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|noteSuperficie =
|abitanti = 5453
|noteAbitanti = <ref>[{{cita testo|url=http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new_v3/cciv4_edit_info.edit_parret?id_p=2640034&cod_reg=&cod_dioc= |titolo=Dati della CEI].}}</ref>
|anno =
|nomeAbitanti = ardenzino, ardenzini<ref>Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, ''Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani'', Bologna, Pàtron Editore, 1981, p.&nbsp;25.</ref>
|patrono = [[santa Giulia di Corsica]]
|festivo = 22 maggio
|localizzazione =
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'''Ardenza''' è un quartiere di [[Livorno]].
 
Originariamente sorto come un vero e proprio borgo distaccato dalla città labronica, nel corso del [[XX secolo|Novecento]] è stato inglobato a tutti gli effetti dallo sviluppo urbanistico cittadino.<ref>Il quartiere non viene infatti menzionato nell'[{{cita testo|url=http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90007SJ5&v=1UH07B07SJ50000 |titolo=elenco ISTAT]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141006075603/http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90007SJ5&v=1UH07B07SJ50000 }} delle località abitate del comune di Livorno, essendo incluso nel perimetro urbano della città.</ref>
Qui hanno infatti sede i principali impianti sportivi di Livorno, primo tra tutti lo [[Stadio Armando Picchi|Stadio comunale "Armando Picchi"]], nonché numerose ville ottocentesche ed [[Eclettismo (arte)|eclettiche]] in cui si respira ancora quel clima di ''[[Belle époque]]'' legato allo sviluppo dei primi stabilimenti balneari.
 
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Il vasto piazzale che ospitò il Parterre della Rotonda fu ideato come una figura ovale simmetrica che chiudesse il termine della lunga passeggiata. La zona fu arredata da sedili e colonnini, indicando l'uso del marmo di San Giuliano e piantumata con alcune specie di piante che solo dopo molti anni di esperimenti e fallimenti hanno trovato il giusto equilibrio con l'aridità del terreno e il salmastro dei venti marini.
 
L'intero lungomare fu definitivamente completato grazie all'interessamento del [[Gonfaloniere di Giustizia|gonfaloniere]] [[Luigi Fabbri]] solo nel [[1852]] quando veniva proposto un prolungamento fino al villaggio di Antignano, con la lottizzazione della zona della "Banditella" con alcune ville (il progetto sarà attuato dal 1899 dopo l'apertura dei "Tre ponti").
 
Tra le numerose attrezzature turistico - ricettive e i vari caffè, si ricordano ad esempio i [[Casini d'Ardenza|Granducali Casini]] (prima metà del XIX secolo), la Baracchina Rossa ([[1897]]), lo Chalet Scoglio di Garibaldi (oggi scomparso) e l'[[Ippodromo Federico Caprilli|Ippodromo "Federico Caprilli"]] ([[1894]]).
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Frattanto, sul finire del XIX secolo la passeggiata a mare fu portata a termine fino ad [[Antignano (Livorno)|Antignano]] e nei primi decenni del Novecento si registra un ulteriore sviluppo urbanistico legato alla costruzione dello [[Stadio Armando Picchi|stadio labronico]] ([[1933]]-[[1935]]) e di alcune villette eclettiche ([[1930]] circa), progettate da Fosco Cioni (un abile disegnatore privo di ogni titolo di studio), che ancora oggi caratterizzano fortemente la passeggiata del [[Stradario di Livorno|viale Italia]].
Lo chalet al centro della Rotonda fu costruito nel [[1931]] come chiosco ad uso di bar.
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]] Ardenza divenne luogo di rifugio per molti sfollati che abbandonano i quartieri centrali di Livorno a causa dei bombardamenti. Ai primi di aprile 1943 vi furono arrestati tre ebrei livornesi: [[Frida Misul]] (che sopravvissuta ai campi di stermino sarà autrice di uno dei primi memoriali dell'Olocausto pubblicati in Italia)<ref>Frida Misul, ''Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi'' (Livorno: Stabilimento Poligrafico Belforte, 1946).</ref> e Ada Attal con il piccolo Benito (che invece periranno ad Auschwitz).<ref>Ada Attal, una ragazza-madre, si era recata a visitare il figlio Benito che era tra i bambini dell'orfanotrofio ebraico di Livorno, che per una settimana soggiornarono alla scuola "Carducci" di Ardenza nel viaggio che li avrebbe dovuti condurre verso i campi di sterminio e che invece era stato fortunatamente interrotto dal bombardamento del treno alla stazione di [[Vada (Rosignano Marittimo)|Vada]]. Tranne il piccolo Benito, arrestato con la madre, torneranno tutti sani e salvi nella loro casa a [[Sassetta (Italia)|Sassetta]], fino alla Liberazione. Cfr. Paola Lemmi, ''“Finché non sono venuti a prenderci”: le vicende dell'Orfanotrofio Israelitico di Livorno durante la seconda guerra mondiale'' (Regione Toscana, 2005).</ref>
 
Con il secondo dopoguerra si ebbe un nuovo incremento residenziale della zona con il "villaggio americano" ([[1953]]), costituito da una serie di villette per la residenza di ufficiali americani. Poi, dal [[1958]] il borgo d'Ardenza fu definitivamente integrato nel tessuto urbano livornese con la realizzazione del nuovo quartiere residenziale di edilizia popolare de [[Stradario di Livorno|La Rosa]], il cui piano fu redatto dal celebre [[Luigi Moretti (architetto)|Luigi Moretti]].
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Presso l'antica torre medicea, in località "Tre Ponti", sorgeva dalla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] l'elegante Villa Boretti, demolita negli [[anni 1930|anni trenta]] del [[XX secolo]] per fare spazio alle corse automobilistiche del famoso [[circuito di Montenero]].
Sul lato opposto a quello ove si trova la chiesa dell'Apparizione, lungo la via di Montenero, sorge invece la [[Villa Ombrosa]], il cui vasto parco è chiuso da un alto muro: costruita verso il [[1760]] da Filippo Freccia, sulle rovine di un convento di monache, l'edificio ha forma rettangolare con due ali avanzate e terrazzo sostenuto da colonne [[Ordine tuscanico|tuscaniche]]. La costruzione rivela il gusto lineare e funzionale dell'architettura rurale della villeggiatura livornese del tempo. Circondata da un ampio parco secolare la villa sul retro è abbellita da una elegante scalinata in pietra che degratadegrada verso il giardino, ove si trova anche un piccolo cimitero per i cani dei proprietari.
Merita infine essere ricordata la Villa Donokoe in via del Parco, ora Villa Francesca, che prende il nome dalla proprietaria [[Francesca Armosino]] ([[1888]]), vedova di [[Giuseppe Garibaldi]], che vi soggiornò per stare più vicina al figlio [[Manlio Garibaldi]], iscritto all'[[Accademia Navale]].