Adoro te devote: differenze tra le versioni

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[[File:Francesco Guardi 036.jpg|miniatura|[[Francesco Guardi]], ''Santo adorante il santissimo Sacramento'' (1740 ca.); [[olio su tela]], 87x69 cm, Museo Nazionale, [[Trento]]]]
L''''Adoro te devote''' è uno di cinque [[inni]], che sono stati scritti da [[San Tommaso d'Aquino]], in occasione dell'introduzione della solennità del [[Corpus Domini]] nel 1264 su commissione di papa [[Urbano IV]].
'''''Adoro te devote''''' è uno dei cinque [[Inno (liturgia)|inni]] [[Eucaristia|eucaristici]] attribuiti a [[san Tommaso d'Aquino]] e scritti in occasione dell'introduzione della solennità del [[Corpus Domini]] nel 1264 su commissione di [[papa Urbano IV]]. Le sue prime testimonianze risalgono a non meno di cinquant'anni dalla morte del [[San Tommaso d'Aquino|''Dottore Angelico'']].<ref>{{cita web|url=http://www.zenit.org/article-239?l=italian|titolo=Credo ciò che ha detto il Figlio di Dio: riflessioni sull'Eucaristia|accesso=19 giugno 2008|urlarchivio=https://www.webcitation.org/6HytWfkpC?url=http://www.zenit.org/it/articles/credo-cio-che-ha-detto-il-figlio-di-dio-riflessioni-sull-eucaristia|dataarchivio=9 luglio 2013|urlmorto=sì}}</ref>
 
L'attribuzione dell'inno a Tommaso d'Aquino era stata precedentemente messa in dubbio da alcuni studiosi,<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=1KUS-cBJmqoC&q=%22If+the+Office+of+the+Blessed+Sacrament%22|titolo=Saint Thomas Aquinas: the person and his work|autore=[[Jean-Pierre Torrell]]|data=2005|editore=CUA Press|isbn=9780813214238|lingua=en}}</ref> mentre ricerche più recenti hanno messo a tacere tali perplessità.<ref name="murray">{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=MWMDAAAAQBAJ&q=%22there+can+no+longer+be+great+or+serious+doubt%22|titolo=Aquinas at Prayer: The Bible, Mysticism and Poetry|cognome=Murray|nome=Paul|data=10 ottobre 2013|editore=A&C Black|isbn=9781441107558|lingua=en}}</ref> Probabilmente, Tommaso la utilizzò anche come preghiera privata, per l'[[Adorazione eucaristica|adorazione]] quotidiana del [[Santissimo Sacramento]].<ref name="murray" />
L'inno si trova nel Messale Romano e nel [[Catechismo della Chiesa Cattolica]] (1381), viene cantato per l'adorazione eucaristica.
 
L'inno affronta il tema teologico e mistico dell'[[inabitazione]] [[Trinità|trinitaria]] e dell'unione con Dio nell'[[Eucaristia]].<ref>[./Denis_Sureau Denis Sureau], ''Prières devant le Saint-Sacrement'', [https://books.google.fr/books?id=iDeMdNadMLoC&pg=PA77#v=onepage&q&f=false p. 77], 2002</ref>
==Testo originale==
 
A differenza degli inni che furono composti e musicati per la solennità del Corpus Domini del 1264, l{{'}}''Adoro te devote'' non fu scritto per una funzione liturgica e non compare in nessun testo liturgico dell'epoca, al punto che alcuni studiosi ritengono che sia stato scritto dal frate per la messa da recitarsi ad uso privato.<ref>''The Feast of Corpus Christi'', di Barbara R. Walters, Penn State Press, 2007 {{ISBN|0-271-02924-2}} p. 12</ref>
Adóro te devóte, látens Déitas,<br/>
Quæ sub his figúris, vere látitas,<br/>
Tibi se cor meum totum, súbjicit,<br/>
Quia, te contémplans, totum déficit.
 
L'inno fu inserito nel [[Messale Romano]] del 1570, voluto da [[papa Pio V]]. Le prime due strofe sono citate nel [[Catechismo della Chiesa Cattolica]] ([https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c1a3_it.htm n. 1381]) per spiegare teologicamente e poeticamente il mistero eucaristico. Questo inno eucaristico veniva generalmente cantato [[Genuflessione|genuflessi]] davanti al [[Santissimo Sacramento]], mentre attualmente viene cantato durante la distribuzione della comunione, la [[Benedizione eucaristica|benedizione con il Santissimo Sacramento]], le adorazioni eucaristiche o nelle preghiere di ringraziamento al termine della [[messa]].
Visus, tactus, gustus, in te fállitur,<br/>
Sed audítu solo tuto créditur,<br/>
Credo quidquid díxit Dei Fílius,<br/>
Nil hoc Verbo veritátis vérius.<ref>Per ragioni metriche, che porterebbero a dover spezzare in due parti la parola ''veritàtis'' (veri-tàtis), l'ultimo verso della seconda strofa può trovarsi anche nella forma ''Nil hoc veritàtis Verbo vérius''. Fonte: {{cita web|titolo=Credo ciò che ha detto il Figlio di Dio: riflessioni sull'Eucaristia|url=http://www.zenit.org/article-239?l=italian|accesso=19-06-2008}}</ref>
 
Dopo la riforma del [[Concilio Vaticano II]], l'inno fu collocato all'inizio della celebrazione eucaristica e fu per la prima volta stabilita una versione critica definitiva del testo. La chiesa cattolica scelse di adottare l'edizione critica di dom André Wilmart, pubblicata nel 1932.<ref name="torrell">[./Jean-Pierre_Torrell Jean-Pierre Torrell], ''Initiation à saint Thomas'', p. 132, 2015 [https://books.google.fr/books?id=Zg-CDwAAQBAJ&pg=PT132]</ref><ref>[./Annibale_Bugnini Annibale Bugnini], ''La réforme de la liturgie (1948 - 1975)'', p. 667, nota n. 1049, 2015 [https://books.google.fr/books?id=r328CgAAQBAJ&pg=PT667]</ref>
In cruce latébat solo Déitas,<br/>
At hic látet simul et humánitas,<br/>
Ambo támen crédens átque cónfitens,<br/>
Peto quod petívit latro pœnitens.
 
Tuttavia, nel [[rito romano]] l'inno non è attribuito ad alcuna festività religiosa.<ref name="infogre">[https://gregorien.info/chant/id/263/0/fr Sito dell'accademia di canto gregoriano]</ref> Nel [[messale]] promulgato da [[papa Giovanni XXIII]] nel 1962, l{{'}}''Adore te devote'' è elencato nelle preghiere per ottenere l'[[indulgenza]].<ref>''Missale romanum ex decreto SS. concilii Tridentini restitutum'' (1962/2005) [https://www.documentacatholicaomnia.eu/01p/1962-06-23,_SS_Ioannes_XXIII,_Missale_Romanum,_LT.pdf]</ref> Fu il primo caso ufficiale nel rito romano di un inno associato all'indulgenza e che fu soppresso dal messale del 1969.<ref name="synopsis">Synopsis Ritus Romanus de 1962 (issu de 1570) et de 1969, ''Orationes, Gratiarum actio post Missam'' p. 6 di 12 [http://www.unavocesevilla.com/Ordo157019691.pdf]</ref>
Plagas, sicut Thomas, non intúeor,<br/>
Deum támen meum te confíteor,<br/>
Fac me tibi sémper mágis crédere,<br/>
In te spem habére, te dilígere.
 
Ancora alla fine degli anni '80 l'inno risultava di notevole interesse per gli organisti sia come brano per organo che come [[mottetto]] accompagnato dall'organo. [[Olivier Messiaen]] lo collocò all'inizio del suo ''Le Livre du Saint-Sacrement'', pubblicato nel 1984.<ref name="messiaen">[https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb139602378 Scheda bibliografica] nel sito della [ Biblioteca nazionale di Francia]</ref>
O memoriále mortis Dómini,<br/>
Panis vivus, vitam præstans hómini,<br/>
Præsta meæ menti de te vívere,<br/>
Et te illi semper dulce sápere.
 
Il [[24 dicembre]] 2004, [[papa Giovanni Paolo II]] citò l{{'}}''Adoro te devote'' nell'[[omelia]] di quella che fu la sua ultima [[messa di mezzanotte]].<ref>[http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/fr/homilies/2004/documents/hf_jp-ii_hom_20041224_christmas-night.html Omelia del 24 dicembre 2004]</ref> Nello stesso anno, il Pontefice firmò con mano tremante una cartolina che recitava: "Adoro te devote [...] in nativitate Domini 2004".<ref>[https://www.vatican.va/liturgical_year/christmas/index_2004_ge.htm Cartolina di Giovanni Paolo II]</ref>
Pie pellicáne, Jesu Dómine,<br/>
Me immúndum munda tuo sánguine,<br/>
Cujus una stilla salvum fácere,<br/>
Totum mundum quit ab ómni scélere.
 
== Testo e traduzioni ==
Jesu, quem velátum nunc aspício,<br/>
[[File:Adoro_te_devote_(gregorian).png|miniatura|''Adoro te devote'' in [[Tetragramma musicale|notazione quadrata]] per canto gregoriano]]
Ora fíat illud, quod tAm sítio,<br/>
{|
Ut te reveláta cernens fácie,<br/>
| valign="top" |
Visu sim beátus tuæ glóriæ.<br/>
; Inno latino del 1264
Amen.
 
''Adóro Te devóte, látens Déitas,''
===Traduzione italiana===
Adoro Te, devotamente, o nascosta Deità,<br/>
Che sotto queste figure sei nascosta veramente,<br/>
A Te il cuor mio tutto si assoggetta,<br/>
Perché contemplando Te, tutto vien meno.
 
''Quæ sub his figúris, vere látitas:''
La vista, il tatto, il gusto, in Te falliscono,<br/>
Ma solo con l'udito crediamo tutto,<br/>
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio,<br/>
Nulla è più vero di questo Verbo di verità.
 
''Tibi se cor meum totum súbjicit,''
Sulla croce stava nascosta la sola Divinità,<br/>
Ma qui sta nascosta anche l'umanità,<br/>
Entrambe però credendo e confessando,<br/>
Chiedo ciò che domandò il ladro penitente.
 
''Quia, te contémplans, totum déficit''.
Le piaghe, come Tommaso, non veggo,<br/>
Tuttavia per mio Dio ti confesso,<br/>
Fammi credere sempre di più in Te,<br/>
Che in Te abbia speranza e che ami Te.
 
''Visus, tactus, gustus, in te fállitur,''
O memoriale della morte del Signore,<br/>
Pane vivo che dai vita all'uomo,<br/>
Concedi all'anima mia di vivere di Te,<br/>
E che ad essa sempre Tu torni di dolcezza.
 
''Sed audítu solo tuto créditur:''
O pio pellicano, Signore Gesù,<br/>
Me immondo col tuo sangue monda,<br/>
Di esso una sola stilla rende salvo<br/>
Tutto il mondo da ogni delitto.
 
''Credo quidquid díxit Dei Fílius;''
O Gesù, che velato ora guardo,<br/>
 
Che avvenga ciò che tanto desidero,<br/>
''Nil hoc verbo veritátis vérius''.<ref>Per ragioni metriche, che porterebbero a dover spezzare in due parti la parola ''veritátis'' (veri-tátis), l'ultimo verso della seconda strofa può trovarsi anche nella forma ''Nil hoc veritátis Verbo vérius''. Fonte: {{cita web|url=http://www.zenit.org/article-239?l=italian|titolo=Credo ciò che ha detto il Figlio di Dio: riflessioni sull'Eucaristia|accesso=19 giugno 2008|urlarchivio=https://www.webcitation.org/6HytWfkpC?url=http://www.zenit.org/it/articles/credo-cio-che-ha-detto-il-figlio-di-dio-riflessioni-sull-eucaristia|dataarchivio=9 luglio 2013|urlmorto=sì}}</ref>
Che contemplando Te col volto scoperto,<br/>
 
A tal vista sia beato della tua gloria.<br/>
''In cruce latébat sola Déitas,''
Cosí sia.
 
''At hic látet simul et humánitas:''
 
''Ambo támen crédens átque cónfitens,''
 
''Peto quod petívit latro pœnitens''.
 
''Plagas, sicut Thomas, non intúeor,''
 
''Deum támen meum te confíteor.''
 
''Fac me tibi sémper mágis crédere,''
 
''In te spem habére, te dilígere''.
 
''O memoriále mortis Dómini,''
 
''Panis vivus, vitam præstans hómini,''
 
''Præsta meæ menti de te vívere,''
 
''Et te illi semper dulce sápere.''
 
''Pie pellicáne, Jesu Dómine,''
 
''Me immúndum munda tuo sánguine,''
 
''Cujus una stilla salvum fácere,''
 
''Totum mundum quit ab ómni scélere''.
 
''Jesu, quem velátum nunc aspício,''
 
''Oro fíat illud, quod tam sítio:''
 
''Ut, te reveláta cernens fácie,''
 
''Visu sim beátus tuæ glóriæ. Amen''.
| valign="top" |
; Traduzione del ''[[Missale Romanum]]''<ref>{{cita web|url=https://www.maranatha.it/MobileEdition/T15-MissaleRomanum1962/testi/05page.htm|titolo=Preghiere dei sacerdoti da recitarsi dopo la Messa|sito=''maranatha.it''|accesso=1º marzo 2019|urlarchivio=https://archive.is/20131103031642/https://www.maranatha.it/MobileEdition/T15-MissaleRomanum1962/testi/05page.htm|urlmorto=no|anno=1962}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.liturgia.maranatha.it/Eucaristia/a1/3text.htm|titolo=Rito della Comunione fuori dalla Messa e culto eucaristico - Preghiere e letture|sito=''maranatha.it''|accesso=1º marzo 2019|urlarchivio=https://archive.is/20060507015043/http://www.liturgia.maranatha.it/Eucaristia/a1/3text.htm|urlmorto=no|anno=1962}}</ref>
 
''O Gesù ti adoro nell’ostia nascosto,''
 
''che, sotto queste specie, stai celato:''
 
''Solo in Te il mio cuore si abbandona''
 
''Perché contemplando Te, tutto è vano.''
 
''La vista, il tatto, il gusto non arriva a Te,''
 
''ma la tua parola resta salda in me:''
 
''credo a tutto ciò / che il Figlio di Dio ha detto:''
 
''nulla è più vero della tua parola di verità.''
 
''Hai nascosto in croce la Divinità,''
 
''ma sull’altare si cela anche la tua umanità:''
 
''uomo-Dio la fede ti rivela a me'',
 
''Cerco ciò che desiderò il ladro pentito.''
 
''Non vedo le piaghe come Tommaso,''
 
''tuttavia confesso che tu sei il mio Dio.''
 
''Fa' che io possa credere sempre più a Te,''
 
''che abbia speranza in Te e che ti ami''.
 
''O memoriale della morte del Signore,''
 
''pane vivo che offri la vita all'uomo,''
 
''fa' che la mia mente viva di Te,''
 
''e che ti gusti sempre dolcemente.''
 
''O pio pellicano Signore Gesù,''
 
''purifica me, peccatore, col tuo sangue,''
 
''che, con una sola goccia, può rendere salvo''
 
''tutto il mondo da ogni peccato.''
 
''O Gesù, che ora vedo,''
 
''prego che avvenga ciò che tanto desidero:''
 
''che, vedendoti col volto svelato,''
 
''sia beato della visione della tua gloria. Amen.''
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; Traduzione in versi
 
Dio, che Ti celi sotto questi vel,
 
trepido T'adoro e m'affido a Te;
 
tutto a Te, Signore, s'abbandona il cuor,
 
tutto esulta e freme, quando guarda Te.
 
Nulla al tatto, nulla al gusto, nulla all'occhio appar;
 
ma la Tua parola io risento in cuor;
 
credo quanto disse il Divin Figlio,
 
Tu, ne sono certo, sei la verità.
 
Hai nascosto in croce la divinità;
 
qui tu mi nascondi pur l'umanità;
 
ma io credo e spero come il buon ladron:
 
quello ch'egli chiese chiedo anch'io a Te.
 
Vide Te Tommaso e credette allor;
 
senza ch'io Ti veda credo a Te, Signor;
 
fa' che la mia fede cresca sempre più:
 
fammi in Te sperare arder sol per Te.
 
Vivo memoriale di Gesù che muor,
 
pane prodigioso, vita d'ogni cuor;
 
fa' che questo cuore viva sol per Te:
 
nulla gli sia dolce quanto il Tuo sapor.
 
Pio pellicano, mio Gesù Signore,
 
dal peccato, grido, lavami, Signore.
 
Il Tuo sangue è fuoco, brucia il nostro error,
 
una sola stilla tutti può salvar.
 
O Gesù, che vedo sotto questi vel,
 
d'una sete grande spasima il mio cuor;
 
il Tuo volto santo possa contemplar
 
nella piena luce della gloria in ciel. Amen.
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; '''Traduzione adattata'''<ref>{{cita web|url=https://docplayer.it/63782705-Dall-annuncio-di-gesu-cristo-alla-celebrazione-del-signore.html|titolo=Dall'annuncio di Gesù Cristo alla celebrazione del Signore|sito=''docplayer.it''|formato=pdf|accesso=1º marzo 2019|urlarchivio=https://archive.is/20190301142947/https://docplayer.it/63782705-Dall-annuncio-di-gesu-cristo-alla-celebrazione-del-signore.html|urlmorto=no|p=63}}</ref>
 
Adoro Te devotamente, oh Deità che Ti nascondi,
 
Che sotto queste apparenze Ti celi veramente:
 
A te tutto il mio cuore si abbandona,
 
Perché, contemplandoTi, tutto vien meno.
 
La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano<ref>Per una corretta interpretazione teologica di questo verso si veda l'omelia del teologo padre [[Raniero Cantalamessa]], pronunciata alla presenza di papa Giovanni Paolo II nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano la seconda settimana di Avvento il 10 dicembre 2004: «Non è che i sensi della vista, del tatto e del gusto, per se stessi, si ingannino circa le specie eucaristiche, ma siamo noi che possiamo ingannarci nell’interpretare quello che essi ci dicono, se non crediamo. Non si ingannano perché l’oggetto proprio dei sensi sono le apparenze - ciò che si vede, si tocca e si gusta - e le apparenze sono realmente quelle del pane e del vino, mentre l'intelletto (e nei rari casi della miatica, anche i sensi) colgono che la specie del pane e del vino è anche Cristo, la vera sostanza del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo risorto dalla morte di croce. Scrive san Tommaso: {{citazione|In questo sacramento, non c’è alcun inganno. Infatti gli accidenti che sono percepiti dai sensi ci sono veramente, mentre l’intelletto, che ha per oggetto la sostanza, viene preservato dal cadere in inganno dalla fede.|San Tommaso d'Aquino, ''[[Summa Theologiae]]'' IIIª q. 75 a. 5 ad 2|In hoc sacramento nulla est deceptio, sunt enim secundum rei veritatem accidentia, quae sensibus diiudicantur. Intellectus autem, cuius est proprium obiectum substantia, per fidem a deceptione praeservatur.|lingua=la}} Fonte: {{cita web|url=http://www.zenit.org/article-239?l=italian|titolo=Credo ciò che ha detto il Figlio di Dio: riflessioni sull'Eucaristia, di padre Raniero Cantalamessa|accesso=19 giugno 2008|urlarchivio=https://www.webcitation.org/6HytWfkpC?url=http://www.zenit.org/it/articles/credo-cio-che-ha-detto-il-figlio-di-dio-riflessioni-sull-eucaristia|dataarchivio=9 luglio 2013|urlmorto=sì}}</ref>
 
Ma solo con l'udito si crede con sicurezza:
 
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio,
 
Nulla è più vero di questa parola di verità.
 
Sulla croce era nascosta la sola divinità,
 
Ma qui è celata anche l'umanità:
 
Eppure credendo e confessando entrambe,
 
Chiedo ciò che domandò il ladrone penitente.
 
Le piaghe, come Tommaso, non veggo,
 
Tuttavia confesso Te mio Dio.
 
Fammi credere sempre più in Te,
 
Che in Te io abbia speranza, che io Ti ami.
 
Oh memoriale della morte del Signore,
 
Pane vivo, che dai vita all'uomo,
 
Concedi al mio spirito di vivere di Te,
 
E di gustarTi in questo modo<ref>''Illi'' è un avverbio traducibile con "in quel luogo, colà", e dunque in senso figurativo "nella specie del pane".</ref> ''sempre dolcemente''.
 
Oh pio Pellicano, Signore Gesù,
 
Purifica me, immondo, col tuo sangue,
 
Del quale una sola goccia può<ref>''Quit'' (da ''queo'', cioè potere, essere in grado di) è nel verso successivo.</ref> salvare
 
Il mondo intero da ogni peccato.
 
Oh Gesù, che velato ora ammiro,
 
Prego che avvenga ciò che tanto bramo,
 
Che, contemplandoTi col volto rivelato,
 
A tal visione io sia beato della tua gloria. Così sia.
|}
 
==Storia==
L'attribuzione dell{{'}}''Adoro te devote'' è stata spesso messa in dubbio o contestata a più riprese nel corso dei secoli.<ref name=ottaviano /><ref name="p80" />
 
Nonostante le conferme e le raccomandazioni di diversi papi, l'uso dei testi di Tommaso d'Aquino nel [[Rito romano]] non fu accertato fino al XV secolo, in particolare dopo l'approvazione da parte di [[papa Sisto IV|Sisto IV]] († 1484) della sequenza ''[[Lauda Sion]]'', da citarsi in occasione del Corpus Domini. Sussiste quindi una notevole difficoltà nell'identificare l'autore dai manoscritti. In mancanza di autografi di questo Dottore della Chiesa, l'inserimento nel rito romano fu operato sulla base della tradizione testuale e letteraria dei manoscritti, nonché sul confronto con le dottrine presentate nelle sue opere teologiche.<ref name="p258">* [[Auguste Gaudel]], ''A propos de la controverse touchant l'attribution de l{{'}}''Adoro te'' à saint Thomas'', dans la ''Revue des sciences religieuses'', tome 10-2, 1930, p. 258 - 260, ivi [https://www.persee.fr/doc/rscir_0035-2217_1930_num_10_2_1482, p. 258]</ref> In tale contesto, nel 1929, Dom [[André Wilmart|Henri-Marie-André Wilmalt]], dopo aver studiato in dettaglio l'inno, non fu in grado di pervenire ad una conclusione definitiva.<ref name="p259"> [[Auguste Gaudel]], ''A propos de la controverse touchant l'attribution de l{{'}}''Adoro te'' à saint Thomas'', dans la ''Revue des sciences religieuses'', tome 10-2, 1930, p. 258 - 260, ivi [https://www.persee.fr/doc/rscir_0035-2217_1930_num_10_2_1482 p. 259]</ref> L'anno successivo, [[Auguste Gaudel]] insistette che il pensiero dell'autore espresso in corrispondenza della seconda strofa (al verso "Visus, tactus...") era diverso da quello presentato nella terza parte della ''[[Summa Theologiae]]''.<ref name="p259" />
Contrariamente a Wilmart e a Gaudel, il tomista domenicano [[Jean-Pierre Torrell]] confermò la paternità di san Tommaso sulla scorta degli elementi di seguito riportati:
# il testo completo si trova nella quarta versione della ''Ystoria sacti Thome'' (Storia di San Tommaso) di [[Guglielmo di Tocco]]<ref name="p80">[[Jean-Pierre Torrell]], ''L'authenticité de l' " Adoro te devote " '', in ''[[Revue des sciences religieuses]]'', tomo 67-1, 1993, pp. 79 - 83 [https://www.persee.fr/doc/rscir_0035-2217_1993_num_67_1_3215 versione online], ivi p. 80</ref>, che fu la prima biografia del teologo;
# a differenza degli altri inni attribuiti al Dottore angelico, la poesia fu citata in un manoscritto del XIV secolo secondo cui '' frate Tommaso la pronunciò sul letto di morte''<ref name="p81">[[Jean-Pierre Torrell]], ''L'authenticité de l' " Adoro te devote " '', in ''[[Revue des sciences religieuses]]'', tomo 67-1, 1993, pp. 79 - 83 [https://www.persee.fr/doc/rscir_0035-2217_1993_num_67_1_3215 versione online], ivi p. 81</ref>,
# una poesia di [[Jacopone da Todi]], datata tra il 1280 e il 1294, contiene le stesse parole, di cui si può considerare una [[parafrasi]]<ref name="p81" />;
# la singolare frase ''cuius una stila'' (una sola goccia, nella VI strofa) e il simbolismo del [[pellicano#Il pellicano nella storia|pellicano]] sono presenti anche in altre opere di questo Dottore della Chiesa.<ref name="p82">[[Jean-Pierre Torrell]], ''L'authenticité de l' " Adoro te devote " '', in ''[[Revue des sciences religieuses]]'', tomo 67-1, 1993, pp. 79 - 83 [https://www.persee.fr/doc/rscir_0035-2217_1993_num_67_1_3215 versione online], ivi p. 82</ref>
 
Nel 2016, il professor Henk JM Schoot chiarì che la maggior parte dei 51 manoscritti più antichi citava Tommaso come unico autore, mentre nessun manoscritto indicava un autore differente da lui.<ref name="p8069">{{cita|Schoot (2016)|p. 69, nota n. 4}}.</ref> Molti di essi erano ricollegati al periodo napoletano<ref name="canterbury">Éditions Canterbury Press {{en}}[https://hymnology.hymnsam.co.uk/a/adoro-te-devote,-latens-deitas]</ref> nel quale era nata la vocazione domenicana del frate e dove si era costantemente manifestata fino alla morte la sua fervente preghiera presso la cappella di san Nicola.<ref>Papa Benedetto XVI, udienza generale del 2 giugno 2010 [http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/fr/audiences/2010/documents/hf_ben-xvi_aud_20100602.html]</ref> La data di composizione risulta coerente con quella del dogma della [[transustanziazione]] (e non della trasformazione<ref name="hs p. 70">{{cita|Schoot (2016)|p. 70, nota n. 5}}.</ref>) sancito dal [[Concilio Lateranense IV]] del 1215. Secondo Schoot, è probabile che l{{'}}''Adoro te devote'' fosse stato concepito originariamente come preghiera personale.<ref name="p67">{{cita|Schoot (2016)|p. 67}}.</ref> Il ''Canterbury Dictionary of Hymnology'' datò la composizione intorno al 1260 a Parigi, quando Tommaso d'Aquino si dedicò allo studio dell'[[Eucaristia]].<ref name=canterbury /> Diversi studiosi come [[Martin Grabmann]], sostengono che la [[teologia eucaristica]] tomista è presentata in quest'inno.<ref>Jean-Pierre Torrell, ''Iniziazione a San Tommaso'', 2015, [https://books.google.fr/books?id=Zg-CDwAAQBAJ&pg=PT132 p. 132]</ref>
A parte l'estromissione immotivata dell'inno dall'[[edizione critica]] della [[Commissione leonina|Commissione Leonina]], i teologi concordano in prevalenza sulla paternità di san Tommaso, che è anche detto ''doctor eucharisticus''.<ref name="hs p. 68">{{cita|Schoot (2016)|p. 68, nota n. 2}}.</ref> Del resto, non risulta agevole individuare un'ipotesi alternativa. Nel 2016, anche il teologo Henk Schoot concluse che egli era quasi certamente l'autore.<ref name="hs p.69">{{cita|Schoot (2016)|p. 69}}.</ref> Analoga determinazione fu effettuata dalla [[Biblioteca nazionale di Francia]].<ref>[https://data.bnf.fr/fr/15855511/adoro_te/ Scheda bibliografica dell'Adoro te]</ref>
 
La versione originale non è ancora stata ripristinata, dato che il testo in uso è ancora l'edizione critica di Dom André Wilmart.<ref name="p5068">{{cita|School (2016)|p. 68, nota n. 1}}.</ref><ref>Paul Hammond, ''Milton's Complex Words'', p. 334, [[Oxford University Press]] 2017 {{en}}[https://books.google.fr/books?id=4BBADwAAQBAJ&pg=PT334]</ref> Infatti, le [[sillaba|sillabe]] e gli [[accentazione|accenti]] del primo verso mancano di coerenza con gli altri. Poiché è improbabile che Tommaso d'Aquino abbia commesso questo tipo di errore, Schoot propone come prima strofa ''Te devote laudo, latens veritas''<ref name="p5068" />, affermando che il testo fu modificato dopo la morte di Tommaso.
 
===''Adoro te Domine'' come preghiera dell'Adorazione della Croce===
Prima dell{{'}}''Adoro te devote'' esistevano numerose varianti intitolate ''Adoro te'', quali l{{'}}''Adoro te domine Iesu Christe in cruce ascendentem''<ref name="p71">p. 71, nota 6</ref><ref name="keynes">Simon Keynes, ''Anglo-Saxon England'', tomo XXVI, p. 123, [[Cambridge University Press]] 1998 {{en}}[https://books.google.fr/books?id=T9Oy2SexDMUC&pg=PA123]</ref>, risalente all'[[età carolingia]]e riservato all'[[adorazione della Croce]], in particolare nel [[Venerdì Santo]].<ref name=keynes /> A partire al XIII secolo, questa preghiera per la Croce fu integrata con quella dell'elevazione eucaristica, rendendone l'uso comune. L{{'}}''Adoro te devote'' fu introdotto nella liturgia sotto l'influenza dell{{'}}''Adoro te Domine''.<ref name="p71" />
 
===Durante il Rinascimento===
Al 2015, Jean-Pierre Torrell risultava a conoscenza di soli tre manoscritti dell'inno risalenti al XIV secolo<ref name=torrell />, segno che la diffusione dell'opera rimase scarsa fino a quello successivo.
 
A partire dalla fine del XV secolo, nuovi inni iniziarono ad occupare il ruolo precedentemente svolto dall{{'}}''[[Ave verum corpus]]''. L{{'}}''Adoro te devote'' entrava sempre più a far parte del [[repertorio]], insieme all{{'}}''[[O salutaris Hostia]]'' e al ''[[Panis angelicus]]'', sia come preghiera devozionale che per l'elevazione eucaristica<ref name="ottaviano">Warren Drake, ''Ottaviano Petrucci, Motetti de Passione, de Cruce, de Sacramento, de Beata Virgine'', pp. 19 - 21, 2002 [https://books.google.fr/books?id=vZma1mE6BKwC&pg=pc]</ref> che per l'adorazione del [[Santissimo Sacramento]].
 
===Dopo la Controriforma===
Con il [[Concilio di Trento]], la Chiesa Cattolica riformò la propria [[liturgia]]. L'inno fu aggiunto per la prima volta al [[messale romano]] del 1570, pubblicato durante il pontificato di san [[papa Pio V|Pio V]]. In esso compariva come preghiera di ringraziamento finale recitata dal celebrante per l'[[azione della grazia]].<ref name="ortiz">Michael J. Ortiz, ''Like the First Morning: The Morning Offering as a Daily Renewal'', p. 75, 2015 {{en}}[https://books.google.fr/books?id=FAehBwAAQBAJ&pg=PA75]</ref><ref name="synopsis" /><ref name="hs p.78">p. 78, nota n. 15; Schoot non è d'accordo con questa attribuzione, poiché secondo lui la preghiera veniva recitata durante il [[Viatico]]'' [https://liturgie.catholique.fr/lexique/viatique/] in alcuni manoscritti più antichi.''</ref>
 
Se la tradizione afferma che fu il Pontefice stesso<ref name=ortiz /> - che proclamò Tommaso Dottore della Chiesa - a disporre questo inserimento, tuttavia non è noto quale documento specificasse questa attribuzione. Resta che la Controriforma riscoprì quest'inno dimenticato. Nel 1872 [[William Edward Scudamore]] scrisse di non aver trovato alcun messale antecedente il 1570, che contenesse l{{'}}''Adoro te devote''.<ref>William Edward Scudamore, ''Notitia Eucharistica'', p. 839, nota n. 1, 1872 [https://books.google.fr/books?id=okc8kxmFoeoC&pg=PA839]</ref> Ciò confermerebbe la data di approvazione formale da parte della [[Santa Sede]].
 
===Composizione musicale===
Quanto alla composizione musicale, il repertorio di questo inno rimase veramente modesto, a differenza di altri [[mottetto|mottetti]] di elevazione. Essendo il testo riservato ai celebranti, l'interesse dei musicisti rimase limitato. Poiché il celebrante non canta dopo il termine della Messa, alcuni compositori indicarono l'inno come adatto per il momento dell'elevazione eucaristica.
È nota un'unica composizione rinascimentale: un mottetto di [[Gregor Aichinger]], pubblicato nel 1607, che differiva per il primo verso (''Adoro te supplex, latens Deitas'').<ref name="sureau">[[Denis Sureau]], ''Prières devant le Saint-Sacrement'', p. 77, 2002 [https://books.google.fr/books?id=iDeMdNadMLoC&pg=PA77]</ref>
 
Durante il regno di [[Luigi XIV di Francia]], l'inno fu musicato da [[Henry Du Mont]], [[Pierre Robert]] e [[Guillaume-Gabriel Nivers]], mentre non destò l'interesse di [[Marc-Antoine Charpentier]] e di [[Michel-Richard de Lalande]], che pure composero un gran numero di mottetti.
Di nuovo nel XIX secolo numerosi compositori francesi scrissero mottetti per l'elevazione eucaristica e per il Santissimo Sacramento.
 
== Preghiera finale ==
Fino alla prima metà del novecento, il canto eucaristico dell{{'}}''Adoro Te devote'' poteva essere seguito da questa preghiera di ringraziamento a Gesù Cristo, al termine della [[Santa Messa|celebrazione eucaristica]]:
 
{{Citazione|Ti prego, dolcissimo Signore Gesù Cristo, che la tua passione sia per me forza da cui io possa essere rafforzato, protetto e difeso: possano le tue ferite essere per me cibo e bevanda di cui io possa essere nutrito, inebriato e deliziato; possa l'aspersione del tuo sangue essere per me un'abluzione per tutti i miei peccati; possa la tua morte essere per me gloria sempiterna, e possa la tua croce essere per me gloria eterna. In questi sii il mio ristoro, la gioia, la salute e la gioia del mio cuore: tu che vivi e regni per sempre. Amen.|3=Obsecro Te, dulcissime Domine Jesu Christe, ut passio tua sit mihi virtus qua muniar atque defendar: vulnera tua sint mihi cibus potusque quibus pascar, inebrier atque delecter; aspersio sanguinis tui sit mihi ablutio omnium delictorum meorum; resurrectio tua sit mihi gloria sempiterna. In his sit mihi refectio, exultatio sanitas et dulcedo cordis mei. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.|lingua=la|lingua2=it}}
 
L'11 dicembre 1846 [[papa Pio IX]] accordò tre anni di [[indulgenza|indulgenza plenaria]] per chi avesse recitato questa preghiera.<ref>Giuseppe Riva, ''[https://books.google.it/books/about/Manuale_di_Filotea.html?id=cL857vnM-lQC&printsec=frontcover&source=kp_read_button&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&gboemv=1&ovdme=1&redir_esc=y#v=onepage&q=Adoro%20te%20devote&f=false Manuale di Filotea]'', Milano, 1901, p. 206</ref> L'indulgenza parziale<ref>[[Manuale delle indulgenze|Enchiridion indulgentiarum]] n. 4. Citato in {{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=dmYYEAAAQBAJ&pg=PT76|titolo=Preghiere & canti liturgici. Nuova edizione 2020|anno=2021|editore=Ares|ISBN=9788892980532|OCLC=|pagina=74}}</ref> resta in vigore anche dopo la soppressione della preghiera dal messale del 1969.
 
== Analisi metrica e testuale ==
L'inno è qualificabile come una [[Sequenza (liturgia)|sequenza]] per lo [[schema metrico]]: la presenza di [[Strofa|strofe]] di eguale numero di [[Sillaba|sillabe]] (12), della [[rima]] di tipo baciata (AA, BB, CC, DD), di una [[metrica]] regolare sia per la [[Quantità vocalica|quantità]] breve e lunga nelle [[Vocale|vocali]], sia per lo [[Accentazione della lingua latina|schema degli accenti]].<ref>''eo'', ''ie'', ''io'' e ''iu'' non sono [./Scrittura_e_pronuncia_del_latino dittonghi]; ''uæ'' conta per due sillabe. Quindi, l'accentazione cade nella decima sillaba metrica come nell'[./Endecasillabo endecasillabo]</ref>
 
L'inno è composto da 28 versi, con una rima accoppiata. I primi 14 versi terminano in consonante e i successivi 14 in vocale. I versi sono endecasillabi con accento sulle sillabe dispari.
 
Questo tipo di componimento musicale liturgico, recitato o cantato, [[Ritmo|ritmico]], era molto diffuso già nel X secolo, e con schema metrico regolare si trova di nuovo nel ''[[Lauda Sion Salvatorem]]'', altro inno eucaristico di San Tommaso d'Aquino, composto per la solennità del ''Corpus Domini''.
 
La composizione in sette strofe è spiegata da Dom Eugene Vandeur dell'[[Abbazia di Maredsous]], con queste parole:
 
{{citazione|In sette strofe e come in graduale crescendo, i sette movimenti dell'anima assetata di unione con il Dio dell'Eucaristia: adorazione di Dio, adesione a Dio, confessione a Dio, abbandono a Dio, fame di Dio, purificazione da parte di Dio, beatitudine in Dio. Ciò significa che il mistero della fede rimane lo strumento capitale della santità, di ciò che trasforma in Gesù Cristo.<ref>Libro ''Adoro te'', Éditions Desclée de Brouwer 1939</ref>}}
 
Padre [[Raniero Cantalamessa]] osservò che il verso ''visus, tactus, gustus in te fallitur'' rinviava una poesia di [[Jacopone da Todi]] nella quale immaginava un conflitto fra i sensi umani in relazione all'eucaristia: mentre la vista (''visus''), il tatto e il gusto dicono che si tratta di solo pane, l'udito si oppone a questa concezione e assicura che "sotto queste forme visibili è Cristo nascosto". Se questo non basta ad affermare che l'inno sia di san Tommaso d'Aquino, mostra tuttavia che è più antico di quanto si pensasse e non è incompatibile con un'attribuzione al Dottore Angelico, quanto meno per la datazione. Se Jacopone può farne riferimento come testo noto, doveva essere stato composto almeno vent'anni prima perché potesse godere già di una certa popolarità.<ref>{{cita web|url=https://it.zenit.org/2004/12/17/chiedo-cio-che-chiese-il-ladrone-pentito-riflessioni-sull-eucaristia/|titolo=“Chiedo ciò che chiese il ladrone pentito”: riflessioni sull’Eucaristia|autore=[[Raniero Cantalamessa]]|data=17 dicembre 2004}}</ref>
 
L'immagine del [[pellicano]] nella sesta strofa rimanda a un mito secondo il quale il pellicano si recide il petto per nutrire i piccoli con il proprio sangue.
 
==Uso nella liturgia==
Secondo Wilmart, l{{'}}''Adoro te devote'' nacque per essere recitato alla fine della liturgia.<ref>André Wilmart, ''La tradition littéraire et textuelle de " L'Adoro te devote " '', in ''Recherches de théologie ancienne et médiévale'', tomo I, gennaio 1929, p. 21 {{JSTOR|26180055}}</ref> L'uso come ''gratiarum actio post missam'' (azione della [[grazia (teologia)|grazia]] al termine della Messa) è presente nel [[rito romano]], nel [[rito ambrosiano]] e nel [[rito gallicano]]; invece, l'uso come ''praeparatio ad missam'' non è ricorrente. Di avviso diverso è Henk Schoot, che esaminò i manoscritti più antichi: egli ritiene che la preghiera fosse inizialmente un [[viatico]].<ref name="hs p.78" />
 
Un certo numero di composizioni musicali fu riservato all'elevazione eucaristica o all'adorazione del Santissimo Sacramento.
 
Degno di nota è il fatto che nel 1893, durante il pontificato di [[papa Leone XIII|Leone XIII]] e poco prima della riforma liturgica di [[papa Pio X|Pio X]], la preghiera era in uso nel Rito romano-[[Lione|lionese]] approvato da [[papa Pio IX|Pio IX]], come preghiera da recitarsi al termine della celebrazione del Corpus Domini e al rientro del Santissimo Sacramento dalla processione.<ref>''Paroissien complet ou Heures à l'usage du diocèse de Lyon selon le rit (''sic'') romano-lyonnais approuvé par Notre Saint-Père le Pape Pie IX, imprimé par ordre de S. G. Monseigneur [[Pierre-Hector Coullié|Coullié]], Archevêque de Lyon et de Vienne'', 1893 [https://books.google.fr/books?id=oGIDHEiaZnwC&pg=PA361 p. 361]</ref>
 
Nel XIX secolo, a seguito della traduzione inglese di [[Gerard Manley Hopkins]], la preghiera si diffuse tra i [[Gesuiti]] d'Inghilterra all'interno della processione del Corpus Domini e come forma di [[adorazione eucaristica]].<ref>{{en}} [[Martin Dubois]], ''Gerard Manley Hopkins and the Poetry of Religious Experience'', [[Cambridge University Press]] 2017 [https://books.google.fr/books?id=z10yDwAAQBAJ&pg=PA55 p. 55]</ref>
In sintesi, l'uso liturgico dell{{'}}''Adoro te devote'' era ed è:
* nel rito romano:
** preghiera del celebrante dopo la Messa, a partire dal 1570;
** [[indulgenza]] (dopo la decisione di Pio IX nel 1849)
* in altri riti e a uso facoltativo come:
** [[viatico]];
** preghiera per l'[[elevazione (liturgia)|elevazione]] eucaristica;
** [[benedizione eucaristica]];
** canto per la processione del [[Corpus Domini]];
** preghiera devozionale.
 
== Nella musica ==
L'Adoro te devote compare nei componimenti musicali di seguito riportati:
 
* [[Charles Gounod]] (1818–1893), scrittura corale
* [[Léon Boëllmann]] (1862–1897), ''Deux versets de procession sur Adoro te'' per organo
* [[Alexandre Guilmant]] (1837–1911), fuga per organo
* [[Stanislaus Aenstood]] (1843–1903), ambientazione corale
* [[Olivier Messiaen]] (1908–1992), ''Livre du Saint Sacrement'' (1°, 3° e 12° movimento)
* [[Heinrich Barthelmes]] (1909–1985), ambientazione corale
* [[Gaston Litaize]] (1909–1991), scrittura corale
* [[Ludger Stühlmeyer]] (* 1961), voce solista, [[flauto]] e [[organo (strumento musicale)|organo]].
 
== Note ==
<references />
 
== Voci correlate ==
<references/>
 
* ''[[Dulcis Iesu memoria]]''
[[Categoria:Inni latini]]
* ''[[Veni Creator Spiritus]]''
* ''[[Pange lingua]]''
* ''[[Sacris solemniis]]''
* ''[[Verbum supernum prodiens]]''
 
== Altri progetti ==
[[de:Adoro te devote]]
{{interprogetto}}
[[la:Adoro te devote]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita video|url= https://www.youtube.com/watch?v=-xs67InkZ3A/|titolo= Adoro Te Devote, in canto gregoriano|autore= Petrus Josephus|lingua= la|sito= youtube}}
* {{cita video|url=https://m.youtube.com/watch?v=qIWa_I0Yhmo&feature=youtu.be|titolo=Adoro Te Devote|lingua=la|editore=Schola Regina|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221213164734/https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=qIWa_I0Yhmo&feature=youtu.be|urlmorto=no|accesso=13 dicembre 2022|dataarchivio=13 dicembre 2022}}
* {{cita web | url = http://www.internetica.it/neocatecumenali/Tommaso-Eucaristia.htm/ | titolo = Eucaristia e poesia di Tommaso d'Aquino, Una goccia di Sangue per sollevare il mondo | accesso = 9 settembre 2015 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090621053454/http://www.internetica.it/neocatecumenali/Tommaso-Eucaristia.htm | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url = https://www.radiospada.org/2013/03/il-pio-pellicano-nostro-signore-gesu-critsto/| titolo = Il Pio Pellicano, Nostro Signore Gesù Cristo.}}
* {{cita web|url=https://www.marcotosatti.com/2020/11/06/adoro-te-devote-un-gioiello-prezioso-del-gregoriano/|titolo=Adoro te devote: un gioiello prezioso del gregoriano}}
 
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