Gigantopithecus: differenze tra le versioni
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|superfamiglia=
|famiglia=[[Hominidae]]
|sottofamiglia=[[Ponginae]]
|tribù=[[Ponginae|
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|genere=†
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|specie= †'''Gigantopithecus blacki'''
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<!-- NOMENCLATURA BINOMIALE: -->
|biautore=[[Gustav Heinrich Ralph von Koenigswald|von Koenigswald]]
|binome=† Gigantopithecus blacki
|bidata=1935<ref name=Koenigswald1935>{{cita pubblicazione|cognome1=von Koenigswald|nome1=G. H. R.|titolo=Eine fossile Säugetierfauna mit Simia aus Südchina|rivista=Proceedings of the Koninklijke Akademie van Wetenschappen te Amsterdam|data=1935|volume=38|numero=8|pp=
<!-- NOMENCLATURA TRINOMIALE: -->
|triautore=
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'''''Gigantopithecus''''' ({{lang-grc|γίγας|gígas|gigante|t2=πίθηκος|t2'=píthēkos|t2"=scimmia|p=no|pp=no|da=si}}) è un [[Genere (tassonomia)|genere]] estinto di scimmie di enormi dimensioni vissuto nel [[Pleistocene inferiore]]-[[Pleistocene Medio|medio]], circa 2-0,3 milioni di anni fa, in quella che oggi è la [[Cina|Cina meridionale]]. Il genere conta una singola [[Specie tipo|specie]], ''Gigantopithecus blacki'', che detiene il primato di più grande scimmia conosciuta. Potenziali resti aggiuntivi sono stati ritrovati anche in [[Thailandia]], [[Vietnam]] e [[Indonesia]]. I primi resti di ''Gigantopithecus'', due [[Molare|terzi molari]], furono identificati in una farmacia cinese dall'[[antropologo]] [[Gustav Heinrich Ralph von Koenigswald|Gustav H. R. von Koenigswald]], nel 1935, che in seguito descrisse l'animale. Nel 1956, a [[Contea di Liucheng|Liucheng]] vennero trovati la prima mandibola e oltre 1 000 denti; da allora sono stati trovati numerosi altri resti in almeno 16 siti. Attualmente l'animale è noto solo da denti e quattro mandibole, mentre altri possibili elementi scheletrici sono stati probabilmente consumati da [[Hystricidae|istrici]] prima che potessero fossilizzarsi.<ref name=ZhangHarrison2017/> Originariamente, si credeva che il ''Gigantopithecus'' fosse un [[Hominina|ominina]], un membro della linea umana, ma le più recenti analisi cladistiche indicherebbero che si trattasse di un parente stretto degli [[Pongo (zoologia)|oranghi]], classificati nella [[sottofamiglia]] [[Ponginae]].
Sebbene il ''Gigantopithecus'' venga tradizionalmente ricostruito come un'enorme scimmia simile a un [[gorilla]], raggiungendo, potenzialmente, anche
Nonostante le enormi dimensioni stimate, l'analisi dei denti e delle mandibole di ''Gigantopithecus'' sembrano indicare un [[erbivoro]] generalista che si nutriva soprattutto di [[piante C3]], dotato di fauci atte alla macinazione, frantumazione e taglio di piante fibrose dure, e smalto spesso atto a resistere a cibi con particelle abrasive come steli, radici e tuberi con sporcizia. Alcuni denti presentano tracce di frutti della famiglia dei [[Moraceae|fichi]], che potrebbero essere stati importanti componenti della dieta dell'animale. Viveva principalmente
== Descrizione ==
[[File:Gigantopithecus.png|thumb|left|Ricostruzione di un esemplare di ''Gigantopithecus'' di costituzione robusta e con una postura simile al [[gorilla]]]]
=== Dimensioni ===
Le stime sulle dimensioni totali di questo animale sono altamente speculative poiché gli unici elementi scheletrici noti sono denti e mandibole, e le dimensioni dei molari e il peso corporeo totale non sempre sono correlati, come nel caso dei post-canini degli ominidi megadonti, che hanno una corporatura piccola rispetto allo spesso smalto dei molari.<ref name="Olejniczak2008">{{Cita pubblicazione |cognome1=Olejniczak |nome1=A.J. |autore2=''et at'' |anno=2008 |titolo=Molar enamel thickness and dentine horn height in ''Gigantopithecus blacki'' |rivista=[[American Journal of Physical Anthropology]] |volume=135 |pp=
La lunghezza massima media dei [[Canino|canini superiori]] per i presunti maschi e femmine è, rispettivamente, di 21,1 millimetri e 15,4 millimetri, e l'esemplare fossile Mandible III (un presunto maschio) è del 40% più grande dell'esemplare Mandible I (una presunta femmina). Questo implica la presenza di un [[dimorfismo sessuale]], con i maschi più grandi delle femmine. Un grado così alto di dimorfismo è superato solo dai gorilla, tra le scimmie moderne per dimensioni dei canini, ma non è superato da nessun altro primate per la disparità mandibolare.<ref name=ZhangHarrison2017/>
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|}
[[File:Giganthopithecus blacki, molar.jpeg|thumb|Molare di ''Gigantopithecus'']]
Con 2 [[incisivi]], 1 [[canino (anatomia)|canino]], 2 [[premolari]] e 3 [[molari]] in ogni metà della [[mandibola]] per entrambe le mandibole.<ref name=ZhangHarrison2017>{{cita pubblicazione|autore1= Y. Zhang|autore2= T. Harrison|titolo= ''Gigantopithecus blacki'': a giant ape from the Pleistocene of Asia revisited|rivista= American Journal of Physical Anthropology|volume= 162|numero= S63|anno= 2017|
Nella mascella superiore, il terzo premolare ha una superficie media di 20,3 mm × 15,2 mm, il quarto premolare 15,2–16,4 mm, il primo e/o il secondo molare (che sono difficili da distinguere) 19,8 mm × 17,5 mm e il terzo molare 20,3 mm × 17,3 mm. Nella mascella inferiore, il terzo premolare ha una media di 15,1 mm × 20,3 mm, il quarto premolare 13,7 mm × 20,3 mm, il primo/secondo molare 18,1 mm × 20,8 mm e il terzo molare 16,9 mm × 19,6 mm. I molari di ''Gigantopithecus'' sono i più grandi di tutte le scimmie conosciute.<ref name=ZhangHarrison2017/> I denti sembrano aumentare di dimensioni nel tempo.<ref name=Shao2017/> I premolari hanno una corona alta e quelli inferiori hanno due radici, mentre quelli superiori ne hanno tre. I molari inferiori hanno una corona più bassa, sono lunghi e stretti e hanno la vita sulla linea mediana che è più pronunciata nei molari inferiori, con cuspidi basse e bulbose e creste arrotondate.<ref name=ZhangHarrison2017/>
Lo smalto sui molari è in assoluto il più spesso tra tutte le scimmie conosciute, con una media di 2,5–2,9 millimetri in tre diversi molari e oltre 6 millimetri sulle cuspidi del lato linguale di un molare superiore.<ref name=Kono2014/> Ciò ha portato ad un confronto con l'[[Hominidae|hominide]] ''[[Paranthropus]]'', che aveva molari estremamente grandi e smalto spesso per le sue dimensioni.<ref name=Dean2003/><ref name=Kono2014>{{cita pubblicazione|nome1=R. T.|cognome1=Kono|nome2=Y.|cognome2=Zhang|nome3=C.|cognome3=Jin|nome4=M.|cognome4=Takai|nome5=G.|cognome5=Suwa|anno=2014|titolo=A 3-dimensional assessment of molar enamel thickness and distribution pattern in ''Gigantopithecus blacki''|rivista=Quaternary International|volume=354|pp=
== Tassonomia ==
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''Gigantopithecus blacki'' venne nominato dall'antropologo ''von Koenigswald'' nel 1935, sulla base di due [[Molare|terzi molari inferiori]], descritti da von Koenigswald come di notevoli dimensioni (il primo era "''Ein gewaltig grosser'' (...) ''Molar''", mentre il secondo venne descritto come "''der enorme Grösse besitzt''"), misurando 20 mm × 22 mm.<ref name=Koenigswald1935/> Il nome specifico, ''blacki'', venne dato in onore del paleoantropologo canadese [[Davidson Black]], che aveva studiato l'evoluzione umana in Cina ed era morto l'anno precedente. Von Koenigswald, che lavorava per la [[Indie orientali olandesi|Dutch East Indies]] Mineralogical Survey a [[Giava|Java]], aveva trovato i denti in una farmacia tradizionale a [[Hong Kong]] dove venivano venduti come "ossa di drago" per essere utilizzati nella [[medicina tradizionale cinese]]. Nel 1939, dopo aver acquistato più denti, von Koenigswald determinò che dovevano venire da qualche parte nel [[Guangdong]] o nel [[Guangxi]]. Non poté descrivere formalmente l'esemplare tipo fino al 1952 a causa del suo internamento da parte delle forze giapponesi durante la [[Seconda Guerra Mondiale]]. I denti originariamente scoperti fanno parte della collezione dell'[[Università di Utrecht]].<ref name=ZhangHarrison2017/><ref name=Hartwig2002/>
Nel 1955, un gruppo di ricerca guidato dal paleontologo cinese [[Pei Wenzhong]] fu incaricato dall'Istituto cinese di Paleontologia e Paleoantropologia dei Vertebrati (IVPP) di trovare la località originale da cui erano stati recuperati i denti di ''Gigantopithecus''. La sua spedizione recuperò ben 47 denti spacciati per "ossa di drago" nel Guangdong e nel Guangxi. Nel 1956, il team
Da allora, resti confermati di ''Gigantopithecus'' sono stati ritrovati in 16 diversi siti nel sud della Cina. I siti più settentrionali sono Longgupo e Longgudong, appena a sud del [[fiume Azzurro]], e più a sud sull'isola di Hainan nel [[Mar Cinese Meridionale]]. Un canino isolato dalla grotta di Thẩm Khuyên, [[Vietnam]], e un quarto premolare da Pha Bong, [[Thailandia]], potrebbero essere assegnati a ''Gigantopithecus'', sebbene questi potrebbero anche rappresentare l'estinto [[Pongo (zoologia)|orango]] ''[[Pongo weidenreichi]]''.<ref name=ZhangHarrison2017/> Due frammenti mandibolari che conservano ciascuno gli ultimi due molari, rinvenuti a Semono, [[Giava]], descritti nel 2016 potrebbe appartenere a ''Gigantopithecus''.<ref name=Sofwan2016>{{cita pubblicazione |cognome1=Sofwan |nome1=N. |anno=2016 |titolo=Primata Besar di Jawa: Spesimen Baru ''Gigantopithecus'' dari Semedo|titolotradotto=Giant Primate of Java: A new ''Gigantopithecus'' specimen from Semedo|rivista=Berkala Arkeologi |volume=36 |numero=2 |pp=
=== Classificazione ===
[[File:Orang Utan, Semenggok Forest Reserve, Sarawak, Borneo, Malaysia.JPG|thumb|''Gigantopithecus'' è strettamente imparentato con gli oranghi (sopra, un maschio di [[orango del Borneo]])]]
Nel 1935, von Koenigswald considerava ''Gigantopithecus'' come uno stretto parente del ''[[Sivapithecus]]'', del [[Miocene|Miocene superiore]] [[india]]no.<ref name=Koenigswald1935/> Nel 1939, il paleontologo sudafricano [[Robert Broom]] ipotizzò che fosse strettamente imparentato con ''[[Australopithecus]]'' e l'[[ultimo antenato comune]] dell'uomo e delle altre scimmie.<ref>{{cita pubblicazione|cognome=Broom|nome=R.|wkautore=Robert Broom|anno=1939|titolo=The dentition of the Transvaal Pleistocene anthropoids, ''Plesianthropus'' and ''Paranthropus''|rivista=Annals of the Transvaal Museum|volume=19|numero=3|pp=
Nel 1969, una mandibola di 8,6 milioni di anni dalle colline [[Shivalik]], nell'India settentrionale, venne classificata come una nuova specie di ''Gigantopithecus'', "''G. bilaspurensis''", dai paleontologi Elwyn L. Simons e Shiv Raj Kumar Chopra, che credevano che questa specie rappresentasse l'antenato di ''G. blacki''.<ref name=ZhangHarrison2017/><ref name=Hartwig2002>{{cita libro|nome=W. C.|cognome=Hartwig|anno=2002|titolo=The Primate Fossil Record|editore=Cambridge University Press|pp=
''Gigantopithecus'' è oggi classificato nella [[sottofamiglia]] [[Ponginae]], strettamente affine a ''[[Sivapithecus]]'' e ''[[Indopithecus]]''. Ciò renderebbe i suoi parenti viventi più stretti gli [[Pongo (zoologia)|oranghi]]. Tuttavia, i due condividono pochi tratti ([[Sinapomorfia|sinapomorfie]]) dettati dai resti frammentari di ''Gigantopithecus'', e la sua classificazione all'interno della stessa sottofamiglia è dettata principalmente dalla sua affinità con ''Sivapithecus'', dai resti più completi che consentono di posizionarlo all'interno di Ponginae con più sicurezza, sulla base delle caratteristiche del cranio. Nel 2017, il paleoantropologo cinese Yingqi Zhang e l'antropologo americano Terry Harrison hanno suggerito che ''Gigantopithecus'' fosse più strettamente imparentato con il genere cinese ''[[Lufengpithecus]]'', estintosi 4 milioni di anni prima di ''Gigantopithecus''.<ref name=ZhangHarrison2017/>
Nel 2019, il sequenziamento peptidico delle proteine della [[dentina]] e dello [[Smalto (odontoiatria)|smalto]] di un molare ''Gigantopithecus'' dalla grotta di Chuifeng indica che il ''Gigantopithecus'' era effettivamente strettamente imparentato con gli oranghi e, supponendo che l'attuale [[tasso di mutazione]] negli oranghi sia rimasto costante, condividevano un antenato comune vissuto circa 12-10 milioni di anni fa nel [[Miocene|Miocene medio]]-[[Miocene|superiore]]. Il loro ultimo antenato comune sarebbe stato una parte della [[Radiazione adattativa|radiazione]] miocenica delle scimmie. Lo stesso studio ha calcolato un tempo di divergenza tra le Ponginae e le grandi scimmie africane di circa 26-17,7 milioni di anni fa.<ref name= "Welker2019">{{cita pubblicazione|autore=Welker F., Ramos-Madrigal J., Kuhlwilm M., Liao W., Gutenbrunner P., de Manuel M., Samodova D., Mackie M., Allentoft M. E., Bacon A.-M., Collins M. J., Cox J., Lalueza-Fox C., Olsen J. V., Demeter F., Wang W., Marques-Bonet T., Cappellini E.|titolo= Enamel proteome shows that ''Gigantopithecus'' was an early diverging pongine|rivista= Nature|anno= 2019|doi=10.1038/s41586-019-1728-8|pmc= 6908745|pmid= 31723270|volume= 576|numero= 7786|pp=
[[Cladogramma]] basato sugli studi di Zhang & Harrison (2017):<ref name=ZhangHarrison2017/>
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Nonostante le enormi dimensioni stimate, l'analisi dei denti e delle mandibole di ''Gigantopithecus'' sembrano indicare un [[erbivoro]] generalista. Le analisi degli [[Isotopi del carbonio|isotopi del carbonio-13]] suggeriscono che l'animale consumasse una grande quantità di [[piante C3]], come frutti, foglie e altre piante forestali.<ref name= "Bocherens2017"/> La mandibola del ''Gigantopithecus'' era molto profonda e spessa, indicando che era in grado di resistere a sforzi elevati mentre masticava cibi duri e resistenti. Tuttavia, la stessa anatomia mandibolare è tipicamente osservata anche nelle scimmie moderne che si nutrono principalmente di foglie morbide ([[Folivoro|folivori]]) e semi (granivori). I denti del ''Gigantopithecus'' mostrano un tasso di vaiolatura nettamente inferiore (causato dal consumo di oggetti piccoli e duri) rispetto a quelli degli [[Pongo (zoologia)|oranghi]], più simile al tasso osservato negli [[Pan (zoologia)|scimpanzé]], il che potrebbe indicare una dieta altrettanto generalista.<ref name=ZhangHarrison2017/>
I premolari simili a molari, i grandi molari, e le lunghe e robuste radici dei denti masticatori potrebbero indicare che le fauci dell'animale erano atte alla masticazione, frantumazione e macinazione di cibi voluminosi e fibrosi.<ref>{{cita pubblicazione|cognome1=Kupczik|nome1=K.|cognome2=Dean|nome2=M. C.|anno=2008|titolo=Comparative observations on the tooth root morphology of ''Gigantopithecus blacki''|rivista=Journal of Human Evolution|volume=54|numero=2|pp=
I denti risalenti al [[Pleistocene medio]], di 400 000-320 000 anni, ritrovati nella grotta di [[Contea di Hejiang|Hejiang]], nel sud-est della Cina (periodo vicino all'estinzione dell'animale) mostrano alcune differenze dal materiale del [[Pleistocene inferiore]] da altri siti, il che potrebbe potenzialmente indicare che la popolazione di ''Gigantopithecus'' dello Hejiang fosse una forma specializzata che si stava adattando a un ambiente mutevole con diverse risorse alimentari. I denti di Hejiang mostrano una superficie esterna dello smalto meno livellata (più crenulata) a causa della presenza di creste secondarie che emanano dal [[Cuspide (odontoiatria)|paracono]] e dal [[Cuspide (odontoiatria)|protocono]] sul lato del molare più vicino alla linea mediana (medialmente), così come creste maggiori più affilate, rendendo il dente meno piatto di quello degli altri esemplari.<ref name=Zhang2014/><ref>{{cita pubblicazione|cognome1=Zhang|nome1=Y.|cognome2=Kono|nome2=R. T.|cognome3=Jin|nome3=C.|cognome4=Wang|nome4=W.|cognome5=Harrison|nome5=T.|anno=2014|titolo=Possible change in dental morphology in ''Gigantopithecus blacki'' just prior to its extinction: evidence from the upper premolar enamel–dentine junction|rivista=Journal of Human Evolution|volume=75|pp=
Nel 1957, la scoperta di resti di ungulati in una grotta situata in una montagna apparentemente inaccessibile, portò all'ipotesi che ''Gigantopithecus'' fosse un predatore che abitava nelle caverne e trasportasse le sue prede nelle caverne per cibarsene.<ref>{{cita pubblicazione|nome=W.|cognome=Pei|anno=1957|titolo=Giant ape's jaw bone discovered in China|url=https://archive.org/details/sim_american-anthropologist_1957-10_59_5/page/834|rivista=American Anthropologist|pp=
=== Crescita ===
Si stima che un terzo molare permanente di ''Gigantopithecus'', basato su circa 600-800 giorni necessari per la formazione dello smalto delle [[Cuspide (odontoiatria)|cuspidi]] (che è piuttosto lungo), impiegasse quattro anni per formarsi, che è all'interno dell'intervallo (anche se nella gamma molto superiore) dei tempi di formazione dello smalto negli umani e negli scimpanzé. Come in molte altre scimmie fossili, è stato stimato che il tasso di formazione dello smalto vicino alla giunzione smalto-dentina (la dentina è lo strato pieno di nervi sotto lo smalto) inizi a circa quattro μm al giorno; questo è visto solo nei denti da latte delle scimmie moderne.<ref name=Dean2003>{{cita pubblicazione|nome1=M. C.|cognome1=Dean|nome2=F.|cognome2=Schrenk|anno=2003|titolo=Enamel thickness and development in a third permanent molar of ''Gigantopithecus blacki''|rivista=Journal of Human Evolution|volume=45|numero=5|pp=
Il sequenziamento delle proteine dello smalto di ''Gigantopithecus'' ha identificato l'alfa-2-HS-glicoproteina (AHSG), che, nelle scimmie moderne, è importante nella mineralizzazione dell'osso e della dentina. Poiché è stato trovato nello smalto e non nella dentina, l'AHSG potrebbe essere stato un componente aggiuntivo in ''Gigantopithecus'' che facilitava la biomineralizzazione dello smalto durante la prolungata [[amelogenesi]] (crescita dello smalto).<ref name= "Welker2019"/>
=== Comportamento sociale ===
Gli alti livelli di [[dimorfismo sessuale]] potrebbero indicare una competizione tra maschi relativamente intensa, sebbene, considerando i canini superiori proiettati solo leggermente più in avanti dei denti guanciali, l'esibizione canina non era probabilmente molto importante nel [[comportamento agonistico]], a differenza delle scimmie moderne.<ref name=ZhangHarrison2017/>
=== Locomozione ===
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I resti di ''Gigantopithecus'' sono stati ritrovati generalmente in quella che un tempo era una foresta di latifoglie sempreverdi subtropicale nel sud della [[Cina]], con l'eccezione di [[Hainan]] che presentava un habitat di [[foresta pluviale tropicale]]. L'analisi degli isotopi del carbonio e dell'ossigeno dello smalto dei denti risalenti al Pleistocene inferiore, suggerisce che ''Gigantopithecus'' abitasse nelle dense foreste pluviali, umide e chiuse. Il sito della caverna di Queque presentava una foresta mista di latifoglie e sempreverdi dominata da [[Betula|betulle]], [[Quercus|querce]] e [[Castanopsis|chinkapin]], oltre a diverse [[erbe]] e [[felci]] basse.<ref name=ZhangHarrison2017/>
La "[[fauna]] ''Gigantopithecus''" è uno dei più importanti gruppi faunistici di mammiferi del Pleistocene inferiore della [[Cina|Cina meridionale]], e comprende specie forestali tropicali o subtropicali. Questo gruppo è stato suddiviso in tre fasi che coprono 2,6-1,8 milioni di anni fa, 1,8-1,2 milioni di anni fa e 1,2-0,8 milioni di anni fa. La fase iniziale è caratterizzata da animali [[Neogene|neogenici]] più antichi come l'[[Proboscidea|elefante]] ''[[Sinomastodon]]'', il [[Chalicotheria|chalicotherio]] ''[[Hesperotherium]]'', il [[Suinae|suino]] ''[[Dicoryphochoerus]]'', il [[Tragulidae|cervo-topo]] ''[[Dorcabune]]'' e il [[cervo]] ''[[Cervavitus]]''. Lo stadio intermedio è indicato dalla comparsa del [[Ailuropodinae|panda]] ''[[Ailuropoda wulingshanensis]]'', il [[Cuon (zoologia)|dhole]] ''[[Cuon antiquus]]'' e il [[Tapiridae|tapiro]] ''[[Tapirus sinensis]]''. La fase avanzata presenta animali più tipici del Pleistocene medio come il panda ''[[Ailuropoda baconi]]'' e l'elefante ''[[Stegodon]]''.<ref name=Jin2014>{{cita pubblicazione|nome1=C.|cognome1=Jin|nome2=Y.|cognome2=Wang|anno=2014|titolo=Chronological sequence of the early Pleistocene ''Gigantopithecus'' faunas from cave sites in the Chongzuo, Zuojiang River area,South China|rivista=Quaternary International|volume=354|pp=
''Gigantopithecus'' sembra essersi estinto tra 295 000 e 215 000 anni fa<ref name = Natu2024>{{cita pubblicazione |autore1=Yingqi Zhang et al. |titolo=The demise of the giant ape Gigantopithecus blacki |rivista= Nature|volume=625 |numero=7995 |anno=2024 |mese=Jan |pp=535-539 |id= |doi= 10.1038/s41586-023-06900-0 |pmid=38200315 |url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10794149/ |lingua=en }}</ref>, probabilmente a causa della sparizione verso sud della foresta e del suo habitat principale durante il Pleistocene medio causato dall'aumento della stagionalità, dalle forze monsoniche e da una tendenza al raffreddamento.<ref name=Shao2017>{{cita pubblicazione|nome1=Q.|cognome1=Shao|nome2=Y.|cognome2=Wang|anno=2017|titolo=U-series and ESR/U-series dating of the Stegodon–Ailuropoda fauna at Black Cave, Guangxi, southern China with implications for the timing of the extinction of ''Gigantopithecus blacki''|rivista=Quaternary International|volume=434|pp=
== Criptozoologia ==
Il ''Gigantopithecus'' deve gran parte della sua fama, oltre che alle eccezionali dimensioni, alla [[criptozoologia]] che ha ipotizzato che alcune creature leggendarie, come lo [[yeti]] e il [[bigfoot]], siano discendenti del ''Gigantopithecus'' sopravvissute fino ai giorni nostri. Tuttavia ancora oggi non ci sono prove che questi animali esistano e siano effettivamente imparentati con il ''Gigantopithecus''; inoltre, gli avvistamenti di creature come [[Bigfoot]] e [[Sasquatch]] avvengono solo in Nord America mentre ''Gigantopithecus'' era un animale asiatico.
Tutto iniziò nel 1960 con lo zoologo Wladimir Tschernezky, che descrisse brevemente sulla rivista ''[[Nature]]'' una fotografia del [[1951]] di presunte tracce di [[yeti]] scattate dagli alpinisti himalayani Michael Ward ed Eric Shipton. Tschernezky concluse che lo yeti era una creatura bipede che camminava come un uomo e aveva un aspetto simile al ''Gigantopithecus''. Successivamente, il caso mediatico dello yeti attirò l'attenzione scientifica, con molti altri autori che pubblicarono su ''Nature'' e ''[[Science]]'' le loro teorie e studi, ma questo ha anche incitato un popolare seguito di caccia ai mostri sia per lo yeti sia per il simile bigfoot americano che è persistita fino ai giorni nostri. L'unico scienziato che ha continuato a provare a dimostrare l'esistenza di tali mostri è stato l'[[Antropologia|antropologo]] Grover Krantz, specialista di [[evoluzione umana]], dell'[[Università di Stato di Washington]], che spinse molto sulla connessione tra ''Gigantopithecus'' e bigfoot dal 1970 sino alla sua morte nel 2002. Insieme al [[Primatologia|primatologo]] Geoffrey Howard Bourne, Krantz ipotizzò che il bigfoot americano fosse una [[specie relitta]] di ''Gigantopithecus'' evoluto, il quale avrebbe attraversato un [[Beringia|ponte di ghiaccio tra l'Asia settentrionale e l'America del Nord]] come fecero diversi animali, [[Popolamento delle Americhe|incluso l'uomo]].<ref>{{cita libro|titolo=The Gentle Giants: The Gorilla Story |url=https://archive.org/details/gentlegiantsg00bour |autore1=Geoffrey Howard Bourne |autore2=Maury Cohen|anno=1975 |editore=G.P. Putnam's Sons |isbn=978-0-399-11528-8 |p=296 }}</ref><ref name="Tassi">{{Cita libro|autore=[[Franco Tassi]]|titolo=Animali misteriosi: viaggio tra gli enigmi della criptozoologia|anno=2019|isbn=9788899462598|
Tra i nomi binomiali inventati da Krantz per il bigfoot vi era "Gigantopithecus canadensis".<ref name="Tassi"/><ref name="Meldrum2007">{{cita pubblicazione|autore=D. Jeffrey Meldrum|nome1=|titolo=Ichnotaxonomy of giant hominid tracks in North America|rivista=Bulletin of the New Mexico Museum of Natural History|data=2007|numero=42, Cenozoic Vertebrate Tracks and Traces|
Secondo alcune ipotesi anche gli [[yeti]] sarebbero discendenti del ''Gigantopithecus'', che non si sarebbe estinto ma si sarebbe rifugiato nelle montagne dell'[[Himalaya]].<ref name="Barloy"/> Con il passare dei millenni, la [[statura]] sarebbe diminuita e sarebbe lui il famoso "uomo delle nevi".<ref name="Barloy">{{Cita libro|autore=Jean-Jacques Barloy|curatore=Rosaria Naso|titolo=Gli animali misteriosi|città=Roma|editore=Lucarini|anno=1989|isbn=88-85767-65-6|p=160}}</ref>
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