Molochio: differenze tra le versioni

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|Divisione amm grado 2 = Reggio Calabria
|Amministratore locale = Marco Giuseppe Caruso
|Partito = [[lista civica]] Primavera
|Data elezione = 2122-9-2020
|Data istituzione =
|Abitanti = 2241
|Note abitanti = {{Istat|080|51|2021}}
|Aggiornamento abitanti=31-10-2021
|Sottodivisioni =
|Divisioni confinanti = [[Ciminà]], [[Cittanova (Italia)|Cittanova]], [[Taurianova]], [[Terranova Sappo Minulio]], [[Varapodio]]
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|Nome abitanti = molochiesi o anche molochiari
|Patrono = [[San Giuseppe]]
|Festivo protettore = 19 marzo
|PIL =
|PIL procapite =
|Mappa = Map of comune of Molochio (province of Reggio Calabria, region Calabria, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Molochio all'interno della città metropolitana di Reggio Calabria
|Diffusività =
}}
 
'''Molochio''' (''Mòlocco'', ''Mòlokos'' in [[Dialetto greco-calabro|greco-calabro]],; ''Mulòhji, Mulòhi''<supref>[{{Cita web|url=https://www.ansa.it/viaggiart/it/city-4155-molochio.html]|titolo=Molochio|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190825134732/https://www.ansa.it/viaggiart/it/city-4155-molochio.html|urlmorto=sì}}</supref> in [[Dialetto calabrese|calabrese]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:2241Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[città metropolitana di Reggio Calabria]] in [[Calabria]]. Posto nel cuore dell'[[Aspromonte]], Molochio sorge in una zona ricca di bellezze naturalistiche. È noto per "avere una delle più alte concentrazioni di centenari nel mondo".<ref>{{Cita web|url=https://news.usc.edu/59199/meat-and-cheese-may-be-as-bad-for-you-as-smoking/|titolo=Meat and cheese may be as bad for you as smoking}}</ref>
 
== Origini del nome ==
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== Geografia fisica ==
Il territorio Molochiese è abbastanza vario. Il centro abitato si trova a circa {{m|310|ul=m [[m.s.l.m.]]slm}} per scendere a circa {{m|220 [[Livello del mare|u=m.s.l.m.]] slm}} nei pressi della frazione di Cerasia a più o menocirca {{m|3|u= Kmkm}} dal centro abitato. Il punto più alto è sulla cima del Monte Trepitò, nel cuore dell'[[Aspromonte]], a poco più di {{m|1000 [[Livello del mare|u=m.s.l.m.]] slm}}
 
Nella zona collinare si possono trovare ampie piantagioni di [[Olea europaea|ulivi secolari]] e agrumeti tipici della [[macchia mediterranea]], seguiti da rigorosirigogliosi boschi collinari di [[Castanea sativa|castagno]] fino agli 800 [[m s.l.m.]]. Salendo di quota si iniziano a vedere i primi boschi di [[Quercus ilex|Elci]] che nelle zone più remote si trasformano in foreste quasi inaccessibili. Salendo ancora troviamo dei boschi di possenti [[Fagus sylvatica|Faggi]]. Infine nei pressi delle sommità del Monte Trepitò, al di sopra degli 800 metri sono presenti liil [[Pinus nigra laricio|pino larìcio]] e l'[[Abies alba|abete bianco]].
 
Il fiume più lungo è il torrente Barvi che trova inizio nel cuore dell'[[Aspromonte]], la cui erosione ha diviso i due monti Trepitò e Rumbica. Scendendo a valle lungo il percorso del torrente si possono vedere delle gole a strapiombo, profonde anche 200 metri scavate dall'acqua nelle [[rocce]] arcaiche (principalmente [[gneiss]] e [[Micascisto|micascisti]]). A valle, lungo le rive del fiume il paesaggio è desertico, causato dalle ricorrenti piene fuori misura.
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Due sono le ipotesi più attendibili sulla fondazione dell’abitato: la presenza di un insediamento italico nell’età del ferro (I millennio a.C.) e la colonizzazione da parte di profughi di Taureana, di Metauro e di Scunno che, per proteggersi dalle incursioni saracene del X secolo d.C., si rifugiarono presso le mura del Monastero Basiliano che allora sorgeva in quei luoghi.
 
In passato, nella cittadina erano molto diffuse le coltivazioni della vite, del gelso, degli agrumi, del grano germano nonché la produzione di legname, tanto da far sembrare il paese un giardino di malve: pertanto l’origine del toponimo “Molochio” è ormai ritenuta essere la voce greca ''mologhíon'', malva. Paolo Gualtieri, nel volume ''Sacro Trionfo Delli Santi di Calabria, Ed. 1610'', accenna addirittura a un’erba così denominata:<blockquote>Molochi, termine greco, che santo nella nostra favella suona, detto così dall’erba molochi, molto simile alla malva, della quale comandò Pitagora nei suoi simboli che si seminasse e si raccogliesse, ma non si mangiasse, mentre disse: “Herbam Molochen ferito, non tamen mandito”, quasi avesse voluto dire che le cose sante si devono propagare non consumare.<ref>{{Cita libro|titolo=(it) Paolo Gualtiero, Sacro Trionfo Delli Santi di Calabria, 1610}}</ref>   </blockquote>Molochio fu Casale del Ducato di Terranova, che nel ‘600 era il centro emergente di una vasta signoria - comprendente l’ampia zona racchiusa tra il Marro-Petrace e il Vacale ed estesa, sul lato Tirrenico, dalle vicinanze di Gioia al largo di Rosarno. Entro quest’area erano sistemati i numerosi Casali del ducato: S. Martino, Rizziconi, Iatrinoli, Radicena, Casalnuovo (poi Cittanova), Scroforio, Galatoni, Molochio e Molochiello, accanto ad altri piccoli centri rurali come S. Leo, Vatoni, Bracali, Cristò, Carbonaria. In questo territorio boschivo, adibito un tempo a pascoli, si svilupparono in epoca signorile ampie colture cerealicole e vennero incrementate le produzioni di lino, canapa e gelso, oltre alla viticoltura.
 
Il paese passò dopo in mano ai Sanseverino, ai Sant’Angelo, ai Caracciolo e ai Correale, fino al 1558, anno in cui il ducato fu venduto ai de Marini di Genova, per poi essere acquistato dai Grimaldi, che scelsero invece di elevare Gerace a sede del principato. Subito dopo l’ordinamento amministrativo francese rese il paese una frazione di Oppido. Nel 1811 gli venne assegnato il nome di Molochiello: era questo l’appellativo che, prima del terremoto del febbraio 1783 e del Flagello (l’epidemia che ne seguì), stava a indicare Molochio Inferiore, dove si trovavano le Chiese di S. Marco, S. Stefano e S. Sebastiano - di cui nulla è rimasto - e la statua di S. Nicola di ''Moloi Minor'', oggi malamente deturpata.<ref>{{Cita libro|titolo=G. Beniamino Mustica, I Paesi del Marro all'alba del mondo moderno, Polistena (RC), La Brutia Editrice, 1984, 117 p., p. 84}}</ref>
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{{citazione|D'argento, alla pila dell'acqua benedetta di marmo verde, sostenente un uccellino al naturale, addestrata dalla Beata Vergine Maria in piedi, vestita di azzurro, ammantata di rosso, coronata d'oro, tenente fra le braccia il Divino Infante di carnagione, coronato d'oro, messo in sbarra, e sinistrata da san Giovanni Battista fanciullo, con le chiome bionde, vestito di una tunica bianca, scalzo, tenente con la mano destra una sottile ed alta Croce, in nero. Ornamenti esteriori da Comune.}}
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
== Santuario della Madonna di Lourdes e Convento ==
=== Architetture religiose ===
== ;Santuario della Madonna di Lourdes e Convento ==
Inaugurato nel 1901, è il primo Santuario in Italia dedicato alla Madonna di Lourdes. La sua costruzione iniziò nel 1890 per volere di padre Francesco Maria Zagari] , un frate cappuccino che si recò in pellegrinaggio a Lourdes poco tempo dopo le apparizioni della Madonna. Lui stesso, dopo l’inizio dei lavori, si recò a Parigi alla ricerca di una statua della vergine da portare a Molochio e vi riuscì, grazie alla generosità della Terziaria francescana suor Maria Probech Schlestadt, che gli fece dono di una bellissima statua lignea da collocare nel Santuario. Tale statua raffigurava l’Immacolata Concezione (dogma di fede riconosciuto dallada Santa[[Papa MadrePio ChiesaIX|Pio dopoIX]] lenel apparizioni1854, diquattro Mariaanni prima che la Madonna apparisse a [[Bernadette Soubirous|Santa Bernadette Soubirous]]). Il 14 settembre 1901, esaltazione della S. Croce, il Cardinale Gaetano Portanova, Arcivescovo di Reggio Calabria, benedisse il nuovo Santuario divenendone protettore. La devozione popolare verso la prodigiosa Immagine, nonché i personaggi e gli eventi che interessarono il Convento sono stati narrati da Padre Silvestro Morabito di Taurianova (1929-2005) nel libro ''Alle falde del Trepitò''. Accanto al Santuario si trova un centro per pellegrini chiamato "La casa del pellegrino".
 
== ;Chiesa di San Vito ==
Inaugurato nel 1901, è il primo Santuario in Italia dedicato alla Madonna di Lourdes. La sua costruzione iniziò nel 1890 per volere di padre Francesco Maria Zagari], un frate cappuccino che si recò in pellegrinaggio a Lourdes poco tempo dopo le apparizioni della Madonna. Lui stesso, dopo l’inizio dei lavori, si recò a Parigi alla ricerca di una statua della vergine da portare a Molochio e vi riuscì, grazie alla generosità della Terziaria francescana suor Maria Probech Schlestadt, che gli fece dono di una bellissima statua lignea da collocare nel Santuario. Tale statua raffigurava l’Immacolata Concezione (dogma di fede riconosciuto dalla Santa Madre Chiesa dopo le apparizioni di Maria a Santa Bernadette Soubirous). Il 14 settembre 1901, esaltazione della S. Croce, il Cardinale Gaetano Portanova, Arcivescovo di Reggio Calabria, benedisse il nuovo Santuario divenendone protettore. La devozione popolare verso la prodigiosa Immagine, nonché i personaggi e gli eventi che interessarono il Convento sono stati narrati da Padre Silvestro Morabito di Taurianova (1929-2005) nel libro ''Alle falde del Trepitò''. Accanto al Santuario si trova un centro per pellegrini chiamato "La casa del pellegrino".
 
== Chiesa di San Vito ==
Piccola chiesa edificata nel XVII secolo a opera di don Giuseppe Palermo, non più agibile da circa dieci anni per via di severi danni al soffitto. La “Chiesa Vecchia” reca(va) dei meravigliosi lavori in stucco realizzati dagli artisti [[Morani (famiglia)|Francesco]] (?-1878) e [[Morani (famiglia)|Vincenzo Morani]] (1809-1870) da Polistena, mai restaurati. Piene delle loro opere sono le chiese di tutta la provincia. Verosimilmente i loro bozzetti per San Vito sarebbero serviti come base per la costruzione di altre chiese. San Vito, pur vertendo in uno stato disastroso, è attualmente il bene più antico che Molochio possiede. Recenti studi hanno però visto emergere delle meraviglie dal suo interno, fra cui delle sculture. La paternità di queste opere è sconosciuta. Don Vincenzo Tropeano afferma che a realizzare le statue sia stato il tropeano o bagnaroto Vincenzo Basile.
 
Il progetto architettonico del napoletano Francesco Saponieri, approvato nel 1844, è in linea con il Neoclassicismo, con una pianta rettangolare ad una sola navata con una grande abside centrale.<ref>{{Cita web|url=https://www.molochio.net/i-segreti-della-chiesa-vecchia/|titolo=I segreti della “Chiesa Vecchia” – Magazine on line|lingua=it-IT|accesso=2022-01-02}}</ref>
 
Nel 1908 parte della costruzione rovinò sotto le scosse del [[Terremoto di Messina del 1908|sisma di Messina]] e fu scelto di eliminarne la parte superiore. Questo secondo restauro, che non fu dei migliori, terminò nel 1921, attualmente la chiesa è chiusa al culto dal 31 marzo 2013 in attesa di un restauro
== Chiesa di San Giuseppe ==
 
== ;Chiesa di San Giuseppe ==
[[File:S. Giuseppe Church - Molochio.jpg|sinistra|miniatura|upright=1.1|Chiesa di San Giuseppe ed omonima piazza con scalinata]]
 
La Chiesa, intitolata al Santo Patrono, sorse nel XVII secolo per volere di Monsignor Palermo il quale, secondo un’opinione largamente diffusa, aveva disposto di edificarla sulle rovine dell’antico Convento Basiliano. Possiamo desumere una descrizione sommaria dell’antica Chiesa dalla visita pastorale dell’arcivescovo di Reggio, Martino Ybanez de Villanova, documentata in uno scritto del 1692:<blockquote>Sull’altare maggiore è posta la statua ignea deadurata S. Joseph sub foramine marmoreo et porfido. Ai lati vi sono quattro altari; due in cornu evangelii dedicati rispettivamente a S. Stefano protomartire e a S. Francesco d’Assisi, e due in cornu epistulae uno a N.S. Gesù Cristo e l’altro a S. Teresa.</blockquote>La chiesa, edificata tra il 1663 e il 1667, venne dotata di tutto il necessario per la celebrazione del culto. Monsignor Palermo volle che oltre al decoro vi fosse anche lusso: vi collocò di tasca propria tre calici, di cui uno di argento massiccio ornato di pietre preziose, una sfera dorata contenente le reliquie della croce “con la sua autentica”, due campanelli, un aspersorio d’argento, pianete “guarnite con trecce d’oro”, cingoli con fiocchi in oro, quattordici vasi da fiori dorati, candelieri di legno, altari guarniti con pizzilli d’oro, tovaglie di seta e altre suppellettili, e un campanile con tre campane.
 
Questo splendore fu distrutto dal terremoto del 5 febbraio 1783, che rese Molochio un cumulo di macerie e rase al suolo ben altre tre chiese di cui non si è conservata traccia: S. Marco, S. Stefano e S. Sebastiano.
 
Agli inizi del ‘900 la Chiesa di San Giuseppe venne riedificata grazie alle offerte dei fedeli, soprattutto emigrati molochiesi. Malauguratamente fu abbattuta una seconda volta a causa del sisma del febbraiodicembre 1908. Il restauro venne effettuato solo novant’anni dopo.<ref>{{Cita web|url=http://passatodimolochio.blogspot.com/p/storia-di-molochio.html|titolo=Passato di Molochio: Storia di Molochio|sito=Passato di Molochio|accesso=2022-01-02}}</ref>
 
== ;Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Merula (Chiesa Matrice) ==
La chiesa parrocchiale, ristrutturata nuovamente tra il 2011 e il 2014, è situata sul lato occidentale della piazza centrale del borgo; essa custodisce, oltre alla statua di San Rocco, quella della Madonna de Merula: l’opera, di notevole pregio, viene datata al 1735 e, secondo la tradizione, fu rinvenuta dai locali in un roveto del paese vecchio. Gli antichi splendori di entrambe le statue sono stati riportati alla luce dal restauratore Giuseppe Mantella, temporaneamente la chiesa custodisce diverse statue tra cui quella della Vergine Addolorata il cristo morto i cosiddetti misteri del venerdì santo, e le statue molto venerate dal popolo di San Vito e San Rocco tutte queste statue erano collocate nella [[Chiesa di San Vito (Chiesa vecchia)]] che attualmente necessita di un restauro. Nel 2013 la statua della Madonna de Merula è stata ricollocata sull’altare maggiore.
Pianificata dall’architetto Pietro Galdo ed edificata nel centro urbano, la chiesa parrocchiale di Santa Maria de Merula subì diversi restauri. Una prima ricostruzione avvenne negli anni 1844-1853 e fu guidata dall’architetto Francesco Saponieri di Napoli. Il grandioso piano non venne mai realizzato, tanto che nel 1908 parte della costruzione rovinò sotto le scosse del [[Terremoto di Messina del 1908|sisma di Messina]] e fu scelto di eliminarne la parte superiore. Questo secondo restauro, che non fu dei migliori, terminò nel 1921.
 
La chiesa parrocchiale, ristrutturata nuovamente tra il 2011 e il 2014, è situata sul lato occidentale della piazza centrale del borgo; essa custodisce, oltre alla statua di San Rocco, quella della Madonna de Merula: l’opera, di notevole pregio, viene datata al 1735 e, secondo la tradizione, fu rinvenuta dai locali in un roveto del paese vecchio. Gli antichi splendori di entrambe le statue sono stati riportati alla luce dal restauratore Giuseppe Mantella.
 
== Società ==
 
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Molochio}}
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Il consumismo ha contribuito alla scomparsa di tante occupazioni, con grave perdita della collettività: ''sartu, barberi, cazunaru, scarparu, ferraru, mattunaru, marmista, mulinaru, sellaru, bandiaturi, cofanaru, carbunaru…''
 
In Contrada Vitrèto, nelle vicinanze del torrente Barvi, versa in stato di abbandono un antico mulino ad acqua “a caduta”: il Molino di Campanella ( forse ancor oggi soprannominato, in dialetto locale, ''’A machina du’ Duca'' ). Ha funzionato sino al Primo ‘900. Nei pressi vi sono resti di frantoi oleari, o ''trappíti'', spinti dalla forza dell’acqua. L’acquedotto si dipartiva dal fianco della montagna soprastante (Trepitò). Mentre il primo frantoio ha il nome patronimico, il secondo ha un appellativo avicolo: ''du’ Cuccu'', “del Cuculo”, e i suoi ultimi proprietari furono i Longo. Stupefacente doveva essere il funzionamento dell’antica segheria (''Serra'') di Palata, di cui purtroppo non è rimasto nulla: fu l’arrivo dell’elettricità a provocarne il declino e poi la fine. Esiste ancora, però, un telaio meccanico, forse ancora efficiente.<ref>{{Cita libro|titolo=(it) G. Beniamino Mustica, I Paesi del Marro all'alba del mondo moderno, Polistena (RC), La Brutia Editrice, p. 66, 93}}</ref>
 
Infatti, fino alla prima metà dell’800, l’allevamento del baco da seta godé un grande sviluppo: le colture spontanee del gelso bianco e moro sono tuttora presenti nei boschi. Si narra che le operaie cantassero dei versi poetici che si rifacevano alle leggende riguardanti l’infanzia, la formazione e l’investitura di Orlando, paladino d’Aspromonte e tutore della cristianità in Occidente. Oggi custoditi negli archivi comunali, questi versi miniati costituiscono un elemento di continuità con la Canzone d’Aspromonte, importante poemetto epico-cavalleresco la cui forma attuale risale al XV secolo.<ref>{{Cita web|url=https://turismo.reggiocal.it/cultura/archeologia-e-storia/la-chanson-daspremont|titolo=La Chanson d'Aspremont, l’antico cantare ambientato in Aspromonte}}</ref>
 
La celebrazione dei ''Virgineji'' avveniva tradizionalmente durante la novena a San Giuseppe. Questo rituale si configurava inizialmente come un pranzo ospitale offerto ai bambini più bisognosi del villaggio da parte delle famiglie abbienti, che adempivano così al voto fatto al Santo, o esprimevano la loro gratitudine nei suoi confronti. In tempi più recenti, il pasto con un piatto di pasta e ceci fu esteso anche al resto della comunità, riunita a banchetto il giorno della Festa patronale (anticamente fissata al 1°º giugno, oggi ricorre il 19 marzo).
 
Tipico dell’area era anche il rito della ''Tocca,'' che si svolgeva la domenica di Pasqua prima della Messa. Il parroco, accompagnato da un giovane del paese, faceva il giro dell’abitato con uno strumento rumoroso (la "tocca") per annunciare la Resurrezione di Cristo.
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=== Linee ferroviarie ===
La stazione delle [[Ferrovie dello Stato|FS]] più vicina è quella di [[Stazione di Gioia Tauro|Gioia Tauro]] ({{TA|22 km}}).
 
=== Autobus ===
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== Amministrazione ==
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec|Nome=Vito Tramontana|Inizio=27 giugno 1985|Fine=31 maggio 1990|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]]|Note=<ref>{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=641188&campo2=a|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
{{ComuniAmminPrec
{{ComuniAmminPrec|Nome=Carmelo Salvatore Caruso|Inizio=31 maggio 1990|Fine=13 giugno 1992|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[lista civica]]|Note=<ref>{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=640959&campo2=a|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|19 novembre [[1995]]
{{ComuniAmminPrec|Nome=Giorgio Alessio|Inizio=18 giugno 1992|Fine=23 giugno 1993|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]]|Note=<ref>{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=640895&campo2=a|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|16 aprile [[2000]]
{{ComuniAmminPrec|Nome=Barilà Di Rubbo Priolo|Inizio=23 giugno 1993|Fine=23 novembre 1993|Carica=[[Commissario straordinario]]|Partito=|Note=<ref>{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=3363&campo2=c|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|Giuseppe Vito Mezzatesta
{{ComuniAmminPrec|Nome=Barilà Ferrari Priolo|Inizio=23 novembre 1993|Fine=21 settembre 1994 |Carica=[[Commissario straordinario]]|Partito=|Note=<ref>
|[[lista civica]]
{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=3364&campo2=c|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|[[sindaco]]
{{ComuniAmminPrec|Nome=Musolino Priolo Barilà|Inizio=21 settembre 1994|Fine=20 novembre 1995 |Carica=[[Commissario straordinario]]|Partito=|Note=<ref>
|
{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=3365&campo2=c|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
}}
{{ComuniAmminPrec|Nome=Giuseppe Vito Mezzatesta|Inizio=20 novembre 1995|Fine=27 luglio 1999|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]]|Note=<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G&dtel=19/11/1995&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=18&levsut1=1&lev2=67&levsut2=2&levsut3=3&ne1=18&ne2=67&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S&ne3=670510&lev3=510|titolo=Eligendo Archivio - Comunali 19/11/1995|sito=elezionistorico.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=744197&campo2=a|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
{{ComuniAmminPrec
{{ComuniAmminPrec|Nome=Giovanni Barilà|Inizio=27 luglio 1999|Fine=17 aprile 2000|Carica=[[Commissario straordinario]]|Partito=[[Sindaco]]|Note=<ref>{{Cita web|url=https://amministratori.interno.gov.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=1204&campo2=c|titolo=Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali|sito=amministratori.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|16 aprile [[2000]]
{{ComuniAmminPrec|Nome=Giuseppe Vito Mezzatesta|Inizio=17 aprile 2000|Fine=5 aprile 2005|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]] di [[centro-sinistra]]|Note=<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G&dtel=16/04/2000&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=18&levsut1=1&lev2=67&levsut2=2&levsut3=3&ne1=18&ne2=67&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S&ne3=670510&lev3=510|titolo=Eligendo Archivio - Comunali 16/04/2000|sito=elezionistorico.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|4 aprile [[2005]]
{{ComuniAmminPrec|Nome=Beniamino Alessio|Inizio=5 aprile 2005|Fine=30 marzo 2010|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]] di [[centro-destra]]|Note=<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G&dtel=03/04/2005&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=18&levsut1=1&lev2=67&levsut2=2&levsut3=3&ne1=18&ne2=67&es0=S&es1=S&es2=S&es3=S&ms=S&ne3=670510&lev3=510|titolo=Eligendo Archivio - Comunali 03/04/2005|sito=elezionistorico.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|Giuseppe Vito Mezzatesta
{{ComuniAmminPrec|Nome=Beniamino Alessio|Inizio=30 marzo 2010|Fine=1 giugno 2015|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]]<ref name="LC">Alleanza per il Rinnovamento</ref>|Note=<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G&dtel=28/03/2010&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=18&levsut1=1&lev2=67&levsut2=2&levsut3=3&ne1=18&ne2=67&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S&ne3=670510&lev3=510|titolo=Eligendo Archivio - Comunali 28/03/2010|sito=elezionistorico.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|[[lista civica]] di [[centro-sinistra]]
{{ComuniAmminPrec|Nome=Beniamino Alessio|Inizio=1 giugno 2015|Fine=22 settembre 2020|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]]<ref name="LC" />|Note=<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G&dtel=31/05/2015&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=18&levsut1=1&lev2=67&levsut2=2&levsut3=3&ne1=18&ne2=67&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S&ne3=670510&lev3=510|titolo=Eligendo Archivio - Comunali 31/05/2015|sito=elezionistorico.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|[[sindaco]]
{{ComuniAmminPrec|Nome=Marco Giuseppe Caruso|Inizio=22 settembre 2020|Fine=''in carica''|Carica=[[Sindaco]]|Partito=[[Lista civica]]<ref>Primavera</ref>|Note=<ref>{{Cita web|url=https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G&dtel=20/09/2020&tpa=I&tpe=C&lev0=0&levsut0=0&lev1=18&levsut1=1&lev2=67&levsut2=2&levsut3=3&ne1=18&ne2=67&es0=S&es1=S&es2=S&es3=N&ms=S&ne3=670510&lev3=510|titolo=Eligendo Archivio - Comunali 20/09/2020|sito=elezionistorico.interno.gov.it|editore=Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali|accesso=30 agosto 2023}}</ref>}}
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|4 aprile [[2005]]
|29 marzo [[2010]]
|Beniamino Alessio
|[[lista civica]] di [[centro-destra]]
|[[sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|29 marzo [[2010]]
|31 maggio [[2015]]
|Beniamino Alessio
|[[lista civica]]
|[[sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|31 maggio [[2015]]
|21 settembre [[2020]]
|Beniamino Alessio
|[[lista civica]] Alleanza per il rinnovamento
|[[sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|21 settembre [[2020]]
|''in carica''
|Marco Giuseppe Caruso
|[[lista civica]] Primavera
|[[sindaco]]
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}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
 
=== Altre informazioni amministrative ===
L'indirizzo del municipio è Piazza Monsignor G. Quattrone, 1.
 
È compreso nel [[circondario di decentramento amministrativo]] della [[Piana di Gioia Tauro#Circondario della Piana|piana]].
 
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{{Piana di Gioia Tauro}}
{{Comuni del Parco nazionale dell'Aspromonte}}
{{Portale|Calabria|Reggio Calabria}}
 
[[Categoria:Molochio| ]]