Forze di pace delle Nazioni Unite: differenze tra le versioni
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|Carica = Sottosegretario generale per le operazioni di pace
|Naz presidente = Francia
|Nome ufficiale = {{
|Nome ufficiale2 = {{
|Nome ufficiale3 = {{fr}} Forces de maintien de la paix des Nations unies
|Nome ufficiale4 = {{
|Nome ufficiale5 = {{zh}} 联合国维持和平部队
|Nome ufficiale6 = {{ar}} قوات حفظ السلام
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{{Premio Nobel|pace|anno=1988}}
[[File:UN Soldiers in Eritrea.jpeg|thumb|Caschi blu della missione [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] in [[Etiopia]] ed [[Eritrea]]]]
[[File:UN peacekeepers from Iran with UN APCs.jpg|miniatura|Caschi blu [[
[[File:Blue helmets from Benin, Bamako, 30 May 2018.jpg|miniatura|Caschi blu del [[Benin]]]]
[[File:UN Peacekeepers Day celebration in the DR Congo (8879872657).jpg|miniatura|''Giornata internazionale dei caschi blu'' presso la missione [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] nella [[Repubblica Democratica del Congo]]]]
Queste azioni sono svolte sotto il controllo del [[Segretariato delle Nazioni Unite]] su mandato del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]] attraverso coalizioni militari internazionali. Le missioni sono gestite dal [[Dipartimento per le operazioni di mantenimento della pace|Dipartimento per le operazioni di pace]], con sede presso il [[Palazzo di vetro del Segretariato delle Nazioni Unite|Palazzo di vetro]] a [[New York]].<ref>{{Cita web|url=https://peacekeeping.un.org/en/node|titolo=United Nations Peacekeeping|sito=United Nations Peacekeeping|lingua=en|accesso=11 agosto 2019 Nel == Storia ==
Le attività di ''
I caschi blu dell'ONU potevano entrare in azione quando le principali potenze (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza) incaricavano le [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] di porre termine a conflitti che minacciassero la stabilità regionale e la pace e sicurezza internazionali.
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Nel [[1988]] il [[premio Nobel per la pace]] è stato assegnato alle Forze internazionali di pace delle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]].
[[File:UN Peacekeeping Force.jpg|miniatura|Caschi blu [[
[[File:Chilean soldier.jpg|left|thumb|Casco blu [[
Con la fine della [[guerra fredda]] si determinò un cambiamento nel ''peacekeeping'', sia ONU sia multilaterale. In un nuovo spirito di collaborazione, il Consiglio di sicurezza deliberò più ampie e complesse missioni di pace, spesso nell'intento di cooperare nell'attuazione di accordi di pace intercorsi in conflitti interni ad un medesimo Stato e [[guerra civile|guerre civili]]. Inoltre, nel ''peacekeeping'' si prese ad inserire un numero sempre maggiore di elementi non-militari per assicurare il buon funzionamento di funzioni civili, come le [[elezione|elezioni]]. Il [[Dipartimento per le operazioni di mantenimento della pace|Dipartimento per le operazioni di pace]] fu creato nel 1992 per far fronte all'accresciuta richiesta di missioni di tal genere.
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== Caratteristiche ==
Nell'ambito dei poteri generali attribuiti dallo [[Statuto delle Nazioni Unite]] al fine di mantenere la pace internazionale, gli organi delle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] mettono in atto tutte le azioni volte a contrastare le minacce alla pace, la violazione della pace e gli atti di aggressione secondo quanto previsto dal Capitolo VII della [[Statuto delle Nazioni Unite|Carta]]. Queste possono essere misure di carattere coercitivo o meno, implicanti l'uso della forza o meno.
Il concetto di ''operazioni di pace'', o ''peacekeeping'', va invece ad indicare una serie di [[fattispecie]] alternative fondate sul consenso dello [[Stato]] territoriale ed altresì caratterizzate dalla neutralità ed imparzialità delle operazioni e dall'uso della forza solo per [[legittima difesa (diritto internazionale)|legittima difesa]].<ref name="marchisio" />
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Le missioni di pace sono organizzate e gestite dal [[Dipartimento per le operazioni di mantenimento della pace|Dipartimento per le operazioni di pace]], un [[dicastero]] del [[Segretariato delle Nazioni Unite]].
Il più importante documento di elaborazione dottrinale di DPO, intitolato ''United Nations Peacekeeping Operations: Principles and Guidelines'' è stato pubblicato nel 2008.<ref name="autogenerated1">{{Cita web |url=http://pbpu.unlb.org/pbps/Library/Capstone_Doctrine_ENG.pdf |titolo=DPKO Capstone Doctrine |accesso=12 settembre 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080819214105/http://pbpu.unlb.org/pbps/Library/Capstone_Doctrine_ENG.pdf
In ambito ONU, le operazioni di pace sono inoltre caratterizzate dalla delega del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]] al [[Segretario generale delle Nazioni Unite|Segretario generale]], sia in ordine al reperimento, sia al comando delle forze da impiegare<ref name=units />. Non tutte le operazioni finalizzate al mantenimento della pace sono qualificabili come operazioni di pace<ref name=esteri>{{Cita web |url=http://www.esteri.it/MAE/doc_dossier/dossier_pc/dp.pdf |titolo=Brochure ministero |accesso=31 dicembre 2010
=== Procedimento di richiesta ===
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* H16511 Dr. Richard Arthur Preston "Canada's RMC - A History of Royal Military College" Second Edition 1982
* H1877 R. Guy C. Smith (editor) "As You Were! Ex-Cadets Remember". In 2 Volumes. Volume I: 1876-1918. Volume II: 1919-1984. [[Royal Military College of Canada|RMC]]. [[Kingston, Ontario]]. The R.M.C. Club of Canada. 1984
</ref> comandante del contingente di pace in Ruanda ai tempi della [[genocidio del Ruanda|tragedia umanitaria]] che afflisse quel lembo d'Africa (1996), così descrisse, nel libro ''Shake Hands With the Devil<small>,</small>'' tali problemi, a confronto con dispiegamenti "tradizionali" di forze militari:
{{Citazione|Mi disse che l'ONU era un sistema "pull" [tirare] e non un sistema "push" [spingere] com'ero abituato nella NATO, nel senso che non vi era assolutamente un bacino di risorse da cui attingere. Dovevi fare domanda per qualunque cosa ti servisse, e poi aspettare che la domanda fosse analizzata… Per esempio, i soldati, ovunque si trovino, devono mangiare e bere. In un sistema "push", vivande e cibo sono fornite automaticamente nella quantità proporzionata al numero di persone. In un sistema "pull", devi chiedere che ti forniscano tali razioni, ed il buon senso non pare avere voce in capitolo.|Roméo Dallaire, ''Shake Hands With the Devil'', pp. 99-100}}
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==== Struttura ====
Le missioni di pace ONU sono state concepite in quanto operazioni "Born out of necessity, largely improvised, a practical response to a problem requiring action"<ref>{{Cita libro|autore=United Nations|titolo=The Blue Element - A review of United Nations Peace Keeping|anno=1990|p=4}}</ref> e sono quindi tutte concepite ad hoc, condividono tuttavia una struttura ed organizzazione comune.
Una missione di pace dell'ONU ha tre centri direttivi. Il primo è il Rappresentante speciale del [[segretario generale dell'ONU|Segretario generale]], il capo ufficiale della missione. È responsabile di tutta l'attività politica e diplomatica, presiede alle relazioni tanto con le parti stipulanti del trattato di pace, quanto con gli stati membri ONU in generale. Il secondo è il comandante della forza, che è responsabile dell'apparato militare sul campo. È un alto ufficiale delle forze armate che intervengono, e spesso è scelto tra quelli della nazione che partecipa con il maggior numero di effettivi. In terzo luogo dobbiamo considerare il ''Chief Administrative Officer,''<ref>''The Evolution of UN peacekeeping: case studies and comparative analysis,'' A Stimson Center Book, di William J. Durch, Palgrave Macmillan, 1993, ISBN 0-312-06600-7, 9780312066000</ref> che ha la supervisione delle forniture, della logistica, e coordina l'approvvigionamento di ogni necessaria risorsa.
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Lo statuto ONU impone a tutti gli stati membri l'obbligo di mettere a disposizione del Consiglio di sicurezza le forze e le infrastrutture necessarie al mantenimento di pace e sicurezza in ogni posto del mondo. Dal 1948, quasi 130 paesi hanno contribuito a missioni di pace con personale militare e di polizia civile.
''Caschi blu'' (dal colore dell'elmetto) è la denominazione con cui vengono indicati i militari delle Forze internazionali di pace dell'ONU, con compiti di controllo finalizzati al ripristino della normalità politica e civile nel paese in cui operano. Hanno ricevuto il [[premio Nobel per la pace]] nel 1988.<ref>
Nel [[1956]] è nata la prima [[Forza di emergenza delle Nazioni Unite]] in occasione del conflitto tra Israele ed Egitto.
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Nel [[2000]] è stata anche istituita una [[Brigata di reazione rapida multinazionale]] per intervenire in aree a rischio in breve tempo.
Benché non siano disponibili informazioni dettagliate su tutto il personale che partecipò a missioni di pace dal 1948, si stima che circa un milione di operatori (soldati, agenti di polizia, e "normali civili") abbia lavorato sotto bandiera ONU in mezzo secolo abbondante. Con dati riferiti a marzo 2008, 113 paesi stavano contribuendo con un totale di 88 862 persone tra osservatori militari, polizia, e truppe inquadrate in unità militari canoniche.<ref>
Nonostante il lungo elenco di paesi partecipanti sulla carta, la parte del
Alla data di marzo [[2008]], in aggiunta al personale militare e di polizia, risultano aver collaborato a missioni peacekeeping ONU: 5 187 "civili internazionali", 2.031 volontari delle Nazioni Unite e 12.036 civili locali.<ref>
Fino ad aprile 2008, 2.468 persone, di oltre cento nazionalità, hanno perso la vita in missioni di pace.<ref>
Come già detto, i paesi in via di sviluppo tendono a partecipare al ''peacekeeping'' più delle nazioni sviluppate. Questo, in parte, può spiegarsi con il fatto che le forze armate dei paesi emergenti non evocano il fantasma dell'[[imperialismo]] nelle località di guerra (spesso trattasi di ex-[[colonia (insediamento)|colonie]]). Ad esempio, nel dicembre 2005, l'[[Eritrea]] espulse dalla missione di pace sulla propria frontiera con l'[[Etiopia]] tutto il personale statunitense, russo, europeo e canadese. Alla motivazione storico-politica, si aggiunge però l'attrattiva economica per i paesi meno agiati. L'ONU riconosce mensilmente a ciascun operatore militare: $1.028 per paga e rimborsi spese; $303 extra per gli specialisti; $68 per vestiario personale, accessori ed equipaggiamento; $5 per armamento individuale.<ref>
=== Costi ===
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== Missioni non-ONU ==
[[File:En-MFO1.JPG|thumb|Elicotteri [[Bell 212|CH135 Twin Huey]] canadesi assegnati alla [[Multinational Force and Observers]], una forza di peacekeeping non-ONU, ad [[El Gorah]],<ref>
Non tutte le forze di ''peacekeeping'' sono state direttamente controllate dalle Nazioni Unite.
Nel 1981, un accordo tra Israele ed Egitto diede vita al già ricordato ''Multinational Force and Observers'' che tuttora esercita una supervisione sulla penisola del Sinai.
Sei anni più tardi, la [[Indian Peace Keeping Force]]<ref>Collegamenti esterni in punto:
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web|url=http://nesohr.org/human-rights-reports/StatisticsOnCiviliansAffectedByWar.pdf|titolo=Civilians Affected by War in Northeast Ceylon|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20120723133708/http://nesohr.org/human-rights-reports/StatisticsOnCiviliansAffectedByWar.pdf?PHPSESSID=8204ff9bfa58e205f71a95c3899f8835
* {{cita web |
*
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web|url=http://books.google.lk/books?id=MrBi0ghiZN0C&pg=PA91&dq=IPKF+German+Memories+in+Asia&sig=-NnNJKQMAxK9Xfd2b2mqOFC7lEA|titolo=A Mission in Jaffna & the Memories of War-Torn Jaffna}}</ref> entrò nello [[Sri Lanka]] per concorrervi al mantenimento della pace.
La situazione divenne stagnante, e nel 1990 il [[Primo ministro]] dello Sri Lanka, che aveva concluso un patto con le [[Tigri Tamil]], chiese all'India di ritirarsi.
Nel novembre 1998, inoltre, l'India collaborò alla restaurazione del governo di [[Maumoon Abdul Gayoom]] nelle [[Maldive]], azione da inquadrarsi nell'alveo della [[Operazione Cactus]].<ref>Collegamenti esterni in punto:
* {{cita web |url=http://www.bharat-rakshak.com/IAF/History/1988Cactus/Cactus01.html |titolo=Copia archiviata |accesso=26 settembre 2009 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090917064629/http://www.bharat-rakshak.com/IAF/History/1988Cactus/Cactus01.html
* {{cita web |url=http://www.bharat-rakshak.com/LAND-FORCES/Army/History/1970s/Operation-Cactus.html |titolo=Copia archiviata |accesso=2 ottobre 2006 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060827180644/http://bharat-rakshak.com/LAND-FORCES/Army/History/1970s/Operation-Cactus.html
* {{cita web |url=http://www.bharat-rakshak.com/IAF/History/1988Cactus/Chordia.html |titolo=Copia archiviata |accesso=26 settembre 2009 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090917172723/http://www.bharat-rakshak.com/IAF/History/1988Cactus/Chordia.html
* {{cita web |url=http://armedforces.nic.in/navy/cactus.htm |titolo=Copia archiviata |accesso=16 luglio 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20020614011830/http://armedforces.nic.in/navy/cactus.htm
</ref>
Il 20 dicembre 1995, su mandato ONU, una forza a guida NATO ([[IFOR]])<ref>La ''Implementation Force'' (IFOR) è stata una forza multinazionale della [[NATO]] dispiegata in [[Bosnia ed Erzegovina]] per un mandato di un anno dal 20 dicembre [[1995]] al 20 dicembre 1996 sotto il nome in codice ''[[Operazione Joint Endeavor]]'' per implementare l'accordo di pace in Bosnia - Erzegovina come successore della forza delle [[Nazioni Unite]] [[UNPROFOR]].</ref> fece il suo ingresso in [[Bosnia]] per dare attuazione al ''General Framework Agreement for Peace in Bosnia and Herzegovina.''<ref>
La missione a guida Nato in [[Bosnia ed Erzegovina]] è stata successivamente sostituita da una missione peacekeeping a patrocinio [[Unione europea|europeo]], organizzata da [[EUFOR]].<ref>Collegamenti esterni in punto:
* {{cita web|url=https://www.consilium.europa.eu/cms3_fo/showPage.asp?id=1039&lang=en|titolo=Official website|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080216212031/http://consilium.europa.eu/cms3_fo/showPage.asp?id=1039&lang=en
* http://europa.eu/whoiswho/bin/dispent.pl?lang=en&entity_id=61084
* http://www.consilium.europa.eu/cms3_fo/showPage.asp?id=279&lang=en&mode=g {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081223073138/http://consilium.europa.eu/cms3_fo/showPage.asp?id=279&lang=en&mode=g |
* {{cita web|url=http://www.consilium.europa.eu/showPage.asp?id=1211&lang=en&mode=g|titolo=Official EU Operations Centre website|accesso=26 settembre 2009
* {{cita web |
Nell'[[Ossezia del Sud]], [[Russia]] e [[Georgia]] inviarono le rispettive formazioni di caschi blu in applicazione all'accordo di [[Soči]] (siglato il 24 giugno 1992).<ref>{{Cita web |url=http://www.worldpoliticsreview.com/Article.aspx?id=1904 |titolo=Sochi Summit Fails to Solve U.S.-Russian Missile Defense Dispute |accesso=26 settembre 2009
La [[seconda guerra in Ossezia del Sud]] del 2008 si concluse con l'espulsione dalla regione di tutte le forze georgiane, compresi i caschi blu, ed ebbe un bilancio di 18 caduti tra i caschi blu russi.
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== Critiche ==
=== Danni potenziali alle truppe ===
Naturalmente, come ogni impresa militare (o bellica in senso ampio), anche il peacekeeping potrebbe provocare danni alla salute delle persone impiegate, soprattutto per l'elevato grado di stress che comporta. I peacekeeper sono esposti a danni causati ("collateralmente", in modo non deliberato) dalle parti in conflitto e spesso anche ad un clima cui non sono avvezzi. Ne scaturiscono problemi di [[salute mentale]], [[suicidio]] ed abuso di [[Droga|droghe]], come dimostrano specifiche statistiche.<ref>
Un differente approccio pone in risalto come il peacekeeping potrebbe "rammollire i guerrieri" ed intaccarne la combattività, posta l'ovvia differenza di profilo tra un contingente di peacekeeping ed un reparto operativo dispiegato in un contesto schiettamente e tradizionalmente conflittuale.<ref>{{collegamento interrotto|1=
=== Problemi a lungo termine ===
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=== Peacekeeping, traffico di esseri umani e prostituzione coatta ===
[[File:Nicolae Samora Graça.jpg|thumb|[[Maputo]], aprile 1979. [[Graça Machel]] (a sinistra), con [[Nicolae Ceaușescu]] (al centro) ed il presidente del [[Mozambico]] dell'epoca, [[Samora Machel]]]]
Resoconti giornalistici attestano un rapido espandersi della [[prostituzione]] in [[Cambogia]], [[Bosnia]] e [[Kosovo]] dopo che in tali luoghi sono iniziate le missioni di peacekeeping (negli ultimi due paesi si tratta di missioni NATO, tutte le altre sono ONU).<ref>
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web |
già [[first lady]] del Mozambico ha documentato: "In sei su dodici studi nazionali preparati per questo rapporto sullo sfruttamento sessuale di bambini in situazioni di conflitto armato, l'arrivo di truppe peacekeeping è stato associato a rapido aumento della prostituzione infantile."<ref>
== Proposte di riforma ONU ==
=== L'analisi di Brahimi ===
In reazione a queste criticità, segnatamente per quanto attiene ai casi di abuso sessuale da parte dei peacekeeper, l'ONU ha mosso alcuni passi in un progetto di riforma delle sue operazioni, come sono state sinora conosciute. Il ''Report of the Panel on United Nations Peacekeeping Operations'' (colloquialmente indicato pure come ''Brahimi Report)''<ref>
* Willis Witter (April 15, 2004).
* {{cita web|url=http://www.un.org/News/dh/iraq/brahimi-bio-jan04.htm|titolo=UN Biography for Lakhdar Brahimi - ''January 2004''}}
* {{cita web|url=http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=16989&Cr=Brahimi&Cr1=|titolo=Veteran UN envoy and adviser Lakhdar Brahimi to retire at end of year}}
</ref>
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;Congo
Il capitano dei peacekeeper ONU [[Gurbachan Singh Salaria]] ottenne la più alta onorificenza militare indiana, il [[Param Vir Chakra]].<ref>Collegamenti esterni in punto:
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web |
* {{cita web |
Nel novembre 1961 il Consiglio di Sicurezza era intervenuto per prevenire le ostilità [[Katanga (stato)|katanghesi]] in [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]]. Per reazione, [[Moise Tshombe]], leader secessionista del Katanga, lanciò un'offensiva contro le forze ONU. Il 5 dicembre 1961, una [[compagnia (militare)|compagnia]] indiana-ONU rinforzata da [[Mortaio (arma)#Mortai medi da fanteria|mortai da 3 pollici (81 mm)]] attaccò un posto di blocco tra il quartier generale katanghese ed il campo d'aviazione di [[Lubumbashi]] (Elisabethville). Dopo che gli indiani avevano preso possesso della posizione, un [[plotone]] [[Brigata Gurkha|gurkha]] tentò di collegarsi alla compagnia per consolidare il rinnovato posto di blocco, ma incontrò elementi ostili in prossimità del vecchio aeroporto. L'attacco del plotone contro la postazione ribelle, forte di una novantina di miliziani katanghesi, fu guidato dal capitano indiano Salaria. Malgrado che disponesse solo di sedici soldati e con un armamento inferiore a quello degli avversari, il capitano Salaria — anche giovandosi della proverbiale ferocia<ref>«Se un uomo dice di non temere la morte, sta mentendo oppure è un gurkha.» ([[Feldmaresciallo]] [[Sam Manekshaw]] -
* Barthorp, Michael. (2002).''Afghan Wars and the North-West Frontier 1839-1947''. Cassell. ISBN 0-304-36294-8
Riga 216 ⟶ 222:
* Sengupta, Kim. (2007). 'The Battle for Parity: Victory for the Gurkhas', ''The Independent'', 9 March 2007. Retrieved from: https://www.independent.co.uk/news/uk/this-britain/the-battle-for-parity-victory-for-the-gurkhas-439464.html
* Tod, James & Crooke, William. (eds.) (1920). ''Annals and Antiquities of Rajasthan''. 3 Volumes. Motilal Banarsidass Publishers Pvt. Ltd., Delhi. Reprinted 1994.</ref>
dei combattenti gurkha — ebbe la meglio sul nemico, che si volse in fuga. Durante l'azione, Salaria fu colpito al collo, ma continuò a combattere sinché morì per le ferite riportate. Grazie alla sua abnegazione ed al suo coraggio, il quartier generale ONU di Elisabethville si salvò dall'accerchiamento.<ref name="Salaria">{{Cita web|url = http://www.bharat-rakshak.com/HEROISM/Salaria.html|titolo = Captain Gurbachan Singh Salaria|accesso = 13 maggio 2009|cognome = Rakshak|nome = Bharat|anno = undated|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090409164010/http://www.bharat-rakshak.com/HEROISM/Salaria.html
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita pubblicazione| cognome = Bureš| nome = Oldřich| data =| anno = 2006| mese = giugno| titolo = Regional Peacekeeping Operations: Complementing or Undermining the United Nations Security Council?| rivista = [[Global Change, Peace & Security]]| volume = 18| numero = 2| pp = 83–99| id=PMID| doi = 10.1080/14781150600687775}}
* {{Cita pubblicazione| cognome = Fortna| nome = Virginia Page| data =| anno = 2004| titolo = Does Peacekeeping Keep Peace? International Intervention and the Duration of Peace After Civil War| url = https://archive.org/details/sim_international-studies-quarterly_2004-03_48_1/page/n272| rivista = [[International Studies Quarterly]]| volume = 48| pp = 269–292| id=PMID| doi = 10.1111/j.0020-8833.2004.00301.x}}
* {{Cita pubblicazione| cognome = Goulding| nome = Marrack| linkautore = Marrack Goulding| anno = 1993| mese = luglio| titolo = The Evolution of United Nations Peacekeeping| rivista = [[International Affairs]]| volume = 69| numero = 3| pp= 451–64| doi = 10.2307/2622309| url = https://links.jstor.org/sici?sici=0020-5850(199307)69%3A3%3C451%3ATEOUNP%3E2.0.CO%3B2-X}}
* {{Cita pubblicazione| cognome = Pushkina| nome = Darya| data =| anno = 2006| mese = giugno| titolo = A Recipe for Success? Ingredients of a Successful Peacekeeping Mission| rivista = [[International Peacekeeping]]| volume = 13| numero = 2| pp = 133–149| id=PMID| doi = 10.1080/13533310500436508}}
* Worboys. Katherine. 2007. “The Traumatic Journey from Dictatorship to Democracy: Peacekeeping Operations and Civil-Military Relations in Argentina, 1989-1999.” ''Armed Forces & Society'', vol. 33: pp. 149–168.
* Dandeker, Christopher and James Gow. 1997. “The Future of Peace Support Operations: Strategic Peacekeeping and Success.” ''Armed Forces & Society'', vol. 23: pp. 327–347.
* Blocq, Daniel. 2009. “Western Soldiers and the Protection of Local Civilians in UN Peacekeeping Operations: Is a Nationalist Orientation in the Armed Forces Hindering Our Preparedness to Fight?” ''Armed Forces & Society'',
* Bridges, Donna and Debbie Horsfall. 2009. “Increasing Operational Effectiveness in UN Peacekeeping: Toward a Gender-Balanced Force.” ''Armed Forces & Society'', May 2009.
* Reed, Brian and David Segal. 2000. “The Impact of Multiple Deployments on Soldiers' Peacekeeping Attitudes, Morale and Retention.” ''Armed Forces & Society'', vol. 27: pp. 57–78.
* Sion, Liora. 2006. “'Too Sweet and Innocent for War'?: Dutch Peacekeepers and the Use of Violence." ''Armed Forces & Society'', vol. 32: pp. 454–474.
▲* Worboys. Katherine. 2007. “The Traumatic Journey from Dictatorship to Democracy: Peacekeeping Operations and Civil-Military Relations in Argentina, 1989-1999.” ''Armed Forces & Society'', vol. 33: pp. 149–168. [http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/33/2/149 abstract] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090331190946/http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/33/2/149 |date=31 marzo 2009 }}
▲* Dandeker, Christopher and James Gow. 1997. “The Future of Peace Support Operations: Strategic Peacekeeping and Success.” ''Armed Forces & Society'', vol. 23: pp. 327–347. [http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/23/3/327 abstract] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080523212544/http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/23/3/327 |date=23 maggio 2008 }}
▲* Blocq, Daniel. 2009. “Western Soldiers and the Protection of Local Civilians in UN Peacekeeping Operations: Is a Nationalist Orientation in the Armed Forces Hindering Our Preparedness to Fight?” ''Armed Forces & Society'', [http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/0095327X08330816v1 abstract] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090406061546/http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/0095327X08330816v1 |date=6 aprile 2009 }}
▲* Bridges, Donna and Debbie Horsfall. 2009. “Increasing Operational Effectiveness in UN Peacekeeping: Toward a Gender-Balanced Force.” ''Armed Forces & Society'', May 2009. [http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/0095327X08327818v1 abstract]
▲* Reed, Brian and David Segal. 2000. “The Impact of Multiple Deployments on Soldiers' Peacekeeping Attitudes, Morale and Retention.” ''Armed Forces & Society'', vol. 27: pp. 57–78. [http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/27/1/57 abstract] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20061017191516/http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/27/1/57 |date=17 ottobre 2006 }}
▲* Sion, Liora. 2006. “'Too Sweet and Innocent for War'?: Dutch Peacekeepers and the Use of Violence." ''Armed Forces & Society'', vol. 32: pp. 454–474. [http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/32/3/454 abstract] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090331091910/http://afs.sagepub.com/cgi/content/abstract/32/3/454 |date=31 marzo 2009 }}
== Voci correlate ==
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* [[UN peacekeeping]]
* [[UN Peacemaker]]
* [[NATO]]
{{Div col end}}
Riga 315 ⟶ 268:
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=20041017193953|titolo=Centro studi per la pace}}
* {{cita web|url=http://www.peacekeeping.fi|titolo=The Finnish Peacekeepers' Museum}}
* {{cita web|url=http://www.pom.peacebuild.ca/|titolo=Peace Operations Monitor}}
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* {{cita web|url=http://www.carlisle.army.mil/library/bibs/peace04.htm|titolo=Peacekeeping: A Selected Bibliography (2004)}}
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{{Organizzazione delle Nazioni Unite}}
{{Premio Nobel per la pace}}
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