Guerra d'Italia del 1521-1526: differenze tra le versioni
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|Schieramento1={{simbolo|Bannière de France style 1500.svg}} [[Francia nell'età moderna|Regno di Francia]]<br /> {{simbolo|Bandera_Navarra.svg}} [[Regno di Navarra]]<br />{{REP-VEN}}
|Schieramento2={{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} [[Sacro Romano Impero]]<br />{{simbolo|Flag of Cross of Burgundy.svg}} [[Spagna degli Asburgo|Spagna]]<br />{{Bandiera|ENG}} [[Regno d'Inghilterra]]<br />{{simbolo|Coat of arms of the House of Gonzaga (1433).svg}} [[Marchesato di Mantova]]<br />{{simbolo|Emblem of the Papacy SE.svg|18}} [[Stato Pontificio]]
|Comandante1={{simbolo|Blason comte fr Angouleme (Valois).svg}} [[Francesco I di Francia|Francesco I]]<br />{{simbolo|Blason comte fr Angouleme (Valois).svg}} [[Odet de Foix]]<br />{{simbolo|Blason comte fr Angouleme (Valois).svg}} [[Guillaume Gouffier de Bonnivet]]†<br />{{simbolo|Blason comte fr Angouleme (Valois).svg}}[[Pierre Terrail de Bayard]]†<br /> {{simbolo|Blason comte fr Angouleme (Valois).svg}} [[Robert de la Marck]]<br /> {{simbolo|Blason comte fr Angouleme (Valois).svg}} [[
|Comandante2={{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} {{simbolo|Flag of Cross of Burgundy.svg}} [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]]<br />{{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} {{simbolo|Flag of Cross of Burgundy.svg}} [[Carlo di Lannoy]]<br />{{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} {{simbolo|Flag of Cross of Burgundy.svg}} [[Fernando Francesco d'Avalos|Fernando d'Avalos]]<br />{{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} {{simbolo|Flag of Cross of Burgundy.svg}} [[Ferrante I Gonzaga]]<br />{{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} {{simbolo|Flag of Cross of Burgundy.svg}} [[Carlo III di Borbone-Montpensier|Carlo III di Borbone]]<br /> {{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} [[Franz von Sickingen]]<br /> {{simbolo|Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg}} [[Georg von Frundsberg]]<br /> {{Bandiera|ENG}} [[Charles Brandon, I duca di Suffolk|Duca di Suffolk]]<br />{{simbolo|Coat of arms of the House of Gonzaga (1433).svg}} [[Federico II Gonzaga]]<br />{{simbolo|Emblem of the Papacy SE.svg|18}} [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]]
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La '''guerra d'Italia del 1521-1526''', nota anche come '''guerra dei quattro anni''',<ref group=N>Il nome si riferisce al periodo di tempo trascorso fra l'inizio delle ostilità nel 1521 e la battaglia di Pavia del 1525, anche se la guerra formalmente non cessò che nel 1526.</ref> fu parte delle [[Guerre d'Italia del XVI secolo|guerre d'Italia]]. La guerra vide il [[Regno di Francia|re di Francia]] [[Francesco I di Francia|Francesco I]] e la [[Repubblica di Venezia]] affrontare una coalizione costituita dal [[Sacro Romano Impero]] di [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]], il [[Regno d'Inghilterra]] di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] e lo [[Stato Pontificio]]. Il conflitto fu causato dall'animosità scaturita dall'elezione di Carlo come imperatore nel 1519-1520 e dalla necessità di [[papa Leone X]] di allearsi con Carlo contro [[Martin Lutero]].
La guerra scoppiò in tutta l'[[Europa occidentale]] alla fine del 1521, quando una spedizione francese tentò la riconquista del [[Regno di Navarra]] mentre un'armata francese invadeva i [[Paesi Bassi (regione storica)|Paesi Bassi]]. Truppe spagnole ricacciarono i francesi verso i [[Pirenei]] e le altre forze imperiali attaccarono il
Nel 1525 Francesco stesso condusse un secondo attacco su [[Milano]] che, anche se inizialmente fece indietreggiare le forze spagnole e imperiali, si concluse con
== Preludio ==
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Nel mese di dicembre la Francia iniziò a pianificare la guerra. Francesco non voleva attaccare apertamente Carlo perché Enrico aveva annunciato la sua intenzione di intervenire contro il primo che avesse infranto la precaria pace. Piuttosto, offrì un sostegno più nascosto alle incursioni in territorio imperiale e spagnolo. Un attacco venne effettuato sulla [[Mosa (fiume)|Mosa]], sotto la guida di [[Robert de la Marck]]. Contemporaneamente un'armata franco-navarrese avanzò attraverso la [[Regno di Navarra|Navarra]] dopo la riconquista di [[Saint-Jean-Pied-de-Port]].<ref>{{cita|Monreal e Jimeno, 2012|p. 67}}.</ref> La spedizione venne nominalmente guidata dal diciottenne re di Navarra [[Enrico II di Navarra|Enrico d'Albret]] il cui regno era stato invaso da [[Ferdinando II d'Aragona]] nel 1512, ma effettivamente guidata da [[André de Foix]] e finanziata e armata dai francesi.<ref name="ReferenceA">{{cita|Blockmans, 2002|pp. 51-52}}.</ref><ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 229-230}}.</ref> I disegni francesi si dimostrarono rapidamente imperfetti visto che l'intervento di [[Enrico III di Nassau-Breda|Enrico di Nassau]] respinse l'offensiva della Mosa, e sebbene de Foix inizialmente fosse riuscito a [[Battaglia di Pamplona|conquistare Pamplona]], fu cacciato dalla Navarra dopo essere stato sconfitto alla [[battaglia di Noáin]] il 30 giugno 1521.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|p. 230}}.</ref><ref>{{cita|Oman, 1937|pp. 173-174}}.</ref>
Carlo, nel frattempo, era preoccupato per le idee di [[Martin Lutero]], con il quale si era confrontato alla [[Dieta di Worms (1521)
== Mosse iniziali ==
In giugno l'esercito imperiale, al comando di [[Enrico III di Nassau-Breda|Enrico di Nassau]], invase il
[[File:Battles in Lombardy (1521-25).png|thumb|upright=1.4|Battaglie in Lombardia (1521–25). Indicati i combattimenti a [[battaglia della Bicocca|Bicocca]], [[Battaglia di Romagnano (1524)|Sesia]] e [[battaglia di Pavia (1525)|Pavia]]]]
Da novembre 1521 la situazione dei francesi andò deteriorandosi considerevolmente. Il 10, i francesi si erano ritirati a Milano. Carlo, Enrico VIII e il papa firmarono un'alleanza contro Francesco il 28 novembre. Precedentemente, a [[Odet de Foix]], governatore francese di [[Milano]], era stato affidato il compito di resistere alle forze imperiali e papali guidate da [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]], ma il 19 novembre fu costretto a lasciare Milano, uscendo da [[Porta Garibaldi (Milano)|Porta Comasina]] e a ritirarsi in una zona facilmente difendibile nei pressi di [[Monza]], lungo il fiume [[Adda]], mentre gli imperiali erano riusciti
== La Francia in difficoltà ==
La sconfitta di Odet portò l'Inghilterra a entrare apertamente nel conflitto. Alla fine di maggio 1522 l'ambasciatore inglese si presentò a Francesco con un ultimatum enumerando tutte le accuse contro la Francia, in particolare quella di sostenere il [[Giovanni Stewart (1481-1536)|duca di Albany]] in [[Scozia]], ma il re negò ogni addebito.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 256-257}}.</ref> Enrico VIII e Carlo V firmarono il [[Trattato di Windsor (1522)|trattato di Windsor]] il 16 giugno 1522.
Nel mese di luglio gli inglesi attaccarono la [[Bretagna]] e la [[Piccardia]] da [[Calais]]. Francesco non fu in grado di raccogliere fondi per contrapporre una resistenza significativa e i soldati inglesi bruciarono e saccheggiarono le campagne.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 254-255, 257}}.</ref>
[[File:Charles III, Duke of Bourbon.jpg|left|thumb|upright|Ritratto immaginario di Carlo III di Borbone, di [[Bernard Gaillot]] (1835). Carlo di Borbone tradì Francesco alleandosi con Carlo V]]▼
▲[[File:Charles III, Duke of Bourbon.jpg|left|thumb|upright|Ritratto immaginario di Carlo III di Borbone, di [[Bernard Gaillot]] (1835). Carlo di Borbone tradì Francesco alleandosi con Carlo V.]]
Francesco escogitò diversi metodi per raccogliere fondi ma si concentrò su una causa contro Carlo III di Borbone. Il duca di Borbone aveva ricevuto la maggior parte dei suoi possedimenti attraverso il matrimonio con [[Susanna di Borbone]], che era morta poco prima dell'inizio della guerra. [[Luisa di Savoia]], cugina di Susanna e madre del re, insistette sul fatto che i territori in questione dovessero passare a lei a causa della sua più stretta parentela con la defunta. Francesco era sicuro che il sequestro delle terre contese avrebbe migliorato la propria posizione finanziaria in maniera sufficiente per continuare la guerra e cominciò a confiscare alcune porzioni di esse in nome di Luisa. Il Borbone, irritato da questo trattamento e sempre più isolato a corte, cominciò a fare aperture verso Carlo V tradendo il re francese.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 260-261}}.</ref><ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 41-43}}.</ref>▼
▲[[Francesco I di Francia|Francesco]] escogitò diversi metodi per raccogliere fondi ma si concentrò su una causa contro Carlo III di Borbone. Il duca di Borbone aveva ricevuto la maggior parte dei suoi possedimenti attraverso il matrimonio con [[Susanna di Borbone]], che era morta poco prima dell'inizio della guerra. [[Luisa di Savoia]], cugina di Susanna e madre del re, insistette sul fatto che i territori in questione dovessero passare a lei a causa della sua più stretta parentela con la defunta. Francesco era sicuro che il sequestro delle terre contese avrebbe migliorato la propria posizione finanziaria in maniera sufficiente per continuare la guerra e cominciò a confiscare alcune porzioni di esse in nome di Luisa. Il Borbone, irritato da questo trattamento e sempre più isolato a corte, cominciò a fare aperture verso [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] tradendo il re francese.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 260-261}}.</ref><ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 41-43}}.</ref>
Nel 1523, la situazione francese crollò in maniera sostanziale. La morte del [[Dogi della Repubblica di Venezia|Doge di Venezia]] [[Antonio Grimani]] portò [[Andrea Gritti]], un veterano della [[guerra della Lega di Cambrai]], al potere a Venezia. Egli iniziò rapidamente i negoziati con l'imperatore e il 29 luglio concluse il trattato di Worms, che tolse la Repubblica di Venezia dalla guerra.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 176-186}}.</ref><ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 439}}.</ref> Carlo di Borbone continuò la sua schermaglia con Carlo V, offrendo l'inizio di una ribellione contro Francesco in cambio di denaro e di truppe tedesche. Quando Francesco, che era a conoscenza del complotto, lo chiamò a [[Lione]] nel mese di ottobre, finse una malattia e fuggì a [[città libera e imperiale di Besançon|Besançon]]. Infuriato, Francesco ordinò la cattura e l'esecuzione dei suoi collaboratori ma il duca stesso, dopo aver respinto una offerta finale di riconciliazione, entrò apertamente al servizio dell'imperatore.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 265-273}}.</ref>▼
▲Nel [[1523]], la situazione francese crollò in maniera sostanziale. La morte del [[Dogi della Repubblica di Venezia|Doge di Venezia]] [[Antonio Grimani]] portò [[Andrea Gritti]], un veterano della [[guerra della Lega di Cambrai]], al potere a Venezia. Egli iniziò rapidamente i negoziati con l'imperatore e il 29 luglio concluse il trattato di Worms, che tolse la Repubblica di Venezia dalla guerra.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 176-186}}.</ref><ref>{{cita|Norwich, 1989|p. 439}}.</ref> Carlo di Borbone continuò la sua schermaglia con Carlo V, offrendo l'inizio di una ribellione contro Francesco in cambio di denaro e di truppe tedesche. Quando [[Francesco I di Francia|Francesco]], che era a conoscenza del complotto, lo chiamò a [[Lione]] nel mese di ottobre, finse una malattia e fuggì a [[città libera e imperiale di Besançon|Besançon]]. Infuriato, Francesco ordinò la cattura e l'esecuzione dei suoi collaboratori ma il duca stesso, dopo aver respinto
Carlo V invase quindi il sud della Francia dai [[Pirenei]]. Odet difese con successo [[Bayonne]] contro gli spagnoli, ma Carlo riuscì a riprendersi [[Hondarribia|Fuenterrabia]] nel febbraio 1524.<ref>{{cita|Blockmans, 2002|p. 45}}.</ref> Il 18 settembre 1523, nel frattempo, un'enorme forza armata inglese sotto il comando del [[Charles Brandon, I duca di Suffolk|duca di Suffolk]] avanzava in territorio francese da Calais in combinazione con una forza fiammingo-imperiale. I francesi, dispersi dall'attacco imperiale, non furono in grado di resistere e Suffolk avanzò presto oltre il [[Somme (fiume)|fiume Somme]], devastando le campagne e fermandosi a soli 80 chilometri da [[Parigi]].<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 265-276}}.</ref> Quando Carlo non riuscì a sostenere l'offensiva inglese, Suffolk non si sentì di rischiare un attacco alla capitale, allontanandosi da Parigi il 30 ottobre e tornando a Calais verso metà dicembre.<ref>{{cita|Gunn, 1986|pp. 631-633}}.</ref>▼
▲Carlo V invase quindi il
[[File:Guillaume Gouffier, Seigneur de Bonnivet.jpg|thumb|upright|[[Guillaume Gouffier de Bonnivet]], disegno di [[Jean Clouet]] (c. 1516). Bonnivet comandò diverse armate francesi durante tutto il periodo della guerra]]▼
▲[[File:Guillaume Gouffier, Seigneur de Bonnivet.jpg|thumb|upright|[[Guillaume Gouffier de Bonnivet]], disegno di [[Jean Clouet]] (c. 1516). Bonnivet comandò diverse armate francesi durante tutto il periodo della guerra.]]
Francesco volse ora la sua attenzione alla Lombardia. Nell'ottobre 1523, un'armata francese di {{formatnum:18000}} uomini, al comando di Bonnivet, avanzò attraverso il [[Piemonte]] verso [[Novara]], dove raggiunse una forza similare di mercenari svizzeri. Prospero Colonna, che aveva soltanto {{formatnum:9000}} uomini, si ritirò verso Milano.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|p. 44}}.</ref> Bonnivet, tuttavia, sopravvalutata la forza delle truppe imperiali, preferì ritirarsi negli acquartieramenti invernali piuttosto che attaccare la città, così i comandanti imperiali furono in grado di radunare {{formatnum:15000}} lanzichenecchi e una grande forza sotto il comando del duca di Borbone entro il 28 dicembre, quando [[Carlo di Lannoy]] sostituì Colonna morente.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 44-45}}.</ref> Molti degli svizzeri abbandonarono i francesi e Bonnivet fu costretto a ripiegare. I francesi, sconfitti alla [[Battaglia di Romagnano (1524)|battaglia del Sesia]], dove Bayard cadde mentre comandava la retroguardia francese, dimostrarono, ancora una volta, la potenza degli archibugieri contro le truppe tradizionali; l'armata francese si ritirò al di là delle [[Alpi]] allo sbando.<ref name="ReferenceC">{{Cita|Hackett, 1937|pp. 281-282}}.</ref><ref name="Konstam">{{Cita|Konstam, 2016|p. 45}}.</ref><ref>{{cita|Taylor, 1973|pp. 53-54}}.</ref>
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A metà ottobre 1524 lo stesso Francesco attraversò le Alpi e avanzò verso Milano alla testa di un esercito di oltre {{formatnum:40000}} uomini, ma Borbone e d'Avalos, le cui truppe non avevano ancora recuperato le forze dopo la campagna di Provenza, non furono in grado di offrire una seria resistenza.<ref name="Konstam4647" /><ref>{{Cita|Hackett, 1937|p. 285}}.</ref> Le armate francesi si divisero in diverse colonne frustrando i tentativi imperiali di bloccare la loro avanzata, ma Francesco non riuscì a portare il corpo principale delle truppe imperiali in battaglia. Tuttavia, [[Carlo di Lannoy]], che aveva concentrato circa {{formatnum:16000}} uomini per resistere ai {{formatnum:33000}} delle truppe francesi di Milano, decise che la città non poteva essere difesa e si ritirò a [[Lodi]] il 26 ottobre.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 50-55}}.</ref> Entrato a Milano e messo [[Louis de la Trémoille]] come governatore, Francesco (sotto la spinta di Bonnivet e contro il parere degli altri suoi comandanti di alto livello, che preferivano un più vigoroso inseguimento alla ritirata di Lannoy) avanzò su [[Pavia]], dove [[Antonio de Leyva]] era rimasto con una piccola guarnigione imperiale.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 55-56}}.</ref>
[[File:Pavia campaign (1524-25).png|upright=1.2|left|thumb|L'avanzata francese in Lombardia nella campagna di Pavia del 1524–25. I movimenti delle truppe francesi sono indicati in blu e quelli imperiali in rosso.]]
Il grosso delle truppe francesi arrivò a [[Pavia]] negli ultimi giorni di ottobre 1524. Entro il 2 novembre Montmorency aveva attraversato il [[Ticino (fiume)|fiume Ticino]] e investito la città da sud, completando il suo accerchiamento. Dentro c'erano circa {{formatnum:9000}} uomini, principalmente mercenari, che Antonio de Leyva era in grado di pagare solo fondendo gli arredi sacri delle chiese.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 36, 56-57}}.</ref> Seguì un periodo di schermaglie, bombardamenti di artiglieria, e diverse brecce erano state create nelle mura alla metà di novembre. Il 21 novembre, Francesco tentò un assalto alla città attraverso due delle brecce, ma fu ricacciato indietro con gravi perdite; ostacolato dalla pioggia e dalla mancanza di polvere da sparo, il francese decise di attendere che i difensori morissero di fame.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 60-64}}.</ref>
Ai primi di dicembre, una forza spagnola comandata da [[Ugo di Moncada]] sbarcò vicino a [[Genova]] con l'intenzione di interferire in un conflitto tra pro-Valois e le fazioni filo-asburgiche della città. Francesco inviò una grossa forza sotto il comando di [[Michele Antonio di Saluzzo]] per intercettarla. Di fronte ai più numerosi francesi e lasciate senza supporto navale per l'arrivo di una flotta pro-Valois comandata da [[Andrea Doria]], le truppe spagnole si arresero.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 65-66}}.</ref> Francesco firmò un accordo segreto con [[papa Clemente VII]], che aveva deciso di non supportare Carlo V in cambio dell'assistenza di Francesco nella conquista di Napoli. Contro il consiglio dei suoi comandanti anziani, Francesco decise di distaccare parte delle sue forze, sotto il comando
[[File:Battle of Pavia.jpg|upright=1.4|thumb|Parte dell{{'}}''Arazzo di Pavia'', tessuto su disegno di [[Bernard van Orley]] (c. 1531)]]
Nel gennaio 1525 Lannoy ottenne rinforzi con l'arrivo di [[Georg von Frundsberg]] con {{formatnum:8000}}-{{formatnum:9000}} lanzichenecchi che calarono lungo la [[valle dell'Adige]] e rinnovò l'offensiva.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 169}}.</ref> D'Avalos catturò l'avamposto francese a [[Sant'Angelo Lodigiano|Sant'Angelo]], tagliando le linee di comunicazione tra [[Pavia]] e [[Milano]], mentre una colonna separata di lanzichenecchi avanzava su [[Belgioioso]] e, pur essendo brevemente fatta arretrare da un raid condotto da Medici e Bonnivet, occupò la città.<ref>{{cita|Blockmans, 2002|p.
[[File:Musei civici pavia10.jpg|miniatura|Lastra tombale di Eitel Friedrich III, conte di Hohenzollern, capitano dei [[lanzichenecchi]] e morto nella [[Battaglia di Pavia (1525)|battaglia,]] dalla [[Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro|basilica di San Pietro in Ciel d’Oro]], [[Pavia]], [[Musei civici di Pavia|musei Civici]]
Nelle prime ore del mattino del 24 febbraio 1525, i guastatori imperiali aprirono delle brecce nelle mura del [[parco Visconteo]] consentendo alle forze di Lannoy di entrare nel [[Parco Visconteo|parco]]. Allo stesso tempo Leyva uscì da [[Pavia]] con ciò che rimaneva della guarnigione. Nella successive quattro ore della [[Battaglia di Pavia (1525)|battaglia]], la cavalleria pesante francese, che si era dimostrata così efficace contro gli svizzeri a [[Battaglia di Marignano|Marignano]] dieci anni prima, nascondendo la propria artiglieria da una rapida avanzata, venne circondata e frammentata dai lanzichenecchi e dagli archibugieri spagnoli (i celebri ''[[tercio]]s'') di d'Avalos. Nel frattempo, una serie di prolungati scontri di fanteria portò alla disfatta della fanteria svizzera e francese. I francesi subirono perdite enormi, la maggior parte delle loro forze. Bonnivet, [[Jacques de La Palice]], [[Louis de la Trémoille|La Trémoille]] e [[Richard de la Pole]] vennero uccisi, mentre [[
== Francesco I prigioniero ==
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[[File:Pizzighettone Torre Francesco 001.jpg|thumb|La rocca di Pizzighettone, dove Francesco I fu imprigionato da [[Carlo di Lannoy]]]]
===Pizzighettone===
Dopo Pavia, il destino del re di Francia, imprigionato nella rocca di Pizzighettone, e della Francia stessa divennero oggetto di furiose manovre diplomatiche: Carlo V, in mancanza di fondi per pagare la guerra, decise di rinunciare al matrimonio con la [[Dinastia Tudor|Casa dei Tudor]] che aveva promesso a Enrico VIII e cercò invece di sposare [[Isabella d'Aviz (1503-1539)|Isabella del Portogallo]], che avrebbe portato con sé una dote più consistente. Il duca di Borbone, nel frattempo, discuteva con Enrico di invadere e partizionare la Francia, e allo stesso tempo incoraggiava d'Avalos a prendere Napoli e a dichiararsi
Il [[trattato di Roma (1525)]], stipulato il primo aprile tra l'inviato di [[Carlo di Lannoy]]
[[Francesco Guicciardini]] così descrive il trattato:
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Francesco, convinto che avrebbe riconquistato la sua libertà se avesse potuto avere un'udienza personale con Carlo, fece pressioni su d'Avalos e Lannoy, che avevano intenzione di portare il re nel [[Maschio Angioino|Castel Nuovo]] a [[Napoli]], di mandarlo invece in Spagna. Preoccupati per gli intrighi del duca di Borbone, accettarono di portare Francesco a [[Barcellona]] il 12 giugno.<ref group=N>Guicciardini osserva che non "sa se [Francesco credeva questo] perché misurava gli uomini con la sua stessa natura, o perché gli uomini facilmente si illudono quando sono coinvolti i propri desideri". In {{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 306-308}}.</ref><ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 315-316}}.</ref>
Francesco venne inizialmente tenuto in una villa a [[Benisanó]], nei pressi di [[Valencia]], ma Carlo, esortato a negoziare un accordo da Montmorency e Lannoy, che suggerirono che gli italiani si sarebbero presto rivelati infedeli alla loro alleanza imperiale, ordinò di portarlo a [[Madrid]] e imprigionarlo nella cittadella.<ref>{{cita|Knecht, 1994|p. 242}}.</ref> Tuttavia, Carlo rifiutò categoricamente di ricevere Francesco personalmente fino a quando quest'ultimo non avesse accettato un accordo.<ref name="Guicciardini">{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 308-309}}..</ref> Nel frattempo, [[Enrico II di Navarra]], che aveva combattuto a fianco di Francesco a Pavia e anch'egli imprigionato a Madrid, riuscì a evadere. La lotta per la conquista del [[Regno di Navarra]] continuò, con Carlo che riuscì a occupare le frange meridionali della [[Bassa Navarra]] ed Enrico che ne rimase lontano.<ref>{{cita|Urzainqui, 2013|p. 21}}.</ref>
Carlo chiese non solo la resa della Lombardia, ma anche della Borgogna e della Provenza, costringendo così Francesco a sostenere che la legge francese gli impediva di cedere tutte le terre possedute dalla corona senza l'approvazione del [[Parlamento]], che non sarebbe stata imminente. Le richieste imperiali vennero consegnate a Francesco da Büren, ciambellano dell'imperatore, quando era ancora imprigionato nella fortezza di [[Pizzighettone]] dopo la battaglia di Pavia; Carlo aveva inizialmente previsto che il Borbone gli avrebbe dato una Provenza indipendente come ricompensa per i suoi servizi.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 305-307}}.</ref>
[[File:Charles V visits François Ier after the Battle of Pavia.jpg|left|thumb|''Carlo V visita Francesco
In settembre Francesco si ammalò gravemente e sua sorella, [[Margherita d'Angoulême|Margherita di Navarra]], lasciò Parigi per raggiungerlo in Spagna.<ref name="Guicciardini" /><ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 319-322}}.</ref> I medici imperiali, esaminando il re, credettero che la sua malattia fosse stata causata dal suo dolore per non essere ricevuto dall'imperatore ed esortarono Carlo a fargli visita. Carlo, contro il parere del suo Gran Cancelliere, [[Mercurino Arborio di Gattinara|Mercurino Gattinara]], il quale sosteneva che vedere Francesco sul letto di morte era motivato da preoccupazioni mercantili, piuttosto che da compassione, ed era quindi indegno dell'imperatore, acconsentì, e Francesco presto recuperò la sua salute.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 314-315}}.</ref> Un tentativo di fuga si rivelò infruttuoso ed ebbe come conseguenza solo che Margherita venisse rispedita in Francia.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 323-324}}.</ref>
[[File:Frontiers of France (1521).jpg|thumb|Frontiere definitive della Francia dopo la [[pace di Cateau-Cambrésis]] del 1559. Nonostante più di tre decenni di ulteriore guerra, i francesi non riuscirono a riguadagnare alcuno dei loro ex possedimenti in Lombardia.]]
All'inizio del 1526, Carlo ricevette delle richieste da Venezia e dal papa per restaurare [[Francesco II Sforza]] sul trono del [[Ducato di Milano]], ed era diventato ansioso di raggiungere un accordo con i francesi prima dell'inizio di un'altra guerra. Francesco, dopo aver richiesto senza alcun risultato di mantenere la Borgogna, era pronto ad arrendersi per ottenere la sua liberazione.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 347-350}}.</ref> Il 14 gennaio 1526 Carlo e Francesco si accordarono con il trattato di Madrid con il quale il re francese rinunciava alle sue pretese sull'Italia, [[Fiandre]] e [[Artois]], cedendo la [[Ducato di Borgogna|Borgogna]] a Carlo, accettando di inviare due suoi figli in ostaggio presso la corte spagnola, e con la promessa di sposare la sorella di Carlo, [[Eleonora d'Asburgo|Eleonora]] restituendo al duca di Borbone i territori che gli erano stati confiscati.<ref>{{cita|Blockmans, 2002|pp. 60, 68}}.</ref><ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 348-353}}.</ref><ref>{{cita|Oman, 1937|p. 211}}.</ref> Francesco, che deteneva il titolo di [[Maestà cristianissima]], accettò anche di convincere Enrico VIII a rinunciare al trono di Navarra a favore di Carlo, "al fine di sradicare gli errori della setta luterana e del resto delle sette condannate".<ref group=N>L'accordo ribadì inoltre la necessità di distruggere "gli infedeli". In {{cita|Urzainqui, 2013|p. 21}}.</ref>
Francesco venne rilasciato il 6 marzo e, scortato da Lannoy, si recò a nord di Fuenterrabia. Il 18 marzo, attraversò il [[Bidasoa]], nel
Francesco, però, non aveva alcuna intenzione di rispettare le restanti disposizioni del trattato di Madrid. Il 22 marzo, con la benedizione del papa, proclamò che non era vincolato dal trattato di Madrid perché firmato sotto costrizione. [[Papa Clemente VII]], che nel frattempo si era convinto che il crescente potere dell'imperatore era una minaccia per la propria posizione in Italia, inviò emissari a Francesco ed Enrico VIII proponendo un'alleanza contro Carlo.<ref group=N>Guicciardini ricorda che Clemente temeva che "la grandezza dell'imperatore inevitabilmente avrebbe significato la sua servitù". {{Cita|Guicciardini|p. 63}}.</ref> Enrico, non avendo ricevuto nulla dal trattato di Madrid, fu ricettivo alle offerte. Nel mese di maggio, Francesco e il papa lanciarono la [[guerra della Lega di Cognac]] nel tentativo di richiedere il territorio che i francesi avevano perso.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 176}}.</ref> Il sovrano inglese, respinto nel suo tentativo di avere la firma dell'alleanza in madrepatria, non si sarebbe unito fino al 1527.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. V, pp. 10-11, 82-83}}.</ref> La guerra si sarebbe rivelata infruttuosa, ma Francesco e il suo successore, [[Enrico II di Francia|Enrico II]], avrebbero continuato a far valere le loro pretese su Milano con il resto delle [[Guerre d'Italia del XVI secolo|guerre d'Italia]], rinunciando solo dopo la [[pace di Cateau-Cambrésis]] del 1559.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 194}}.</ref>
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* {{cita libro|autore=Roger Bigelow Merriman|titolo=Suleiman the Magnificent, 1520–1566|editore=Lundberg Press|anno=2007|ISBN=1-4067-7272-0|lingua=en|cid=Merriman, 2007}}
* {{cita libro|autore=Gregorio Monreal e Roldan Jimeno|titolo=Conquista e Incorporación de Navarra a Castilla|città=Pamplona-Iruña|editore=Pamiela|anno=2012|isbn=978-84-7681-736-0|lingua=en|cid=Monreal e Jimeno, 2012}}
* {{cita libro|autore=John Julius Norwich|titolo=A History of Venice|url=https://archive.org/details/historyofvenice00norw|città=New York|editore=Vintage Books|anno=1989|ISBN=0-679-72197-5|lingua=en|cid=Norwich, 1989}}
* {{cita libro|autore=Charles Oman|titolo=A History of the Art of War in the Sixteenth Century|città=Londra|editore=Methuen & Co.|anno=1937|lingua=en|isbn=|cid=Oman, 1937}}
* {{cita libro|autore=Marco Pellegrini|titolo=Le guerre d'Italia: 1494-1559|città=[[Bologna]]|editore=il Mulino|anno=2009|isbn=978-88-15-27270-6|cid=Pellegrini, 2009}}
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[[Categoria:Guerra nel 1521]]
[[Categoria:Guerra nel 1522]]
[[Categoria:Guerra nel 1523]]
[[Categoria:Guerra nel 1524]]
[[Categoria:Guerra nel 1525]]
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[[Categoria:Guerre rinascimentali]]
[[Categoria:Guerre d'Italia (XVI secolo)]]
[[Categoria:Guerre che coinvolgono la Repubblica di Venezia]]
[[Categoria:Guerre che coinvolgono il Marchesato e il Ducato di Mantova]]
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