Adriano Sofri: differenze tra le versioni

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La posizione sull'indulto: meglio tenere fuori Giovanni Paolo II, che oggettivamente non c'entra col caso Sofri
 
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=== L'attività politica in Lotta Continua ===
{{vedi anche|Lotta Continua}}
Negli [[Anni 1970|anni settanta]] Sofri fu il fondatore e tra i leader principali di [[Lotta Continua]], una delle principali formazioni della [[sinistra extraparlamentare]] [[marxismo|marxiste]]. Lotta Continua si distinse per l'attività politica in aperto contrasto con le forze del Parlamento. Nel 1975, alle elezioni amministrative, Lotta Continua appoggiò le liste del [[Partito Comunista Italiano]]. Successivamente, alle elezioni legislative del 1976, L.C. si unì col PDUP e Avanguardia Operaia dando vita al cartello elettorale denominato [[Democrazia Proletaria]]. Dall'insuccesso dell'avventura elettorale, e sotto l'incalzare della componente femminista, L.C. al congresso di Rimini, tenutosi tra il 31 ottobre e il 4 novembre dello stesso anno, implose letteralmente: la formazione politica si sciolse, ma rimase l'omonimoil giornale che divenne megafono quotidiano del [[movimento del Settantasette]].
 
==== La campagna contro Calabresi ====
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{{vedi anche|Omicidio Calabresi}}
[[File:Luigi Calabresi.jpg|left|miniatura|Il commissario Luigi Calabresi.]]
Dopo l'assassinio del commissario le indagini furono assai lente. Ci furono molti depistaggi e il caso rimase a lungo uno dei misteri d'Italia<ref>{{Cita web|url=https://www.parlamento.it/773?shadow_organo=405513|titolo=parlamento.it - Commissione d' inchiesta sul terrorismo in Italia - Nota introduttiva - 13 legislatura|sito=www.parlamento.it|accesso=2024-08-19}}</ref>. Furono sospettati, di volta in volta, il [[Neofascismo|neofascista]] e membro delle [[Squadre d'azione Mussolini|SAM]] [[Gianni Nardi]], più volte arrestato per traffico d'armi e di esplosivi, il quale morì in un sospetto incidente d'auto prima che si chiarisse la sua posizione in merito a quest'ultima accusa. Inoltre i rapporti di Calabresi su quell'indagine non sono mai stati trovati<ref name=nera>''[http://www.misteriditalia.com/calabresi/ Misteri d'Italia: Il caso Calabresi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140823073831/http://www.misteriditalia.com/calabresi/ |data=23 agosto 2014 }}''.</ref>; altri sospetti furono il defunto fondatore dei [[Gruppi d'Azione Partigiana|GAP]] [[Giangiacomo Feltrinelli]]<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/09/11/feltrinelli-dietro-killer-di-calabresi.html|titolo=Feltrinelli dietro i killer di Calabresi|pubblicazione=''la Repubblica''|data=11 ottobre 1988|accesso=17 luglio 2014}}</ref> (indicato da uno dei leader di [[Potere Operaio]], [[Oreste Scalzone]], come mandante) e il futuro [[Brigate Rosse|brigatista]] (all'epoca membro di spicco di Potere Operaio e in seguito capo della colonna romana) [[Valerio Morucci]]<ref name=morucci>{{Cita news|url=http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=6776|titolo="Calabresi fu ucciso da Valerio Morucci"|pubblicazione=''la Repubblica''|data=28 novembre 2005|accesso=17 maggio 2015}}</ref>. Le BR, nelle cosiddette [[inchieste di Robbiano di Mediglia]], sospettarono invece che il delitto fosse maturato all'interno di Lotta Continua.<ref>[http://www.parlamento.it/bicam/terror/relazioni/rel5.htm#6 Relazione n. 5 sui documenti di Robbiano della Commissione Stragi]</ref> Secondo il perito del processo a Sofri, Renato Evola, uno degli identikit (da lui eseguiti in seguito), del killer di Calabresi era simile alle fattezze di [[Gianfranco Bertoli]], il terrorista infiltrato tra gli anarchici, autore della [[strage della Questura di Milano]] (1973), il quale si trovava però in Israele nel 1972<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/02/02/al-processo-calabresi-il-mistero-dell-identikit.html|titolo=Al processo Calabresi il mistero dell'identikit|pubblicazione=''la Repubblica''|data=2 febbraio 1990|accesso=1º agosto 2015}}</ref>.
 
Nel 1988, sedici anni dopo i fatti, Leonardo Marino, nel 1972 militante di [[Lotta Continua]], confessò davanti ai giudici di essere stato uno dei due membri del commando che aveva ucciso il commissario. Disse di aver guidato l'auto usata per l'omicidio, e accusò Ovidio Bompressi di aver esploso i colpi che uccisero Calabresi; aggiunse che ricevettero l'ordine di compiere l'omicidio da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, allora leader del movimento<ref name=Marino>{{Cita news|autore=Michele Brambilla|url=http://www.lastampa.it/2013/07/26/italia/cronache/marino-eravamo-una-generazione-persa-ora-sono-me-stesso-2UxSr6ehBPAW6oqzZiCxXL/pagina.html|titolo=Marino: “Eravamo una generazione persa, ora sono me stesso”|pubblicazione=''[[La Stampa]]''|data=26 luglio 2013|accesso=27 luglio 2013}}</ref>. Sofri, Marino e Bompressi furono arrestati, ma successivamente rilasciati in attesa del processo<ref name=Marino/>.
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==== L'arresto e il processo ====
Sofri, Bompressi, Pietrostefani e Marino furono brevemente arrestati nel 1988, per alcuni mesi (dal 28 luglio al 6 settembre, quando furono posti agli arresti domiciliari, poi scarcerati per decorrenza dei termini). Il giudice Antonio Lombardi, accogliendo le richieste del pubblico ministero Ferdinando Pomarici<ref name="Zavoli" />, rinviò a giudizio i quattro indiziati il 28 giugno 1989 assieme ad altri 13 ex militanti di Lotta Continua, accusati da Marino di aver partecipato con lui a diverse rapine. Per altre 22 persone, tra cui i maggiori dirigenti di LC, si dichiaradichiarò il non luogo a procedere; alla fine sarannofurono condannati solo in quattro<ref>[http://www.sofri.org/storia.html ''Come si è arrivati a tanto La storia dei processi''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150924103416/http://www.sofri.org/storia.html |data=24 settembre 2015 }}.</ref>.
 
La [[Magistratura italiana|magistratura]], dopo un lungo iter giudiziario, ha sentenziato nel gennaio del [[1997]] la condanna in via definitiva di Sofri, Bompressi e Pietrostefani a 22 anni di [[reclusione]] per l'omicidio di Luigi Calabresi e di Marino a 11.<ref name=Corriere/>
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Il principale legale di Sofri fu [[Gian Domenico Pisapia]], deceduto nel 1995 e sostituito da Alessandro Gamberini.
 
I primi due gradi di giudizio (1990 e 1991) si conclusero con la condanna degli imputati<ref name="Zavoli">{{Cita libro|autore=Sergio Zavoli|titolo=La notte della Repubblica|città=Roma|editore=Nuova Eri|anno=1992}}</ref>. Già avverso alla sentenza di primo grado, Adriano Sofri non interpose [[Appello (ordinamento penale italiano)|appello]], volendo scontare la pena come forma di protesta in quanto, come gli altri, si dichiarò sempre estraneo pur assumendosi una responsabilità morale<ref>{{Cita|Ginzburg 1991|pp. 11-12.}}.</ref>: la sentenza non ebbe però esecuzione per l'effetto espansivo del ricorso presentato dai suoi coimputati (anche Leonardo Marino fece appello). Dopo la nuova condanna Sofri cambiò idea e presentò ricorso in [[Corte suprema di cassazione|Corte di Cassazione]]. Vi è da dire che la decisione di ritenere l'appello altrui impeditivo del passaggio in giudicato della condanna anche nei confronti del non appellante Sofri (per effetto espansivo, per l'appunto) non era affatto scontata, anzi segnò un precedente inedito in giurisprudenza<ref name=Corriere/>.
 
Sofri, prima dell'inizio del giudizio di legittimità, intraprese uno [[sciopero della fame]] per protestare contro lo spostamento del giudizio dalla prima sezione, quella di [[Corrado Carnevale]] (soprannominato «l'ammazzasentenze» per la sua propensione ad annullare le condanne per minimi vizi di forma, e quindi ritenuto più favorevole), alla sesta. Il presidente della Cassazione affidò allora il giudizio alle sezioni unite, che annullarono nel 1992 questi primi verdetti affermando «l'impossibilità di irrogare una condanna sulla sola base di una chiamata in correo priva di riscontri oggettivi»<ref name=Corriere/>.
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* ''Il nodo e il chiodo'', Sellerio Editore, 1995 ISBN 88-389-1140-1
* ''Si allontanarono alla spicciolata. Le carte riservate di polizia su Lotta continua'', a cura di A. Sofri e [[Luca Sofri]], Palermo, Sellerio, 1996. ISBN 88-389-1228-9
* ''Il malore attivo dell'anarchico Pinelli'', Palermo, Sellerio, 1996. ISBN 88-389-1220-3. Questo libro si trova anche nel cofanetto Libro+Dvd, ''12'' ''dicembre'' un film di Pier Paolo Pasolini e Lotta Continua. Con contributi tra gli altri di Goffredo Fofi e Licia Pinelli, ISBN 9788885747364, Interno4 edizioni, Rimini, 2019
* ''Lo specchio di Sarajevo'', Sellerio Editore, 1997 ISBN 88-389-1265-3
* ''Passato remoto. Note a una sentenza che vuole essere definitiva'', [[Stampa alternativa]], 1997