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'''Carmela Baricelli''' '''(bozza)'''
 
'''Carmela Baricelli''' (Casalbuttano ed Uniti, 25 gennaio 1861 – Cremona, 14 aprile 1946) è stata un'insegnante, giornalista e scrittrice italiana.
 
{{Bio
'''Biografia'''
|Nome = Carmela
|Cognome = Baricelli
|Sesso = F
|LuogoNascita = Casalbuttano
|GiornoMeseNascita = 25 gennaio
|AnnoNascita = 1861
|LuogoMorte = Cremona
|GiornoMeseMorte = aprile
|AnnoMorte = 1946
|Attività = insegnante
|Attività2 = giornalista
|Attività3 = scrittrice
|Nazionalità = italiana
|PostNazionalità =
}}
== Biografia ==
 
Carmela Baricelli nacque a Casalbuttano il 25 gennaio 1861, figliada diStefano StefanoBaricelli, agente di commercio chee avevaCarolina ereditatoSartori, dalfilatrice. padreLa ilnumerosa ruolofamiglia di- uomoebbe disette fiduciafratelli, dellatre famigliadei nobiliarequali Jacini,morirono inentro strettii legamidieci conanni ildi Cavour,vita e- disi Carolinatrasferì Sartori,a filatriceCremona dinel professione¹.1872, Ebbedove setteCarmela fratelli,visse nessunofino deial quali1904.<ref tuttavianame=":1">{{Cita le sopravviveràsito|url=https://liberliber.it/autori/autori-b/carmela-baricelli/|titolo=Carmela Baricelli}}</ref>
 
Da bambina venne avviata dalla madre al mestiere di sarta, ma all'età di dodici anni manifestò apertamente la volontà di frequentare la scuola.<ref name=":5">{{Cita web|url=https://www.nilalienum.com/product/i-vinti-il-poema-venduto/|titolo=Carmela Baricelli. I Vinti. Il Poema Venduto|accesso=28 giugno 2025}}</ref> Sapendo già leggere e scrivere, fu ammessa direttamente alla seconda elementare. Nel 1879 conseguì il diploma di maestra e nel 1887 si laureò all’Università di Pavia, grazie alla nuova normativa che permetteva alle donne l'accesso agli studi universitari.<ref>{{Cita|Telli|p. 78}}</ref>
Nel 1872 si trasferì con la famiglia a Cremona dove rimase fino al 1904. La famiglia cambiò spesso domicilio, sempre nell'ambito di Cremona, e nel frattempo nacquero altri tre figli oltre ai cinque che erano già al mondo al momento del trasferimento, ma tre degli otto morirono entro i primi dieci anni di vita 2.
 
Dal 1885 iniziò a collaborare come giornalista con il quotidiano ''La Provincia – Corriere di Cremona'', spesso firmandosi con lo pseudonimo "Malvina", in omaggio alla scrittrice veneta e conferenziera [[Malvina Frank]].<ref>{{Cita|Filippini|p. 292}}</ref> Nei suoi articoli sostenne l'importanza dell’istruzione popolare e dell'alfabetizzazione delle classi lavoratrici. Dal 1890 insegnò presso l’Istituto “Anguissola” di Cremona.
Nonostante il suo forte desiderio di intraprendere gli studi, fu costretta dalle circostanze a intraprendere sin da piccola la professione di sarta1.
 
=== Impegno politico e sociale ===
Ma nel 1873 si ribellò platealmente per manifestare la sua intenzione di voler andare a scuola poiché già in grado di leggere e scrivere, fu iscritta direttamente alla seconda elementare. Bruciò le tappe e appena sei anni dopo, nel 1879, conseguì il diploma di maestra.
Nel corso della sua permanenza a Cremona conobbe figure di spicco dell'ambiente operaio e socialista, tra cui [[Arcangelo Ghisleri]], che le recensì il libro ''L'istruzione popolare. Libro di lettura per operai e contadini'' (1894), [[Leonida Bissolati]], con il quale organizzò i primi scioperi delle filandaie cremonesi, e lo stesso Turati.<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Mangini|titolo=Arcangelo Ghisleri: Mente e Carattere (1938-1988). Atti del Convegno di studi, Bergamo, 28-29 ottobre 1988|anno=1989|editore=Pierluigi Lubrina editore|città=Bergamo|p=66}}</ref><ref name=":2">{{Cita libro|titolo=Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo. Uno sguardo sul mondo}}</ref> Partecipò nel 1892 al congresso di Genova che portò alla fondazione del [[Partito dei Lavoratori Italiani|Partito dei lavoratori italiani]] e nel 1893 fu tra i promotori della Camera del lavoro di Cremona, dove entrò a far parte nella commissione esecutiva.<ref name=":2" />
 
Per la sua attività nell'ambito del movimento socialista, dove era molto nota per le sue doti di conferenziera, venne iscritta al casellario politico come soggetto sovversivo.<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Rachele Farina|titolo=Dizionario biografico delle donne lombarde, 568-1968|p=108}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.laprovinciacr.it/scheda/cultura/137253/Sovversive--pazze-e-istruite-.html|titolo=Sovversive, pazze e istruite. Le donne che fanno paura|data=10 marzo 2016|accesso=25 giugno 2025}}</ref>
Si laureò nel 1887 a Pavia, risultato da primato dato che solo da quell'anno una disposizione di legge consentiva alle donne l'accesso all'università (formalmente aperta fin dal 1870, ma in pratica tutte le iscrizioni femminili venivano respinte).
 
Sensibile al tema dell'alfabetizzazione e dell'istruzione delle classi meno abbienti, sostenne la creazione di una scuola serale per operai presso la Camera del Lavoro e di un ufficio di collocamento per disoccupati. Partecipò a numerose associazioni femminili, promuovendo la nascita di una Società operaia femminile di mutuo soccorso e nel 1898 la Lega di resistenza femminile; fu rappresentante della sezione femminile della Camera del Lavoro.<ref>{{Cita libro|curatore=Rachele Farina|titolo=Carmela Baricelli|anno=1995|editore=Baldini e Castoldi|città=Milano|p=108|opera=Dizionario biografico delle donne lombarde 568-1968|ISBN=88-8089-085-9}}</ref> Venne iscritta al casellario politico per la sua attività ritenuta sovversiva.<ref>{{Cita|Telli|p. 116}}</ref><ref name=":3" />
Tre anni dopo la laurea, Carmela inizia subito a insegnare presso l'istituto Anguissola di Cremona, dopo aver ottenuto il diploma di abilitazione all'insegnamento di lingua e lettere italiane nelle scuole magistrali. Lì inizierà a collaborare, nel 1885, come giornalista con “La provincia-Corriere di Cremona” firmando spesso con lo pseudonimo Malvina,  ricordando la scrittrice veneta e conferenziera proto femminista Malvina Frank
 
==== Pavia, 1904-1912. Il periodico ''L'Alleanza'' ====
le decisioni di Carmlea facilitarono la vita alla sorella Edvige, ebbe un accesso  della sorella meno difficoltoso agli studi e brillò come educatrice. Raggiunse la direzione del centro Alfeno Varo, dove collaborò con lo pseudonimo ''William'' al settimanale ''Interessi cremonesi 2'' .
Nel 1904 venne trasferita all’Istituto Magistrale "Adelaide Cairoli" di Pavia; restò in questa città fino al 1912.<ref name=":1" />
 
In questo periodo, durante il quale si intensificarono le iniziative del movimento emancipazionista a sostegno del [[Suffragio femminile in Italia|suffragio femminile]], il suo impegno si orientò verso la promozione dell'istruzione sociale e politica delle donne. Nel 1906 fondò il circolo "L’Alleanza Femminile", da cui prese vita pochi mesi dopo il settimanale ''L’Alleanza: Giornale settimanale politico letterario per l’istruzione sociale e politica della donna'', uno dei periodici emancipazionisti più completi e "tra i più longevi dell’età giolittiana".<ref>{{Cita libro|autore=Annarita Buttafuoco|titolo=Cronache femminili. Temi e momenti della stampa emancipazionista in Italia dall’Unità al Fascismo|anno=1988|editore=Dipartimento di Studi Storico-Sociali e Filosofici Università degli Studi di Siena,|città=Siena|p=113}}</ref> Diretto da Baricelli e pubblicato dal 1906 al 1911, ebbe tra le collaboratrici numerose figure di punta del femminismo italiano, tra cui [[Linda Malnati]], [[Emilia Mariani]], [[Maria Pasolini Ponti|Maria Pasolini]], [[Paolina Schiff]], [[Teresa Labriola]], [[Giselda Brebbia]], [[Bice Sacchi]], [[Anna Franchi]].<ref>{{Cita|Telli|p. 54}}</ref>
'''Impegno politico e sociale'''
 
Nel 1910 il settimanale si divise in due sedi, una a Pavia, sotto la sua guida, e una a Milano, diretta da [[Abigaille Zanetta]]. Tra le due anime del progetto emersero divergenze significative: Baricelli, sostenitrice di una linea inclusiva, rivolta a tutte le donne indipendentemente dall'appartenenza politica, voleva fare del giornale il punto di riferimento per le donne delle diverse correnti del movimento e dei vari comitati pro suffragio; Zanetta, più vicina alle posizioni di [[Anna Kuliscioff]], propendeva per una netta separazione dal suffragismo di matrice borghese. Queste tensioni riflettevano un più ampio dibattito interno al movimento femminile e al socialismo italiano e contribuirono a un progressivo distacco di Baricelli dal Partito Socialista.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Perry Willson|anno=2019|titolo=Confusione terminologica: "femminismo” ed “emancipazionismo” nell’Italia liberale|rivista=Italia Contemporanea|editore=|numero=290|p=213|cid=Willson}}</ref>
La sua lunga permanenza a Cremona si caratterizzò per la posizione da protagonista che assunse nell'ambito delle lotte sociali caratteristiche di quel periodo 4. Nel 1892 fu presente a Genova al congresso dal quale nacque il Partito dei lavoratori italiani.
 
Già da tempo critica nei confronti di quello che definiva il "maschilismo" socialista, Baricelli si era espressa pubblicamente contro l'atteggiamento di Filippo Turati, che l’8 aprile 1910 aveva definito le donne "prive di mentalità politica". In un articolo di risposta, l'insegnante cremonese attribuì tale condizione non a una mancanza naturale, ma alla responsabilità degli stessi socialisti, accusati di non impegnarsi attivamente per superare i pregiudizi esistenti.<ref>{{Cita libro|autore=Debora Migliucci|titolo=Per il voto alle donne : dieci anni di battaglie suffragiste in Italia, 1903-1913|anno=2006|editore=Mondadori|città=Milano|p=84}}</ref><ref name=":5" />
Entrò a far parte anche della commissione esecutiva della camera del lavoro di Cremona che nel 1893 aveva contribuito a fondare, di cui fu figura rappresentativa di spicco con un consenso di 308 dei 314 votanti all'atto dell'istituzione 5. Insieme all'allora presidente Garibotti, concretizzò la sua idea di organizzare ed educare gli operai tramite l'avviamento di una scuola serale e di assistenza ai disoccupati tramite l'istituzione di un vero e proprio ufficio di collocamento5.
 
Nel 1911 sottoscrisse la ''Petizione delle donne italiane al Parlamento,'' con il quale veniva richiesto il riconoscimento dei diritti politici per le donne, inclusa l'estensione del diritto di voto e di eleggibilità.<ref name=":4">{{Cita web|url=http://dbe.editricebibliografica.it/cgi-bin/dbe/Scheda?175|titolo=Baricelli Carmela|accesso=25 giugno 2025}}</ref> Nello stesso anno presiedette con [[Bice Sacchi]] il primo Congresso Pro suffragio femminile svoltosi a Torino.<ref>{{Cita web|url=https://unionefemminile.it/torino-1911-il-primo-congresso-pro-suffragio-femminile/|titolo=Torino 1911. Il primo Congresso pro suffragio femminile|data=11 aprile 2013|accesso=25 giugno 2025}}</ref>
Fu promotrice della lega per l'emancipazione femminile e sempre in prima linea nell'organizzazione degli scioperi delle filande, pezzo forte dell'industria cremonese 2. In collaborazione con Leonida Bissolati, organizzò i primi scioperi delle lavoratrici impiegate nelle filande della realtà cremonese che ebbero luogo a decorrere dal 1893³. In piazza insieme alle filatrici, Baricelli, che esercitava su di loro un notevole ascendente7, chiese l'aumento di mezzo centesimo sulla paga oraria, l'abolizione delle multe e la riduzione a 13 ore, anziché 14, dell'impegno di lavoro giornaliero delle cernitrici7. Gli scioperi erano tesi ad ottenere orari di lavoro più brevi (da 12 a 14 ore in quegli anni) e almeno piccoli incrementi salariali¹.
 
==== Padova e Torino, 1912-1919 ====
'''La carriera di insegnante e il trasferimento per motivi politici'''
Dal 1912 al 1914 insegnò a Padova, trasferimento che nella sua autobiografia attribuì a una sanzione per le sue idee politiche.<ref>{{Cita|Filippini|p. 282}}</ref>
 
Durante l'esperienza padovana condusse un'indagine sulle condizioni del lavoro femminile nella provincia, pubblicando dati sul numero delle operaie occupate, su salari, orari, multe e tipologie di impiego.<ref>{{Cita|Filippini|pp. 284, 292}}</ref> Le sue conclusioni denunciarono una situazione sconfortante, caratterizzata dall’assenza di forme di previdenza e dalle difficoltà nell’organizzazione sindacale delle lavoratrici: «Di previdenza per malattia o per vecchiaia nessuna traccia, le organizzazioni di resistenza sono lettera morta. I tentativi fatti per riunire in lega le lavoratrici naufragarono tutti per l'opera deleteria delle egoiste e delle fanatiche sobillate dai preti».<ref>{{Cita web|autore=Barbara Paknazar|url=https://ilbolive.unipd.it/it/news/cultura/grandi-battaglie-donne-lavoratrici|titolo=Le grandi battaglie per le donne lavoratrici}}</ref><ref>{{Cita|Filippini|p. 300}}</ref>
L'inizio del 1900 segnò il principio di una lunga carriera, svolta in diversi istituti del Nord Italia². Dopo l'Istituto di Cremona, nel 1904 fu la volta dell'Istituto Magistrale "Adelaide Cairoli" di Pavia1, finché, dal 1912 al 1914, anni che coincisero con la sua militanza socialista, venne trasferita, come lei stessa riferì nella sua autobiografia, "per castigo delle mie idee che parevano rivoluzionarie"1, presso l'Istituto Magistrale di Padova. Il trasferimento per motivi politici evidenzia le pressioni del sistema educativo dell'epoca sui docenti dalle idee progressiste.
 
Nel 1914 venne trasferita a Torino presso la Regia Scuola complementare autonoma «Margherita di Savoia», dove rimase per cinque anni.<ref name=":4" />
Durante l'esperienza padovana, la Baricelli intraprese una sua personale indagine sulle condizioni del proletariato femminile nella provincia di Padova, da lei stessa definita «brevissima e incompiuta», ma in realtà ricca di dati sul numero di operaie impiegate, su paghe e orari, multe, tipo di lavoro20. Le balzò subito agli occhi la specificità della situazione padovana: la donna lavoratrice era «abbandonata allo sfruttamento industriale, e percepisce tuttora salari di fame già sorpassati ovunque il socialismo ha saputo trasformare la coscienza di classe tra le donne portandole ad una più equa valutazione del loro lavoro»20. Nelle sue conclusioni dell'inchiesta sul lavoro femminile nella provincia padovana emergeva un triste panorama: «Di previdenza per malattia o per vecchiaia nessuna traccia, le organizzazioni di resistenza sono lettera morta. I tentativi fatti per riunire in lega le lavoratrici naufragarono tutti per l'opera deleteria delle egoiste e delle fanatiche sobillate dai preti». 27
 
Il dissenso con la linea del partito si approfondì fino alla rottura definitiva nel 1915, quando Baricelli assunse posizioni apertamente interventiste, in contrasto con l'orientamento neutralista del PSI. Nello stesso anno fondò il giornale ''L’Alleanza Interventista'', segnando una netta svolta rispetto al precedente impegno socialista.<ref name=":4" /><ref>{{Cita|Filippini|p. 284}}</ref>
Successivamente venne trasferita a Torino presso la Regia Scuola complementare autonoma «Margherita di Savoia» e, dopo un breve ritorno all'''Anguissola'' di Cremona, assunse l'incarico di preside presso l'Istituto Magistrale di Belluno.
 
=== Ultimi anni e conversione ===
'''L'attività politica e giornalistica'''
Dopo l'esperienza torinese e la delusione dell'esperienza socialista, Baricelli, da sempre abituata ad una vita politica attiva, cambiò radicalmente atteggiamento nei confronti degli eventi di quegli anni, scegliendo il silenzio e l'estraneità.<ref>{{Cita|Telli|pp. 54, 116}}</ref>
 
Dopo alcuni anni trascorsi a insegnare a Cremona, venne trasferita a Belluno, dove concluse la carriera scolastica come preside di un istituto magistrale. Nel 1931 fece ritorno a Cremona.<ref name=":4" />
'''L'impegno femminista e socialista'''
 
Negli anni seguenti si riavvicinò alla religione cattolica. Tra la fine del 1934 e l'inizio del 1935 entrò come ospite pagante nell’Istituto del "Buon Pastore" di Cremona, dove trascorse gli ultimi undici anni della sua vita, dedicandosi all’istruzione delle giovani ospiti e ad attività religiose.<ref name=":0">{{Cita sito|url=https://liberliber.it/autori/autori-b/carmela-baricelli/|titolo=Carmela Baricelli|accesso=}}</ref>
Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni del nuovo secolo, la Baricelli si dedicò alla politica, legandosi al Partito Socialista italiano². L'inizio della sua attività politica risale a qualche anno prima e la vide in collaborazione con Leonida Bissolati nell'istituzione di dibattiti e conferenze, che la resero nota fra i giovani socialisti cremonesi di fine Ottocento e operante all'interno di alcune realtà associative cittadine⁸, quali la Società operaia femminile di mutuo soccorso, la Lega di resistenza femminile e la Lega di emancipazione femminile, motivo per il quale venne iscritta come elemento sovversivo nel casellario politico dell'Archivio centrale dello Stato⁸.
 
Nel 1941 scrisse il libro autobiografico ''Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo''.<ref>{{Cita libro|autore=Carmela Baricelli|titolo=Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo : uno sguardo sul mondo|anno=1941|editore=Tip. Editrice Vescovile Queriniana|città=Brescia}}</ref>Morì il 14 aprile 1946.<ref name=":0" />
In quegli anni fu a fianco di personaggi di spicco del socialismo dell'epoca, come Turati, Ghisleri, Bissolati¹. La sua attività a favore dell'emancipazione femminile iniziò sulle pagine de "La Provincia", ma prese corpo con la formazione di un circolo, "L'alleanza femminile", all'interno del quale prese vita il settimanale "L'alleanza", del quale Carmela Baricelli fu direttrice per tutta la durata del periodico¹. Attorno a questo giornale riuscì a radunare in pratica tutti i nomi di rilievo del femminismo dell'epoca: Linda Malnati, Emilia Mariani, Maria Pasolini, Paolina Schiff, Teresa Labriola, Giselda Brebbia, Bice Sacchi, Anna Franchi¹.
 
== Opere ==
A Pavia, trasferitasi per motivi politici presso l'Istituto magistrale «Adelaide Cairoli», fu fondatrice del circolo L'Alleanza Femminile nel 1906, il cui obiettivo era favorire l'istruzione sociale e politica delle donne⁹. Nel 1910 il settimanale si sdoppiò in due sedi: quella di Pavia sempre guidata da Carmela e quella di Milano diretta da Abigaille Zanetta¹. Tra le due il contrasto fu però insanabile: Carmela voleva portare la sua opera di proselitismo verso tutte le donne indipendentemente dal partito di appartenenza, mentre Zanetta, più vicina alle posizioni di Anna Kuliscioff, proponeva la dissociazione dal suffragismo borghese¹.
Oltre che giornalista, Baricelli fu anche una scrittrice di manuali di divulgazione, specie per l'istruzione femminile, e di drammi e romanzi.<ref name=":4" />
 
==== Manuali e Antologie ====
'''La rottura con il socialismo'''
 
* ''L'istruzione popolare. Libro di lettura per operai e contadini,'' Cremona, Tip. Sociale, 1894
I dissidi all'interno del giornale "L'Alleanza" l'avevano progressivamente allontanata dalle idee socialiste, e dal partito uscì nel 1914, prendendo posizioni interventiste in totale contrasto con quelle neutraliste del partito¹. Il "maschilismo" socialista l'aveva certamente disgustata già in precedenza: l'8 aprile 1910 attaccò duramente Turati che aveva definito le donne "prive di mentalità politica", sostenendo che le responsabilità di questo erano proprio dei socialisti che nulla facevano per eliminare i pregiudizi esistenti nei confronti delle donne¹.
* ''Tra fiori e messi. Guida alla pratica dell'apprendimento dell'arte del comporre ed all'acquisto delle idee'', Pavia, Ottani, 1900
* ''Serto muliebre. Creazioni femminili de' nostri maggiori poeti'', Pavia, Stab. D'arti Grafiche Ottani-Bernasconi, 1904
* ''Per la scuola e per la vita. Antologia ad uso speciale delle scuole medie femminili'', Pavia, A. Boerchio, 1910
 
==== Romanzi ====
Nel primo decennio del 1900, i rapporti di Baricelli con il Partito Socialista si ruppero definitivamente². Come molte altre femministe, maturò la scelta interventista, abbandonando il PSI e fondando il giornale "L'alleanza interventista"⁶
 
* ''Una coscienza. Dramma romantico in quattro atti'', Cremona, Tip. Lit. Fezzi, 1903
'''La conversione'''
* ''I vinti, ovvero il Genio oppresso'', Pavia, Tip. Succ. Ottani-Bernasconi, 1907
* ''Il poema venduto.'' ''Seguito del romanzo'' ''I vinti''. Pavia, Ottani-Bernasconi, 1911
* ''Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo. Uno sguardo sul mondo'', Brescia, Tip. Editrice Vescovile “Queriniana” dell’istituto Artigianelli, 1941
 
== Note ==
'''Il cambiamento radicale'''
<references />
== Bibliografia ==
 
* {{Cita libro|autore=Annarita Buttafuoco|titolo=Cronache femminili : temi e momenti della stampa emancipazionista in Italia dall'Unità al fascismo|anno=1988|OCLC=848669348}}
Dopo l'esperienza torinese e la delusione dell'esperienza socialista, Baricelli fece ritorno nella sua città, Cremona, nel 1919, mostrando una netta inversione di tendenza12. Come riferisce Angelo Maria Telli nella biografia a lei dedicata, ella «per la prima volta sceglie il silenzio di fronte ad eventi che pure avrebbero influenzato pesantemente la vita del Paese»12, mostrando «il primo segnale di un cambiamento radicale nella Baricelli, da sempre abituata per temperamento a prendere posizione e a scendere in campo in prima persona»12.
* {{Cita libro|autore=|titolo=DBE Dizionario Biografico dell'Educazione 1800-2000|anno=2013|editore=Bibliografica|città=Milano|volume=|ISBN=9788870757279|curatore=Giorgio Chiosso, Roberto Sani|url=http://dbe.editricebibliografica.it/dbe/ricerche.html}}
 
* {{Cita libro|autore=Rachele Farina|titolo=Dizionario biografico delle donne lombarde|anno=1995|p=108|ISBN=88-8089-085-9}}
Nel 1919 tornò a Cremona prendendo servizio presso la scuola normale femminile "Sofonisba Anguissola" e rimase a Cremona fino al 1923, quando venne trasferita a Belluno dove completò il suo percorso nell'insegnamento e nella scuola assumendo incarichi direttivi¹. Durante questa esperienza compì un viaggio a Roma con la scolaresca e visitò il pontefice Pio XI, episodio che narrò nell'opuscolo ''Misteri del cuore umano''16.
* {{Cita libro|autore=|titolo=Donne sulla scena pubblica. Società e politica in Veneto
 
tra Sette e Ottocento|anno=2006|p=|ISBN=9788846473837|curatore=Nadia Maria Filippini|città=Milano|editore=Franco Angeli|cid=Filippini}}
'''Gli ultimi anni'''
* {{Cita libro|autore=Franca Pieroni Bortolotti|titolo=Alle origini del movimento femminile in Italia. 1848 - 1892.|editore=Einaudi|anno=1975}}
 
* {{Cita libro|autore=Angelo Maria Telli|titolo=Lettera al Paradiso con nastro azzurro: biografia di Carmela Baricelli (1861-1946)|anno=2000|editore=Edizioni Il Galleggiante|pp=|cid=Telli}}
Dopo l'esperienza bellunese come preside dell'istituto magistrale della città, ritornò a Cremona nel 1931, dove iniziò a frequentare la chiesa di Sant'Agata² per arrivare, un anno più tardi, al definitivo riaccostamento alla religione². Nel 1932 la crisi sfociò nella conversione, ancora tormentata e costellata da dubbi fino al 1935, quando in concomitanza con l'anno benedetto, trovò la serenità di una fede completa attraversata anche da esperienze mistiche¹.
 
Trovando fuori posto intraprendere il percorso religioso del monachesimo a oltre 70 anni di età, decise di entrare come ospite pagante al Buon Pastore tra la fine del 1934 e l'inizio del 1935¹. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in un appartamento presso l'Istituto del «Buon Pastore» dove ebbe l'occasione di approfondire temi riguardanti la fede e si occupò dell'istruzione delle giovani sfortunate accolte dall'istituto². Qui rimase per undici anni fino alla morte avvenuta il 14 aprile 1946¹.
 
'''Eredità intellettuale'''
 
Come evidenziato nella letteratura critica, il suo ''Serto muliebre'', che rievoca le corone che incoronavano le epigrafi classiche, costituì un tentativo di sondare al femminile la tradizione, insistendo sulle creazioni di figure di donne nella storia letteraria¹¹. Il silenzio e l'anonimato che aveva preferito mantenere nell'ultima parte della sua vita contribuirono a farla sparire nell'oblio, dal quale è stata tratta dall'ottimo studio di Angelo Maria Telli che nel 2000 ha dato alle stampe il frutto della sua ricerca, studio che è anche un contributo storico di valore per la comprensione del momento storico del socialismo di fine ottocento e delle lotte nelle filande cremonesi¹.
----'''Note:'''
 
¹ Baricelli (1941): Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo. Uno sguardo sul mondo. Tip. Editrice vescovile "Queriniana" dell'Istituto Artigianelli: Brescia
 
2,3,4,5,16 <nowiki>https://liberliber.it/autori/autori-b/carmela-baricelli/</nowiki>
 
5,6 Donne sulla scena pubblica, pag 284, <nowiki>https://www.google.it/books/edition/Donne_sulla_scena_pubblica/6ogFk1DYKdgC?hl=it&gbpv=1&dq=carmela+baricelli%C2%A0&pg=PA284&printsec=frontcover</nowiki>
 
7 Angelo Maria Telli (2000): Lettera al Paradiso con nastro azzurro. Il Galleggiante. Pag. 54
 
20Donne sulla scena pubblica, pag 284
 
27 Fonte: Donne sulla scena pubblica, pag 300
 
⁸ Nota bibliografica
 
⁹ Nota bibliografica
 
¹⁰ Nota bibliografica ref_C
 
11 Critica clandestina, pag 241-242
 
12 Angelo Maria Telli (2000): ''Lettera al Paradiso con nastro azzurro''. Il Galleggiante. Pag. 215