Gypaetus barbatus: differenze tra le versioni

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{{Tassobox
|nome = Avvoltoio barbuto
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|statocons_ref = <ref name=IUCN>{{IUCN|summ=22695174|autore=BirdLife International 2013}}</ref>
|immagine = 010e Wild Bearded Vulture in flight at Pfyn-Finges (Switzerland) Photo by Giles Laurent.jpg
|immagine= Bartgeier Gypaetus barbatus front2 Richard Bartz.jpg
|didascalia = Esemplare di ''Gypaetus barbatus''
<!-- CLASSIFICAZIONE -->|dominio = [[Eukaryota]]
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L{{'}}'''avvoltoio barbuto''' (''Gypaetus barbatus'') è un [[Aves|uccello]] [[rapace]] della [[famiglia (tassonomia)|famiglia]] [[Accipitridae]], unica [[specie]] del [[genere (tassonomia)|genere]] '''''Gypaetus''''' {{zoo|[[Gottlieb Conrad Christian Storr|Storr]]|1784}}.<ref name=IOC>{{IOC|titolo=Family Accipitridae |url=http://www.worldbirdnames.org/bow/raptors/|accesso=12 luglio 2014}}</ref> Comunemente noto come '''gipeto''' o '''avvoltoio degli agnelli''', è l'[[avvoltoio]] di maggiori dimensioni tra quelli nidificanti in [[Europa]].
 
Tipicamente stanziale, nidifica sui dirupi in alta [[montagna]] nell'[[Europa meridionale]], in [[Africa]], in [[India]] ed in [[Tibet]], deponendo una o due [[Uovo (biologia)|uova]]. È stato reintrodotto con successo sulle [[Alpi]]<ref>https://www.altoadige.it/cronaca/il-gipeto-del-parco-dello-stelvio-si-chiama-tilly-scelto-il-nome-per-il-cucciolo-nato-a-marzo-1.4131070</ref>, ma continua ad essere uno dei più rari [[Aegypiinae|avvoltoi]] d'[[Europa]].<ref>{{Cita news|lingua=en|autore=Colin Nickerson |titolo=Mighty vulture back from near extinction|url=https://www.boston.com/news/world/europe/articles/2006/10/31/mighty_vulture_back_from_near_extinction/ |pubblicazione=boston.com|giorno=31|mese=10|anno=2006|accesso=21 gennaio 2009}}</ref>
 
Come altri avvoltoi è un [[necrofagia|necrofago]], cioè si nutre principalmente di carcasse di animali morti, ed ha una dieta estremamente specializzata, nutrendosi in particolare delle [[osso|ossa]] e del [[midollo osseo]]. Un comportamento tipico è quello di lasciar cadere le ossa di carcasse da grandi altezze, per frantumarle e quindi nutrirsene.
 
== Descrizione ==
La struttura morfo-funzionale lo rende una specie molto caratteristica: pur essendo inserito nel gruppo degli avvoltoi, mostra caratteri tipici dei rapaci predatori che lo discostano dagli altri rappresentanti del gruppo a cui appartiene, avvicinandolo soltanto al [[Capovaccaio]] (''Neophron pernopteruspercnopterus''). Differisce, ad esempio, dagli altri avvoltoi per i suoi [[artigli]], ancora adatti al trasporto della preda (come i rapaci) e non specializzati per la [[necrofagia]], come ad esempio quelli del Grifone (''[[Gyps fulvus]]'').
 
Lo studio delle specie estinte e di quella attuale rivela comunque una progressiva [[evoluzione]] verso la necrofagia con perdita delle capacità [[predazione|predatorie]] e modificazione della struttura del [[becco]] (non più adatto a strappare la [[carne]]) e delle zampe (non più utilizzabili a scopo offensivo).
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Dopo la schiusa i genitori rimangono al nido, alternandosi nella ricerca del cibo che viene portato ai piccoli con gli artigli. All'inizio i pulcini si cibano esclusivamente di [[carne]] e solo dopo 7-8 giorni ingeriscono le prime piccole [[osso|ossa]]. La permanenza degli adulti al nido diminuisce col passare del tempo.
 
Dopo l'[[involo]] i giovani rimangono per circa due settimane in una zona circostante il nido. Dopo un mese sono già in grado di compiere lunghi spostamenti e accompagnano in [[volo]] i genitori. Sul periodo di tempo necessario ai giovani per raggiungere la completa indipendenza vi sono opinioni diverse: Cramp e Simmons (1980) parlano di alcuni mesi mentre Brown (1990) definisce questo periodo in 5 mesi (in Sud AfricaSudafrica). È stato comunque dimostrato che tale periodo non è determinante ai fini della sopravvivenza dei giovani; infatti, anche in assenza dei genitori, essi si dimostrano in grado di procurarsi il cibo autonomamente.
 
=== Alimentazione ===
Il gipeto si ciba quasi esclusivamente di carcasse di animali, di cui utilizza in particolare le ossa (circa il 90% della [[dieta (alimentazione)|dieta]]).
 
L'ampia apertura della bocca, la parete dell'[[esofago]] indurita da [[cheratina]] e l'assenza di [[Gozzo (anatomia)|gozzo]], permettono all'animale di inghiottire ossa anche di 20–30&nbsp;cm di lunghezza. Il gipeto è inoltre dotato di [[succo gastrico|succhi gastrici]] altamente [[acido|acidi]], in grado di sciogliere i [[sali minerali]] contenuti nelle ossa.
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Conseguenza importante dell'essersi specializzato a nutrirsi in prevalenza di ossa è che il gipeto ha ridotto la [[competizione]] con gli altri necrofagi. Poiché un comportamento aggressivo verso gli altri animali non porterebbe alcun vantaggio, il gipeto presenta un atteggiamento rinunciatario anche nei confronti di commensali di dimensioni minori rispetto alle sue (gracchi e corvi): quando arriva su una carcassa tende ad essere molto cauto e all'arrivo di un altro animale (anche conspecifico) si allontana.
 
Oltre alle ossa, questo avvoltoio non disdegna il nutrirsi di [[Testudines|tartarughe]], delle quali rompe il guscio con la medesima tecnica utilizzata per spezzare le ossa. Secondo un aneddoto, fu proprio una tartaruga lasciata cadere dall'alto da un avvoltoio ad uccidere il poeta [[Eschilo]].<ref>Cfr. F. Mezzatesta, L. Dotti, ''Uccelli d'Europa, Nord Africa, Medio oriente e Accidentali'', Edagricole, Bologna 1999, pag. 60.</ref>
 
=== Volo ===
[[File:023 Wild Bearded Vulture Switzerland Pfyn-Finges Photo by Giles Laurent.jpg|alt=Gipeto in volo|miniatura|Gipeto in volo]]
[[File:Gipeto adulto in volo.jpg|miniatura|Adulto in volo]]
L'attività del gipeto, a differenza di altri avvoltoi o di altri rapaci, è evidente fin dalle prime ore del giorno; come altri veleggiatori ([[pelecaniformi|pellicani]] e [[ciconiiformi|cicogne]]) non utilizza solo le grandi masse di aria calda in ascesa (le "termiche"), ma anche le correnti dette "di pendio", provocate dalla [[deflessione (fisica)|deflessione]] del [[vento]] da parte di ostacoli, e le correnti "d'onda" che gli ostacoli provocano sottovento. È un ottimo volatore sia in spazi aperti ad elevate quote che a pochi metri dal suolo quando compie voli di perlustrazione alla ricerca di carcasse.
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== Distribuzione e habitat ==
[[File:GypaetusBarbatusIUCNver2018 2.png|thumb|upright=1.4|Cartina della diffusione del gipeto]]
La distribuzione geografica del gipeto è strettamente legata alle aree montane e in particolare alle [[montagna|montagne]] meridionali della Regione Paleartica (Europa, Nord Africa e Asia fino al [[Tibet]] e all'[[Himalaya]]) e alle montagne orientali e meridionali della Regione Afrotropicale (tutta l'Africa a sud del [[Deserto del Sahara|Sahara]]).
 
Nella zona euroasiatica l'areale segue l'andamento delle catene montuose alpino-himalayane e si estende dai [[Pirenei]], passando dalle montagne della [[Corsica]],<ref>{{Cita web|url=https://www.gypaete-corse.com/|lingua=fr|titolo=Il gipeto in Corsica}}</ref> attraverso [[Alpi]], [[Carpazi]] e [[Caucaso]], fino al [[Karakorum]]; il limite settentrionale è rappresentato dalle [[Alpi svizzere]] e [[Alpi austriache|austriache]] e dai [[monti Altai]] in [[Mongolia]].
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Nonostante l'abbondanza di ungulati selvatici delle [[savana|savane]] africane, il gipeto non si è mai insediato in queste regioni pianeggianti in quanto predilige zone montane con poca copertura boschiva in cui siano presenti pareti di roccia adatte alla nidificazione.
Secondo una stima approssimativa si pensa che nel mondo siano presenti 50.000 individui. In Europa si è estinto, come specie nidificante, in tutto l'arco alpino e in vaste aree dei Carpazi, dei [[Monti Balcani|Balcani]] e dei Pirenei. Le poche aree di nidificazione ancora presenti nel vecchio continente sono comprese tra i 1000 e i 2000 m di quota; in Asia, invece, la specie può nidificare ad oltre 4000 m.
 
== Conservazione ==
[[File:Bartgeier Gypaetus barbatus front2 Richard Bartz.jpg|alt=Gipeto all'Alpenzoo di Innsbruck|miniatura|Gipeto all'Alpenzoo di Innsbruck]]
Estinto sulle [[Alpi]] dall'inizio del [[XX secolo]]<ref>L'ultimo esemplare sulle Alpi è stato ucciso il 29 ottobre 1913, in [[Val di Rhêmes]]: le sue spoglie tassidermizzate sono conservate presso il [[Museo regionale di scienze naturali della Valle d'Aosta|Museo di scienze naturali]] del [[Castello di Saint-Pierre]].</ref> a causa della false leggende che seguivano la sua figura, è ora presente con una popolazione autosufficiente e stabile, grazie ad un progetto europeo di reintroduzione che ha interessato molti Stati europei. Circa 150 individui sono stati liberati sulle Alpi negli ultimi venti anni secondo un programma di reinserimento che ha interessato Italia, Francia, Svizzera e Austria, e ora è presente una piccola popolazione stabile sull'arco alpino, con numerosi siti di nidificazione, anche in territorio italiano. Nel 2017 sono state stimate 46 coppie nidificanti in tutto l'arco alpino, per un totale di 208-251 individui.<ref>{{Cita web|url=http://www.gyp-monitoring.com/|titolo=International Bearded Vulture Monitoring|accesso=2019-07-13}}</ref>
 
Al ritorno dell'avvoltoio barbuto il quotidiano francese [[Nice-Matin|Var-Matin]] dell'estate del 2023 dedica un'intera pagina ricordando che il Gypaetus barbatus, dopo trenta anni di difficoltà e di successi, riportati ampiamente nell'articolo, è di nuovo e pienamente installato nel [[Massiccio del Mercantour|Mercantour]]. Fu nel 1986 che iniziò il Programma internazionale per la reintroduzione del gipeto, allevato fino a quel momento in cattività, nel suo ambiente naturale.<ref>{{cita pubblicazione |nome= Antoine|cognome=Louchez |titolo =Retour du gypaète: 30 ans de galères et de succès |rivista=Var-Matin|anno=2023 |mese=samedi 1er juillet |p=15 |lingua= fr}}</ref>
 
=== Situazione in Italia ===