Gregorio di Tours: differenze tra le versioni

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{{Vescovo
{{NN|cristianesimo|aprile 2020}}
|nome = Gregorio di Tours
{{W|cristianesimo|aprile 2020}}
|chiesa = cattolica
|immagine =
|stemma =
|motto =
|nato = 30 novembre [[538]] o [[539]] a [[Clermont-Ferrand]]
|ordinato =
|consacrato = [[573]]
|ruoliricoperti = [[Diocesi di Tours|Vescovo di Tours]]
|deceduto = 17 novembre [[594]] a [[Tours]]
}}
{{Santo
|nome = San Gregorio di Tours
|immagine = Gregory of Tours cour Napoleon Louvre.jpg
|didascalia = Statua di Gregorio di Tours di Jean Marcellin, [[Palazzo del Louvre]] - Cour Napoléon
|note = Vescovo
|nato = [[539Clermont-Ferrand]], ca.30 novembre [[538]] o [[539]]
|morto = [[Tours]], 17 novembre [[594]]
|venerato da = Chiesa cattolica
|beatificazione =
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|santuario principale =
|ricorrenza = [[17 novembre]]
|attributi = Bastonebastone pastorale
|patrono di =
}}
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|Sesso = M
|LuogoNascita = Clermont-Ferrand
|GiornoMeseNascita = 30 Novembrenovembre
|AnnoNascita = 539[[538]] o [circa[539]]
|LuogoMorte = Tours
|GiornoMeseMorte = 17 novembre
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|Nazionalità = francese
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato vescovo di [[Tours]] e un importante storico e agiografo dell’etàdell'[[Merovingi|età merovingia]], della quale costituisce la fonte principale grazie alla sua opera storiografica "''[[Decem libri historiarum"]]'' (chiamata anche "''Historia Francorum"'')
}}
 
==Biografia==
Gregorio nacque a [[Clermont-Ferrand]], nell’antica [[Gallia]] e attuale regione francese dell’[[Alvernia-Rodano-Alpi]], il 30 Novembre 539<ref>L’anno di nascita risulta incerto, ma l’ipotesi si aggira intorno al 538/539. Gustavo Vinay, nel suo saggio ''San Gregorio di Tours'', opta per il 538, mentre Massimo Oldoni, nell’introduzione all’edizione della ''Storia dei Franchi'', sceglie il 539. '' ''</ref> con il nome ''Georgius Florentius'' (aggiunse il nome Gregorio successivamente in onore del bisnonno materno Gregorio, vescovo di Langres). I suoi genitori furono il senatore ''Florentius'' e sua moglie Armentaria, entrambi provenienti da famiglie nobili: quella paterna era di origine senatoria e tra le figure più importanti della sua infanzia ci fu in particolare lo zio paterno san Gallo I, vescovo di Clermont.<ref>Cfr. Gustavo Vinay, ''San Gregorio di Tours'', Carmagnola 1940</ref>
 
Gregorio nacque a [[Clermont-Ferrand]], nell’antica [[Gallia]] e attuale regione francese dell’[[Alvernia-Rodano-Alpi]], il 30 Novembrenovembre del 538 o del 539<ref>L’anno di nascita risulta incerto, ma l’ipotesi si aggira intorno al 538/539.perché Gustavo Vinay, nel suo saggio ''San Gregorio di Tours'', opta per il 538, mentre Massimo Oldoni, nell’introduzione all’edizione della ''Storia dei Franchi'', sceglie il 539. '' ''</ref> con il nome ''Georgius Florentius'' (aggiunse il nome Gregorio successivamente in onore del bisnonno materno Gregorio, vescovo di Langres). I suoi genitori furono il senatore ''Florentius'' e sua moglie Armentaria, nipote del vescovo [[Nicezio di Lione]], entrambi provenienti da famiglie nobili: quella paterna era di origine senatoria e tra le figure più importanti della sua infanzia ci fu in particolare lo zio paterno [[Gallo I di Clermont|san Gallo I]], vescovo di Clermont.<ref>Cfr. Gustavo Vinay, ''San Gregorio di Tours'', Carmagnola 1940</ref>
Suo padre morì prematuramente e sua madre, rimasta vedova, si stabilì in [[Borgogna]]; Gregorio visse insieme allo zio Gallo e poi al successore sant’Avito, presso i quali ricevette la sua educazione.<ref>''Ibidem.'' </ref> Un altro tassello importante della sua formazione fu anche il prozio materno san Nicezio, vescovo di Lione dal 552 al 573: sappiamo che Gregorio si trovava presso di lui nel 554<ref>Cfr. ''Introduzione'' in Gregorio di Tours, ''Storia dei Franchi. I Dieci Libri delle Storie'', a cura di M. Oldoni, p. XXXIV.</ref>.
 
Gregorio sembra aver ricevuto una buona educazione; tra l'altro, conosceva le opere di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]] (anche se forse solo sotto forma di compendi). Si ammalò gravemente in giovane età e fece voto di diventare un ecclesiastico se fosse guarito. Suo padre morì prematuramente e sua madre, rimasta vedova, si stabilì in [[Borgogna]]; e Gregorio visse insieme allo zio Gallo e poi al successore [[Alcimo Ecdicio Avito|sant’Avito]], presso i quali ricevette la sua educazione.<ref name="Ibidem.">''Ibidem.'' </ref> Un altro tassello importante della sua formazione fu anche il prozio materno san Nicezio, vescovo di Lione dal 552 al 573: sappiamo che Gregorio si trovava presso di lui nel 554<ref>Cfr. ''Introduzione'' in Gregorio di Tours, ''Storia dei Franchi. I Dieci Libri delle Storie'', a cura di M. Oldoni, p. XXXIV.</ref>.
Dopo aver contratto una grave malattia in gioventù, nel 563 Gregorio si recò a Tours per essere guarito da [[Martino di Tours|san Martino]], uno dei primi santi non martiri della Chiesa cattolica. Proprio a Tours nel 573 venne nominato vescovo come successore del cugino materno Eufronio.<ref>''Ibidem.''</ref>
 
Dopo aver contratto una grave malattia in gioventù, nel 563 Gregorio si recò a [[Tours]] per essere guarito da [[Martino di Tours|san Martino]], uno dei primi santi non martiri della Chiesa cattolica. Proprio a Tours nel 573 venne nominato vescovo come successore del cugino materno Eufronio.<ref name="Ibidem."/>

In questo modo Gregorio poté partecipare almeno in parte alla vita politica della città, importante crocevia e luogo di culto. Conobbe in prima persona anche diversi re merovingi,<ref>A questo aspetto della vita di Gregorio si fa cenno anche nella voce dell'enciclopedia Treccani dedicata a Gregorio di Tours. </ref> tra cui [[Sigeberto I|Sigeberto d’Austrasia]], con cui intrattenne buoni rapporti, e [[Chilperico I|Chilperico di SoissonsSoisson]]s, con cui invece i rapporti furono tesi, stando a quanto riferisce Gregorio stesso nella ''Historia Francorum.''<ref>Molto noto è il ritratto di Chilperico proposto da Gregorio nel sesto libro della ''Historia Francorum''.</ref>
 
Gregorio morì il 17 Novembrenovembre 594 a Tours.<ref>La data di morte è confermata tanto da Gustavo Vinay nel suo saggio ''San Gregorio di Tours'' quanto da Massimo Oldoni nell'edizione critica da lui curata della ''Historia Francorum''.</ref>
 
Gregorio morì il 17 Novembre 594 a Tours.<ref>La data di morte è confermata tanto da Gustavo Vinay nel suo saggio ''San Gregorio di Tours'' quanto da Massimo Oldoni nell'edizione critica da lui curata della ''Historia Francorum''.</ref>
==Opere==
[[File:Grégoire de Tours, Histoire des Francs, livres 1 à 6, page de frontispice.jpg|thumb|right|Gregorio di Tours, ''Storia dei Franchi'', libri da 1 a 6, frontespizio]]
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Di seguito un riassunto del contenuto:
 
LIBRO I: Gregorio inquadra la storia dei Franchi all’interno della storia universale e inizia a narrarla partendo dalla creazione, seguendo il dettato biblico; si passa poi attraverso l’arrivo di Cristo e quindi dei Romani (che assumono una funzione negativa in quanto persecutori dei cristiani) fino alla morte di san Martino di Tours. All’inizio Gregorio inserisce anche una professione di fede e condanna gli eretici.
 
LIBRO II: si racconta il difficile periodo delle invasioni e l’inizio della dinastia merovingia. Dapprima si narra dell’arrivo dei Vandali, dei quali si abbozza l’origine e la storia, quindi degli [[Unni]]; entrano poi in gioco i Franchi con [[Childerico I]] e Gregorio si concentra quindi sulla figura di [[Clodoveo I|Clodoveo]], figlio e successore al trono di Childerico. Il secondo libro si conclude con la morte di Clodoveo.
 
LIBRO III: Gregorio si sofferma sul racconto di quanto accade ai figli e successori di Clodoveo, ovvero [[Teodorico I (Merovingi)|Teodorico I]], [[Clodomiro]], [[Childeberto I]] e [[Clotario I]], che si spartiscono il [[regno franco]] non riuscendo però a convivere pacificamente. Emerge anche la figura positiva di [[Teodeberto I|Teodeberto]], nipote di Clodoveo e figlio di Teodorico I: il terzo libro termina con la sua morte.
 
LIBRO IV: muoiono gli ultimi due figli di Clodoveo, Childeberto e Clotario, che aveva governato da solo l’intero regno franco negli ultimi anni di vita. I figli di Clotario si dividono il regno e si impone [[Sigeberto I|Sigiberto]]. Il quarto libro si conclude con la morte di quest’ultimo e ormai si giunge alla narrazione della storia contemporanea a Gregorio.
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Importanti modelli per Gregorio nella stesura della sua ''Historia'' furono le opere di [[Paolo Orosio|Orosio]], [[Renato Profuturo Frigerido|Renato Profuturo Frigiredo]] e [[Sulpicio Alessandro]], insieme alla tradizione orale e annalistica andata oggi perduta.<ref>Cfr. ''Introduzione'' in Gregorio di Tours, ''Storia dei Franchi. I Dieci Libri delle Storie'' a cura di M. Oldoni, p. XLVII e seguenti.</ref>
 
L’opera di Gregorio è fonte di grande interesse anche per quanto riguarda la veste linguistica, che rispecchia un uso del latino lontano da quello della tradizione classica e in linea con quello contemporaneo a Gregorio. Proprio Gregorio, all’inizio del primo libro della ''Historia Francorum'', si scusa con il lettore per gli errori grammaticali che si possono riscontrare nella sua opera e afferma di non aver ricevuto un’istruzione solida nella materia.<ref>Cfr. Gregorio di Tours, ''Storia dei Franchi. I Dieci Libri delle Storie'' a cura di M. Oldoni, libro I.</ref> Lo stile di Gregorio è stato definito ''rusticus'', principalmente a causa di una certa irregolarità dei periodi e di un’asprezza della frase. La sua scrittura non è elegante se comparata a quella dei modelli classici, ma la sua abilità di narratore e cifra stilistica consiste proprio nella capacità di rendere vivo ciò che racconta e di descrivere con vigore e partecipazione fatti a cui egli stesso, soprattutto negli ultimi libri, talvolta ha assistito.<ref>Cfr. ''Introduzione'' in Gregorio di Tours, ''Storia dei Franchi. I Dieci Libri delle Storie'' a cura di M. Oldoni, pp. LXIV-LXV.</ref>
 
==== Tradizione manoscritta della ''Historia Francorum''<ref>Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Te.Tra, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2004, Vol. 1, pp. 152-159.</ref> ====
L{{'}}''Historia Francorum'' è il più ampio testo letterario trasmesso in manoscritti di età merovingica.
 
Il testo dell’opera che viene diffuso e letto non corrisponde all’originale scritto da Gregorio, benché egli stesso avesse chiesto di rispettarne la stesura.<ref>Cfr. ''Mirabile,'' Gregorius Turonensis episcopus'','' Opere ''(Decem libri historiarum -'' tradizione manoscritta'').'' </ref> Tutte le versioni in cui l’opera è stata conosciuta derivano da esemplari che probabilmente discendevano da un archetipo (oggi perduto) conservato a Tours. Alcuni frammenti e la tradizione indiretta (canoni, omelie, testi agiografici) testimoniano però che l'opera circolava anche nella versione completa in 10 libri licenziata da Gregorio.<ref>Cfr. ''Mirabile'', Gregorius Turonensis, Opere (''Decem libri historiarum -'' tradizione manoscritta).</ref>
 
I rami della tradizione sono quattro (A, B, C, D) e il più vicino all’autore è il ramo A: il testimone più antico è della prima metà del VII secolo ed è il manoscritto CopenhagenCopenaghen, Kongelige Bibliotek, Ny Kgl.Saml. 1878 f. (O.8) (A2), che tramanda 17 capitoli ed è molto vicino alla data di composizione dell{{'}}''Historia''. Esso è giunto diviso in tre parti frammentarie ed è originario della regione della Loira. Il manoscritto 275 di Montecassino (A1) è il testimone completo più antico di A: risale al 1086/1087 e fu copiato a Montecassino, per volere dell’abate Desiderio, forse su un modello che [[Paolo Diacono]] aveva portato da Lorsch.<ref>Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Te.Tra, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Vol. 1, p.156. </ref>
 
Generalmente l’opera circolava divisa, anche in base agli scopi politici perseguiti da chi usufruiva dell{{'}}''Historia'' (nell’edizione del ramo B ad esempio, diffusa nel nord- est della Francia, furono eliminati gli ultimi quattro capitoli, che mettono generalmente in buona luce Gontrano).
 
===== ''Libri VIII miraculorum'' =====
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* ''Liber in gloria confessorum'', dedicato ai santi che, pur non essendo martiri, sono stati propugnatori della fede
 
Lo scopo della raccolta è di offrire ai fedeli modelli di vita esemplare cristiana e di narrare le vicende di santi e martiri più o meno noti. Quest’opera di Gregorio è spesso associata per la sua funzione ai ''Dialogi'' di [[Papa Gregorio I|Gregorio Magno]]. Grande rilievo viene dato soprattutto alla figura di san Martino di Tours, a cui Gregorio è particolarmente legato per via della guarigione ricevuta grazie a lui in gioventù e per il suo episcopato proprio nella città di Tours.<ref>Cfr. sezione "Biografia" precedente in questa pagina. </ref> I quattro libri dedicati a san Martino, separati spesso dal resto dell’opera, sono stati infatti i più copiati.<ref>Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Te.Tra, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Vol.1, p. 163.</ref>
 
La diffusione di questi otto libri è estremamente complessa: spesso ne vengono adoperati singoli capitoli o parti, inseriti in leggendari e messi in circolazione anche in forma anonima. Il numero elevato di manoscritti in cui sono trasmessi questi libri offre inoltre un’alta probabilità di contaminazione tra i testi.<ref>'' name="Ibidem.'' <"/ref>
 
La grande fortuna dell’opera risale all’età carolingia e non sono pervenuti manoscritti antichi. I manoscritti più importanti, secondo l’editore Bruno Krusch, sono Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 2204 (IX secolo), per la sua vicinanza linguistica al ramo B della tradizione della ''Historia Francorum'', e Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 2205 (X secolo).<ref>Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Te.Tra, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Vol. 1, pp. 162-165.</ref>
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* ''De cursu stellarum ratio'': opera didattica suddivisa in tre sezioni (meraviglie del mondo, meraviglie della natura e descrizione delle costellazioni), che generalmente circolavano separate. Il manoscritto Bamberg, Staatsbibliothek, Patr. 61, dell’VIII secolo, è l’unico ad attribuire il trattato a Gregorio. A partire da manoscritti del VII secolo, le prime due parti furono unite ad una raccolta a scopo didattico basata sulle ''Institutiones'' di [[Cassiodoro]].<ref>Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Te.Tra, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Vol.1, p. 165.</ref>
* ''Passio septem dormientium apud Ephesum'': si tratta di una traduzione o adattamento dal greco di questa leggenda molto diffusa (vedi [[Sette dormienti di Efeso]]). Il testimone più antico del racconto è il manoscritto Vaticano, Reg. lat. 1127, che si trova nella [[Biblioteca apostolica vaticana|Biblioteca Apostolica Vaticana]] di Città del Vaticano (pur essendo stato copiato in Francia) ed è della seconda metà del IX secolo.<ref>Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Te.Tra, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Vol.1, pp. 167-168.</ref>
* ''In Psalterii tractatu'': trattato sui Salmi; è stato trasmesso dai manoscritti in parti frammentarie.
* ''Liber de miraculis beati Andreae apostoli'': scritto agiografico, basato su un testo latino del II/III secolo, sull’apostolo [[Andrea (apostolo)|Andrea]]. L’opera è attribuita ormai con certezza a Gregorio, anche se solo un manoscritto del XII secolo la collega direttamente a lui. Non sono pervenuti manoscritti anteriori al IX secolo dell’opera.<ref>Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Te.Tra, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Vol.1, p. 167. </ref>
 
==Stile e lingua==
Di interesse storico linguistico è il latino di Gregorio, che offre materiale prezioso sulla storia del [[latino volgare |latino volgare tardo-antico]] e altomedievale. Nell'introduzione, Gregorio si scusa per il suo linguaggio "trasandato" e "rurale". Infatti, il latino di molti manoscritti, a causa della sua vicinanza alla lingua parlata all'epoca, si discosta molto dal [[latino classico]] e anche dal latino degli autori classici tardoantichi, sia nella morfologia che nella sintassi. Secondo alcuni studiosi, ciò riflette la transizione tra il latino e le lingue romanze: per Gregorio, il latino classico non è ancora una lingua straniera da imparare, ma d'altra parte non è più identico al latino volgare del suo tempo.
 
Nel 1946, [[Erich Auerbach]] sottolineò quella che considerava la rottura di Gregorio con gli autori tardo-antichi, di cui si lasciava alle spalle il linguaggio artificioso e la struttura gerarchica dei periodi. Ciò è evidente nella commistione tra il "quotidiano-realistico" e il "sublime-tragico" e nella struttura goffa e poco chiara delle sue narrazioni, spesso caratterizzate da co-esperienza concreta, in cui le dipendenze causali, concessive e di altro tipo sono talvolta espresse in modo confuso e poco chiaro e si trovano "formazioni di participi mostruosi" e "senza sistema". Auerbach considera Gregorio un pastore poco interessato alle discussioni dogmatiche, ma piuttosto orientato alla pratica e all'organizzazione, consapevole del suo compito di costruire una "morale cristiana" con l'aiuto dei suoi racconti, in vista della crescente brutalizzazione e del declino della civiltà che interessava sempre più anche la parte gallo-romana dell'impero merovingio. I racconti di Gregorio, tuttavia, non sono un resoconto completo della storia dell'impero merovingio.<ref>Erich Auerbach: Mimesis. (1946) 10. Auflage, Tubinga/Basilea 2001, p. 83.</ref>
 
Sebbene studiosi come Martin Heinzelmann considerino quindi i "Merovingismi" presenti nell'opera di Gregorio come falsificazioni successive, altri autori come il filologo classico Roman Müller ritengono autentico e intenzionale l'abbassamento del livello stilistico di Gregorio, simile a quello di [[Cesario d'Arles|Cesario di Arles]], noto per i suoi sermoni popolari di facile comprensione. Gregorio si accusa di ''sermo rusticus'', la lingua semplice e rurale, che egli, come predicatore, voleva "legittimare come una nuova, lungimirante varietà di discorso e di scrittura" per ottenere un ampio successo e offrirla al popolo colto.<ref>Roman Müller: Sprachbewusstsein und Sprachvariation im lateinischen Schrifttum der Antike. München 2001, S. 74. Ähnlich über den Sinn der „Bescheidenheitstopik“ Gregors auch Manfred Fuhrmann: Rom in der Spätantike. Darmstadt 1994, S. 346.</ref> Anche lo studioso tedesco Rudolf Buchner ipotizza un deliberato abbassamento del livello stilistico. Lui e altri studiosi ritengono che Gregorio, di formazione classica, abbia fatto uno sforzo consapevole per trovare una via di mezzo tra il latino colto degli scrittori ecclesiastici tardo-antichi e il volgare romanesco del suo tempo, influenzato dai dialetti franchi. In un'altra opera (nell'introduzione ai Libri de virtutibus St. Martini), Gregorio afferma che sua madre gli consigliò di scrivere i miracoli di San Martino di Tours senza tener conto delle sue preoccupazioni linguistiche. La questione della competenza latina di Gregorio perderebbe di significato se si ipotizzasse un'intenzione programmatica.<ref>Rudolf Buchner (Hrsg.): Gregor von Tours: Zehn Bücher Geschichten. Band I. Darmstadt 1955, S. XL.</ref>
 
== Note ==
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=== <small>Edizioni critiche</small> ===
* Gregorii Turonensis ''Opera'', ed. W. Arndt - B. Krusch, Hannoverae 1884-1885 (MGH, SS RR Mer, I).
* Gregorii [[Extended play|ep]]. Turonensis ''Historiarum libri X'', ed. alteram cur. B. Krusch, fasc. 1 et 2, Hannoverae 1937-1942; fasc. 3, ''Praefatio et indices'', cur. B. Krusch - W. Levison [& W. Holtzmann], Hannoverae 1951 (MGH, SS RR Mer. I,1); è disponibile presso la versione digitale dei ''Monumenta'' ''Germaniae Historica'' (sezione ''Scriptores rerum Merovingicarum'') la consultazione online e il download di questa edizione delle opere gregoriane (MGH SS rer. Merov.: Gregorii Turonensis Opera. Teil 1: Libri historiarum X MGH SS rer. Merov.: Gregorii Turonensis Opera. Teil 2: Miracula et opera minora).
* Gregorii Turonensis ''Historiarum libri decem'', post B. Krusch recognovit R. Buchner, Darmstadt 1955, 519771977², 2 volvoll., con traduzione tedesca.
* Gregorii Turonensis, ''Liber de miraculis sancti Andreae'', M. Bonnet, in MGH, SS RR Mer, I,2, pp. 371-396&nbsp;371–396.
* ''Acta Andreae'', ed. J.-M. Prieur, Turnhout 1989 (CC, Series apocryphorum, 5-6), t. II, p. &nbsp;551-564; texte de M. Bonnet reproduit pp. 565-651&nbsp;565–651. – Intr.critique dans la traduction (J. – M. Prieur, ''Actes de l’apôtre André'', Turnhout 1995, pp. &nbsp;67 – 125).
 
Per tutte le altre opere non presenti nell’elenco si rimanda all’edizione dell’intera produzione di Gregorio citata al primo punto.<ref> (Cfr. ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo / Mediaeval Latin Texts and their Transmission'':, Te.Tra.1, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, SISMEL – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp. 152-168&nbsp;152–168).</ref>
 
==== Edizioni italiane ====
* Gregorio di Tours, ''Storia dei Franchi. I Dieci Libri delle Storie'', a[[Scrittori curagreci e conlatini|Collezione laScrittori Greci e Latini]], trad. rivedutae cura di Massimo OldoniOldani, 2 volumiMilano, Napoli,Fondazione LiguoriLorenzo EditoreValla-Mondadori, 20011981; (Collanaa Nuovocura Medioevoe n.55);con la primatrad. edizioneriveduta apparvedi nelMassimo 1981Oldoni, nella2 Collezionevoll., ScrittoriCollana greciNuovo eMedioevo latinin.55, dellaNapoli, FondazioneLiguori Editore, 2001. Valla
* Gregorio di Tours, ''I sette dormienti. Una leggenda tra Oriente e Occidente'', a cura di Guido Avezzù, Collana Le api, Milano, Medusa Edizioni, 2002. (Collana Le api)
* Gregorio di Tours, ''I miracoli di san Martino'', a cura e con la traduzione di Silvia Cantelli Berarducci, Collezione [[i millenni|I Millenni]] Torino, Einaudi, 2020 (Collezione I millenni).
 
===== Studi =====
* Gustavo Vinay, ''San Gregorio di Tours'', Carmagnola 1940.
* Gustavo Vinay, «Senso e non-senso nella ''Storia dei Franchi'' di Gregorio di Tours», in ''Alto Medioevo Latino'', ed. Guida Editori, Napoli 1978.
* M.Massimo Oldoni, ''Gregorio di Tours e i libri Historiarum: letture e fonti, metodi e ragioni'', «Studi medievali» 3^ ser., XIII, II 1972, pp. 563-701&nbsp;563–701.
* ''The World of Gregory of Tours'', edited by Kathleen Mitchell and Ian Wood, Brill, Leiden – Boston – Köln 2002 (Cultures, beliefs and traditions, 8).
* Antonio Serra, ''L’''ingenium artis'' di Gregorio di Tours. Preliminari d’indagine'', in «Invigilata Lucernis» 32 (2010), pp.&nbsp;157–175.
* ''A Companion to Gregory of Tours'', cur.edited by Alexander Callander Murray, Leiden, E.J. Brill, Leiden 2015 (Brill's Companions to the Christian Tradition. A Series of Handbooks and Reference Works on the Intellectual and Religious Life of Europe, 500-1800, 63).
* ''La trasmissione dei testi latini del Medioevo'': Vol./ 1Mediaeval Latin Texts and their Transmission'', Te.Tra.1, a cura di Paolo Chiesa e Lucia Castaldi, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004.
 
==Altri progetti==
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
*
* {{cita web|http://www.thelatinlibrary.com/gregorytours.html|Testo completo in latino dell{{'}}''Historia Francorum''}}
*[https://www.dmgh.de/scriptores.htm&#x20; https://www.dmgh.de/scriptores.htm] (Monumenta Germaniae Historica - ''Gregorii Turonensis Opera'')
*Gregorio di Tours in http://www.santiebeati.it
*Gregorio di Tours nell'Enciclopedia Treccani http://www.treccani.it
*Gregorio di Tours in http://mirabileweb.it
*''Historia Francorum: [[Historia Francorum]] (''pagina Wikipedia'')''