dalla battaglia di Agnadello all'assedio di Padova del 1509|opera=presentazione di Pietro Del Negro|editore=ed. Il Poligrafo|città=Vicenza|anno=2002}} -->
* {{cita libro|autore=Frederic C. Lane|wkautore=Frederic Chapin Lane|titolo=Storia di Venezia|url=https://archive.org/details/isbn_9788806127886|anno=1991|editore=Einaudi|città=Torino|ISBN=88-06-12788-8|cid=Lane, 1991}}
* {{cita libro|autore=Michael Mallett|autore2=J. R. Hale | titolo=The Military Organisation of a Renaissance State: Venice C.1400 to 1617 | anno=2006 | editore=Cambridge University Press |ISBN=978-0-521-03247-6|cid=Mallett, 2006|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Michael Mallett|autore2=Christine Shaw|titolo=The Italian Wars, 1494–1559: War, State and Society in Early Modern Europe|url=https://archive.org/details/italianwars149410000mall|città=Harlow|editore=Pearson Education Limited|anno=2012|ISBN=978-0-582-05758-6|lingua=en|cid=Mallet&Shaw}}
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{{Principali battaglie delle guerre d'Italia del XVI secolo}}
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{{Portale|guerra|storia|rinascimento|Venezia}}
{{Vetrina|giorno=2|mese=7|anno=2019|Valutazione= Wikipedia:Riconoscimenti_di_qualità/Segnalazioni/Guerra della Lega di Cambrai|arg= storia|arg2= guerra}}
 
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[[Categoria:Guerra nel 1516]]
[[Categoria:Guerre d'Italia (XVI secolo)|Lega di Cambrai]]
[[Categoria:Guerre che coinvolgono la Repubblica di Venezia|Lega di Cambrai]]
[[Categoria:Guerre che coinvolgono la Contea e il Ducato di Urbino|Lega di Cambrai]]
[[Categoria:Guerre che coinvolgono la Signoria e il Ducato di Ferrara|Lega di Cambrai]]