Stefano I d'Ungheria: differenze tra le versioni
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|sottotitolo =
|regno =
|inizio regno = 20 agosto
|fine regno = 15 agosto
|incoronazione = 1º gennaio
|investitura =
|predecessore = ''se stesso come Principe d'Ungheria''
|successore = [[Pietro d'Ungheria|Pietro]]
|titolo2 = [[Principe d'Ungheria]]
|inizio regno2 =
|fine regno2 = 20 agosto
|predecessore2 = [[Géza d'Ungheria|Géza]]
|successore2 = ''se stesso come Re d'Ungheria''
|nome completo = Vajk
|data di nascita =
|luogo di nascita = [[Strigonio]]
|data di morte = 15 agosto 1038
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|consorte = [[Gisella di Baviera]]
|figli = [[Emerico d'Ungheria (santo)|Emerico]]<br/>Ottone<br/>Edvige
|religione = [[
|motto reale =
|firma = King Saint Stephen signature.svg
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|didascalia = Statua di Stefano d'Ungheria a [[Budapest]]
|note = Re d'Ungheria
|nato = [[Strigonio]],
|morto = 15 agosto 1038
|venerato da = Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
|beatificazione =
|canonizzazione =
|santuario principale =
|ricorrenza = 20 agosto in [[Ungheria]]; 16 agosto per il calendario cattolico internazionale
|attributi =
|patrono di = [[Ungheria]], [[Sovrano|sovrani]], morti prematuri, muratori, scalpellini
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|LuogoNascita = Strigonio
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 15 agosto
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|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit =
}}
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Dopo essere subentrato a suo padre nel 997, Stefano dovette combattere per il trono contro un suo parente, [[Koppány]], che era sostenuto da un gran numero di guerrieri pagani. Dopo averlo sconfitto con l'assistenza di cavalieri stranieri tra cui [[Vecelino]] di [[Wasserburg am Inn|Wasserburg]], Hont, Pázmány e altri nobili locali, fu incoronato come re il 25 dicembre 1000 o il 1º gennaio 1001 con l'approvazione di [[papa Silvestro II]], abolendo così la precedente carica di gran principe. Impegnato dapprima in una serie di guerre contro tribù semi-indipendenti e capitribù tra cui i [[Magiari Neri]] e suo zio, Gyula III detto il Giovane, riuscì nell'intento di assicurarsi la sua supremazia sul [[bacino dei Carpazi]] e protesse l'indipendenza del suo regno quando essa fu messa a rischio da [[Corrado II il Salico]], [[imperatore del Sacro Romano Impero]]. Quest'ultimo fu costretto a ritirarsi dall'Ungheria dopo averla aggredita nel 1030.
Il contributo apportato da Stefano in ambito ecclesiastico fu decisamente notevole, in quanto egli fondò almeno un arcivescovado, sei vescovati e tre monasteri benedettini, circostanza che consentì alla [[Chiesa cattolica in Ungheria]] di dotarsi di una propria struttura indipendente dagli arcivescovi del [[Sacro Romano Impero]]. Il sovrano incoraggiò la diffusione del cristianesimo infliggendo severe punizioni nei confronti di chi rifiutava di abbracciare la nuova fede. Il suo sistema di amministrazione si basava sul sistema dei [[Comitatus (Regno d'Ungheria)|comitati]], i quali erano organizzati attorno a delle fortezze ed erano amministrati da ufficiali reali (''[[Zupano|ispán]]''). L'Ungheria godette di un lungo periodo di pace durante il suo regno e divenne una delle tappe predilette per i pellegrini e i mercanti che viaggiavano tra [[Europa occidentale]], [[Terra
Vissuto più a lungo di ogni suo figlio, morì il 15 agosto 1038 e fu sepolto nella sua nuova basilica, costruita ad [[Albareale]] e dedicata alla [[Santa Vergine]]. Alla sua dipartita seguirono guerre civili durate per decenni. Fu [[canonizzato]] da [[papa Gregorio VII]] insieme a suo figlio, [[Emerico d'Ungheria (santo)|Emerico]], e al vescovo [[Gerardo di Csanád]], nel 1083. Stefano è oggi un santo assai venerato sia in Ungheria sia nei territori limitrofi: in terra magiara, il giorno della sua [[Calendario dei santi|festività]] (il 20 agosto) coincide con la data in cui si commemora la fondazione dello Stato nazionale.<ref name=":0">{{cita pubblicazione|autore=Michéle K. Spike|anno=2014|titolo=Scritto nella pietra: le "cento chiese", programma gregoriano di Matilda di Canossa|rivista=Centro studi matildici San Benedetto Po - Atti del Convegno Internazionale 9-10 novembre 2012|città=Bologna|url=https://www.academia.edu/13938839/Scritto_nella_pietra_le_Cento_Chiese_programma_gregoriano_di_Matilda_di_Canossa|p=13}}</ref>
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[[File:Stephen I's birth (Chronicon Pictum 037).jpg|miniatura|La nascita di Stefano raffigurata nella ''[[Chronica Picta]]'']]
Alla nascita, Géza e Sarolta chiamarono il proprio bambino Vajk, una scelta legata al termine [[lingue turche|turco]] ''[[Bey (carica)|baj]]'' e il cui significato era "eroe", "maestro", "principe" o "ricco".<ref name="kri15"/><ref name="eb"/><ref name="eng27">{{cita|Engel (2001)|p. 27}}.</ref><ref name="gyo78">{{cita|Györffy (1994)|p. 78}}.</ref> Il nuovo nome cristiano, ''[[Stefano]]'' (in onore del [[martire|protomartire]] [[Stefano protomartire|santo Stefano]], patrono della chiesa di [[Passavia]]), gli venne imposto al momento del battesimo. Secondo lo storico [[Gyula László]], sostenitore in passato della teoria della «doppia conquista della patria», Stefano sarebbe appartenuto ad un [[
L'agiografia ufficiale di Stefano, scritta dal vescovo Artvico con il ''placet'' di [[papa Innocenzo III]], narra che «ricevette una completa istruzione nella conoscenza dell'arte grammaticale» durante la sua infanzia.<ref name="kri15"/><ref name="Hartvic">{{cita|Vita di re Stefano d'Ungheria|cap. 4, p. 381}}.</ref> Ciò implica l'apprendimento da parte sua del [[lingua latina|latino]], anche se un certo scetticismo rimane giustificato poiché pochi sovrani dell'epoca erano in grado di scrivere.<ref name="kri15"/> Le sue altre due agiografie della fine dell'XI secolo non menzionano alcuno studio grammaticale, affermando soltanto che «ricevette un'educazione consona a un piccolo principe».<ref name="kri15"/> Kristó asserisce che quest'ultima osservazione si riferisce esclusivamente all'allenamento fisico di Stefano, inclusa la sua partecipazione a battute di caccia e azioni militari.<ref name="kri15"/> Secondo la ''[[Chronica Picta]]'', uno dei suoi tutori era il conte Deodato, giunto dall'[[Regno d'Italia (Sacro Romano Impero)|Italia]] e futuro fondatore di un monastero a [[Tata (Ungheria)|Tata]].<ref>{{cita|Györffy (2000)|p. 132}}.</ref>
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{{cita|Berend ''et al.'' (2007)|p. 343}}.</ref> Benché ogni altra versione, anche quelle intrise da aspetti leggendari, sottolinei come Stefano ricevette la corona da [[papa Silvestro II]] (al soglio dal 999 al 1003), Kristó e altri storici hanno ricordato della stretta alleanza tra papa Silvestro e l'imperatore Ottone, motivo per cui i diversi resoconti non vanno necessariamente interpretati in maniera contrapposta.<ref name="eng28"/><ref name="kri22">{{cita|Kristó (2001)|p. 22}}.</ref><ref name="gyo96">{{cita|Györffy (1994)|p. 96}}.</ref> Alla luce di queste premesse, è lecito desumere come Stefano sì «ricevette la corona e la consacrazione» dal papa, ma non senza che vi avesse prestato consenso pure l'imperatore.<ref name="Chronicon_193"/> Circa 75 anni dopo la celebrazione, [[papa Gregorio VII]] (r. 1075-1085), che rivendicò la sovranità religiosa sull'Ungheria, dichiarò che Stefano aveva «offerto e devotamente consegnato» l'Ungheria «a [[San Pietro]]», ovvero alla [[Santa Sede]].<ref name="ber343"/><ref name="gyo96"/><ref>{{cita libro|p=192|url=https://books.google.it/books?id=O8FFr8tkeTkC&pg=PA192|titolo=Storia di Gregorio 9. e dei suoi tempi del prof. D. Pietro Balan|volume=1|editore=Tipografia del commerio|anno=1872}}</ref> In un passaggio dalla dubbia attendibilità, la ''Leggenda maggiore'' di Stefano afferma che il re assegnò l'Ungheria alla protezione della [[Vergine Maria]].<ref name="gyo96"/> Gli storici moderni, tra cui Pál Engel e Miklós Molnár, hanno sottolineato che Stefano aveva sempre affermato la sua sovranità, non avendo mai agito in un rapporto di subordinazione con la curia o con l'impero.<ref name="mol20"/><ref name="eng28"/> Per avvalorare tale tesi, gli studiosi hanno invitato gli osservatori a notare come nessuno degli statuti emessi sotto il sovrano magiaro in esame segua gli anni del dominio degli imperatori contemporanei, come invece sarebbe accaduto se avesse agito in veste di loro vassallo.<ref name="mak45">{{cita|Makk (2001)|p. 45}}.</ref> Inoltre, Stefano dichiarò nel preambolo del suo ''Primo Libro delle Leggi'' di governare il suo regno «per volontà di Dio».<ref name="mak45"/><ref>{{cita|Leggi di re Stefano I|Stefano I: prefazione, p. 1}}.</ref>
La data esatta dell'incoronazione di Stefano rimane sconosciuta.<ref name="kri22"/> Secondo la successiva tradizione ungherese, ricevette la corona il primo giorno del secondo millennio, ovvero forse il 25 dicembre
{{cita|Györffy (1994)|p. 98}}.</ref> Proprio per questa ragione, Stefano fu unto con l'[[crisma|olio crismale]] nel corso della cerimonia.<ref name="gyo98"/> Il ritratto di Stefano, conservato sul mantello reale del 1031, lascia intendere che la sua corona, alla medesima maniera di quella con diadema del Sacro Romano Impero, aveva una forma circolare ed era decorata con pietre preziose.<ref name="gyo97">{{cita|Györffy (1994)|p. 97}}.</ref>
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La trasformazione dell'Ungheria in uno Stato cristiano fu una delle principali preoccupazioni di Stefano durante il suo dominio.<ref>{{cita|Cartledge (2011)|p. 14}}.</ref> Sebbene la conversione dei magiari fosse già iniziata durante il regno di suo padre, fu solo Stefano che costrinse con la forza i suoi sudditi a rinunciare ai rituali pagani dell'atavica tradizione.<ref>{{cita|Berend ''et al.'' (2007)|pp. 331, 333}}.</ref> La sua attività legislativa rimase strettamente connessa con il cristianesimo: il suo ''Primo Libro delle Leggi'', risalente agli anni iniziali del regno del monarca, includeva diverse disposizioni che prescrivevano l'osservanza delle festività religiose cristiane e la necessità di chiedere la [[Penitenza (sacramento)|confessione]] prima della morte.<ref>{{cita|Berend ''et al.'' (2007)|pp. 333-334}}.</ref><ref name="gyo135">{{cita|Györffy (1994)|p. 135}}.</ref> Le altre norme da lui emesse tutelavano i diritti di proprietà e gli interessi delle vedove e degli orfani, oltre a regolare la condizione dei servi.<ref name="gyo135"/><ref>{{cita|Cartledge (2011)|p. 15}}.</ref>
{{citazione|Se qualcuno ha un cuore così duro - Dio lo proibisca a qualsiasi cristiano - da non voler confessare i suoi peccati al cospetto di un sacerdote, egli rinuncerà a qualunque servizio divino e non riceverà nessuna elemosina, proprio come un infedele. Se i suoi parenti e vicini non riescono a convocare il sacerdote, con il risultato che l'uomo muore senza ricevere la confessione, si devono offrire preghiere ed elemosine e i suoi parenti devono rimediare alla loro negligenza mediante digiuno secondo
[[File:Stephen I intercepts Gyula (Chronicon Pictum 040).jpg|miniatura|Le forze di Stefano catturano suo zio Gyula III]]
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Molti signori ungheresi rifiutarono di accettare la sovranità di Stefano anche dopo la sua incoronazione: secondo la ''Chronica Picta'', il nuovo re concentrò le sue attenzioni in primis verso suo zio, Gyula il Giovane o Gyyla III, la cui regione d'influenza «appariva la più ampia e ricca».<ref name="kon53"/><ref>{{cita|Chronica Picta|cap. 40.65, p. 105}}.</ref><ref name="kri24">{{cita|Kristó (2001)|p. 24}}.</ref> Stefano invase la Transilvania e sottomise Gyula e la sua famiglia intorno al 1002 o nel 1003.<ref name="eng27"/><ref name="kri24"/><ref>{{cita|Sălăgean (2005)|pp. 150-151}}.</ref><ref name="cur145">{{cita|Curta (2001)|p. 145}}.</ref> I contemporanei ''[[Annali di Hildesheim]]'' asseriscono che il monarca convertì «con la forza le terre di suo zio alla fede cristiana» in seguito alla sua conquista.<ref name="kri24"/><ref name="cur145"/> Di conseguenza, gli storici datano l'istituzione della [[Arcidiocesi di Alba Iulia|diocesi di Transilvania]] a questa fase storica.<ref name="tho58"/><ref name="cur145"/> Se l'identificazione proposta da Kristó, Györffy e altri storici ungheresi di Gyula con Prokui fosse valida, Gyula cercò rifugio dopo esser fuggito dalla prigionia alla corte di [[Boleslao I di Polonia|Boleslao I il Coraggioso]], il [[duca di Polonia]] (r. 992-1025).<ref name="kri24"/><ref name="cur146">{{cita|Curta (2001)|p. 146}}.</ref> Stando a quanto riferito da Tietmaro di Merseburgo, Prokui era lo zio di Stefano.<ref name="kri24"/><ref name="cur146"/>
{{citazione|[...] Dove i suoi territori [di Boleslao il Coraggioso], confinavano con quelli degli Ungari, egli possedeva un borgo, protetto da un signore, Prokui, zio del re d'Ungheria. Proprio come adesso, Prokui era stato cacciato dai suoi domini dal re e sua moglie era stata fatta prigioniera:
Circa un secolo dopo, anche il cronista [[Gallo Anonimo]] menzionò i conflitti armati tra Stefano e Boleslao, affermando che quest'ultimo «sconfisse i magiari in battaglia e si assicurò tutte le loro terre fino al [[Danubio]]».<ref name="ste19"/><ref>{{cita|Gesta principum Polonorum|cap. 6, pp. 31-33}}.</ref><ref name="gyo142">{{cita|Györffy (1994)|p. 142}}.</ref> Györffy ha affermato che il rapporto del cronista si riferisce all'occupazione della valle del fiume [[Morava]] (un affluente del Danubio) da parte dei polacchi negli anni 1010.<ref name="gyo142"/> Dal canto suo, la ''Cronaca polacco-ungherese'' afferma che il duca polacco occupò vasti territori a nord del Danubio e a est della Morava fino a Strigonio all'inizio dell'XI secolo.<ref name="gyo142"/><ref name="ste1921">{{cita|Steinhübel (2011)|pp. 19-21}}.</ref> Secondo Steinhübel, quest'ultima fonte prova che una porzione significativa delle terre che oggi formano la [[Slovacchia]] erano sotto il dominio polacco tra il 1002 e il 1030.<ref name="ste1921"/> In contrasto con lo storico slovacco, Györffy ha ipotizzato che questa cronaca di epoca più tarda, «in cui si sussegue un'assurdità dopo l'altra», contraddice ogni fatto conosciuto grazie alle fonti dell'XI secolo.<ref>{{cita|Györffy (1994)|pp. 107-108, 142}}.</ref>
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Anche la [[Arcidiocesi di Eger|diocesi di Eger]] vide la luce intorno al 1009; secondo Thoroczkay, «è assai probabile» che l'istituzione del vescovado fosse collegata alla conversione dei [[Cabari]], un gruppo etnico di origine [[Cazari|cazara]], e del loro capo.<ref>{{cita|Thoroczkay (2001)|pp. 60-61}}.</ref><ref>{{cita|Györffy (1994)|p. 108}}.</ref><ref>{{cita|Engel (2001)|p. 22}}.</ref> Il capo dei Cabari, forse [[Samuele Aba d'Ungheria|Samuele Aba]] o suo padre, sposò in quell'occasione la sorella minore di Stefano, il cui nome risulta sconosciuto.<ref>{{cita|Engel (2001)|p. 29}}.</ref><ref>{{cita|Thoroczkay (2001)|p. 61}}.</ref><ref>{{cita|Kristó e Makk (1996)|p. 63}}.</ref> Il clan degli [[Aba (clan ungherese)|Aba]] risultava il più potente tra le famiglie autoctone unitesi a Stefano e che lo affiancarono nei suoi sforzi per stabilire una monarchia cristiana.<ref name="eng4085">{{cita|Engel (2001)|pp. 40, 85}}.</ref> I riferimenti forniti dall'[[Bele regis notarius|anonimo autore]] delle ''Gesta Hungarorum'', da Simone di Kéza e da altri cronisti ungheresi legati ai Bár-Kalán, agli Csák e ad altre famiglie del XIII secolo discendenti dai capi magiari di epoca passata suggeriscono che anche altri gruppi autoctoni fossero coinvolti nel processo.<ref name="eng4085"/>
Stefano istituì un sistema amministrativo basato sui territori che gestiva, creando a tale scopo i [[Comitatus (Regno d'Ungheria)|comitati]].<ref name="kri24"/><ref name="eng4041">{{cita|Engel (2001)|pp. 40-41}}.</ref> Ognuno di essi, guidato da un funzionario reale noto come conte o ''ispán'', costituiva una suddivisione organizzata attorno a una fortezza reale, la quale fungeva da centro burocratico.<ref name="eng4041"/> La maggioranza delle fortificazioni del periodo non era in pietra, con la sola eccezione dei castelli di Strigonio, [[Albareale]] e
==== Guerre con Polonia e Bulgaria (1009 circa-1018) ====
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[[File:Pécsvárad12.JPG|miniatura|Rovine dell'Abbazia di [[Pécsvárad]], fondata da Stefano]]
Il vescovo Leodvin testimonia come Stefano accumulò e trasferì le reliquie di numerosi santi a «Cesaries» durante la sua campagna nei Balcani, tra cui quelle di [[San Giorgio]] e di [[San Nicola]].<ref name="kri72"/> Egli li donò alla nuova basilica a tre navate da lui fatta costruire e dedicata alla Santa Vergine a Székesfehérvár, nota in italiano come Albareale, e dove istituì anche un [[capitolo della cattedrale]] e la sua nuova capitale.<ref name="but159">{{cita|Butler ''et al.'' (1998)|p. 159}}.</ref><ref>{{cita|Györffy (1994)|pp. 146, 151}}.</ref><ref>{{cita|Engel (2001)|p. 43}}.</ref> La sua decisione fu influenzata dall'apertura, nel 1018 o 1019, di un nuovo percorso di pellegrinaggio che aggirava l'antica capitale, Strigonio; la tratta appena inaugurata collegava l'Europa occidentale e la [[Terra
{{citazione|[Quasi] chiunque provenisse dall'Italia e dalla Gallia che desiderava recarsi al [[Basilica del Santo Sepolcro|Sepolcro del Signore]] a Gerusalemme abbandonò la via consueta, ovvero quella via mare, optando per l'attraversamento delle terre di re Stefano. Questi rese la strada sicura per tutti, accogliendo come fratelli tutti quelli che vedeva ed elargendo loro doni di grande valore. Questa politica spinse molte persone, nobili e popolani, ad andare a Gerusalemme.|[[Rodolfo il Glabro]], ''Historiarum libri quinque''<ref>{{cita|Historiarum libri quinque|cap. 3.1.2, p. 97}}.</ref>}}
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== Rilevanza storica ==
=== Il fondatore dell'Ungheria ===
[[File:10000 HUF 2014 ob.jpg|miniatura|Banconota da 10000 [[Fiorino ungherese|fiorini ungheresi]] che rappresenta re Stefano emesso nel 1998]]
[[File:Portrayal of Stephen I, King of Hungary on the coronation pall.jpg|miniatura|Ritratto di Stefano con gli abiti dell'incoronazione risalente al 1031]]▼
Stefano è sempre stato considerato una delle figure storiche più importanti nella [[storia dell'Ungheria]].<ref name="kri51">{{cita|Kristó e Makk (1996)|p. 51}}.</ref> Il suo principale risultato raggiunto durante il suo regno, ovvero l'istituzione di una potenza cristiana, assicurò la sopravvivenza degli ungheresi nel bacino dei Carpazi, a differenza di quanto invece accaduto nel caso degli [[Unni]], degli [[Avari]] e di altri popoli che avevano precedentemente controllato lo stesso territorio.<ref name="kri51"/> Come sottolineato da Bryan Cartledge, Stefano conferì al suo regno «quarant'anni di relativa pace e governo lungimirante, senza però momenti eclatanti».<ref>{{cita|Cartledge (2011)|p. 17}}.</ref> Stefano contrastò le usanze pagane, mise fine all'ancestrale nomadismo degli Ungari e favorì la diffusione del cristianesimo con numerose leggi, tra cui quella che aboliva l'antico [[alfabeto runico]] magiaro e rendeva il [[Lingua latina|latino]] lingua ufficiale.<ref name="tes73">{{cita|Tessore (2001a)|p. 73}}.</ref> In più, «proibì i riti tradizionali e il culto degli idoli, fondò monasteri ed episcopati e cristianizzò interamente il sistema politico e la struttura della società».<ref name="tes73"/> Fece inoltre generose offerte alle chiese, visitandole spesso di persona e supervisionandone la loro costruzione. Come detto però, per compiere il suo disegno di cristianizzazione dell'Ungheria, «non si fece scrupolo di imporre il battesimo con la forza».<ref>{{cita|Tessore (2001a)|p. 75}}.</ref>
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=== Il ''Libellus de institutione morum'' ===
▲[[File:Portrayal of Stephen I, King of Hungary on the coronation pall.jpg|miniatura|Ritratto di Stefano con gli abiti dell'incoronazione risalente al 1031]]
Secondo la ''Leggenda maggiore'' di Stefano, il re «compilò lui stesso un libro dedicato ai valori morali e destinato al suo figlio».<ref>{{cita|Györffy (1994)|pp. 166-167}}.</ref> Quest'opera, nota in latino come ''Libellus de institutione morum'' e, più brevemente, ''Ammonimenti'', è sopravvissuta grazie a manoscritti scritti risalenti al [[Tardo Medioevo]].<ref name="ber343"/><ref>{{cita|Györffy (1994)|p. 166}}.</ref> Anche se gli studiosi discutono se l'opera possa essere effettivamente attribuita al re o a un chierico, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che sia stato composto nei primi decenni dell'XI secolo.<ref name="ber343"/><ref name="gyo167">{{cita|Györffy (1994)|p. 167}}.</ref>
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Gli ''Ammonimenti'' sostengono che la regalità appare intrinsecamente e inequivocabilmente connessa con la fede cattolica: il suo autore ha sottolineato che un monarca è tenuto a fare donazioni alla Chiesa e a consultare regolarmente i suoi prelati, ma ha il diritto di punire i sacerdoti che sbagliano.<ref name="ber343"/><ref name="gyo167"/> Tra i concetti principali si sottolinea l'idea secondo cui un sovrano debba cooperare con i «pilastri del suo potere», ovvero i prelati, gli aristocratici, gli ''ispán'' e i guerrieri.<ref name="gyo167"/>
{{citazione|
Un altro messaggio interessante riguardava l'invito all'apertura verso gli stranieri e, per usare un termine moderno, al multiculturalismo:
{{citazione|Gli ospiti e gli stranieri devono occupare un posto nel tuo regno. Accoglili bene e accetta i lavori e le armi che possono recarti; non aver paura delle novità; esse possono servire alla grandezza e alla gloria della tua corte. Lascia agli stranieri la loro lingua e le loro abitudini, giacché il regno che possiede una sola lingua e
=== La corona ===
{{vedi anche|Corona di Santo Stefano}}
[[File:Crown, Sword and Globus Cruciger of Hungary2.jpg|sinistra|miniatura|La [[corona di Santo Stefano]] custodita nel [[Palazzo del Parlamento (Budapest)|parlamento ungherese]]]]
Secondo alcuni, sarebbe infondata la tradizione
La parte più antica della corona conservata a Budapest, probabilmente di fabbricazione [[Arte bizantina|bizantina]], fu donata dall'imperatore romano d'Oriente «al nostro fedele alleato Géza, re di Turchia», come recita la scritta in [[Lingua greca|greco]] che sta sulla corona stessa (da notare che per lungo tempo l'Ungheria venne anche chiamata "Turchia").<ref name="mes"/>
== Culto ==
=== La canonizzazione ===
Il culto di Stefano emerse a seguito del lungo periodo di anarchia che contraddistinse il governo dei suoi immediati successori.<ref>{{cita|Magyar (1996)|p. 24}}.</ref><ref name="Diós">{{cita web|autore=István Diós|titolo=Re Santo Stefano|serie=Vite dei santi|editore=Szent István Társulat|url=https://www-zsek-hu.translate.goog/aktualitasok/heti-uennep/augusztus-20-szent-istvan-kiraly-2-2?_x_tr_sl=hu&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc|sito=zsek.hu|accesso=11 marzo 2022}}</ref> Ad ogni modo,
La canonizzazione di Stefano fu
{{citazione|Compiuto l'ufficio dei [[Vespri]] il terzo giorno, tutti attendevano i favori della misericordia divina per merito del beato; improvvisamente, con Cristo che seguiva di certo le messe, i segni dei miracoli si riversarono dal cielo per tutta la santa casa. Il loro totale, che raggiunse una cifra talmente numerosa da non poter essere contata quella notte, ha fatto venire in mente la risposta del [[Vangelo di Matteo|Vangelo]] che il Salvatore del mondo confidò a [[Giovanni (evangelista)|Giovanni]], il quale chiese per mezzo di messaggeri se fosse lui il [[Messia nell'ebraismo|Messia]]: ''Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano''.|Artvico, ''Vita di re Stefano d'Ungheria''<ref>{{cita|Vita di re Stefano d'Ungheria|cap. 24, pp. 393-394}}.</ref>}}
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La prima leggenda di Stefano, la cosiddetta ''Leggenda maggiore'', vide la luce tra il 1077 e il 1083.<ref name="ber375">{{cita|Berend (2001)|p. 375}}.</ref> Benché essa fornisca un ritratto idealizzato del monarca, ovvero quello di una persona che dedicò se stesso e il suo regno alla Vergine Maria, la ''Leggenda minore'' di Stefano, composta intorno al 1100 durante il dominio di [[Colomanno d'Ungheria|Colomanno]], sottolineava la severità del primo monarca.<ref name="ber375"/><ref name="gyo90">{{cita|Györffy (1994)|p. 90}}.</ref> Un terzo lavoro, composto anch'esso ai tempi di Colomanno dal vescovo Artvico, si basava sulle due leggende esistenti.<ref name="ber375"/> L'opera ricevette nel 1201 il placet da [[papa Innocenzo III]] e viene tradizionalmente ritenuta la leggenda di Stefano per antonomasia.<ref name="ber375"/> Gábor Klaniczay ha sostenuto che i testi dedicati a Stefano in esame «hanno aperto un nuovo capitolo nelle leggende dei sovrani sacri intese come genere letterario», diffondendo l'idea secondo cui un monarca potesse aspirare alla canonizzazione qualora avesse rivestito il ruolo di figura apicale in maniera egregia e con grande lungimiranza.<ref>{{cita|Klaniczay (2002)|p. 136}}.</ref> Sulla scia di questo presupposto, sempre Klaniczay si è spinto oltre, asserendo che Stefano fu il primo ''miles Christi'' ("soldato di Cristo") trionfante tra i monarchi canonizzati.<ref>{{cita|Klaniczay (2002)|p. 134}}.</ref> Stefano assunse altresì le vesti di «[[confessore]]», ovvero di uno che non aveva subito il martirio, il cui culto venne approvato in contrasto con i precedenti santi monarchi.<ref>{{cita|Klaniczay (2002)|p. 16}}.</ref>
Il culto di Stefano si diffuse presto oltre i confini dell'Ungheria: inizialmente venerato principalmente a [[Scheyern]] e [[Bamberga]], in Baviera, le sue reliquie giunsero fino ad [[Aquisgrana]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], [[Montecassino]] e [[Namur]].<ref name="Diós"/> Dopo la liberazione di [[Buda]] dai [[Impero ottomano|turchi ottomani]], [[papa Innocenzo XI]] estese il
=== La Sacra Destra ===
[[File:Budapest bazylika sw Stefana 20.jpg|miniatura|La Sacra Destra esposta a [[Budapest]] nella [[Basilica di Santo Stefano (Budapest)|Basilica di Santo Stefano]]]]
La mano destra ({{ungherese|Szent Jobb}}), preservata in discreto stato di conservazione, divenne presto oggetto di un culto.<ref name="eng33"/><ref name="cso7">{{cita|Csorba (2004)|p. 7}}.</ref> Stando a quanto riferito dalle fonti, un chierico di nome Mercurio decise di rubare la reliquia nel 1084, ma fu scoperto il 30 maggio dello stesso anno nel [[comitato di Bihar]].<ref name="kla124"/> Si deve comunque tener presente che il furto di spoglie sacre, o ''furta sacra'', era diventato un
{{citazione|Fratelli, come è possibile che tra le membra separate dal corpo originale, con la carne ridottasi ormai in polvere, soltanto la mano destra, la sua pelle e i tendini attaccati alle ossa abbiano preservato l'integrità originaria? Sospetto che l'imperscrutabilità del giudizio divino abbia voluto comunicarci con la straordinarietà di questo evento che l'opera dell'amore e dell'elemosina supera la misura di tutte le altre virtù [...] La mano destra del beato è stata giustamente risparmiata dalla putrefazione, poiché essa, attingendo al fiore della bontà, non mancava mai di elargire doni per nutrire i poveri.|Artvico, ''Vita di re Stefano d'Ungheria''<ref>Artvico, ''Vita di Re Stefano d'Ungheria'' (cap. 27.), p. 396.</ref>}}
Eccezion fatta per l'[[
=== Chiese dedicate al santo ===
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* [[Roma]], [[Italia]], Casa Santo Stefano, casa dei pellegrini ungheresi, fondata nel 1967, la cui cappella è pure dedicata a S. Stefano.
==
[[File:Commemoration on the Foundation of the Church in Obuda (Chronicon Pictum 042).jpg|miniatura|Re Stefano e sua moglie [[Gisella di Baviera]] fondano una chiesa a [[Óbuda]]. Illustrazione tratta dalla ''[[Chronica Picta]]'']]
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[[File:Свјетлопис живописа Св. Стјепана угарског у крипти храма Св. Саве у Биограду.jpg|miniatura|sinistra|Santo Stefano ritratto nel [[Tempio di San Sava]], a [[Belgrado]]]]
Il re Santo Stefano è un protagonista comune nel mondo della [[Letteratura ungherese|poesia ungherese]] dalla fine del XIII secolo.<ref name="Pomogats">{{cita pubblicazione|autore=Béla Pomogáts|titolo=St. Stephen in Hungarian poetry|rivista=Kisebbségkutatás / Minorities' research|volume=9|numero=3|città=Budapest|anno=2000|url=http://www.hhrf.org/kisebbsegkutatas/mr_03/cikk.php?id=1233|accesso=11 marzo 2022|dataarchivio=3 ottobre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141003225533/http://www.hhrf.org/kisebbsegkutatas/mr_03/cikk.php?id=1233|urlmorto=sì}}</ref> Le prime liriche
Si
In virtù della sua aura di eroe nazionale ungherese, una sua statua è stata posta nel colonnato della [[Piazza degli Eroi (Budapest)|Piazza degli Eroi]] a [[Budapest]].
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1 = Stefano I d'Ungheria
|2 = [[Géza d'Ungheria]]
|3 = [[Sarolta d'Ungheria]]
|4 = [[Taksony d'Ungheria]]
|5 = una nobildonna cumana
|6 = Gyula, principe di Transilvania
|8 = [[Zoltán d'Ungheria]]
|9 = figlia di [[Menumorut]]
|16 = [[Árpád d'Ungheria]]
|18 = [[Menumorut]]
}}
== Note ==
=== Esplicative ===
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* {{cita libro|cid=Györffy (1994)|lingua=en|autore=György Györffy|anno=1994|titolo=King Saint Stephen of Hungary|editore=Atlantic Research and Publications|isbn=978-0-88033-300-9}}
* {{cita libro|autore=Gábor Klaniczay|cid=Klaniczay (2002)|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=tz12J0Eb9eUC&printsec=frontcover&dq=Holy+Rulers+and+Blessed+Princes:+Dynastic+Cults+in+Medieval+Central+Europe&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwj24f6Wxu_vAhVJIMUKHW62DjUQ6AEwAHoECAQQAw#v=onepage&q&f=false|titolo=Holy Rulers and Blessed Princes: Dynastic Cults in Medieval Central Europe|editore=Cambridge University Press|isbn=0-521-42018-0}}
* {{cita libro|cid=Kontler (1999)|autore=László Kontler|anno=1999|titolo=Millennium in Central Europe: A History of Hungary|url=https://archive.org/details/millenniumincent0000kont|lingua=en|editore=Atlantisz Publishing House|isbn=963-9165-37-9}}
* {{cita libro|autore=Gyula Kristó|autore2=Ferenc Makk|anno=1996|cid=Kristó e Makk (1996)|titolo=Az Árpád-ház uralkodói [Sovrani della casata degli Arpadi]|lingua=hu|editore=I.P.C. Könyvek|isbn=963-7930-97-3}}
* {{cita libro|autore=Gyula Kristó|cid=Kristó (2001)|lingua=en|anno=2001|capitolo=The Life of King Stephen the Saint|titolo=Saint Stephen and His Country: A Newborn Kingdom in Central Europe - Hungary|editore=Lucidus Kiadó|pp=15-36|isbn=978-963-86163-9-5}}
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[[Categoria:Arpadi]]
[[Categoria:Eroi nazionali ungheresi|Stefano]]
[[Categoria:Re d'Ungheria]]
[[Categoria:Santi per nome|Stefano d'Ungheria]]
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[[Categoria:Santi dell'XI secolo|Stefano d'Ungheria]]
[[Categoria:Santi canonizzati da Gregorio VII|Stefano d'Ungheria]]
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