Libellus ad Leonem X: differenze tra le versioni

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la quarta alla riunificazione di tutta la Cristianità sotto la [[Potere temporale|potestà pontificia]];
 
la quinta alla riforma della fede dei cristiani e alla lotta alle [[Superstizione|superstizioni]];
 
la sesta, infine, al progetto di rafforzare il [[Potere temporale|potere della Chiesa di Roma]] offrendole il governo di territori ancora governati da infedeli.
 
== Contenuto ==
Superato il [[Conciliarismo]], Giustiniani e Querini ritengono che spetti al Papa – coadiuvato da [[Corte pontificia|Curia papale]], [[Vescovo|vescovi]] e Concilio Laterano V – guidare la rigenerazione della società, predicando il [[Vangelo]], riportando tutto, in un modo o nell’altro, alla [[Verità#Nel Cristianesimo|Verità]] di [[Gesù|Gesù Cristo]], e favorendo l’unità politica e ideale dei Prìncipi cristiani, che devono riconoscere la superiorità di Roma.
 
Costruita attorno ad una fortissima [[Universalismo#Universalismo cattolico|aspirazione universalistica]], la ricostruzione evangelica tratteggiata dal ''Libellus'' si confronta con lucidità con la questione dell’esistenza di popolazioni rimaste estranee alla [[Salvezza (religione)|Salvezza]] predicata dal Cristianesimo, esortando quindi a ripensare l’opera di [[evangelizzazione]] tenendo conto del nuovo scenario e dei problemi creatisi con la [[Colonizzazione europea delle Americhe|scoperta dell’America]], ma anche incitando alla necessità di recuperare le chiese d’Africa e d’Asia allontanatesi da Roma o soggette ora alla [[Espansione islamica|dominazione mussulmana]].
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E ancora, riguardo alla cultura, più in generale, la Chiesa deve farsi promotrice dell’educazione contro l’ignoranza imperante e l’accademismo.
 
Tra i propositi di riforma che Giustiniani e Querini caldeggiano nella lettera a Leone X vi è l’intento di sradicare gli atti, i riti e le credenze che gli autori definiscono con il termine di ‘[[superstizione]]’, mezzi diabolici rivolti contro la religione e al tempo stesso contro la [[medicina]] insegnata negli ''Studia'' (università di medicina, nella terminologia odierna), un flagello terribile che, associato con l’ignoranza, comporta gravi rischi di [[peccato mortale]] oltre che alla salute fisica; la superstizione è «generatrice di tutti i mali», avversaria della vera fede e da esse scaturisce il [[Vizi capitali|peccato capitale]] contro la religione, l’[[idolatria]]: per combattere l’analfabetismo religioso, dilagante tra gli stessi religiosi ed il clero secolare (molti sacerdoti non erano in grado di leggere il [[Lingua latina ecclesiastica|latino]] dei [[Liturgia|testi liturgici]]), nella [[Culto dei santi|devozione dei santi]] nei santuari – venerati «con maggior onore e riverenza dello stesso [[Santissimo Sacramento|Sacratissimo Corpo di nostro Signore Gesù Cristo]]» – ridotta spesso a riti e [[Guaritore|culti terapeutici]] e [[Taumaturgia|taumaturgici]], e in tutta lela sferesfera della vita privata, così come il disinteresse dei laici per l’istruzione religiosa,
 
Tutto questo è strettamente legato all’opera missionaria della Chiesa.
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Il Concilio Lateranense V, dentro il quadro della più generale riforma della Chiesa, che aveva visto già interessanti tentativi volti a restaurare lo spirito liturgico nel clero a utilità dei fedeli, affronterà la questione liturgica solo sotto il profilo disciplinare, promulgando alcune regole per l’azione celebrativa.
 
Tuttavia, si avvertiva già, al contempo, il desiderio di uniformità liturgica, cui pietra fondante rimane la decisione di Papa [[Papa Alessandro VI|Alessandro VI]] di far introdurre in tutti i [[Messale Romano|messali]] di rito romano l’''ordo missae'' (l’[[Ordinario (liturgia)|Ordinario della Messa]], la parte invariabile della [[Messa]]) composto da [[Johannes Burckardt|Giovanni Burcardo]] (c. 1450-1506), Mastro di Cerimonie della Capella Papale; sotto Leone X vedono quindi la luce ad opera del domenicano veneziano Alberto da Castello (o Castellani; c. 1450-1523) una nuova edizione del [[Pontificale (libro)|Pontificale Romano]] ed il ''Liber sacerdotalis'' (una raccolta di tutti gli ordinamenti rituali di competenza presbiterale ed una riorganizzazione di tutte le leggi canoniche con attenzione pastorale, che aveva anche principalmente lo scopo di fissare, in risposta alle prime pubblicazioni dei riformatori protestanti, un rito maggiormente universale per l’amministrazione dei [[Sacramento|Sacramenti]]; da esso derivò, un secolo dopo, il ''[[Rituale romano|Rituale Romanum]]''), ed al benedettino vicentino, letterato e umanista, [[Zaccaria Ferreri]] (1479-1524), poi vescovo di Guardialfiera, viene affidato l’incarico di una nuova edizione del [[Breviario romano|Breviario]] in forma più concisa e in un latino confacente al gusto umanistico (che però si limitò ad una revisione degli inni, con la sostituzione dei versi che urtavano la sensibilità estetica degli umanisti con dei nuovi o, una volta epurati dai barbarismi, riportandoli alla metrica classica).
 
Il desiderio di un maggior avvicinamento e diffusione del Testo Biblico attraverso una traduzione ufficiale in [[lingua volgare]], così come il suo stesso utilizzo nei riti della Messa e dei Sacramenti è indice di un comune sentire nell'Europa dell'epoca, ma la sua esasperazione operata dai riformatori protestanti in chiave polemica ed anti-romana, porta, per reazione, al suo rigetto e rifiuto da parte della Chiesa Cattolica, codificato nei decreti del [[Concilio di Trento]] dall'uso esclusivo del [[Latino ecclesiastico|latino]] e della [[Vulgata]] come testo autentico in tutta la vita pubblica, liturgica e dottrinale, della Chiesa latina, poiché si vede nella [[lingua volgare]] sia uno degli strumenti usati dai [[Riforma protestante|riformati]] per [[Santa Cena|sovvertire la Messa]], sia l’origine – dando [[Bibbia di Lutero|il testo in lingua volgare]] possibilità a chiunque di “interpretare” la Sacra Bibbia – delle eresie di [[Martin Lutero|Lutero]], [[Ulrico Zwingli|Zwingli]] e [[Giovanni Calvino|Calvino]].
 
La riforma, infine, porta la Chiesa Cattolica a quella unificazione e revisione dei libri liturgici auspicata dagli autori del ''Libellus'', con la pubblicazione del [[Breviario romano|Breviario]] nel 1568 (segno dell’avvertita necessità di una nuova spiritualità sacerdotale e nella cui bolla di pubblicazione compare il criterio, esteso poi agli altri libri liturgici, dell’obbligo dell’uso da parte di tutte le Chiese d’occidente, ad eccezione di quelle provviste di un rito risalente almeno a duecento anni prima), del [[Messale Romano|Messale]] nel 1570, del [[Martirologio Romano|Martirologio]] nel 1583, del [[Pontificale (libro)|Pontificale]] nel 1586, del [[Caeremoniale Episcoporum|Cerimoniale dei Vescovi]] nel 1600 e del [[Rituale romano|Rituale]] nel 1614.
 
== Collocazione storia ==
 
«Solo dopo la riforma Protestante (e a maggior ragione dopo il ''Libellus'') una distinzione tra "vera" e "falsa" riforma si era cristallizzata anche sul piano terminologico». Dal punto di vista degli storici protestanti, che avevano forgiato il termine [[Riforma protestante|Riforma ]], «[[Controriforma|Riforma cattolica]] indicava tutto quanto aveva permesso alla Chiesa cattolica nel Cinquecento di resistere e di affermarsi nel conflitto con la Riforma: il rinsaldarsi delle strutture ecclesiastiche, e la loro ripresa nella Spagna della fine del Quattrocento e degli inizi del Cinquecento, venivano così studiate per comprendere [[Ignazio di Loyola]] e l'efficacia straordinaria dell'azione della Compagnia di Gesù».<ref>{{Cita libro|autore=[[Carlo Ginzburg]] [[Adriano Prosperi]]| titolo=Giochi di pazienza. Un seminario sul "Beneficio di Cristo"|città=Torino|editore=Giulio Einaudi editore|data=1975|pagina=24}}</ref>
 
== Note ==
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* ''Libellus ad Leonem X'' di P. Giustiniani e P. Querini, in J.B. Mittarelli-A. Costadoni, ''Annales Camaldulenses'', IX, Venezia 1773, coll. 612-719 (trad. it. ''Lettera al Papa. Libellus ad Leonem X (1513),'' a cura di G. Bianchini, Modena 1995).
* ''Libellus a Leone X (1513)'' in ''Un Eremita al Servizio della Chiesa: Scritti del Beato Paolo Giustiniani'', Ed. San Paolo (a cura degli eremiti camaldolesi di Montecorona), Cinisello Balsamo (Milano), 2012.
* Giuseppe Alberigo, ''Sul 'Libellus ad Leonem X' degli eremiti camaldolesi Vincenzo Querini e Tommaso Giustiniani'', in ''Humanisme et Èglise en Italie et en France méridionale: XVe.siécle-milieu du XVI. siécle'', èdéd. Patrick Gilli, Ècole Françoise de Rome, Roma, 2004.
* Eugenio Massa, ''Una cristianità nell'alba del Rinascimento: Paolo Giustiniani e il "Libellus ad Leonem X", 1513'', Marietti, Milano, 2005.
* Serena Di Nepi, ''Un’anticipazione del ghetto. Modelli di conversione e strategie di proselitismo nel Libellus del 1513'' in ''Conversos, marrani e nuove comunità ebraiche nella prima età moderna'', a cura di Myriam Silvera, Firenze, 2015, pp. 93-109.