Australopithecus: differenze tra le versioni
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'''Australopiteco''' ('''''Australopithecus''''' {{zoo|[[Raymond Dart|Dart]]|1925}}) è un [[Genere (tassonomia)|genere]] [[Estinzione|estinto]] di [[Primates|primati]] della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] degli [[Hominidae|ominidi]], che si ritiene appartenente alla linea evolutiva dell'[[Homo sapiens|essere umano]] e apparso successivamente alla separazione della linea che ha condotto ai nostri parenti viventi più prossimi, gli [[Pan (zoologia)|scimpanzé]].
Gli australopitechi apparvero all'incirca 4,2 milioni di anni fa con l'''[[Australopithecus anamensis]]'' ed ebbero un certo successo evolutivo divenendo assai diffusi in [[Africa]], fino ad estinguersi circa 2 milioni di anni fa. Il nome significa "scimmia del sud" (dal [[Lingua latina|latino]] ''australis'', "meridionale" e dal [[Lingua greca antica|greco]] ''πίθηκος'', "scimmia").
== Storia ==
[[File:Australopithecus africanus - Cast of taung child.jpg|thumb|left|Il cranio del [[bambino di Taung]].]]
Il primo
Nel 1935, il paleontologo [[scozia|scozzese]] [[Robert Broom]] ritrovò numerosi resti di conspecifici del cosiddetto "[[bambino di Taung]]" scoperto da Dart dieci anni prima, oltre a fossili di una nuova specie che classificò come ''Paranthropus'' (''[[Australopithecus robustus]]''). Per tutto il decennio successivo alla scoperta di questi ominidi, nella comunità scientifica si discusse animatamente sulla loro posizione [[filogenesi|filogenetica]], in quanto molti studiosi erano [[etica]]mente contrari all'accettazione delle specie da poco scoperte come qualcosa di diverso da scimmie preistoriche<ref>{{Cita libro|titolo= Human Evolution: An Illustrated Introduction|url= https://archive.org/details/humanevolutionil0000lewi| autore-capitolo=Lewin, R. | capitolo=The Australopithecines | anno=1999 | editore= Blackwell Science | città = |
Nel 1950 il biologo evoluzionista [[Ernst Mayr]] affermò che tutte le grandi scimmie bipedi andassero classificate nel genere ''Homo'' e propose la rinominazione di ''Australopitechus'' in ''Homo transvaalensis''.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=J. H.|cognome=Schwartz|nome2=I. |cognome2=Tattersall|anno=2015|titolo=Defining the genus Homo|rivista=[[Science]]|volume=349|numero=931|pp=931–932|doi=10.1126/science.aac6182|PMID=26315422}}</ref>. Tuttavia, a godere di maggiori consensi fu l'ipotesi opposta, proposta dal paleoantropologo [[John Talbot Robinson|J. T. Robinson]] nel 1954, secondo cui le australopitecine rappresentassero un gruppo a sé stante da ''Homo''. Nel 1959, nella [[gola di Olduvai]] ([[Tanzania]]), [[Mary Leakey]] riportò alla luce un [[cranio]] di una nuova specie, battezzata ''[[Australopithecus boisei]]'': continuando a scavare, negli anni successivi vennero rinvenuti nello stesso sito
Il 24 novembre 1974 ad [[Hadar (Etiopia)|Hadar]], nel [[triangolo di Afar]] in [[Etiopia]], i paleontologi [[Yves Coppens]], [[Donald Johanson]], [[Maurice Taïeb]] e [[Tom Gray]] rinvennero i resti di un esemplare femmina dell'età apparente di 18 anni di una nuova specie vissuta circa 3,2 milioni di anni fa ([[Piacenziano]]) che fu chiamata [[Australopithecus afarensis]]. Al fossile venne dato il nome di [[Lucy (australopiteco)|Lucy]], in onore della canzone ''[[Lucy in the Sky with Diamonds]]'' dei [[Beatles]], mentre in amarico è noto come Dinqinesh, che significa "Tu sei meravigliosa". Il nome in codice è A.L. 288 (Afar Locality n° 288). I resti comprendevano circa il 40% dello scheletro (52 ossa); particolarmente importanti l'osso pelvico, il femore e la tibia, perché la loro forma lascia pensare che questa specie fosse già bipede.
Nel 1997 uno scheletro quasi completo di ''Australopitechus'', provvisto di cranio, venne rinvenuto nelle cave di [[Sterkfontein]], nella provincia di [[Gauteng]], Sudafrica. L'esemplare, soprannominato "[[Little Foot]]", risaliva a circa 3,7 milioni di anni fa e venne inizialmente ascritto alla specie ''A. africanus'', anche se alcuni esperti ritengono trattarsi di un taxon a sé stante, ''Australopithecus prometheus''.<ref>{{cita pubblicazione |nome=L. |cognome=Bruxelles | nome2=R. J. | cognome2=Clarke |nome3=R. |cognome3=Maire |nome4=R. | cognome4=Ortega |nome5=D. |cognome5=Stratford|titolo=Stratigraphic analysis of the Sterkfontein StW 573 Australopithecus skeleton and implications for its age |rivista=Journal of human evolution |editore= |città= |volume=70 |numero=|anno=2014 |mese=maggio|pp=36-48|doi=10.1016/j.jhevol.2014.02.014 }}</ref>
Successivamente i ricercatori hanno scoperto altre specie di australopitecidi, che hanno contribuito a fare maggiore chiarezza sull'esatto periodo durante il quale i membri di questo genere sono vissuti: ad esempio, il ritrovamento dei resti di ''[[Australopithecus sediba]]'', risalenti a 1,9 milioni di anni fa (si pensava che gli australopitecidi si fossero estinti prima di 2 milioni di anni fa) in Sudafrica ha dimostrato che questi ominidi sono vissuti per molto tempo dopo la loro presunta scomparsa, convivendo fra loro e anche con alcune specie del genere ''Homo''<ref>{{Cita pubblicazione|nome=L. R.|cognome=Berger|nome2=D. J.|cognome2=de Ruiter|nome3=S. E.|cognome3=Churchill|data=2010-04-09|anno=|titolo=''Australopithecus sediba'': A New Species of ''Homo''-Like Australopith from South Africa|rivista=[[Science]]|volume=328|numero=5975|pp=195-204|doi=10.1126/science.1184944|cognome4=Schmid|nome4=P.|cognome5=Carlson|nome5=K. J.|cognome6=Dirks|nome6=P. H. G. M.|cognome7=Kibii|nome7=J. M.}}</ref>.▼
▲Successivamente i ricercatori hanno scoperto altre specie di
== Tassonomia ==
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Alcuni studiosi ritengono maggiormente corretto far rientrare le specie
=== Evoluzione ===
[[File:Map of the fossil sites of the early hominids (4.4-1M BP).svg|thumb|Mappa del continente africano: i punti rossi rappresentano i luoghi di ritrovamento delle varie specie di ''Australopithecus'', mentre la probabile area di diffusione del genere è colorata in grigio scuro.]]
I primi membri del genere ''Australopithecus'' si evolsero in [[Africa]] centro-orientale circa 4 milioni di anni fa. Si trattava di esseri con numerosi tratti comuni alle scimmie antropomorfe e all'uomo, con andatura fondamentalmente bipede (come intuibile dalle numerose impronte fossili scoperte nel continente africano, fra le quali particolarmente famose e ben conservate sono quelle di [[Laetoli]], in [[Tanzania]]), ma pronti ad arrampicarsi sui radi alberi della [[savana]] per sfuggire ai predatori o per trovare un rifugio sicuro dove passare la notte.<ref
Nonostante la taglia contenuta e la mancanza di particolari adattamenti che ne assicurassero la competitività, gli australopitecidi riuscirono ad affermarsi grazie alla [[onnivoro|dieta onnivora]], che consentiva loro di trovare nutrimento in qualsiasi frangente, sfruttando indifferentemente risorse di origine animale (ad esempio carcasse di grossi erbivori uccisi dai predatori, oppure piccole prede catturate occasionalmente come roditori e uccelli ma anche bruchi e uova) così come le risorse offerte dalla terra (radici, frutti ed altri cibi di origine vegetale)<ref>{{Cita web | autore = Billings, Tom | accesso = 6 gennaio 2007 | titolo = Humanity's Evolutionary Prehistoric Diet and Ape Diets--continued, Part D) | url = http://www.beyondveg.com/nicholson-w/hb/hb-interview1d.shtml#microwear%20studies}}</ref><ref>{{Treccani|paleonutrizione_(Universo-del-Corpo)|Paleonutrizione}}</ref>. Questo opportunismo permise agli australopitecidi di diffondersi in gran parte del continente africano.
Gli studiosi sono propensi a credere che dal genere ''Australopithecus'', e in particolare dalla specie ''africanus'', si siano staccati i progenitori del genere ''[[Homo]]'', attorno ai due milioni di anni fa; ciò è verosimile, tuttavia sono stati rinvenuti resti [[fossile|fossili]] di primati ascrivibili al genere ''Homo'', ma antecedenti all'apparizione di ''Australopithecus africanus''. Questo indicherebbe che il distacco dagli australopitecini degli antenati dell'uomo moderno potrebbe essere avvenuto prima di quanto si pensasse, ad esempio a partire da ''[[Australopithecus afarensis]]'', o da specie ancora più primitive addirittura estranee al genere, come ''[[Kenyanthropus platyops]]''<ref>Toth, Nicholas and Schick, Kathy (2005). "African Origins" in ''The Human Past: World Prehistory and the Development of Human Societies'' (Editor: Chris Scarre). London: Thames and Hudson. Page 60. ISBN 0-500-28531-4</ref>. Anche l'apparizione degli australopitechi del ramo ''[[Paranthropus]]'' può essere vista come un distacco dalla linea originaria, in virtù del netto cambiamento nelle abitudini e nella morfologia che contraddistingue le specie di questo genere da quelle del ramo ancestrale.
Inoltre, dato che le ricerche e le scoperte paleoantropologiche hanno dimostrato in maniera chiara ed evidente la discendenza non solo dei generi ''[[Homo]]'' e ''[[Paranthropus]]'' ma anche di ''[[Kenyanthropus platyops|Kenyanthropus]]'' da ''Australopithecus'', sono sorti problemi a livello tassonomico. Secondo le regole della [[Cladistica|classificazione cladistica]], infatti, ogni gruppo (clade) deve essere monofiletico, deve, cioè, contenere al proprio interno un antenato comune e tutti i suoi discendenti. ''Australopithecus'', quindi, risulterebbe [[Parafilia (filogenesi)|parafiletico]], dato che escluderebbe dai suoi membri le specie discendenti appartenenti ai suddetti tre generi.<ref>{{cita libro| autore-capitolo=William Kimbell | capitolo=The Species and Diversity of Australopiths |autore=Winfied Henke |autore2=Ian Tattersall | titolo=Handbook of Paleoanthropology | editore=Springer Berlin Heidelberg | anno=2015 | pp=2071-2105 | doi=10.1007/978-3-642-39979-4_50 | ISBN=9783642399787}}</ref><ref>{{cita libro | autore=John G. Fleagle | titolo=[https://books.google.it/books?id=--PNXm0q2O8C&pg=PA364&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Primate Adaptation and Evolution] | editore=Academic Press. | anno=2013| ISBN=9780123786333}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Barking up the wrong ape--australopiths and the quest for chimpanzee characters in hominid fossils|autore= Schwarz, J.H. |rivista = Collegium Antropologicum|volume = 28|numero = Suppl 2|pp=87-101|PMID=15571084}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione
|titolo = A sort of revolution: Systematics and physical anthropology in the 20th century|autore = Cartmill, Matt|rivista =American Journal of Physical Anthropology |volume = 165|numero = 4|anno = 2018 |pp=677-687|doi=10.1002/ajpa.23321}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Early Homo and the role of the genus in paleoanthropology|autore = Villmoare, B.|rivista = Yearbook of Physical Anthropology|supplementodi = American Journal of Physical Anthropology|volume = 165|numero = S65|anno = 2018|mese = febbraio|pp=72-89|ISSN = 0002-9483|doi = 10.1002/ajpa.23387|PMID = 29380889}}</ref>
== Morfologia e comportamento ==
[[File:Australopithecusafarensis reconstruction.jpg|thumb|Ricostruzione del cranio di ''Australopithecus afarensis'': notare i canini poco pronunciati e la dentatura appiattita.]]
Si trattava di animali piuttosto piccoli e gracili, di altezza compresa fra i 120 e i 150 cm. Era presente un [[dimorfismo sessuale]] piuttosto accentuato, coi maschi considerevolmente più grandi e robusti delle femmine (fino al 50%, contro una media del 15% nell'uomo moderno<ref>{{Cita libro |
Il [[cervello]] della maggior parte degli Australopitecus aveva dimensioni pari a circa il 35% di quelle dell'attuale cervello del genere ''[[Homo]]''. La [[mandibola]] era molto robusta e munita di denti forti ed appiattiti, con [[canini]] poco pronunciati e [[premolari]] e [[molari]] forti e dallo smalto ispessito, indicanti una dieta principalmente vegetariana<ref>{{Cita libro|titolo= Evolution: The First Four Billion Years|url= https://archive.org/details/evolutionfirstfo00mich| autore-capitolo=McHenry, H.M | capitolo=Human Evolution |curatori=Michael Ruse & Joseph Travis | anno=2009 | editore= The Belknap Press of Harvard University Press | città = Cambridge, Massachusetts |
Non si ha notizia di utensili utilizzati dagli australopitechi (o almeno si pensa che essi non fossero maggiormente dediti al loro utilizzo di quanto non lo siano i primati moderni), così come si pensa che essi non abbiano sviluppato alcuna forma di [[linguaggio]]. ''[[Australopithecus garhi]]'' sembrerebbe tuttavia essere un'eccezione: i resti di questa specie sono stati ritrovati assieme ad utensili e resti di animali macellati, il che farebbe pensare al sorgere di una primitiva industria degli utensili sviluppata parallelamente a quella di ''Homo'', in quanto ''A. garhi'' si sarebbe evoluto molto probabilmente dopo il distacco dagli australopitechi della linea evolutiva che avrebbe poi portato a ''Homo''.
Il fatto che gli australopitechi fossero fondamentalmente degli scimpanzé bipedi significa che l'evoluzione di un'andatura bipede non è stata influenzata in modo significativo dall'aumento in capacità della [[scatola cranica]] e quindi dall'accrescimento dell'[[intelligenza]], come veniva invece propugnato fino a tempi recenti da numerosi studiosi<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Tracy L.|cognome=Kivell|nome2=Daniel|cognome2=Schmitt|data=
La spiegazione più accreditata sull'acquisizione di un'andatura bipede indica questa caratteristica come un adattamento all'avanzata della [[savana]] in seguito ai cambiamenti climatici che interessarono l'[[Africa]] centro-orientale attorno ai 10 milioni di anni fa: l'andatura eretta consentiva agli australopitechi di ergersi al di sopra dell'erba alta ed osservare agevolmente i dintorni, individuando fonti di cibo o di pericolo<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Lovejoy, C.O. |titolo=Evolution of Human walking |rivista=Scientific American. |volume=259 |numero=5 |pp=82-89 |anno=1988}}</ref>. Alcuni studiosi hanno però osservato che per gli ominidi primitivi sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, sostenere un cambiamento così veloce nel tempo (in termini evolutivi) sia a livello morfologico (acquisizione di un'andatura bipede, con annessi cambiamenti a livello osteo-muscolare) che a livello comportamentale (migrazione dalla foresta pluviale alla savana semiarida). Si pensa perciò che l'andatura bipede fosse già in fase di acquisizione quando la savana lambì le aree dove vivevano i progenitori degli australopitechi:<ref>{{cita pubblicazione | url= https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11786992/ | autore1= B.G. Richmond
== Note ==
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== Voci correlate ==
* [[Australopithecus afarensis]]
* [[Australopithecus africanus]]
* [[Australopithecus deyiremeda]]
* [[Bambino di Taung]]
* [[Homo]]
* [[Lista dei fossili dell'evoluzione dell'uomo]]
* [[Evoluzione umana]]
* [[Lucy (australopiteco)]]
* [[Paleoantropologia]]
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