Esodo giuliano dalmata: differenze tra le versioni

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[[File:Esule con tricolore - Esodo giuliano-dalmata.png|thumb|upright=1.3|Una giovane esule italiana in fuga trasporta, insieme ai propri effetti personali, una [[Bandiera d'Italia|bandiera tricolore]] (1945)]]
[[File:Pfo Toscana a Pola2.jpg|thumb|upright=1.3|La nave ''[[Toscana (piroscafo)|Toscana]]'' durante l'abbandono di [[Pola]] (1947)]]
L{{'}}'''esodo giuliano-dalmata''', noto anche come '''esodo istriano''', è un evento storico consistito nell'[[emigrazione]] forzata della maggioranza dei cittadini di [[Italiani|nazionalità]] e di [[lingua italiana]] dalla [[Venezia Giulia]] (comprendente ilparte del [[Friuli orientale|Friuli Orientale]], l'[[Istria]] e il [[Quarnaro]]) e dalla [[Dalmazia]], nonché di un consistente numero di cittadini italiani (o che lo erano stati fino poco prima) di nazionalità mista, [[Sloveni|slovena]] e [[Croati|croata]], che si verificò a partire dalla fine della [[seconda guerra mondiale]] (1945) e nel decennio successivo. Si stima che i giuliani (in particolare [[Istria|istriani]] e [[Fiume (Croazia)|fiumani]]) e i [[dalmati italiani]] che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250.000 e le 350.000 persone.
 
Il fenomeno, seguente agli eccidi noti come [[massacri delle foibe]], coinvolse in generale tutti coloro che diffidavano del nuovo governo [[jugoslavia|jugoslavo]] [[comunismo|comunista]] di [[Josip Broz Tito]] e fu particolarmente rilevante in [[Istria]] e nel [[Quarnaro]], dove si svuotarono dei propri abitanti interi villaggi e cittadine. Nell'esilio furono coinvolti tutti i territori ceduti dall'[[Italia]] alla Jugoslavia con il [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di Parigi]] e anche la Dalmazia, dove vivevano i [[dalmati italiani]]. I massacri delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata sono ricordati dal [[Giorno del ricordo]], solennità civile nazionale [[italia]]na celebrata il [[10 febbraio]] di ogni anno.
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La [[Repubblica di Venezia]], tra il IX e il XVIII secolo, estese il suo dominio (suddiviso in tre aree amministrative: il ''[[Dogado]]'', i ''[[Domini di Terraferma]]'' e lo ''[[Stato da Mar]]'') soprattutto sulle cittadine costiere dell'Istria, nelle isole del [[Quarnaro]] e sulle coste della Dalmazia, che erano abitate da popolazioni romanizzate fin dai tempi più antichi.
 
Fino al XIX secolo gli abitanti di queste terre non conoscevano l'[[nazionalità|identificazione nazionale]], visto che si definivano genericamente "istriani" e "dalmati", di cultura "[[Lingue romanze|romanza]]" oppure "[[Lingue slave|slava]]", senza il benché minimo accenno a concetti patriottici oppure nazionalistici, che erano sconosciuti.<ref>{{cita web | url = http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/articoligiornali/artadriatico.htm| titolo = "L'Adriatico orientale e la sterile ricerca delle nazionalità delle persone" di Kristijan Knez; La Voce del Popolo (quotidiano di Fiume) del 2/10/2002 | data = Consultato il 10 luglio 2009| accesso = 5 agosto 2008| dataarchivio = 22 febbraio 2021| urlarchivio = https://web.archive.org/web/20210222025553/http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/articoligiornali/artadriatico.htm| urlmorto = sì}} «... è privo di significato parlare di sloveni, croati e italiani lungo l'Adriatico orientale almeno sino al XIX secolo. Poiché il termine nazionalità è improponibile per un lungo periodo, è più corretto parlare di aree culturali e linguistiche, perciò possiamo parlare di dalmati romanzi, dalmati slavi, di istriani romanzi e slavi.»
«Nel lunghissimo periodo che va dall'alto Medioevo sino alla seconda metà del XIX secolo è corretto parlare di zone linguistico-culturali piuttosto che nazionali. Pensiamo soltanto a quella massa di morlacchi e valacchi (...) che sino al periodo su accennato si definivano soltanto dalmati. Sino a questo periodo non esiste affatto la concezione di stato nazionale, e come ha dimostrato lo storico Federico Chabod, nell'età moderna i sudditi erano legati soltanto alla figura del sovrano e se esisteva un patriottismo, questo era rivolto soltanto alla città d'appartenenza.»</ref>
 
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=== Gli opposti nazionalismi ===
{{vedi anche|Germanizzazione|Croatizzazione|Questione adriatica|Dalmati italiani}}
Fino all'[[XIX secolo|Ottocento]], in [[Venezia Giulia]], nel [[Quarnaro]] e in [[Dalmazia]], le popolazioni di lingua [[lingue romanze|romanza]] e [[Lingue slave meridionali|slava]] convissero pacificamente. Con la [[Primavera dei popoli]] del 1848-49, anche nell'Adriatico orientale, il sentimento di appartenenza nazionale cessò di essere una prerogativa delle classi elevate e cominciò, gradualmente, a estendersi alla masse.<ref>Sul conflitto fra italiani e slavi a Trieste si veda: Tullia Catalan, ''I conflitti nazionali fra italiani e slavi alla fine dell'impero asburgico'', scheda in {{Cita|Pupo, Spazzali|pp. 35-39}}</ref><ref>Sul conflitto nazionale fra italiani e slavi nella regione istriana, si consultino i seguenti link (sito del "Centro Di Documentazione della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata"):<br>- {{Cita web | url = http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/3e.html | titolo = Il 1848 | data = 2007 | accesso = 14 ottobre 2022 | urlarchivio = https://archive.todayis/20120717225414/http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/3e.html | dataarchivio = 17 luglio 2012 | urlmorto = sì }}<br>-{{Cita web | url = http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/7e.html | titolo = L'Irredentismo | data = 2007 | accesso = 14 ottobre 2022 | urlarchivio = https://archive.todayis/20120718144310/http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/7e.html | dataarchivio = 18 luglio 2012 | urlmorto = sì }}</ref>
Fu solo a partire da tale anno che il termine "italiano" (ad esempio) cessò, anche in queste terre, di essere una mera espressione di appartenenza geografica o culturale e cominciò ad implicare l'appartenenza a una "nazione" italiana.<ref>''Istria nel tempo'', Centro Ricerche Storiche di Rovigno, 2006, [http://www.crsrv.org/it/istria_tempo/PDF/425-482.pdf cap. V] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160403173310/http://crsrv.org/it/istria_tempo/PDF/425-482.pdf |data=3 aprile 2016 }}, par. 3,4</ref> Analogo processo subirono gli altri gruppi nazionali: si vennero pertanto a definire i moderni gruppi nazionali: italiani, sloveni, croati e serbi.
 
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Questi furono gli effetti di tale editto tra il 1866 ed il 1918:
# espulsioni di massa (oltre {{formatnum:35000}} espulsi dalla sola Venezia Giulia nei soli primi anni del Novecento, fra cui moltissimi provenienti da Trieste. Spiccarono i decreti Hohenlohe, dal nome del governatore di [[Trieste]], appunto principe di Hohenlohe). Molti altri Italiani, sudditi asburgici, furono invece ridotti all'espatrio volontario;
# deportazione in campi di concentramento (un numero oscillante fra {{formatnum:100000}} e {{formatnum:200000}}, a seconda delle stime, di deportati durante la prima guerra mondiale, in particolare dal [[Trentino-Alto Adige|Trentino Alto Adige]] e dall'[[Istria]]. Famigerati divennero i nomi di lager come [[Campo di internamento di Katzenau|Katzenau]], [[Campo profughi di Wagna|Wagna]], Tapiosuli, [[Göllersdorf|Gollersdorf]], [[Mitterndorf an der Fischa|Mitterndorf]], [[Mistelbach]], [[Pottendorf]], [[Braunau am Inn|Braunau Am Inn]], [[Beutschbrod]], [[Bad Traunstein|Traunstein]], [[Gmünd in Kärnten|Gmund]], [[Leibnitz|Liebnitz]]);
# impiego di squadracce di nazionalisti slavi nell'esercizio massivo della violenza contro gli Italiani con innumerevoli atti di violenza, attentati, aggressioni, omicidi ecc. Queste azioni incontrarono spesso la sostanziale tolleranza delle autorità o comunque non furono represse con efficacia;
# repressione poliziesca;
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</div>
 
Dopo la nascita del [[Regno d'Italia]], il sorgere dell'[[irredentismo italiano]] portò il governo [[Monarchia asburgica|asburgico]], tanto in Dalmazia, quanto in Venezia Giulia, a favorire il nascente nazionalismo di sloveni<ref name=relazione.1>Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita2.htm "Capitolo 1980-1918"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180313025027/http://www.kozina.com/premik/porita2.htm |date=13 marzo 2018 }}, Capodistria, 2000</ref> e croati, nazionalità ritenute più leali e affidabili rispetto agli italiani.<ref name=relazione.1 /><ref>[http://books.google.it/books?id=KNxpAAAAMAAJ&q=%22dell%27elemento+italiano+ancora+presente+in+alcuni%22&dq=%22dell%27elemento+italiano+ancora+presente+in+alcuni%22&hl=it&ei=nBGJTNGXGMiOjAf7oLDnCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ6AEwAA L. Monzali, ''Italiani di Dalmazia (...)'', cit. p. 69]</ref> Si intendeva così bilanciare il potere delle ben organizzate comunità urbane italiane.<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. 38}}.</ref>
 
La politica di collaborazione con i [[serbi]] locali, inaugurata dallo [[zara]]tino Ghiglianovich e dal raguseo Giovanni Avoscani, permise poi agli italiani la conquista dell'amministrazione comunale di [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]] nel 1899. Il 26 aprile 1909 - al termine di una lunga trattativa che aveva coinvolto il governo austriaco e i rappresentanti dei partiti dalmati - venne pubblicata un'ordinanza ministeriale concernente l’uso delle lingue presso le i.r. autorità civili ed uffici dello Stato in Dalmazia. La lingua interna ordinaria divenne la croata, pur riconoscendo la possibilità di presentare un’istanza e di ricevere risposta in italiano se il funzionario che trattava la pratica conosceva tale lingua: "la corrispondenza degli uffici, la trattazione interna degli affari,
così come qualunque atto ufficiale giuridico o tecnico, potevano essere compilate in lingua italiana; inoltre le notificazioni ufficiali, le insegne e i timbri sarebbero stati bilingui in 24 distretti (mandamenti) lungo la costa dalmata, dove erano concentrate le comunità italiane". Questa norma venne fortemente avversata dai dalmati italiani, che vedevano in essa il definitivo riconoscimento di un ruolo subalterno dell'italiano in Dalmazia.<ref>{{cita | Monzali 2004 | p. 301}}.</ref> Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie.
 
In conseguenza della politica del Partito del Popolo, che conquistò gradualmente il potere, in Dalmazia si verificò una [[Croatizzazione#Dal neoassolutismo alla fine del XIX secolo.La situazione in Dalmazia|costante diminuzione della popolazione italiana]], in un contesto di repressione che assunse anche tratti violenti.<ref>Raimondo Deranez, [http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/bombardieritesti/particolari_dalmazia.htm Particolari del martirio della Dalmazia], Stab. Tipografico dell'Ordine, Ancona, 1919</ref> Nel [[1845]] i censimenti austriaci (peraltro approssimativi) registravano quasi [[Croatizzazione#La croatizzazione durante il Regno di Jugoslavia|il 20% di Italiani in Dalmazia]], mentre nel 1910 [[Croatizzazione#Dal neoassolutismo alla fine del XIX secolo. La situazione in Dalmazia|erano ridotti a circa il 2,7%]]. Tutto ciò spinse sempre più gli autonomisti a identificare se stessi come italiani, fino ad approdare all'[[irredentismo]].
 
Con la [[prima guerra mondiale]] i territori [[Austria-Ungheria|austro-ungarici]] dell'Adriatico orientale furono oggetto delle ambizioni italiane e serbe.
I nuovi confini stabiliti, dopo la guerra, con il trattato di [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Saint-Germain (1919)]] con l’Austria e quelli di [[trattato di Rapallo (1920)|Rapallo (1920)]] e di [[Trattato di Roma (1924)|Roma (1924)]] con il [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]], assegnarono al Regno d’Italia la Val Canale, la Contea di Gorizia e Gradisca, la città di Trieste, l’Istria e le [[Isole Quarnerine]] occidentali , il comune di Idria, il circondario di Postumia, la città di Fiume, la città di Zara, l’arcipelago di Lagosta, e l’Isola di Pelagosa. Territori che complessivamente contavano approssimativamente 910.000 abitanti, di cui 240.000 di madrelingua slovena e 130.000 di madrelingua croata.<ref>France M. Dolinar ed altri, “Slovenski zgodovinski atlas”, Nova revija, Ljubljana, 2011, ISBN 978-961-6580-89-2</ref>
{{citazione|Secondo il censimento jugoslavo del 1921 c’erano in tutta la Jugoslavia {{formatnum:12553}} cittadini jugoslavi di madre lingua italiana e di questi {{formatnum:9063}}…, quasi tutti nella parte costiera, cioè in Dalmazia. Mentre secondo le fonti fasciste italiane, nel 1939, essi sarebbero stati circa {{formatnum:14000}}.|Boris Gombač, ''Atlante storico dell'Adriatico orientale'', op. cit.}}<br />
 
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=== Seconda guerra mondiale e resistenza jugoslava ===
{{vedi anche|Governatorato della Dalmazia|Zona d'operazioni del Litorale adriatico|ResistenzaFronte jugoslavajugoslavo}}
[[File:Croatia-41-45.gif|thumb|upright=1.3|Divisione della Jugoslavia dopo la sua invasione da parte delle Potenze dell'Asse.
{{legenda|#339966|Aree assegnate all'Italia: l'area costituente la [[provincia di Lubiana]], l'area accorpata alla [[provincia di Fiume]] e le aree costituenti il [[Governatorato di Dalmazia]]}}
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Contro l'occupazione italiana fu attivo un movimento guidato in un primo tempo dall'OF sloveno (Fronte di liberazione, di dirigenza comunista) che operò anche nella zona di Trieste; a tale movimento aderirono anche, dopo il [[1943]], molti antifascisti italiani.
 
La risposta dell'esercito italiano fu la costituzione di un tribunale militare che comminò numerose condanne a morte nonché l'organizzazione di campi d'internamento e di concentramento in cui vennero deportati partigiani e civili slavi. Inoltre si eseguirono operazioni di rappresaglia con incendi di villaggi e fucilazioni sul posto, anche e non solo a seguito di uccisioni di militari italiani. A seguito dell'occupazione nazi-fascista la valutazione dei danni complessivi presentata dalla Jugoslavia nella Conferenza per le riparazioni di guerra tenutasi a Parigi, ammonta a 9 miliardi e 145 milioni di danni materiali e 1.706.000 morti (10.,8% della popolazione jugoslava), la maggior parte vittime civili<ref>{{Cita libro|autore=Jovan Marjanovic|titolo=Guerra e rivoluzione in Jugoslavia 1941-1945|annooriginale=1962|editore=EDIT Rijeka|pp=153-154}}</ref><ref name=":0">{{Cita libro|nome=Conti, Davide,|cognome=1977-|titolo=Criminali di guerra italiani : accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra|url=https://www.worldcat.org/oclc/707460006|data=2011|editore=Odradek|pp=251-252|OCLC=707460006|ISBN=978-88-96487-14-3}}</ref>
 
=== Armistizio ===
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=== Trieste, Istria e Dalmazia dopo l'armistizio ===
{{vedi anche|Questione triestina}}
[[File:Italian social republic map ITA.png|thumb|upright=1.3|Repubblica Sociale Italiana - Le aree segnate in verde facevano ufficialmente parte della R.S.I. ma erano considerate dalla Germania zone di operazione militare e sottoposte a diretto controllo tedesco<ref>en.wiki/Italian Social Republic</ref>]]Dopo l'armistizio di Cassibile, il 10 settembre del 1943 la Wehrmacht occupò Zara. Il comando militare della città fu assunto dal comandante della 114ª Jäger-Division Karl Eglseer - l'amministrazione civile fu invece formalmente assegnata alla [[Repubblica Sociale Italiana]] costituitasi il 23 settembre [[1943]].
 
L'Istria, assieme al restante territorio giuliano venne occupato dalle truppe germaniche con l'operazione Wolkenbruch ("Nubifragio"), impiegando tre divisioni corazzate SS e due divisioni di fanteria (una delle quali turkmena), che respinsero il IX Corpus infliggendogli perdite pari a circa 15.000 effettivi e distruggendo gli abitati utilizzati dagli jugoslavi come basi di appoggio; l'operazione, iniziata nella notte del 2 ottobre 1943, sotto il comando del generale delle SS Paul Hausser, si concluse, il 15 ottobre 1943, consentendo agli Italiani, nel frattempo in fase di riorganizzazione dopo l'8 settembre, di ispezionare almeno parte dei siti nei quali erano stati infoibati i connazionali. Le forze di occupazione tedesche inclusero l'intera area giuliana nella [[Zona d'operazioni del Litorale adriatico]], considerata dai tedeschi parte integrante del "Terzo Reich", quindi non più sottoposta al controllo italiano; la [[Venezia Tridentina]] e la [[provincia di Belluno]] costituirono invece la [[Zona d'operazioni delle Prealpi]];
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== L'esodo ==
L’esodo dei giuliano dalmati, ossia l’esodo degli italiani dalla [[provincia di Zara]], dalle città di Fiume e di Pola, nonché dalle altre parti dell’Istria, che dopo la seconda guerra mondiale furono assegnate alla Jugoslavia, non fu un evento unico ma un processo che durò dal 1943 al 1956. L’esodo dalla [[provincia di Zara]], in cui fu coinvolto circa il 70% dei suoi {{formatnum:43670}} abitanti iniziò come sfollamento della città a seguito dei devastanti bombardamenti alleati del 1943/44 e si consolidò in esilio dopo l’ingresso in città delle truppe jugoslave nell'ottobre 1944. L’esodo da [[Fiume (Croazia)|Fiume]] iniziò subito dopo la conquista della città da parte delle truppe jugoslave, avvenuta il 3 maggio 1945, e terminò entro la fine del 1946 coinvolgendo circa {{formatnum:36000}} fiumani. L’esodo da Pola, iniziato nel 1946, ancor prima dell’assegnazione della città alla Jugoslavia in base al [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di pace]] firmato il 10 febbraio 1947, coinvolse circa {{formatnum:30000}} polesi. Dalle altre parti dell’Istria (''ad esclusione del territorio della Zona B del [[Territorio Libero di Trieste]]'') e dal goriziano emigrarono circa {{formatnum:135000}} persone. L’esodo dalla Zona B del [[Territorio Libero di Trieste|TLT]] iniziò o nel 1950 e si protrasse fino al 1954, coinvolgendo circa {{formatnum:60000}} persone. Alla fine del fenomeno migratorio, nella parte della [[Venezia Giulia]] assegnata alla [[Jugoslavia]] e nella [[provincia di Zara|ex provincia di Zara]] erano rimasti approssimativamente {{formatnum:160000}} sloveni, {{formatnum:110000}} croati e {{formatnum:20000}} italiani.<ref>Vademecum per il Giorno del ricordo - Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia|{{cita web|url=https://www.irsrecfvg.eu/news/notizia/30/vademecum-per-il-giorno-del-ricordo|accesso=24 marzo 2024}}</ref><ref>Regione Storia – L’esodo dei giuliano-dalmati {{cita web|url=https://www.regionestoriafvg.eu/tematiche/tema/370/Esodo-dei-giuliano-dalmati#|accesso=24 marzo 2024}}</ref><ref>Boris Gombač, Atlante storico dell'Adriatico orientale, p.195, Bandecchi & Vivaldi Editori, Pontedera 2007, ISBN 978-88-8641-327-5</ref><ref>Slovenski zgodovinski atlas, Nova revija, Ljubljana 2011 – ISBN 978-961-6580-89-2</ref>
===Le vessazioni del regime===
Molti titoisti consideravano la popolazione italiana come ostile allo Stato jugoslavo progettato da Tito. Il regime comunista di [[Josip Broz Tito|Tito]] procedette, fin dal [[1943]], ancor prima del termine delle ostilità, ad eliminare inizialmente gli elementi più compromessi con il fascismo e la successiva occupazione nazista mediante processi sommari, atti di violenza contro l'incolumità delle persone, rappresaglie, [[massacri delle foibe|infoibamenti]], per instaurare successivamente un clima di terrore nei confronti di coloro che si dimostravano ostili al nuovo regime.
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[[File:Zara - S.Grisogono e Liceo Ginnasio.jpg|thumb|upright=1.3|Zara: il campanile del Duomo e l'abside della [[chiesa di San Crisogono]], colpita dai bombardamenti alleati]]
 
Storia a parte è quella dell'esodo da [[Zara]] e da alcuni altri centri della Dalmazia marittima. La città, capoluogo amministrativo del [[Dalmazia|Governatorato della Dalmazia]], occupata dai tedeschi due giorni dopo [[Armistizio di Cassibile|l’armistizio dell'8 settembre 1943]], fu colpita dal 2 novembre 1943 al 31 ottobre del 1944 da 54 [[Bombardamenti di Zara|bombardamenti]] compiuti dalle forze aree anglo-americane, che sganciarono sulla città oltre 520 tonnellate di bombe. I bombardamenti indussero i tedeschi ad abbandonare la città già nell'ottobre del 1944, ma provocarono anche la morte di circa 2.000 abitanti e l'abbandono della città da parte di circa il 75% della popolazione.
 
Alle uccisioni seguite alla conquista dei partigiani jugoslavi, si accompagnò anni dopo - nel pieno della [[Questione triestina|questione di Trieste]] nel 1953 - la chiusura dell'ultima scuola italiana e il trasferimento forzato degli studenti nelle scuole croate, che costrinse gli ultimi italiani rimasti a Zara ad esodare o ad assimilarsi con la maggioranza.
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[[File:Trieste 1954.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.3|La folla festante dopo il ritorno di Trieste all'Italia, 4 novembre 1954]]
 
Nella parte finale della [[seconda guerra mondiale]] e durante il [[Secondo dopoguerra italiano|successivo dopoguerra]] ci fu la contesa sui territori della [[Venezia Giulia]] tra [[Italia]] e [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]], che è chiamata "questione giuliana" o "questione triestina". [[Trieste]] era stata occupata dalle truppe del Regno d'Italia il 3 novembre del 1918, al termine della [[prima guerra mondiale]], e poi ufficialmente annessa all'Italia con la ratifica del [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo del 1920]]: al termine della seconda, con l'Italia sconfitta, ci furono infatti le occupazioni militari tedesca e poi jugoslava.
 
L'occupazione jugoslava fu ottenuta grazie alla cosiddetta "[[corsa per Trieste]]", ovvero all'avanzata verso la città giuliana compiuta in maniera concorrenziale nella primavera del 1945 da parte della quarta armata jugoslava e dell'[[ottava armata britannica]].
 
Il 10 febbraio del 1947 fu firmato il [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di pace dell'Italia]], che istituì il [[Territorio Libero di Trieste]], costituito dal litorale triestino e dalla parte nordoccidentale dell'Istria, provvisoriamente diviso da un confine passante a sud della cittadina di [[Muggia]] ed amministrato dal Governo Militare Alleato (zona A) e dall'esercito jugoslavo (zona B), in attesa della creazione degli organi costituzionali del nuovo stato.
 
Nella regione la situazione si fece incandescente e numerosi furono i disordini e le proteste italiane: in occasione della firma del trattato di pace, la maestra [[Maria Pasquinelli]] uccise a Pola il generale inglese [[Robin De Winton]], comandante delle truppe britanniche. All'entrata in vigore del trattato (15 settembre [[1947]]) corse addirittura voce che le truppe jugoslave della zona B avevano occupato Trieste.<ref>Antonio Ciarrapico, ''L'impossibile revisione del trattato di pace con l'Italia'', in Nuova Storia Contemporanea nº8, Anno XIV, Settembre-ottobre 2010, pag. 125</ref> Negli anni successivi la diplomazia italiana cercò di ridiscutere gli accordi di Parigi per chiarire le sorti di Trieste, senza successo.
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La [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]] - nell'ambito della propria politica economica di stampo socialista che prevedeva la nazionalizzazione di tutti i mezzi di produzione - attuò la confisca dei beni degli italiani che avevano abbandonato i territori, giustificando tale atto come risarcitivo: infatti per quanto stabilivano i [[Trattati di Parigi (1947)|trattato di pace siglato a Parigi nel 1947]] l'[[Italia]] doveva alla [[Jugoslavia]] la somma di 125 milioni di $ come riparazione per i danni di guerra subiti<ref>Art. 74 del [[:S:Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947|Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947]]</ref>. L'Italia accondiscese a questa sistemazione, firmando nel tempo una serie di accordi e procedendo alla liquidazione di un indennizzo agli esuli, sulla base di un valore presunto dei beni, molto minore del valore reale.
 
Il [[trattato di Osimo]] del [[1975]], che concerne la definitiva suddivisione dei confini dell'ex [[Territorio Libero di Trieste]], fa espressamente riferimento ad un accordo per risarcire i beni nazionalizzati dalla Jugoslavia in questa zona, non compresa negli accordi di risarcimento di cui sopra<ref>[http://www.trattatodiosimo.it/trattato.htm Il trattato di Osimo] {{Webarchive|url=https://archive.todayis/20130218225518/http://www.trattatodiosimo.it/trattato.htm |data=18 febbraio 2013 }}: articolo 4 - I due governi concluderanno, al più presto possibile, un Accordo relativo ad un indennizzo globale e forfettario che sia equo ed accettabile dalle due Parti, dei beni, diritti ed interessi delle persone fisiche e giuridiche italiane, situati nella parte del territorio indicata all'articolo 21 del Trattato di Pace con l'Italia del 10 febbraio 1947, compresa nelle frontiere della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia, che hanno fatto oggetto di misure di nazionalizzazione o di esproprio o di altri provvedimenti restrittivi da parte delle Autorità militari, civili o locali jugoslave, a partire dalla data dell'ingresso delle Forze Armate Jugoslave nel suddetto territorio. A tale fine i due governi inizieranno negoziati entro il termine di due mesi a partire dalla data dell'entrata in vigore del presente Trattato. Nel corso di questi negoziati i due governi esamineranno con spirito favorevole la possibilità di lasciare, in un certo numero di casi, gli aventi diritto che faranno domanda entro un termine da stabilire, la libera disponibilità dei beni immobili sopra menzionati, i quali siano già stati affidati in uso o in amministrazione ai membri vicini della famiglia del titolare, o in casi simili.</ref>.
 
Negli anni che seguirono l'esodo e soprattutto dopo il [[1980]], anno della morte di Tito, le associazioni di esuli rinnovarono al governo italiano la richiesta di rivedere le entità di tutti i precedenti risarcimenti e una richiesta di risarcimento fu anche rivolta alla Jugoslavia.
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In particolare, la lingua italiana viene insegnata in diverse istituzioni statali: 9 asili, 3 scuole elementari, 3 scuole medie ed un liceo (tutti localizzati in Istria, principalmente a Capodistria). La residua comunità italiana gode di svariate tutele, storicamente derivanti dal [[Memorandum di Londra]] del [[1954]], che dividendo l'allora [[Territorio Libero di Trieste]] fra Italia e Jugoslavia obbligava i due stati ad instaurare delle forme di tutela delle rispettive minoranze. Tra i diritti riconosciuti, vi è quello di esporre la propria [[bandiera]] nei contesti pubblici, a fianco di quella slovena, e di avere scuole di [[lingua italiana]]. Secondo la legge slovena lo ''status'' giuridico della minoranza può essere mutato solo con il consenso della stessa.
 
Anche gli italiani di Croazia sono anch'essi una [[minoranza nazionale]] riconosciuta dallo Stato, e anche loro sono rappresentati dall'Unione italiana. La comunità italiana in Croazia è formata prevalentemente da autoctoni, specie nell'[[Istria croata]], ma anche da espatriati, specialmente nelle principali città ([[Zagabria]], [[Fiume (città)|Fiume]], [[Pola]], [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]]). In data 29 giugno 2014 in Croazia vivono 34.345 Italiani, tramite autocertificazione dato dell'[[Unione italiana]] : secondo i dati ufficiali al censimento del 2001 furono in 20.521 a dichiararsi di madrelingua italiana<ref>[http://www.dzs.hr/Eng/censuses/Census2001/Popis/E01_02_03/E01_02_03.html Censimento 2001]</ref> e 19.636 a dichiararsi di etnia italiana<ref>[http://www.dzs.hr/Eng/censuses/Census2001/Popis/E01_02_02/E01_02_02.html Censimento 2001]</ref>). I croati italiani danno vita a 51 Comunità Nazionali Italiane locali e sono organizzati nell'[[Unione Italiana]].
 
[[File:Palazzo Modello.jpg|thumb|left|Palazzo Modello, dal 1991 sede della sezione di Fiume dell'Unione Italiana]] [[File:Trilingual traffic sign on A1 near Koper.jpg|thumb|260 px|Segnale stradale nei pressi di [[Capodistria]] (Slovenia): l'indicazione per [[Pola]] (Croazia) è scritta in sloveno, croato e italiano mentre le altre località dell'Istria slovena sono riportate in sloveno e italiano.]]Gli italiani sono insediati principalmente nell'area dell'Istria croata, delle isole del [[Quarnaro]] e di Fiume. Nella [[Dalmazia]] costiera ve ne restano appena 500, quasi tutti a [[Zara]] e Spalato. Essi sono riconosciuti da alcuni statuti comunali come popolazione autoctona: nella [[Regione istriana]], nella regione di Fiume ([[Regione litoraneo-montana]]) e nell'arcipelago dei Lussini, mentre nel resto del Quarnaro e in Dalmazia non viene riconosciuto loro nessuno status particolare. Nella città di Fiume, dove ha sede il maggior giornale di lingua italiana della Croazia, nonché alcuni istituti scolastici in lingua italiana, ufficialmente gli italiani sono circa 2300, sebbene la locale comunità italiana di Fiume abbia all'incirca 6000 iscritti.
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Nel gruppo etnico italiano sono inserite sia le popolazioni autoctone venetofone (Istria nord-occidentale e Dalmazia) che quelle parlanti [[istrioto]] della costa istriana sud-occidentale. Nell'[[Istria]] croata - fra le località di [[Valdarsa]] e Seiane - è presente la piccola comunità etnica degli [[lingua istrorumena|Istroromeni]] o "Cicci", popolazione originaria della [[Romania]] la cui lingua, di ceppo latino ed affine al [[lingua rumena|rumeno]], è in pericolo d'estinzione in favore del croato.
Gli italiani di Croazia hanno conosciuto negli ultimi due secoli un processo di [[croatizzazione]]. Questo processo è stato "schiacciante" specialmente in [[Dalmazia]], dove nel [[1865]] i censimenti austriaci registravano 55.020 italofoni, pari al 12,5% del totale, ridotti nel [[1910]] a 18.028 (2,8%)<ref>Tutti i dati in Š. Peričić, ''O broju Talijana/talijanaša u Dalmaciji XIX. stoljeća'', in ''Radovi Zavoda za povijesne znanosti HAZU u Zadru'', n. 45/2003, p. 342</ref>. Gli italiani di Croazia sono praticamente scomparsi dalle isole della Dalmazia centrale e meridionale durante il governo di [[Josip Broz Tito|Tito]], mentre ai tempi del [[Risorgimento]] gli italiani erano numerosi a [[Lissa (isola)|Lissa]] ed in altre isole dalmate. L'ultimo colpo alla presenza italiana in Dalmazia e in alcune zone del Quarnaro e dell'Istria ebbe luogo nell'ottobre del [[1953]], quando le scuole italiane nella Iugoslavia comunista furono chiuse e gli allievi trasferiti d'imperio nelle scuole croate.
 
In molti comuni della [[Regione istriana]] (Croazia) vigono statuti bilingui, e la [[lingua italiana]] viene considerata lingua co-ufficiale. Vi sono alcune scuole italiane in Istria, specialmente nei territori della ex-zona B: scuole elementari a [[Buie]], [[Umago]], [[Cittanova d'Istria|Cittanova]], [[Parenzo]], [[Pola]] e [[Rovigno]]; scuole medie a Pola e Rovigno e la [[Scuola media superiore italiana di Fiume]] (nella città di Fiume, dunque, la scuola italiana dispone di asili, elementari, medie ed un liceo).
 
== Esuli famosi ==
{{C|La "notorietà" è un criterio molto aleatorio, per di più quando totalmente priva di fonti|storia|febbraio 2025}}[[File:Croatia-italian-language-2011.PNG|upright=2.0|thumb|Mappa della [[Croazia]] del 2011 indicante i residenti di [[madrelingua]] italiana per città e comuni, registrati al censimento ufficiale croato]]
Un elenco incompleto degli esuli è il seguente:
* [[Mario Andretti]] (da [[Montona]]), pilota campione mondiale d'[[automobilismo]], emigrato negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]
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* [[Lidia Bastianich]] (da [[Pola]]), [[chef]] e ristoratrice e madre di [[Joe Bastianich]], chef e personaggio televisivo.
* [[Nino Benvenuti]] (da [[Isola d'Istria]]), pugile, campione olimpico di categoria welter nel [[1960]] e campione mondiale
* [[Enzo Bettiza]] (da [[Spalato]]), [[scrittore]]
* [[Gianni Brezza]] (da [[Pola]]), ballerino, coreografo, regista e attore italiano
* [[Antonio Blasevich]] (da [[Spalato]]), calciatore italiano
* [[Dino Ciani]] (da [[Fiume (Croazia)|Fiume]]), pianista
* [[Maria Grazia Ciani]] (da [[Pola]]), classicista
* [[Gianni Cucelli|Giovanni Cucelli]] (da [[Fiume (Croazia)|Fiume]]), [[tennista,]] campione internazionale
* [[Carlo Alessandro Conighi]] (da [[Fiume (Croazia)|Fiume]]), ingegnere, costruttore, presidente della Camera di Commercio e Industria
* [[Carlo Leopoldo Conighi]] (da [[Fiume (Croazia)|Fiume]]), architetto, legionario fiumano
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* [[Pier Antonio Quarantotti Gambini]] (da [[Pisino d'Istria]]), scrittore
* [[Nicolò Rode]] (da [[Lussinpiccolo]]), velista, campione olimpico di classe star nel [[1952]] e campione mondiale
* [[Orlando Sirola]] (da [[Fiume (Croazia)|Fiume]]), tennista, campione di livello mondiale nella specialità del doppio
* [[Agostino Straulino]] (da [[Lussinpiccolo]]), velista, campione olimpico di classe star nel [[1952]] e campione mondiale
* [[Piero Tarticchio]] (da [[Gallesano]]), pittorescrittore e scrittore[[grafico (professione)|grafico]]
* [[Alida Valli]] (da [[Pola]]), attrice
* [[Leo Valiani]] (nato Leo Weiczen a [[Fiume (Croazia)|Fiume]]), politico
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Sulla scorta della legge istitutiva del [[Giorno del ricordo]] che previde, tra l'altro, l'organizzazione di "[...] iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi [delle foibe e dell'esodo] presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado [...]"<ref>[http://www.camera.it/parlam/leggi/04092l.htm Legge 30 marzo 2004, n. 92 (testo ufficiale)] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131109115325/http://www.camera.it/parlam/leggi/04092l.htm |date=9 novembre 2013 }}: "Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004.</ref>, nel 2014 è stato realizzato il film-documentario ''[[Il sorriso della Patria]]'', prodotto dall'[[Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti"]] di Torino (Istoreto) con la collaborazione dell'[[Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia]]. Il documentario, che dura circa 44 minuti, è costituito da spezzoni di diciotto fra cinegiornali e filmati vari dell'[[Istituto Luce]] – prodotti fra il maggio del 1946 e l'aprile del 1956 – inframmezzati da foto d'epoca, testimonianze e brani storici.
 
=== Il "treno del ricordo" ===
== Filmografia ==
Il “Treno del Ricordo” è un treno storico messo a disposizione da Fondazione FS Italiane e [[Ferrovie dello Stato Italiane|Gruppo FS]] che percorre l'Italia a tappe, con una mostra itinerante al suo interno, ripercorrendo il viaggio compiuto dagli esuli istriani, fiumani e dalmati.<ref>{{Cita web|url=https://www.fsitaliane.it/content/fsitaliane/it/media/comunicati-stampa/2025/2/10/treno-del-ricordo-gruppo-fs.html|titolo=Torna il “Treno del Ricordo” per non dimenticare le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20250220203633/https://www.fsitaliane.it/content/fsitaliane/it/media/comunicati-stampa/2025/2/10/treno-del-ricordo-gruppo-fs.html}}</ref>
 
== Nella cultura di massa ==
 
=== Cinema ===
* ''[[La città dolente]]'', film di [[Mario Bonnard]] ([[1949]])
* ''[[Arrangiatevi]]'', film di [[Mauro Bolognini]] ([[1959]])
*''[[Esodo (film 2005)|Esodo]]'', documentario diretto da [[Nicolò Bongiorno]] ([[2005]])
* ''[[Il cuore nel pozzo]]'', film per la TVtelevisione di [[Alberto Negrin]], RAI ([[2005]])
* ''[[Il sorriso della Patria]]'', film-documentario per le scuole, ([[2014]])
* ''[[Red Land (Rosso Istria)|Red land (rosso Istria)]], '', film di [[Maximiliano Hernando Bruno]] ([[2018]])''
* ''[[La Rosa dell'Istria]]'', film di [[Tiziana Aristarco]] ([[2024]])
* ''[[La bambina con la valigia (film)|La bambina con la valigia]]'', film per la televisione di [[Gianluca Mazzella]] ([[2025]])
 
== Note ==
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* Italo Gabrielli, ''Dove l'Italia non poté tornare (1954-2004)'', Associazione Culturale Giuliana, Trieste, 2004 ISBN 88-88018-20-4
* Alberto Gasparini, Maura Del Zotto, Antonella Pocecco, ''Esuli in Italia. Ricordi, valori, futuro per le generazioni di esuli dell'Istria-Dalmazia-Quarnero'', Gorizia, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (ISIG), Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), 2008. ISBN 978-88-89825-20-4
* Giorgia Gollino (a cura di), ''Terra mia, addio! Riflessioni umanistiche sui beni italiani abbandonati in Slovenia e Croazia'', Palmanova (UD), Collana Appunti di Storia, vol. XIX, Circolo Comunale di Cultura “Nicolò Trevisan”, 2015. ISBN 978-88-940683-0-6
* Boris Gombač, ''Atlante storico dell'Adriatico orientale'', Bandecchi & Vivaldi Editori, Pontedera 2007. ISBN 978-88-86413-27-5
* Aleksej Kalc, ''L'emigrazione slovena e croata dalla Venezia Giulia tra le due guerre e il suo ruolo politico'', in "Annales. Annali di studi istriani e mediterranei", Capodistria, 8/96, pp.&nbsp;23–60
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* Elio Varutti, ''Il Centro di Smistamento Profughi Istriani di Udine, 1945-1960'', on-line dal 29 ottobre 2014. [https://eliovarutti.blogspot.it/2014/10/il-centro-di-smistamento-profughi.html]
* Elio Varutti, ''La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963'', Firenze, Aska, 2021. ISBN 978-88-7542-360-5
* Elio Varutti, ''La patria cercata. Ricordi di italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia in Toscana'', Firenze, Aska, 2025. ISBN 978-88-7542-413-8
* Marta Verginella, ''Il confine degli altri'', Donzelli, 2008.
* Sandi Volk, ''Esuli a Trieste. Bonifica nazionale e rafforzamento dell'italianità sul confine orientale'', KappaVu, Udine, 2004.
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* Enzo Bettiza, ''Esilio'', autobiografia
* Elena Commessatti, ''Con Elio Varutti dentro il viaggio dei profughi istriani'', in Elena Commessatti, ''Udine genius loci. A passeggio con Elena Commessatti dentro i segni e le storie di una città invisibile'', Udine, Forum, 2013, pp.&nbsp;98–101, ISBN 9788884207937
* Stefania Conte, ''La stanza di Piera'', Socchieve (UD), Morganti editori, 2020. ISBN 978-88 95916-86 6
* Graziella Fiorentin, ''Chi ha paura dell'uomo nero? Il romanzo dell'esodo istriano'', Milano, Mursia, 2005.
* Alessandra Fusco, ''Tornerà l'Imperatore'', romanzo storico-autobiografico
Riga 453 ⟶ 461:
* Fulvio Tomizza, ''Materada'', romanzo storico-autobiografico
* Mauro Tonino, ''Rossa terra'', L'Orto della Cultura, 2013. ISBN 9788897767275 Per approfondire: [https://web.archive.org/web/20140222070739/http://www.info.fvg.it/udine/presentato-a-udine-rossa-terra-un-libro-sullesodo-istriano/03-05-2013-23570] [https://web.archive.org/web/20130526151338/http://www.ilgiornaledelfriuli.net/cult/presentato-a-udine-un-romanzo-sullesodo-istriano-e-rossa-terra-di-mauro-tonino/] [https://web.archive.org/web/20150710155604/http://www.info.fvg.it/friuli/ancora-rossa-terra-di-mauro-tonino-sullesodo-istriano/06-07-2015-33327] [https://eliovarutti.blogspot.it/2015/07/udine-outing-sullesodo-istriano-alla.html]
* Francesco Tromba, ''Pola cara, Istria terra nostra. Storia di uno di noi esuli istriani'' (1ª edizione: Gorizia, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia ANVGD, 2000), Libero Comune di Pola in Esilio, Trieste, 5.aquinta ristampa, 2013.
* Diego Zandel, Una storia istriana (Rusconi, 1987) romanzo
* Diego Zandel, I testimoni muti (Mursia, 2011) memoire
* Stefano Zecchi, ''Quando ci batteva forte il cuore'', Mondadori, 2010.
* Egea Haffner, Gigliola Alvisi, ''La bambina con la valigia'', romanzo storico-autobiografico, Piemme edizioni, 2022.
* Pasqualis Argia (a cura di Battistini Paolo), ''La valigia della memoria'', Lucca, Tralerighe Libri, 2023.
 
== Voci correlate ==
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*{{cita web|https://eliovarutti.blogspot.it/2016/12/visita-al-magazzino-18-con-lanvgd-di.html|Visita al Magazzino 18 nel Porto Vecchio di Trieste, con l’ANVGD di Udine}}
* {{cita web|1=http://www.info.fvg.it/friuli/esodo-parenzo-franco-dainese-1946/11-01-2017-39390|2=Esodo da Parenzo di Franco Dainese, 1946|accesso=11 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170113152348/http://www.info.fvg.it/friuli/esodo-parenzo-franco-dainese-1946/11-01-2017-39390|dataarchivio=13 gennaio 2017|urlmorto=sì}}
* {{cita web | 1 = https://confinepiulungo.it/ | 2 = Il confine più lungo | accesso = | urlarchivio = | dataarchivio = | urlmorto = no }}
 
{{Emigrazione italiana}}