Gypaetus barbatus: differenze tra le versioni
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{{Tassobox
|nome = Avvoltoio barbuto
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|statocons_versione = iucn3.1
|statocons_ref = <ref name=IUCN>{{IUCN|summ=22695174|autore=BirdLife International 2013}}</ref>
|immagine = 010e Wild Bearded Vulture in flight at Pfyn-Finges (Switzerland) Photo by Giles Laurent.jpg
|didascalia = Esemplare di ''Gypaetus barbatus''
<!-- CLASSIFICAZIONE -->|dominio = [[Eukaryota]]
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L
Tipicamente stanziale, nidifica sui dirupi in alta [[montagna]] nell'[[Europa meridionale]], in [[Africa]], in [[India]] ed in [[Tibet]], deponendo una o due [[Uovo (biologia)|uova]]. È stato reintrodotto con successo sulle [[Alpi]]<ref>https://www.altoadige.it/cronaca/il-gipeto-del-parco-dello-stelvio-si-chiama-tilly-scelto-il-nome-per-il-cucciolo-nato-a-marzo-1.4131070</ref>, ma continua ad essere uno dei più rari [[Aegypiinae|avvoltoi]] d'[[Europa]].<ref>{{Cita news|lingua=en|autore=Colin Nickerson |titolo=Mighty vulture back from near extinction|url=https://www.boston.com/news/world/europe/articles/2006/10/31/mighty_vulture_back_from_near_extinction/ |pubblicazione=boston.com|giorno=31|mese=10|anno=2006|accesso=21 gennaio 2009}}</ref>
Come altri avvoltoi è un [[necrofagia|necrofago]], cioè si nutre principalmente di carcasse di animali morti, ed ha una dieta estremamente specializzata, nutrendosi in particolare delle [[osso|ossa]] e del [[midollo osseo]]. Un comportamento tipico è quello di lasciar cadere le ossa di carcasse da grandi altezze, per frantumarle e quindi nutrirsene.
== Descrizione ==
La struttura morfo-funzionale lo rende una specie molto caratteristica: pur essendo inserito nel gruppo degli avvoltoi, mostra caratteri tipici dei rapaci predatori che lo discostano dagli altri rappresentanti del gruppo a cui appartiene, avvicinandolo soltanto al [[Capovaccaio]] (''Neophron
Lo studio delle specie estinte e di quella attuale rivela comunque una progressiva [[evoluzione]] verso la necrofagia con perdita delle capacità [[predazione|predatorie]] e modificazione della struttura del [[becco]] (non più adatto a strappare la [[carne]]) e delle zampe (non più utilizzabili a scopo offensivo).
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Come il nome stesso suggerisce (dal greco ''gyps'' = avvoltoio e ''aetos'' = [[Aquila chrysaetos|aquila]]), il gipeto è collocabile, da un punto di vista morfologico, in una posizione intermedia fra l'aquila e l'avvoltoio. La specie ha, infatti, il corpo più snello e le [[Ala (zoologia)|ali]] più strette rispetto agli avvoltoi, con [[Piumaggio|piume]] timoniere e remiganti più lunghe. Osservandolo in volo presenta una silhouette più simile a quella di un grosso falcone che a quella di un avvoltoio.
=== Dimensioni
L'adulto può raggiungere una lunghezza di 110-115 [[centimetro|cm]] (la sola coda, a forma di cuneo, misura 42–44 cm), con un'apertura alare di 266–282 cm e con un peso di 5–7 [[chilogrammo|kg]].
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== Biologia ==
=== Riproduzione ===
Il gipeto è piuttosto longevo (20–25 anni in natura, fino a
Ogni coppia è [[monogamia|monogama]] ed occupa un territorio che può raggiungere anche i 300 [[chilometro quadrato|km<sup>2</sup>]] di estensione. Al suo interno possono essere presenti uno o più nidi, utilizzati alternativamente; la rotazione avviene probabilmente per evitare che un eventuale danno al nido (occupazione, crollo) comporti una mancata riproduzione della coppia.
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Dopo la schiusa i genitori rimangono al nido, alternandosi nella ricerca del cibo che viene portato ai piccoli con gli artigli. All'inizio i pulcini si cibano esclusivamente di [[carne]] e solo dopo 7-8 giorni ingeriscono le prime piccole [[osso|ossa]]. La permanenza degli adulti al nido diminuisce col passare del tempo.
Dopo l'[[involo]] i giovani rimangono per circa due settimane in una zona circostante il nido. Dopo un mese sono già in grado di compiere lunghi spostamenti e accompagnano in [[volo]] i genitori. Sul periodo di tempo necessario ai giovani per raggiungere la completa indipendenza vi sono opinioni diverse: Cramp e Simmons (1980) parlano di alcuni mesi mentre Brown (1990) definisce questo periodo in 5 mesi (in
=== Alimentazione ===
Il gipeto si ciba quasi esclusivamente di carcasse
L'ampia apertura della bocca, la parete dell'[[esofago]] indurita da [[cheratina]] e l'assenza di [[
Molte altre specie di rapaci, che non presentano questa caratteristica, sono costretti a rigettare le ossa delle loro prede producendo le cosiddette [[borra (biologia)|borre]].
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Conseguenza importante dell'essersi specializzato a nutrirsi in prevalenza di ossa è che il gipeto ha ridotto la [[competizione]] con gli altri necrofagi. Poiché un comportamento aggressivo verso gli altri animali non porterebbe alcun vantaggio, il gipeto presenta un atteggiamento rinunciatario anche nei confronti di commensali di dimensioni minori rispetto alle sue (gracchi e corvi): quando arriva su una carcassa tende ad essere molto cauto e all'arrivo di un altro animale (anche conspecifico) si allontana.
Oltre alle ossa, questo avvoltoio non disdegna il nutrirsi di [[Testudines|tartarughe]], delle quali rompe il guscio con la medesima tecnica utilizzata per spezzare le ossa. Secondo un aneddoto, fu proprio una tartaruga lasciata cadere dall'alto da un avvoltoio ad uccidere il poeta [[Eschilo]].<ref>Cfr. F. Mezzatesta, L. Dotti, ''Uccelli d'Europa, Nord Africa, Medio oriente e Accidentali'', Edagricole, Bologna 1999, pag. 60.</ref>
=== Volo ===
[[File:023 Wild Bearded Vulture Switzerland Pfyn-Finges Photo by Giles Laurent.jpg|alt=Gipeto in volo|miniatura|Gipeto in volo]]
[[File:Gipeto adulto in volo.jpg|miniatura|Adulto in volo]]
L'attività del gipeto, a differenza di altri avvoltoi o di altri rapaci, è evidente fin dalle prime ore del giorno; come altri veleggiatori ([[pelecaniformi|pellicani]] e [[ciconiiformi|cicogne]]) non utilizza solo le grandi masse di aria calda in ascesa (le "termiche"), ma anche le correnti dette "di pendio", provocate dalla [[deflessione (fisica)|deflessione]] del [[vento]] da parte di ostacoli, e le correnti "d'onda" che gli ostacoli provocano sottovento. È un ottimo volatore sia in spazi aperti ad elevate quote che a pochi metri dal suolo quando compie voli di perlustrazione alla ricerca di carcasse.
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== Distribuzione e habitat ==
[[File:GypaetusBarbatusIUCNver2018 2.png|thumb|upright=1.4|Cartina della diffusione del gipeto]]
La distribuzione geografica del gipeto è strettamente legata alle aree montane e in particolare alle [[montagna|montagne]] meridionali della Regione Paleartica (Europa, Nord Africa e Asia fino al [[Tibet]] e all'[[Himalaya]]) e alle montagne orientali e meridionali della Regione Afrotropicale (tutta l'Africa a sud del [[Deserto del Sahara|Sahara]]).
Nella zona euroasiatica l'areale segue l'andamento delle catene montuose alpino-himalayane e si estende dai [[Pirenei]], passando dalle montagne della [[Corsica]],<ref>{{Cita web|url=https://www.gypaete-corse.com/|lingua=fr|titolo=Il gipeto in Corsica}}</ref>
Negli ultimi anni alcune coppie di gipeti sono state introdotte nell'area protetta del parco dello Stelvio, ove si sono adattate perfettamente.
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Nonostante l'abbondanza di ungulati selvatici delle [[savana|savane]] africane, il gipeto non si è mai insediato in queste regioni pianeggianti in quanto predilige zone montane con poca copertura boschiva in cui siano presenti pareti di roccia adatte alla nidificazione.
Secondo una stima approssimativa si pensa che nel mondo siano presenti 50.000 individui
== Conservazione ==
[[File:Bartgeier Gypaetus barbatus front2 Richard Bartz.jpg|alt=Gipeto all'Alpenzoo di Innsbruck|miniatura|Gipeto all'Alpenzoo di Innsbruck]]
Estinto sulle [[Alpi]] dall'inizio del [[XX secolo]]<ref>L'ultimo esemplare sulle Alpi è stato ucciso il 29 ottobre 1913, in [[Val di Rhêmes]]: le sue spoglie tassidermizzate sono conservate presso il [[Museo regionale di scienze naturali della Valle d'Aosta|Museo di scienze naturali]] del [[Castello di Saint-Pierre]].</ref> a causa della false leggende che seguivano la sua figura, è ora presente con una popolazione autosufficiente e stabile, grazie ad un progetto europeo di reintroduzione che ha interessato molti Stati europei. Circa 150 individui sono stati liberati sulle Alpi negli ultimi venti anni secondo un programma di reinserimento che ha interessato Italia, Francia, Svizzera e Austria, e ora è presente una piccola popolazione stabile sull'arco alpino, con numerosi siti di nidificazione, anche in territorio italiano. Nel 2017 sono state stimate 46 coppie nidificanti in tutto l'arco alpino, per un totale di 208-251 individui.<ref>{{Cita web|url=http://www.gyp-monitoring.com/|titolo=International Bearded Vulture Monitoring
Al ritorno dell'avvoltoio barbuto il quotidiano francese [[Nice-Matin|Var-Matin]] dell'estate del 2023 dedica un'intera pagina ricordando che il Gypaetus barbatus, dopo trenta anni di difficoltà e di successi, riportati ampiamente nell'articolo, è di nuovo e pienamente installato nel [[Massiccio del Mercantour|Mercantour]]. Fu nel 1986 che iniziò il Programma internazionale per la reintroduzione del gipeto, allevato fino a quel momento in cattività, nel suo ambiente naturale.<ref>{{cita pubblicazione |nome= Antoine|cognome=Louchez |titolo =Retour du gypaète: 30 ans de galères et de succès |rivista=Var-Matin|anno=2023 |mese=samedi 1er juillet |p=15 |lingua= fr}}</ref>
=== Situazione in Italia ===
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Il 10 maggio 2011 è nato in Valsavarenche, nel [[Parco nazionale del Gran Paradiso]] in Valle d'Aosta, il gipeto 'Siel', primo esemplare venuto alla luce in natura sulle Alpi Occidentali italiane dal 1913, data dell'ultimo abbattimento.
<ref>{{collegamento interrotto|1=http://ansa.it/web/notizie/regioni/valledaosta/2011/05/10/visualizza_new.html_871787219.html |data=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> Dal 2017 il nido della Valsavarenche è ripreso da una webcam, installata dai guardaparco nell'ambito del progetto "GipetOnAir". Grazie a questo strumento è possibile seguire l'intero processo di riproduzione, dalla costruzione del nido, alla deposizione dell'uovo, alla schiusa e alla crescita del piccolo gipeto.<ref>{{Cita web|url=http://www.pngp.it/gipetonair|titolo=GipetOnAir|sito=Parco Nazionale Gran Paradiso|lingua=it|accesso=2019-10-29}}</ref>
Il 3 gennaio 2016 è stata avvistata una coppia a [[Macugnaga]], ai piedi del Monte Rosa, a circa 2500 metri di altitudine nei pressi del Faderhorn.<ref>{{Cita web|url = http://www.vcoazzurratv.it/notizie1/ultime-notizie-di/attualita/40195-il-gipeto-e-tornato-sul-monte-rosa-una-coppia-avvistata-il-3-gennaio.html|titolo = Il gipeto è tornato sul Monte Rosa. Una coppia avvistata il 3 gennaio|accesso = 12 gennaio 2016|sito = VCO Azzurra TV - tuttonotizie.info|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160815004906/http://www.vcoazzurratv.it/notizie1/ultime-notizie-di/attualita/40195-il-gipeto-e-tornato-sul-monte-rosa-una-coppia-avvistata-il-3-gennaio.html|dataarchivio = 15 agosto 2016}}</ref> Nel corso dell'estate 2015-2016 si sono ripetuti gli avvistamenti di due esemplari nella zona di Esino Lario (quest'ultimo dato sarebbe da verificare in quanto non è indicata la fonte
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* [http://www.parks.it/parco.alpi.marittime/gui.html#Infogipeto InfoGipeto]. Pubblicazione annuale del [[Parco naturale delle Alpi Marittime]] relativa al progetto di reintroduzione.
* [http://www.bormio3.it/parco_nazionale_dello_stelvio/gipeto.php Il Gipeto nel Parco dello Stelvio]. Immagini e notizie sul Gipeto nel Parco Nazionale dello Stelvio.
*[http://www.parcovalgrande.it/novdettaglio.php?id=63679
* {{fr}} [http://www.gypaete-barbu.com Gypaete barbù]. Sito della A.S.T.E.R.S. ('''A'''gir pour la '''S'''auvegarde des '''T'''erritoires et des '''E'''spèces '''R'''emarquables ou '''S'''ensibles).
* {{en}} [http://www.ornithologiki.gr/en/lib/engypbar.htm Bearded vulture]. Dal sito della [https://web.archive.org/web/20081225143515/http://www.ornithologiki.gr/en/enmain.htm Hellenic Ornithological Society].
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