Calvene: differenze tra le versioni

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|Data istituzione=
|Altitudine=
|Abitanti=1309
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens/index.php?anno=2020&lingua=ita Dato Istat] - Popolazione residente al 30 novembre 2020 (dato provvisorio).
|Aggiornamento abitanti=30-11-2020
|Sottodivisioni=[[Monte (Calvene)|Monte]]
|Divisioni confinanti=[[Asiago]], [[Caltrano]], [[Chiuppano]], [[Lugo di Vicenza]]
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}}
 
'''Calvene''' (''Calvene'' in [[lingua veneta|veneto]]<ref>{{cita libro|Renzo |Ambrogio|Nomi d'Italia: origine e significato dei nomi geografici e di tutti i comuni|2004|Istituto geografico De Agostini}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:1309Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Vicenza]] in [[Veneto]]. Sorge ai piedi dell'[[Altopiano di Asiago]].
 
== Geografia fisica ==
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== Origini del nome ==
Il significato del toponimo Calvene è incerto. Le interpretazioni:
* dal termine latino ''clavis'', "chiave che porta verso la montagna"; punto strategico, cioè, della strada che dal centro di Calvene porta direttamente alla Cima di Fonte costituendo, in tempi antichi, il più diretto collegamento col settore centrale dell'Altopiano.<ref name = Canova >A. Canova e G. Mantese, ''I castelli medievali…'', pp. 214-217.</ref>
* oppure ancora può riferirsi a una ''gens Calvena'', importante famiglia che in epoca romana risiedeva su questo territorio e di cui si trova memoria in lapidi romane rinvenute nel vicentino e nel padovano.<ref name = ProCalvene >[http://www.procalvene.it/cenni_storici.html Associazione Pro Calvene]</ref>.
 
== Storia ==
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Per quanto riguarda l'abitato le prime notizie certe di Calvene risalgono al 914; esso è poi ricordato più volte in documenti medievali (del 1034, 1071, 1333 e altri) con grafie diverse: ''Clavenis, Calvennis, Calvenum, Calvenna''. In un documento del 1071 un certo Giusto figlio di Martino donava i suoi beni siti in Calvene al convento padovano di Santo Stefano.
 
Nel 917 tutto il territorio compreso tra la riva sinistra dell'[[Astico]] e quella destra del [[Brenta]], incluso l'[[Altopiano di Asiago]], fu donatadonato dall'imperatore [[Berengario del Friuli|Berengario]] al vescovo Sibicone di [[Padova]], con l'obbligo di costruire castelli e opere di difesa contro le incursioni degli Ungari<ref>Giovanni Mantese, ''Memorie storiche della Chiesa vicentina, I, Dalle origini al Mille'', Vicenza, Accademia Olimpica, 1952, p. 53</ref>.
 
Calvene possedeva anticamente almeno due castelli: uno in centro, nei pressi della chiesa parrocchiale - dove una stradina è ancora denominata "Castellaro" - ed uno più a nord in località "Rocca" o "Monte Castello", toponimi di per sé molto eloquenti<ref>L. Pellegrini, ''Calvene, cenni storici'', Vicenza, 1953, p. 20</ref>. Forse però le fortificazioni del centro fosseroerano ancor più consistenti; nell'Inventario dei beni della città di Vicenza, redatto nel 1262, si legge che, oltre al castello ed alla rocca esistevano anche una torre ed un toponimo "Castellaro"; si parla inoltre di "fossato", di ''domibus et edificis'', di ''platea'' e di ''curia'', ed appare quindi chiaro che l'antico centro fortificato di Calvene aveva dimensioni cospicue e comprendeva anche la sede giurisdizionale dipendente direttamente dal Vescovado padovano.
 
L'importanza di Calvene in epoca medioevale era principalmente dovuta alla presenza dell'antichissima Pieve ed alla vasta giurisdizione che alla medesima faceva capo; per quanto concerne le fortificazioni, a determinarne la costruzione e lo sviluppo contribuì anche l'orografia della zona: il centro di Calvene, infatti, sorgeva in posizione strategicamente importante per il controllo che da esso era possibile esercitare sulla valle dell'Astico a sud-ovest e su quella della Chiavona a sud-est; quanto alla fortificazione di Monte Castello è chiaro che aveva la funzione di sbarrare la via d'accesso all'Altopiano.
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Sotto il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], parte dell'Impero francese, il paese fu ricompreso nel [[Dipartimento del Bacchiglione]] e formò Comune insieme con Lugo.
 
Dopo l’annessione al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d’Italia]] nel 1866 e per decenni molti degli abitanti emigrarono, soprattutto verso [[Oltremare (terreStati crociati)|terre d'Oltremare]].
 
Tra le opere pubbliche della seconda metà del 1800 e del primo 1900, oltre alla costruzione della nuova chiesa, vi furono il ponte sul Chiavona (nel 1887, ora demolito) e quello sull’Astico (nel 1907), le scuole elementari (nel 1913) e l’asilo (costruito tra il 1914 ed il 1921). Il paese fu anche uno dei primi, nell'Alto Vicentino, ad essere fornito di elettricità.
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[[File:Chiesa dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria (Calvene) 03.jpg|thumb|L'interno della chiesa arcipretale]]
:Come altre pievi dell'Alto Vicentino, anche quella di Calvene è molto antica: probabilmente prima della donazione di Berengario era legata alla diocesi di Vicenza (lo testimonierebbe la dedicazione a Maria Annunciata, intitolazione eguale a quella della cattedrale e frequente nel Vicentino); era ancora pieve nella prima metà del X secolo, alla cui epoca si fa risalire il maestoso battistero romanico ancora conservato. Nel corso dei secoli diverse chiese dei dintorni dipesero da questa pieve o si staccarono da essa<ref>Antonio Brazzale, ''Dall'Astico all'Altopiano …'', ''op. cit.'', p. 40</ref>.
:Ristrutturata e ampliata nei primi decenni del Cinquecento, subì danni irreparabili durante l’alluvione del 1850, insieme con l'annesso cimitero. Fu ricostruita in stile neoclassico ad una sola navata negli anni 1850-52, in una zona più elevata della precedente. Vi si possono ammirare: il battistero romanico del XII secolo, una terracotta di San Pietro martire del Quattrocento, un crocifisso ligneo gotico - rinascimentale, l'antica statua della "Madonna in trono con Bambino" popolarmente denominata "Madonna della cintura", preesistente nell'antica chiesa e dispersa durante l'alluvione, l’organo (un Zordan datato 1871); tra le tele la pala dell'altare maggiore "Annunciazione" di autore sconosciuto del '500, "San Pietro martire" e una "Cena di Emmaus" della Scuola dei Da Ponte.
'''Chiesa di San Bellino''', nella frazione Monte
:Eretta nel 1754
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== Cultura ==
=== Biblioteche ===
Nel capoluogo vi è la Biblioteca civica "Raffaella Testolin", che fa parte della rete di biblioteche vicentine "Biblioinrete", insieme alla maggior parte delladelle biblioteche appartenenti alla Rete Bibliotecaria Vicentina<ref>[http://biblioinrete.comperio.it Biblioinrete]</ref>.
 
=== Scuole ===
A Calvene vi sono una scuola dell'infanzia (privata paritaria) e una scuola primaria statale.
 
 
== Geografia antropica ==
Numerose sono le case sparse e le contrade disposte lungo i fianchi della montagna, in ridente posizione e dominanti la valle e la pianura.
Oltre al capoluogo vi sono le contrade: Bissoli (m. 163), Bordogni (m. 250), Cappozzi (m. 326), Grumale (m. 260), Lugazza (m. 194), Magan (m. 219), Maso (m. 338), Prà del Giglio (m. 436), Pralunghi (m. 174), Monte (m. 625), Malleo ( m. 526)<ref name = CCalvene />.
 
== Economia ==
L'attività agricola e silvo pastorale fu per secoli l'esclusiva risorsa della popolazione di Calvene. La parte più ricca e fertile del territorio era il fondovalle e le pendici collinari meglio esposte, con una fascia in cui tuttora viene coltivato l'olivo.
 
Durante il medioevo fu fiorente l'arte della lana. perPer sfruttare la forza motrice dell'acqua del torrente Chiavona furono costruiti alcuni mulini che macinavano cereali o battevano il ferro. Tra il XV e il XVI secolo si sviluppò anche l'industria dell'estrazione e della lavorazione della pietra; un artigianato tipico oggi estinto fu quello delle trecce e dei cappelli di paglia.
 
A Calvene non si è sviluppata una zona industriale moderna, pertanto la manodopera locale deve trovare lavoro nei paesi vicini<ref>Antonio Brazzale, ''Dall'Astico all'Altopiano …'', ''op. cit.'', p. 45</ref>.
 
== Amministrazione ==
Nel secondo dopoguerra i Sindaci furono: Lino Pellegrini, Bonifacio Dalla Costa, Bortolo Bonaguro, Bortolo Pasin, Giuseppe Brazzale, Lino Pellegrini, Vittorio Testolin, Antonio Dalla Stella, Roberto Sartori<ref> Antonio Brazzale, ''Dall'Astico all'Altopiano …'', ''op. cit.'', p. 36</ref>.
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