Adriano Sofri: differenze tra le versioni
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Venne espulso dalla Normale nel 1963 per «infrazione disciplinare», dopo essere stato in precedenza sospeso:<ref name=la_Rep /> l'ordinamento della Scuola non permetteva agli studenti di accogliere donne in dormitorio, ma Sofri vi fu sorpreso con colei che sarebbe poi divenuta sua moglie.<ref name=Corr /> Si laureò quindi nel 1964,<ref>{{Cita news|url=http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-6619a3b0-8c4b-4e5c-bc4c-5dbef3e48b3a.html|titolo=SOFRI, DALLA NORMALE DI PISA AL CARCERE PER IL DELITTO CALABRESI|pubblicazione=TG1|data=16 gennaio 2012|accesso=29 luglio 2013|}}</ref> all'[[Università di Pisa]] con una tesi sul giovane [[Antonio Gramsci]].<ref>{{Cita news|url=http://iltirreno.gelocal.it/regione/2008/03/10/news/sofri-e-d-alema-sullo-stesso-binario-1.1713251|titolo=Sofri e D’Alema sullo stesso binario|pubblicazione=Il Tirreno|data=10 marzo 2008|accesso=29 luglio 2013|dataarchivio=23 gennaio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150123191227/http://iltirreno.gelocal.it/regione/2008/03/10/news/sofri-e-d-alema-sullo-stesso-binario-1.1713251|urlmorto=sì}}</ref>
Fu attivo nella [[Operaismo|sinistra operaista]] italiana sin dai primi [[anni 1960|anni sessanta]]: collaborò alla rivista ''[[Classe operaia (rivista)|Classe operaia]]'', fu tra i fondatori del movimento [[Il potere operaio pisano]],<ref>{{Cita news|url=http://pisanotizie.it/news/news_20120117_torna_libero_adriano_sofri_isola_giglio.html|titolo=Adriano Sofri torna in libertà: scontata la pena|pubblicazione=Pisa Notizie|data=17 gennaio 2012|accesso=24 maggio 2023|urlmorto=sì|dataarchivio=29 luglio 2013|urlarchivio=https://archive.
Nel 1970 fu brevemente arrestato dopo una manifestazione a [[Torino]].<ref>{{Cita web |url=http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2015/06/17/scabbia-e-prigioni___1-vr-129901-rubriche_c990.htm |titolo=Adriano Sofri, ''Scabbia e prigioni'', Piccola posta |accesso=24 giugno 2015 |dataarchivio=25 giugno 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150625192922/http://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2015/06/17/scabbia-e-prigioni___1-vr-129901-rubriche_c990.htm |urlmorto=sì }}</ref>
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=== L'attività politica in Lotta Continua ===
{{vedi anche|Lotta Continua}}
Negli [[Anni 1970|anni settanta]] Sofri fu il fondatore e tra i leader principali di [[Lotta Continua]], una delle principali formazioni della [[sinistra extraparlamentare]] [[marxismo|marxiste]]. Lotta Continua si distinse per l'attività politica in aperto contrasto con le forze del Parlamento. Nel 1975, alle elezioni amministrative, Lotta Continua appoggiò le liste del [[Partito Comunista Italiano]]. Successivamente, alle elezioni legislative del 1976, L.C. si unì col PDUP e Avanguardia Operaia dando vita al cartello elettorale denominato [[Democrazia Proletaria]]. Dall'insuccesso dell'avventura elettorale, e sotto l'incalzare della componente femminista, L.C. al congresso di Rimini, tenutosi tra il 31 ottobre e il 4 novembre dello stesso anno, implose
==== La campagna contro Calabresi ====
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{{vedi anche|Omicidio Calabresi}}
[[File:Luigi Calabresi.jpg|left|miniatura|Il commissario Luigi Calabresi.]]
Dopo l'assassinio del commissario le indagini furono assai lente. Ci furono molti depistaggi e il caso rimase a lungo uno dei misteri d'Italia<ref>{{Cita web|url=https://www.parlamento.it/773?shadow_organo=405513|titolo=parlamento.it - Commissione d'
Nel 1988, sedici anni dopo i fatti, Leonardo Marino, nel 1972 militante di [[Lotta Continua]], confessò davanti ai giudici di essere stato uno dei due membri del commando che aveva ucciso il commissario. Disse di aver guidato l'auto usata per l'omicidio, e accusò Ovidio Bompressi di aver esploso i colpi che uccisero Calabresi; aggiunse che ricevettero l'ordine di compiere l'omicidio da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, allora leader del movimento<ref name=Marino>{{Cita news|autore=Michele Brambilla|url=http://www.lastampa.it/2013/07/26/italia/cronache/marino-eravamo-una-generazione-persa-ora-sono-me-stesso-2UxSr6ehBPAW6oqzZiCxXL/pagina.html|titolo=Marino: “Eravamo una generazione persa, ora sono me stesso”|pubblicazione=''[[La Stampa]]''|data=26 luglio 2013|accesso=27 luglio 2013}}</ref>. Sofri, Marino e Bompressi furono arrestati, ma successivamente rilasciati in attesa del processo<ref name=Marino/>.
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==== L'arresto e il processo ====
Sofri, Bompressi, Pietrostefani e Marino furono brevemente arrestati nel 1988, per alcuni mesi (dal 28 luglio al 6 settembre, quando furono posti agli arresti domiciliari, poi scarcerati per decorrenza dei termini). Il giudice Antonio Lombardi, accogliendo le richieste del pubblico ministero Ferdinando Pomarici<ref name="Zavoli" />, rinviò a giudizio i quattro indiziati il 28 giugno 1989 assieme ad altri 13 ex militanti di Lotta Continua, accusati da Marino di aver partecipato con lui a diverse rapine. Per altre 22 persone, tra cui i maggiori dirigenti di LC, si
La [[Magistratura italiana|magistratura]], dopo un lungo iter giudiziario, ha sentenziato nel gennaio del [[1997]] la condanna in via definitiva di Sofri, Bompressi e Pietrostefani a 22 anni di [[reclusione]] per l'omicidio di Luigi Calabresi e di Marino a 11.<ref name=Corriere/>
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Il principale legale di Sofri fu [[Gian Domenico Pisapia]], deceduto nel 1995 e sostituito da Alessandro Gamberini.
I primi due gradi di giudizio (1990 e 1991) si conclusero con la condanna degli imputati<ref name="Zavoli">{{Cita libro|autore=Sergio Zavoli|titolo=La notte della Repubblica|città=Roma|editore=Nuova Eri|anno=1992}}</ref>. Già avverso alla sentenza di primo grado, Adriano Sofri non interpose [[Appello (ordinamento penale italiano)|appello]], volendo scontare la pena come forma di protesta in quanto, come gli altri, si dichiarò sempre estraneo pur assumendosi una responsabilità morale<ref>{{Cita|Ginzburg 1991|pp. 11-12
Sofri, prima dell'inizio del giudizio di legittimità, intraprese uno [[sciopero della fame]] per protestare contro lo spostamento del giudizio dalla prima sezione, quella di [[Corrado Carnevale]] (soprannominato «l'ammazzasentenze» per la sua propensione ad annullare le condanne per minimi vizi di forma, e quindi ritenuto più favorevole), alla sesta. Il presidente della Cassazione affidò allora il giudizio alle sezioni unite, che annullarono nel 1992 questi primi verdetti affermando «l'impossibilità di irrogare una condanna sulla sola base di una chiamata in correo priva di riscontri oggettivi»<ref name=Corriere/>.
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I tre condannati ricorsero a forme di protesta come lo sciopero della fame, dicendosi pronti a tutto<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri3/suicidio/suicidio.html|titolo=la Repubblica/cronaca: Sofri: 'Non mi suicidero' e non chiedero' la grazia'|sito=www.repubblica.it|accesso=2024-08-19}}</ref>, e partecipando anche ad iniziative per altri casi giudiziari, come la protesta dei detenuti a favore di [[Silvia Baraldini]], detenuta negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/04/21/baraldini-digiunano-in-cella.html|titolo=Baraldini, digiunano in cella - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1998-04-21|lingua=it|accesso=2024-08-19}}</ref>.
Qualche anno dopo aveva luogo un'ulteriore fase di giudizio a seguito dell'accoglimento da parte della Cassazione della richiesta di revisione presentata da Sofri<ref name= dellarti />. Nel 1999 gli imputati furono scarcerati temporaneamente. Questo nuovo processo si svolse presso la [[Corte d'appello di Venezia]] (dopo il rifiuto precedente delle corti di Milano e Brescia)<ref name= dellarti />. Il 24 gennaio [[2000]] la Corte d'appello di Venezia rigettò l'istanza di revisione<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/25/Condannati_solo_Sofri_torna_carcere_co_0_000125515.shtml|titolo=Condannati, ma solo Sofri torna in carcere|pubblicazione=''Corriere della Sera''|data=25 gennaio 2000|accesso=7 ottobre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.
Prima della conferma della condanna, Pietrostefani si sottrasse all'esecuzione della pena fuggendo in Francia (dove tuttora vive) e beneficiando della [[dottrina Mitterrand]], mentre Sofri e Bompressi (quest'ultimo con alcune settimane di ritardo, essendo temporaneamente resosi irreperibile)<ref name=panorama>Maurizio Tortorella, ''[http://archivio.panorama.it/archivio/Caso-Sofri-la-storia-tappa-per-tappa Caso Sofri, la storia tappa per tappa] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151006024857/http://archivio.panorama.it/archivio/Caso-Sofri-la-storia-tappa-per-tappa |data=6 ottobre 2015 }}'', ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]''.</ref> rientrarono nel carcere di Pisa già nei primi mesi del 2000.
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Sofri non ha mai presentato personalmente richiesta di grazia, ritenendo un tale atto incongruo a sanare la posizione personale di un innocente. Tuttavia, intorno al ''caso Sofri'' è sorto in [[Italia]] [[Omicidio Calabresi#La grazia all'esecutore materiale e le richieste fatte per Sofri e Pietrostefani|un movimento innocentista]] di opinione pubblica volto a promuovere l'atto di clemenza, e che in maggioranza non riteneva autentica la [[verità processuale]].<ref name=Corriere/>
Ne fanno parte molti esponenti della sinistra, ma anche personaggi di altre correnti politiche. La confessione di Marino, difatti, e l'attendibilità che gli fu attribuita furono oggetto di critiche da parte della difesa dei tre chiamati in correità e da un movimento di opinione (per esempio, [[Dario Fo]] ironizzò ripetutamente sul fatto che Marino si propose sempre come l'autista del commando, che secondo i testimoni invece era una donna,<ref>[https://archive.
L'avvocato di Marino, Gianfranco Maris, dichiarò nel 2000, dopo la fine del processo di revisione che condannò nuovamente Sofri:{{citazione|Non escludo che Sofri sia intimamente convinto della sua innocenza, forse il via libera che diede a Marino per l'esecuzione dell'omicidio Calabresi scaturisce da un equivoco.<ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/sofri3/avanzo/avanzo.html Giuseppe D'Avanzo, ''Il caso Sofri oltre la sentenza'']</ref>}}
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=== La posizione sull'indulto ===
Sofri ha partecipato attivamente al dibattito legato al provvedimento di [[Indulto#L'indulto del 2006|indulto del 2006
(riportato sempre ne ''La scomparsa dei fatti''). La polemica prosegue e allo scritto di Travaglio Sofri risponde ancora, dandogli del «cretino» e su ''[[L'Unità]]'' ribadisce che si tratta di «falsità assolute e ciniche» allo scopo di tenere «decine di migliaia di miei simili boccheggianti nelle celle della Repubblica»([http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/200000/199488.xml?key=Adriano+Sofri&first=1&orderby=1&f=fir Adriano Sofri, ''Cattivi pensieri''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140222011946/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/200000/199488.xml?key=Adriano+Sofri&first=1&orderby=1&f=fir|data=22 febbraio 2014}}, l'Unità); gli risponde l'avvocato torinese [[Sergio Bonetto]] scrivendo a ''L'Unità'' e a ''Il Fogli'', ma solo la prima pubblicherà la lettera. Nei giorni seguenti Travaglio verrà attaccato da [[Daria Bignardi]], nuora dello stesso Sofri, e da [[Gad Lerner]] su ''[[Vanity Fair (rivista italiana)|Vanity Fair]]'', su ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]'' da [[Claudio Martelli]] e su ''[[L'Unità]]'' da [[Sergio Staino]], che da anni conduce battaglie "pro-Sofri", e in ultimo da [[Paolo Franchi (giornalista)|Paolo Franchi]] su [[Il Riformista]].</ref>
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* ''Il nodo e il chiodo'', Sellerio Editore, 1995 ISBN 88-389-1140-1
* ''Si allontanarono alla spicciolata. Le carte riservate di polizia su Lotta continua'', a cura di A. Sofri e [[Luca Sofri]], Palermo, Sellerio, 1996. ISBN 88-389-1228-9
* ''Il malore attivo dell'anarchico Pinelli'', Palermo, Sellerio, 1996. ISBN 88-389-1220-3. Questo libro si trova anche nel cofanetto Libro+Dvd, ''12'' ''dicembre'' un film di Pier Paolo Pasolini e Lotta Continua. Con contributi tra gli altri di Goffredo Fofi e Licia Pinelli, ISBN 9788885747364, Interno4 edizioni, Rimini, 2019
* ''Lo specchio di Sarajevo'', Sellerio Editore, 1997 ISBN 88-389-1265-3
* ''Passato remoto. Note a una sentenza che vuole essere definitiva'', [[Stampa alternativa]], 1997
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