Teodosio II: differenze tra le versioni

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{{nd}}
{{Monarca
|nome = Teodosio II
|immagine = Theodosius II Louvre Ma1036.jpg
|legenda = Testa di statua marmorea di Teodosio II conservata al [[Museo del Louvre]]
|titolo = [[Imperatori bizantiniromani|Imperatore romano d'Oriente]]
|inizio regno = 1º maggio [[408]]
|fine regno = 28 luglio [[450]]
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|data di nascita = 10 aprile [[401]]
|luogo di morte = [[Costantinopoli]]
|data di morte = 28{{Calcola luglio [[età3|450]]|7|28|401|4|10}}
|dinastia = [[Casata di Teodosio]]
|padre = [[Arcadio]]
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|Epoca = 400
|Attività = imperatore
|Nazionalità = bizantinoromano
|PostNazionalità = dal [[408]] al [[450]]
}}
 
== Infanzia ==
Unico figlio maschio di [[Arcadio (imperatore)|Arcadio]] e [[Elia Eudossia]], fu proclamato Augusto dal padre nel gennaio del 402; una storia curiosa ma non impossibile racconta che Arcadio, per timore che alla propria morte il fanciullo potesse essere deposto, lo affidò alla custodia di [[Yazdgard I]], re dell'[[impero sasanide]].
 
Nel 408 Arcadio morì; Teodosio che allora aveva 7 anni gli succedette pacificamente sul trono d'Oriente.<ref name=SoxVII1>Socrate, VII,1.</ref> Fu affidato alle cure dell'eunuco di palazzo Antioco, ma il primo reggente in suo nome fu [[Antemio (prefetto del pretorio)|Antemio]], il [[Prefetto del pretorio d'Oriente]].<ref name=SoxVII1/>
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Con la collaborazione dell'amico [[Troilo (sofista)|Troilo]], un [[Seconda sofistica|sofista]] di fede pagana di [[Side|Sida]] che era diventato famoso nei circoli letterari della città, Antemio governò con energia ed efficacia. Posto immediatamente di fronte a una grave penuria di grano per cui la popolazione infuriata aveva dato alle fiamme la casa del [[praefectus urbi|prefetto di Costantinopoli]], egli adottò misure per aumentare i rifornimenti tanto a breve quanto a lungo termine.
 
Furono stabiliti buoni rapporti con la corte di [[Ravenna]], cosa facilitata con ladalla morte di [[Stilicone]]. Fu stipulato un nuovo trattato con i [[Sasanidi]] e nelle province orientali vennero annullati i contributi arretrati. Si prestò molta cura al miglioramento delle condizioni delle città danubiane e illiriche devastate dai [[Visigoti]].
 
Fu respinta un'invasione della [[Moesia]] da parte di [[Uldino]] [[re degli Unni]], e un gran numero di prigionieri di guerra germani (appartenenti alla tribù degli Sciri al servizio di Uldino) furono trasferiti ai proprietari terrieri dell'Asia Minore per essere adibiti alla lavorazione del suolo. Furono anche prese misure per evitare future invasioni da parte degli Unni o dei Germani; allo scopo venne migliorata e potenziata la flotta dislocata sul [[Danubio]]; ma soprattutto, avendo visto come Roma era caduta davanti ad [[Alarico]], Antemio fortificò la stessa Costantinopoli. [[Costantino I]] aveva fatto costruire una cinta di mura intorno alla nuova capitale, ma presto la città si estese ben al di là dei limiti originali. Così nel 413 furono costruite le nuove [[Mura di Costantinopoli|Mura di Teodosio]], che si estendevano dalla Propontide (Mar di Marmara) fino al [[Corno d'Oro]] e che rappresentavano il più notevole risultato del periodo di governo di Antemio.
 
Tuttavia nel 414 la sorella dell'imperatore, [[Elia Pulcheria]], sebbene avesse soltanto due anni più di lui, fu proclamata Augusta e assunse la reggenza al posto di Antemio, di cui non si ha più nessuna notizia.
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== Reggenza di Elia Pulcheria ==
 
Il nuovo Prefetto del pretorio fu un funzionario di nome [[Aureliano (console 400)|Aureliano]], che evidentemente divenne il principale consigliere di Pulcheria. La donna liquidò anche Antioco dalla carica di tutore del fratello, al quale si disse che da allora in poi ella stessa desse lezioni di comportamento:
{{citazione|Ella ... dedicò grande attenzione a renderlo un principe il migliore possibile ... Ella aveva fatto sì che lui ricevesse dai più bravi maestri dell'epoca lezioni di ippica, di combattimento, e di lettere. Ma sua sorella gli insegnò anche ad essere ordinato e principesco nelle sue maniere; lei gli aveva mostrato come raccogliere i suoi vestiti, e come prendere posto, e come camminare; ella lo addestrò a trattenere le risate, ad assumere un aspetto mite o formidabile a seconda delle occasioni, e aad indagare con cortesia i casi che gli venivano posti con petizioni. Ma si impegnò principalmente a far sì ... che pregasse continuamente; lo istruì a frequentare la chiesa regolarmente, e a onorare le case di preghiera con presenti e tesori ... Ella con zelo e con saggezza si impegnò affinché la religione non venisse danneggiata dall'innovazione di dogmi spurii [eresie].|Sozomeno, IX,1.}}
 
Subito dopo che Pulcheria ebbe assunto le sue nuove responsabilità, scoppiarono seri disordini a fondosfondo religioso ad [[Alessandria d'Egitto]], dove [[Ipazia]], celebre filosofa pagana, era stata linciata da una banda di confratelli laici cristiani. Si sospettò che [[Cirillo di Alessandria|Cirillo]], a quel tempo patriarca di Alessandria, fosse coinvolto nell'avvenimento: ma la sua influenza alla corte di Pulcheria impedì che il commissario incaricato delle indagini producesse un rapporto soddisfacente.
 
Pulcheria fu infatti soprattutto una cristiana devota e il suo ascetismo era tale che decise di rimanere casta inducendo le sorelle Arcadia e Marina a fare lo stesso<ref name=SozIX1>Sozomeno, IX.1.</ref> con l'incoraggiamento del loro padre spirituale, il patriarca [[Attico (patriarca di Costantinopoli)|Attico di Costantinopoli]], che a loro beneficio scrisse un elogio della condizione di verginità. D'altra parte era evidente che Teodosio doveva sposarsi, e fu Pulcheria che gli combinò il matrimonio con Atenaide, figlia del sofista ateniese Leonzio. La sposa venne battezzata col nome di [[Elia Eudocia]] e due anni dopo fu proclamata Augusta. Furono coniate monete con il suo nome, come era già stato fatto per Pulcheria. Elia Eudocia ebbe in seguito una figlia, [[Licinia Eudossia]] (che in seguito divenne moglie di Valentiniano III), e un figlio (che morì in tenera età).
 
== Regno di Teodosio ==
[[File:Colosso di Barletta.jpg|thumb|Il [[Colosso di Barletta]], una statua colossale identificata con Teodosio II.]]
 
Verso il 416, quando raggiunse i quindici anni di età, Teodosio II fu dichiarato maggiorenne; ma ancora per parecchio tempo Pulcheria tenne le redini del governo, in questo aiutata da Monassio che era succeduto ad Aureliano nella carica di prefetto del pretorio.
 
=== Politica estera ===
==== Guerre con la Persia ====
[[File:Roman-Persian Frontier, 5th century.png|thumb|upright=1.4|La frontiera romano–persiana dopo la spartizione dell'Armenia nel 384. La frontiera rimase stabile per tutto il V secolo.]]
{{Vedi anche|Campagne sasanidi di Teodosio II}}
[[File:Roman-Persian Frontier, 5th century.png|thumb|upright=1.4|La frontiera romano–persiana dopo la spartizione dell'Armenia nel 384. La frontiera rimase stabile per tutto il V secolo.]]
Dopo anni di relativa pace tra Impero e Persia, nel 421, appena salito al trono, [[Bahram V]] riprese la persecuzione contro i cristiani iniziata dal padre, [[Yazdgard I]], dopo il tentativo del vescovo di [[Ctesifonte]] di bruciare il tempio del Grande Fuoco della capitale sasanide. Questa persecuzione fu il ''[[casus belli]]'' dell'offensiva imperiale. Teodosio II inviò un forte contingente militare in [[Armenia]], da sempre contesa dalle due potenze confinaticonfinanti, al comando di [[Ardaburio]], il quale inflisse delle sconfitte all'esercito sasanide, saccheggiò l'[[Arzanene]] e, dopo aver ottenuto rinforzi, invase la Mesopotamia assediando [[Nisibis]]. Bahram, vista in pericolo la prestigiosa e fondamentale fortezza di Nisibis, decise di guidare personalmente l'[[esercito sasanide]]. Condotti dal loro re, i Persiani riuscirono a liberare Nisibis dall'assedio romano e a costringere i Romani al ritiro. Dopo aver messo sotto assedio [[Teodosiopoli]], Bahram venne sconfitto a [[Resaena]]. Lo scià tentò allora un colpo di mano, ordinando agli ''[[Immortali]]'' di attaccare il campo romano: Ardaburio riuscì però a neutralizzare l'attacco e ad imporre la pace al sovrano sasanide ([[423]]).
 
Nel [[440]] Yazdgard radunò un esercito composto da contingenti di diverse nazioni vassalle dei Persiani e attaccò i Romani prendendoli di sorpresa: solo una improvvisa e notevole alluvione mise fine all'attacco persiano, permettendo ai Romani di ritirarsi e impedendo a Yazdgard, che comandava il proprio esercito, di invadere il territorio romano. Teodosio inviò allora il proprio generale [[Anatolio (console)|Anatolio]] al campo sasanide, dove riuscì a persuadere Yazdgard a stipulare la pace, che prevedeva tra i suoi termini l'accordo di non costruire nuove fortezze frontaliere e di non fortificare quelle esistenti.
 
==== Relazioni con l'Impero romano d'Occidente ====
===== '''Contrasti con Costanzo III e accoglimento di Placidia a Costantinopoli (421)''' =====
Nel 421 il generale d'Occidente di più alto grado, Flavio Costanzo, fu associato al trono da Onorio con il nome di [[Costanzo III]]. Poiché Teodosio non riconobbe il nuovo imperatore, ciò rischiò di far scoppiare una guerra civile tra Impero d'Occidente e Impero d'Oriente:
 
{{Citazione|Recata la nuova dell'elezione a imperadoreimperatore di Costanzo a Teodosio, figliuolo del fratello di Onorio, a Teodosio, il quale regnava nell'orienteOriente, questi non l'approvò ... Costanzo intanto cadde ammalato ... e ... nel settimo mese del suo impero ... egli perì per una pleuritide ; rimanendo estinta con colui l'iracondo l'occidente e la spedizione minacciata, poiché Teodosio non aveva approvata l'elevazione di lui all'imperopleurite.|Olimpiodoro, ''Storie'', frammenti e riassunto di Fozio.}}
 
Poco tempo dopo, narra sempre [[Olimpiodoro di Tebe|Olimpiodoro]], [[Galla Placidia]] litigò con Onorio e fu punita con l'esilio a Costantinopoli con i figli:
{{Citazione|L'affetto di Onorio per la sorella fu tanto che, deceduto Costanzo, ... usava baciarla frequentemente sulla bocca, facendo nascere in molti il sospetto di una turpe intrinsichezza. Ma tanto amore si convertì poi in odio, ad istigazione specialmente di Spadusa e di Elpidia, nutrice di Placidia, persona a cui essa dava assai confidenza; e v'aggiungeva l'opera sua Leonteo, gran maestro della casa di lei. E le cose giunsero al segno che frequenti sedizioni scoppiarono a Ravenna, e tumulti, e risse con spargimento di sangue; poiché a Placidia era ancora affezionata la turba de'Barbari [Visigoti] a riflesso dei matrimonj di lei con Ataulfo e con Costanzo. Di modo che infine, prevalendo il fratello, per codeste inimicizie, e per l'odio succeduto al primo amore, Placidia co'suoi figliuoli venne confinata a Costantinopoli.|Olimpiodoro, ''Storie'', frammenti e riassunto di Fozio.}}
 
{{Citazione|L'affetto di Onorio per la sorella fu tanto che, deceduto Costanzo, ... usava baciarla frequentemente sulla bocca, facendo nascere in molti il sospetto di una turpe intrinsichezza. Ma tanto amore si convertì poi in odio, ad istigazione specialmente di Spadusa e di Elpidia, nutrice di Placidia, persona a cui essa dava assai confidenza; e v'aggiungeva l'opera sua Leonteo, gran maestro della casa di lei. E le cose giunsero al segno che frequenti sedizioni scoppiarono a Ravenna, e tumulti, e risse con spargimento di sangue; poiché a Placidia era ancora affezionata la turba de'Barbaridei barbari [Visigoti] a riflesso dei matrimonjmatrimoni di lei con Ataulfo e con Costanzo. Di modo che infine, prevalendo il fratello, per codeste inimicizie, e per l'odio succeduto al primo amore, Placidia co'coi suoi figliuoli venne confinata a Costantinopoli.|Olimpiodoro, ''Storie'', frammenti e riassunto di Fozio.}}
===== '''Campagna contro l'usurpatore Giovanni (423-425)''' =====
 
===== '''Campagna contro l'usurpatore Giovanni (423-425)''' =====
Nel 423, deceduto Onorio, fu eletto suo successore [[Giovanni Primicerio]]. Costui inviò un'ambasceria a Teodosio per ottenere il riconoscimento, ma senza risultati:<ref name=FilXII13>Filostorgio, XII,13.</ref> Teodosio II, infatti, su pressioni di Galla Placidia, intendeva porre il figlio di lei, [[Valentiniano III]], sul trono occidentale. Valentiniano III e Placidia furono inviati da Teodosio II a Tessalonica, dove Valentiniano ricevette da suo cugino la dignità di Cesare tramite Elione, non potendo Teodosio venire a Tessalonica per una malattia.<ref>Socrate, VII,24.</ref> Affidò la spedizione per la deposizione dell'usurpatore Giovanni Primicerio ad Ardaburio, ''magister militum'', e a suo figlio Aspar.<ref name=FilXII13/> Questi, passando lungo la Pannonia e l'Illirico, seguiti da Placidia e Valentiniano, espugnarono [[Salona]] in Dalmazia; successivamente, Ardaburio partì con la flotta mentre Aspar prese sotto il suo comando la cavalleria: con un attacco improvviso si impadronì di Aquileia, portando con sé Placidia e Valentiniano.<ref name=FilXII13/> Tuttavia Ardaburio, sorpreso da una violenta tempesta, cadde per questo motivo nelle mani dell'usurpatore, che tuttavia lo trattò con molta cortesia perché intendeva negoziare con l'Impero d'Oriente: Ardaburio, tuttavia, riuscì a mettere contro l'usurpatore alcuni dei suoi stessi sottufficiali, e contemporaneamente inviò istruzioni segrete a suo figlio Aspar di marciare verso Ravenna.<ref name=FilXII13/> Aspar giunse rapidamente con la sua cavalleria catturando facilmente Giovanni Primicerio, nel frattempo tradito dai suoi stessi uomini a causa degli intrighi di Ardaburio.<ref name=FilXII13/> Giovanni Primicerio venne condotto ad Aquileia presso Placidia e Valentiniano e qui subì la decapitazione e il taglio della mano destra. Teodosio II inviò poi Valentiniano a Roma, dove venne incoronato Imperatore della parte occidentale dell'Impero romano (425).<ref name=FilXII13/>
 
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Nel 439, però, violando la tregua, i Vandali conquistarono Cartagine con l'inganno (19 ottobre). Dopo aver conquistato l'Africa, i Vandali costruirono una flotta e saccheggiarono le coste della Sicilia e dell'Italia. Teodosio II, Imperatore d'Oriente, inviò una flotta in soccorso dell'Impero d'Occidente, allarmando Genserico che decise di aprire le trattative. Gli Unni nel frattempo invasero la parte orientale dell'Impero romano costringendo Teodosio II a ritirare la flotta. L'Impero d'Occidente fu costretto quindi a firmare nel 442 una pace svantaggiosa con i Vandali con la quale riconosceva le conquiste fatte dai Vandali in Africa riconoscendo la loro indipendenza dall'Impero; in cambio i Vandali lasciarono all'Impero in controllo delle Mauretanie, della Tripolitania e di parte della Numidia.<ref name=Bury8>JB Bury, ''History of the Later Roman Empire'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/secondary/BURLAT/8*.html Capitolo 8]</ref>
 
===== '''Matrimonio tra Eudossia e Valentiniano III (437)''' =====
Nel 437 Eudossia, figlia di Teodosio II avuta dall'Imperatrice Eudocia, si sposò con [[Valentiniano III]], Imperatore d'Occidente e cugino di Teodosio II.<ref name=SocIX44>Socrate, IX,44.</ref> Fu Valentiniano III a chiedere al cugino di sposare Eudossia.<ref name=SocIX44/> Teodosio II diede il suo assenso e si stabilì che il matrimonio si sarebbe celebrato a [[Tessalonica]].<ref name=SocIX44/> Valentiniano, però, inviò un messaggio secondo cui avrebbe preferito celebrare il matrimonio a Costantinopoli.<ref name=SocIX44/> Il matrimonio fu lì celebrato, durante il consolato di Isidoro e Sinatore (437) ed Eudossia si trasferì a Ravenna con il suo nuovo marito.<ref name=SocIX44/>
 
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Secondo altri studiosi, tuttavia, tutto l'Illirico occidentale sarebbe stato ceduto all'Impero d'Oriente. Essi citano come prova:<ref>McGeorge, pp. 34-37.</ref>
*un passo delle ''Variae'' di Cassiodoro in cui viene affermato che Galla Placidia, perdendo l'Illirico, acquistò una nuora (Valentiniano III si sposò con la figlia di Teodosio II, [[Licinia Eudossia]]).
*un passo di Giordane che afferma che "Valentiniano III viaggiò da Roma a Costantinopoli per sposare EudociaEudossia, figlia dell'Imperatore Teodosio, e, per ricompensare il suocero, cedette tutto l'Illirico." (Giordane, ''Romana'', 139)
*[[Polemio SilvoSilvio]] nel 448 elenca tra le province dell'Illirico anche quelle dell'Illirico occidentale
*il fatto che gli imperatori d'Oriente avessero concesso in Pannonia terre ai Goti, Unni, Gepidi e altri barbari, prova che la Pannonia apparteneva all'Oriente.
*nel panegirico di [[Sidonio Apollinare]] del 467, Roma si rivolge a Costantinopoli elencando tra le province in suo possesso la Sicilia, la Gallia e il Norico, ma non Dalmazia e Pannonia.
Tuttavia Procopio afferma che la Dalmazia era governata da uomini (come il comes Marcellino) dipendenti dall'Impero romano d'Occidente, e ciò contrasta con la cessione della Dalmazia all'Impero d'Oriente. Uno studioso (Wozniak) ha tentato di conciliare Procopio con le altre fonti sostenendo che la Dalmazia, pur appartenendo nominalmente all'Impero d'Oriente, ''de facto'' apparteneva a quello d'Occidente:
 
{{Citazione|Tra il 437, anno del passaggio dell'Illirico all'Oriente, e il 454, Salona e la Dalmazia costiera sembrano essere ritornate o rimaste sotto il controllo amministrativo romano-occidentale, sebbene formalmente sotto la sovranità romano-orientale... Sebbene la Dalmazia fosse stata ceduta formalmente all'Oriente come parte della cessione dei diritti romano-occidentali sull'Illirico (437), il controllo amministrativo della Dalmazia costiera sembra essere rimasto nelle mani del governo di Ravenna. Anche se solo occasionalmente esercitato, la sovranità legale di Costantinopoli sulla Dalmazia fu tenuta in riserva come diritto da rivendicare in caso di necessità.|Wozniak 1981:354-355. Citato in McGeorge, p. 37.}}
 
Diversi studiosi, oggi, ritengono che solo parte dell'Illirico occidentale fu ceduto all'Impero d'Oriente, anche se è non vi è consenso su quale parte fu ceduta: Demougeot e Mòscy ritengono che fu ceduta solo "l'area di Sirmio", Barker invece sostiene che fu ceduta "parte della Dalmazia", secondo invece JB Bury "una parte considerevole della diocesi dell'Illirico, Dalmazia, Valeria e Pannonia orientale vennero sicuramente trasferite"; Praga invece ritiene che "la cessione dell'Illirico occidentale... non riguardò la Dalmazia".<ref>MacGeorge, p. 38, nota 28.</ref> Sicuramente fu ceduta almeno la Pannonia II con Sirmio: una Novella di [[Giustiniano I]] (11.1) attesta infatti che Sirmio nel 441 apparteneva all'Impero d'Oriente ed era la sede del prefetto del pretorio dell'Illirico, [[Apreemio]], poi costretto nello stesso anno a fuggire a [[Tessalonica]] a causa delle invasioni di [[Attila]], che nello stesso anno attaccò ed espugnò Sirmio. Sembra certo, invece, che il Norico rimase in mano romano-occidentale: secondo Prisco, infatti, il governatore del Norico, Promoto, era uno degli ambasciatori romano-occidentali che nel 449 furono inviati presso Attila,<ref>Prisco, ''Storie'', frammento 11.</ref> mentre l'agiografia di San Severino narra che ancora nel 460 circa le truppe del Norico ricevevano, seppur sempre più irregolarmente, il soldo da Ravenna e non da Costantinopoli;<ref>Eugippio, ''Vita di Severino'', XX,20.1.</ref> inoltre il panegirico del 467 di Sidonio Apollinare nomina il Norico tra le province romano-occidentali.
 
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Gli Unni espugnarono rapidamente Vidimacium, Margus e Naissus, costringendo l'Impero d'Oriente a rinunciare alla guerra contro i Vandali, richiamando la flotta, e poco tempo dopo, a comprare la pace accettando di pagare un tributo di 1400 libbre d'oro all'anno.<ref>Heather, pp. 372-373.</ref> Teodosio II, però, ritornata la flotta, smise di pagare il tributo agli Unni, nella speranza che con i Balcani non sguarniti di truppe e con il potenziamento delle difese, sarebbe riuscito a respingere gli attacchi unni. Una legge del 12 settembre del 443 stabilì:
 
{{Citazione|... che ogni ''dux'' (comandante della guarnigioni di ''[[limitanei]])''... riporti il numero dei suoi soldati ai livelli precedenti... e si occupi del loro addestramento quotidiano. Affidiamo dunque a tali ''duces'' la cura e la riparazione degli accampamenti fortificati e delle imbarcazioni di pattuglia sui fiumi.}}
 
Per potenziare ulteriormente l'esercito, inoltre, Teodosio II reclutò numerosi [[Isauri]].
 
Quando gli arretrati raggiunsero le 6000 libbre d'oro, nel 447, Attila protestò, e al rifiuto dell'Imperatore di sborsare le 6000 libbre d'oro in questione, il re unno reagì con la guerra.<ref>Heather, pp. 374-375.</ref> Nell'invasione del 447, Attila sconfisse più volte gli eserciti romano-orientali, avvicinandosi pericolosamente a [[Costantinopoli]], intendendo approfittare degli effetti devastanti di un [[Terremoto di Costantinopoli del 447|terremoto]], che il 27 gennaio 447, alle due di notte, aveva fatto crollare una parte dei terrapieni che costituivano parte delle difese della città, per impadronirsene. Quando però gli Unni giunsero sotto le mura, queste erano state già riparate dallo zelo del prefetto del pretorio d'Oriente, [[Costantino (prefetto del pretorio)|Costantino]], che incaricò le fazioni dell'ippodromo di riparare i danni. Attila comunque ottenne una vittoria schiacciante, annientando ben due eserciti campali romani e devastando gli interi Balcani Orientali e costringendo l'Impero romano d'Oriente ad accettare una pace umiliante:
 
{{Citazione|[Tutti] i fuggiaschi dovettero essere riconsegnati agli Unni, e bisognò versare 6000 libbre d'oro per le rate arretrate del tributo; e di lì in avanti il tributo stesso sarebbe stato di 2100 libbre d'oro all'anno; per ogni prigioniero di guerra romano [preso dagli Unni] che fosse scappato e riuscito a tornare in patria senza [che per lui fosse pagato alcun] riscatto, si sarebbero versati dodici solidi ... e ... i Romani non avrebbero dovuto accogliere gli Unni fuggiaschi.|Prisco, ''Storie''.}}
Inoltre l'Impero d'Oriente dovette evacuare la zona a sud del Danubio «larga cinque giorni di viaggio».<ref>Heather, p. 380.</ref> Le dure condizioni di pace mandarono in relativa crisi finanziaria l'[[Impero romano d'Oriente]], che, per racimolare il denaro necessario per pagare il gravoso tributo, si vide costretto a revocare in parte i privilegi fiscali ai proprietari terrieri e ad aumentare le tasse.<ref>Heather, p. 379.</ref> Prisco narra addirittura che:
 
Inoltre l'Impero d'Oriente dovette evacuare la zona a sud del Danubio «larga cinque giorni di viaggio».<ref>Heather, p. 380.</ref> Le dure condizioni di pace mandarono in relativa crisi finanziaria l'[[Impero romano d'Oriente]], che, per racimolare il denaro necessario per pagare il gravoso tributo, si vide costretto a revocare in parte i privilegi fiscali ai proprietari terrieri e ad aumentare le tasse.<ref>Heather, p. 379.</ref> Prisco narra addirittura che:
{{Citazione|Per questi pagamenti di tributi e altri versamenti da corrispondere agli Unni, essi costrinsero tutti i contribuenti (anche quelli che per qualche tempo erano stati dispensati - chi con esenzione legate chi con beneplacito imperiale - alla corresponsione della tasse più onerose sulle proprietà terriere) a partecipare. Perfino i membri del [[senato bizantino|senato]] contribuirono con una quantità d'oro fissata secondo il loro rango. Per molti di loro ricoprire un'alta posizione sociale comportà un netto peggioramento nello stile di vita: ebbero grandi difficoltà a pagare quanto era loro richiesto... e molti cittadini facoltosi furono costretti a vendere sul mercato i gioielli delle mogli e i mobili. Questa è stata la sciagura che colpì i Romani dopo la guerra, e il risultato fu che molti si tolsero la vita, lasciandosi perire di fame, o impiccandosi.|Prisco, ''Storie''}}
Questo brano di Prisco è stato interpretato da Thompson come non completamente veritiero, ma piuttosto come esagerazione retorica oppure come prova di solidarietà di classe nei riguardi delle classi più agiate.<ref>Luttwak, p. 70.</ref> Pur essendo una cifra dieci volte superiore a qualunque altro tributo pagato finora dall'Impero, il tributo versato dagli Unni era comunque una cifra paragonabile alle rendite delle persone più agiate dell'Impero, e non era una cifra così straordinaria. La [[Battaglia di Capo Bon (468)|spedizione di Leone I contro i Vandali del 468]] costò all'erario ben 100.000 libbre d'oro, una cifra enormemente superiore alle 2.100 da versare ad Attila, prova che per le casse dello Stato pagare 2.100 libbre d'oro non era uno sforzo eccessivo.
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Nel 449 Attila si lamentò perché una parte dei contadini non intendeva evacuare la zona a sud del Danubio larga cinque giorni di viaggio che i Romani dovevano evacuare secondo le condizioni del trattato. L'eunuco di corte e consigliere dell'Imperatore, [[Crisafio]], cercò in quest'occasione di sbarazzarsi della minaccia unna cercando di convincere un inviato di Attila nella capitale, [[Edeco]], a partecipare ad una congiura per eliminare il re unno: dopo una cena nella residenza dell'eunuco, Edeco, a cui, insieme ad altri comandanti, era stata affidata la protezione personale di Attila, acconsentì ma ad un prezzo di 50 libbre d'oro da distribuire alla sua scorta per garantirsi che collaborasse con lui nella congiura. avvertì però l'eunuco che «dopo la sua assenza, anche lui, come gli altri, sarebbe stato interrogato da Attila in merito a chi, fra i Romani, gli avesse fatto doni e a quanto denaro avesse ricevuto, e che [a causa dei compagni di missione] non avrebbe potuto nascondere le 50 libbre d'oro.». Si stabilì dunque l'invio di un'ambasceria presso Attila con il pretesto di negoziare sulle richieste dell'Unno, ma in realtà per ricevere istruzioni su come dovevano essere consegnate le 50 libbre d'oro.
 
Lo storico [[Prisco di Panion]] partecipò personalmente all'ambasceria e, in un frammento sopravvissuto della sua ''Storia'', descrive accuratamente questo viaggio, a cui presero parte almeno tre persone: [[Massimino]], Prisco e l'interprete [[Vigilas]], oltre agli ambasciatori di Attila [[Edeco]] e Oreste. Attila, tuttavia, era stato già informato della congiura dallo stesso Edeco, il quale fin dall'inizio non aveva alcuna intenzione di tradire il suo capo, ma decise di far finta di esserne ignaro. Attila fu molto ostile con gli ambasciatori, sostenendo che finché i Romani non avessero restituito tutti i fuggiaschi, non avrebbe più concesso loro il diritto di essere ricevuti. Dopo aver ordinato a Vigilas di ritornare a Costantinopoli per ribadire a Teodosio II la richiesta da parte di Attila di restituire tutti i fuggiaschi unni, Attila dichiarò conclusa l'udienza, dicendo a Massimino di attendere mentre egli scriveva una lettera di risposta all'Imperatore. Subito dopo gli ambasciatori romani ricevettero altri messi unni che proibirono loro di comprare ogni cosa che non fossero generi alimentari fintanto che non fossero state soddisfatte le richieste degli Unni. Mentre Vigilas partì per Costantinopoli, gli altri ambasciatori seguirono Attila in una delle sue residenze in attesa che questi rispondesse per iscritto alle lettere dell'Imperatore e furono ammessi a un banchetto; poi, una volta che Attila ebbe finito di rispondere per lettera all'Imperatore, gli ambasciatori furono congedati. Quando Vigilas tornò dall'Unno con lo scopo di portargli la risposta di Teodosio II per quanto riguarda la restituzione dei fuggitivi, gli Unni, perquisendo Vigilas, gli trovarono addosso 50 libbre d'oro, e gli chiesero a cosa gli servissero dato che per volontà di Attila gli ambasciatori romani potevano comprare solo del cibo e con 50 libbre d'oro si poteva comprare tanto cibo da sfamare un piccolo esercito; quando gli Unni minacciarono di uccidergli un figlio, Vigilas confessò la congiura, secondo i piani di Attila. La proibizione ai messi romani di comprare tutto ciò che non fosse cibo era finalizzata a impedire a Vigilas di trovare giustificazioni per le 50 libbre d'oro con cui intendeva pagare Edeco per il tradimento. Attila permise a Vigilas di riscattare il figlio al prezzo di 50 libbre d'oro e:
 
{{Citazione|...ordinò a Oreste di presentarsi all'Imperatore con appesa al collo la borsa in cui Vigilas aveva messo l'oro destinato a Edeco. Egli doveva mostrarla al sovrano e all'eunuco [Crisafio] e domandar loro se la riconoscevano. Eslas doveva anche dire chiaramente che Teodosio era figlio di padre nobile e che pure Attila lo era... ma mentre Attila aveva preservato intatto il suo nobile lignaggio, Teodosio era decaduto del proprio e ormai non era altro che un servo di Attila, tenuto a pagargli un tributo. Cercando di aggredirlo di nascosto come il più infido degli schiavi, quindi, egli aveva commesso ingiustizia contro un imperatore che la sorte gli aveva dato come mentore.|Prisco, ''Storia''.}}
 
=== Politica interna ===
==== Università di Costantinopoli ====
Nel 425 fu presa un'iniziativa importante per dotare Costantinopoli di un'università.
[[Costantino I]] aveva fondato una scuola nello [[Stoà (architettura)|stoà]] e [[Costanzo II]] l'aveva trasferita sul [[Campidoglio]].
[[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]] l'aveva dotata di una biblioteca pubblica di grande valore.
Teodosio II a sua volta istituì le cattedre per dieci grammatici o filosofi greci e per dieci latini, per cinque retori greci e tre latini, per due giuristi e per un filosofo.
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==== Codice teodosiano ====
L'avvenimento più importante del regno tuttavia fu la compilazione in latino del [[Codice Teodosiano]], una raccolta di leggi fatta per ordine dell'Imperatore d'Oriente e pubblicata nel 438 dopo otto anni di lavoro condotto in collaborazione col collega Valentiniano III. TeodosioIl IIcodice morìcomposto inda sedici seguitolibri adcontiene una cadutaraccolta dadelle cavalloleggi dell'Impero emanate nel 450,corso mentredi attraversavaoltre ilun fiumesecolo Lycuse in buona parte costituì la base per la redazione del [[codice giustinianeo]] che vide la luce un secolo dopo. Esercitò un grande influsso sulla legislazione dei popoli germani che allora si andavano affermando. Per esempio la [[Legge romana dei Visigoti]] o [[Breviario di Alarico]] (Alarico II del VI secolo) che divenne la fonte principale del diritto romano in Occidente, sostanzialmente non lontanoè dache Costantinopoli,un rompendosicompendio ladel [[Codice Teodosiano]] integrato da spinaaltre dorsaleraccolte.
Il codice composto da sedici libri contiene una raccolta delle leggi dell'Impero emanate nel corso di oltre un secolo e in buona parte costituì la base per la redazione del [[codice giustinianeo]] che vide la luce un secolo dopo. Esercitò un grande influsso sulla legislazione dei popoli germani che allora si andavano affermando. Per esempio la [[Legge romana dei Visigoti]] o [[Breviario di Alarico]] (Alarico II del VI secolo) che divenne la fonte principale del diritto romano in Occidente, sostanzialmente non è che un compendio del [[Codice Teodosiano]] integrato da altre raccolte.
 
La promulgazione del Codice Teodosiano comportò il recepimento nell'Impero d'Oriente di una costituzione emanata nel 421 dagli imperatori occidentali [[Onorio]] e [[Costanzo III]] che ponevano restrizioni nei confronti del divorzio unilaterale (''repudium'').<ref>{{Cita libro|nome=Ulrico|cognome=Agnati|titolo=Profili giuridici del repudium nei secoli IV e V|url=https://www.google.it/books/edition/Profili_giuridici_del_repudium_nei_secol/Wi0AtAEACAAJ?hl=it|accesso=|data=2017|editore=[[Edizioni Scientifiche Italiane]]|lingua=it|p=310|ISBN=978-88-495-3318-7}}</ref> Tale costituzione provocò immediato disagio nella parte orientale dell'Impero, dove fino a quel momento era rimasta in vigore la sostanziale libertà di ripudio dell'epoca classica, come ripristinata da [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]]; per questo motivo, Teodosio II provvide ad abrogarla in Oriente nel 439, ripristinando il regime precedente, salvo poi prevedere lui stesso nuove restrizioni nel 449, ma in modo più blando e meno severo.<ref>{{Cita libro|nome=Ulrico|cognome=Agnati|titolo=Profili giuridici del repudium nei secoli IV e V|url=https://www.google.it/books/edition/Profili_giuridici_del_repudium_nei_secol/Wi0AtAEACAAJ?hl=it|accesso=|data=2017|editore=[[Edizioni Scientifiche Italiane]]|lingua=it|p=|pp=325, 348|ISBN=978-88-495-3318-7}}</ref> In Occidente, [[Valentiniano III]] recepirà inizialmente l'abrogazione delle norme del 421 nel 447-448, salvo poi ripristinarle nel 452, con propria costituzione, senza poi recepire la novella teodosiana successiva.<ref>{{Cita libro|nome=Ulrico|cognome=Agnati|titolo=Profili giuridici del repudium nei secoli IV e V|url=https://www.google.it/books/edition/Profili_giuridici_del_repudium_nei_secol/Wi0AtAEACAAJ?hl=it|accesso=|data=2017|editore=[[Edizioni Scientifiche Italiane]]|lingua=it|p=346|ISBN=978-88-495-3318-7}}</ref>
Il 14 novembre [[435]] Teodosio II ordinò la distruzione di tutti i templi pagani rimanenti.<ref>''[[Codice teodosiano]]'', xvi.10.25.</ref>
 
====Politica religiosa====
Proseguendo l'opera del padre, nel 416 escluse i pagani dagli uffici statali. Il 14 novembre [[435]] Teodosio II ordinò la distruzione di tutti i templi pagani rimanenti.<ref>''[[Codice teodosiano]]'', xvi.10.25.</ref>
 
== Famiglia ==
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[[File:34-manasses-chronicle.jpg|thumb|upright=1.4|L'imperatore Teodosio II ed Elia Eudocia.]]
 
Dopo appena un anno (422) di matrimonio nacque la figlia di Teodosio ed Eudocia, [[Licinia Eudossia]]; probabilmente a seguito della nascita della figlia, Teodosio concesse a Eudocia il titolo di [[Augusta (titolo)|Augusta]], il 2 gennaio [[423]]. Sempre durante gli anni 420, però, iniziò il degrado dei rapporti tra Eudocia e Teodosio: sebbene la coppia imperiale abbia avuto un'altra figlia nel [[431]], Flaccilla, e probabilmente un maschio di nome Arcadio morto in giovane età,<ref>«Arcadius 1», [[The Prosopography of the Later Roman Empire|PLRE II]], p. 130.</ref> il contrasto tra i due divenne sempre più marcato. Eudocia decise così di partire per un pellegrinaggio in [[Terra Santasanta]] (438). Il suo ritorno a Costantinopoli, carica di reliquie, segnò un suo breve ritorno in auge, come indicato forse dal fatto che il poeta [[Ciro di Panopoli|Ciro]] fu contemporaneamente ''[[praefectus urbi]]'' della capitale e prefetto del pretorio. Questo periodo ebbe però termine nel [[443]] (o [[441]]), a causa di un complotto ordito dall'eunuco e ''[[spatharius]]'' [[CrisapioCrisafio]], il quale accusò l'imperatrice di adulterio col ''[[magister officiorum]]'' Paolino:<ref>Paolino, amico dell'imperatore, era già stato accusato di aver avuto dei rapporti sessuali con la vergine Pulcheria: esiliato in Cappadocia, venne poi giustiziato nel [[444]].</ref> Eudocia fu costretta ad abbandonare la capitale, lasciando campo libero a Pulcheria, e si recò nuovamente in Terra Santa, a [[Gerusalemme]].
 
Teodosio inviò il suo ''[[comes domesticorum]]'' ("comandante della guardia") Saturnino a giustiziare due membri della corte di Eudocia, il prete Severo e il diacono Giovanni, ma l'uomo di Teodosio venne ucciso, o da Eudocia stessa, come riporta [[Conte Marcellino|Marcellino]],<ref>Marcellino ''Comes'', ''Cronaca'', ''s.a.'' 444.4.</ref> o, più probabilmente, da un uomo della sua corte: in entrambi i casi il risultato fu che Teodosio, adirato, le ridusse la corte, pur concedendole di mantenere il titolo di Augusta.
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| 3 = [[Elia Eudossia]]
| 6 = [[Bautone]]
|16 = Onorio
}}
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{{Box successione|carica=[[Imperatori bizantini|Imperatore bizantino]]|immagine=Double-headed_eagle_of_the_Greek_Orthodox_Church.svg|periodo=[[408]]-[[450]]| precedente=[[Arcadio]]| successivo=[[Marciano (imperatore)|Marciano]]}}
 
{{Imperatori bizantini}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Teodosio II| ]]
[[Categoria:Imperatori bizantini]]
[[Categoria:Santi re e regine della Chiesa ortodossa]]