Piramide di Cheope: differenze tra le versioni

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|Utilizzo =
|Stile =
|Epoca = 25502500 a.Cc. circa
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{{UNESCO
{{UNESCO|tipoBene=patrimonio|nome=Menfi e la sua Necropoli - I campi delle Piramidi da Giza a Dahshur|nomeInglese=Memphis and its Necropolis – the Pyramid Fields from Giza to Dahshur|immagine=Pyramide Kheops.JPG|anno=1979|tipologia=Culturale|criterio=(i) (iii) (vi)|link=http://whc.unesco.org/en/list/86|link2=|linkMappa=}}
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La '''Piramide di Cheope''' è la più antica e più grande delle tre piramidi principali della [[necropoli di Giza]]. È la più antica delle [[Sette meraviglie del mondo|sette meraviglie del mondo antico]] nonché l'unica arrivata ai giorni nostri. È costituita da almeno {{formatnum:2300000}} blocchi, ciascuno mediamente del peso di circa 2,5 tonnellate e, secondo gli egittologi, fu edificata in un lasso di tempo tra i 15 e i 30 anni.
 
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Nel periodo dell'[[Umanesimo]] nacque un nuovo interesse per il mondo antico, che veniva riscoperto soprattutto grazie allo studio dei testi degli autori classici; [[Ciriaco d'Ancona]], il padre dell'[[archeologia]]<ref name=Treccani>
* {{Cita libro |curatore = Edward W. Bodnar |curatore2 = Clive Foss |titolo = Cyriac of Ancona: Later travels |editore = Harvard University Press |città = Cambridge (Massachusetts) |anno = 2003 |isbn = 0-674-00758-1}} Bodnar chiama Ciriaco: «''the founding father of modern classical archeology''» ("il padre fondatore della moderna archeologia classica");
* [[Ranuccio Bianchi Bandinelli|R. Bianchi Bandinelli]], [[Massimo Pallottino|M. Pallottino]], E. Coche de la Ferté - Treccani, voce {{Treccani|archeologia_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)|archeologia|citazione=...Ciriaco de' Pizzicolli (v. Ciriaco D'Ancona), che viaggiò in Grecia fra il 1412 e il 1448 ricercando e annotando opere d'arte e iscrizioni, può dirsi, in certo modo, il fondatore dell'archeologia in senso generale}}</ref>, disi distinse dagli altri umanisti perché affiancava lo studio degli antichi testi alla ricerca delle testimonianze materiali, come statue, epigrafi e monumenti, riportandone notizie nei suoi diari di viaggio (i ''Commentarii'') e nelle sue lettere. Per questo motivo, nel 1436, si recò in Egitto e raggiunse l'altipiano di Giza dopo aver navigato sul [[Nilo]]; confrontando ciò che vedeva con la lettura del [[Storie (Erodoto)#II libro (Euterpe)|secondo libro delle ''Storie'']] di [[Erodoto]], riscoprì la vera natura delle piramidi.
 
Ciriaco d'Ancona smentì così definitivamente la falsa identificazione della Piramide di Cheope con uno dei granai di [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] e lasciò vari disegni del monumento e una relazione, riportata nei suoi ''Commentarii''. Grazie ai suoi numerosi viaggi in Grecia ed in Asia Minore, poté testimoniare inoltre che le piramidi di Giza erano l'unica delle [[sette meraviglie del mondo]] ad essere sopravvissuta nei secoli. Attraverso gli scritti di Ciriaco, queste notizie si diffusero prima negli ambienti umanistici italiani e poi tra gli studiosi europei<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ciriaco-d-ancona_(Enciclopedia-Italiana)/|titolo=CIRIACO d'Ancona in "Enciclopedia Italiana"|accesso=30 agosto 2018}}</ref>.