Bernardo Mattarella: differenze tra le versioni
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|AnnoMorte = 1971
|Epoca = 1900
|Attività =
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , più volte ministro della [[Repubblica Italiana]]
}}
Ha avuto quattro figli dalla moglie Maria Buccellato: [[Antonino Mattarella|Antonino]], [[Caterina Mattarella|Caterina]], [[Piersanti Mattarella|Piersanti]], [[presidente]] della [[sicilia|Regione Siciliana]] assassinato da [[Cosa nostra]] il 6 gennaio 1980, e [[Sergio Mattarella|Sergio]], 12º [[
== Biografia ==
Era primo dei sette figli del marinaio Santo Mattarella (Castellammare del Golfo, 10 luglio 1878) e di Caterina Di Falco. La famiglia Mattarella era in passato dedita ad attività marinare e proveniva dal vicino comune di [[Alcamo]], dal quale il capostipite Giacomo Mattarella si trasferì a Castellammare del Golfo sposando Rosa Pagasi nella prima metà del [[XVIII secolo]] e dando origine alla discendenza.<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|url=https://golfoeventi.it/2022/02/03/i-mattarella-di-castellammare-del-golfo/|titolo=I Mattarella di Castellammare del Golfo|accesso=2024-12-16}}</ref>
Primo dei sette figli del marinaio Santo Mattarella e di Caterina Di Falco, nel 1924 aderì al [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare]] di [[Luigi Sturzo]] e fu segretario di sezione a [[Castellammare del Golfo]]. Si laureò in [[giurisprudenza]] nell'agosto del 1929 all'[[Università degli Studi di Palermo]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/bernardo-mattarella_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Bernardo Mattarella] sul Dizionario biografico Treccani.</ref>. Nel [[1933]] si sposò con Maria Buccellato<ref>Giovanni Bolignani, ''[http://books.google.it/books?id=txQyvq_6chsC Bernardo Mattarella: biografia politica di un cattolico siciliano]'', Rubbettino Editore, 2001, p. 97.</ref>. Antifascista, nel 1942-1943 partecipò a Roma alle riunioni clandestine guidate da [[Alcide De Gasperi]] in cui si posero le basi della [[Democrazia Cristiana]]<ref>P. Craveri, ''De Gasperi'', Bologna 2006</ref>.▼
Avversò il separatismo siciliano<ref>Massimo Ganci, ''Il nemico numero uno del Movimento Indipendenza Siciliana'', Giornale di Sicilia 22.11.1969</ref><ref>G. Spataro, ''I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica'', Milano 1968, pag. 201</ref>. Nel luglio 1943, dopo lo sbarco alleato, insieme a [[Giuseppe Alessi (politico)|Giuseppe Alessi]] e [[Salvatore Aldisio]] fondò la DC siciliana<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/07/14/addio-giuseppe-alessi-nel-suo-studio-nacque.html Addio A Giuseppe Alessi Nel Suo Studio Nacque La Dc - La Repubblica.It<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>▼
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▲Avversò il [[separatismo siciliano]]<ref>Massimo Ganci, ''Il nemico numero uno del Movimento Indipendenza Siciliana'', Giornale di Sicilia 22.11.1969</ref><ref>G. Spataro, ''I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica'', Milano 1968, pag. 201</ref>. Nel luglio 1943, dopo lo sbarco alleato, insieme a [[Giuseppe Alessi (politico)|Giuseppe Alessi]] e [[Salvatore Aldisio]] fondò la DC siciliana.<ref>
Nel luglio 1945, con De Gasperi Segretario nazionale, divenne vice segretario nazionale della Democrazia Cristiana, insieme ad [[Attilio Piccioni]] e a [[Giuseppe Dossetti]]. Dal settembre 1945 al giugno 1946 fece parte della [[Consulta Nazionale]]<ref>[http://storia.camera.it/deputato/bernardo-mattarella-19050915/leg-transizione-consulta_nazionale/organi#nav Bernardo Mattarella: Consulta nazionale / Deputati / Camera dei deputati - Portale storico<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.▼
▲Nel luglio 1945, con De Gasperi
[[File:Bernardo Mattarella (1946).jpg|miniatura|sinistra|Bernardo Mattarella nel 1946.]]
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1946|elezioni dell'Assemblea Costituente]] del 2 giugno [[1946]] fu eletto per la DC nella [[Circoscrizione Palermo-Trapani-Agrigento-Caltanissetta|circoscrizione elettorale
Nel [[Governo De Gasperi V|quinto
Costituitosi l'[[Governo De Gasperi VIII|ottavo
Il 6 luglio [[1955]] nacque il [[Governo Segni I|primo Governo Segni]] e Mattarella passò dai Trasporti al Commercio con l'Estero. [[Adone Zoli]], costituito il suo [[Governo Zoli|governo]] il 18 maggio [[1957]], lo volle Ministro delle Poste e Telecomunicazioni. Nella [[III legislatura della Repubblica Italiana|terza Legislatura]] fu Presidente della Commissione Trasporti della Camera dei deputati e componente della direzione nazionale della [[Democrazia Cristiana]], per poi tornare al governo, come Ministro dei Trasporti, nel [[Governo Fanfani IV|quarto Governo Fanfani]] (21 febbraio [[1962]]).▼
▲Il 6 luglio [[1955]] nacque il [[Governo Segni I|primo
Dopo le [[Elezioni politiche in Italia del 1963|elezioni politiche del 1963]] si formò il [[Governo Leone I|primo Governo Leone]], durato in carica dal 21 giugno al 5 novembre [[1963]], nel quale Mattarella fu Ministro per l'Agricoltura e le Foreste. Nel secondo governo della [[IV legislatura della Repubblica Italiana|quarta Legislatura]] ([[Governo Moro I|primo Governo Moro]]) entrato in carica il 4 dicembre 1963 ritornò al Ministero del Commercio con l'Estero, che mantenne anche nel successivo [[Governo Moro II|secondo Governo Moro]] che rimase in carica fino al 21 gennaio [[1966]].▼
▲Dopo le [[Elezioni politiche in Italia del 1963|elezioni politiche del 1963]] si formò il [[Governo Leone I|primo
Nel successivo governo Moro, Mattarella non fu nominato Ministro per motivi di equilibrio tra le correnti democristiane, come affermato da Moro in una lettera con cui ringraziava Mattarella per il lavoro svolto al governo. Mattarella rientrò nella direzione nazionale della DC.▼
▲Nel successivo governo Moro
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1968|politiche del 1968]], a meno di tre anni dalla morte, fu eletto per l'ultima volta alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] e in quella legislatura divenne Presidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati,<ref>[http://storia.camera.it/deputato/bernardo-mattarella-19050915/organi#nav Bernardo Mattarella nel sito della Camera dei Deputati]</ref> fino alla sua morte, a seguito di un malore alla Camera<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/31/sergio-mattarella-presidente-repubblica/1379706/ Sergio Mattarella, chi è il nuovo Presidente della Repubblica]</ref> per malattia durata alcuni mesi.▼
▲Alle [[Elezioni politiche
== L'atteggiamento nei confronti della Mafia ==
[[File:Bernardo e Sergio Mattarella.jpg|miniatura|sinistra|Bernardo Mattarella in compagnia del figlio [[Sergio Mattarella|Sergio]], 1963]]
Nel 1943 fu il primo a entrare in contatto epistolare con
Il 3 giugno 1944 su ''Popolo e Libertà'', il giornale che dirigeva, Bernardo Mattarella pubblicò un articolo in cui attaccava il leader dei separatisti, accusandolo di avere l'appoggio della mafia e scrivendo: «''Ha sulla coscienza la triste responsabilità di avere riunito attorno a sé, cercando di ripotenziarla, l'organizzazione più pericolosa e sopraffattrice che abbia afflitto, per lunghi anni, le nostre contrade''.» Nel 1958, in una lunga intervista sugli strumenti per sconfiggere la mafia – comparsa su ''[[Il Giornale del Mezzogiorno]]'' del 27 novembre 1958 - espresse opinione favorevole all'istituzione di una [[Commissione parlamentare antimafia|Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia]], che fu istituita quattro anni dopo.
[[File:Mattarella Macrelli Paratore.jpg|miniatura|sinistra|Bernardo Mattarella, primo a sinistra, colloquia con [[Cino Macrelli]], al centro, e [[Giuseppe Paratore]], 1960]]
Tuttavia nella fase iniziale del [[secondo dopoguerra italiano|secondo dopoguerra]] era stato sospettato di essere «...tra i referenti nel rapporto tra la DC e la mafia».<ref name="DBI">{{DBI}}</ref> Di questo nel [[1992]] venne accusato anche dall'ex [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|ministro della giustizia]] [[Claudio Martelli]]: ''"Bernardo Mattarella secondo gli atti della Commissione antimafia e secondo [[Pio La Torre]]'' ([[1976]]), ''fu il leader politico che traghettò la [[mafia siciliana]] dal fascismo, dalla monarchia e dal separatismo, verso la DC"''.<ref>
Al processo per la [[strage di Portella della Ginestra]], Mattarella fu accusato da [[Gaspare Pisciotta]] di essere implicato nell'eccidio.<ref>Servadio, ''Mafioso'', pp. 128-29</ref> Durante il processo, Pisciotta affermò che "''Si svolsero dei colloqui tra [[Salvatore Giuliano|Giuliano]] e gli on. [[Tommaso Leone Marchesano|Marchesano]], [[Giovanni Alliata Di Montereale|Alliata]] e Bernardo Mattarella. Io ho assistito ai colloqui che avvennero tra costoro e Giuliano e fu precisamente da questi che Giuliano fu mandato a sparare a [[Portella della Ginestra]]''" e che in contrada Parrini ''"vi fu un convegno fra Giuliano, Mattarella e Cusumano, i quali due ultimi dicevano che dovevano recarsi a Roma per trattare della questione
La sentenza della Corte di assise di [[Viterbo]], che concluse quel processo, dichiarò infondate le accuse di Pisciotta, componente della banda di [[Salvatore Giuliano]] e tra gli autori della strage. Anche il
Del resto, che l'atteggiamento di Pisciotta facesse parte di una [[depistaggio|manovra organizzata per depistare]], era stato dichiarato nel corso del processo dalla stessa madre di Giuliano e da alcuni componenti della banda<ref>Foglio 491 verbale di udienza</ref> e fu confermato, davanti alla [[Commissione parlamentare antimafia]], sia da questi ultimi nel marzo 1966 sia, nel giugno 1972, dai due membri della banda che avevano seguito Pisciotta in quella manovra<ref>Atti della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia</ref>.
È inoltre falsa l'informazione, contenuta in un [[libro di memorie]] del [[mafia italoamericana|mafioso italoamericano]] [[Joe Bonanno]], che Mattarella si trovasse tra coloro che lo accolsero a Roma quando questi arrivò all'[[aeroporto di Fiumicino]] nel 1957. Nel libro, invero piuttosto romanzato, come si legge nella presentazione<ref>Bonanno, ''A Man of Honour'' (autobiografia New York: Simon & Schuster, 1983)</ref> si narra del viaggio che il Bonanno fece in Italia, nel settembre 1957, al seguito di Fortune Pope, figlio di [[Generoso Pope]] e direttore del giornale ''[[Il progresso italo-americano]]''. Ma, come risulta da quello stesso giornale,<ref>''Il Progresso italo americano'', 17 settembre 1957</ref> i due arrivarono a Roma il 13 settembre di quell'anno e Bernardo Mattarella non era presente: è possibile verificarlo sia sul giornale di Pope, sia su giornali italiani. Del resto, quello stesso giorno, Mattarella, allora Ministro delle Poste, si trovava in veste ufficiale in Sicilia per l'inaugurazione di un'opera pubblica.<ref>''Giornale di Sicilia'', cronaca di Trapani, 14 settembre 1957</ref><ref>All'episodio in questione faceva riferimento anche la prima edizione di [[John Dickie]], ''Cosa nostra'', Laterza, 2005. L'autore, riconoscendo poi la falsità dell'episodio, ha eliminato il riferimento nella seconda e nella terza edizione.</ref>▼
▲È inoltre falsa l'informazione, contenuta in un [[libro di memorie]] del [[mafia italoamericana|mafioso italoamericano]] [[Joe Bonanno]], che Mattarella si trovasse tra coloro che lo accolsero a Roma quando questi arrivò all'[[aeroporto di Fiumicino]] nel 1957. Nel libro, invero piuttosto romanzato, come si legge nella presentazione<ref>Bonanno, ''A Man of Honour'' (autobiografia New York: Simon & Schuster, 1983)</ref> si narra del viaggio che
Nel [[2008]] il figlio Sergio e i nipoti Maria e Bernardo (figli di Piersanti), querelarono [[Reti Televisive Italiane|RTI]] e [[Taodue]] per danno d'immagine nei suoi confronti perché nella loro fiction ''[[Il capo dei capi]]'' veniva ritratto come un politico colluso con la mafia, amico di [[Vito Ciancimino]] e dell'imprenditore Caruso. Nell'ottobre [[2013]] i Mattarella ottennero per questo un risarcimento di 7.000 euro a testa.<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/31/presidente-repubblica-mattarella-querelo-capo-dei-capi-vinse-causa/1386858/ Presidente della Repubblica, Mattarella querelò “Il Capo dei Capi” e vinse la causa]</ref>▼
▲Nel [[2008]] il figlio Sergio e i nipoti Maria e Bernardo (figli di Piersanti), querelarono [[Reti Televisive Italiane|RTI]] e [[Taodue]] per danno d'immagine nei suoi confronti perché nella loro fiction ''[[Il capo dei capi]]'' veniva ritratto come un politico colluso con la mafia, amico di [[Vito Ciancimino]] e dell'imprenditore Caruso. Nell'ottobre [[2013]] i Mattarella ottennero per questo un risarcimento di 7.000 euro a testa.<ref>
=== Querela e condanna di Danilo Dolci per diffamazione ===
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Nella sentenza del Tribunale di Roma del 21 giugno 1967, la cui condanna fu successivamente confermata dalla Corte d'appello e dalla Corte di cassazione, si legge: «Mattarella ha espresso sempre in modo inequivoco la sua condanna del fenomeno mafioso...» e «...non è mai entrato in contatto con l'ambiente mafioso da lui invece apertamente e decisamente osteggiato nel corso di tutta la sua carriera politica».<ref>Sentenza del Tribunale di Roma 21 giugno 1967 - confermata dalla Corte di Appello di Roma il 7 luglio 1972 e dalla Corte di Cassazione, Sezione VI, il 26 giugno 1973 - pubblicata su ''Il foro italiano'' 1968, pagine 342 e seguenti, passata in giudicato perché confermata dalla Corte d'Appello di Roma il 7 luglio 1972 e dalla sentenza della Corte di Cassazione, VI sezione, del 26 giugno 1973</ref>
La sentenza del Tribunale di Roma proseguiva: «Ha in sostanza Mattarella portato a conoscenza del Tribunale, obiettivamente documentandolo, l'atteggiamento di insuperabile contrarietà alla mafia assunto e mantenuto nel corso di tutta la sua carriera politica. Nulla di quanto contenuto nel dossier che ha costituito la base del massiccio attacco nei riguardi di Mattarella ha trovato quindi conforto e riscontro sul piano della prova, dimostrandosi le dichiarazioni raccolte dagli imputati – Dolci e il suo collaboratore
== Onorificenze ==
|immagine=PRT Order of Prince Henry - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique (Portogallo)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'infante
|motivazione=
|data=7 settembre 1965
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