Progetto Lebensborn: differenze tra le versioni
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{{Citazione|Lo Stato
Il '''Progetto Lebensborn''' ('''Progetto Sorgente di Vita''') fu uno dei diversi programmi avviati dal gerarca [[nazismo|nazista]] [[Heinrich Himmler]] per realizzare le [[eugenetica|teorie eugenetiche]] del [[Terzo Reich]] sulla [[razza ariana]] e portare la popolazione ariana in Germania a 120 milioni di persone entro il [[1980]].<ref>{{Cita web|url=http://www.akra.it/amis/schede.asp?id=6&idsch=72|titolo=Museo virtuale delle intolleranze e degli stermini - Progetto Lebensborn|accesso=12 novembre 2017|urlmorto=sì}}</ref>
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[[File:Bundesarchiv Bild 119-2179, Walter Richard Darré.jpg|thumb|upright=0.5|Walther Darré]]
Dal [[1929]] le [[Schutzstaffel]] (SS) furono dirette da Himmler, convinto fautore delle teorie razziste dell'SS-Obergruppenführer [[Richard Walther Darré]], espresse dalla formula ''Sangue e terra''<ref>{{cita|Darré, 1978|}}.</ref> e le volle applicare al reclutamento delle ''Schutzstaffel''. A tale scopo era stato costituito alla fine del [[1931]] il [[RuSHA]], o ‘'SS-Rasse- und Siedlungshauptamt'’, guidato inizialmente dallo stesso Darré. Era l'ufficio incaricato di controllare la purezza ideologica e razziale di tutti i membri delle SS e l'autorità in materia di genealogia, rilasciando i certificati di attestazione del lignaggio ed i permessi di matrimonio; era inoltre responsabile dell'esecuzione della politica di colonizzazione dei territori orientali conquistati.
La prima disposizione che aprì la strada del programma eugenetico fu l'emanazione dell{{'}}''Ordine sul matrimonio'' del 31 dicembre 1931 secondo il quale ogni SS doveva essere autorizzato da Himmler stesso a sposarsi tramite la concessione di un certificato che documentasse la sanità mentale e fisica degli sposi e dei loro antenati.<ref>{{cita|Beccaria Rolfi-Maida, 1997|p. 129}}.</ref> I dati ricavati venivano trascritti nel libro del [[clan]], il ''Sippenbuch'', segno concreto della eccezionalità razziale delle SS. Secondo il Reichsführer-SS la Germania con la sua bassa [[natalità]], con l'aumento degli [[aborto|aborti]] e dei figli illegittimi era un paese malato che era necessario sanare oltrepassando la meschina morale borghese.▼
▲La prima disposizione che aprì la strada del programma eugenetico fu l'emanazione dell{{'}}''Ordine sul matrimonio'' del 31 dicembre 1931 secondo il quale ogni SS doveva essere autorizzato da Himmler stesso a sposarsi tramite la concessione di un certificato che documentasse la sanità mentale e fisica degli sposi e dei loro antenati.<ref>{{cita|Beccaria Rolfi-Maida, 1997|p. 129}}.</ref>
Raccomandava quindi Himmler il 28 ottobre [[1939]], dopo due mesi dall'entrata nella [[seconda guerra mondiale]]:
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[[File:Bundesarchiv B 145 Bild-F051638-0067, Lebensbornheim, Säuglingszimmer.jpg|upright=0.7|thumb|La sala neonati]]
In realtà sin dal [[1935]] era stato dato il via al progetto Lebensborn, attraverso un circuito di apposite cliniche aperte in Germania. Himmler concepì un mistico rapporto tra le [[SS]] e le leggende [[teutoni]]che di [[Enrico I l'Uccellatore]] e [[Federico il Grande]]. Nel [[1934]] fece ristrutturare in [[Vestfalia]] il castello di [[Wewelsburg]], con una spesa di undici milioni di marchi, dove organizzare un vero e proprio Ordine delle SS in stile medievale, consacrato alla tutela della purezza razziale.<ref>{{cita|Manvell-Fraenkel, 2007|pp. 90-91}}.</ref><ref>Nella trasmissione televisiva ''Mixer'' del 10 aprile [[1997]], ''Battaglione Lebesborn'', a cura di Chantal Lasbats, si sosteneva che il castello fosse un centro [[ideologia|ideologico]] e operativo del progetto Lebensborn.</ref>▼
▲Himmler concepì un mistico rapporto tra le [[SS]] e le leggende [[teutoni]]che di [[Enrico I l'Uccellatore]] e [[Federico il Grande]]. Nel [[1934]] fece ristrutturare in [[Vestfalia]] il castello di [[Wewelsburg]], con una spesa di undici milioni di marchi, dove organizzare un vero e proprio Ordine delle SS in stile medievale, consacrato alla tutela della purezza razziale.<ref>{{cita|Manvell-Fraenkel, 2007|pp. 90-91}}.</ref><ref>Nella trasmissione televisiva ''Mixer'' del 10 aprile [[1997]], ''Battaglione Lebesborn'', a cura di Chantal Lasbats, si sosteneva che il castello fosse un centro [[ideologia|ideologico]] e operativo del progetto Lebensborn.</ref>
Il 10 dicembre 1935 venne fondata a [[Berlino]] la "Lebensborn e.V." ("Sorgente di vita società registrata"), società amministrata dall'"Ufficio centrale della razza e del Popolamento" in collegamento con diversi uffici per la tutela della madre e del fanciullo. Il progetto era quello di costruire un potente strumento per la crescita del numero di nascite "razzialmente di valore".<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 24}}.</ref>
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* Amt'' Ad '': ''Adoptierungen''
* Amt'' S '': ''Standes''</ref>
passò sotto il controllo diretto dello Stato maggiore delle SS cioè dello stesso Himmler che, per avere più libertà d'azione, trasferì il centro e gli uffici da Berlino a [[Monaco di Baviera|Monaco]], nell'ex sede del Centro comunitario ebraico e nella casa requisita dalle SS a [[Thomas Mann]].<ref>{{cita|Hillel-Henry, 1976|pp. 78-79}}.</ref> I massimi dirigenti dell'organizzazione furono lo Standartenführer-SS (colonnello) [[Max Sollman]] dell'amministrazione, [[Inge Viermetz]] della sezione cliniche, il dottor [[Gregor Ebner]] della sezione medica, [[Günther Tesch]] della sezione legale.
La prima clinica o “casa di maternità” cominciò a funzionare il 15 agosto [[1936]] in Baviera; quella austriaca nel 1938 tutte con il concetto di selezione razziale, ovvero ''Auslese''.<ref name=E-S_25>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 25}}.</ref> Altre ne furono aperte sino a contare, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, sei cliniche con 263 letti per le madri e 487 per i neonati.<ref>{{cita|Lilienthal, 1985|p. 45}}.</ref>
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== La germanizzazione ==
In particolare furono aperte "case per le madri" in [[
Il compito era quello di convincere ragazze-madri non tedesche, ma dalle caratteristiche razziali
Tra gli effetti collaterali si ebbe la nascita dei cosiddetti “figli della guerra”, ovvero figli nati da soldati tedeschi che si trovavano nei territori occupati. Le madri di questi bambini, soprattutto a fine guerra, venivano additate come “puttane dei crucchi”, nei Paesi Bassi ''moffenhoer'' o ''moffenmeiden'', in Norvegia e Danimarca ''tyskertøser'', in Francia ''femmes à boche''.<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 42}}.</ref> In alcuni casi si sono effettuati degli “studi medici” sull'intelligenza di queste madri, con risultati di apparenti ritardi mentali così come ai loro figli.<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 37}}.</ref>
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Già dal [[1940]], il direttore medico del Lebensborn, Gregor Ebner, scriveva a Himmler come fosse auspicabile portare in Germania donne norvegesi.<ref>{{cita|Hillel-Henry, 1976|p. 147}}.</ref>
Himmler rispose che "Il trasferimento obbligatorio in Germania delle norvegesi che aspettano un bambino dalle truppe di occupazione
Ebner in realtà pensava che si dovessero trasferire in Germania non solo le norvegesi incinte di soldati tedeschi, ma le donne nordiche in genere, poiché presentavano generalmente caratteristiche razziali migliori delle tedesche, specialmente di quelle della Germania meridionale.
Si optò invece il sistema più semplice per la germanizzazione: il [[Rapimento dei bambini da parte della Germania nazista|rapimento di bambini norvegesi]], “figli della guerra”, trasportati in Germania in appositi istituti per essere poi adottati e/o germanizzati,<ref name="cita-Hillel-Henry-1976"/> ma in realtà pochi furono effettivamente portati in Germania. Nei circa 500 centri Lebensborn norvegesi si registrò la nascita di circa 9.000 "figli della guerra" e uno dei primi problemi che il governo legittimo norvegese dovette affrontare nell'estate 1945 fu proprio questo, visto l'atteggiamento ostile della popolazione nei loro confronti. Il problema, nonostante le molteplici iniziative, anche radicali come alcuni trasferimenti in Svezia o addirittura in Australia, non si risolse e alla fine quasi tutti i “mocciosi tedeschi” rimasero in Norvegia.<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 39}}.</ref>
=== Danimarca ===
La Danimarca, a differenza di altre nazioni occupate, aveva rinunciato a ogni resistenza all'
In Danimarca nacquero 5579 bambini<ref>Anette Warring, Tyskerpiger, p.146</ref> da padre tedesco, ma si fece sì che ciò rimanesse segreto. Interessante notare che in Danimarca dal 1938 al 1941 ogni volta che un uomo era chiamato in giudizio per una causa di paternità venisse applicata la legge danese per l'infanzia del 1937, ma che dal 1941 al 1945 si applicò quella tedesca, ovvero senza l'obbligo di rivelare il nome del padre.<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 63}}.</ref>
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Differentemente dalla Norvegia, per le madri dei figli della guerra, l'offerta di sostegno, protezione ed aiuto economico da parte del Lebensborn fu meno allettante.<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 70}}.</ref>
=== Paesi Bassi
Anche nei Paesi Bassi le donne che avevano a che fare con gli
Per quanto riguarda questo paese non si conoscono dati riguardanti le donne che frequentarono soldati tedeschi durante l'occupazione, ne sul numero di bambini nati da padre tedesco, ma si hanno solo alcune cifre fornite dalla ''Nationalsozialistische Volkswohlfahrt'' (NSV) che stima sia di 8000-10000 (stima che però tiene conto solamente dei bambini da loro assistiti).<ref>{{nl}} L. de Jong, ''Het Kominkrijk der Nederlanden in de Tweede Wereldoorlog'', vol. 5, pt.1, Martinus Nijoff, 1972.</ref>
Il primo "Centro per le Madri e i lattanti" (''Mütter-und Säugligsheim'') sorse a Amsterdam nel febbraio 1942 che andava ad unirsi ai centri dell'NSV di Rotterdam e de L'Aia. Esistevano anche altri centri più piccoli dell'NSV come quelli a [[Valkenburg]] e [[Velp]].
=== Francia ===
Anche qui si presentò il problema di quale nazionalità, francese o tedesca, avessero questi bambini
Così come negli altri paesi, alla fine della guerra le donne che avevano avuto a che fare con i tedeschi vennero punite mediante [[lassativo|purghe]] o taglio di capelli ed i loro figli vennero chiamati con toni dispregiativi come “figlio del nemico”, Fritz o ''boche'' (crucco).<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 137}}.</ref>
=== Regioni orientali occupate<ref>Con tale termine si considerano i territori
Nell'agosto [[1942]], un anno dopo l'invasione
L'8 settembre 1942 il comandante della [[2. Panzerarmee]], il generale [[Rudolf Schmidt]], scriveva a Hitler che il numero di ''Mischlingskinder'' (bambini di sangue misto) poteva ammontare a 1,5 milioni. Nonostante il numero esagerato di tale predizione,
Un mese dopo, Himmler si rivolgeva ai soldati sul fronte russo:
"Qualcuno chiederà: Reichsführer, che cosa dobbiamo fare con un uomo che è stato qui sei-otto mesi e che ha un figlio da una russa? Rispondo: bisogna esaminare ogni singolo caso. Se la ragazza è di razza buona sarà accettato: se la ragazza è di razza cattiva l'uomo sarà cacciato e messo in prigione".<ref>{{cita|Collotti, 1982|p. 349}}.</ref>
Il [[Rapimento dei bambini da parte della Germania nazista|rapimento e la germanizzazione di bambini]]
Dal momento della ritirata tedesca da Stalingrado l'unica misura attuata fu la registrazione delle nascite che comunque erano molto distanti dalle previsioni iniziali. Infatti il ministero del Reich stimò le nascite di bambini nei territori di [[Bielorussia]], Ucraina, [[Estonia]], [[Lettonia]] e [[Lituania]] in
=== Polonia ===
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Secondo lo storico tedesco Michael Foedrowitz, il numero dei figli della guerra in Polonia ammontava a 80.000-100.000.<ref>{{de}} Michael Foedrowitz, ''Deutsch-Polnische Kriegskinder'', Berlino, 28 ottobre 2002</ref>
=== Boemia
Dal 1939 al 1945
L'intento era di germanizzare la popolazione locale per ottenere aree “razziali pure”. Ciò comportava però una selezione che richiedeva fasi successive interdipendenti: identificazione, selezione, segregazione e, potenzialmente, anche eliminazione in base ai giudizi di esperti sullo status razziale, genetico, politico e sociale delle singole persone. L'approccio complessivo comprendeva la ''Rassenpolitik'' (politica razziale), la ''Sozialpolitik'' (politica sociale) e la ''Gesundheitspflege'' (politica della salute pubblica), dove la massima autorità era l'ufficio del Reichsprotektor. In queste regioni il matrimonio misto e interetnico era tradizionalmente accettato, ma dopo l'occupazione tedesca divennero un problema di sentimento nazionalistico. I figli delle coppie miste ottenuti da cechi con tedeschi sudeti erano visti dai nazisti come un urgente e serio problema. Si decise quindi che ogni individuo dovesse essere classificato in una di queste categorie: ''Tschechentum'' (comunità ceca), ''Deutschtum'' (comunità tedesca) e ''Judentum'' (comunità ebraica). Procedendo in tal modo il governo sovvenzionò aiuti economici, sociali, sanitari e politici alla sola comunità tedesca. I genitori quindi fecero in modo di rientrare in tale categoria, facendo sì che il bambino nato fosse automaticamente tedesco. In poche parole, la madre assumeva il ruolo di “missionaria della causa tedesca”. Così facendo si ebbe una ridefinizione discriminatoria delle coppie di razza mista tramite una selezione sociale organizzata.<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 182}}.</ref> Alla fine del conflitto i bambini che prima erano “i preferiti” divennero “indesiderati”.<ref>{{cita|Ericsson-Simonsen, 2007|p. 190}}.</ref> == Le testimonianze dei bambini germanizzati ==
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=== Sigismund Krajeski ===
Rapito dalla sua famiglia a [[Poznań]] nel 1943, quando aveva dieci anni, fu portato al campo di concentramento di Kalish e da lì, dopo quattro mesi, a [[Gmunden]] in [[Austria]]. Nella scuola di germanizzazione Sigismund fa una vita dura: punito e picchiato perché continua a parlare in polacco e non rinnega la sua [[nazionalità]].
«Dei tedeschi venivano nel campo e sceglievano i bambini che gli piacevano... facevano credere che i genitori fossero morti... cambiavano il nome e cognome in nomi tedeschi... Quando i tedeschi mi offrivano dei dolci... rispondevo in polacco... le punizioni che seguivano erano terribili... Finalmente riuscii a fuggire».<ref>{{cita|Hillel-Henry, 1976|pp. 191-192}}.</ref>
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=== Hélène Wilkanowicz ===
Rapita in Polonia a [[Pabianice]], quando aveva dodici anni dalle SS perché aveva capelli biondi e occhi azzurri
Dopo la guerra, aveva ormai diciassette anni, non volle tornare in Polonia, ma neanche si sentiva tedesca «D'altra parte qui mi trattano ancora come una sporca polacca, ''Dreckpolack''. È orribile che in Germania… si rimane uno sporco polacco, come si rimane un sudicio ebreo.» Forse - continua - tornerà in Polonia. «Ma io sono malata, soffro ancora per quel periodo. Nostalgia. Una cosa che uccide, ''das macht sie kaputt''. Non trovo più pace…».<ref name="cita-Hillel-Henry-1976"/>
=== Eugenia Ewertowska ===
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Ancora in anni più recenti non si sono spenti gli effetti del progetto Lebensborn: nel marzo [[2007]], 154 norvegesi, 4 svedesi ed un tedesco, figli del Lebensborn, hanno presentato un ricorso alla [[Corte europea dei diritti dell'uomo]] accusando il governo norvegese di aver messo in atto nei loro confronti una grave [[discriminazione]].
Al governo norvegese che, in passato, come tacita ammissione della sua politica discriminatoria, senza mai averla dichiarata apertamente, aveva offerto parziali [[indennizzo|indennizzi]], ora le vittime del Lebensborn chiedono risarcimenti fino a 250.000 [[euro]] come prezzo della loro infanzia cancellata.
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* {{Cita libro|autore=[[Lidia Beccaria Rolfi]], Bruno Maida|titolo=Il futuro spezzato: i nazisti contro i bambini|editore=Giuntina|pagine=214|anno=1997|url=http://books.google.it/books/about/Il_Futuro_Spezzato.html?id=2gg55Sc1os0C|cid=Beccaria Rolfi-Maida, 1997|isbn=978-88-8057-057-8}}
* {{Cita libro|autore=Marc Hillel, Clarissa Henry|titolo=In nome della razza|url=https://archive.org/details/ofpureblood00hill|editore=Sperling & Kupfer|pagine=292|città=Milano|anno=1976|cid=Hillel-Henry, 1976|isbn=0-07-028895-X}}
* {{Cita libro|autore=Roger Manvell, Heinrich Fraenkel|titolo=Heinrich Himmler: The SS, Gestapo, His Life and Career|url=https://archive.org/details/heinrichhimmlers0000manv|editore=Skyhorse Publishing|pagine=320|anno=2007|cid=Manvell-Fraenkel, 2007|lingua=
* {{Cita libro|autore=[[Richard Walther Darré]]|titolo=La nuova nobiltà di sangue e suolo|editore=Edizioni di Ar|città=Padova|anno=1978|cid=Darré, 1978|isbn=978-88-89107-30-0}}
* {{Cita libro|autore=Georg Lilienthal|titolo=Der "Lebensborn e.V.": Ein Instrument nationalsozialistischer Rassenpolitik|editore=Fischer Taschenbuch Verlag|anno=1985|cid=Lilienthal, 1985|lingua=tedesco}}
* {{Cita libro|autore=Gregor Ziemer|titolo=Educazione alla morte. Come si crea un nazista|editore=Constamble & Co|città=Londra|anno=1944|cid=Ziemer, 1944|isbn=978-88-8137-233-1}}
* Teresa Arcelloni, ''Lebensborn. I figli del Nazionalsocialismo. La rielaborazione di una leggenda'', Voghera, Marvia Edizioni, 2018. ISBN 9788889089699
* {{Cita libro|autore=Heinz Höhne|titolo=L'Ordine Nero. La storia delle SS|editore=Garzanti|pagine=357|città=Milano|anno=1968|cid=Höhne, 1968|isbn=
* {{Cita libro|autore=[[Enzo Collotti]]|titolo=Nazismo e società tedesca, 1933-1945|editore=Loescher|anno=1982|cid=Collotti, 1982|isbn=88-201-2328-2}}
* {{Cita libro|autore=Giuseppe Mayda|titolo=I dossier segreti di Norimberga. Interrogatori e documenti del processo più celebre della storia|editore=Mursia|anno=1977|cid=Mayda, 1977}}
* {{Cita libro|autore=|curatore=Reimund Schnabel|traduttore=Herma Trettl|titolo=Il disonore dell'uomo|editore=Lerici|città=Milano|anno=1961|cid=Schnabel, 1961|isbn=
* {{Cita libro|autore=Veslemøy Kjendsli|titolo=Kinder der Schande ein "Lebensborn-Mädchen" auf der Suche nach ihrer Vergangenheit|editore=Luchterhand|città=Amburgo|anno=1992|cid=Kjendsli, 1992|lingua=de}}
* {{Cita libro|autore=|curatore=Kjersti Ericsson, Eva Simonsen|titolo=I figli di Hitler. La selezione della «razza ariana», i figli degli invasori tedeschi nei territori occupati|editore=Boroli Editore|pagine=204|anno=2007|cid=Ericsson-Simonsen, 2007|isbn=978-88-7493-112-5}}
* {{Cita libro|autore=Miroslav Ivanov|titolo=Obiettivo: Mercedes nera|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1972|cid=Ivanov, 1972}}
* {{Cita libro|autore=Michael Burleigh, Wolfgang Wippermann|titolo=Lo stato razziale. Germania 1933-1945|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1992|cid=Burleigh-Wippermann, 1992}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=
* {{Cita libro|autore=Boris Thiolay|titolo=Lebensborn: la fabrique des enfants parfaits. Ces Français qui sont nés dans une maternité SS|editore=Flammarion|anno=2012|cid=Thiolay, |lingua=francese|isbn=2-08-124343-1}}
* {{Cita libro|autore=Catrine Clay, Michael Leapman|titolo=Master race: the Lebensborn experiment in Nazi Germany|editore=Hodder & Stoughton|anno=1995|cid=Clay-Leapman, 1995|lingua=
* Dorothee Schmitz-Köster: ''Deutsche Mutter bist du bereit - Alltag im Lebensborn''. Aufbau-Verlag, 2002.
* Gisela Heidenreich: ''Das endlose Jahr. Die langsame Entdeckung der eigenen Biographie - ein Lebensbornschicksal''. 2002.
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