Bernardo Mattarella: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
(8 versioni intermedie di 5 utenti non mostrate) | |||
Riga 98:
}}
Ha avuto quattro figli dalla moglie Maria Buccellato: [[Antonino Mattarella|Antonino]], [[Caterina Mattarella|Caterina]], [[Piersanti Mattarella|Piersanti]], [[presidente]] della [[sicilia|Regione Siciliana]] assassinato da [[Cosa nostra]] il 6 gennaio 1980, e [[Sergio Mattarella|Sergio]], 12º [[
== Biografia ==
Era primo dei sette figli del marinaio Santo Mattarella (Castellammare del Golfo, 10 luglio 1878) e di Caterina Di Falco. La famiglia Mattarella
Nel 1924 Bernardo aderì al [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare]] di [[Luigi Sturzo]] e fu segretario di sezione a [[Castellammare del Golfo]]. Si laureò in [[giurisprudenza]] nell'agosto del 1929 all'[[Università degli Studi di Palermo]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/bernardo-mattarella_(Dizionario-Biografico)|titolo=MATTARELLA, Bernardo in "Dizionario Biografico"|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2022-10-27}}</ref>. Nel [[1933]] si sposò con Maria Buccellato<ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Bolignani|titolo=Bernardo Mattarella: biografia politica di un cattolico siciliano|url=https://books.google.it/books?id=txQyvq_6chsC&hl=it|accesso=2022-10-27|data=2001|editore=Rubbettino Editore|lingua=it|ISBN=978-88-498-0214-6}}</ref>. Antifascista, nel 1942-1943 partecipò a Roma alle riunioni clandestine guidate da [[Alcide De Gasperi]] in cui si posero le basi della [[Democrazia Cristiana]]<ref>P. Craveri, ''De Gasperi'', Bologna 2006</ref>.
Riga 131:
Nel 1958, in una lunga intervista sugli strumenti per sconfiggere la mafia – comparsa su ''[[Il Giornale del Mezzogiorno]]'' del 27 novembre 1958 - espresse opinione favorevole all'istituzione di una [[Commissione parlamentare antimafia|Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia]], che fu istituita quattro anni dopo.
[[File:Mattarella Macrelli Paratore.jpg|miniatura|sinistra|Bernardo Mattarella, primo a sinistra, colloquia con [[Cino Macrelli]], al centro, e [[Giuseppe Paratore]], 1960]]
Tuttavia nella fase iniziale del [[secondo dopoguerra italiano|secondo dopoguerra]] era stato sospettato di essere «...tra i referenti nel rapporto tra la DC e la mafia».<ref name="DBI">{{DBI}}</ref> Di questo nel [[1992]] venne accusato anche dall'ex [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|ministro della giustizia]] [[Claudio Martelli]]: ''"Bernardo Mattarella secondo gli atti della Commissione antimafia e secondo [[Pio La Torre]]'' ([[1976]]), ''fu il leader politico che traghettò la [[mafia siciliana]] dal fascismo, dalla monarchia e dal separatismo, verso la DC"''.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/17/mattarella-contro-martelli-ci-insulta.html|titolo=I MATTARELLA CONTRO MARTELLI ' CI INSULTA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-10-27}}</ref> Secondo lo storico [[Giuseppe Casarrubea]] Mattarella era ritenuto vicino al ''boss'' di Alcamo [[Vincenzo Rimi]],<ref>{{Cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Casarrubea|titolo="Fra' diavolo" e il governo nero: "doppio Stato" e stragi nella Sicilia del dopoguerra|url=https://books.google.it/books?id=ZwSYe4Pre2wC&pg=PA84&dq=vincenzo+rimi&hl=it&sa=X&ei=yEVOT4C5KOev0QW144yeBQ|accesso=2022-10-27|data=1998|editore=FrancoAngeli|lingua=it|ISBN=978-88-464-0820-4}}</ref> considerato in quegli anni al vertice di [[Cosa nostra]].
Al processo per la [[strage di Portella della Ginestra]], Mattarella fu accusato da [[Gaspare Pisciotta]] di essere implicato nell'eccidio.<ref>Servadio, ''Mafioso'', pp. 128-29</ref> Durante il processo, Pisciotta affermò che "''Si svolsero dei colloqui tra [[Salvatore Giuliano|Giuliano]] e gli on. [[Tommaso Leone Marchesano|Marchesano]], [[Giovanni Alliata Di Montereale|Alliata]] e Bernardo Mattarella. Io ho assistito ai colloqui che avvennero tra costoro e Giuliano e fu precisamente da questi che Giuliano fu mandato a sparare a [[Portella della Ginestra]]''" e che in contrada Parrini ''"vi fu un convegno fra Giuliano, Mattarella e Cusumano, i quali due ultimi dicevano che dovevano recarsi a Roma per trattare della questione
La sentenza della Corte di assise di [[Viterbo]], che concluse quel processo, dichiarò infondate le accuse di Pisciotta, componente della banda di [[Salvatore Giuliano]] e tra gli autori della strage. Anche il
Del resto, che l'atteggiamento di Pisciotta facesse parte di una [[depistaggio|manovra organizzata per depistare]], era stato dichiarato nel corso del processo dalla stessa madre di Giuliano e da alcuni componenti della banda<ref>Foglio 491 verbale di udienza</ref> e fu confermato, davanti alla [[Commissione parlamentare antimafia]], sia da questi ultimi nel marzo 1966 sia, nel giugno 1972, dai due membri della banda che avevano seguito Pisciotta in quella manovra<ref>Atti della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia</ref>.
È inoltre falsa l'informazione, contenuta in un [[libro di memorie]] del [[mafia italoamericana|mafioso italoamericano]] [[Joe Bonanno]], che Mattarella si trovasse tra coloro che lo accolsero a Roma quando questi arrivò all'[[aeroporto di Fiumicino]] nel 1957. Nel libro, invero piuttosto romanzato, come si legge nella presentazione<ref>Bonanno, ''A Man of Honour'' (autobiografia New York: Simon & Schuster, 1983)</ref> si narra del viaggio che Bonanno fece in Italia, nel settembre 1957, al seguito di Fortune Pope, figlio di [[Generoso Pope]] e direttore del giornale ''[[Il progresso italo-americano]]''. Ma, come risulta da quello stesso giornale,<ref>''Il Progresso italo americano'', 17 settembre 1957</ref> i due arrivarono a Roma il 13 settembre di quell'anno e Bernardo Mattarella non era presente: è possibile verificarlo sia sul giornale di Pope, sia su giornali italiani. Del resto, quello stesso giorno, Mattarella, allora
Nel [[2008]] il figlio Sergio e i nipoti Maria e Bernardo (figli di Piersanti), querelarono [[Reti Televisive Italiane|RTI]] e [[Taodue]] per danno d'immagine nei suoi confronti perché nella loro fiction ''[[Il capo dei capi]]'' veniva ritratto come un politico colluso con la mafia, amico di [[Vito Ciancimino]] e dell'imprenditore Caruso. Nell'ottobre [[2013]] i Mattarella ottennero per questo un risarcimento di 7.000 euro a testa.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/31/presidente-repubblica-mattarella-querelo-capo-dei-capi-vinse-causa/1386858/|titolo=Presidente della Repubblica, Mattarella querelò "Il Capo dei Capi" e vinse la causa|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2015-01-31|lingua=it-IT|accesso=2022-10-27}}</ref>
|