Australopithecus: differenze tra le versioni

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'''Australopiteco''' ('''''Australopithecus''''' {{zoo|[[Raymond Dart|Dart]]|1925}}) è un [[Genere (tassonomia)|genere]] [[Estinzione|estinto]] di [[Primates|primati]] della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] degli [[Hominidae|ominidi]], che si ritiene appartenente alla linea evolutiva dell'[[Homo sapiens|essere umano]] e apparso successivamente alla separazione della linea che ha condotto ai nostri parenti viventi più prossimi, gli [[Pan (zoologia)|scimpanzé]]. Il nome significa "scimmia del sud" (dal [[Lingua latina|latino]] ''australis'', "meridionale" e dal [[Lingua greca antica|greco]] ''πίθηκος'', "scimmia").
 
Gli australopitechi apparvero all'incirca 4,2 milioni di anni fa con l'''[[Australopithecus anamensis]]'' (da alcuni autori ascrivibile al genere ''[[Praeanthropus]]'') ed ebbero un certo successo evolutivo divenendo assai diffusi in [[Africa]], fino ad estinguersi circa 2 milioni di anni fa. Il nome significa "scimmia del sud" (dal [[Lingua latina|latino]] ''australis'', "meridionale" e dal [[Lingua greca antica|greco]] ''πίθηκος'', "scimmia").
 
== Storia ==
[[File:Australopithecus africanus - Cast of taung child.jpg|thumb|left|Il cranio del [[bambino di Taung]].]]
 
Il primo esemplarereperto fossile di australopiteco''Australopthecus'', un cranio con mandibola, venne scoperto neglinel [[anni1924 1920|annida venti]]alcuni operai in ununa depositocava di [[calcare]]o a [[Taung]], in [[Sudafrica]],. Il reperto venne studiato dall'antropologo [[australia]]no [[Raymond Dart]]:, siche, trattavaall'epoca, lavorava presso l'[[Università del Witwatersrand]] a [[Johannesburg]]. Il cranio apparteneva ad un esemplare di un giovaneprimate bipede di tre anni di età (soprannominato [[Bambino di Taung]]), a cui Dart assegnò il [[nome scientifico]] di ''[[Australopithecus africanus]]''. Il primo articolo scientifico dedicatogli apparve sulla rivista ''[[Nature]]'' nel febbraio 1925. Dart notò che il fossile, assieme a tratti umanoidi, presentava numerose caratteristiche tipiche delle scimmie antropomorfe. Darte ipotizzò che il giovane fosse una sorta di "[[anello mancante]]", eun gliantenato assegnòdei ilprimi [[nomeesseri scientifico]]umani.<ref>{{Cita dilibro|titolo= ''[[AustralopithecusHuman africanus]]''Evolution: An Illustrated Introduction|url= https://archive.org/details/humanevolutionil0000lewi| autore-capitolo=Lewin, R. | capitolo=The Australopithecines | anno=1999 | editore= Blackwell Science | città = |pp=112-113|isbn=9780632043095}}</ref>
 
Nel 1935, il paleontologo [[scozia|scozzese]] [[Robert Broom]] ritrovò numerosi resti di conspecifici del cosiddetto "[[bambino di Taung]]" scoperto da Dart dieci anni prima, oltre a fossili di una nuova specie che classificò come ''Paranthropus'' (''[[Australopithecus robustus]]''). Per tutto il decennio successivo alla scoperta di questi ominidi, nella comunità scientifica si discusse animatamente sulla loro posizione [[filogenesi|filogenetica]], in quanto molti studiosi erano [[etica]]mente contrari all'accettazione delle specie da poco scoperte come qualcosa di diverso da scimmie preistoriche<ref>{{Cita libro|titolo= Human Evolution: An Illustrated Introduction|url= https://archive.org/details/humanevolutionil0000lewi| autore-capitolo=Lewin, R. | capitolo=The Australopithecines | anno=1999 | editore= Blackwell Science | città = | paginepp=112|isbn=9780632043095}}</ref>.
 
Nel 1950 il biologo evoluzionista [[Ernst Mayr]] affermò che tutte le grandi scimmie bipedi andassero classificate nel genere ''Homo'' e propose la rinominazione di ''Australopitechus'' in ''Homo transvaalensis''.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=J. H.|cognome=Schwartz|nome2=I. |cognome2=Tattersall|anno=2015|titolo=Defining the genus Homo|rivista=[[Science]]|volume=349|numero=931|pp=931–932|doi=10.1126/science.aac6182|PMID=26315422}}</ref>. Tuttavia, a godere di maggiori consensi fu l'ipotesi opposta, proposta dal paleoantropologo [[John Talbot Robinson|J. T. Robinson]] nel 1954, secondo cui le australopitecine rappresentassero un gruppo a sé stante da ''Homo''. Nel 1959, nella [[gola di Olduvai]] ([[Tanzania]]), [[Mary Leakey]] riportò alla luce un [[cranio]] di una nuova specie, battezzata ''[[Australopithecus boisei]]'': continuando a scavare, negli anni successivi vennero rinvenuti nello stesso sito altrialtre australopitecidiaustralopitecine, così come esemplari di ''[[Homo habilis]]'' ed ''[[Homo erectus]]''<ref>{{Cita libro|titolo= Human Evolution: An Illustrated Introduction|url= https://archive.org/details/humanevolutionil0000lewi| autore-capitolo=Lewin, R. | capitolo=The Australopithecines | anno=1999 | editore= Blackwell Science | città = | paginepp=113|isbn=9780632043095}}</ref>. Ciò nonostante, ci vollero vent'anni prima che la comunità scientifica accettasse definitivamente l'appartenenza di ''Australopithecus'' alla linea filetica umana.
 
Il 24 novembre 1974 ad [[Hadar (Etiopia)|Hadar]], nel [[triangolo di Afar]] in [[Etiopia]], i paleontologi [[Yves Coppens]], [[Donald Johanson]], [[Maurice Taïeb]] e [[Tom Gray]] rinvennero i resti di un esemplare femmina dell'età apparente di 18 anni di una nuova specie vissuta circa 3,2 milioni di anni fa ([[Piacenziano]]) che fu chiamata [[Australopithecus afarensis]]. Al fossile venne dato il nome di [[Lucy (australopiteco)|Lucy]], in onore della canzone ''[[Lucy in the Sky with Diamonds]]'' dei [[Beatles]], mentre in amarico è noto come Dinqinesh, che significa "Tu sei meravigliosa". Il nome in codice è A.L. 288 (Afar Locality n° 288). I resti comprendevano circa il 40% dello scheletro (52 ossa); particolarmente importanti l'osso pelvico, il femore e la tibia, perché la loro forma lascia pensare che questa specie fosse già bipede.
 
Nel 1997 uno scheletro quasi completo di ''Australopitechus'', provvisto di cranio, venne rinvenuto nelle cave di [[Sterkfontein]], nella provincia di [[Gauteng]], Sudafrica. L'esemplare, soprannominato "[[Little Foot]]", risaliva a circa 3,7 milioni di anni fa e venne inizialmente ascritto alla specie ''A. africanus'', anche se alcuni esperti ritengono trattarsi di un taxon a sé stante, ''Australopithecus prometheus''.<ref>{{cita pubblicazione |nome=L. |cognome=Bruxelles | nome2=R. J. | cognome2=Clarke |nome3=R. |cognome3=Maire |nome4=R. | cognome4=Ortega |nome5=D. |cognome5=Stratford|titolo=Stratigraphic analysis of the Sterkfontein StW 573 Australopithecus skeleton and implications for its age |rivista=Journal of human evolution |editore= |città= |volume=70 |numero=|anno=2014 |mese=maggio|pp=36-48|doi=10.1016/j.jhevol.2014.02.014 }}</ref>
Successivamente i ricercatori hanno scoperto altre specie di australopitecidi, che hanno contribuito a fare maggiore chiarezza sull'esatto periodo durante il quale i membri di questo genere sono vissuti: ad esempio, il ritrovamento dei resti di ''[[Australopithecus sediba]]'', risalenti a 1,9 milioni di anni fa (si pensava che gli australopitecidi si fossero estinti prima di 2 milioni di anni fa) in Sudafrica ha dimostrato che questi ominidi sono vissuti per molto tempo dopo la loro presunta scomparsa, convivendo fra loro e anche con alcune specie del genere ''Homo''<ref>{{Cita pubblicazione|nome=L. R.|cognome=Berger|nome2=D. J.|cognome2=de Ruiter|nome3=S. E.|cognome3=Churchill|data=2010-04-09|anno=|titolo=''Australopithecus sediba'': A New Species of ''Homo''-Like Australopith from South Africa|rivista=[[Science]]|volume=328|numero=5975|pp=195–204|doi=10.1126/science.1184944|cognome4=Schmid|nome4=P.|cognome5=Carlson|nome5=K. J.|cognome6=Dirks|nome6=P. H. G. M.|cognome7=Kibii|nome7=J. M.}}</ref>.
 
Successivamente i ricercatori hanno scoperto altre specie di australopitecidiaustralopitecine, che hanno contribuito a fare maggiore chiarezza sull'esatto periodo durante il quale i membri di questo genere sono vissuti: ad esempio, il ritrovamento dei resti di ''[[Australopithecus sediba]]'', risalenti a 1,9 milioni di anni fa (si pensava che glile australopitecidiaustralopitecine si fossero estintiestinte prima di 2 milioni di anni fa) in Sudafrica ha dimostrato che questi ominidi sono vissuti per molto tempo dopo la loro presunta scomparsa, convivendo fra loro e anche con alcune specie del genere ''Homo''<ref>{{Cita pubblicazione|nome=L. R.|cognome=Berger|nome2=D. J.|cognome2=de Ruiter|nome3=S. E.|cognome3=Churchill|data=9 aprile 2010-04-09|anno=|titolo=''Australopithecus sediba'': A New Species of ''Homo''-Like Australopith from South Africa|rivista=[[Science]]|volume=328|numero=5975|pp=195–204195-204|doi=10.1126/science.1184944|cognome4=Schmid|nome4=P.|cognome5=Carlson|nome5=K. J.|cognome6=Dirks|nome6=P. H. G. M.|cognome7=Kibii|nome7=J. M.}}</ref>.
 
== Tassonomia ==
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Alcuni studiosi ritengono maggiormente corretto far rientrare le specie ''A. afarensis'', ''anamensis'' e ''bahrelghazali'', evolutivamente più antiche, nel genere ''[[Praeanthropus]]''. Tale scelta è guidata da differenze abbastanza consistenti a livello morfologico e probabilmente anche ecologico, differenze che tuttavia potrebbero essere giustificabili anche considerando il vasto areale occupato dal genere ed il vasto lasso di tempo durante il quale esso si è potuto evolvere e diversificare.fonte
 
{{citazione necessaria|Taluni autori ascrivono al genere ''Australophitecus'' anche le specie ''[[Homo rudolfensis]]'' e ''[[Homo habilis|H. Habilis]]''.}}
 
=== Evoluzione ===
[[File:Map of the fossil sites of the early hominids (4.4-1M BP).svg|thumb|Mappa del continente africano: i punti rossi rappresentano i luoghi di ritrovamento delle varie specie di ''Australopithecus'', mentre la probabile area di diffusione del genere è colorata in grigio scuro.]]
 
I primi membri del genere ''Australopithecus'' si evolsero in [[Africa]] centro-orientale circa 4 milioni di anni fa. Si trattava di esseri con numerosi tratti comuni alle scimmie antropomorfe e all'uomo, con andatura fondamentalmente bipede (come intuibile dalle numerose impronte fossili scoperte nel continente africano, fra le quali particolarmente famose e ben conservate sono quelle di [[Laetoli]], in [[Tanzania]]), ma pronti ad arrampicarsi sui radi alberi della [[savana]] per sfuggire ai predatori o per trovare un rifugio sicuro dove passare la notte.<ref name=RaichlenEtal1010>{{Cita pubblicazione|data=2010 |autoreautore1=David A. Raichlen,|autore2= Adam D. Gordon,|autore3= William E. H. Harcourt-Smith,|autore4= Adam D. Foster,|autore5= Wm. Randall Haas, Jr |titolo=Laetoli Footprints Preserve Earliest Direct Evidence of Human-Like Bipedal Biomechanics |rivista=PLoS ONE|pmidPMID=20339543|volume=5 |numero=3|pmc=2842428 |paginap= e9769 |doi=10.1371/journal.pone.0009769}}</ref>.
 
Nonostante la taglia contenuta e la mancanza di particolari adattamenti che ne assicurassero la competitività, gli australopitecidi riuscirono ad affermarsi grazie alla [[onnivoro|dieta onnivora]], che consentiva loro di trovare nutrimento in qualsiasi frangente, sfruttando indifferentemente risorse di origine animale (ad esempio carcasse di grossi erbivori uccisi dai predatori, oppure piccole prede catturate occasionalmente come roditori e uccelli ma anche bruchi e uova) così come le risorse offerte dalla terra (radici, frutti ed altri cibi di origine vegetale)<ref>{{Cita web | autore = Billings, Tom | accesso = 6 gennaio 2007 | titolo = Humanity's Evolutionary Prehistoric Diet and Ape Diets--continued, Part D) | url = http://www.beyondveg.com/nicholson-w/hb/hb-interview1d.shtml#microwear%20studies}}</ref><ref>{{Treccani|paleonutrizione_(Universo-del-Corpo)|Paleonutrizione}}</ref>. Questo opportunismo permise agli australopitecidi di diffondersi in gran parte del continente africano.
 
Gli studiosi sono propensi a credere che dal genere ''Australopithecus'', e in particolare dalla specie ''africanus'', si siano staccati i progenitori del genere ''[[Homo]]'', attorno ai due milioni di anni fa; ciò è verosimile, tuttavia sono stati rinvenuti resti [[fossile|fossili]] di primati ascrivibili al genere ''Homo'', ma antecedenti all'apparizione di ''Australopithecus africanus''. Questo indicherebbe che il distacco dagli australopitecini degli antenati dell'uomo moderno potrebbe essere avvenuto prima di quanto si pensasse, ad esempio a partire da ''[[Australopithecus afarensis]]'', o da specie ancora più primitive addirittura estranee al genere, come ''[[Kenyanthropus platyops]]''<ref>Toth, Nicholas and Schick, Kathy (2005). "African Origins" in ''The Human Past: World Prehistory and the Development of Human Societies'' (Editor: Chris Scarre). London: Thames and Hudson. Page 60. ISBN 0-500-28531-4</ref>. Anche l'apparizione degli australopitechi del ramo ''[[Paranthropus]]'' può essere vista come un distacco dalla linea originaria, in virtù del netto cambiamento nelle abitudini e nella morfologia che contraddistingue le specie di questo genere da quelle del ramo ancestrale.
 
Inoltre, dato che le ricerche e le scoperte paleoantropologiche hanno dimostrato in maniera chiara ed evidente la discendenza non solo dei generi ''[[Homo]]'' e ''[[Paranthropus]]'' ma anche di ''[[Kenyanthropus platyops|Kenyanthropus]]'' da ''Australopithecus'', sono sorti problemi a livello tassonomico. Secondo le regole della [[Cladistica|classificazione cladistica]], infatti, ogni gruppo (clade) deve essere monofiletico, deve, cioè, contenere al proprio interno un antenato comune e tutti i suoi discendenti. ''Australopithecus'', quindi, risulterebbe [[Parafilia (filogenesi)|parafiletico]], dato che escluderebbe dai suoi membri le specie discendenti appartenenti ai suddetti tre generi.<ref>{{cita libro| autore-capitolo=William Kimbell | capitolo=The Species and Diversity of Australopiths |autore=Winfied Henke |autore2=Ian Tattersall | titolo=Handbook of Paleoanthropology | editore=Springer Berlin Heidelberg | anno=2015 | pp=2071-2105 | doi=10.1007/978-3-642-39979-4_50 | ISBN=9783642399787}}</ref><ref>{{cita libro | autore=John G. Fleagle | titolo=[https://books.google.it/books?id=--PNXm0q2O8C&pg=PA364&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Primate Adaptation and Evolution] | editore=Academic Press. | anno=2013| ISBN=9780123786333}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Barking up the wrong ape--australopiths and the quest for chimpanzee characters in hominid fossils|autore= Schwarz, J.H. |rivista = Collegium Antropologicum|volume = 28|numero = Suppl 2|pp=87-101|PMID=15571084}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione
|titolo = A sort of revolution: Systematics and physical anthropology in the 20th century|autore = Cartmill, Matt|rivista =American Journal of Physical Anthropology |volume = 165|numero = 4|anno = 2018 |pp=677-687|doi=10.1002/ajpa.23321}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Early Homo and the role of the genus in paleoanthropology|autore = Villmoare, B.|rivista = Yearbook of Physical Anthropology|supplementodi = American Journal of Physical Anthropology|volume = 165|numero = S65|anno = 2018|mese = febbraio|pp=72-89|ISSN = 0002-9483|doi = 10.1002/ajpa.23387|PMID = 29380889}}</ref>
 
== Morfologia e comportamento ==
[[File:Australopithecusafarensis reconstruction.jpg|thumb|Ricostruzione del cranio di ''Australopithecus afarensis'': notare i canini poco pronunciati e la dentatura appiattita.]]
Si trattava di animali piuttosto piccoli e gracili, di altezza compresa fra i 120 e i 150&nbsp;cm. Era presente un [[dimorfismo sessuale]] piuttosto accentuato, coi maschi considerevolmente più grandi e robusti delle femmine (fino al 50%, contro una media del 15% nell'uomo moderno<ref>{{Cita libro | cognome = Beck | nomeautore1 = Roger B. Beck | coautoriautore2 = Linda Black, | autore3= Larry S. Krieger, | autore4= Phillip C. Naylor, | autore5= Dahia Ibo Shabaka, | titolo = World History: Patterns of Interaction | anno = 1999 | url = https://archive.org/details/mcdougallittellw00beck | editore = McDougal Littell | data = 1999 | città = Evans ton, IL | ISBN = 0-395-87274-X }}</ref>). Ciò lascia supporre che questi animali vivessero in gruppi capitanati da un maschio dominante, similmente a quanto osservabile fra gli attuali [[gorilla]].
 
Il [[cervello]] della maggior parte degli Australopitecus aveva dimensioni pari a circa il 35% di quelle dell'attuale cervello del genere ''[[Homo]]''. La [[mandibola]] era molto robusta e munita di denti forti ed appiattiti, con [[canini]] poco pronunciati e [[premolari]] e [[molari]] forti e dallo smalto ispessito, indicanti una dieta principalmente vegetariana<ref>{{Cita libro|titolo= Evolution: The First Four Billion Years|url= https://archive.org/details/evolutionfirstfo00mich| autore-capitolo=McHenry, H.M | capitolo=Human Evolution |curatori=Michael Ruse & Joseph Travis | anno=2009 | editore= The Belknap Press of Harvard University Press | città = Cambridge, Massachusetts | paginepp=261–265| isbn=978-0-674-03175-3 }}</ref>. Gli arti anteriori avevano pressappoco la stessa lunghezza di quelli posteriori, nei quali l'opponibilità del [[pollice (dito)|pollice]] era stata praticamente persa per supportare un'andatura bipede.
 
Non si ha notizia di utensili utilizzati dagli australopitechi (o almeno si pensa che essi non fossero maggiormente dediti al loro utilizzo di quanto non lo siano i primati moderni), così come si pensa che essi non abbiano sviluppato alcuna forma di [[linguaggio]]. ''[[Australopithecus garhi]]'' sembrerebbe tuttavia essere un'eccezione: i resti di questa specie sono stati ritrovati assieme ad utensili e resti di animali macellati, il che farebbe pensare al sorgere di una primitiva industria degli utensili sviluppata parallelamente a quella di ''Homo'', in quanto ''A. garhi'' si sarebbe evoluto molto probabilmente dopo il distacco dagli australopitechi della linea evolutiva che avrebbe poi portato a ''Homo''.
 
Il fatto che gli australopitechi fossero fondamentalmente degli scimpanzé bipedi significa che l'evoluzione di un'andatura bipede non è stata influenzata in modo significativo dall'aumento in capacità della [[scatola cranica]] e quindi dall'accrescimento dell'[[intelligenza]], come veniva invece propugnato fino a tempi recenti da numerosi studiosi<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Tracy L.|cognome=Kivell|nome2=Daniel|cognome2=Schmitt|data=2009-08-25 agosto 2009|titolo=Independent evolution of knuckle-walking in African apes shows that humans did not evolve from a knuckle-walking ancestor|rivista=Proceedings of the National Academy of Sciences|volume=106|numero=34|pp=14241–1424614241-14246|lingua=en|accesso=8 febbraio 2025-02-08|doi=10.1073/pnas.0901280106|url=http://ww25.doai.io/10.1073/pnas.0901280106?subid1=20250209-0320-42b2-b136-a4e526a932b1|PMID=19667206}}</ref>. Tale ipotesi era stata fra l'altro già messa in discussione dal ritrovamento di ''[[Orrorin tugenensis]]'', primate bipede vissuto circa 6 milioni di anni fa.
 
La spiegazione più accreditata sull'acquisizione di un'andatura bipede indica questa caratteristica come un adattamento all'avanzata della [[savana]] in seguito ai cambiamenti climatici che interessarono l'[[Africa]] centro-orientale attorno ai 10 milioni di anni fa: l'andatura eretta consentiva agli australopitechi di ergersi al di sopra dell'erba alta ed osservare agevolmente i dintorni, individuando fonti di cibo o di pericolo<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Lovejoy, C.O. |titolo=Evolution of Human walking |rivista=Scientific American. |volume=259 |numero=5 |pp=82–89 |anno=1988}}</ref>. Alcuni studiosi hanno però osservato che per gli ominidi primitivi sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, sostenere un cambiamento così veloce nel tempo (in termini evolutivi) sia a livello morfologico (acquisizione di un'andatura bipede, con annessi cambiamenti a livello osteo-muscolare) che a livello comportamentale (migrazione dalla foresta pluviale alla savana semiarida). Si pensa perciò che l'andatura bipede fosse già in fase di acquisizione quando la savana lambì le aree dove vivevano i progenitori degli australopitechi<ref>Richmond BG, Begun DR, Strait DS. (2001). Origin of human bipedalism: The knuckle-walking hypothesis revisited. Am J Phys Anthropol. Suppl 33:70-105. PMID 11786992</ref>: osservando due specie di scimmie antropomorfe attuali, come l'[[orango]] e lo [[scimpanzé]], si nota infatti che il primo tende letteralmente a camminare orizzontalmente fra i rami, muovendosi su di essi con le sole zampe posteriori e mantenendosi alle liane ed ai rami verticali con le braccia, mentre il secondo si arrampica verticalmente abbracciando il ramo e puntellandosi con le zampe posteriori. Si può quindi pensare che nei primi australopitechi la forte muscolatura delle gambe fosse evoluta come adattamento al movimento orizzontale sui rami della volta arborea (attività che non richiede certo un'intelligenza elevata) e che in un secondo momento essa sia tornata assai utile per muoversi al suolo nelle sterminate pianure africane<ref>Thorpe SK, Holder RL, Crompton RH. (2007). Origin of human bipedalism as an adaptation for locomotion on flexible branches. Science. 316(5829): 1328-31. PMID 17540902</ref>.
 
La spiegazione più accreditata sull'acquisizione di un'andatura bipede indica questa caratteristica come un adattamento all'avanzata della [[savana]] in seguito ai cambiamenti climatici che interessarono l'[[Africa]] centro-orientale attorno ai 10 milioni di anni fa: l'andatura eretta consentiva agli australopitechi di ergersi al di sopra dell'erba alta ed osservare agevolmente i dintorni, individuando fonti di cibo o di pericolo<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Lovejoy, C.O. |titolo=Evolution of Human walking |rivista=Scientific American. |volume=259 |numero=5 |pp=82–8982-89 |anno=1988}}</ref>. Alcuni studiosi hanno però osservato che per gli ominidi primitivi sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, sostenere un cambiamento così veloce nel tempo (in termini evolutivi) sia a livello morfologico (acquisizione di un'andatura bipede, con annessi cambiamenti a livello osteo-muscolare) che a livello comportamentale (migrazione dalla foresta pluviale alla savana semiarida). Si pensa perciò che l'andatura bipede fosse già in fase di acquisizione quando la savana lambì le aree dove vivevano i progenitori degli australopitechi:<ref>{{cita pubblicazione | url= https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11786992/ | autore1= B.G. Richmond BG,| autore2= D.R. Begun DR,| Straitautore3= DSD.S. (Strait | anno= 2001). | titolo= Origin of human bipedalism: The knuckle-walking hypothesis revisited. | rivista= Am J Phys Anthropol. | volume= Suppl 33: | pp= 70-105. | PMID= 11786992 | accesso= 17 giugno 2025 | lingua= en}}</ref>: osservando due specie di scimmie antropomorfe attuali, come l'[[orango]] e lo [[scimpanzé]], si nota infatti che il primo tende letteralmente a camminare orizzontalmente fra i rami, muovendosi su di essi con le sole zampe posteriori e mantenendosi alle liane ed ai rami verticali con le braccia, mentre il secondo si arrampica verticalmente abbracciando il ramo e puntellandosi con le zampe posteriori. Si può quindi pensare che nei primi australopitechi la forte muscolatura delle gambe fosse evoluta come adattamento al movimento orizzontale sui rami della volta arborea (attività che non richiede certo un'intelligenza elevata) e che in un secondo momento essa sia tornata assai utile per muoversi al suolo nelle sterminate pianure africane.<ref>{{cita pubblicazione | autore1= S.K. Thorpe SK,| autore2= R.L. Holder RL,| autore3= R.H. Crompton RH| url= https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17540902/ | anno= (2007). | titolo= Origin of human bipedalism as an adaptation for locomotion on flexible branches. | rivista= Science. | volume= 316( | numero= 5829): | pp= 1328-31.1331 | PMID= 17540902 | accesso= 17 giugno 2025 | lingua= en}}</ref>.
==Nella cultura di massa==
Ricostruzioni di Australopithechus in [[Italia]] sono presenti presso il [[Parco della Preistoria di Rivolta d'Adda]], [[Cremona]].
 
== Note ==
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== Voci correlate ==
* [[Australopithecus afarensis]]
* [[Australopithecus africanus]]
* [[Australopithecus deyiremeda]]
* [[Bambino di Taung]]
* [[Homo]]
* [[Lista dei fossili dell'evoluzione dell'uomo]]
* [[Evoluzione umana]]
* [[Lucy (australopiteco)]]
* [[Paleoantropologia]]