Bandiera d'Italia: differenze tra le versioni
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{{FIAV
|nomebandiera = Bandiera d'Italia
|immaginebandiera = Flag of Italy
|proporzioni = 2:3<br/>(bandiera di guerra 1:1)
|codice = 111000
|colori = <small>[[Pantone#Pantone Matching System|Pantone]]</small> {{legenda|#009246|border=1px solid black|(17-6153)}} {{legenda|#fff|border=1px solid black|(11-0601)}} {{legenda|#CE2B37|border=1px solid black|(18-1662)}}
<small>[[CMYK]]</small> {{legenda|#009246|border=1px solid black|(C:100 M:0 Y:100 K:0)}} {{legenda|#fff|border=1px solid black|(C:0 M:0 Y:0 K:5)}} {{legenda|#CE2B37|border=1px solid black|(C:0 M:100 Y:100 K:0)}}
<small>[[RGB]]</small> {{legenda|#009246|border=1px solid black|(R:0 G:140 B:69)}} {{legenda|#fff|border=1px solid black|(R:244 G:249 B:255)}} {{legenda|#CE2B37|border=1px solid black|(R:205 G:33 B:42)}}
|soprannome = Il Tricolore
|uso = Bandiera civile e di Stato
|tipologia = nazionale
|adozione = 19 giugno 1946<ref name="cita-Maiorino-p273">{{Cita|Maiorino|p. 273}}.</ref><ref name="cita-Villa-p33">{{Cita|Villa|p. 33}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p333">{{Cita|Tarozzi|p. 333}}.</ref>
|nazione = {{ITA}}
|altre = si
|altre1 = Civil Ensign of Italy.svg
|altre1 titolo = Bandiera navale civile
|FIAV altre1 = 000100
|FIAV2 altre1 = normal
|altre1 proporzioni = 2:3
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|altre2 titolo = Bandiera navale governativa
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|altre3 titolo = Bandiera [[Marina Militare (Italia)|navale militare]]
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|FIAV2 altre3 = normal
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|altre4 titolo = Mostrata verticalmente
|FIAV altre4 = 111000
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|altre5 = Flag of the President of Italy.svg
|altre5 titolo = Stendardo del [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]]
|FIAV altre5 = 010000
|FIAV2 altre5 = normal
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|altre6 titolo = Stendardo del [[Presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]]
|FIAV altre6 = 010000
|FIAV2 altre6 = normal
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|altre7 titolo = Stendardo dei Presidenti emeriti
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|altre8 titolo = Stendardo del Presidente<br />supplente
|FIAV altre8 = 010000
|FIAV2 altre8 = normal
|altre8 proporzioni = 1:1
|foto = View of Piazza Venezia in Rome from Vittoriano.jpg
|data = 1946
|stato = {{ITA}}
|didascalia = Il Tricolore d'Italia garrisce presso il [[Vittoriano]], [[piazza Venezia]], [[Roma]]
}}
{{citazione|Raccolgaci un'unica<br />bandiera, una speme:<br />di fonderci insieme,<br />già l'ora suonò<ref group=N name=inno>Questi versi, che si leggono nella seconda strofa de ''[[Il Canto degli Italiani]]'' di [[Goffredo Mameli]] e [[Michele Novaro]], inno nazionale italiano dal 1946, richiamano alla speranza ("la speme") che l'Italia, ancora divisa negli stati preunitari, si fonda finalmente in un'unica nazione raccogliendosi sotto una sola bandiera: il tricolore.</ref>.|[[Goffredo Mameli]], ''[[Il Canto degli Italiani]]'', vv. 16-17<ref name="cita-Bellocchi-p9">{{Cita|Bellocchi|p. 9}}.</ref>}}
La '''bandiera d'Italia''', conosciuta anche per [[antonomasia]] come '''il Tricolore'''<ref group="N">Il ''[[Vocabolario Treccani]]'' utilizza indifferentemente sia la "T" maiuscola che la "t" minuscola. Cfr. {{Treccani|tricolore|Tricolóre|v=x|accesso=5 febbraio 2025}}</ref>, è il [[Bandiera nazionale|vessillo nazionale]] della [[Italia|Repubblica Italiana]]. È una [[bandiera tricolore]] e presenta, partendo dall'asta, il [[verde]], il [[bianco]] e il [[rosso]], [[colori nazionali dell'Italia]], a tre [[Banda (araldica)|bande]] verticali di eguali dimensioni; è così definita dall'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]]<ref group="N" name="bande">La terminologia utilizzata nel testo costituzionale è [[Araldica|araldicamente]] impropria: la "[[Banda (araldica)|banda]]", per definizione, è quel tipo di partizione che divide la bandiera diagonalmente. La definizione corretta avrebbe dovuto essere "[[Interzato in palo|interzata in palo]]". Cfr. {{Cita web|url=http://manuali.lamoneta.it/ManualeAraldica/|titolo=Manuale ragionato di araldica|accesso=5 febbraio 2025}}</ref>, pubblicata sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]]'' n. 298, edizione straordinaria del 27 dicembre 1947. La legge ne regolamenta utilizzo ed esposizione, tutelandone la difesa e prevedendo il reato di [[Vilipendio alla bandiera|vilipendio alla stessa]]; ne prescrive altresì l'insegnamento nelle scuole insieme agli altri [[simboli patri italiani]].
Alla bandiera italiana è dedicata la [[Festa del Tricolore]], istituita dalla legge 31 dicembre 1996, n. 671, che si tiene ogni anno il 7 gennaio. Questa celebrazione commemora la prima adozione ufficiale del tricolore come bandiera nazionale da parte della [[Repubblica Cispadana]], che avvenne a [[Reggio Emilia]] il 7 gennaio 1797, a seguito della [[Rivoluzione francese]] e della discesa di [[Napoleone Bonaparte]] in Italia; la Repubblica Cispadana propugnò tra i suoi ideali l'[[autodeterminazione dei popoli]]. I colori nazionali italiani erano comparsi per la prima volta a [[Genova]] il 21 agosto 1789 su una [[Coccarda italiana tricolore|coccarda tricolore]], mentre il primo [[Bandiera di guerra|stendardo militare]] verde, bianco e rosso, a tre bande verticali, era stato adottato dalla [[Legione Lombarda]] a [[Milano]] l'11 ottobre 1796.
La considerazione popolare per la bandiera tricolore crebbe costantemente, sino a farla diventare uno dei simboli più importanti del [[Risorgimento]], che culminò il 17 marzo 1861 con la [[proclamazione del Regno d'Italia]], di cui il tricolore assurse a vessillo nazionale. La bandiera italiana ha attraversato più di due secoli di [[storia d'Italia]], salutandone tutti gli avvenimenti più importanti.
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia della bandiera d'Italia}}
=== La nascita dei colori nazionali italiani su una coccarda ===
{{Vedi anche|Coccarda italiana tricolore}}
[[File:Coccarda FRANCIA.svg|miniatura|sinistra|La coccarda francese tricolore, uno dei simboli della rivoluzione]]
Anche la bandiera italiana, come altri vessilli nazionali, si ispira a [[bandiera della Francia|quella francese]], introdotta dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]] nell'autunno del 1790 sulle [[Unità militare navale|navi da guerra]] della ''[[Marine nationale]]''<ref name=elysee>{{cita web|lingua=fr|url=http://www.elysee.fr/la-presidence/le-drapeau-francais/|titolo=Le drapeau français - Présidence de la République|accesso=13 febbraio 2013}}</ref> e simbolo del rinnovamento indotto dal [[giacobinismo]] delle origini<ref name=Cherasco>{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/tricolore_nacque.html|titolo=Otto mesi prima di Reggio il tricolore era già una realtà|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160309115746/http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/tricolore_nacque.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="quirinale-pdf">{{Cita web|url=https://www.quirinale.it/page/tricolore|titolo=I Simboli della Repubblica - il Tricolore|accesso=5 febbraio 2025}}</ref><ref name="cita-Maiorino-p156">{{Cita|Maiorino|p. 156}}.</ref>.
Il 12 luglio 1789, due giorni prima della [[presa della Bastiglia]], il giornalista rivoluzionario [[Camille Desmoulins]], mentre arringava la folla parigina alla rivolta, chiese ai manifestanti quale colore adottare come simbolo della Rivoluzione francese, proponendo il verde speranza oppure il blu della [[Guerra d'indipendenza americana|Rivoluzione americana]], come simbolo di [[libertà]] e [[democrazia]]: i manifestanti risposero "Il verde! Il verde! Vogliamo delle coccarde verdi!"<ref name=Bolzano>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=-ynpQ5lnU2EC&pg=PA174&lpg=PA174&dq=Camille+Desmoulins+coccarda+francese+verde+foglie&source=bl&ots=yh3IejczPE&sig=9lSL3O5ZuEuSstTYaZt0AGCvhjI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj_mbftrsrSAhVGESwKHd2kBwoQ6AEIIDAB#v=onepage&q=Camille%20Desmoulins%20coccarda%20francese%20verde%20foglie&f=false|titolo=Giovani del terzo millennio, di Giacomo Bolzano|editore=books.google.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. Desmoulins colse quindi una foglia verde da terra e se l'appuntò al cappello come segno distintivo dei rivoluzionari<ref name=Bolzano />. Il verde, nella primigenia coccarda francese, fu abbandonato dopo un solo giorno in favore del blu e del rosso, perché esso era anche il colore del fratello del re, il [[Reazione (politica)|reazionario]] [[Conti d'Artois|conte d'Artois]], che diventò monarca dopo la [[Restaurazione]] con il nome di [[Carlo X di Francia|Carlo X]]<ref name=italia-oggi>{{cita web|url=http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2139232&codiciTestate=1|titolo=Il verde no, perché è il colore del re. Così la Francia ha scelto la bandiera blu, bianca e rossa ispirandosi all'America|editore=italiaoggi.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. La [[coccarda francese tricolore]] si completò poi, in seguito a eventi successivi, con l'aggiunta del bianco, colore dei [[Borbone di Francia|Borbone]], in ossequio al re [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]], che era ancora regnante nonostante le violente rivolte che imperversavano nel Paese (la [[Monarchie abolite|monarchia francese fu abolita]] infatti tre anni dopo, il 10 agosto 1792)<ref name=elysee /><ref name=ansa>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/07/14/parigi-14-luglio-la-bastiglia-e-il-rosso-della-first-lady-messicana-angelica_5ffc5fb9-5c2f-406b-ab8c-99935f5c4428.html|titolo=Presa della Bastiglia, il 14 luglio e il rosso della first lady messicana Angelica|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. Secondo altre interpretazioni invece il bianco sarebbe stato scelto in quanto colore della Nazione<ref>{{Cita libro|titolo=La Révolution française (1789-1799)|autore=[[Michel Vovelle]]|anno=2011|editore=Armand Colin|p=117}}</ref>.
Poco dopo gli eventi rivoluzionari francesi, anche in Italia iniziarono a diffondersi estesamente gli ideali di innovazione [[Società (sociologia)|sociale]] — sulla scorta dell'approvazione della ''[[Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino]]'' del 1789 — e successivamente anche [[politica]], con i primi fermenti [[Patriottismo|patriottici]] indirizzati all'[[Autodeterminazione dei popoli|autodeterminazione nazionale]]: per tale motivo la bandiera francese blu, bianca e rossa diventò prima riferimento dei giacobini italiani e in seguito fonte di ispirazione per la creazione di un vessillo identitario italiano<ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
Le prime sporadiche dimostrazioni favorevoli agli ideali della Rivoluzione francese da parte della popolazione italiana avvennero nell'agosto del 1789, con la comparsa, soprattutto nello [[Stato Pontificio]], di coccarde di fortuna costituite da semplici foglie verdi di alberi che erano appuntate sui vestiti dei manifestanti richiamando analoghe proteste avvenute in [[Francia]] agli albori della rivoluzione, poco tempo prima dell'adozione della coccarda francese tricolore<ref name="cita-Ferorelli-p668">{{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10517&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |p=668 |accesso=13 febbraio 2017 |dataarchivio=1 aprile 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190401013019/http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10517&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |urlmorto=sì }}</ref>.
[[File:Coccarda ITALIA.svg|miniatura|La coccarda italiana tricolore]]
In seguito la popolazione italiana iniziò a usare coccarde vere e proprie realizzate in stoffa: al verde delle foglie degli alberi, già impiegato in precedenza, furono aggiunti il bianco e il rosso, in modo da richiamare in maniera più marcata gli ideali rivoluzionari rappresentati dal tricolore francese<ref name="cita-Ferorelli-p666">{{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10515&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |p=666 |accesso=13 febbraio 2017 |dataarchivio=31 marzo 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190331190005/http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10515&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |urlmorto=sì }}</ref>; in particolare, la prima traccia documentata della comparsa della coccarda tricolore italiana è datata 21 agosto 1789: negli archivi storici della [[Repubblica di Genova]] è riportato che testimoni oculari avessero visto aggirarsi per la città alcuni manifestanti aventi appuntata sui vestiti<ref name="cita-Ferorelli-p662">{{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10511&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |p=662 |accesso=13 febbraio 2017 |dataarchivio=31 marzo 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190331181159/http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10511&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |urlmorto=sì }}</ref>:
{{citazione|[…] la nuova coccarda ''francese'' bianca, rossa e verde ''introdotta da poco tempo a Parigi'' […]|Archivio storico della Repubblica di Genova}}
Le gazzette italiane dell'epoca avevano infatti ingenerato confusione sui fatti francesi, in particolar modo omettendo la sostituzione del verde con il blu e il rosso, e riportando l'erronea notizia che il tricolore francese fosse verde, bianco e rosso<ref name="cita-Ferorelli-p666" />; in aggiunta a ciò, non era ancora avvenuta una presa di coscienza nazionale vera e propria, tant'è che per un breve periodo molti manifestanti italiani continuarono erroneamente a credere che la [[Coccarda italiana tricolore|coccarda verde, bianca e rossa]] rappresentasse il tricolore francese: il loro obiettivo era infatti solo quello di manifestare l'adesione agli ideali della rivoluzione d'oltralpe<ref name="cita-Ferorelli-p668" />. Il verde, una volta chiarito l'errore, fu poi mantenuto dai giacobini italiani perché rappresentava la natura e quindi — [[Metafora|metaforicamente]] — anche i [[Giusnaturalismo|diritti naturali]], ovvero l'[[Uguaglianza sociale|uguaglianza]] e la libertà<ref name="valori">{{cita web|url=http://www.150anni.it/webi/index.php?s=25&wid=988|titolo=I valori » Il Tricolore |editore=150anni.it|accesso=3 maggio 2017}}</ref>.
Il verde, il bianco e il rosso applicati su una coccarda tricolore ricomparirono durante la fallita sommossa di [[Bologna]] contro lo Stato Pontificio del 13-14 novembre 1794 per opera di [[Luigi Zamboni]] e [[Giovanni Battista De Rolandis]]<ref name=provincia>{{Cita web|url=http://www.150.provincia.asti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=93:mostra-giovan-battista-de-rolandis-e-il-tricolore&catid=13:resoconti&Itemid=30|titolo=Mostra Giovan Battista De Rolandis e il Tricolore|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000927/http://www.150.provincia.asti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=93:mostra-giovan-battista-de-rolandis-e-il-tricolore&catid=13:resoconti&Itemid=30|urlmorto=sì}}</ref><ref name="cita-Villa-p12">{{Cita|Villa|p. 12}}.</ref>. Questa genesi è invero contestata da alcuni studiosi, che sostengono la tesi per la quale le coccarde di Zamboni e De Rolandis fossero in realtà bianche e rosse (associando invece questi colori allo [[stemma di Bologna]]), con inserti verdi non voluti<ref>{{Cita|De Rolandis|p. 83}}.</ref>, visto che furono aggiunti sotto forma di [[fodera]]<ref>{{Cita|Colangeli|p. 11}}.</ref>.
Gli storici sono invece unanimi sul fatto che dopo gli eventi di Bologna la coccarda italiana tricolore sia apparsa nel 1796 a Milano: queste coccarde, aventi la tipica forma circolare, avevano il rosso all'esterno, il verde in posizione intermedia e il bianco al centro<ref>{{Cita|Colangeli|p. 13}}.</ref>; i colori nazionali italiani esordirono quindi su una coccarda<ref name="cita-Ferorelli-p662"/>.
=== Gli stendardi di Cherasco ===
[[File:Cherasco torrecivica.jpg|miniatura|La torre del municipio di Cherasco]]
La traccia documentata più antica che cita la bandiera tricolore italiana è legata alla prima discesa di [[Napoleone Bonaparte]] nella [[penisola italiana]]. Con l'avvio della [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]], in molti luoghi i giacobini della penisola insorsero contribuendo, insieme ai soldati italiani inquadrati nell'[[Armée de terre|esercito francese]], alle vittorie transalpine<ref name="cita-Tarozzi-p66">{{Cita|Tarozzi|p. 66}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p69">{{Cita|Tarozzi|p. 69}}.</ref>.
Questo rinnovamento fu accettato dagli italiani nonostante fosse legato alle convenienze della Francia napoleonica, che aveva forti tendenze [[Imperialismo|imperialistiche]], perché la nuova situazione politica era migliore di quella precedente: il legame a doppio filo con la Francia era infatti molto più accettabile dei secoli passati nell'[[Monarchia assoluta|assolutismo]]<ref name="cita-Maiorino-p162">{{Cita|Maiorino|p. 162}}.</ref>.
Durante la prima campagna d'Italia, Napoleone Bonaparte, al comando dell'[[Armata d'Italia]], conquistò gli Stati in cui era divisa la penisola italiana fondando nuovi organismi statali repubblicani che si ispiravano agli ideali rivoluzionari francesi<ref name="cita-Busico-p9">{{Cita|Busico|p. 9}}.</ref>. Tra il 1796 e il 1799 nacquero, tra le altre, la [[Repubblica Piemontese]], la [[Repubblica Cispadana]], la [[Repubblica Transpadana]], la [[Repubblica Ligure]], la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]], la [[Repubblica Anconitana]] e la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]<ref name="cita-Busico-p9"/>.
Il primo territorio a essere conquistato da Napoleone fu il [[Piemonte]]; nell'archivio storico del comune piemontese di [[Cherasco]] è conservato un documento che attesta, il 13 maggio 1796, in occasione dell'[[armistizio di Cherasco|omonimo armistizio]] tra Napoleone e le [[Esercito del Sacro Romano Impero|truppe austro]]-[[Regia Armata Sarda|piemontesi]] (con cui [[Vittorio Emanuele I di Savoia]] cedette [[Nizza]] e la [[Savoia (regione storica)|Savoia]] alla Francia per porre fine alla guerra<ref name="cita-Bazzano-p130">{{Cita|Bazzano|p. 130}}.</ref>), il primo accenno al tricolore italiano, riferendosi a stendardi comunali issati su tre torri del centro storico<ref name="cita-Damilano-p36">{{Cita|Damilano|p. 36}}.</ref>:
{{Citazione|[…] si è elevato uno stendardo, formato con tre tele di diverso colore, cioè Rosso, Bianco, <s>Verde</s> Bleu. […]|Documento conservato presso il comune di Cherasco}}
Sul documento il termine «verde» è stato successivamente barrato e sostituito da «bleu», cioè dal colore che forma — insieme al bianco e al rosso — la bandiera francese<ref name="Cherasco" />.
=== La bandiera militare della Legione Lombarda ===
{{Vedi anche|Legione Lombarda}}
Inizialmente, il tricolore francese fu innalzato da molte città: il nuovo conquistatore non era, come in tempi antichi, geloso dei propri colori, ma orgoglioso che essi fossero messi in mostra, essendo questi i simboli di un esercito conquistatore e di un popolo vittorioso<ref name="cita-Fiorini-p688">{{Cita|Fiorini|p. 688}}.</ref>. È alla bandiera francese che i documenti, almeno fino all'ingresso dell'esercito napoleonico italiano a Milano nell'ottobre 1796, fanno riferimento quando usano il termine "tricolore"<ref name="cita-Fiorini-p688"/>.
L'11 ottobre 1796 Napoleone comunicò al [[Direttorio]] la nascita della [[Legione Lombarda]], un'unità militare costituita dall'Amministrazione generale della Lombardia<ref name=Bovio19>{{cita|Bovio|p. 19}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p67">{{Cita|Tarozzi|p. 67}}.</ref>, governo che faceva capo alla [[Repubblica Transpadana]]<ref name="difesa"/>. Su questo documento, in riferimento alla sua [[bandiera di guerra]], che ricalcava il tricolore francese e che fu proposta a Napoleone dai [[Patriottismo|patrioti]] milanesi<ref name="cita-Villa-p10"/>, è riportato che<ref name="cita-Busico-p11">{{Cita|Busico|p. 11}}.</ref>:
{{Citazione|[…] i colori nazionali adottati sono il verde, il bianco e il rosso. […]|Napoleone Bonaparte|[…] les couleurs nationales qu'ils ont adopté sont le vert, le blanc et le rouge. […]|lingua=fr}}
[[File:Flag of the Lombard Legion.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Lo stendardo dei [[Cacciatore (soldato)|cacciatori]] a cavallo della Legione Lombarda]]
A tal proposito, uno dei patrioti milanesi filo-napoleonici, l'avvocato Giovanni Battista Sacco, dichiarò<ref name="cita-Villa-p10">{{Cita|Villa|p. 10}}.</ref>:
{{citazione|[…] Già il tricolore vessillo che da gran tempo ci lusinga di renderci liberi soggiace a riforma: il color nostro nazionale vi ha parte e in certo modo ci si assicura che presso è a spuntare l'aurora apportatrice della nostra rigenerazione […]|Giovanni Battista Sacco}}
La Legione Lombarda fu quindi il primo reparto militare italiano a dotarsi d'un vessillo tricolore come insegna<ref name="difesa"/>. Secondo fonti più autorevoli, la scelta effettuata dai membri della Legione Lombarda di sostituire il blu della bandiera francese con il verde fu altresì legata al colore delle divise della [[Milizia cittadina (Milano)|Milizia cittadina milanese]], i cui componenti, fin dal 1782, indossavano un'uniforme di questa tonalità, ovvero un abito verde con [[Mostrina|mostrine]] rosse e bianche; per siffatta ragione, in [[dialetto milanese]], i membri di questa guardia comunale erano popolarmente chiamati ''remolazzit'', ovvero «piccoli [[Raphanus raphanistrum sativus|ravanelli]]», richiamando le rigogliose foglie verdi di questo ortaggio<ref name="cita-Maiorino-p158"/>.
Il bianco e il rosso erano anche peculiari dell'antichissimo [[Simboli di Milano|stemma comunale di Milano]], e parimenti comuni sulle divise militari lombarde dell'epoca<ref name="quirinale-pdf" /><ref name="cita-Maiorino-p158"/><ref name="cita-Villa-p11"/>. Non fu quindi un caso che il tricolore verde, bianco e rosso fosse scelto come insegna dalla Legione Lombarda<ref name="quirinale-pdf" />.
La prima approvazione ufficiale della bandiera italiana da parte delle autorità fu quindi come insegna militare della Legione Lombarda e non ancora come bandiera nazionale di uno Stato italiano sovrano<ref>{{Cita|Tarozzi|pp. 67-68}}.</ref>. Il 6 novembre 1796 la prima [[coorte]] della Legione Lombarda ricevette il proprio vessillo tricolore nel corso di una solenne cerimonia alle ore cinque pomeridiane in [[Piazza del Duomo (Milano)|piazza del Duomo]] a [[Milano]]<ref name="cita-Tarozzi-p67"/><ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Villa-p11">{{Cita|Villa|p. 11}}.</ref>. La bandiera si presentava divisa in tre fasce verticali, riportando la scritta "Legione Lombarda" e il numero di coorte, mentre al centro si stagliava una corona di quercia racchiudente un [[berretto frigio]] e una [[Squadra e compasso|squadra massonica]] con pendolo<ref name=Vecchio42 />.
Bandiere della stessa foggia furono assegnate anche alle altre cinque coorti costituite<ref name=Bovio19 />. Tutti e sei i vessilli sono ancora esistenti: cinque esposti all'[[Heeresgeschichtliches Museum]] di [[Vienna]] e uno al [[musée de l'Armée]] di Parigi<ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Colangeli-p14">{{Cita|Colangeli|p. 14}}.</ref>. Con il susseguirsi delle vittorie militari di Napoleone e la conseguente nascita delle repubbliche favorevoli agli ideali rivoluzionari, in molte città italiane si assunsero, sugli stendardi militari, il rosso, il bianco e il verde quali simbolo di innovazione sociale e politica<ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
=== La bandiera militare della Legione Italiana ===
[[File:Bandiera-rep-cispadana.png|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della Guardia civica modenese della Repubblica Cispadana]]
Dal 16 al 18 ottobre 1796, a [[Modena]], si tenne un congresso che, attraverso l'attiva partecipazione di Bologna, [[Ferrara]], Modena e [[Reggio Emilia]], decretò la nascita della Repubblica Cispadana, con l'avvocato [[Antonio Aldini]] in qualità di presidente.
Tra i vari provvedimenti presi, il congresso deliberò la costituzione di una Legione Italiana, poi ridenominata [[Reggimenti italiani (repubbliche giacobine)#Legione Cispadana (18 ottobre 1796) poi 3a, 4a e 5a Cisalpina|Legione Cispadana]]<ref name="difesa">{{cita web|cognome=Frasca|nome=Francesco|url=http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/LEsercito_del_primo_Tricolore.pdf|titolo=L'Esercito del primo Tricolore|accesso=8 marzo 2017|editore=difesa.it|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170309071221/http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/LEsercito_del_primo_Tricolore.pdf}}</ref>, che avrebbe dovuto partecipare insieme alla Francia a una guerra contro gli [[Sacro Romano Impero|austriaci]]; il vessillo militare di questa unità militare era composto da un tricolore rosso, bianco e verde, probabilmente ispirato dall'analoga decisione della Legione Lombarda<ref name="cita-Villa-p10"/><ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Tarozzi-p68">{{Cita|Tarozzi|p. 68}}.</ref>:
{{Citazione|[…] Si decreta la costituzione della Confederazione Cispadana, e la formazione della Legione Italiana, le cui coorti debbono avere come bandiera il vessillo bianco, rosso e verde adorna degli emblemi della libertà. […]<br />
[…] ART.VIII Ogni Coorte avrà la sua bandiera a tre colori Nazionali Italiani, distinte per numero, e adorne degli emblemi della Libertà. I numeri delle Coorti saranno estratti a sorte fra quelle formate delle quattro Provincie. […]|Decreto di costituzione della Legione Italiana}}
Come già accennato, non si trattò ancora di una bandiera nazionale, ma nuovamente di una bandiera di guerra<ref name=Vecchio42>{{Cita|Vecchio|p. 42}}.</ref>.
=== Il vessillo civico della congregazione di Bologna ===
Il 19 giugno 1796 Bologna fu occupata dalle truppe napoleoniche<ref name="cita-Colangeli-p14"/>. Di poco appresso, fu istituita una [[Guardia civica]], che adottò una divisa identica a quella della Milizia cittadina milanese, ovvero un abito verde con mostrine rosse e bianche<ref name="cita-Colangeli-p14"/>. Il 18 ottobre 1796<ref name="cita-Villa-p11"/>, contestualmente alla costituzione della Legione Italiana, la congregazione filo napoleonica dei magistrati e deputati aggiunti di Bologna, al terzo punto della discussione, deliberò la creazione di un [[Gonfalone|vessillo civico]] tricolore, questa volta sganciato dall'uso militare. Su un documento conservato nell'archivio di Stato di Bologna si può leggere:
{{Citazione|[…] Bandiera coi colori Nazionali – Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una Bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso […]|Delibera della congregazione di Bologna<ref group=N>Archivio di Stato di Bologna, Archivio napoleonico, I, Senato provvisorio, Atti dell'Assunteria di magistrati, b. 5, c. 542 “Bandiera coi colori nazionali” e sgg., 10 maggio 1796 - 30 ottobre 1796.</ref><ref name="cita-Villa-p11"/>}}
Conseguentemente all'adozione da parte della congregazione bolognese, il tricolore diventò simbolo politico della lotta per l'indipendenza dell'Italia dalle potenze straniere, avvalorato dal suo utilizzo anche in ambito civile<ref name="cita-Villa-p11"/>. A questo vessillo bolognese, legato a una realtà comunale e quindi avente ancora respiro prettamente locale, e ai precedenti stendardi militari della Legione Lombarda e di quella Italiana, si ispirò poi la successiva adozione della bandiera italiana da parte di un organismo statale, la Repubblica Cispadana, che avvenne il 7 gennaio 1797<ref name="quirinale-pdf" /><ref name="vessillo-bolognese">{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/documenti.html|titolo=Bologna, 28 ottobre 1796: Nascita della Bandiera Nazionale Italiana|accesso=14 gennaio 2016|dataarchivio=7 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160307051347/http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/documenti.html|urlmorto=sì}}</ref>.
=== La bandiera nazionale della Repubblica Cispadana ===
{{vedi anche|Sala del Tricolore}}
[[File:Giuseppe Compagnoni.jpg|miniatura|sinistra|Giuseppe Compagnoni, il "padre del tricolore"]]
[[File:Bandiera della Repubblica Cispadana - Museo del Tricolore.jpg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della Repubblica Cispadana]]
A Reggio Emilia, il 27 dicembre 1796, in un'assemblea tenutasi in un salone del [[Palazzo del Comune (Reggio Emilia)|municipio della città]] (in seguito all'uopo ribattezzato [[Sala del Tricolore]]) 110 delegati presieduti da Carlo Facci approvarono la [[Costituzione|carta costituzionale]] della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 156-157}}.</ref>.
In riunioni successive furono decretati e ufficializzati molti provvedimenti, tra cui la scelta dell'emblema della neonata repubblica<ref name="cita-Maiorino-p157">{{Cita|Maiorino|p. 157}}.</ref>. Ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera nazionale verde, bianca e rossa fu, in un'assemblea avvenuta il 7 gennaio, [[Giuseppe Compagnoni]], che per questo è ricordato come il «padre del tricolore»<ref name=Vecchio42 /><ref name="cita-Maiorino-p157"/><ref name="cita-Tarozzi-p9">{{Cita|Tarozzi|p. 9}}.</ref>. Questo decreto di adozione recita<ref>{{Cita|Fiorini|p. 706}}.</ref><ref name="cita-Villa-p46">{{Cita|Villa|p. 46}}.</ref>:
{{Citazione|[…] Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano: Reggio Emilia, 7 gennaio 1797, ore 11. Sala Patriottica. Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Giuseppe Compagnoni di [[Lugo (Italia)|Lugo]] fa [[mozione]] che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. ''Vien decretato''. […]|Verbale della riunione del 7 gennaio 1797 del congresso della Repubblica Cispadana}}
La decisione del congresso di adottare una bandiera tricolore verde, bianca e rossa fu poi salutata da un'atmosfera giubilante, tanto era l'entusiasmo dei delegati, e da scrosci di applausi<ref name="cita-Maiorino-p158">{{Cita|Maiorino|p. 158}}.</ref>. La storica seduta del congresso non specificò le caratteristiche di questa bandiera con la determinazione della tonalità e della proporzione dei colori, e non precisò neppure la loro collocazione sul vessillo<ref name="cita-Maiorino-p159">{{Cita|Maiorino|p. 159}}.</ref>. Sul verbale della riunione di sabato 7 gennaio 1797<ref name="cita-Villa-p11"/>, avvenuta anch'essa nella futura Sala del Tricolore, si può leggere<ref name="cita-Busico-p13">{{Cita|Busico|p. 13}}.</ref>:
{{Citazione|[…] Sempre Compagnoni fa mozione che lo stemma della Repubblica sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo Stemma della Sovranità. […]
[…] Fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. […]
[…] Dietro ad altra mozione di Compagnoni dopo qualche discussione, si decreta che l'Era della Repubblica Cispadana incominci dal primo giorno di gennaio del corrente anno 1797, e che questo si chiami Anno I della Repubblica Cispadana da segnarsi in tutti gli atti pubblici, aggiungendo, se si vuole, l'anno dell'[[Era volgare]]. ''Vien decretato''. […]|Verbale della riunione del 7 gennaio 1797 del congresso della Repubblica Cispadana<ref name="cita-Villa-p11"/>}}
[[File:Sala tricolore reggio.jpg|miniatura|La settecentesca Sala del Tricolore, poi diventata sala consiliare del comune di Reggio Emilia, dove nacque la bandiera italiana]]
Per la prima volta il tricolore diventò ufficialmente bandiera nazionale di uno Stato italiano sovrano, sganciandosi dal significato militare e civico locale: con questa adozione la bandiera italiana assunse pertanto un'importante valenza politica<ref name="cita-Busico-p13"/><ref name="cita-Maiorino-p155">{{Cita|Maiorino|p. 155}}.</ref>. Nella seduta del 21 gennaio, tenutasi questa volta a Modena, dove nel frattempo erano stati spostati i lavori congressuali, la decisione fu resa esecutiva:
{{Citazione|[…] confermando le delibere di precedenti adunanze – decretò vessillo di Stato il Tricolore – per virtù d'uomini e di tempi – fatto simbolo dell'unità indissolubile della Nazione. […]|Verbale della riunione del 21 gennaio 1797 del congresso della Repubblica Cispadana}}
Il vessillo che fu poi utilizzato dalla Repubblica Cispadana si presentava [[interzato in fascia]] con il rosso in alto, al centro l'emblema della repubblica e ai lati le lettere ''R'' e ''C'', ovvero le iniziali delle due parole che formano il nome dell'organismo statale<ref name=Vecchio42 /><ref name="cita-Maiorino-p159"/>.
La bandiera italiana fu esposta per la prima volta al pubblico nella città di Modena il 12 febbraio 1797; per celebrarne l'avvenimento, fu organizzato un corteo attraversante le vie della città, che passò alla storia con il nome di "passeggiata patriottica"<ref name="lauro-rossi"/>, con esponenti della Guardia civica e dell'esercito che le tributavano, solennemente, onore<ref name="cita-Maiorino-p159"/>. Da questa data il tricolore italiano si diffuse anche al di fuori dei confini emiliani, soprattutto in Lombardia, e iniziò a essere esibito sempre più sovente, come vessillo militare, dai soldati napoleonici che combattevano in Italia<ref name="cita-Maiorino-p159"/>.
A [[Bergamo]] fu decretato l'obbligo da parte dei civili di portare una coccarda tricolore appuntata sui vestiti, coercizione che fu sancita, il 13 maggio 1797, anche a Modena e Reggio Emilia<ref>{{Cita|Villa|pp. 11-12}}.</ref><ref>{{Cita|Maiorino|pp. 159-160}}.</ref>. Anche senza bisogno di obblighi da parte delle autorità, la coccarda si diffuse sempre di più tra la popolazione, che la portava con fierezza, gettando le basi, insieme ad altri fattori, al Risorgimento<ref name="cita-Maiorino-p160">{{Cita|Maiorino|p. 160}}.</ref>.
=== La bandiera nazionale della Repubblica Cisalpina ===
[[File:Flag of the Repubblica Cisalpina.svg|miniatura|destra|{{Codice FIAV|historical}}La bandiera della Repubblica Cisalpina]]
Pochi mesi dopo, il 29 giugno 1797, con l'unione tra le repubbliche Cispadana e Transpadana, si costituì la [[Repubblica Cisalpina]], un organismo statale filo napoleonico di vaste dimensioni avente come capitale Milano<ref name="cita-Maiorino-p162"/><ref>{{Cita|Villa|pp. 13-14}}.</ref>.
Alla celebrazione formale della nascita nella neonata repubblica, che avvenne il 9 luglio nel capoluogo meneghino, parteciparono {{formatnum:300000}} persone (considerando altre fonti, molte meno: {{formatnum:25000}} persone<ref name="cita-Villa-p12"/>), tra comuni cittadini, militari francesi e i rappresentanti dei maggiori comuni della repubblica<ref name="cita-Maiorino-p162"/>. La manifestazione, che ebbe luogo al [[Lazzaretto di Milano]], fu caratterizzata da un tripudio di bandiere e coccarde tricolori<ref name="cita-Maiorino-p163">{{Cita|Maiorino|p. 163}}.</ref>. Nell'occasione Napoleone diede solennemente ai reparti militari della neonata repubblica, dopo averli passati in rassegna, i loro vessilli tricolori<ref name="cita-Villa-p12"/>.
Originariamente i colori della bandiera della Repubblica Cisalpina erano disposti orizzontalmente, con il verde collocato in alto<ref name="cita-Maiorino-p163"/>, ma l'11 maggio 1798, il Gran Consiglio del neonato Stato scelse, come vessillo nazionale, un tricolore italiano con i colori disposti verticalmente<ref name=Vecchio42 /><ref name="cita-Villa-p13">{{Cita|Villa|p. 13}}.</ref><ref name="cita-Busico-p17">{{Cita|Busico|p. 17}}.</ref>:
{{Citazione|[…] la Bandiera della Nazione Cisalpina è formata di tre bande parallele all'asta, verde, la successiva bianca, la terza rossa. L'Asta è similmente tricolorata a spirale, colla punta bianca […]|Delibera del Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina}}
In questo periodo nacque l'attaccamento della popolazione nei confronti della bandiera italiana, che iniziò a entrare nell'[[immaginario collettivo]] come simbolo del Paese<ref name="cita-Maiorino-p166">{{Cita|Maiorino|p. 166}}.</ref>.
Ciò valeva soprattutto nell'esercito, dove il vessillo militare tricolore era difeso a tutti i costi dalla cattura del nemico. Significativo fu un episodio che accadde il 16 gennaio 1801, durante la seconda Repubblica Cisalpina<ref name="cita-Autori-vari-p199">{{Cita|Autori vari|p. 199}}.</ref>: l'ufficiale napoleonico [[Teodoro Lechi]], in uno scontro con gli austriaci a [[Trento]] durante il quale era conteso un ponte sul fiume [[Adige]], ebbe la peggio, ma prima di arrendersi decise di bruciare le bandiere tricolori del reparto militare per evitare che finissero nelle mani del nemico<ref name="cita-Maiorino-p166"/>.
=== La bandiera nazionale della Repubblica Italiana e quella del Regno d'Italia ===
[[File:Flag of the Italian Republic (1802).svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}} Bandiera della Repubblica Italiana (1802-1805)]]
[[File:Flag of the Napoleonic Kingdom of Italy.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}} Bandiera del Regno d'Italia (1805-1814)]]
Con la trasformazione della Repubblica Cisalpina in [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]] (1802-1805), ente statale che non comprendeva tutta la penisola italiana e che era anch'esso direttamente dipendente dalla Francia napoleonica, la disposizione dei colori sulla bandiera mutò in una composizione formata da un quadrato verde inserito in un rombo bianco<ref name="cita-Maiorino-p168">{{Cita|Maiorino|p. 168}}.</ref> a sua volta incluso in un riquadro rosso: da questa bandiera ha tratto ispirazione lo [[stendardo presidenziale italiano]] in uso dal 14 ottobre 2000<ref name="stendardo">{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/simboli/stendardo/stendardo.html |titolo=Lo Stendardo presidenziale |accesso=4 marzo 2017}}</ref><ref name="cita-Romano-p360">{{Cita|Romano|p. 360}}.</ref>. Il decreto di adozione della storica bandiera napoleonica, che è datato 20 agosto 1802, recita<ref name="cita-Villa-p16">{{Cita|Villa|p. 16}}.</ref>:
{{citazione|[…] [la bandiera della Repubblica Italiana è formata da] un quadrato a fondo rosso, in cui è inserito un rombo a fondo bianco, contenente un altro quadrato a fondo verde […]|Decreto di adozione della bandiera della Repubblica Italiana napoleonica}}
Il vicepresidente della Repubblica [[Francesco Melzi d'Eril]] avrebbe voluto eliminare il verde dal vessillo ma, a causa dell'opposizione di Napoleone e delle «pressioni di forze morali massoniche democratiche»<ref group=N>Il verde è infatti anche il colore della [[massoneria]].</ref>, tale colore fu mantenuto<ref name=autogenerato1>{{cita|Bovio|p. 37}}.</ref>.
Con la trasformazione della Repubblica Italiana in [[Regno d'Italia (1805-1814)]], anch'esso non comprendente l'intera penisola italiana, la bandiera non subì modifiche sostanziali<ref name=autogenerato1 />. La spinta rivoluzionaria napoleonica subì nel frattempo un'involuzione, assumendo tinte più [[Reazione (politica)|reazionarie]]: fu abolito, ad esempio, il [[calendario rivoluzionario francese]], che fu sostituito dal ripristino dell'antico [[calendario gregoriano]], e molti miti della Rivoluzione francese, come la presa della Bastiglia, furono messi in secondo piano<ref name="cita-Maiorino-p167">{{Cita|Maiorino|p. 167}}.</ref>.
Questo vento di cambiamento si ripercosse anche sull'uso delle bandiere e delle coccarde: il tricolore italiano fu sempre più sostituito da quello francese, con il blu della bandiera d'oltralpe che prese il posto del verde del vessillo italiano<ref name="cita-Maiorino-p168"/>. Questo cambiamento fu anche formale: le fasce dei [[Sindaco|sindaci]] ora erano costituite dal tricolore francese e non più da quello italiano<ref name="cita-Maiorino-p168"/>.
Nonostante queste limitazioni il tricolore verde, bianco e rosso penetrò preponderantemente nell'immaginario collettivo degli italiani assurgendo, a tutti gli effetti, a simbolo inequivocabile di italianità<ref name="cita-Maiorino-p169">{{Cita|Maiorino|p. 169}}.</ref><ref name="cita-Villa-p15">{{Cita|Villa|p. 15}}.</ref>. In poco meno di vent'anni, la bandiera italiana, da semplice vessillo derivato da quello francese, aveva acquisito una sua peculiarità, divenendo assai celebre e conosciuta<ref name="cita-Maiorino-p169"/>.
=== Il Risorgimento e l'Unità d'Italia ===
==== Dai moti del 1821 alle rivolte del 1848 ====
[[File:Pianta Cittadella 1846.jpg|miniatura|Pianta del 1844 della cittadella di Alessandria]]
Con la caduta di Napoleone e la [[Restaurazione]] dei regimi monarchici assolutistici, il tricolore italiano entrò in clandestinità, diventando simbolo dei fermenti patriottici che iniziarono a serpeggiare in Italia, la cui stagione è conosciuta come [[Risorgimento]]<ref name="cita-Villa-p10"/><ref name="cita-Maiorino-p169"/>. Nel [[Regno Lombardo-Veneto]], Stato dipendente dall'[[Impero austriaco]] nato dopo la caduta di Napoleone, per chi esponeva il tricolore italiano era prevista la [[pena di morte]]<ref name="cita-Colangeli-p17">{{Cita|Colangeli|p. 17}}.</ref>. L'obiettivo degli austriaci era infatti, citando le testuali parole dell'imperatore [[Francesco Giuseppe I d'Austria]], di "fare dimenticare di essere italiani"<ref name="cita-Bronzini-p137">{{Cita|Bronzini|p. 137}}.</ref>.
L'11 marzo 1821, durante i [[Moti del 1820-1821|moti piemontesi]], il tricolore italiano sventolò per la prima volta nella storia risorgimentale alla [[cittadella di Alessandria]] dopo l'oblio causato dalla Restaurazione<ref name="cita-Villa-p18">{{Cita|Villa|p. 18}}.</ref><ref>{{cita web|cognome=Novelli|nome=Massimo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/07/31/il-tricolore-sventola-la-notte-sulla-cittadella.html|titolo=Il tricolore sventola la notte sulla cittadella di Alessandria|data= 31 luglio 2007|accesso=16 febbraio 2016|editore=repubblica.it}}</ref>.
Rievocando l'episodio, [[Giosuè Carducci]] vi dedicò questi versi<ref name="cita-Quondam-p334">{{Cita|Quondam|p. 334}}.</ref>:
{{citazione|Innanzi a tutti, o nobile Piemonte,<br />quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria<br />diè a l'aure primo il tricolor, [[Santorre di Santa Rosa|Santorre<br />di Santarosa]]<ref group=N>[[Santorre di Santa Rosa]] fu uno dei capi dei [[moti del 1820-1821]] in [[Piemonte]].</ref>|''Piemonte'', Giosuè Carducci}}
Non tutte le fonti sono però concordi; alcune di esse documentano il fatto che la bandiera che garriva ad [[Alessandria]] fosse in realtà costituita da altri colori: il vessillo del [[Regno di Sardegna]] oppure il tricolore nero, rosso e blu della [[carboneria]]<ref name="cita-Tarozzi-p147">{{Cita|Tarozzi|p. 147}}.</ref>.
La bandiera verde, bianca e rossa riapparve nel corso dei [[moti del 1830-1831]]<ref name="cita-Villa-p18"/>, soprattutto grazie a [[Ciro Menotti]], il patriota che diede inizio alla ribellione in Italia<ref name="cita-Maiorino-p170">{{Cita|Maiorino|p. 170}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 25-27}}.</ref>. Nel 1831 [[Giuseppe Mazzini]] lo scelse come emblema della [[Giovine Italia]]<ref name="cita-Maiorino-p172">{{Cita|Maiorino|p. 172}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p73">{{Cita|Tarozzi|p. 73}}.</ref><ref name="cita-Busico-p27">{{Cita|Busico|p. 27}}.</ref>; a partire dal 1833-1834, proprio grazie all'opera di Mazzini, il [[Simbolo|simbolismo]] del tricolore si diffuse sempre di più lungo la penisola<ref name="cita-Tarozzi-p74">{{Cita|Tarozzi|p. 74}}.</ref> a iniziare dall'[[Italia settentrionale]] e [[Italia centrale|centrale]]<ref name="cita-Villa-p18"/>.
[[File:Flag of Giovine Italia.svg|thumb|left|Bandiera della [[Giovine Italia]]]]
Nel 1834 fu adottato dai rivoltosi che tentarono di invadere la [[Savoia (regione storica)|Savoia]]<ref name="cita-Busico-p27"/><ref name="cita-Villa-p19">{{Cita|Villa|p. 19}}.</ref>, mentre un vessillo tricolore della Giovine Italia fu portato nel 1835 in [[America meridionale]] da [[Giuseppe Garibaldi]] durante il proprio esilio<ref name="cita-Maiorino-p173">{{Cita|Maiorino|p. 173}}.</ref>. La bandiera italiana si diffuse anche tra gli esiliati politici, divenendone il simbolo della lotta per l'indipendenza e della pretesa di avere costituzioni più [[Liberalismo|liberali]]<ref name="cita-Maiorino-p173"/>.
Il tricolore italiano fu sventolato anche durante le insurrezioni del 1837 in [[Sicilia]], del 1841 in [[Abruzzo]] e del 1843 in [[Romagna]]<ref name="cita-Villa-p18"/><ref name="cita-Maiorino-p174">{{Cita|Maiorino|p. 174}}.</ref>. Nel 1844 un tricolore della Giovine Italia accompagnò i [[fratelli Bandiera]] nel loro fallito tentativo di sollevare le popolazioni del [[Regno delle Due Sicilie]]<ref name="cita-Tarozzi-p74"/><ref name="cita-Villa-p19"/><ref name="cita-Maiorino-p174"/>.
Tricolori italiani sventolarono, sfidando le autorità, che ne avevano decretato il divieto, anche in occasione della [[Oregina#La manifestazione patriottica del 10 dicembre 1847|commemorazione della rivolta]] del quartiere genovese di [[Portoria]] contro gli occupanti [[Monarchia asburgica|asburgici]] durante la [[guerra di successione austriaca]]. Nel corso di tale manifestazione, che avvenne il 10 dicembre 1847 a [[Genova]] sul piazzale del [[Santuario di Nostra Signora di Loreto (Genova)|santuario della Nostra Signora di Loreto]] del quartiere di [[Oregina]], esordì, eseguito dalla [[Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo|Filarmonica Sestrese]], ''[[Il Canto degli Italiani]]'' di [[Goffredo Mameli]] e [[Michele Novaro]], [[inno nazionale]] italiano dal 1946<ref name="cita-Villa-p19"/><ref name="cita-Maiorino-p175">{{Cita|Maiorino|p. 175}}.</ref>. ''Il Canto degli Italiani'', in una strofa, cita la bandiera italiana:
{{citazione|Raccolgaci un'unica<br />Bandiera, una speme:<br />di fonderci insieme,<br />già l'ora suonò.|''Il Canto degli Italiani'', Goffredo Mameli, vv. 16-17<ref name="cita-Bellocchi-p9"/>}}
Questo passaggio, che si legge nella seconda strofa, richiama alla speranza ("la speme") che l'Italia, ancora divisa negli [[Antichi Stati italiani|Stati preunitari]], si fonda finalmente in un'unica nazione raccogliendosi sotto una sola bandiera: il tricolore<ref name="cita-Maiorino-p175" />.
==== I moti del 1848 e la prima guerra d'indipendenza ====
[[File:Cinque Giornate di Milano 01.jpg|miniatura|Le Cinque giornate di Milano. Uno dei suoi simboli fu il tricolore]]
La bandiera italiana fu poi protagonista della [[primavera dei popoli]], ovvero dell'ondata di [[moti rivoluzionari]] che sconvolsero l'[[Europa]] dal 1848 al 1849.
Nel marzo del 1848 le [[Cinque giornate di Milano]] furono caratterizzate da una profusione di bandiere e coccarde tricolori<ref name="cita-Bellocchi-p38">{{Cita|Bellocchi|p. 38}}.</ref><ref name="cita-Busico-p33">{{Cita|Busico|p. 33}}.</ref>. L'abbandono della città da parte delle truppe austriache del [[feldmaresciallo]] [[Josef Radetzky]], il 22 marzo, determinò l'immediata costituzione del [[Governo provvisorio di Milano]] presieduto dal podestà [[Gabrio Casati]]<ref name="cita-Bellocchi-p40">{{Cita|Bellocchi|p. 39}}.</ref>, che emise un proclama recitante:
{{citazione|[…] Facciamola finita una volta con qualunque dominazione straniera in Italia. Abbracciate questa bandiera tricolore che pel valor vostro sventola sul Paese e giurate di non lasciarvela strappare mai più […]|Proclama del Governo provvisorio di Milano<ref name="cita-Bellocchi-p40"/>}}
Il giorno successivo il re di Sardegna [[Carlo Alberto di Savoia]] assicurò al Governo provvisorio della città lombarda che le sue truppe, pronte a venirgli in aiuto, avrebbero utilizzato come bandiera militare un tricolore con lo [[Armoriale di Casa Savoia|stemma sabaudo]] sovrapposto sul bianco<ref name="cita-Bellocchi-p49">{{Cita|Bellocchi|p. 49}}.</ref><ref name="cita-Maiorino-p179">{{Cita|Maiorino|p. 179}}.</ref>. In particolare, il proclama del re del 23 marzo 1848 ai lombardi e ai veneti, avente decisi connotati politici, recitava:
{{citazione|[…] e per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana […]|Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Viola-p-II">{{Cita|Viola|p. II}}.</ref>}}
Il processo di trasformazione della bandiera d'Italia in uno dei [[simboli patri italiani]] fu completato, consolidandosi definitivamente, durante i moti milanesi<ref name="cita-Villa-p19"/>. Un tricolore di fortuna formato da [[camicie rosse]], mostre verdi e un lenzuolo bianco, fu issato sul pennone della nave che riportava Giuseppe Garibaldi in Italia dall'America meridionale poco dopo l'inizio della [[Prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra d'indipendenza]]<ref name="cita-Maiorino-p184"/>.
[[File:Flag of the Kingdom of Sardinia (1848-1851).svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}La bandiera adottata da Carlo Alberto di Savoia nel 1848]]
L'11 aprile 1848 il tricolore italiano divenne ufficialmente, tramite regio decreto, unica bandiera utilizzata sulle [[Marina del Regno di Sardegna|navi da guerra sabaude]] e sulla [[Marina mercantile italiana|flotta mercantile del Regno di Sardegna]], mentre il 28 aprile 1848, con analogo provvedimento, il vessillo verde, bianco e rosso diventò insegna ufficiale delle milizie comunali dello Stato sardo<ref name="cita-Viola-p-III">{{Cita|Viola|p. III}}.</ref>. L'8 maggio 1848 il vessillo tricolore completò l'iter istituzionale, diventando [[Bandiera del Regno di Sardegna sabaudo|bandiera nazionale ufficiale del Regno di Sardegna]], quando fu innalzato per la prima volta su [[Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja|Palazzo Madama]] a Torino, sede del [[Senato Subalpino]]<ref name="cita-Bellocchi-p54">{{Cita|Bellocchi|p. 54}}.</ref>. In un discorso pronunciato davanti al [[Parlamento del Regno di Sardegna]] il 9 giugno 1848, re Carlo Alberto dichiarò:
{{citazione|[…] La bandiera tricolore fu e sarà benedetta da Dio, perché simbolo di una nazionalità dalla sua potenza creatrice stabilita […]|Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Viola-p-II"/>}}
[[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II d'Asburgo-Lorena]], [[Sovrani di Toscana|granduca di Toscana]], nell'atto di concessione della costituzione (17 febbraio 1848) non cambiò il vessillo nazionale ("[…] Lo Stato conserva la sua bandiera e i suoi colori […]") ma accordò in seguito alle milizie toscane, tramite decreto, l'utilizzo di una sciarpa tricolore accanto ai simboli del Granducato (25 marzo 1848)<ref name="cita-Bellocchi-p27">{{Cita|Bellocchi|p. 27}}.</ref>. Il granduca, in seguito alle pressioni dei patrioti toscani, il 17 aprile 1848 adottò poi la bandiera tricolore anche come vessillo di Stato e come stendardo militare per le truppe mandate in aiuto a Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Maiorino-p184">{{Cita|Maiorino|p. 184}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-pp27-28">{{Cita|Bellocchi|pp. 27-28}}.</ref>. Il tricolore venne adottato anche a livello locale da alcune città, tra cui [[Stemma di Viareggio|Viareggio]].<ref name=":02">{{Cita web|URL=https://www.welcome2lucca.com/quando-viareggio-adotto-il-tricolore-italiano-prima-dellitalia|titolo=Quando Viareggio adottò il tricolore italiano prima dell'Italia|accesso=21 dicembre 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221221214022/https://www.welcome2lucca.com/quando-viareggio-adotto-il-tricolore-italiano-prima-dellitalia/|dataarchivio=21 dicembre 2022|urlmorto=no}}</ref> Provvedimenti analoghi a quello del granduca furono adottati dal [[Ducato di Parma e Piacenza]] e dal [[Ducato di Modena e Reggio]]<ref name="cita-Bellocchi-pp28-33">{{Cita|Bellocchi|pp. 28-33}}.</ref>.
La svolta del Granducato durò fino alla fine della prima guerra d'indipendenza (1849), che terminò con la sconfitta dell'[[Regia Armata Sarda|esercito piemontese]] di Carlo Alberto di Savoia: dopo di essa furono ripristinate le antiche bandiere<ref name="cita-Bellocchi-p81">{{Cita|Bellocchi|p. 81}}.</ref>. Solo il Regno di Sardegna confermò il tricolore italiano come bandiera nazionale di Stato anche a primo conflitto risorgimentale terminato<ref name="cita-Bellocchi-p81"/>.
[[File:Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg|thumb|left| {{Codice FIAV|historical}} Bandiera del [[Regno di Sicilia (1848-1849)]]]]
[[File:Military flag of the Roman Republic (19th century).svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|001000}} {{Codice FIAV|historical}} Bandiera di guerra della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]]]
La prima fase del pontificato di [[papa Pio IX]] fu caratterizzata da una progressiva apertura alle richieste liberali della popolazione<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 20-21}}.</ref>: all'inizio del 1848, in questo contesto, il [[Papa|sommo pontefice]] concesse l'utilizzo di cravatte tricolori annodate sui vessilli militari dell'[[esercito dello Stato della Chiesa]]<ref name="cita-Maiorino-p176">{{Cita|Maiorino|p. 176}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p34">{{Cita|Bellocchi|p. 34}}.</ref>. Successivamente, a causa delle proteste dei cattolici di [[lingua tedesca]]<ref name="cita-Bellocchi-p35">{{Cita|Bellocchi|p. 35}}.</ref>, papa Pio IX cambiò atteggiamento, mettendosi contro i fermenti patriottici che pervadevano la [[penisola italiana]]<ref>{{cita|Tornielli|p. 258}}.</ref>. La [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]], costituitasi il 9 febbraio 1849 in seguito alla rivolta contro lo [[Stato Pontificio]] che detronizzò il papa, che nel frattempo aveva cambiato atteggiamento nei confronti dei patrioti, il 12 febbraio adottò come vessillo nazionale una bandiera verde, bianca e rossa con un'[[Aquila (storia romana)|aquila romana repubblicana]] sulla punta dell'asta<ref name="cita-Tarozzi-p75"/><ref name="cita-Maiorino-p188">{{Cita|Maiorino|p. 188}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p72">{{Cita|Bellocchi|p. 72}}.</ref>.
[[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II di Borbone]], re delle Due Sicilie, poco dopo lo scoppio delle rivolte, concesse prima la costituzione (10 febbraio 1848) e poi accordò (23 febbraio) l'utilizzo di sciarpe tricolore come ornamento della bandiera nazionale<ref name="cita-Busico-p29">{{Cita|Busico|p. 29}}.</ref>. Il tricolore, nel Regno delle Due Sicilie, iniziò a sventolare il 12 gennaio nel corso della [[rivoluzione siciliana del 1848|rivolta di Palermo]] contro il [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno delle Due Sicilie|governo borbonico]], che diede poi origine all'auto-proclamatosi [[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]], durante la cui effimera esistenza i patrioti solevano cantare, in [[lingua siciliana]], il brano popolare ''Lu dudici jnnaru 1848'' (it. "Il dodici gennaio 1848")<ref name="cita-Maiorino-p176"/><ref name="cita-Tarozzi-p75">{{Cita|Tarozzi|p. 75}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p22">{{Cita|Bellocchi|p. 22}}.</ref>.
[[File:Flag of the Republic of Saint Mark.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}La bandiera adottata dalla Repubblica di San Marco dal 1848 al 1849]]
Le rivolte però non si placarono<ref name="cita-Bellocchi-p25">{{Cita|Bellocchi|p. 25}}.</ref> e il Regno di Sicilia, nel frattempo, decretò come bandiera nazionale un vessillo verde, bianco e rosso con una [[Trinacria (araldica)|trinacria]] al centro<ref name="cita-Villa-p23">{{Cita|Villa|p. 23}}.</ref><ref name="cita-Busico-p28">{{Cita|Busico|p. 28}}.</ref>. In seguito ai tumulti scoppiati fuori dal neo insediato [[Parlamento napoletano]] (15 maggio), Ferdinando II decise di spedire le [[Esercito delle Due Sicilie|truppe borboniche]] a sedare le rivolte in tutto il Regno delle Due Sicilie, ritrattando nel contempo tutte le concessioni fatte poco tempo prima, costituzione e istituzione del parlamento compresi<ref name="cita-Bellocchi-p25"/>.
Il tricolore della [[Repubblica di San Marco]], proclamatasi indipendente il 22 marzo 1848 dall'[[Impero austriaco]], era invece caratterizzato da un [[Leone di San Marco|Leone Alato]]<ref name="cita-Bellocchi-p43">{{Cita|Bellocchi|p. 43}}.</ref><ref name="cita-Busico-p32">{{Cita|Busico|p. 32}}.</ref> collocato in alto a sinistra<ref name="cita-Villa-p23"/>. Il tricolore sventolò anche sulle barricate delle [[Dieci giornate di Brescia]]<ref>{{Cita|Villa|pp. 23-24}}.</ref> e in molti altri centri come [[Varese]], [[Gallarate]], [[Como]], [[Melegnano]], [[Cremona]], [[Monza]], [[Udine]], [[Trento]], [[Verona]], [[Rovigo]], [[Vicenza]], [[Belluno]] e [[Padova]]<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 40 e 42}}.</ref>.
Questa diffusione lungo tutta la penisola italiana fu la dimostrazione che la bandiera tricolore aveva ormai assunto un simbolismo consolidato e valido su tutto il territorio nazionale<ref name="cita-Villa-p24">{{Cita|Villa|p. 24}}.</ref>. In precedenza erano comuni, tra i patrioti, anche i colori della carboneria, ovvero il rosso, l'azzurro e il nero, ma dal 1848 il ruolo di simbolo identificativo della lotta per l'indipendenza fu assunto univocamente dal tricolore verde, bianco e rosso<ref name="cita-Tarozzi-p11">{{Cita|Tarozzi|p. 11}}.</ref>. L'iconografia della bandiera italiana iniziò poi a diffondersi, oltre che in ambito [[Vessillologia|vessillologico]] e militare, anche in alcuni oggetti quotidiani come sciarpe e tessuti per abiti<ref name="cita-Tarozzi-p156">{{Cita|Tarozzi|p. 156}}.</ref>.
==== Dalla guerra di Crimea all'Unità d'Italia ====
[[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|historical}}La bandiera del Regno di Sardegna (1851-1861), che poi diventò il vessillo del Regno d'Italia (1861-1946)]]
Il 14 aprile 1855, prima della partenza per la [[guerra di Crimea]], le bandiere tricolori italiane furono affidate solennemente ai soldati da re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], succeduto nel 1849 al padre Carlo Alberto, con la seguente frase di commiato "[…] Difendetele e riportatele coronate di nuova gloria […]"<ref name="cita-Maiorino-p193">{{Cita|Maiorino|p. 193}}.</ref><ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 82 e 84}}.</ref><ref name="cita-Busico-p39">{{Cita|Busico|p. 39}}.</ref>. Nel 1857 una bandiera italiana con l'asta sormontata da un [[berretto frigio]] e con [[Archipenzolo|archipendolo]], simbolo di equilibrio sociale, fu protagonista della [[spedizione di Sapri]], fallito tentativo di innescare una rivolta nel Regno delle Due Sicilie perpetrato da [[Carlo Pisacane]]<ref name="cita-Villa-p23"/><ref name="cita-Maiorino-p191">{{Cita|Maiorino|p. 191}}.</ref>; questi, per non farsi catturare, si suicidò – secondo la leggenda – fasciato con una bandiera tricolore<ref name="cita-Maiorino-p192">{{Cita|Maiorino|p. 192}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p85">{{Cita|Bellocchi|p. 85}}.</ref>.
Durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] le città che man mano venivano conquistate dal "[[Re d'Italia (1861-1946)|re eletto]]"<ref group=N>"Re eletto", ovvero in procinto di diventare [[Re d'Italia (1861-1946)|re d'Italia]]. Il termine "eletto" ha infatti, tra suoi i [[Sinonimia|sinonimi]], "designato", "investito", "prescelto" e "acclamato". Con questo titolo [[Vittorio Emanuele II di Savoia]] coniò anche monete che ebbero corso legale nelle [[Province Unite del Centro Italia]], entità statale di breve esistenza costituita da territori che di lì a poco sarebbero stati annessi al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] grazie ai [[plebisciti risorgimentali]]. Cfr. {{cita web|url=https://numismatica-italiana.lamoneta.it/riepilogo/W-REE|titolo=Visione d'insieme delle monete - Re Eletto|accesso=25 settembre 2018}}</ref> Vittorio Emanuele II di Savoia e da [[Napoleone III di Francia]] salutavano i due sovrani come liberatori in un tripudio di bandiere e coccarde tricolori; anche i centri in procinto di chiedere l'annessione al Regno di Sardegna tramite [[Plebisciti risorgimentali|plebisciti]] sottolineavano la loro volontà di far parte di un'Italia unita con lo sventolio del tricolore<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 96-101}}.</ref>. La bandiera italiana rifulgeva infatti in [[Toscana]], in [[Emilia]], nelle [[Marche]] e in [[Umbria]], ma anche in città che avrebbero dovuto aspettare qualche tempo prima di essere annesse, come [[Roma]] e [[Napoli]]<ref name="cita-Bellocchi-p101">{{Cita|Bellocchi|p. 101}}.</ref><ref name="cita-Busico-p43">{{Cita|Busico|p. 43}}.</ref>.
È proprio di questi anni il grande entusiasmo della popolazione nei confronti del tricolore: oltre che dall'esercito del Regno di Sardegna e dalle truppe di volontari che parteciparono alla seconda guerra d'indipendenza<ref name="cita-Villa-p24"/>, la bandiera verde, bianca e rossa si diffuse capillarmente nelle regioni appena conquistate o annesse tramite plebiscito, comparendo sulle finestre delle case, nelle vetrine dei negozi e all'interno di locali pubblici come alberghi, taverne, osterie, eccetera<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 196-198}}.</ref>.
[[File:Partenza da Quarto.jpg|miniatura|La partenza della spedizione dei Mille da [[Quarto dei Mille|Quarto]]]]
Il tricolore accompagnò, sebbene non ufficialmente<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 202-203}}.</ref>, anche i volontari della [[spedizione dei Mille]] guidata da Giuseppe Garibaldi<ref name="cita-Villa-p25">{{Cita|Villa|p. 25}}.</ref>; l'Eroe dei due Mondi, in particolare, aveva una deferenza e un ossequio assoluto nei confronti della bandiera italiana<ref name="cita-Maiorino-p198">{{Cita|Maiorino|p. 198}}.</ref>. Dopo un'iniziale prudenza<ref name="cita-Bellocchi-p116">{{Cita|Bellocchi|p. 116}}.</ref>, man mano che Garibaldi conquistava le città dell'[[Italia meridionale]] durante la sua risalita lungo la penisola, l'entusiasmo patriottico cresceva sempre di più, con le file dell'[[Esercito meridionale]] che si ingrossavano costantemente e con le bandiere tricolori che sventolavano ovunque<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 205-206}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 47-49}}.</ref>.
A [[Palermo]] i cantastorie cantavano in lingua siciliana "''Li tri colura spinci pr'ogni via''", ovvero "alza il tricolore in ogni via"<ref name="cita-Maiorino-p205">{{Cita|Maiorino|p. 205}}.</ref>. Poco dopo la perdita della Sicilia, il 25 giugno 1860, re [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II di Borbone]], tentando di limitare i danni vista la crescente partecipazione della popolazione all'impresa di Garibaldi, decretò che la bandiera verde, bianca e rossa fosse anche il [[bandiera del Regno delle Due Sicilie|vessillo ufficiale del suo Regno]], con lo [[Stemma del Regno delle Due Sicilie|stemma delle Due Sicilie]] sovrapposto sul bianco<ref name="cita-Maiorino-p207">{{Cita|Maiorino|p. 207}}.</ref><ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 118-119}}.</ref>. Per ironia della sorte, nella fase finale della spedizione dei Mille, il tricolore del Regno delle Due Sicilie garrì in antagonismo alla bandiera tricolore del Regno di Sardegna<ref name="cita-Maiorino-p208">{{Cita|Maiorino|p. 208}}.</ref>.
[[File:Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1860).svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno delle Due Sicilie]] (1860-1861)]]
Il 17 marzo 1861 [[Proclamazione del Regno d'Italia|fu proclamato il Regno d'Italia]]:
{{citazione|Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861|Testo della legge n. 4671 del 17 marzo 1861 del Regno di Sardegna<ref>{{cita web|url=http://150anni-lanostrastoria.it/index.php/proclamazione-unita|titolo=Torino, 17 marzo 1861: la proclamazione del Regno d’Italia|sito=150anni-lanostrastoria.it|accesso=4 marzo 2017}}</ref>}}
Il tricolore continuò a essere la [[bandiera nazionale]] anche del nuovo Stato, sebbene non ufficialmente riconosciuto da una legge specifica<ref>{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/storia_bandiera.html|titolo=Storia della bandiera italiana|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160116020632/http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/storia_bandiera.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="cita-Villa-p26">{{Cita|Villa|p. 26}}.</ref>, ma regolamentato, per quanto riguarda la foggia dei vessilli militari, da un [[regio decreto]] del 25 marzo 1860 che rimase in vigore fino alla [[nascita della Repubblica Italiana]] (1946)<ref name="cita-Maiorino-p201">{{Cita|Maiorino|p. 201}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p105">{{Cita|Bellocchi|p. 105}}.</ref><ref name="cita-Busico-p45">{{Cita|Busico|p. 45}}.</ref>.
Nel periodo del [[brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio postunitario]], Fulco Salvatore Ruffo di Calabria, IX principe di [[Scilla (Italia)|Scilla]], uno dei membri della corte in esilio di Francesco II di Borbone, in una lettera raccomandò al generale spagnolo [[José Borjes]], inviato nell'Italia meridionale per guadagnare alla causa legittimista i briganti, l'uso della bandiera tricolore<ref name="cita-Cardinali-p118">{{Cita|Cardinali|p. 118}}.</ref>.
Il tricolore, in questo contesto, aveva un significato universale, trasversale, condiviso sia da [[Monarchia|monarchici]] sia da [[Repubblicanesimo|repubblicani]], dai [[Progressismo|progressisti]] e dai [[Conservatorismo|conservatori]] e dai [[Guelfi e ghibellini|guelfi]] come dai [[Guelfi e ghibellini|ghibellini]]: fu scelto come bandiera dell'Italia unita anche per tale motivo<ref name="cita-Maiorino-p207"/>.
==== Dalla terza guerra d'indipendenza alla presa di Roma ====
Durante la [[Battaglia di Custoza (1866)|battaglia di Custoza]] (24 giugno 1866), durante la [[terza guerra d'indipendenza italiana]], i militari del 44º [[reggimento]] della [[brigata]] "Forlì" salvarono una bandiera tricolore dalla cattura delle [[Esercito imperiale austriaco (1806-1867)|truppe austriache]]. Per non consegnare al nemico il loro stendardo militare, stracciarono il drappo della bandiera tricolore in tredici pezzi, suddivisi tra i presenti, e nascosero quei brandelli di stoffa sotto la giubba. Terminata la guerra fu possibile recuperare undici delle tredici porzioni del drappo e ricostruire così la bandiera originaria, che passò alla storia con il nome di "[[Tricolore di Oliosi]]"<ref name=corriere-cherasco>{{cita web|cognome=Nese|nome=Marco|url=http://www.corriere.it/unita-italia-150/11_giugno_03/nese-bandiera-d-italia-fatta-a-pezzi_5c495ada-8dc4-11e0-b332-ace1587d6ad6.shtml|titolo=La bandiera fatta a pezzi (per salvarla dal nemico)|data=3 giugno 2011|accesso=10 febbraio 2017}}</ref>.
[[File:Flag of Vicenza.svg|miniatura|destra|La bandiera della città di [[Vicenza]], comune italiano che adotta il tricolore come proprio vessillo.]]
A seguito della terza guerra d'indipendenza il [[Veneto]] fu annesso al Regno d'Italia; l'ingresso delle truppe italiane a [[Venezia]], avvenuto il 19 ottobre 1866, fu salutato da un'invasione di bandiere tricolori<ref name="cita-Maiorino-p212">{{Cita|Maiorino|p. 212}}.</ref><ref name="cita-Busico-p53">{{Cita|Busico|p. 53}}.</ref>. Dal momento della promulgazione di una [[Deliberazione|delibera]] del suo [[consiglio comunale]], datata 5 novembre 1866, [[Vicenza]] è l'unica città d'Italia ad aver adottato come proprio vessillo cittadino, in luogo del [[Gonfalone|gonfalone civico]], la bandiera tricolore, caricata dello stemma del comune<ref name="vicenza">{{Cita web|cognome=Mason|nome=Andrea|url=http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|titolo=Il Giornale di Vicenza.it - Dossier - Vicenza - Italia 150º - 3 - Bandiera invece del gonfalone. Vicenza è l'unica città d'Italia|accesso=14 gennaio 2016|data=7 marzo 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150316163209/http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|urlmorto=sì}}</ref>. La città veneta decise di cambiare patriotticamente la natura della propria insegna poco prima della visita di re Vittorio Emanuele II, giunto in città per il conferimento della [[medaglia d'oro al valor militare]] guadagnata dalla municipalità veneta con la [[battaglia di Monte Berico]], combattuta il 10 giugno 1848 nei dintorni della città: in occasione della visita del sovrano, Vicenza non presentò a Vittorio Emanuele II il proprio gonfalone ma, decisione dalla quale sarà originata la sua successiva delibera, il tricolore italiano<ref name="vicenza"/>.
Bandiere tricolori salutarono poi il [[Regio Esercito]] durante la marcia verso Roma, che si concluse con la [[Presa di Roma|breccia di Porta Pia]] del 20 settembre 1870 e l'annessione del [[Lazio]] al Regno d'Italia<ref name="cita-Villa-p26"/><ref name="cita-Maiorino-p214">{{Cita|Maiorino|p. 214}}.</ref><ref name="cita-Busico-p55">{{Cita|Busico|p. 55}}.</ref>. Roma divenne ufficialmente capitale d'Italia il 1º gennaio 1871, mentre l'insediamento della [[Corte regia|corte reale]] e del [[Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|governo sabaudo]] ebbe luogo il 6 luglio dello stesso anno: da questa data il tricolore italiano sventola dal pennone più alto del [[Palazzo del Quirinale]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 216-217}}.</ref>.
=== Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale ===
[[File:Cartolina dei Carabinieri Reali spedita dalla Colonia Eritrea dell'Asmara (1907).jpg|miniatura|Cartolina dei [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri Reali]] spedita dalla colonia eritrea nel 1907 e raffigurante un'aquila che porta in volo una bandiera italiana]]
Dopo l'Unità d'Italia l'uso del tricolore si diffuse sempre di più tra la popolazione<ref name="cita-Maiorino-p219">{{Cita|Maiorino|p. 219}}.</ref>: la bandiera, e i suoi colori, cominciarono a essere riportati sulle etichette dei prodotti commerciali, sui [[quaderno scolastico|quaderni scolastici]], sulle prime automobili, sulle confezioni di sigari, ecc.<ref name="cita-Maiorino-p219"/> Anche tra gli [[Aristocrazia|aristocratici]] ebbe successo: le famiglie più importanti facevano sovente installare sulla facciata principale dei loro palazzi signorili un portabandiera dove collocavano il tricolore italiano<ref name="cita-Maiorino-p219"/>. Iniziò poi a comparire fuori dagli edifici pubblici, dalle scuole, dagli uffici giudiziari e dagli uffici postali<ref name="cita-Maiorino-p219"/>. È di questo periodo l'introduzione dell'uso della fascia tricolore per i [[Sindaco (ordinamento italiano)|sindaci]] e per i giurati delle [[Corte d'assise (Italia)|corti di assise]]<ref name="cita-Maiorino-p219"/>.
L'unica città dove l'attaccamento alla bandiera non era sentito da tutta la popolazione era Roma: nella capitale era infatti presente un buon numero di cittadini ancora fedele al papato<ref name="cita-Maiorino-p220">{{Cita|Maiorino|p. 220}}.</ref>. A Roma il clero era ostile al neonato stato italiano in modo molto marcato, tanto da rifiutarsi di benedire il tricolore e da impedire alle bandiere italiane di entrare nelle chiese anche in occasione di funerali o di cerimonie pubbliche<ref name="cita-Maiorino-p221">{{Cita|Maiorino|p. 221}}.</ref><ref name="cita-Villa-p28">{{Cita|Villa|p. 28}}.</ref>.
È di questi anni la fondazione della [[Contratto di acquisto della Baia di Assab|prima colonia italiana]], la baia di [[Assab]], che diventò il primigenio avamposto della futura [[Colonia eritrea|Eritrea italiana]]: nel 1882, per la prima volta, il tricolore sventolò in un possedimento italiano in [[Africa]]<ref name="cita-Maiorino-p222">{{Cita|Maiorino|p. 222}}.</ref>. Non tutti erano favorevoli all'avventura coloniale: il deputato [[Socialismo|socialista]] [[Andrea Costa]] dichiarò che il tricolore non doveva garrire in una terra lontana, ma solo in Italia:
{{citazione|[…] [Il tricolore deve sventolare] nelle imprese civili che fanno risalire sempre più la nazione verso le altezze dell'ideale […]"|Andrea Costa<ref name="cita-Maiorino-p223">{{Cita|Maiorino|p. 223}}.</ref>}}
I detrattori dell'impresa coloniale obiettavano che non andasse fatta confusione tra [[patriottismo]] e [[colonialismo]]<ref name="cita-Maiorino-p223"/>. Nel 1885 fu introdotta la [[Maglia tricolore (ciclismo)|maglia tricolore]] per il ciclista che si laurea campione d'Italia<ref name="cita-Tarozzi-p320">{{Cita|Tarozzi|p. 320}}.</ref>. Concettualmente, questo riconoscimento è simile al collocamento di uno [[Scudetto (sport)|scudetto tricolore]] sulle maglie della squadra campione d'Italia nel [[Calcio (sport)|calcio]], nel [[rugby]], nella [[pallavolo]], nella [[pallacanestro]], ecc.<ref name="cita-Tarozzi-p320"/>; l'idea di apporre uno scudetto sulle maglie delle squadre sportive vincitrici dei rispettivi campionati nazionali fu di [[Gabriele D'Annunzio]]<ref name="scudetto">{{cita web|cognome=Pierangelo|nome=Paolo|url=https://www.fantagazzetta.com/blogs/18_04_2013/150-anni-di-dannunziolideatore-dello-scudetto-sulle-maglie-da-gioco-170340|titolo=150 anni di D'Annunzio, l'ideatore dello scudetto sulle maglie da gioco|data=18 aprile 2013|accesso=19 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171020190901/https://www.fantagazzetta.com/blogs/18_04_2013/150-anni-di-dannunziolideatore-dello-scudetto-sulle-maglie-da-gioco-170340|urlmorto=sì}}</ref>. Nel calcio, primo sport a farne uso, fu introdotto nel 1924<ref name="scudetto"/>.
Nel 1889, in ambito culinario, fu inventata la [[pizza Margherita]], chiamata così in onore della regina [[Margherita di Savoia]], i cui ingredienti principali richiamano la bandiera tricolore: verde per il [[Ocimum basilicum|basilico]], bianco per la [[mozzarella]] e rosso per la [[salsa di pomodoro]]<ref group=N name="MargheritaDeBourcard124">Quella che oggi è chiamata pizza Margherita era tuttavia già stata preparata nel 1866, prima della dedica alla regina d'Italia, come attesta Francesco De Bourcard in: ''Usi e costumi di Napoli'', riedizione in copia anastatica, tiratura limitata a 999 copie, Napoli, Alberto Marotta, 1965 [1866] p.124.</ref><ref name="cita-Maiorino-p220"/>.
[[File:Littleitaly worldcup.JPG|miniatura|sinistra|Festeggiamenti alla [[Little Italy (Manhattan)|''Little Italy'' di New York]] per la vittoria della nazionale italiana di calcio ai campionati mondiali del 2006]]
Nel 1897 la bandiera italiana compì cent'anni. La celebrazione fu molto sentita dalla popolazione, tant'è che l'Italia fu invasa da tricolori; la manifestazione più importante avvenne a Reggio Emilia, dove il 7 gennaio di cento anni prima era nato il tricolore italiano<ref name="cita-Maiorino-p226">{{Cita|Maiorino|p. 226}}.</ref>. Nel giorno della celebrazione nella città emiliana [[Giosuè Carducci]] definì la bandiera "benedetta" e la baciò alla fine del discorso<ref name="cita-Busico-p13"/><ref name="cita-Maiorino-p226"/><ref name="cita-Villa-pp28-29">{{Cita|Villa|pp. 28-29}}.</ref>.
Di questi anni è l'inizio dell'[[emigrazione italiana]], soprattutto verso il continente americano: il tricolore, spesso portato nelle valigie dei migranti, iniziò a sventolare al di fuori dei confini nazionali, soprattutto nelle ''[[Little Italy]]'' che stavano formandosi nel mondo<ref name="cita-Maiorino-p227">{{Cita|Maiorino|p. 227}}.</ref>. Molte altre volte il sentimento di italianità e il legame con i suoi simboli — tricolore compreso — nacque o si rinforzò solo dopo che i migranti ebbero lasciato l'Italia<ref name="cita-Tarozzi-p297">{{Cita|Tarozzi|p. 297}}.</ref>. Questo legame con la terra d'origine non si sbiadiva con il passare delle generazioni: molto spesso era ancora vivo alla terza o quarta generazione<ref name="cita-Tarozzi-p297"/>. Qualche anno prima, nel 1861, il [[presidente degli Stati Uniti d'America]] [[Abraham Lincoln]] passò in rassegna alcuni reparti militari che stavano partecipando alla [[guerra di secessione americana]]: tra essi c'era una ''Garibaldi Guard'', formata da immigrati italiani, che aveva come vessillo militare la bandiera tricolore della Giovine Italia<ref name="cita-Maiorino-p227"/>.
Con le prime [[Diritto sindacale|lotte sindacali]] di fine XIX secolo, la bandiera italiana iniziò a sventolare tra le mani dei manifestanti durante gli [[Sciopero|scioperi]]<ref name="cita-Maiorino-p228">{{Cita|Maiorino|p. 228}}.</ref>. Anche durante le lotte perpetrate dai [[fasci siciliani]] tra il 1892 e il 1894 vi fu una profusione di bandiere italiane<ref name="cita-Tarozzi-p12">{{Cita|Tarozzi|p. 12}}.</ref>: a esse erano contrapposti i tricolori delle forze dell'ordine mandate dal governo a sedare le rivolte sindacali<ref name="cita-Maiorino-p228"/>.
Il 25 aprile 1900 il tricolore italiano sventolò nella [[Terra di Francesco Giuseppe]], un arcipelago situato a nord dell'[[Impero russo]] tra il [[mar Glaciale Artico]] e il [[mare di Kara]]<ref name="cita-Maiorino-p231">{{Cita|Maiorino|p. 231}}.</ref><ref name="cita-Villa-p29">{{Cita|Villa|p. 29}}.</ref>, portatovi durante una spedizione organizzata nelle [[Artide|zone artiche]] capitanata dall'esploratore [[Umberto Cagni di Bu Meliana|Umberto Cagni]]<ref name="cita-Maiorino-p231"/>.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il patriottismo iniziò gradualmente a trasformarsi in [[nazionalismo]]; dal fervore patriottico ottocentesco che propugnava il [[Diritto di voto|voto popolare]] e la [[libertà]], si passò a un acceso nazionalismo che avrebbe poi condotto, qualche decennio dopo, alla nascita di movimenti politici come il [[fascismo]] di [[Benito Mussolini]]<ref name="cita-Maiorino-p235">{{Cita|Maiorino|p. 235}}.</ref>; quest'ultimo, tuttavia, all'inizio della sua carriera politica nelle file del [[socialismo rivoluzionario]], aveva una forte avversione nei confronti del tricolore, tanto che lo definì, in occasione della [[guerra italo-turca]] del 1911, "uno straccio da piantare su un mucchio di letame"<ref name="cita-De-Vito">{{Cita|De Vito}}.</ref>. Questo indirizzamento verso il nazionalismo si ripercosse anche sui simboli dell'Italia: per quanto riguarda la bandiera, significative sono alcune cartoline illustrate che iniziarono a diffondersi all'epoca e che riportano alcuni versi di [[Francesco Dall'Ongaro]]:
{{citazione|[…] E gli dirò che il verde, il rosso e il bianco / gli stanno bene colla spada al fianco […]|Francesco Dall'Ongaro<ref name="cita-Maiorino-p235"/>}}
=== Le due guerre mondiali e il periodo interbellico ===
[[File:Bandiera italiana con in mezzo lo scudo di Savoia (croce bianca in campo rosso).jpg|miniatura|Bandiera italiana risalente alla prima guerra mondiale]]
Nel 1915 l'Italia entrò nella [[prima guerra mondiale]]: per gli storiografi questo conflitto corrisponde alla [[quarta guerra d'indipendenza italiana]], dato che lo scopo fu quello di completare l'unità nazionale con l'annessione delle ultime [[Irredentismo italiano|terre irredente]]<ref name="cita-Maiorino-p238">{{Cita|Maiorino|p. 238}}.</ref>. A questo obiettivo mancavano infatti il [[Trentino-Alto Adige]] e la [[Venezia Giulia]], tant'è che lo slogan più diffuso all'epoca era "W [[Trento]] e [[Trieste]] italiane!"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>.
Protagonista assoluta, sia nelle trincee sia in ambito civile, fu la bandiera tricolore<ref name="cita-Tarozzi-p235">{{Cita|Tarozzi|p. 235}}.</ref>. I colori verde, bianco e rosso furono utilizzati diffusamente come stimolo alla mobilitazione generale e al sostentamento morale della popolazione civile, che si stava inerpicando in un percorso che l'avrebbe portata in una situazione assai difficile, caratterizzata da moltissime privazioni<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. In altre parole, nelle [[Trincea|trincee]] il tricolore era un simbolo fondamentale per spronare i soldati, mentre nel fronte interno era importantissimo per compattare e corroborare la [[società civile]]<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. A questo scopo, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|re Vittorio Emanuele III]] comparve su una copertina de ''[[La Domenica del Corriere]]'' affacciato dal balcone del Palazzo del Quirinale mentre sventolava il tricolore gridando "Viva l'Italia"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. Il re fece poi un proclama ufficiale, poco prima di partire per il [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte di guerra]], che recitava, nella sua parte finale:
{{citazione|[…] A noi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della patria nostra […]|Vittorio Emanuele III di Savoia<ref name="cita-Maiorino-p239">{{Cita|Maiorino|p. 239}}.</ref><ref>{{Cita|Villa|pp. 29-30}}.</ref>}}
[[File:Volantinodann.jpg|miniatura|sinistra|Volantino lanciato su Vienna da Gabriele D'Annunzio durante la prima guerra mondiale]]
Uno degli episodi più famosi che coinvolsero la bandiera italiana nella prima guerra mondiale fu il [[volo su Vienna]], un volantinaggio aereo che Gabriele D'Annunzio fece sui cieli della capitale asburgica: il 9 agosto 1918 il [[Poeta vate|Vate]] lanciò su [[Vienna]] migliaia di volantini tricolori con cui esortava il nemico ad arrendersi e a porre fine alla guerra<ref name="cita-Maiorino-p243">{{Cita|Maiorino|p. 243}}.</ref><ref name="cita-Busico-p63">{{Cita|Busico|p. 63}}.</ref>. Le truppe italiane entrarono poi a Trieste nel novembre del 1918, in seguito alla vittoria nella [[battaglia di Vittorio Veneto]], che concluse il conflitto con la ritirata e la sconfitta definitiva degli austriaci: il tricolore che fu issato sul campanile della [[Cattedrale di San Giusto (Trieste)|cattedrale di San Giusto]] proveniva dal [[cacciatorpediniere]] ''[[Audace (torpediniera)|Audace]]'', ancorato nel [[porto di Trieste]]<ref name="cita-Maiorino-p246">{{Cita|Maiorino|p. 246}}.</ref>. La bandiera italiana fu anche protagonista dell'[[impresa di Fiume]], capitanata da D'Annunzio, al grido: "alzate la bandiera: sventolate il tricolore!"<ref name="cita-Busico-p65">{{Cita|Busico|p. 65}}.</ref>.
Con la [[marcia su Roma]] e l'instaurarsi della [[Storia del fascismo italiano|dittatura fascista]] la bandiera italiana perse la sua unicità simbolica venendo in parte oscurata dall'iconografia di regime<ref name="cita-Maiorino-p247">{{Cita|Maiorino|p. 247}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p257">{{Cita|Tarozzi|p. 257}}.</ref>. Quando veniva utilizzata, come all'interno del simbolo del [[Partito Nazionale Fascista]], ne era snaturata la storia, dato che il tricolore nacque come simbolo di libertà e di [[diritti civili]]<ref name="cita-Maiorino-p243"/>, mentre nelle cerimonie ufficiali iniziò a essere accostata ai vessilli neri fascisti, perdendo il ruolo di protagonista assoluta<ref name="cita-Maiorino-p248">{{Cita|Maiorino|p. 248}}.</ref>. Nonostante questo ruolo da comprimario, con regio decreto nº 2072 del 24 settembre 1923 e successivamente con la legge nº 2264 del 24 dicembre 1925, il tricolore diventò ufficialmente bandiera nazionale del Regno d'Italia<ref name="cita-Busico-p65"/><ref name="cita-Villa-p31">{{Cita|Villa|p. 31}}.</ref>:
{{citazione|La bandiera nazionale è formata da un drappo di forma rettangolare interzato in palo, di verde, di bianco, di rosso, col bianco coronato dallo stemma Reale bordato di azzurro. […]|Legge nº 2264 del 24 dicembre 1925}}
[[File:Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale]]
[[File:War_flag_of_the_Italian_Social_Republic.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di guerra della Repubblica Sociale Italiana]]
Durante questo periodo la bandiera italiana fu anche protagonista di alcuni eventi molto importanti, come le prime due vittorie della [[nazionale di calcio dell'Italia]] ai [[Campionato mondiale di calcio|campionati mondiali]] del [[Campionato mondiale di calcio 1934|1934]] e del [[Campionato mondiale di calcio 1938|1938]], celebrate da un tripudio di vessilli tricolori<ref name="cita-Maiorino-p248"/>. Fu salutato dallo sventolio di bandiere tricolori anche l'arrivo a [[New York]], nell'agosto del 1933, del [[transatlantico]] italiano ''[[Rex (transatlantico)|Rex]]'', che aveva appena vinto il [[Nastro Azzurro (premio)|Nastro Azzurro]] stabilendo il record di [[Traversate transatlantiche|traversata oceanica atlantica]] in minor tempo (quattro giorni)<ref name="cita-Maiorino-p248"/>.
Dagli anni venti il tricolore iniziò a comparire sui primi aeroplani civili<ref name="cita-Maiorino-p248"/>. Nel 1926 una bandiera italiana fu gettata per la prima volta sul [[polo nord]] dal dirigibile ''[[Norge (dirigibile)|Norge]]'' durante la spedizione guidata da [[Umberto Nobile]] e [[Roald Amundsen]]<ref>{{cita web|cognome=Bizzaro|nome=Leonardo|url=http://www.repubblica.it/ambiente/2016/05/13/news/nobile_spedizione-139724411/|titolo=I dirigibili, il tricolore e la tenda rossa: il Polo Nord di Umberto Nobile, pilota aristocratico|data=13 maggio 2013|accesso=28 giugno 2017}}</ref>; tricolori salutarono poi [[Italo Balbo]] nella sua [[Crociera aerea del Decennale|traversata oceanica]] con [[Idrovolante|idrovolanti]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 249-251}}.</ref>. Treni rivestiti di bandiere tricolori portarono i coloni nelle nuove città fondate dopo la [[bonifica dell'Agro Pontino]], mentre il 5 maggio 1936 ebbe luogo il solenne alzabandiera ad [[Addis Abeba]], in [[Etiopia]], che salutò la fondazione dell'[[Impero italiano]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 252-253}}.</ref>.
La bandiera ad Addis Abeba verrà poi ammainata nel novembre del 1941 alla fine della [[campagna dell'Africa Orientale Italiana]], combattuta durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref name="cita-Maiorino-p259">{{Cita|Maiorino|p. 259}}.</ref>. L'[[Entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale|Italia entrò nel secondo conflitto mondiale]] il 10 giugno 1940 con il celebre discorso di Benito Mussolini proferito dal balcone principale di [[Palazzo Venezia]] a Roma; il clima era però molto differente da quello che caratterizzò l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale<ref name="cita-Maiorino-p256">{{Cita|Maiorino|p. 256}}.</ref>: il re non si presentò sul balcone del Palazzo del Quirinale sventolando la bandiera così come avvenne nel 1915; l'Italia non era poi attraversata da quel garrire di bandiere tricolori che aveva salutato l'entrata del Paese nella prima guerra mondiale — ancorché opera di una minoranza<ref name="cita-Maiorino-p256"/>.
Il tricolore tornò prepotentemente sugli scudi dopo l'[[armistizio di Cassibile]] dell'8 settembre 1943, dove fu preso come simbolo dalle due parti che si affrontarono nella [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|guerra civile italiana]]<ref name="cita-Villa-p31"/><ref name="cita-Maiorino-p267">{{Cita|Maiorino|p. 267}}.</ref> nel tentativo di richiamare il [[Risorgimento]] e il suo bagaglio culturale<ref name="cita-Tarozzi-p337">{{Cita|Tarozzi|p. 337}}.</ref>. In particolare, era utilizzato dai [[Resistenza italiana|partigiani]] in quanto simbolo di lotta contro i [[Tiranno|tiranni]] ed emblema del sogno di un'Italia libera<ref name="cita-Maiorino-p267"/>: anche le [[Brigata partigiana|brigate partigiane]] [[Comunismo|comuniste]], che avevano come vessillo ufficiale la [[bandiera rossa]], sventolavano sovente il tricolore italiano<ref name="cita-Maiorino-p268">{{Cita|Maiorino|p. 268}}.</ref>.
Bandiere tricolori erano anche i vessilli ufficiali delle [[Repubbliche partigiane]] e del [[Comitato di Liberazione Nazionale]], così come dei loro antagonisti, i [[repubblichini]]<ref name="cita-Maiorino-p268"/>. Il tricolore fu infatti scelto come bandiera nazionale anche dalla [[Repubblica Sociale Italiana]]<ref name="cita-Maiorino-p271">{{Cita|Maiorino|p. 271}}.</ref><ref name="cita-Villa-p32">{{Cita|Villa|p. 32}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p13">{{Cita|Tarozzi|p. 13}}.</ref>: il vessillo civile della repubblica di Benito Mussolini era identico al tricolore della moderna [[Italia|Repubblica Italiana]], mentre sulla [[bandiera di guerra]] era collocata centralmente l'[[Aquila (storia romana)|aquila imperiale romana]] reggente un [[fascio littorio]] con l'aggiunta, in base alla forza armata che la esibiva, di una [[Bomba a mano|granata]] o di un'[[àncora]]<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.dircost.unito.it/cs/docs/repubblica.htm|titolo=Costituzione della Repubblica Sociale Italiana|accesso=19 marzo 2016}}.</ref>.
=== La Repubblica Italiana ===
[[File:Flag of the President of Italy.svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|normal}}Lo stendardo presidenziale italiano]]
Con la [[nascita della Repubblica Italiana]], grazie al [[Decreto ministeriale|decreto del presidente del Consiglio dei ministri]] nº 1 del 19 giugno 1946, la bandiera italiana fu modificata; rispetto al vessillo monarchico, fu eliminato lo [[Armoriale di Casa Savoia|stemma sabaudo]]<ref name="cita-Maiorino-p273"/><ref name="cita-Villa-p33"/><ref name="cita-Tarozzi-p333"/>. Questa decisione fu in seguito confermata nella seduta del 24 marzo del 1947 dall'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]], che decretò l'inserimento dell'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], successivamente ratificato dal [[Parlamento della Repubblica Italiana|Parlamento italiano]], che recita<ref name="cita-Villa-p33"/><ref>{{Cita|Tarozzi|pp. 337-338}}.</ref><ref name="cita-Busico-p71">{{Cita|Busico|p. 71}}.</ref>:
{{citazione|La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali<ref group=N name="bande" /> di eguali dimensioni.|Art. 12 della Costituzione della Repubblica Italiana<ref>{{cita legge italiana|tipo=costituzione|articolo=12}}</ref>}}
L'articolo fu approvato dall'Assemblea Costituente senza discussioni o polemiche di sorta<ref name="cita-Tarozzi-p338">{{Cita|Tarozzi|p. 338}}.</ref>. Il tricolore repubblicano fu poi consegnato ufficialmente e solennemente alle [[forze armate italiane|corpi militari italiani]] il 4 novembre 1947 in occasione della [[Giorno dell'Unità nazionale|Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]]<ref name="cita-Tarozzi-p363">{{Cita|Tarozzi|p. 363}}.</ref>.
[[File:Giancarlo Peris lighting 1960 Olympic flame.jpg|miniatura|[[Giancarlo Peris]], ultimo [[tedoforo]] ai Giochi della XVII Olimpiade di Roma nel 1960, nei momenti immediatamente successivi all'accensione del [[braciere olimpico]]]]
Poco prima dell'ufficializzazione della bandiera nella costituzione, il 7 gennaio 1947, il tricolore compì 150 anni<ref name="cita-Maiorino-p272">{{Cita|Maiorino|p. 272}}.</ref>: il ruolo da cerimoniere che cinquant'anni prima fu di Giosuè Carducci fu adempiuto da [[Luigi Salvatorelli]], il cui discorso, proferito durante i festeggiamenti ufficiali di Reggio Emilia alla presenza di [[Enrico De Nicola]], [[Capo provvisorio dello Stato]], alluse alla fase delicata che stava attraversando l'Italia postbellica<ref name="cita-Maiorino-p272"/> con particolare riferimento alle umiliazioni subite dal Paese nella seconda guerra mondiale<ref name="cita-Tarozzi-p341">{{Cita|Tarozzi|p. 341}}.</ref><ref name="cita-Busico-p69">{{Cita|Busico|p. 69}}.</ref>:
{{citazione|[…] Il tricolore non è abbassato, non sarà abbassato. Esso è stato ribenedetto, riconsacrato dalla insurrezione dei patrioti, dal sangue dei partigiani e dei soldati d'Italia combattenti contro il nazi-fascismo nella nuova lotta di liberazione. […]|Luigi Salvatorelli}}
Dalla bandiera italiana è poi derivato lo [[stendardo presidenziale italiano]], la cui ultima versione richiama, come già accennato, il vessillo della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana del 1802-1805]], con l'aggiunta di una bordatura di colore [[blu Savoia]]<ref name="stendardo"/>.
Nell'[[Italia repubblicana]] il tricolore salutò avvenimenti importanti della storia italiana. Fu issato in vetta al [[K2]] durante la [[Spedizione al K2 del 1954|spedizione italiana del 1954]], fu protagonista dei [[Giochi della XVII Olimpiade]] del 1960 a Roma, salutò le altre due vittorie ai campionati mondiali di calcio del [[Campionato mondiale di calcio 1982|1982]] e del [[Campionato mondiale di calcio 2006|2006]], che furono festeggiate in tutta Italia con un tripudio di bandiere tricolori, e fu portato nel 2011 sulla [[Stazione spaziale internazionale]] dall'astronauta [[Roberto Vittori]] in occasione del [[Anniversario dell'Unità d'Italia|150º anniversario dell'Unità d'Italia]]<ref name="cita-Villa-p33"/><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.asi.it/it/news/vittori-porta-nello-spazio-il-tricolore|titolo=Vittori porta nello Spazio il tricolore|data=7 gennaio 2011|accesso=17 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160225154824/http://www.asi.it/it/news/vittori-porta-nello-spazio-il-tricolore|urlmorto=sì}}</ref>. La bandiera tricolore fu il vessillo ufficiale dell'[[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia]], che fu concessa su [[Amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite|mandato dell'ONU]] dal 1950 al 1960, la prima delle [[Peacekeeping|missioni di pace]] dell'[[Esercito Italiano]]<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.carabinieri.it:80/arma/oggi/missioni-all'estero/vol-ii-1936---2001/parte-i/1950---1958/in-somalia|titolo=1950-1958. In Somalia per l'AFIS: la prima missione di pace|accesso=9 marzo 2017|sito=carabinieri.it}}</ref>; il tricolore continua poi a rappresentare l'Italia in tutte le missioni di pacificazione a cui partecipano le forze armate italiane<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 49-63}}.</ref><ref name="cita-Busico-p73">{{Cita|Busico|p. 73}}.</ref>.
[[File:Tricolore (3) (5799312802).jpg|miniatura|sinistra|La bandiera italiana entrata nel ''Guinness dei primati'' per la sua lunghezza]]
Il 31 dicembre 1996, con la medesima legge che istituiva la [[Festa del Tricolore]], celebrazione che si tiene il 7 gennaio di ogni anno in ricordo dell'adozione della bandiera rossa, bianca e verde da parte della [[Repubblica Cispadana]] (7 gennaio 1797), fu costituito un comitato nazionale di venti membri che avrebbe avuto l'obiettivo di organizzare la prima commemorazione solenne della nascita della bandiera italiana, che l'anno successivo avrebbe compiuto duecento anni<ref name="miolegale">{{Cita legge italiana|tipo =legge |anno = 1996|mese =12 |giorno =31 |numero = 671 |titolo =Celebrazione nazionale del bicentenario della prima bandiera nazionale |articolo =1 |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref>. Il comitato era composto da personalità istituzionali, tra cui i [[Parlamento della Repubblica Italiana|presidenti delle camere]] e membri provenienti dalla società civile, particolarmente dall'ambito storico e culturale<ref name="miolegale"/>. All'epoca fu anche proposto di non festeggiare la data, se non addirittura di modificare la bandiera stessa, ipotesi scarsamente accolte dai membri del parlamento<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/politica/anniversario-tricolore/anniversario-tricolore/anniversario-tricolore.html|titolo=Il Tricolore compie duecentodieci anni|data=7 gennaio 2007|accesso=21 gennaio 2016}}</ref>.
Tra gli eventi di celebrazione del bicentenario della bandiera italiana, ci fu la realizzazione del tricolore più lungo della storia, che è anche entrato nel ''[[Guinness dei primati]]''<ref name="cita-Busico-p235">{{Cita|Busico|p. 235}}.</ref>. Opera dell'[[ANRP|Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall'internamento e dalla guerra di liberazione]], era lungo {{m|1570|u= m}}, largo {{m|4,8|u=m}} e aveva una superficie di {{m|7536|u= m²}}: ha sfilato a Roma, dal [[Colosseo]] al [[Campidoglio]]<ref name="cita-Busico-p235"/>.
[[File:Festa del Tricolore, 07-01-2004.jpg|miniatura|Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rende gli onori alla prima bandiera italiana durante la Festa del Tricolore del 7 gennaio 2004 a Reggio Emilia]]
Fu il [[Presidente della Repubblica Italiana]] [[Carlo Azeglio Ciampi]], all'inizio del XXI secolo, a iniziare un'opera di valorizzazione e di rilancio dei [[simboli patri italiani]], tricolore compreso<ref name=raistoria>{{cita web|url=http://www.raistoria.rai.it:80/articoli/inno-di-mameli/30037/default.aspx|titolo=Puntata di "Il tempo e la storia" su ''Il Canto degli Italiani''|accesso=1º marzo 2017}}</ref>. Durante i festeggiamenti per i 140 anni di unità nazionale, il 4 novembre 2001, a [[San Martino della Battaglia]], in riferimento al tricolore, Ciampi pronunciò queste parole<ref name="cita-Busico-p71"/>.
{{citazione|[…] Adoperiamoci perché ogni famiglia, in ogni casa, ci sia un tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento. Il tricolore non è una semplice insegna di Stato, è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza, di giustizia. Nei valori della propria storia e della propria civiltà. […]|Carlo Azeglio Ciampi}}
L'iniziativa di Ciampi è stata ripresa e continuata anche dal suo successore, [[Giorgio Napolitano]], con particolare risalto durante le celebrazioni del 150º [[anniversario dell'Unità d'Italia]]<ref name=raistoria/>. La legge n. 222 del 23 novembre 2012, avente per oggetto "Norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull'insegnamento dell'inno di Mameli nelle scuole", prescrive lo studio nelle scuole della bandiera italiana e degli altri simboli patri italiani<ref name=legge>{{Cita legge italiana|tipo =legge |anno =2012 |mese =11 |giorno = 23 |numero =222 |titolo = Norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull'insegnamento dell'inno di Mameli nelle scuole|articolo =1 |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref><ref name=legge2>{{cita web|url=http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/12/18/012G0243/sg|titolo=Legge 23 novembre 2012, n. 222|accesso=30 novembre 2014}}</ref>.
== Descrizione ==
=== I colori ===
[[File:Flag of Italy (Pantone, 2003–2006).svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Colori Pantone 2002-2004]]
[[File:Flag of Italy (Pantone, 2006).svg|miniatura|{{Codice FIAV|normal}}Colori Pantone dal 2004]]
Come già accennato, i colori della bandiera tricolore sono indicati nell'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], pubblicata sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]]'' nº 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948<ref>{{Cita web|url=http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html|titolo=La Costituzione della Repubblica Italiana|accesso=14 gennaio 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130508210346/http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html}}</ref>:
{{citazione|[…] La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: [[verde]], [[bianco]] e [[rosso]], a tre bande verticali di eguali dimensioni. […]|Articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana}}
Se la bandiera è esposta orizzontalmente la parte di colore verde va disposta vicino all'asta, con quella bianca in posizione centrale e quella rossa all'esterno, mentre se il vessillo è esposto verticalmente la sezione verde va collocata superiormente<ref name=tricolore>{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com:80/marconi/bandiere/tricolore.html|titolo=Il tricolore|accesso=22 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160621052442/http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/tricolore.html|urlmorto=sì}}</ref>.
=== La definizione cromatica ===
L'esigenza di definire con precisione le tonalità dei colori nacque da un evento che accadde presso il [[Palazzo Justus Lipsius]], sede del [[Consiglio dell'Unione europea]], del [[Consiglio europeo]] e del loro [[Segretariato generale del Consiglio dell'Unione europea|Segretariato]], quando un [[europarlamentare]] italiano, nel 2002, notò che i colori della bandiera italiana fossero irriconoscibili con il rosso, ad esempio, che aveva una tonalità che virava verso l'arancione: per tale motivo il governo, in seguito alla segnalazione di questo eurodeputato, decise di definire specificatamente i colori della bandiera nazionale italiana<ref name="cita-Villa-p35">{{Cita|Villa|p. 35}}.</ref>.
Le tonalità del verde, del bianco e del rosso sono state specificate per la prima volta da questi documenti ufficiali<ref name="cita-Villa-p35"/><ref name="tonalità">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.radiomarconi.com:80/marconi/bandiere/|titolo=Dopo 206 anni codificati i toni del nostro simbolo nazionale|accesso=17 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161011165217/http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/|urlmorto=sì}}</ref>:
* [[circolare]] del [[Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri|sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri]] del 18 settembre 2002;
* circolare del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri del 17 gennaio 2003;
** {{legenda|#008763|border=1px solid black|'''verde''': [[Pantone]] [https://www.pantone.com/connect/18-5642-TCX tessile 18-5642 TCX] (''Golf Green''), chiamato nel testo "verde prato brillante";}}
** {{legenda|#F0EEE9|border=1px solid black|'''bianco''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/11-4201-TCX tessile 11-4201 TCX] (''Cloud Dancer''), chiamato nel testo "bianco latte";}}
** {{legenda|#CE2939|border=1px solid black|'''rosso''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/18-1660-TCX tessile 18-1660 TCX] (''Tomato''), chiamato nel testo "rosso pomodoro".}}
Nuovi documenti hanno poi sostituito i precedenti<ref name="tonalità"/>:
* circolare della [[presidenza del Consiglio dei ministri]] nº UCE 3.3.1/14545/1 del 2 giugno 2004;
* decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 14 aprile 2006, "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche":
** {{legenda|#008C45|border=1px solid black|'''verde''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/17-6153-TCX tessile 17-6153 TCX] (''Fern Green'') ovvero verde felce;}}
** {{legenda|#F4F9FF|border=1px solid black|'''bianco''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/11-0601-TCX tessile 11-0601 TCX] (''Bright White'') ovvero bianco brillante;}}
** {{legenda|#CD212A|border=1px solid black|'''rosso''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/18-1662-TCX tessile 18-1662 TCX] (''Flame Scarlet'') ovvero rosso scarlatto.}}
I toni cromatici dei tre colori succitati, su tessuto [[Stamigna|stamina]] (fiocco) di [[Poliesteri|poliestere]], sono sanciti nel comma nº 1, dell'articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica"<ref group="N">1. I toni cromatici dei colori della bandiera della Repubblica, indicati dall'art. 12 della Costituzione, sono definiti dalla circolare della [[presidenza del Consiglio dei ministri]] del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i seguenti codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliestere:
* [[verde]]: [[Pantone]] tessile 17-6153;
* [[bianco]]: Pantone tessile 11-0601;
* [[rosso]]: Pantone tessile 18-1662.
2. L'utilizzazione di altri tessuti deve produrre lo stesso risultato cromatico ottenuto sull'esemplare custodito presso il dipartimento del [[cerimoniale di Stato]] della presidenza del Consiglio dei ministri, nonché presso ogni [[Prefettura (Italia)|prefettura]] e ogni [[Agente diplomatico|rappresentanza diplomatica]] italiana all'estero.<br />Articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica", della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al [[Decreto ministeriale|decreto del Presidente del Consiglio dei ministri]] del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]]'' nº 174 del 28 luglio 2006.</ref>, della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del Capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nº 174 del 28 luglio 2006.
{| class="wikitable"
|-align="center"
!rowspan="2"| [[Pantone|Pantone<br />tessile]]
!colspan="4"| Approssimazione su video<ref name="colors">Cfr. {{Cita web|lingua=en|url=https://www.perbang.dk/rgb/009246/|titolo=17-6153 TCX Fern Green|accesso=10 febbraio 2025|postscript=nessuno}}, {{Cita web|lingua=en|url=http://www.perbang.dk/rgb/F1F2F1|titolo=11-0601 TCX Bright White|accesso=10 febbraio 2025|postscript=nessuno}} e {{Cita web|lingua=en|url=http://www.perbang.dk/rgb/CE2B37|titolo=18-1662 TCX Flame Scarlet|accesso=10 febbraio 2025}}</ref>
!rowspan="2"| [[RAL (scala di colori)|RAL]]<ref name=colors/>
|-
! [[Sistema numerico esadecimale|HEX]] !! [[RGB]] !! [[CMYK]] !! [[Hue Saturation Brightness|HSV]]
|- valign="top"
| {{legenda|#008C45|border=1px solid black|'''17-6153 TCX''' ''Fern Green''<br />([[verde felce]])}}
|| #008C45
|| [[Rosso|R]]:000 [[Verde|G]]:140 [[Blu|B]]:069
|| [[Ciano|C]]:100 [[Magenta (colore)|M]]:000 [[Giallo|Y]]:100 [[Nero|K]]:000
|| [[Tonalità (colore)|H]]:149º [[Saturazione cromatica|S]]:100% [[Luminosità (percezione)|V]]:057%
|| {{legenda|#228B5E|border=1px solid black|6024 ''Traffic green''<br />simile al 93%}}
|- valign="top"
| {{legenda|#F4F9FF|border=1px solid black|'''11-0601 TCX''' ''Bright White''<br />(bianco brillante)}}
|| #F4F9FF
|| [[Rosso|R]]:244 [[Verde|G]]:249 [[Blu|B]]:255
|| [[Ciano|C]]:000 [[Magenta (colore)|M]]:000 [[Giallo|Y]]:000 [[Nero|K]]:005
|| [[Tonalità (colore)|H]]:120º [[Saturazione cromatica|S]]:000% [[Luminosità (percezione)|V]]:095%
|| {{legenda|#EBEEEC|border=1px solid black|9003 ''Signal white''<br />simile al 98%}}
|- valign="top"
| {{legenda|#CD212A|border=1px solid black|'''18-1662 TCX''' ''Flame Scarlet''<br />([[Scarlatto|rosso scarlatto]])}}
|| #CD212A
|| [[Rosso|R]]:205 [[Verde|G]]:033 [[Blu|B]]:042
|| [[Ciano|C]]:000 [[Magenta (colore)|M]]:100 [[Giallo|Y]]:100 [[Nero|K]]:000
|| [[Tonalità (colore)|H]]:356º [[Saturazione cromatica|S]]:079% [[Luminosità (percezione)|V]]:081%
|| {{legenda|#BA3837|border=1px solid black|3020 ''Traffic red''<br />simile al 96%}}
|}
== Significato dei colori ==
{{vedi anche|Colori nazionali dell'Italia}}
[[File:Frecce Tricolori 2022.jpg|miniatura|sinistra|Le [[Frecce Tricolori]] disegnano i colori nazionali italiani sopra il [[Vittoriano]] a Roma]]
Come la somiglianza lascia intendere, il tricolore italiano deriva da [[bandiera della Francia|quello transalpino]], che nacque durante la [[rivoluzione francese]] dall'unione del bianco — il colore della [[Monarchia francese|monarchia]] — con il rosso e il blu — i [[Stemma di Parigi|colori di Parigi]]<ref name="cita-Busico-p9"/> — e divenne simbolo del rinnovamento [[Società (sociologia)|sociale]] e [[Politica|politico]] perseguito dal [[giacobinismo]] delle origini<ref name=Cherasco /><ref name="quirinale-pdf"/><ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
[[File:Beatrice Addressing Dante (detail).jpg|thumb|Dettaglio dal dipinto ''[[Beatrice si rivolge a Dante da un carro]]'' (1827), di [[William Blake]], che raffigura una scena della ''[[Divina Commedia]]'' [[dante]]sca con le tre [[virtù teologali]], verde, rossa e bianca (al di sotto di un carro su cui è posta [[Beatrice]]).]]
In modo simile, una ricostruzione storica vuole che il primo tricolore italiano, nato nel 1796 come [[bandiera di guerra]] della [[Legione Lombarda]], costituita da volontari schieratisi con [[Napoleone Bonaparte]] per la liberazione dell'Italia dall'Austria, abbia unito il bianco e rosso dello [[simboli di Milano|stemma di Milano]] al verde della [[Milizia cittadina|milizia cittadina milanese]] secondo una disposizione a tre bande verticali, assunta a imitazione dalla bandiera della [[repubblica francese]]<ref name="lauro-rossi"/>. In alternativa si ritiene che il verde, come già accennato per le prime [[Coccarda italiana tricolore|coccarde tricolori italiane]], simboleggiasse i [[Giusnaturalismo|diritti naturali]], ovvero l'[[Uguaglianza sociale|uguaglianza]] e la [[libertà]]<ref name="valori"/>. Dopo vari avvenimenti si giunse al 7 gennaio 1797, data dell'adozione della bandiera tricolore (a bande orizzontali) da parte della [[Repubblica Cispadana]], primo Stato italiano [[Sovranità|sovrano]] a farne uso<ref name="quirinale-pdf" />. Durante il [[Età napoleonica|periodo napoleonico]], i tre colori hanno acquisito per la popolazione un significato più idealistico: il verde la [[speranza]], il bianco la [[fede]] e il rosso l'[[amore]] (le tre [[virtù teologali]])<ref name="cita-Maiorino-p158"/><ref name="cita-Villa-p13"/>.
Altre congetture, meno probabili, spiegano l'adozione del verde ipotizzando un tributo che Napoleone avrebbe voluto dare alla [[Corsica]], sua terra natia, oppure a un possibile richiamo al verdeggiante paesaggio italiano<ref name="cita-Maiorino-p158"/>. Per l'adozione del verde esiste anche la cosiddetta «ipotesi massonica»: anche per la [[Massoneria]] il verde era il colore della natura, emblema quindi tanto dei [[Diritti umani|diritti dell'uomo]], che sono infatti naturalmente insiti nell'essere umano<ref name="cita-Villa-p11"/>, quanto del florido paesaggio italiano; tale interpretazione, tuttavia, è osteggiata da chi sostiene che la massoneria, in quanto società segreta, non avesse all'epoca un'influenza tale da ispirare i [[Colori nazionali dell'Italia|colori nazionali italiani]]<ref>{{Cita|Fiorini|pp. 239-267 e 676-710}}.</ref>.
Altra ipotesi che tenta di spiegare il significato dei tre colori nazionali italiani vorrebbe, senza basi storiche, che il verde sia legato al colore dei prati e della [[macchia mediterranea]], il bianco a quello delle nevi delle montagne italiane e il rosso al sangue versato dai soldati italiani nelle molte guerre a cui hanno preso parte<ref name="significato-colori">{{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/significato.html|titolo=Il significato dei tre colori della nostra Bandiera Nazionale|accesso=20 agosto 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180801124133/http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/significato.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="lettera43">{{cita web|url=https://www.lettera43.it/it/comefare/curiosita/2016/03/17/perche-la-bandiera-italiana-e-verde-bianca-rossa/3960/|titolo=Perché la bandiera italiana è verde bianca rossa|accesso=20 agosto 2018}}</ref>.
[[Giosuè Carducci]], in occasione delle celebrazioni per il centenario della bandiera d'Italia nel 1897, descrisse il verde, il bianco, e il rosso come<ref name="cita-Villa-pp28-29"/>:
{{Citazione|[…] i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle Alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e sì augusta; il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi. […]|}}
== L'alzabandiera ==
[[File:Waldfriedhof 3.JPG|miniatura|destra|Bandiera al [[cimitero militare italiano di Monaco di Baviera]], in [[Germania]]]]
L'[[alzabandiera]] del tricolore avviene alle prime luci dell'alba, con il vessillo che viene fatto scorrere velocemente e con risolutezza fino al termine del pennone<ref name="cita-Maiorino-p278">{{Cita|Maiorino|p. 278}}.</ref>. In ambito militare è preannunciato da squilli di tromba ed è effettuato sulle note de ''[[Il Canto degli Italiani]]'' di [[Goffredo Mameli]] e [[Michele Novaro]], [[inno nazionale]] italiano dal 1946<ref name="cita-Maiorino-p278" />.
L'ammainabandiera, che avviene alla sera, è invece più lento e solenne in modo tale da non farlo sembrare un rapido abbassamento<ref name="cita-Maiorino-p278" />. Il tricolore può essere esposto anche durante la notte solo se il luogo dove sventola è convenientemente illuminato<ref name="cita-Maiorino-p280">{{Cita|Maiorino|p. 280}}.</ref>.
In presenza di altre bandiere, oltre che ricevere la posizione di più alto onore, va issato per primo e ammainato per ultimo<ref name="cita-Villa-p35" />.
== Normativa ==
=== Obbligo di esposizione ===
[[File:Flag of Italy (vertical display).svg|thumb|Bandiera italiana disposta verticalmente in modo corretto]]
[[File:Flags ontop Palazzo del Quirinale (Rome).jpg|miniatura|La bandiera garrisce sulla sommità del Palazzo del Quirinale. Da sinistra a destra, lo stendardo presidenziale italiano, il tricolore e la bandiera dell'Unione europea]]
[[File:Palazzo Malinverni 2.JPG|miniatura|Bandiere esposte all'esterno di [[Palazzo Malinverni]], municipio della città lombarda di [[Legnano]]: da sinistra a destra, la bandiera dell'Unione europea, il tricolore italiano e il vessillo comunale della città]]
Ai fini dell'applicazione dell'articolo 6 del decreto presidenziale nº 121 del 7 aprile 2000 («Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici»), che riprende la legge nº 22 del 5 febbraio 1998 («Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea»), negli edifici pubblici la bandiera della Repubblica Italiana, la [[Bandiera dell'Europa|bandiera dell'Unione europea]] e il ritratto del Presidente della Repubblica Italiana devono essere esposte negli uffici delle seguenti cariche istituzionali<ref>{{Cita legge italiana|tipo =DPR |anno =2000 |mese =04 |giorno =07 |numero =121 |titolo = Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici|articolo = 6|originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref><ref>{{Cita legge italiana|tipo =legge |anno =1998 |mese = 02|giorno =05 |numero =22 |titolo =Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea |articolo = |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref>:
* membri del [[Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Consiglio dei ministri]] e dei sottosegretari di Stato;
* dirigenti titolari delle direzioni generali o Servizio postale equiparati nelle amministrazioni centrali dello Stato nonché dei dirigenti preposti a uffici periferici dello Stato aventi una circoscrizione territoriale non inferiore alla provincia;
* titolari della massima carica istituzionale degli enti pubblici di dimensione nazionale, e titolari degli uffici dirigenziali corrispondenti a quelli di cui alla lettera b);
* titolari della massima carica istituzionale delle autorità indipendenti;
* dirigenti degli uffici giudiziari;
* capi delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura all'estero. Per i consoli onorari l'esposizione è facoltativa.
La bandiera d'Italia va esposta anche all'esterno di tutte le [[Istruzione in Italia|scuole di ogni ordine e grado]], fuori dai [[Università in Italia|plessi universitari]], all'esterno degli edifici che ospitano le [[Ufficio elettorale di sezione|operazioni di voto]], fuori dalle [[Prefettura (Italia)|prefetture]], dalle [[Questura|questure]] e dai [[Tribunale|palazzi di giustizia]] e all'esterno degli [[Servizio postale|uffici postali]] centrali<ref name="cita-Maiorino-p279">{{Cita|Maiorino|p. 279}}.</ref>.
Inoltre, la bandiera deve essere obbligatoriamente esposta su tutti gli uffici pubblici nel giorno della Festa del Tricolore (7 gennaio), dell'anniversario dei [[Patti Lateranensi]] (11 febbraio), dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia|Anniversario della liberazione]] (25 aprile), della [[Festa del lavoro]] (1º maggio), della [[giornata dell'Europa]] (9 maggio), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno), della [[Quattro giornate di Napoli|commemorazione delle quattro giornate di Napoli]] (28 settembre), della festa del [[Santo patrono|patrono]] d'Italia ([[Francesco d'Assisi]], 4 ottobre), della [[giornata delle Nazioni Unite]] (24 ottobre; qui il tricolore deve sventolare insieme alla [[bandiera delle Nazioni Unite]]) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre)<ref name="cita-Maiorino-p279" />.
=== Modalità di esposizione ===
Il tricolore è spesso accompagnato dalla bandiera dell'Unione europea e dai vessilli degli enti locali. Nel caso di due bandiere esposte, il vessillo nazionale va posto a destra (sinistra per chi guarda, ossia la posizione d'onore), mentre se le bandiere sono in numero dispari, il tricolore deve essere issato al centro<ref name="cita-Villa-p35"/><ref name="cita-Maiorino-p279"/>. Quest'ultima disposizione viene meno nel caso in cui venga esposta la bandiera di un altro Paese appartenente all'[[Unione europea]]: in questa circostanza la bandiera italiana cede il posto centrale alla bandiera dell'UE<ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/attentati-a-bruxelles-bandiere-a-mezzasta-a-palazzo-chigi_1dWOWWoM0jYFEctZbOiBUZ|titolo=Belgio: bandiere a mezz'asta sulla facciata di P.Chigi|data=22 marzo 2016|accesso=13 gennaio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilpopoloveneto.it/notizie/politica-attualita/2016/07/15/4519-strage-nizza-bandiere-mezzasta-palazzo-chigi|titolo=Strage a Nizza: Bandiere a mezz’asta a Palazzo Chigi|data=15 luglio 2016|accesso=13 gennaio 2021|dataarchivio=15 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210115031148/https://www.ilpopoloveneto.it/notizie/politica-attualita/2016/07/15/4519-strage-nizza-bandiere-mezzasta-palazzo-chigi|urlmorto=sì}}</ref>.
Di norma, su ciascun pennone non può essere applicato più di un vessillo<ref>art. 9, comma 2, D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121</ref>. Fa eccezione lo [[Stendardo presidenziale italiano|stendardo presidenziale]], che viene issato sul Torrino del [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], sotto al tricolore, quando la terza asta risulta occupata dal vessillo di un Paese ospite<ref>{{Cita web|url=https://www.quirinale.it/elementi/30764|titolo=Visita ufficiale del Presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovich Putin|data=4 luglio 2019|accesso=17 gennaio 2021}}</ref>. Se i pennoni disponibili sono tre ma le bandiere da esporre sono solo due, deve essere lasciato libero il pennone centrale e rispettato l'ordine di importanza dei vessilli<ref>art. 2, comma 2, D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121</ref>.
Ad esempio, le bandiere esposte sugli edifici pubblici devono apparire, dall'esterno, nei seguenti ordini<ref>{{Cita web|url=http://presidenza.governo.it/ufficio_cerimoniale/cerimoniale/bandiera_esposizione_schemi.html|titolo=Ufficio del Cerimoniale di Stato|accesso=8 dicembre 2020}}</ref>:
* {{bandiera|ITA}} {{bandiera|UE}}, quotidianamente;
* {{bandiera|UE}} {{bandiera|ITA}} {{bandiera|ONU}}, nella [[giornata delle Nazioni Unite]];
* {{bandiera|USA}} {{bandiera|ITA}} {{bandiera|UE}}, alla presenza di un Paese ospite (non appartenente all'[[Unione europea|UE]]);
* {{bandiera|FRA}} {{bandiera|UE}} {{bandiera|ITA}}, alla presenza di un Paese ospite (appartenente all'[[Unione europea|UE]]);
* {{bandiera|UE}} {{bandiera|ITA}} {{bandiera|Lombardia}}, nelle sedi regionali, provinciali e comunali con tre pennoni;
* {{bandiera|Lombardia}} {{bandiera|ITA}} {{bandiera|UE}} [[File:Flag of Milan.svg|20px|border]], nelle sedi regionali, provinciali e comunali con quattro pennoni;
* {{bandiera|UE}} {{bandiera|FRA}} {{bandiera|ITA}} {{bandiera|Lombardia}}, nelle sedi regionali, provinciali e comunali alla presenza di un Paese ospite<ref group=N>Se il rango dell'ospite è uguale o superiore a quello dell'ospitante si applica questo ordine.</ref>;
* {{bandiera|UE}} {{bandiera|ITA}} {{bandiera|FRA}} {{bandiera|Lombardia}}, nelle sedi regionali, provinciali e comunali alla presenza di un Paese ospite<ref group=N>Se il rango dell'ospite è inferiore a quello dell'ospitante si applica questo ordine.</ref>.
La legge ne regolamenta anche le dimensioni<ref name="cita-Maiorino-p279"/>: ferme restando le proporzioni di 2:3, che devono essere sempre rispettate, le bandiere tricolori esposte internamente agli edifici devono essere grandi 100×150 cm, con l'asta lunga 250 cm, mentre quelle che sventolano all'esterno devono essere di 2×3 m oppure di 3×4,5 m, con l'asta alta 4 o 8 m a seconda se sia installata, rispettivamente, su un balcone oppure a terra<ref name=tricolore /><ref>{{Cita|Maiorino|pp. 279-280}}.</ref>. In caso di presenza di bandiere di altri Stati, come in occasione di visite ufficiali di personalità straniere, gli stendardi esteri non devono essere più grandi del tricolore<ref name="cita-Maiorino-p280"/>.
I vessilli tricolori esposti devono essere sempre in ottimo stato, interamente distesi e non devono mai toccare acqua o terra<ref name=tricolore /><ref name="cita-Maiorino-p280"/>. In nessun caso, sul drappo, si possono scrivere o stampare figure e scritte<ref name="cita-Villa-p36"/>. Inoltre, la bandiera italiana non può essere mai utilizzata come semplice drappeggio o come tessuto di uso comune (es. per ricoprire tavoli o come tendaggio)<ref name=tricolore />.
In caso di [[Lutto nazionale|lutto pubblico]] il vessillo può essere alzato a mezz'asta e sul drappo si possono apporre due strisce di [[velluto]] nero; queste ultime sono invece obbligatorie<ref>art. 5, comma 2, D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121</ref> quando il tricolore partecipa a cerimonie funebri<ref name="cita-Villa-p36">{{Cita|Villa|p. 36}}.</ref>. Nelle cerimonie pubbliche il tricolore deve sfilare sempre per primo<ref name="cita-Villa-p36"/><ref>art. 5, comma 1, D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121</ref>.
=== Modalità per ripiegare la bandiera ===
[[File:How to bend the Italian Flag.jpg|miniatura|Dall'alto, in senso orario, immagine che mostra come ripiegare correttamente la bandiera italiana]]
Esiste una precisa modalità per il ripiegare il tricolore in modo corretto, con la messa in conto delle tre [[Banda (araldica)|bande]] verticali cui il vessillo è composto<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere2.html|titolo=Schemi di esposizione della bandiera italiana - Le "istruzioni per l'uso" sono leggi dello Stato - Come si espone - COME SI ESPONGONO LE BANDIERE. La storia del Tricolore|accesso=9 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170307204057/http://www.radiomarconi.com/Marconi/bandiere2.html|urlmorto=sì}}</ref>.
La bandiera deve essere piegata secondo i confini delle bande di colore: prima la banda rossa e poi la banda verde devono essere piegate su quella bianca in modo da lasciare visibili solamente gli ultimi due colori citati; solo successivamente va piegata ulteriormente in modo da coprire totalmente il rosso e il bianco con il verde, unico colore a dover essere visibile al momento della fine della chiusura del drappo<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/unita-italia-150/2011/01/10/pop_bandiera.shtml|titolo=Corriere della Sera - Come si piega la bandiera|accesso=9 febbraio 2017}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.associazionelagunari.it/notizia_2011_03_17_piegare_il_tricolore.htm|titolo=come si piega la bandiera tricolore?|data=17 marzo 2011|accesso=9 febbraio 2017}}</ref>.
=== Tutela giuridica ===
L'articolo 292 del [[codice penale italiano]] ("Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato") tutela la bandiera italiana prevedendo il reato di [[Vilipendio alla bandiera|vilipendio della stessa]], o di altri vessilli riportanti i colori nazionali, così disponendo<ref>{{Cita|Villa|pp. 37-38}}.</ref><ref>{{Cita|Bricchetti|p. 119}}.</ref>:
{{Citazione|Chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la multa da euro 1 000 a euro 5 000. La pena è aumentata da euro 5 000 a euro 10 000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale.
Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni.
Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali.|Art. 292 del codice penale italiano}}
In riferimento al vilipendio della bandiera italiana, destò scalpore la [[Sentenza|condanna]] a un anno e quattro mesi di [[reclusione]] inflitta al politico [[Umberto Bossi]] poi convertita, grazie alla modifica di alcune norme sul [[Libertà di manifestazione del pensiero|reato d'opinione]] e del già citato articolo 292 del codice penale, in una sanzione di {{formatnum:3000}} [[euro]] (in seguito condonata per [[indulto]]) per aver affermato, nel 1997, durante alcuni comizi, "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", "Il tricolore lo metta al cesso, signora" e "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore"<ref>{{Cita|Giangrande|p. 486}}.</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilgiornale.it/news/cassazione-confermata-condanna-bossi-vilipendio.html|titolo=Cassazione, confermata la condanna per Bossi: vilipendio|data=15 giugno 2007|accesso=26 marzo 2016}}</ref>. In seguito Bossi dichiarò "Oggi non mi riconosco più in quell'affermazione"<ref name="cita-Villa-p70">{{Cita|Villa|p. 70}}.</ref>.
== Altre bandiere ufficiali italiane ==
{{Vedi anche|Bandiere dello Stato italiano}}
=== Stendardi delle alte cariche istituzionali ===
<gallery>
File:Standard of Presidents Emeritus of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Stendardo dei [[Presidente emerito della Repubblica Italiana|presidenti emeriti della Repubblica Italiana]]
File:Flag of prime minister of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera distintiva del [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]]
</gallery>
Lo [[stendardo presidenziale italiano]], come già accennato, richiama il vessillo della storica [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana del 1802-1805]]; la forma quadrata con bordatura [[blu Savoia]] simboleggiano le quattro [[forze armate italiane]], ovvero l'[[Aeronautica Militare (Italia)|Aeronautica Militare]], l'[[Arma dei Carabinieri]], l'[[Esercito Italiano]] e la [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]], di cui il Presidente è il comandante<ref name="stendardo"/>.
=== Insegne navali ===
<gallery>
File:Civil Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale civile
File:State ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale di Stato
File:Naval Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale militare
File:Naval Jack of Italy.svg|{{simbolo|FIAV normal.svg|23}}{{simbolo|FIAV twosided.svg|23}}{{simbolo|FIAV 000001.svg}}<br />Bandiera di bompresso militare (''recto'')
File:Naval Jack of Italy (verso).svg|alt=bandiera di bompresso, verso|Bandiera di bompresso militare (''verso'')
</gallery>
Le bandiere navali portano simboli al centro della banda bianca per distinguersi dalla [[bandiera del Messico]]<ref name="messico" />:
*la bandiera militare porta lo [[stemma della Marina Militare]]: uno [[Scudo (araldica)|scudo]], sormontato da una corona [[Corona muraria|turrita]] e [[Corona navale|rostrata]], che riunisce in quattro parti gli stemmi di quattro [[repubbliche marinare]]: quelle di [[Repubblica di Venezia|Venezia]] (in cui il [[leone di San Marco]] porta la spada), [[Repubblica di Genova|Genova]], [[Repubblica di Pisa|Pisa]] e [[Ducato di Amalfi|Amalfi]];
*la bandiera civile porta uno stemma identico a quello della Marina Militare, ma senza corona e in cui il leone di [[Marco (evangelista)|san Marco]] porta il libro;
*la bandiera di Stato porta l'[[emblema della Repubblica Italiana]].
== La Giornata nazionale della bandiera ==
{{Vedi anche|Festa del Tricolore}}
[[File:Cambio della guardia al Palazzo del Quirinale - Festa del tricolore del 7 gennaio 2016.jpg|miniatura|Cambio solenne della Guardia d'onore del Reggimento Corazzieri al Palazzo del Quirinale a Roma in occasione della Festa del Tricolore del 7 gennaio 2016]]
Per ricordare la nascita della bandiera italiana il 31 dicembre 1996 è stata istituita la Giornata nazionale della bandiera, che è meglio conosciuta come [[Festa del Tricolore]]<ref name="miolegale"/>. Si festeggia ogni anno il 7 gennaio, con le celebrazioni ufficiali che sono organizzate a [[Reggio Emilia]], città dove fu decretata la prima adozione ufficiale del tricolore come [[bandiera nazionale]] da parte di uno Stato italiano, la [[Repubblica Cispadana]], che avvenne il 7 gennaio 1797<ref name="quirinale-pdf" />.
A Reggio Emilia la Festa del Tricolore è celebrata in piazza Prampolini, di fronte al [[Palazzo del Comune (Reggio Emilia)|municipio della città]], alla presenza di una delle più [[Ordine delle cariche della Repubblica Italiana|alte cariche della Repubblica Italiana]] (il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] o il [[Parlamento della Repubblica Italiana|presidente di una delle camere]]), che assiste all'alzabandiera sulle note de ''Il Canto degli Italiani'' e che rende gli onori militari a una riproduzione della bandiera della Repubblica Cispadana<ref name="municipio">{{cita web|url=http://www.municipio.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/DocumentID/BFEDB3E37338A7E1C1257F23004D3DF5?Opendocumentt|titolo=7 gennaio, ecco la festa del Tricolore|data=22 dicembre 2015|accesso=11 febbraio 2017|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web | url = https://eventi.comune.re.it/eventi/evento/festa-del-tricolore-cerimonia-del-7-gennaio-2022/ | titolo = Festa del Tricolore – Cerimonia del 7 gennaio 2022 | accesso = 5 gennaio 2023 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20220105123835/https://eventi.comune.re.it/eventi/evento/festa-del-tricolore-cerimonia-del-7-gennaio-2022/ | urlmorto = no }}</ref>.
A Roma, presso il [[Palazzo del Quirinale]], il cerimoniale prevede invece il cambio della [[Guardia d'onore]] in forma solenne con lo schieramento e la sfilata del [[Reggimento corazzieri]] in uniforme di gala e della [[4º Reggimento carabinieri a cavallo|Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo]]<ref name="aostasera">{{cita web|url=http://www.aostasera.it/articoli/2015/06/1/36238/al-via-al-quirinale-le-celebrazioni-per-il-2-giugno-con-il-cambio-della-guardia-donore|titolo=Al via al Quirinale le celebrazioni per il 2 giugno con il Cambio della Guardia d'onore|accesso=21 gennaio 2016|data=1º giugno 2015}}</ref>. Questo rito solenne viene svolto solamente in tre altre occasioni, durante le celebrazioni dell'[[Unità d'Italia]] (17 marzo)<ref>https://www.quirinale.it/elementi/24832</ref>, della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre)<ref name="aostasera"/>.
== Il tricolore nei musei ==
[[File:Museo Centrale del Risorgimento din Roma.jpg|miniatura|sinistra|Il Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano, situato a Roma]]
Lo [[Museo|spazio espositivo]] più importante che ospita bandiere tricolori italiane si trova nel complesso architettonico dell'[[Vittoriano|Altare della Patria]] a [[Roma]]<ref name="cita-Maiorino-p285">{{Cita|Maiorino|p. 285}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 153-155}}.</ref>. All'interno del [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano]], questo il suo nome, si possono trovare circa settecento bandiere storiche appartenenti ai reparti dell'Esercito Italiano, della Marina e dell'Aeronautica Militare, nonché il vessillo tricolore con cui fu avvolta nel 1921 la bara del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]] durante il suo viaggio verso l'Altare della Patria<ref name="cita-Maiorino-p285"/>. Il tricolore più antico conservato all'interno del Museo centrale del Risorgimento risale al 1860<ref name="cita-Maiorino-p285"/>: è uno dei tricolori originali che sventolava sul [[piroscafo]] ''[[Lombardo (nave)|Lombardo]]'' che partecipò, insieme al ''[[Piemonte (nave)|Piemonte]]'', alla [[spedizione dei Mille]]<ref name="romartguide">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.romartguide.it:80/italiano/schedemusei/MuseoDelVittoriano.html|titolo=Museo centrale del Risorgimento - Complesso del Vittoriano|accesso=7 marzo 2016|editore=romartguide.it}}</ref>. Il Vittoriano ospita anche il [[Sacrario delle Bandiere]], il museo che raccoglie e custodisce le [[bandiera di guerra|bandiere di guerra]] italiane dismesse<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo=Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano|accesso=19 febbraio 2017}}</ref>.
Nella capitale d'Italia sono di notevole interesse anche il [[Museo storico dell'Arma dei Carabinieri]], il [[Museo storico dei bersaglieri]], il [[Museo storico della fanteria]], [[Museo storico dei granatieri di Sardegna]], il [[Museo storico dell'Arma del genio]], il [[Museo storico della Guardia di Finanza]] e il [[Museo storico della motorizzazione militare]]; tutti questi spazi espositivi ospitano anche bandiere tricolori storiche<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 286-288}}.</ref>.
[[File:Museo del tricolore 05.JPG|miniatura|Interno del Museo del tricolore di Reggio Emilia]]
Di particolare rilevanza è il [[Museo del tricolore]] di Reggio Emilia, città che vide la nascita della bandiera italiana nel 1797. Fondato nel 2004, è situato all'interno del municipio della città emiliana, adiacente alla [[Sala del Tricolore]]: sono conservati documenti e cimeli la cui datazione è ascrivibile a un periodo compreso tra l'arrivo di Napoleone Bonaparte a Reggio (1796) e il 1897, anno del primo centenario della bandiera italiana<ref name="cita-Busico-p207">{{Cita|Busico|p. 207}}.</ref>.
In [[Emilia-Romagna]] sono da segnalare<ref name="cita-Maiorino-p294">{{Cita|Maiorino|p. 294}}.</ref> anche il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Ferrara)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Ferrara]], il [[Museo civico del Risorgimento (Modena)|Museo Civico del Risorgimento]] di [[Modena]], il [[Repubblica partigiana di Montefiorino#Il Museo della Resistenza|Museo della Resistenza]] di [[Montefiorino]], il [[Museo civico del Risorgimento (Bologna)|Museo civico del Risorgimento]] di [[Bologna]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 165-167}}.</ref> e il [[Museo del Risorgimento (Piacenza)|Museo del Risorgimento]] di [[Piacenza]]<ref name="cita-Busico-p201">{{Cita|Busico|p. 201}}.</ref>.
Al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano]] di [[Torino]], l'unico che abbia ufficialmente il titolo di "nazionale", è possibile trovare un ricco corredo di tricolori, tra cui alcuni risalenti ai [[moti del 1848]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 288-289}}.</ref>. Tra i cimeli dell'[[Armeria Reale]] di Torino è conservata una bandiera del 1855, cimelio nella [[guerra di Crimea]]<ref name="cita-Maiorino-p289">{{Cita|Maiorino|p. 289}}.</ref>. In Piemonte sono presenti anche altri musei di notevole interesse che ospitano bandiere italiane all'interno delle loro collezioni: il [[Museo storico nazionale dell'artiglieria]] di Torino, il [[Museo storico dell'Arma di cavalleria]] di [[Pinerolo]] e il [[Museo storico badogliano]] a [[Grazzano Badoglio]]<ref name="cita-Maiorino-p289"/>.
[[File:Torino-PalazzoCarignanoFronte.jpg|miniatura|sinistra|Il Museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino]]
In Liguria è situato il [[Museo del Risorgimento e istituto mazziniano]] di [[Genova]] che conserva, tra l'altro, una bandiera originale della [[Giovine Italia]], mentre a [[La Spezia]] è presente il [[Museo tecnico navale]] della Marina Militare, fondato nel XV secolo da [[Amedeo VIII di Savoia]]<ref name="cita-Maiorino-p290">{{Cita|Maiorino|p. 290}}.</ref>.
Il [[Museo del Risorgimento (Milano)|Museo del Risorgimento]] di [[Milano]] ospita un buon numero di tricolori di epoca napoleonica, tra cui una bandiera della [[Legione Lombarda]] risalente al 1797 e consegnata alla [[coorte]] dei [[Cacciatore (soldato)|cacciatori]] a cavallo solo successivamente alla già citata cerimonia avvenuta in [[Piazza del Duomo (Milano)|piazza del Duomo]] il 6 novembre 1796<ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Maiorino-p291">{{Cita|Maiorino|p. 291}}.</ref>. All'interno del museo meneghino è anche conservata la bandiera tricolore risalente alle [[Cinque giornate di Milano|cinque giornate]] che sventolò dal [[Duomo di Milano]] il 20 marzo 1848<ref name="cita-Busico-p191">{{Cita|Busico|p. 191}}.</ref>.
Vicino a [[Mantova]], a [[Solferino]], è situato il [[Museo del Risorgimento di Solferino e San Martino]], che celebra l'[[Battaglia di Solferino e San Martino|omonimo scontro militare]] del 1859 e che ospita molti cimeli dell'avvenimento, tra cui diversi vessilli tricolori<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 291-292}}.</ref>.
[[File:DSC02741 Milano - Palazzo Moriggia -1775- (Museo del Risorgimento) - Foto Giovanni Dall'Orto - 20 jan 2007.jpg|miniatura|Il Museo del Risorgimento di Milano]]
Sempre in Lombardia sono presenti<ref name="cita-Maiorino-p292">{{Cita|Maiorino|p. 292}}.</ref> il [[Museo internazionale della Croce Rossa]] di [[Castiglione delle Stiviere]], il [[Museo dell'Ottocento (Bergamo)|Museo del Risorgimento]] di [[Bergamo]], il [[Museo del Risorgimento (Brescia)|Museo del Risorgimento]] di [[Brescia]], il [[Museo storico Giuseppe Garibaldi|Museo del Risorgimento]] di [[Como]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 169-172}}.</ref>, il [[Vittoriale degli Italiani]] di [[Gardone Riviera]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 179-181}}.</ref>, il [[Museo della città di palazzo San Sebastiano#Sezione Risorgimentale|Museo del Risorgimento]] di Mantova<ref>{{Cita|Busico|p. 187}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento (Pavia)|Museo del Risorgimento]] di [[Pavia]]<ref>{{Cita|Busico|p. 199}}.</ref> e il [[Museo storico di Voghera "Giuseppe Beccari"|Museo del Risorgimento]] di [[Voghera]]<ref>{{Cita|Busico|p. 229}}.</ref>.
A [[Venezia]], il [[Museo Correr|Museo del Risorgimento e dell'Ottocento veneziano]] conserva la bandiera tricolore del 1848 che salutò la cacciata degli austriaci dalla città lagunare; Venezia ospita anche il [[Museo storico navale]], che ha un'importanza paragonabile all'omonimo spazio espositivo di La Spezia<ref name="cita-Maiorino-p292" />. Completano il quadro dei musei del [[Tre Venezie|Triveneto]]<ref name="cita-Maiorino-p293">{{Cita|Maiorino|p. 293}}.</ref> il [[Museo storico italiano della guerra]] di [[Rovereto]], dedicato alla [[prima guerra mondiale]], che ospita molti cimeli, tra cui diverse bandiere tricolori; il [[Museo storico del Trentino|Museo storico]] di [[Trento]], che conserva reperti dedicati agli [[Alpini]], il [[Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea (Padova)|Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea]] di [[Padova]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 193-194}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Vicenza)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Vicenza]]<ref>{{Cita|Busico|p. 227}}.</ref>. A [[Trieste]] è invece situato il [[Museo del Risorgimento e sacrario di Oberdan]]<ref name="cita-Maiorino-p294"/>.
Altri spazi espositivi di questo genere che ospitano vessilli tricolori storici, la cui tipologia è diffusa principalmente in [[Italia settentrionale]]<ref name="cita-Maiorino-pp294-295">{{Cita|Maiorino|pp. 294-295}}.</ref>, si trovano anche in altre regioni. Da segnalare sono la [[Domus Mazziniana]] di [[Pisa]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 203-205}}.</ref>, il museo marchigiano del Risorgimento e della Resistenza di [[Macerata]]<ref name="cita-Maiorino-p294"/>, il [[Museo del Risorgimento (Palermo)|Museo del Risorgimento]] di [[Palermo]]<ref name="cita-Maiorino-pp294-295"/>, che conserva anch'esso una delle bandiere tricolori originali appartenenti al piroscafo ''Lombardo'' che partecipò alla spedizione dei Mille<ref name="cita-Busico-p197">{{Cita|Busico|p. 197}}.</ref>, il Museo dei Brettii e degli Enotri di [[Cosenza]], dove è custodito un tricolore della rivolta scoppiata nella città calabrese nel 1844<ref>{{Cita web|url=https://www.museodeibrettiiedeglienotri.it/il-percorso-espositivo/il-risorgimento/|titolo=Il Risorgimento|pubblicazione=museodeibrettiiedeglienotri.it}}</ref>, e il museo dell'[[archivio di Stato di Napoli]] che custodisce, tra l'altro, dodici delle ventuno bandiere tricolori requisite dal generale borbonico [[Carlo Filangieri, principe di Satriano|Carlo Filangieri]] ai [[Patriottismo|patrioti]] siciliani di [[Caltagirone]], [[Catania]], [[Leonforte]] e [[Siracusa]] durante la [[rivoluzione siciliana del 1848]]<ref name="cita-Bellocchi-p25"/>.
In [[Sardegna]], oltre al Museo del Risorgimento dell'archivio di Stato di [[Cagliari]]<ref>{{Cita web|url=http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=260443283|titolo=SIAS - Sistema Informativo degli Archivi di Stato|accesso=4 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170305041709/http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=260443283|urlmorto=sì}}</ref>, è presente il [[Museo risorgimentale Duca d'Aosta]] di [[Sanluri]], allestito presso il [[Castello di Sanluri|castello di Elenonora d'Arborea]], che conserva, tra i numerosi cimeli [[Patriottismo|patriottici]] e le bandiere storiche, il tricolore che il 3 novembre 1918 garrì per primo nella [[Trieste]] appena riconquistata dall'Italia dopo la vittoria nella prima guerra mondiale<ref>{{Cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=24550&v=2&c=2487&c1=2127&t=1|titolo=Sardegna Cultura - Luoghi della cultura - Musei|accesso=4 marzo 2017|dataarchivio=5 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170305040643/http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=24550&v=2&c=2487&c1=2127&t=1|urlmorto=sì}}</ref>.
== Evoluzione storica della bandiera d'Italia ==
{{Vedi anche|Bandiere dello Stato italiano}}
<gallery>
File:Flag of the Cispadane Republic.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Cispadana]] (1797)
File:Flag of the Repubblica Cisalpina 1797–1798.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Cisalpina]] (1797-1798)
File:Flag of the Repubblica Cisalpina.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della Repubblica Cisalpina (1798-1802)
File:Flag of the Italian Republic (1802).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]] (1802-1805)
File:Flag of the Napoleonic Kingdom of Italy.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] (1805-1814)
File:Flag of Italy.svg|Bandiera delle [[Province Unite Italiane]] (1831)
File:Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1848).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno delle Due Sicilie]] (1848-1849)
File:Flag of the Republic of Saint Mark.svg|link=|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica di San Marco]] (1848-1849)
File:Flag of the Kingdom of Sardinia (1848-1851).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno di Sardegna]] (1848-1851)
File:Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]] (1848-1849)
File:State Flag of the Grand Duchy of Tuscany (1848-1849).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Granducato di Toscana]] (1848-1849)
File:Flag of the Roman Republic (19th century).svg|{{Codice FIAV|110000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Romana (1849)]]
File:Military flag of the Roman Republic (19th century).svg|{{Codice FIAV|001000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di guerra della [[Repubblica Romana (1849)]]
File:Flag of the Free Cities of Menton and Roquebrune (1848-1849).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera delle [[Città libere di Mentone e Roccabruna]] (1848-1849)
File:Flag of Italy.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera delle [[Province Unite del Centro Italia]] (1859-1860)
File:Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1860).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno delle Due Sicilie]] (1860-1861)
File:Flag of Italy (1861-1946).svg|{{Codice FIAV|100100}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera nazionale e mercantile del [[Regno di Sardegna]] (1851-1861) e del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] (1861-1946)
File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|{{Codice FIAV|010000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di stato del [[Regno di Sardegna]] (1851-1861) e del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] (1861-1946) per le residenze dei sovrani, sedi parlamentari, uffici e rappresentanze diplomatiche
File:Flag of Giustizia e Liberta.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della ''[[Colonna Italiana]]'', nota anche come ''Centuria Giustizia e Libertà'' (1936-1945)
File:Flag of Italy.svg|{{Codice FIAV|110000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera nazionale della [[Repubblica Sociale Italiana]] (1943-1945)
File:Bandiera di combattimento per le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana.svg|{{Codice FIAV|001000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di guerra della Repubblica Sociale Italiana (1943-1944)
File:War flag of the Italian Social Republic.svg|{{Codice FIAV|001000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di guerra della Repubblica Sociale Italiana (1944-1945)
File:Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (1943-1945)
File:Bandiera delle Brigate Garibaldi partigiane (1943-1945).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera delle [[Brigate Garibaldi]] (1943-1945)
File:Flag of Italy (1946-2003).svg|{{Codice FIAV|111000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Italia|Repubblica Italiana]]<ref group="N">La bandiera della Repubblica Italiana in uso dal 1946 al 2003 non aveva però una definizione cromatica precisa, definizione cromatica che fu poi specificata per la prima volta nel 2003.</ref> (1946-2003)
File:Flag of Italy (1946-2003).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera dell'[[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia]] (1950-1960)
File:Flag of Italy (2003–2006).svg|{{Codice FIAV|111000}}{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della Repubblica Italiana (2003-2006)
File:Flag of Italy.svg|{{Codice FIAV|111000}}{{Codice FIAV|normal}}Bandiera della Repubblica Italiana (2006-in uso)
</gallery>
== La bandiera d'Italia nelle arti ==
=== Nelle arti visive ===
[[File:Episodio delle cinque giornate (Baldassare Verazzi).jpg|miniatura|''Combattimento a Palazzo Litta'' (metà XIX secolo), di Baldassare Verazzi]]
[[File:La prima bandiera italiana portata in Firenze - Francesco Saverio Altamura.jpg|miniatura|destra|''La prima bandiera italiana portata in Firenze'' di Francesco Saverio Altamura (1859)]]
[[File:Il 26 aprile 1859 - Odoardo Borrani.jpg|miniatura|destra|''Il 26 aprile 1859'' di Odoardo Borrani (1861)]]
[[File:Gioacchino toma piccoli patrioti 1862.jpg|miniatura|''Piccoli patrioti'' (1862), di Gioacchino Toma]]
[[File:Anonimo - Garibaldi ferito - litografia acquerellata su carta legno - ca. 1870.jpg|miniatura|destra|''Garibaldi ferito all'Aspromonte'' di autore ignoto (1870 ca.)]]
[[File:Episodio_delle_Cinque_Giornate_in_Piazza_Sant'Alessandro_-_Carlo_Stragliati.jpg|miniatura|''Episodio delle Cinque Giornate in Piazza Sant'Alessandro'' (fine XIX secolo), di Carlo Stragliati]]
[[File:Garibaldi sbarca a Marsala - Gerolamo Induno.jpg|miniatura|''Garibaldi sbarca a Marsala'' (fine XIX secolo), di Gerolamo Induno]]
Celebri dipinti risorgimentali il cui soggetto ruota intorno al tricolore sono ''Pasquale Sottocorno all'assalto del Palazzo del Genio durante le Cinque Giornate di Milano'' (1860) di [[Pietro Bouvier]]<ref name="cita-Bellocchi-p38"/>, ''Carlo Alberto di Savoia al balcone di palazzo Greppi'' (1848) di [[Carlo Bossoli]]<ref name="cita-Bellocchi-p55">{{Cita|Bellocchi|p. 55}}.</ref>, ''Piccoli patrioti'' (1862), di [[Gioacchino Toma]]<ref name="cita-Bellocchi-p113">{{Cita|Bellocchi|p. 113}}.</ref>, ''Garibaldi sbarca a Marsala'' (fine XIX secolo)<ref name="cita-Bellocchi-p118">{{Cita|Bellocchi|p. 118}}.</ref>, ''La partenza dei volontari'' (1877-1878)<ref name="cita-Villa-p9">{{Cita|Villa|p. 9}}.</ref>, ''La partenza del Garibaldino'' (1860)<ref name="cita-Villa-p19"/>, ''La partenza dei coscritti nel 1866'' (1878)<ref name="legiopraetoria">{{cita web|cognome=Salvi|nome=Marcello|url=http://www.legiopraetoria.it/Archivio/2007/01_Gennaio_07/233_tricolore.htm|titolo=210 anni di Tricolore|accesso=4 maggio 2017}}</ref> ''Il ritorno del soldato ferito'' (1854)<ref name="cita-Villa-p24"/>, tutti di [[Gerolamo Induno]], ''La prima bandiera italiana portata in Firenze'' (1859) di [[Francesco Saverio Altamura]]<ref name="cita-Bellocchi-p128">{{Cita|Bellocchi|p. 128}}.</ref>, ''Il soldato ferito'' (1865-1870) di [[Angelo Trezzini]]<ref name="cita-Villa-p17">{{Cita|Villa|p. 17}}.</ref>, ''Episodio delle Cinque Giornate in Piazza Sant'Alessandro'' di [[Carlo Stragliati]] (fine XIX secolo)<ref name="legiopraetoria"/>, ''Combattimento a Palazzo Litta'' (metà XIX secolo) di [[Baldassare Verazzi]]<ref name="cita-Villa-p20">{{Cita|Villa|p. 20}}.</ref>, ''I fratelli sono al campo! Ricordo di Venezia'' (1869) di [[Mosè Bianchi]]<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.brera.beniculturali.it/Page/t01/view_html?idp=516|titolo=Cartoline dal Risorgimento|accesso=14 febbraio 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110911051550/http://www.brera.beniculturali.it/Page/t01/view_html?idp=516}}</ref>, ''La breccia di Porta Pia'' (1880) di [[Carlo Ademollo]]<ref name="cita-Villa-p27">{{Cita|Villa|p. 27}}.</ref>, ''Il 26 aprile 1859'' (1861) di [[Odoardo Borrani]]<ref name="artesuarte">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.artesuarte.it/foto_.php?id=484A4338.jpg&idfoto=484|titolo=Il 26 aprile 1859|accesso=4 maggio 2017}}</ref>, e ''[[Sepoltura garibaldina]]'' (1862-64) di [[Filippo Liardo]].
Il tricolore ricorre spesso nei quadri dei pittori italiani aderenti al [[futurismo]]. In particolare [[Giacomo Balla]] ha sovente utilizzato il simbolo della bandiera italiana in alcune opere di carattere patriottico quali ''Sventolio di bandiere'', ''Dimostrazione interventista'' e ''Dimostrazione XX settembre''<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.arte.it/calendario-arte/gorizia/mostra-giacomo-balla-interventismo-1915-2015-12925|titolo=Giacomo Balla. Interventismo 1915-2015|accesso=18 febbraio 2016}}</ref>.
=== Nella musica ===
I primi [[Canzone|brani musicali]] sul tricolore iniziarono a essere composti poco dopo la sua adozione ufficiale del 7 gennaio 1797<ref name="cita-Maiorino-p160"/>. Il più famoso componimento musicale popolare scritto in questo periodo e dedicato alla bandiera italiana è ''Al tricolore'', che recita<ref name="cita-Maiorino-p161">{{Cita|Maiorino|p. 161}}.</ref>:
{{citazione|Tricolor le Insegne e il Vessillo<br />novo foco ci destano in cor!<br />Delle trombe foriero è lo squillo<br />di vittorie, trionfi e valor|''Al tricolore'', autore ignoto}}
La maggior parte dei brani musicali dedicati al tricolore italiano sono stati però scritti durante il [[Risorgimento]]<ref name="cita-Maiorino-p181">{{Cita|Maiorino|p. 181}}.</ref>. Il più famoso è ''La bandiera dei tre colori'', cantata in tutte le scuole primarie italiane per decenni<ref name="cita-Maiorino-p181"/><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.amici-lincei.it:80/italia-unita/la-bandiera-dei-tre-colori.php|titolo=La bandiera dei tre colori (con file audio)|accesso=11 febbraio 2016|sito==amici-lincei.it|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160122054411/http://www.amici-lincei.it/italia-unita/la-bandiera-dei-tre-colori.php|urlmorto=sì}}</ref>:
{{citazione|La bandiera dei tre colori<br />è sempre stata la più bella,<br />noi vogliamo sempre quella,<br />noi vogliam la libertà.<br />E la bandiera gialla e nera<br />qui ha finito di regnar!<br />La bandiera gialla e nera<br />qui ha finito di regnar!<br />Tutti uniti in un sol patto<br />stretti intorno alla bandiera,<br />griderem mattina e sera:<br />viva, viva i tre color!|''La bandiera dei tre colori'', autore ignoto}}
Durante il [[giornata dell'Aspromonte]] (29 agosto 1862) risuonavano la note de ''La bandiera tricolore'', di autore ignoto<ref name="cita-Maiorino-p210">{{Cita|Maiorino|p. 210}}.</ref>; la bandiera è anche citata nell{{'}}''[[Inno di Garibaldi]]'', brano musicale del 1859 di Luigi Mercantini, che accompagnò la spedizione dei Mille<ref name="cita-Maiorino-p203">{{Cita|Maiorino|p. 203}}.</ref><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://ingeb.org:80/songs/innodiga.html|titolo=Inno di Garibaldi |accesso=12 febbraio 2016|sito=ingeb.org}}</ref>. Altri brani risorgimentali celebranti il tricolore sono ''Liberazione di Milano'' di [[Giuseppe Bertoldi]]<ref name="cita-Maiorino-p181"/>, ''O giovani ardenti'' di autore anonimo<ref name="cita-Maiorino-p181"/> e ''Inno di guerra del 1848-49'' di [[Luigi Mercantini]]<ref name="cita-Maiorino-p181"/>.
Il vessillo italiano è poi citato nel componimento musicale ''[[La campana di San Giusto (brano musicale)|La campana di San Giusto]]''<ref name="cita-Maiorino-p246"/> e nel brano ''[[Faccetta nera]]'', scritto da Renato Micheli e musicato da Mario Ruccione nell'aprile 1935 in occasione della [[guerra d'Etiopia]] (1935-1936)<ref name="cita-Maiorino-p253">{{Cita|Maiorino|p. 253}}.</ref>.
Al tricolore fu anche dedicata la canzone del 1961 ''[[Tre somari e tre briganti/La bandiera|La bandiera]]'' di [[Domenico Modugno]]<ref name="cita-Tarozzi-p427">{{Cita|Tarozzi|p. 427}}.</ref>. Nel 1965 il cantante [[Ivan Della Mea]] richiamò il tricolore come simbolo dell'unità nazionale nella canzone ''Nove Maggio'': il brano si riferisce alla manifestazione organizzata il 9 maggio 1965 a ricordo del ventesimo anniversario della [[Guerra di liberazione italiana|liberazione d'Italia]] (1943-1945)<ref name="cita-Tarozzi-p407">{{Cita|Tarozzi|p. 407}}.</ref>.
Nel marzo 2007 il cantautore reggiano [[Graziano Romani]] ha pubblicato l'album ''[[Tre colori (Graziano Romani)|Tre colori]]'', ispirato alla bandiera italiana e alla circostanza in cui il tricolore fu adottato nella sua città<ref>{{cita web|cognome=Vannacci|nome=Matteo|url=http://www.ilpopolodelblues.com/pdb/old/rev/maggio07/recensioni/graziano-romani.html|titolo=Graziano Romani – Tre Colori |accesso=18 febbraio 2016}}</ref>.
=== Nella letteratura ===
Molti [[Poeta|poeti]] del romanticismo trattarono la bandiera tricolore nelle loro [[Letteratura|opere letterarie]], traendone accostamenti e [[Simbolo|simbolismi]]<ref name="cita-Maiorino-p161"/>:
{{Citazione|Dall'Alpi allo Stretto fratelli siam tutti!<br />Su i limiti schiusi, su i troni distrutti<br />piantiamo i comuni tre nostri color!<br />Il verde la speme tant'anni pasciuta,<br />il rosso la gioia d'averla compiuta,<br />il bianco la fede fraterna d'amor.|
[[Giovanni Berchet]], ''All'armi all'armi!'', 1831}}
{{Citazione|Il bianco l'é la fé che ci incatena<br />il rosso l'allegria dei nostri cuori<br />ci metterò una foglia di verbena<br />ch'io stesso alimentai di freschi umori.|
[[Francesco Dall'Ongaro]], ''Il Brigidino (In onore al tricolore italiano)'', 1847}}
{{Citazione|Noi pure l'abbiamo la nostra bandiera<br />non più come un giorno sì gialla, sì nera;<br />sul candido lino del nostro stendardo<br />ondeggia una verde ghirlanda d'allor:<br />de' nostri tiranni nel sangue codardo<br />è tinta la zona del terzo color.|
[[Arnaldo Fusinato]], ''[http://www.braidense.it/dire/fusi/pages/024.html Il Canto degli Insorti]'', aprile 1848}}
{{Citazione|I tre colori della tua bandiera non son tre regni ma l'Italia intera:<br />il bianco l'Alpi,<br />il rosso i due vulcani,<br />il verde l'erba dei lombardi piani.
|Francesco Dall'Ongaro, ''Garibaldi in Sicilia'', maggio 1860}}
{{Citazione|Sii benedetta! benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle alpi,l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi. E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch'ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà!|
[[Giosuè Carducci]], [http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/carducci2.html Discorso] tenuto per celebrare il 1º Centenario della nascita del Tricolore, Reggio Emilia, 7 gennaio 1897}}
Nella letteratura non tutti i richiami alla bandiera italiana sono celebranti il tricolore. Quello proferito da don [[Principe Fabrizio Salina|Fabrizio Corbera]], principe di Salina, ne ''[[Il Gattopardo]]'' di [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]] recita<ref>{{cita libro | autore= [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]]| nome= | titolo= Il Gattopardo| editore= Feltrinelli| città= | anno= 2013|p=50 }}</ref>:
{{Citazione|[…] Il tricolore! Bravo, il tricolore! Si riempiono la bocca con questa parola i bricconi. E cosa significa questo segnacolo geometrico, questa scimmiottatura dei francesi, così brutta in confronto alla nostra bandiera candida con l'oro gigliato dello stemma? E che cosa può far loro sperare quest'accozzaglia di colori stridenti? […]|''Il Gattopardo'', Giuseppe Tomasi di Lampedusa}}
== Bandiere nazionali simili a quella italiana ==
[[File:Mexico Italy flag differences.gif|miniatura|Bandiere italiana e messicana a confronto]]
[[File:Flag of Ireland.svg|miniatura|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera irlandese]]
Il vessillo nazionale italiano appartiene alla [[Bandiera#Famiglie di bandiere|famiglia delle bandiere]] derivata dal [[Bandiera della Francia|tricolore francese]]<ref name="lauro-rossi">{{cita web|cognome=Rossi|nome=Lauro|url=http://elearning.unite.it/pluginfile.php/3091/mod_resource/content/1/Origini%20della%20Bandiera%20tricolore%20italiana.pdf|titolo=Origini della bandiera tricolore italiana|accesso=2 marzo 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170224214216/http://elearning.unite.it/pluginfile.php/3091/mod_resource/content/1/Origini%20della%20Bandiera%20tricolore%20italiana.pdf}}</ref>, con tutti i significati annessi, come accennato, agli ideali della [[rivoluzione francese]]<ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
Per via della disposizione comune dei colori, a prima vista, sembra che l'unica differenza tra la bandiera italiana e [[bandiera del Messico|quella messicana]] sia soltanto lo stemma [[Aztechi|azteco]] presente nella seconda; in realtà il tricolore italiano utilizza tonalità più chiare di verde e rosso, e ha proporzioni diverse rispetto alla bandiera messicana: quelle del vessillo italiano sono pari a 2:3, mentre le proporzioni della bandiera messicana sono 4:7<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://bandiere-nazionali.it/bandiera-messico.html|titolo=Bandiera Messico|accesso=17 febbraio 2016|sito=bandiere-nazionali.it|dataarchivio=18 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160118014921/http://bandiere-nazionali.it/bandiera-messico.html|urlmorto=sì}}</ref>. La somiglianza fra le due bandiere pose un serio problema nei trasporti marittimi, dato che in origine la bandiera mercantile messicana era priva di stemmi e quindi era conseguentemente identica al tricolore repubblicano italiano del 1946; per ovviare all'inconveniente, su richiesta delle [[Organizzazione marittima internazionale|autorità marittime internazionali]], sia l'Italia sia il Messico adottarono bandiere navali con stemmi differenti<ref name="messico">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/|titolo=La bandiera Italiana|accesso=17 febbraio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303042627/http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/|urlmorto=sì}}</ref>.
Sempre per via della disposizione tricolore, la bandiera italiana risulta piuttosto simile anche alla [[bandiera dell'Irlanda]], a eccezione dell'[[arancione]] al posto del rosso (sebbene le tonalità impiegate per i due colori si rassomiglino molto<ref name="cita-Maiorino-p151">{{Cita|Maiorino|p. 151}}.</ref>) e delle proporzioni (2:3 contro 1:2)<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.bandiere-nazionali.it/bandiera-irlanda.html|titolo=Bandiera Irlanda|accesso=17 febbraio 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160407194535/http://www.bandiere-nazionali.it/bandiera-irlanda.html}}</ref>.
La [[bandiera dell'Ungheria]] ha gli stessi colori di quella italiana, ma ciò non crea confusione tra i vessilli: sulla bandiera magiara il tricolore rosso, bianco e verde è disposto orizzontalmente<ref name="cita-Maiorino-p151"/>. Altre bandiere che presentano il verde, il bianco e il rosso a fasce orizzontali sono quelle di [[bandiera della Bulgaria|Bulgaria]]<ref name="cita-Maiorino-p151"/>, [[bandiera dell'Iran|Iran]]<ref name="cita-Villa-p39">{{Cita|Villa|p. 39}}.</ref>, [[bandiera dell'Oman|Oman]]<ref name="cita-Villa-p39"/> e [[bandiera del Tagikistan|Tagikistan]]<ref name="cita-Villa-p39"/>.
Presentano infine altre combinazioni dei tre colori i vessilli di [[bandiera del Madagascar|Madagascar]]<ref name="cita-Villa-p39"/>, [[bandiera del Suriname|Suriname]]<ref name="cita-Villa-p39"/>, e [[bandiera del Burundi|Burundi]]<ref name="cita-Villa-p39"/>.
{{clear}}
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
=== Bibliografiche ===
{{Note strette}}
== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore=Autori vari | anno=2009| titolo=Armi e nazione. Dalla Repubblica Cisalpina al Regno d'Italia (1797-1814)| editore=Franco Angeli Edizioni | url=https://books.google.it/books?id=b3v15V9TngQC&pg=PA199&lpg=PA199&dq=Teodoro+Lechi+ponte+sull%27adige&source=bl&ots=0WBxrCaEJb&sig=eq1ypavYi01wXH6PAa5phSt_CII&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjlhPTPwszLAhWFTBQKHVG9Bl4Q6AEIHjAB#v=onepage&q=Teodoro%20Lechi%20ponte%20sull'adige&f=false|isbn=978-88-568-1083-7|cid=Autori vari}}
* {{cita libro | cognome= Bazzano| nome= Nicoletta | titolo= Donna Italia. L'allegoria della Penisola dall'antichità ai giorni nostri|url = https://www.academia.edu/15080772/Donna_Italia._Lallegoria_della_Penisola_dallantichit%C3%A0_ai_giorni_nostri_Costabissara_Vi_Angelo_Colla_editore_2011 | editore= Angelo Colla Editore| città=Costabissara | anno= 2011|isbn=978-88-89527-59-7|cid=Bazzano}}
* {{cita libro |cognome=Bellocchi |nome=Ugo |titolo=Bandiera madre - I tre colori della vita |anno=2008|editore=Scripta Maneant|città=Reggio Emilia|isbn=88-95847-01-6 |cid=Bellocchi}}
* {{cita libro |cognome=Bovio |nome=Oreste |titolo=Due secoli di tricolore |anno=1996 |editore=Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito |città=Roma |sbn=BVE0116837|cid=Bovio}}
* {{cita libro | autore=Renato Bricchetti | anno=2012| titolo=Codice penale e leggi complementari. Giurisprudenza, schemi e tabelle| editore=Il Sole 24 Ore Norme & Tributi | url=https://books.google.it/books?id=2gnfk9ZSuB0C&pg=PA119&lpg=PA119&dq=Chiunque+vilipende+con+espressioni+ingiuriose+la+bandiera+nazionale+o+un+altro+emblema+dello+Stato+%C3%A8+punito+con+la+multa+da+euro&source=bl&ots=YHiwyhRVwV&sig=hY3Z1ntzIGDFhOn2ygJWNF3UqBM&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjutYL_i__KAhWFeg8KHZY3BUIQ6AEIJDAC#v=onepage&q=Chiunque%20vilipende%20con%20espressioni%20ingiuriose%20la%20bandiera%20nazionale%20o%20un%20altro%20emblema%20dello%20Stato%20%C3%A8%20punito%20con%20la%20multa%20da%20euro&f=false|isbn=978-88-324-5419-2|cid=Bricchetti}}
* {{cita pubblicazione |autore=Giovanni Battista Bronzini e Luigi Dal Mestre |anno=1986|titolo=La restaurazione austriaca a Milano nel 1814 |rivista=Lares |volume=52|numero=3|mese=luglio-settembre |editore=Casa Editrice Leo S. Olschki|pp=425-464 |cid=Bronzini}}
* {{cita libro |cognome=Busico|nome=Augusta |titolo=Il tricolore: il simbolo la storia |anno=2005|editore=Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria |sbn=UBO2771748|cid=Busico}}
* {{cita libro |cognome=Cardinali|nome=Emidio|titolo=I briganti e la corte pontificia |anno=1862|editore=Editori Davitti |url=https://books.google.it/books?id=SQHW1ncMjY0C&pg=PA118#v=onepage&q&f=false|sbn=NAP0116640|cid=Cardinali}}
* {{cita libro |cognome=Colangeli|nome=Oronzo|titolo=Simboli e bandiere nella storia del Risorgimento italiano |anno=1965|editore=Patron |url=http://www.150anni.it/webi/_file/documenti/risorgimento/movimentivalorilibri/valori/tricolore/tricolore%201_1.pdf|sbn=SBL0395583|cid=Colangeli}}
* {{cita libro | nome= Giovanni Francesco | cognome= Damilano | titolo= Libro familiare di me sacerdote ed avvocato Giovanni Francesco Damilano 1775-1802| anno= 1803 | editore= Fondo Adriani, Archivio Storico Città di Cherasco| città= Cherasco |cid=Damilano }}
* {{cita libro |cognome=De Rolandis |nome=Ito |titolo=Origine del tricolore – Da Bologna a Torino capitale d'Italia |anno=1996 |editore=Il Punto - Piemonte in Bancarella |città=Torino |isbn=88-86425-30-9 |cid=De Rolandis}}
* {{cita libro | autore=Francesco De Vito | anno=2015 | titolo=L'Italia di Mussolini | editore=Area51 Publishing | url=https://books.google.it/books?id=0ny6CAAAQBAJ&pg=PT7&lpg=PT7&dq=bandiera+italiana+criticata&source=bl&ots=Jm3y0o3aX1&sig=igD64xggy9eam-bHeEUIYRkVSRg&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjV9P21g97LAhWEzRQKHQhFCkQ4ChDoAQgiMAA#v=onepage&q=bandiera%20italiana%20criticata&f=false|cid=De Vito}}
* {{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10503 |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |pp=654-680 |sbn=PUV0630850 |cid=Ferorelli |accesso=13 febbraio 2017 |dataarchivio=28 settembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130928035439/http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10503 |urlmorto=sì }}
* {{cita pubblicazione |cognome=Fiorini |nome=Vittorio |linkautore=Vittorio Fiorini |anno=1897 |titolo=Le origini del tricolore italiano |url=https://archive.org/stream/nuovaantologia151romauoft#page/238/mode/2up |rivista=Nuova Antologia di scienze lettere e arti |volume=vol. LXVII |numero=quarta serie |pp=239-267 e 676-710 |sbn=UBO3928254|cid=Fiorini}}
* {{cita libro | autore=Antonio Giangrande | anno=2013| titolo=Torino ed il Piemonte: quello che non si osa dire | editore=CreateSpace Independent Publishing Platform | url=https://books.google.it/books?id=nkkVJPNDVbgC&pg=PT486&lpg=PT486&dq=%22Quando+vedo+il+tricolore+mi+incazzo.+Il+tricolore+lo+uso+per+pulirmi+il+culo%22,+%22Il+tricolore+lo+metta+al+cesso,+signora%22+e+%22Ho+ordinato+un+camion+di+carta+igienica+tricolore+personalmente,+visto+che+%C3%A8+un+magistrato+che+dice+che+non+posso+avere+la+carta+igienica+tricolore%22&source=bl&ots=zCFH2QTi4Q&sig=6vTO04008XcupqjMTngr1ZQR408&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi4gPaG1d7LAhWEZg8KHUuoCMsQ6AEIIjAB#v=onepage&q=%22Quando%20vedo%20il%20tricolore%20mi%20incazzo.%20Il%20tricolore%20lo%20uso%20per%20pulirmi%20il%20culo%22%2C%20%22Il%20tricolore%20lo%20metta%20al%20cesso%2C%20signora%22%20e%20%22Ho%20ordinato%20un%20camion%20di%20carta%20igienica%20tricolore%20personalmente%2C%20visto%20che%20%C3%A8%20un%20magistrato%20che%20dice%20che%20non%20posso%20avere%20la%20carta%20igienica%20tricolore%22&f=false|isbn=978-1-4909-9529-8| cid=Giangrande}}
* {{cita libro |cognome=Maiorino |nome=Tarquinio |coautori=Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami |titolo=Il tricolore degli italiani. Storia avventurosa della nostra bandiera |anno=2002 |editore=Arnoldo Mondadori Editore |città=Milano |isbn=978-88-04-50946-2 |cid=Maiorino}}
* {{cita libro |cognome=Pagano |nome=Emiliano |titolo=Delle origini della bandiera tricolore italiana. Ricordi storici |anno=1895 |editore=Tipografia agostiniana |città=Roma |sbn=TO00740687|cid=Pagano}}
* {{Cita libro|titolo=Il corbezzolo, pianta italianissima |autore=Pierluigi Perri |editore=Tipografia Superstampa |città=Roma |anno=1942 |sbn=RML0207472|cid=Perri }}
* {{cita libro | autore=Antonio Romano | anno=2013| titolo=Tutte le auto dei presidenti. Storie di ammiraglie, limousine ed esemplari unici utilizzati per scopi «presidenziali» rigorosamente made in Italy| editore=Gangemi | url=https://books.google.it/books?id=msW2h-R4GVcC&pg=PA360&lpg=PA360&dq=n.+241+del+14+ottobre+2000+stendardo+presidenziale&source=bl&ots=XvYU4NhPdL&sig=DuvgAO6El3VUADqjinuW_5phKR4&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjZpPr5kL_SAhXCiSwKHaMMBrkQ6AEIJjAC#v=onepage&q=n.%20241%20del%2014%20ottobre%202000%20stendardo%20presidenziale&f=false|isbn=978-88-492-2626-3|cid=Romano}}
* {{cita libro | autore=Amedeo Quondam | anno=2011| titolo=Risorgimento a memoria: le poesie degli italiani | editore=Donzelli Editore | url=https://books.google.it/books?id=EMugjkgJNLAC&pg=PA334&lpg=PA334&dq=moti+1821+alessandria+tricolore&source=bl&ots=dhszXwAXXq&sig=eLi4xtxyKdelKtaC7x9zU2Qjk78&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiL7qOj3vzKAhXI83IKHSRPCzwQ6AEIOzAG#v=onepage&q=moti%201821%20alessandria%20tricolore&f=false|isbn=978-88-6036-606-1|cid=Quondam}}
* {{cita libro |cognome=Tarozzi|nome=Fiorenza |coautori= Giorgio Vecchio|titolo=Gli italiani e il tricolore |anno=1999|editore=Il Mulino |città=Bologna|isbn=88-15-07163-6|cid=Tarozzi}}
* {{cita libro |autore-capitolo-cognome=Vecchio |autore-capitolo-nome=Giorgio |titolo=Almanacco della Repubblica |anno=2003 |url=http://books.google.com/books?id=MuTF4BEaChYC&lpg=PP1&hl=it&pg=PA42#v=onepage&q&f=false |editore=Bruno Mondadori |città=Milano |pp=42-55 |capitolo=Il tricolore |urlcapitolo=https://celebrarelanazione.files.wordpress.com/2011/03/mondadori_repubblica_vecchio.pdf |isbn=88-424-9499-2 |cid=Vecchio}}
* {{cita libro |cognome=Villa|nome=Claudio|titolo=I simboli della Repubblica: la bandiera tricolore, il canto degli italiani, l'emblema |anno=2010|editore=Comune di Vanzago |sbn=LO11355389|cid=Villa}}
* {{cita libro |cognome=Viola|nome=Orazio|titolo=Il tricolore italiano |anno=1905|url=https://ia800206.us.archive.org/22/items/iltricoloreital00violgoog/iltricoloreital00violgoog.pdf|editore=Libreria Editrice concetto Battiato|isbn=978-1-161-20869-6|cid=Viola}}
== Voci correlate ==
* [[Bandiere delle comunità minoritarie d'Italia]]
* [[Bandiere dello Stato italiano]]
* [[
* [[
* [[Sala del Tricolore]]
* [[Simboli delle regioni d'Italia]]
* [[Simboli patri italiani]]
* [[Storia della bandiera d'Italia]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/simboli/tricolore/tricolore.html|titolo=Il tricolore|accesso=26 febbraio 2016}}
*{{cita web|url=http://www.cisv.it/azzurro/tricolore1.html|titolo=Centro italiano studi vessillologici - Storia minima della bandiera italiana - Parte 1|accesso=26 febbraio 2016}}
*{{cita web|url=http://www.cisv.it/blu/bompresso.html|titolo=Centro italiano studi vessillologici - Bandiera di bompresso del Regno d'Italia, 1879-1946|accesso=26 febbraio 2016}}
*{{cita web|url=http://www.rbvex.it/italia.html|titolo=Bandiere italiane del passato e presente|accesso=26 febbraio 2016}}
*{{FOTW}}
{{Simboli patri italiani}}
{{Bandiere Europa}}
{{Controllo di autorità}}
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{{Vetrina|giorno=5|mese=08|anno=2017|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Bandiera d'Italia/3|arg=Storia}}
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[[Categoria:Bandiere nazionali|Italia]]
[[Categoria:Simboli patri italiani]]
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