Selinunte: differenze tra le versioni
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{{F|siti archeologici d'Italia|febbraio 2025}}
{{Sito archeologico
|Nome = Selinunte
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|Suddivisione3 = [[Castelvetrano]]
|Altitudine = <!-- Dimensioni -->
|Superficie = 3770000 [https://parchiarcheologici.regione.sicilia.it/selinunte-cave-cusa-pantelleria/siti-archeologici/area-archeologica-di-selinunte/]
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|Sito_web = https://parchiarcheologici.regione.sicilia.it/selinunte-cave-cusa-pantelleria/
}}
'''Selinunte''' ({{lang-grc|Σελινοῦς|Selinùs}}; {{latino|Selinus}}) era un'[[Storia della Sicilia greca|antica città]] [[Sicelioti|siceliota]] situata sulla costa sud-occidentale della [[Sicilia]], nell'odierna [[provincia di Trapani]]; è il [[Sito archeologico|parco archeologico]] più esteso d'Europa<ref>{{Cita web|url=https://viaggiart.com/it/idee-viaggio/selinunte-il-parco-archeologico-piu-grande-deuropa-in-riva-al-mare_157393.html|titolo=Selinunte, il parco archeologico più grande d’Europa in riva al mare|sito=ViaggiArt|data=
Nel sito archeologico, sull'[[acropoli]] vi sono alcuni templi insieme ad altre costruzioni secondarie, mentre altri templi si trovano su una collina poco lontana<ref name=Nota1>{{cita web|url=http://www.arkeomania.com/templiselinunte.html|titolo=Templi di Selinunte|accesso=15 giugno 2010}}</ref>. Le sculture trovate negli scavi di Selinunte si trovano soprattutto nel [[Museo archeologico regionale Antonio Salinas|museo nazionale archeologico]] di [[Palermo]]; fa eccezione l'opera più famosa, l'[[Efebo di Selinunte]], che oggi è esposto presso il museo civico di [[Castelvetrano]].
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[[File:Selinunte Acropolis.jpg|thumb|upright=1.4|Ricostruzione della acropoli e dei suoi templi]]
Dapprima in buoni rapporti con i Cartaginesi<ref>i buoni rapporti con i Cartaginesi erano dovuti probabilmente a ragioni commerciali, in quanto Selinunte, per i suoi vasti territori, doveva essere una grande produttrice di derrate alimentari, tanto da approvvigionare le città fenicie.</ref>, dopo la loro disfatta nella [[Battaglia di Imera (480 a.C.)]], Selinunte strinse alleanza con [[Siracusa]], cui rimase fedele.
La sua politica di espansione territoriale verso [[Segesta]] causò diverse guerre: il primo scontro avvenne nel 580 a.C. dal quale Segesta uscì vittoriosa. Nel 415 a.C. Segesta chiese aiuto ad [[Atene]] perché intervenisse contro l'intraprendenza selinuntina supportata da Siracusa. Gli ateniesi presero come pretesto la richiesta di Segesta per intraprendere una grande [[Spedizione ateniese in Sicilia|spedizione in Sicilia]] attaccando per prima Siracusa alleata di Selinunte. Dalla [[battaglia di Siracusa]], Atene ne uscí disastrosamente sconfitta. Segesta, indebolita dalla sconfitta ateniese, minacciata da Selinunte, chiese allora aiuto a Cartagine: nel 409 a.C. i Cartaginesi, sbarcati in Sicilia con un esercito di 5.800 uomini al comando del generale [[Annibale Magone]]
Ripopolata con i suoi profughi e con altre popolazioni che il fuoriuscito siracusano [[Ermocrate]] vi condusse, Selinunte fu ricostruita (comprese le mura) nella sola area dell'acropoli, divenendo per alcuni anni il quartier generale di Ermocrate dal quale partivano le sue azioni belliche contro le città puniche. Alla morte di questo, Selinunte perse definitivamente la sua importanza politica; venne rioccupata dai cartaginesi – occupazione confermata, del resto, in tutti i successivi trattati greco-cartaginesi – quindi da [[Pirro]] (276 a.C.), fino alla definitiva evacuazione della sua popolazione da parte dei Cartaginesi a [[Lilibeo]] durante la [[Prima guerra punica|I Guerra Punica]] (250 a.C.), e all'assorbimento del suo territorio nei domini romani.
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Reidentificata soltanto nel XVI secolo, per opera del teologo e archeologo [[Tommaso Fazello]],<ref>{{Cita|Tommaso Fazello|pp. 392-401}}.</ref> religioso dell'[[Ordine dei predicatori]]. Lo studioso documentatore effettuò l'attenta rilettura dei testi di [[Erodoto]], [[Diodoro Siculo]],<ref name="ReferenceTF392"/> [[Eusebio di Cesarea|Eusebio]], [[Tucidide]],<ref>{{Cita|Tommaso Fazello|p. 393}}.</ref> [[Empedocle]], [[Diogene Laerzio]],<ref>{{Cita|Tommaso Fazello|p. 394}}.</ref> [[Strabone]], [[Pausania il Periegeta|Pausania]],<ref>{{Cita|Tommaso Fazello|p. 395}}.</ref> [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]], [[Plinio il Vecchio|Plinio]].<ref name=ReferenceTF396 /> Dopo una prima ricognizione a [[Mazara del Vallo]] compiuta per la quaresima del 1549, approfondì ulteriormente gli studi sui libri di Diodoro e le gesta di [[Annibale Magone]].<ref name="ReferenceTF397"/> Nell'ottobre del [[1551]], attraverso la descrizione dei particolari topografici, individuò ed identificò univocamente con la terra di Lipulci<ref>{{Cita|Tommaso Fazello|p. 398}}.</ref> le rovine di Selinunte, distinguendole dalle architetture di Mazara e dagli immediati centri abitati del comprensorio nel raggio di decine miglia.
Nel [[1779]], nonostante un decreto di re [[Ferdinando III di Sicilia]] vietasse lo smantellamento delle sue rovine (usate dagli abitanti della zona come cave di pietra), le devastazioni proseguirono fino a quando il governo italiano non vi pose una custodia permanente. I primi saggi e scavi furono eseguiti nel [[1809]] da parte degli inglesi. Nel 1823, due architetti inglesi, Samuel Angell e William Harris, iniziarono a scavare a Selinunte nel corso del loro tour in [[Sicilia]] e si imbatterono in diversi frammenti delle [[Metopa|metope]] dal tempio arcaico oggi chiamato come “[[Tempio C di Selinunte|Tempio C]].” Benché le autorità borboniche avessero cercato di fermarli, costoro continuarono il loro lavoro e cercarono di spedire i loro reperti in Inghilterra, per il [[British Museum]]. Nell'ombra delle attività di [[Thomas Bruce, VII conte di Elgin|Lord Elgin]], le spedizioni di Angell e Harris furono bloccate e dirottate a [[Palermo]] dove da allora si conservano nel [[Musei di Palermo|Museo archeologico]].<ref>{{Cita web|url=http://www.caareviews.org/reviews/1473|titolo=Temple Decoration and Cultural Identity in the Archaic Greek World: The Metopes of Selinus|sito=Temple Decoration and Cultural Identity in the Archaic Greek World: The Metopes of Selinus|accesso=
=== La popolazione di Selinunte ===
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[[File:Koldewey-Sicilien-vol2-table13.png|thumb|left|Pianta del Tempio D (da Koldewey, 1899)]]
* Segue il Tempio D, che si data al 540 a.C. e si affaccia col suo fronte ovest direttamente sulla strada nord-sud. Presenta un peristilio (lunghezza m 56; larghezza m 24) di 6 x 13 colonne (altezza m 7,51). È caratterizzato da un pronao in antis, una cella allungata conclusa con l{{'}}''adyton''. È più progredito del Tempio C (le colonne sono lievemente inclinate, più slanciate e con ''èntasis''; il vestibolo è sostituito da un pronao distilo in antis), ma mostra ancora incertezza nelle misure
[[File:Palermo-Museo-Archeologico-bjs-14.jpg|thumb|Europa sul toro: metopa dal Tempio Y]]
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* Il [[Tempio F (Selinunte)|Tempio F]], il più antico ma anche il più piccolo dei tre, fu costruito fra il 550 e il 540 a.C. su modello del Tempio C. È fra i templi quello che maggiormente ha subito spoliazioni. Presenta un peristilio (lunghezza m 61,83; larghezza m 24,43) di 6 x 14 colonne (altezza m 9,11) caratterizzato da chiusure in muratura (altezza m 4,70) tra gli intercolumni, con finte porte dipinte composte da lesene e architravi, mentre l'ingresso vero e proprio era a est. Non si conosce il motivo di questo apprestamento, veramente insolito per un tempio greco: si è pensato che fosse suggerito dalla necessità di proteggere i doni votivi; oppure di impedire ai profani la visione di riti particolari (misteri dionisiaci?) che venivano svolti al suo interno. L'interno è caratterizzato da un vestibolo delimitato da un secondo ordine di colonne, dal pronao, cella e ''adyton'' collegati in un insieme stretto e lungo (carattere arcaico). Dalla facciata est sono presenti due metope tardo arcaiche (datate al 500 a.C.) rinvenute durante gli scavi nel [[1823]], che rappresentano Atena e Dioniso in atto di colpire a morte due Giganti, oggi conservate nel [[Museo archeologico regionale Antonio Salinas|Museo Archeologico Regionale di Palermo]]. Il Tempio F era dedicato forse ad Atena (Maiuri, Moscati), forse a Diòniso (Coarelli-Torelli).
[[File:Crupi, Giovanni (
[[File:Selinunte-TempleG-Plan-bjs.png|thumb|left|upright=0.8|Pianta del Tempio G]]
[[File:Selinunte-pjt1.jpg|thumb|upright=1.5|Tempio G: "lu fusu di la vecchia"]]
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[[File:Ephebus of Selinunte.jpg|thumb|La statua bronzea dell'Efebo, custodita al museo selinuntino di Castelvetrano]]
* Nell'adyton del Tempio G fu rinvenuta nel [[1871]] la "Grande Tavola Selinuntina": essa contiene un vero e proprio catalogo dei culti praticati a Selinunte, rappresentando così il testo base per ogni tentativo di attribuzione dell'uno o dell'altro ai vari templi selinuntini. In essa si legge: "''I Selinuntini sono vittoriosi grazie agli dei Zeus, Fobos, Eracle, Apollo, Poseidone, i Tindaridi, Atena, Demetra, Pasikrateia e altri dei, ma soprattutto grazie a Zeus. Dopo la restaurazione della pace, è stato decretato che un'opera realizzata in oro con l'iscrizione dei nomi delle divinità, con in testa Zeus, venisse deposta nel tempio di Apollo, essendo disponibili per tale scopo sessanta talenti d'oro''" (corrispondenti a 1,617 tonnellate di oro nel sistema euboico-attico; oppure a 2,217 tonnellate nel sistema eginetico).
* Importantissima è l'arte figurativa di Selinunte raccolta – ad eccezione dei pezzi trafugati e disseminati nel mondo – nel [[Museo archeologico regionale Antonio Salinas|Museo Archeologico di Palermo]]. I contatti che Selinunte ebbe con popoli non greci ([[Siculi]], [[Elimi]], [[Cartaginesi]]) hanno determinato uno sviluppo artistico piuttosto originale, che si ravvisa soprattutto nella realizzazione delle [[Metopa|metope]] (per la loro descrizione, vedi più sopra sotto i vari templi). Selinunte è l'unica colonia greca in Sicilia dove sia attestata ininterrottamente per circa due secoli l'attività di botteghe di scultori dotati di un linguaggio proprio e autonomo, che mostra l'introduzione del gusto ionico in una tradizione eminentemente [[Scultura dedalica|dedalica]] di origine peloponnesiaca.
* L'[[Efebo di Selinunte|Efebo di bronzo]] che offre una libagione – conservato nel museo comunale di [[Castelvetrano]] – di stile severo con componenti del mondo greco d'occidente, è databile al 470 a.C.; rappresenta – insieme all'ariete di Siracusa – le uniche opere in bronzo di grandi dimensioni di epoca greca ritrovate in Sicilia.
* Le necropoli hanno dato numerosissimi vasi protocorinzi e corinzi, rodii, attici a figure nere: in essi non si riconoscono caratteristiche peculiari locali, sicché l'originalità artistica selinuntina è effettivamente da ravvisare nella scultura delle metope e nell'architettura templare piuttosto che non nella produzione vascolare.
* Del ricchissimo materiale votivo rinvenuto nel Santuario della Malophòros (statuette in terracotta, ceramiche, busti-incensieri, arule, un bassorilievo raffigurante il ratto di Persefone da parte di Ade, e le lucerne cristiane), si è già detto sopra. È interamente conservato e in parte esposto nel Museo Archeologico di Palermo.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|titolo =
▲* {{Cita libro|titolo = "''Della Storia di Sicilia - Deche Due''"|autore = [[Tommaso Fazello]]|url = https://books.google.it/books?hl=it&id=hM2XPuLTSDgC|editore = Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana|città = Palermo|anno = 1817|volume = Volume uno|cid = Tommaso Fazello}}
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
{{Collegamenti esterni}}
{{Colonie della Magna Grecia}}
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[[Categoria:Selinunte| ]]
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