Metafisica: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua}}
La '''metafisica''' è quella branca della [[filosofia]] che, andando oltre gli elementi [[Contingenza|contingenti]] dell'[[esperienza]] sensibile,<ref>[[Battista Mondin]], ''Ontologia, metafisica'', ESD, 1999: «Si dà metafisica ogniqualvolta si realizza un superamento assoluto del mondo dell'esperienza: quando si compie il salto del ''metà''» (pag. 9).</ref> si occupa degli aspetti più autentici e fondamentali della [[realtà]], secondo la prospettiva più ampia e universale possibile.<ref>[[Achille Varzi (filosofo)|Achille Varzi]], {{cita testo|url=http://www.columbia.edu/~av72/papers/Zanichelli_2006a.pdf|titolo=''Metafisica''}}</ref> Essa mira allo studio degli enti «in quanto tali» nella loro interezza,<ref>B. Mondin, ''op. cit.'', pag. 8.</ref> ad esempio [[Aristotele]] la definiva "scienza dell'[[essere]] in quanto essere" (''[[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]'', libro Γ, cap. I, 1003 a, 21-26), a prescindere dalle sue determinazioni o attributi.
Nel tentativo di superare gli elementi instabili, mutevoli, e accidentali dei [[fenomeno|fenomeni]], la metafisica concentra la propria attenzione su ciò che considera [[eternità|eterno]], stabile, necessario, [[assoluto]], per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell'[[essere]]. In quest'ottica, i rapporti tra metafisica e [[ontologia]] sono molto stretti, tanto che sin dall'antichità si è soliti racchiudere il senso della metafisica nell'incessante ricerca di una risposta alla domanda metafisica fondamentale «perché l'essere piuttosto che il nulla?».<ref>[[Martin Heidegger]],
{{Citazione|La domanda: «Perché vi è, in generale, l'essente e non il nulla?» reclama il primo posto anzitutto perché è la più vasta, in secondo luogo perché è la più profonda, infine perché è la più originaria.....per il fatto che questa domanda è la più vasta è anche la più profonda. «Perché in generale vi è l'essente ...?» Chiedere perché è come chiedere: quale ne è la ragione, il fondamento [''Grund'']? Da quale fondamento l'essente proviene? Su quale fondamento si basa? A quale fondamento risale?|Martin Heidegger, ''Introduzione alla metafisica'', Mursia 1966, pag.14}}</ref>
[[File:De metaphysico macrosmi - Metaphysical spheres.jpg|thumb|upright=1.5|Illustrazione dal ''De metaphysico macrocosmi'', di [[Robert Fludd]], che contrappone la perfezione del paesaggio metafisico [[cielo (religione)|celeste]], agli [[quattro elementi|elementi]] del [[mondo sublunare|mondo terreno]].<ref>''De metaphysico macrocosmi, et creaturarum illus ortu et de physico macrocosmi in generatione et corruptione progressu'': prima sezione del primo volume ''De macrocosmi historia'' del trattato ''Utrisque cosmi'' (1617)</ref>]]
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== I fondamenti della metafisica ==
Uno degli intenti di questa disciplina consiste nello studio dei principi primi sotto il profilo [[qualità (filosofia)|qualitativo]], a differenza della [[matematica]] che ne studia la [[quantità (filosofia)|quantità]], o della [[fisica]] che ne studia l'aspetto naturale.<ref>Varzi, ''op. cit.''</ref> Lo scopo ultimo è quindi la [[verità]] in sé stessa.<ref>«Il fine della scienza teoretica è la verità» (Aristotele, ''Metafisica'', A, 1, 993 b).</ref>
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Poiché la metafisica «...si propone di individuare la natura ultima e assoluta della realtà, al di là delle sue determinazioni relative...»<ref>{{Treccani|metafisica|metafisica}}</ref>, le è stato spesso attribuito un carattere [[mistica|mistico]] e [[religione|religioso]], di tensione verso l'assoluto, [[Dio]] e la [[trascendenza]].<ref>Come fa [[René Guénon]], in ''{{cita testo|url=http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/reneguenon/caressme.htm|titolo=Caratteri essenziali della metafisica}}'' riferendola ad un'attività "sovra-razionale".</ref>
Già con Aristotele, la metafisica è la scienza dell'essere perfetto, cioè lo studio di Dio: poiché infatti cercava le cause prime della realtà, essa così diveniva anche indagine su Dio. Lo stretto legame con la [[teologia]] resterà valido per quasi tutto il [[Medioevo]]. È fondamentale in questo senso il contributo di [[Tommaso d'Aquino]], che
theologia sive scientia divina non tamquam subiectum scientiae, set tamquam principia subiecti, et talis est theologia quam philosophi prosequuntur, que alio nomine metaphysica dicitur". Cfr. {{Cita pubblicazione|nome=Jason|cognome=Mitchell|titolo=La fondazione teologica dei trascendentali secondo san Tommaso d'Aquino|accesso=2025-04-01|url=https://www.academia.edu/3108553/La_fondazione_teologica_dei_trascendentali_secondo_san_Tommaso_dAquino?email_work_card=title}}</ref> e pertanto considerava possibile una sintesi di [[ragione]] e [[fede]]. San Tommaso commentò il IV libro della ''[[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]'' dove si definisce l'unità della scienza metafisica e la sue specificità di studiare ciò che è separato dalla materia e dal movimento sia secondo l’essere sia secondo l’intelletto.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Rafael|cognome=Pascual|data=2015-12-25|titolo=Lo statuto epistemologico della metafisica in Tommaso d’Aquino|accesso=2025-07-18|url=https://www.academia.edu/19827574/Lo_statuto_epistemologico_della_metafisica_in_Tommaso_d_Aquino}} La metafisica fu oggetto anche del commento al libro XI del trattato omonimo di Aristotele, oltreché nel commento al ''De Trinitate'' di Boezio.</ref>
Da alcuni punti di vista il [[Medioevo]] termina quando l'intuizione si separa dalla ragione, quando metafisica e teologia tendono a essere viste come discipline separate. Alcuni filosofi, tra cui [[Cartesio]] e [[Hegel]], cercheranno di costruire un'autonomia della ragione, rendendola indipendente dall'intuizione.
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=== La ripartizione della metafisica ===
[[Jakob Martini]] (1570-1649)<ref>''Exercitationum metaphysicarum libri duo'', (Leipzig, 1608) Liber Primus, Theorema VII; la suddivisione sarà ripresa da [[Christoph Scheibler]] (1589-1663) nel suo ''Opus metaphysicum'', Giessen, 1617 e da [[Johannes Micraelius]] (1597-1658) nel ''Lexicon philosophicum'', Jena, 1653.</ref> suddivide la metafisica in ''metaphysica generalis'' e ''metaphysica specialis'' (distinzione che si ritrova nella scuola leibniziana, e che fu poi ripresa da Kant ed Heidegger<ref>Heidegger, ad esempio, nel testo ''Kant e il problema della metafisica''.</ref>). La metafisica generale è la scienza che studia l'ente in quanto ente ([[Ontologia]]). La metafisica speciale è l'analisi delle regioni preminenti dell'ente e cioè Mondo, Anima e Dio.
=== Cartesio, Spinoza, e Leibniz ===
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In seguito alcuni filosofi tra cui principalmente [[Karl Popper]], sconfesseranno la stessa teoria verificazionista (fondata sull'assunto che ogni enunciato filosofico dovrebbe essere passibile di verifica empirica), come pura metafisica. La verifica di tutti i casi positivi non può in nessun caso provare alcunché, né può essere praticamente applicata; molto più utile alla metodologia scientifica è la [[Principio di falsificabilità|ricerca di casi falsificanti]], ovvero sconfessanti la teoria originaria. Popper assumerà nei riguardi della metafisica un atteggiamento più moderato rispetto ai neopositivisti logici, sostenendo che essa può trovare cittadinanza presso la pratica filosofica, a patto che dalla speculazione filosofica sia poi possibile desumere teorie scientifiche falsificabili. Le proposizioni metafisiche per Popper hanno tra l'altro perfettamente un senso, nella misura in cui seguono il metodo rigoroso della [[logica formale]], cioè mostrano di essere interiormente coerenti. Non hanno dunque soltanto un mero valore suggestivo o soggettivo. Il loro problema consiste nell'inconfutabilià, cioè l’impossibilità di essere sottoposte a prove empiriche oggettive.
Da un altro punto di vista muove la critica di [[Heidegger]] alla metafisica, che tuttavia va piuttosto considerata come una prospettiva di interpretazione storico-filosofica, piuttosto che una critica volta a negarne le ragioni e la necessità. È metafisica, secondo Heidegger, "ogni determinazione dell’essenza dell’uomo che già presuppone, sapendolo o non sapendolo, l’interpretazione dell’ente, senza porre il problema della verità dell’Essere”<ref>{{cita web|url=https://www.ilfoglio.it/cultura/2019/11/03/news/contro-heidegger-283989/|titolo=Contro Heidegger|data=2019-11-03|lingua=it|accesso=2025-06-01}}</ref>. In pratica, la metafisica è la "entificazione" dell'essere, avviata da Platone, consolidata da Aristotele e proseguita sino a Nietzsche. In particolare, Heidegger concepisce la storia della metafisica come una manifestazione nel pensiero della storia dell'essere stesso: l'essere si dà, si rivela nel pensiero attraverso le definizioni che di esso hanno via via dato i vari pensatori, le varie forme culturali, concependolo, per esempio come: "[[Physis|φύσις]], [[Logos|λόγος]]…[[Idea|ἰδέα]], [[Atto e potenza|ενέργεια]], [[Sostanza (filosofia)|sostanzialità]]…volontà, [[volontà di potenza]], volontà di volontà",<ref>"φύσις, λόγος…ἰδέα, ενέργεια, Substantialität…Wille, Wille zur Macht, Wille zum Willen“. {{Cita libro|titolo=Identität und Differenz|autore=Martin Heidegger|editore=Günther Neske Pfullingen|anno=1957|p=58|lingua=de}}</ref> fino a ridurlo a "Niente". La critica di Heidegger alla metafisica è quindi in realtà un tentativo di ripensare l'Essere nella sua originarietà, riportandosi al di qua di tutta la tradizione filosofica che, da [[Platone]] in poi, elaborando la metafisica ha condotto l'Essere al suo annientamento inteso come oblio. La metafisica diviene così uno dei modi entro cui si è manifestato storicamente l'Essere stesso, paradossalmente mediante il suo proprio nascondimento concettuale, poiché l'Essere è un "Ni-ente", cioè "non-ente", non è un semplice ente. L'Essere, però, si può manifestare solo tramite gli enti, i quali, di conseguenza, allo stesso tempo lo rivelano e lo occultano. Si noti che Heidegger accumunò la metafisica alla tecnica proprio per l'analoga visione della realtà "meccanicamente" popolata da enti.
Nel proporre, in qualche modo, un ritorno a Parmenide, poi ripreso da [[Emanuele Severino]], egli finì col concepire non più l'essere statico e immobile dei Greci, ma un qualcosa di dinamico e storicizzato, immanente e [[panteismo|panteistico]], ben lontano dall'essere al di là della natura apparente proprio della metafisica tradizionale. Per questi aspetti, l'ontologia di Heidegger si tradusse in un rifiuto della metafisica.<ref>Battista Mondin, ''Ontologia e metafisica'', ESD, Bologna 2022, p. 29. Citazione: "Pertanto, l'ontologia va tenuta distinta dalla metafisica. Questo è quanto ha fatto Heidegger, il quale, 'pur rifiutando la metafisica', ha compiuto un'analisi approfondita dell'ente e dell'essere".</ref>
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===Emanuele Severino===
[[Emanuele Severino]] ha dedicato buona parte del suo pensiero e delle sue opere ai classici temi metafisici (essere, enti, necessità, causa, tempo, divenire, verità, intero, potenza-atto, qualità-quantità, esistenza, essenza, sostanza, eternità, determinismo vs libertà, scienza vs verità, l'uomo e la trascendenza, ecc.). I testi, densi di speculazione metafisica, sono, soprattutto, ''La struttura originaria'' (1958) e ''Ritornare a Parmenide'' (1964). Sebbene egli abbia classificata la metafisica tradizionale (quella classica-storica) come uno degli strumenti del [[nichilismo]] occidentale (insieme, sulla scorta di [[Martin Heidegger]], alla [[tecnica]]), quindi giudicandola negativamente, è indubbio che il suo lavoro ricada nel sapere metafisico<ref>{{cita web|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/severino-quale-metafisica |titolo=Severino, quale metafisica?|data=2012-05-30|lingua=it|accesso=2023-12-24}}</ref>. Per il filosofo bresciano "se ''la metafisica'' è il linguaggio che esprime il rapporto degli enti con la ''totalità'' dell'ente (…) allora questo libro [''La struttura originaria''] è ''metafisica'' (unitamente a tutti gli altri miei scritti)".<ref>{{Cita libro|titolo=La struttura originaria|autore=Emanuele Severino|editore=Adelphi|città=Milano|anno=1981|annooriginale=1958|p=22}} L'edizione originale è del 1958, mentre nel 1981 è stata pubblicata un'edizione ampliata.</ref>
=== Massimo Cacciari ===
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