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==Chiesa di San Leonardo (Osais)==
 
 
==Chiesa del Santissimo Redentore (Udine)==
 
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Nel 1316 terminò il commento al primo libro del Canone di Avicenna, opera che a Padova godeva già di una lunga tradizione di studio. Essa si rivela, infatti, come una delle fonti principali della Chirurgia magna (1252) di Bruno da Longobucco e del De conservatione sanitatis (ante 1298) di Zambonino da Gazzo, professori a Padova nel XIII secolo. Anche Pietro d’Abano e Dino Del Garbo si erano occupati in passato del primo libro del Canone. Nessuno di loro però aveva operato un commento sistematico, come quello di M., che nella stesura del testo fu sicuramente rassicurato dalla presenza e dal sostegno dei più anziani colleghi.
 
Il commento al primo libro del Canone di M. è tradito da un unico testimonio cartaceo, risalente alla seconda metà del XV secolo (El Escorial, Real Biblioteca de San Lorenzo, Mss., K.I.2). Nella sottoscrizione M. afferma che il suo commento è super totum primum canonem, cioè su tutte e quattro le fen che lo compongono. In realtà il testimonio non presenta la prima fen, che al momento è ritenuta perduta. In più punti dell’opera M. si riferisce al proprio lavoro come a una expositio brevis: tale definizione si adatta perfettamente al commento delle fen II e III – dove la brevità sembra legata alla facilità del testo e alla conseguente eliminazione di alcuni capitoli ritenuti secondari – non altrettanto alla fen IV (De divisione modorum medicationis secundum egritudines universales), a cui il M. dedica lo spazio maggiore. La sua scelta sembra corrispondere a consuetudini consolidatesi negli anni all’interno dello Studio padovano, ma è legata anche alla possibilità per M. e per i suoi studenti di ricorrere ai Synonima (1296) di Simone da Genova, a cui M. spesso rimanda per risolvere eventuali dubbi interpretativi. Per quanto riguarda le fonti utilizzate, frequenti sono i rimandi all’Articella, che M. dimostra di conoscere molto bene. Da una prima analisi del testo condotta da Pesenti emergono citazioni da diverse opere di Galeno, tra cui molte di quelle prescritte per il curriculum medico a Montpellier nel 1309 (Tegni, De complexionibus, De medicinis simplicibus, De morbo et accidenti, De crisi, De ingenio sanitatis). M. aveva a disposizione anche altre opere e traduzioni di Galeno, in uso a Bologna sin dal secolo precedente (Terapeutica, De interioribus, De regimine sanitatis, De elementis, De naturalibus virtutibus) e dimostra di conoscere, oltre ai libri naturales di Aristotele, diversi autori arabi ed ebrei, come Averroè, ‘Alī‘Ali ibn al-‘Abbās‘Abbas, Maimonide.
 
Dopo il 1316 M. acquisì la cittadinanza padovana: nel 1320 abitava in una casa presso porta S. Giovanni delle Navi, dove risulta risiedere ancora nel 1327. Probabilmente nel 1321 terminò la sua epitome ai Synonima di Simone da Genova, come gli era stato chiesto dallo Studio patavino, che aveva bisogno di uno strumento di agile consultazione per un’opera di medicina pratica. I Synonima con i loro 6500 lemmi ordinati alfabeticamente, ricavati da autori classici e arabi e arricchiti dalle conoscenze botaniche, farmaceutiche e mediche dell’autore, non presentavano di certo il carattere di brevitas richiesto. M. ridusse, quindi, l’opera a un glossario, dove ogni lemma presenta solo il suo significato immediato: aggiunge, inoltre, alcune parole relative alla misurazione del peso e al condimento dei cibi e altre ricavate dal primo libro del Canone, da lui commentato.
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|}
 
Epitada (Epitadas, Ἐπιτάδας?p?t?da?), figlio di Molobro, fu un militare spartano, comandante dei 420 lacedemoni que van quedar bloquejats a l'illa Esfactèria el setè any de la guerra del Peloponès (425 aC). Va exercir el comandament amb habilitat i prudència i va morir combatent una mica abans que l'illa es rendís.
 
 
* [[Pieter Tyssens]] da Gimbrich
* [[Antonio Cocco]] - arcivescovo di Corfù - da [http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-cauco_(Dizionario_Biografico)/ ]
* [[Ercole Francesco Dandini]] da DBI
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* [[Simon Langham]]
* [[Grifo di Tancredi]] --> [http://www.treccani.it/enciclopedia/grifo-di-tancredi_(Dizionario_Biografico)/ ]
* Gennaro vescovo di cagliari -- [http://www.treccani.it/enciclopedia/gennaro_(Dizionario-Biografico)/]
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*Finire [[Paolo Cadamosto]]
*Finire [[Henry L. Stimson]] da Boschesi
*[[Guido Rampini]] da Boschesi e Anpi
 
 
da Boschesi [[Hastings Lionel Ismay]]
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*Finire [[Henry L. Stimson]] da Boschesi
*[[Guido Rampini]] da Boschesi e Anpi
 
 
[[John Timothy McNicholas]] da inglese
 
[[:fr:Jean Bouhier (évêque)]]
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[[File:Monselice-VillaPisani-01.jpg|thumb|left|''Villa Pisani'']]
La villa fu realizzata intorno alla metà del Cinquecento per conto di Francesco Pisani ed è attribuita al padovano [[Andrea da Valle]] (in precedenza era stata attribuita ad [[Andrea Palladio]], che in quel periodo era impegnato nella realizzazione della [[Villa Pisani (Montagnana)|Villa Pisani]] a [[Montagnana]])<ref>[http://www.ossicella.it/architettura/villa_pisani.htm Storia della cinquecentesca villa Pisani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. La presenza di da Valle è documentata a Monselice attorno al 1559 per lavori al convento di San Giacomo. Conserva al suo interno pregevoli affreschi attribuiti a [[Giovanni Battista Zelotti]]. L'edificio, utilizzato come sede di manifestazioni culturali, ospita il lapidario romano monselicense.
 
==[[Guido Rampini]]==
{{Bio
|Nome = Guido
|Cognome = Rampini
|Sesso = M
|LuogoNascita = Pinerolo
|GiornoMeseNascita = 16 maggio
|AnnoNascita = 1898
|LuogoMorte = Bergamo
|GiornoMeseMorte = 8 marzo
|AnnoMorte = 1945
|Attività = militare
|Nazionalità = italiano
|Immagine =
|PostNazionalità = , tenente colonnello d'Artiglieria in servizio di Stato maggiore, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria
}}
 
All'età di diciannove anni aveva partecipato alla Prima guerra mondiale e si era quindi dato alla carriera militare. Dopo tre anni di servizio in Somalia, tra il 1923 e il 1926, aveva fatto l'insegnante nella scuola allievi ufficiali dell'esercito albanese. La guerra di Spagna lo vede capitano, addetto al Comando della Divisione fascista "Frecce azzurre". Tra il 1939 e il 1941, l'ufficiale fa parte del Servizio informazioni presso lo Stato maggiore dell'Esercito e nel 1942, col grado di tenente colonnello, è in Russia, sempre al Servizio informazioni. Anche quando, nel 1943, rientra in Italia gli è assegnata la direzione dell'Ufficio informazioni del Comando del Corpo di Stato Maggiore. Al momento dell'armistizio, Rampini si trova a Padova e nel marasma generale decide di utilizzare le sue conoscenze di "intelligence" a sostegno della Resistenza. Si sposta a Torino e qui organizza un'efficiente rete informativa in collegamento con gli Alleati. Ma l'ufficiale viene tradito. Arrestato, Rampini è prima deportato in Germania, poi incarcerato in Italia e sottoposto a stringenti interrogatori, ma non rivela nulla dell'organizzazione. È fucilato nella caserma "Seriate" di Bergamo, un mese e mezzo prima della Liberazione.
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare gold medal - old style BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'oro al valor militare
|collegamento_onorificenza = Medaglia d'oro al valor militare
|motivazione= Tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore, capo del servizio informazioni d’armata, nell’imminenza dell’arrivo di soverchianti forze corazzate tedesche si offre di organizzare una rete occulta in collegamento con gli Alleati. Autorizzato e fornito di mezzi, si butta febbrilmente al lavoro ideato, organizzandolo fra rischi, sofferenze, pericoli, disagi, sempre con animo lieto, viva intelligenza, indomabile volontà, guidato dall’entusiasmo di offrirsi, dalla fede nel sano patriottismo, sua religione, fino all’offerta di sé, fa del sacrificio un dovere, del pericolo una gioia pur di riuscire, e riesce. Tradito, assume con generosità leggendaria la responsabilità di tutte le imputazioni dei compagni. E li salva, offrendosi solo purissimo martire al piombo nemico che affronta con freddezza che intimidisce i carnefici. Simbolo puro del dovere, fulgido eroe dell’idea, martire generoso delle barbarie. L’anima è in cielo, la memoria nel cuore degli Italiani degni del nome della Patria. Bergamo, 8 marzo 1945.
|data=<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=13578|titolo=Rampini, Guido. Medaglia d'oro al valor militare|autore=Presidenza della Repubblica|sito=quirinale.it|accesso=12 ottobre 2015}}</ref>.
}}
 
==Note==
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Il L. godette di ottima fama di capitano giusto, liberale con i galeotti, ma pure severo, non permettendo alcun tipo di eccesso, come il gioco e la bestemmia, sulle sue navi, dando egli per primo il buon esempio ed esigendo dai nobili con lui imbarcati di mantenere le loro cabine in buon ordine e sempre con le porte aperte, affinché tutti i marinai potessero vedere il loro operare. Per queste ragioni fu amatissimo dalla ciurma, che lo seguì nelle difficili imprese contro alcuni tra i più feroci corsari che imperversavano per l'Adriatico e il Mediterraneo.
 
Nel 1493, quale provveditore di una piccola flotta, non esitò a inseguire il pirata turco KemālKemal Re'īsis (Camali) al quale riuscì a sottrarre molte imbarcazioni e un ingente numero distrusse col fuoco; nello stesso anno, presso l'isola di Cefalonia, riuscì a intercettare e catturare la barca di un non meglio identificato "corsaro fiorentino" con a bordo 120 uomini che furono in gran parte impiccati (Cicogna, p. 119). Stessa sorte subirono il celeberrimo corsaro Pietro Biscaglino e i suoi uomini. Nel 1494, in seguito alla cattura e impiccagione fatte eseguire dal L., presso Zante, del pirata Bazuola, la cui flotta batteva bandiera francese, giunse a Venezia un inviato a nome del re Carlo VIII per chiedere il risarcimento di 80.000 ducati per i danni arrecati. Altre vittoriose imprese il L. compì in quegli anni contro i corsari che infestavano le coste della Tunisia, rendendo più sicura la navigazione per i convogli mercantili veneziani.
 
Nel settembre 1496 fu ancora eletto capitano delle navi armate, in funzione difensiva antifrancese. Il 18 apr. 1497 salpò da Venezia, facendo vela verso l'Istria su una poderosa "barza granda armada" di circa 1200 tonnellate di stazza, con una ciurma di 450 uomini, valenti marinai e combattenti, dotata di più di 400 bocche da fuoco tra cannoni e altra artiglieria, ben fornita di archibugi e vettovagliamenti. Al suo seguito, con un'altra galea, fu inviato Daniele Pasqualigo.