Bandiera d'Italia: differenze tra le versioni

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|proporzioni = 2:3<br/>(bandiera di guerra 1:1)
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<small>[[CMYK]]</small> {{legenda|#009246|border=1px solid black|(C:100 M:0 Y:100 K:0)}} {{legenda|#fff|border=1px solid black|(C:0 M:0 Y:0 K:5)}} {{legenda|#CE2B37|border=1px solid black|(C:0 M:100 Y:100 K:0)}}
<small>[[RGB]]</small> {{legenda|#009246|border=1px solid black|(R:0 G:140 B:69)}} {{legenda|#fff|border=1px solid black|(R:244 G:249 B:255)}} {{legenda|#CE2B37|border=1px solid black|(R:205 G:33 B:42)}}
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|didascalia = Il Tricolore d'Italia garrisce presso il [[Vittoriano]], [[piazza Venezia]], [[Roma]]
}}
{{citazione|Raccolgaci un'unica<br />bandiera, una speme:<br />di fonderci insieme,<br />già l'ora suonò.<ref group=N name=inno>Questi versi, che si leggono nella seconda strofa de ''[[Il Canto degli Italiani]]'' di [[Goffredo Mameli]] e [[Michele Novaro]], inno nazionale italiano dal 1946, richiamano alla speranza ("la speme") che l'Italia, ancora divisa negli stati preunitari, si fonda finalmente in un'unica nazione raccogliendosi sotto una sola bandiera: il tricolore.</ref>.|[[Goffredo Mameli]], ''[[Il Canto degli Italiani]]'', vv. 16-17<ref name="cita-Bellocchi-p9">{{Cita|Bellocchi|p. 9}}.</ref>}}
 
La '''bandiera d'Italia''', conosciuta anche per [[antonomasia]] come '''il Tricolore'''<ref group="N">Il ''[[Vocabolario Treccani]]'' utilizza indifferentemente sia la "T" maiuscola che la "t" minuscola. Cfr. il [[Lemma (linguistica){{Treccani|lemma]] "[http://www.treccani.it/vocabolario/tricolore/|Tricolóre|v=x|accesso=5 tricolóre]"febbraio su "treccani.it".2025}}</ref>, è il [[Bandiera nazionale|vessillo nazionale]] della [[Italia|Repubblica Italiana]]. È una [[tricolore|bandiera compostatricolore]] dae tre colori]]presenta, partendo dall'asta, dail [[verde]], il [[bianco]] e il [[rosso]], [[colori nazionali dell'Italia]], a tre [[Banda (araldica)|bande]] verticali di eguali dimensioni,; è così definita dall'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]]<ref group="N" name="bande">La terminologia utilizzata nel testo costituzionale è [[araldicaAraldica|araldicamente]]mente impropria: la "[[Banda (araldica)|banda]]", per definizione, è quel tipo di partizione che divide la bandiera diagonalmente. La definizione corretta sarebbeavrebbe dovutadovuto essere "[[Interzato in palo|interzata in palo]]". Cfr. [{{Cita web|url=http://manuali.lamoneta.it/ManualeAraldica/ manuale|titolo=Manuale ragionato di araldica]|accesso=5 sufebbraio "manuali.lamoneta.it".2025}}</ref>, pubblicata sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]]'' n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947. La legge ne regolamenta utilizzo ed esposizione, tutelandone la difesa e prevedendo il [[reato]] di [[Vilipendio alla bandiera|vilipendio alla stessa]]; ne prescrive altresì l'insegnamento nelle scuole insieme agli altri [[simboli patri italiani]].
 
Alla bandiera italiana è dedicata la [[Festa del Tricolore]], istituita dalla legge 31 dicembre 1996, n. 671, che si tiene ogni anno il 7 gennaio. Questa celebrazione commemora la prima adozione ufficiale del tricolore come bandiera nazionale da parte della [[Repubblica Cispadana]], che avvenne a [[Reggio Emilia]] il 7 gennaio 1797, a seguito della [[Rivoluzione francese]] e della discesa di [[Napoleone Bonaparte]] in Italia; la Repubblica Cispadana propugnò tra i suoi ideali l'[[autodeterminazione dei popoli]]. I colori nazionali italiani erano comparsi per la prima volta a [[Genova]] il 21 agosto 1789 su una [[Coccarda italiana tricolore|coccarda tricolore]], mentre il primo [[Bandiera di guerra|stendardo militare]] verde, bianco e rosso, a tre bande verticali, era stato adottato dalla [[Legione Lombarda]] a [[Milano]] l'11 ottobre 1796.
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[[File:Coccarda FRANCIA.svg|miniatura|sinistra|La coccarda francese tricolore, uno dei simboli della rivoluzione]]
 
Anche la bandiera italiana, come altri vessilli nazionali, si ispira a [[bandiera della Francia|quella francese]], introdotta dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]] nell'autunno del 1790 sulle [[Unità militarimilitare navalinavale|navi da guerra]] della ''[[Marine nationale]]''<ref name=elysee>{{cita web|lingua=fr|url=http://www.elysee.fr/la-presidence/le-drapeau-francais/|titolo=Le drapeau français - Présidence de la République|accesso=13 febbraio 2013}}</ref> e simbolo del rinnovamento indotto dal [[giacobinismo]] delle origini<ref name=Cherasco>{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/tricolore_nacque.html|titolo=Otto mesi prima di Reggio il tricolore era già una realtà|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160309115746/http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/tricolore_nacque.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="quirinale-pdf">{{Cita web|url=httphttps://www.quirinale.it/qrnw/statico/simbolipage/tricolore/tricolore.pdf|titolo=I simboliSimboli della Repubblica|formato=PDF - il Tricolore|accesso=145 gennaiofebbraio 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151006182656/http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/tricolore/tricolore.pdf2025}}</ref><ref name="cita-Maiorino-p156">{{Cita|Maiorino|p. 156}}.</ref>.
 
Il 12 luglio 1789, due giorni prima della [[presa della Bastiglia]], il giornalista rivoluzionario [[Camille Desmoulins]], mentre arringava la folla parigina alla rivolta, chiese ai manifestanti quale colore adottare come simbolo della Rivoluzione francese, proponendo il verde speranza oppure il blu della [[Guerra d'indipendenza americana|Rivoluzione americana]], come simbolo di [[libertà]] e [[democrazia]]: i manifestanti risposero "Il verde! Il verde! Vogliamo delle coccarde verdi!"<ref name=Bolzano>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=-ynpQ5lnU2EC&pg=PA174&lpg=PA174&dq=Camille+Desmoulins+coccarda+francese+verde+foglie&source=bl&ots=yh3IejczPE&sig=9lSL3O5ZuEuSstTYaZt0AGCvhjI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj_mbftrsrSAhVGESwKHd2kBwoQ6AEIIDAB#v=onepage&q=Camille%20Desmoulins%20coccarda%20francese%20verde%20foglie&f=false|titolo=Giovani del terzo millennio, di Giacomo Bolzano|editore=books.google.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. Desmoulins colse quindi una foglia verde da terra e se l'appuntò al cappello come segno distintivo dei rivoluzionari<ref name=Bolzano />. Il verde, nella primigenia coccarda francese, fu abbandonato dopo un solo giorno in favore del blu e del rosso, perché esso era anche il colore del fratello del re, il [[Reazione (politica)|reazionario]] [[Conti d'Artois|conte d'Artois]], che diventò monarca dopo la [[Restaurazione]] con il nome di [[Carlo X di Francia|Carlo X]]<ref name=italia-oggi>{{cita web|url=http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2139232&codiciTestate=1|titolo=Il verde no, perché è il colore del re. Così la Francia ha scelto la bandiera blu, bianca e rossa ispirandosi all'America|editore=italiaoggi.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. La [[coccarda francese tricolore]] si completò poi, in seguito a eventi successivi, con l'aggiunta del bianco, colore dei [[Borbone di Francia|Borbone]], in ossequio al re [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]], che era ancora regnante nonostante le violente rivolte che imperversavano nel Paese: (la [[Monarchie abolite|monarchia francese fu abolita]] infatti tre anni dopo, il 10 agosto 1792)<ref name=elysee /><ref name=ansa>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/07/14/parigi-14-luglio-la-bastiglia-e-il-rosso-della-first-lady-messicana-angelica_5ffc5fb9-5c2f-406b-ab8c-99935f5c4428.html|titolo=Presa della Bastiglia, il 14 luglio e il rosso della first lady messicana Angelica|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. Secondo altre interpretazioni invece il bianco sarebbe stato scelto in quanto colore della Nazione<ref>{{Cita libro|titolo=La Révolution française (1789-1799)|autore=[[Michel Vovelle]]|anno=2011|editore=Armand Colin|p=117}}</ref>.
 
Poco dopo gli eventi rivoluzionari francesi, anche in Italia iniziarono a diffondersi estesamente gli ideali di innovazione [[Società (sociologia)|sociale]] —&nbsp;sulla scorta dell'approvazione della ''[[Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino]]'' del 1789&nbsp;— e successivamente anche [[politica]], con i primi fermenti [[Patriottismo|patriottici]] indirizzati all'[[Autodeterminazione dei popoli|autodeterminazione nazionale]]: per tale motivo la bandiera francese blu, bianca e rossa diventò prima riferimento dei giacobini italiani e in seguito fonte di ispirazione per la creazione di un vessillo identitario italiano<ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
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La traccia documentata più antica che cita la bandiera tricolore italiana è legata alla prima discesa di [[Napoleone Bonaparte]] nella [[penisola italiana]]. Con l'avvio della [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]], in molti luoghi i giacobini della penisola insorsero contribuendo, insieme ai soldati italiani inquadrati nell'[[Armée de terre|esercito francese]], alle vittorie transalpine<ref name="cita-Tarozzi-p66">{{Cita|Tarozzi|p. 66}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p69">{{Cita|Tarozzi|p. 69}}.</ref>.
 
Questo rinnovamento fu accettato dagli italiani nonostante fosse legato alle convenienze della Francia napoleonica, che aveva forti tendenze [[Imperialismo|imperialistiche]], perché la nuova situazione politica era migliore di quella precedente: il legame a doppio filo con la Francia era infatti molto più accettabile dei secoli passati nell'[[AssolutismoMonarchia monarchicoassoluta|assolutismo]]<ref name="cita-Maiorino-p162">{{Cita|Maiorino|p. 162}}.</ref>.
 
Durante la prima campagna d'Italia, Napoleone Bonaparte, al comando dell'[[Armata d'Italia]], conquistò gli Stati in cui era divisa la penisola italiana fondando nuovi organismi statali repubblicani che si ispiravano agli ideali rivoluzionari francesi<ref name="cita-Busico-p9">{{Cita|Busico|p. 9}}.</ref>. Tra il 1796 e il 1799 nacquero, tra le altre, la [[Repubblica Piemontese]], la [[Repubblica Cispadana]], la [[Repubblica Transpadana]], la [[Repubblica Ligure]], la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]], la [[Repubblica Anconitana]] e la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]<ref name="cita-Busico-p9"/>.
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Inizialmente, il tricolore francese fu innalzato da molte città: il nuovo conquistatore non era, come in tempi antichi, geloso dei propri colori, ma orgoglioso che essi fossero messi in mostra, essendo questi i simboli di un esercito conquistatore e di un popolo vittorioso<ref name="cita-Fiorini-p688">{{Cita|Fiorini|p. 688}}.</ref>. È alla bandiera francese che i documenti, almeno fino all'ingresso dell'esercito napoleonico italiano a Milano nell'ottobre 1796, fanno riferimento quando usano il termine "tricolore"<ref name="cita-Fiorini-p688"/>.
 
L'11 ottobre 1796 Napoleone comunicò al [[Direttorio]] la nascita della [[Legione Lombarda]], un'unità militare costituita dall'Amministrazione generale della Lombardia<ref name=Bovio19>{{cita|Bovio|p. 19}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p67">{{Cita|Tarozzi|p. 67}}.</ref>, governo che faceva capo alla [[Repubblica Transpadana]]<ref name="difesa"/>. Su questo documento, in riferimento alla sua [[bandiera di guerra]], che ricalcava il tricolore francese e che fu proposta a Napoleone dai [[PatriotaPatriottismo|patrioti]] milanesi<ref name="cita-Villa-p10"/>, è riportato che<ref name="cita-Busico-p11">{{Cita|Busico|p. 11}}.</ref>:
 
{{Citazione|[…] i colori nazionali adottati sono il verde, il bianco e il rosso. […]|Napoleone Bonaparte|[…] les couleurs nationales qu'ils ont adopté sont le vert, le blanc et le rouge. […]|lingua=fr}}
[[File:Flag of the Lombard Legion.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Lo stendardo dei [[Cacciatore (tatticasoldato)|cacciatori]] a cavallo della Legione Lombarda]]
 
A tal proposito, uno dei patrioti milanesi filo-napoleonici, l'avvocato Giovanni Battista Sacco, dichiarò<ref name="cita-Villa-p10">{{Cita|Villa|p. 10}}.</ref>:
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{{citazione|[…] Già il tricolore vessillo che da gran tempo ci lusinga di renderci liberi soggiace a riforma: il color nostro nazionale vi ha parte e in certo modo ci si assicura che presso è a spuntare l'aurora apportatrice della nostra rigenerazione […]|Giovanni Battista Sacco}}
 
La Legione Lombarda fu quindi il primo reparto militare italiano a dotarsi d'un vessillo tricolore come insegna<ref name="difesa"/>. Secondo fonti più autorevoli, la scelta effettuata dai membri della Legione Lombarda di sostituire il blu della bandiera francese con il verde fu altresì legata al colore delle divise della [[Milizia cittadina (Milano)|Milizia cittadina milanese]], i cui componenti, fin dal 1782, indossavano un'uniforme di questa tonalità, ovvero un abito verde con [[Mostrina|mostrine]] rosse e bianche; per siffatta ragione, in [[dialetto milanese]], i membri di questa guardia comunale erano popolarmente chiamati ''remolazzit'', ovvero «piccoli [[Raphanus raphanistrum sativus|ravanelli]]», richiamando le rigogliose foglie verdi di questo ortaggio<ref name="cita-Maiorino-p158"/>.
 
Il bianco e il rosso erano anche peculiari dell'antichissimo [[Stemma e gonfaloneSimboli di Milano|stemma comunale di Milano]], e parimenti comuni sulle divise militari lombarde dell'epoca<ref name="quirinale-pdf" /><ref name="cita-Maiorino-p158"/><ref name="cita-Villa-p11"/>. Non fu quindi un caso che il tricolore verde, bianco e rosso fosse scelto come insegna dalla Legione Lombarda<ref name="quirinale-pdf" />.
 
La prima approvazione ufficiale della bandiera italiana da parte delle autorità fu quindi come insegna militare della Legione Lombarda e non ancora come bandiera nazionale di uno Stato italiano sovrano<ref>{{Cita|Tarozzi|pp. 67-68}}.</ref>. Il 6 novembre 1796 la prima [[coorte]] della Legione Lombarda ricevette il proprio vessillo tricolore nel corso di una solenne cerimonia alle ore cinque pomeridiane in [[Piazza del Duomo (Milano)|piazza del Duomo]] a [[Milano]]<ref name="cita-Tarozzi-p67"/><ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Villa-p11">{{Cita|Villa|p. 11}}.</ref>. La bandiera si presentava divisa in tre fasce verticali, riportando la scritta "Legione Lombarda" e il numero di coorte, mentre al centro si stagliava una corona di quercia racchiudente un [[berretto frigio]] e una [[Squadra e compasso|squadra massonica]] con pendolo<ref name=Vecchio42 />.
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Dal 16 al 18 ottobre 1796, a [[Modena]], si tenne un congresso che, attraverso l'attiva partecipazione di Bologna, [[Ferrara]], Modena e [[Reggio Emilia]], decretò la nascita della Repubblica Cispadana, con l'avvocato [[Antonio Aldini]] in qualità di presidente.
 
Tra i vari provvedimenti presi, il congresso deliberò la costituzione di una Legione Italiana, poi ridenominata [[Lista dei reggimentiReggimenti italiani (repubbliche giacobine)#Legione Cispadana (18 ottobre 1796) poi 3a, 4a e 5a Cisalpina|Legione Cispadana]]<ref name="difesa">{{cita web|cognome=Frasca|nome=Francesco|url=http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/LEsercito_del_primo_Tricolore.pdf|titolo=L'Esercito del primo Tricolore|accesso=8 marzo 2017|editore=difesa.it|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170309071221/http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/LEsercito_del_primo_Tricolore.pdf}}</ref>, che avrebbe dovuto partecipare insieme alla Francia a una guerra contro gli [[Sacro Romano Impero|austriaci]]; il vessillo militare di questa unità militare era composto da un tricolore rosso, bianco e verde, probabilmente ispirato dall'analoga decisione della Legione Lombarda<ref name="cita-Villa-p10"/><ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Tarozzi-p68">{{Cita|Tarozzi|p. 68}}.</ref>:
 
{{Citazione|[…] Si decreta la costituzione della Confederazione Cispadana, e la formazione della Legione Italiana, le cui coorti debbono avere come bandiera il vessillo bianco, rosso e verde adorna degli emblemi della libertà. […]<br />
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{{citazione|[…] Facciamola finita una volta con qualunque dominazione straniera in Italia. Abbracciate questa bandiera tricolore che pel valor vostro sventola sul Paese e giurate di non lasciarvela strappare mai più […]|Proclama del Governo provvisorio di Milano<ref name="cita-Bellocchi-p40"/>}}
 
Il giorno successivo il re di Sardegna [[Carlo Alberto di Savoia]] assicurò al Governo provvisorio della città lombarda che le sue truppe, pronte a venirgli in aiuto, avrebbero utilizzato come bandiera militare un tricolore con lo [[Armoriale di casaCasa Savoia|stemma sabaudo]] sovrapposto sul bianco<ref name="cita-Bellocchi-p49">{{Cita|Bellocchi|p. 49}}.</ref><ref name="cita-Maiorino-p179">{{Cita|Maiorino|p. 179}}.</ref>. In particolare, il proclama del re del 23 marzo 1848 ai lombardi e ai veneti, avente decisi connotati politici, recitava:
 
{{citazione|[…] e per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana […]|Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Viola-p-II">{{Cita|Viola|p. II}}.</ref>}}
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{{citazione|[…] La bandiera tricolore fu e sarà benedetta da Dio, perché simbolo di una nazionalità dalla sua potenza creatrice stabilita […]|Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Viola-p-II"/>}}
 
[[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II d'Asburgo-Lorena]], [[Sovrani di Toscana|granduca di Toscana]], nell'atto di concessione della costituzione (17 febbraio 1848) non cambiò il vessillo nazionale ("[…] Lo Stato conserva la sua bandiera e i suoi colori […]") ma accordò in seguito alle milizie toscane, tramite decreto, l'utilizzo di una sciarpa tricolore accanto ai simboli del Granducato (25 marzo 1848)<ref name="cita-Bellocchi-p27">{{Cita|Bellocchi|p. 27}}.</ref>. Il granduca, in seguito alle pressioni dei patrioti toscani, il 17 aprile 1848 adottò poi la bandiera tricolore anche come vessillo di Stato e come stendardo militare per le truppe mandate in aiuto a Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Maiorino-p184">{{Cita|Maiorino|p. 184}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-pp27-28">{{Cita|Bellocchi|pp. 27-28}}.</ref>. AnaloghiIl provvedimentitricolore venne adottato anche a livello locale da alcune città, tra cui [[Stemma di Viareggio|Viareggio]].<ref name=":02">{{Cita web|URL=https://www.welcome2lucca.com/quando-viareggio-adotto-il-tricolore-italiano-prima-dellitalia|titolo=Quando Viareggio adottò il tricolore italiano prima dell'Italia|accesso=21 dicembre 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221221214022/https://www.welcome2lucca.com/quando-viareggio-adotto-il-tricolore-italiano-prima-dellitalia/|dataarchivio=21 dicembre 2022|urlmorto=no}}</ref> Provvedimenti analoghi a quello del granduca furono adottati dal [[Ducato di Parma e Piacenza]] e dal [[Ducato di Modena e Reggio]]<ref name="cita-Bellocchi-pp28-33">{{Cita|Bellocchi|pp. 28-33}}.</ref>.
 
QuestaLa svolta del Granducato durò fino alla fine della prima guerra d'indipendenza (1849), che terminò con la sconfitta dell'[[Regia Armata Sarda|esercito piemontese]] di Carlo Alberto di Savoia: dopo di essa furono ripristinate le antiche bandiere<ref name="cita-Bellocchi-p81">{{Cita|Bellocchi|p. 81}}.</ref>, anche se il comune di [[Viareggio]] scelse di includere il tricolore nel suo stemma<ref>{{Cita web|url=https://www.welcome2lucca.com/quando-viareggio-adotto-il-tricolore-italiano-prima-dellitalia/|titolo=Quando Viareggio adottò il Tricolore Italiano prima dell’Italia|autore=Gabriele Levantini|sito=Welcome 2 Lucca|data=29 aprile 2021|accesso=22 febbraio 2023}}</ref>. Solo il Regno di Sardegna confermò il tricolore italiano come bandiera nazionale di Stato anche a primo conflitto risorgimentale terminato<ref name="cita-Bellocchi-p81"/>.
[[File:Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg|thumb|left| {{Codice FIAV|historical}} Bandiera del [[Regno di Sicilia (1848-1849)]]]]
[[File:Military flag of the Roman Republic (19th century).svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|001000}} {{Codice FIAV|historical}} Bandiera di guerra della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]]]
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Il 14 aprile 1855, prima della partenza per la [[guerra di Crimea]], le bandiere tricolori italiane furono affidate solennemente ai soldati da re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], succeduto nel 1849 al padre Carlo Alberto, con la seguente frase di commiato "[…] Difendetele e riportatele coronate di nuova gloria […]"<ref name="cita-Maiorino-p193">{{Cita|Maiorino|p. 193}}.</ref><ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 82 e 84}}.</ref><ref name="cita-Busico-p39">{{Cita|Busico|p. 39}}.</ref>. Nel 1857 una bandiera italiana con l'asta sormontata da un [[berretto frigio]] e con [[Archipenzolo|archipendolo]], simbolo di equilibrio sociale, fu protagonista della [[spedizione di Sapri]], fallito tentativo di innescare una rivolta nel Regno delle Due Sicilie perpetrato da [[Carlo Pisacane]]<ref name="cita-Villa-p23"/><ref name="cita-Maiorino-p191">{{Cita|Maiorino|p. 191}}.</ref>; questi, per non farsi catturare, si suicidò – secondo la leggenda – fasciato con una bandiera tricolore<ref name="cita-Maiorino-p192">{{Cita|Maiorino|p. 192}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p85">{{Cita|Bellocchi|p. 85}}.</ref>.
 
Durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] le città che man mano venivano conquistate dal "[[Re d'Italia#Savoia (1861-1946)|re eletto]]"<ref group=N>"Re eletto", ovvero in procinto di diventare [[Re d'Italia (1861-1946)|re d'Italia]]. Il termine "eletto" ha infatti, tra suoi i [[Sinonimia|sinonimi]], "designato", "investito", "prescelto" e "acclamato". Con questo titolo [[Vittorio Emanuele II di Savoia]] coniò anche monete che ebbero corso legale nelle [[Province Unite del Centro Italia]], entità statale di breve esistenza costituita da territori che di lì a poco sarebbero stati annessi al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] grazie ai [[plebisciti risorgimentali]]. Cfr. {{cita web|url=https://numismatica-italiana.lamoneta.it/riepilogo/W-REE|titolo=Visione d'insieme delle monete - Re Eletto|accesso=25 settembre 2018}}</ref> Vittorio Emanuele II di Savoia e da [[Napoleone III di Francia]] salutavano i due sovrani come liberatori in un tripudio di bandiere e coccarde tricolori; anche i centri in procinto di chiedere l'annessione al Regno di Sardegna tramite [[Plebisciti risorgimentali|plebisciti]] sottolineavano la loro volontà di far parte di un'Italia unita con lo sventolio del tricolore<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 96-101}}.</ref>. La bandiera italiana rifulgeva infatti in [[Toscana]], in [[Emilia]], nelle [[Marche]] e in [[Umbria]], ma anche in città che avrebbero dovuto aspettare qualche tempo prima di essere annesse, come [[Roma]] e [[Napoli]]<ref name="cita-Bellocchi-p101">{{Cita|Bellocchi|p. 101}}.</ref><ref name="cita-Busico-p43">{{Cita|Busico|p. 43}}.</ref>.
 
È proprio di questi anni il grande entusiasmo della popolazione nei confronti del tricolore: oltre che dall'esercito del Regno di Sardegna e dalle truppe di volontari che parteciparono alla seconda guerra d'indipendenza<ref name="cita-Villa-p24"/>, la bandiera verde, bianca e rossa si diffuse capillarmente nelle regioni appena conquistate o annesse tramite plebiscito, comparendo sulle finestre delle case, nelle vetrine dei negozi e all'interno di locali pubblici come alberghi, taverne, osterie, eccetera.<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 196-198}}.</ref>.
[[File:Partenza da Quarto.jpg|miniatura|La partenza della spedizione dei Mille da [[Quarto dei Mille|Quarto]]]]
 
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{{citazione|Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861|Testo della legge n. 4671 del 17 marzo 1861 del Regno di Sardegna<ref>{{cita web|url=http://150anni-lanostrastoria.it/index.php/proclamazione-unita|titolo=Torino, 17 marzo 1861: la proclamazione del Regno d’Italia|sito=150anni-lanostrastoria.it|accesso=4 marzo 2017}}</ref>}}
 
Il tricolore continuò a essere la [[bandiera nazionale]] anche del nuovo Stato, sebbene non ufficialmente riconosciuto da una legge specifica<ref>{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/storia_bandiera.html|titolo=Storia della bandiera italiana|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160116020632/http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/storia_bandiera.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="cita-Villa-p26">{{Cita|Villa|p. 26}}.</ref>, ma regolamentato, per quanto riguarda la foggia dei vessilli militari, da un [[Regio decreto-legge|regio decreto]] del 25 marzo 1860 che rimase in vigore fino alla [[nascita della Repubblica Italiana]] (1946)<ref name="cita-Maiorino-p201">{{Cita|Maiorino|p. 201}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p105">{{Cita|Bellocchi|p. 105}}.</ref><ref name="cita-Busico-p45">{{Cita|Busico|p. 45}}.</ref>.
 
Nel periodo del [[brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio postunitario]], Fulco Salvatore Ruffo di Calabria, IX principe di [[Scilla (Italia)|Scilla]], uno dei membri della corte in esilio di Francesco II di Borbone, in una lettera raccomandò al generale spagnolo [[José Borjes]], inviato nell'Italia meridionale per guadagnare alla causa legittimista i briganti, l'uso della bandiera tricolore<ref name="cita-Cardinali-p118">{{Cita|Cardinali|p. 118}}.</ref>.
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==== Dalla terza guerra d'indipendenza alla presa di Roma ====
 
Durante la [[Battaglia di Custoza (1866)|battaglia di Custoza]] (24 giugno 1866), durante la [[terza guerra d'indipendenza italiana]], i militari del 44º [[reggimento]] della [[brigata]] "Forlì" salvarono una bandiera tricolore dalla cattura delle [[ImperialEsercito regioimperiale Esercitoaustriaco (1806-1867)|truppe austriache]]. Per non consegnare al nemico il loro stendardo militare, stracciarono il drappo della bandiera tricolore in tredici pezzi, suddivisi tra i presenti, e nascosero quei brandelli di stoffa sotto la giubba. Terminata la guerra fu possibile recuperare undici delle tredici porzioni del drappo e ricostruire così la bandiera originaria, che passò alla storia con il nome di "[[Tricolore di Oliosi]]"<ref name=corriere-cherasco>{{cita web|cognome=Nese|nome=Marco|url=http://www.corriere.it/unita-italia-150/11_giugno_03/nese-bandiera-d-italia-fatta-a-pezzi_5c495ada-8dc4-11e0-b332-ace1587d6ad6.shtml|titolo=La bandiera fatta a pezzi (per salvarla dal nemico)|data=3 giugno 2011|accesso=10 febbraio 2017}}</ref>.
[[File:Flag of Vicenza.svg|miniatura|destra|La bandiera della città di [[Vicenza]], comune italiano che adotta il tricolore come proprio vessillo.]]
 
A seguito della terza guerra d'indipendenza il [[Veneto]] fu annesso al Regno d'Italia; l'ingresso delle truppe italiane a [[Venezia]], avvenuto il 19 ottobre 1866, fu salutato da un'invasione di bandiere tricolori<ref name="cita-Maiorino-p212">{{Cita|Maiorino|p. 212}}.</ref><ref name="cita-Busico-p53">{{Cita|Busico|p. 53}}.</ref>. Dal momento della promulgazione di una [[Deliberazione|delibera]] del suo [[consiglio comunale]], datata 5 novembre 1866, [[Vicenza]] è l'unica città d'Italia ad aver adottato come proprio vessillo cittadino, in luogo del [[Gonfalone|gonfalone civico]], la bandiera tricolore, caricata dello stemma del comune<ref name="vicenza">{{Cita web|cognome=Mason|nome=Andrea|url=http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|titolo=Il Giornale di Vicenza.it - Dossier - Vicenza - Italia 150°º - 3 - Bandiera invece del gonfalone. Vicenza è l&#39;unica città d&#39;Italia|accesso=14 gennaio 2016|data=7 marzo 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150316163209/http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|urlmorto=sì}}</ref>. La città veneta decise di cambiare patriotticamente la natura della propria insegna poco prima della visita di re Vittorio Emanuele II, giunto in città per il conferimento della [[medaglia d'oro al valor militare]] guadagnata dalla municipalità veneta con la [[battaglia di Monte Berico]], combattuta il 10 giugno 1848 nei dintorni della città: in occasione della visita del sovrano, Vicenza non presentò a Vittorio Emanuele II il proprio gonfalone ma, decisione dalla quale sarà originata la sua successiva delibera, il tricolore italiano<ref name="vicenza"/>.
 
Bandiere tricolori salutarono poi il [[Regio Esercito]] durante la marcia verso Roma, che si concluse con la [[Presa di Roma|breccia di Porta Pia]] del 20 settembre 1870 e l'annessione del [[Lazio]] al Regno d'Italia<ref name="cita-Villa-p26"/><ref name="cita-Maiorino-p214">{{Cita|Maiorino|p. 214}}.</ref><ref name="cita-Busico-p55">{{Cita|Busico|p. 55}}.</ref>. Roma divenne ufficialmente capitale d'Italia il 1º gennaio 1871, mentre l'insediamento della [[Corte regia|corte reale]] e del [[Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|governo sabaudo]] ebbe luogo il 6 luglio dello stesso anno: da questa data il tricolore italiano sventola dal pennone più alto del [[Palazzo del Quirinale]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 216-217}}.</ref>.
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[[File:Cartolina dei Carabinieri Reali spedita dalla Colonia Eritrea dell'Asmara (1907).jpg|miniatura|Cartolina dei [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri Reali]] spedita dalla colonia eritrea nel 1907 e raffigurante un'aquila che porta in volo una bandiera italiana]]
 
Dopo l'Unità d'Italia l'uso del tricolore si diffuse sempre di più tra la popolazione<ref name="cita-Maiorino-p219">{{Cita|Maiorino|p. 219}}.</ref>: la bandiera, e i suoi colori, cominciarono a essere riportati sulle etichette dei prodotti commerciali, sui [[quaderno scolastico|quaderni scolastici]], sulle prime automobili, sulle confezioni di sigari, ecc.<ref name="cita-Maiorino-p219"/> Anche tra gli [[Aristocrazia|aristocratici]] ebbe successo: le famiglie più importanti facevano sovente installare sulla facciata principale dei loro palazzi signorili un portabandiera dove collocavano il tricolore italiano<ref name="cita-Maiorino-p219"/>. Iniziò poi a comparire fuori dagli edifici pubblici, dalle scuole, dagli uffici giudiziari e dagli uffici postali<ref name="cita-Maiorino-p219"/>. È di questo periodo l'introduzione dell'uso della fascia tricolore per i [[Sindaco (Italiaordinamento italiano)|sindaci]] e per i giurati delle [[Corte d'assise (Italia)|corti di assise]]<ref name="cita-Maiorino-p219"/>.
 
L'unica città dove l'attaccamento alla bandiera non era sentito da tutta la popolazione era Roma: nella capitale era infatti presente un buon numero di cittadini ancora fedele al papato<ref name="cita-Maiorino-p220">{{Cita|Maiorino|p. 220}}.</ref>. A Roma il clero era ostile al neonato stato italiano in modo molto marcato, tanto da rifiutarsi di benedire il tricolore e da impedire alle bandiere italiane di entrare nelle chiese anche in occasione di funerali o di cerimonie pubbliche<ref name="cita-Maiorino-p221">{{Cita|Maiorino|p. 221}}.</ref><ref name="cita-Villa-p28">{{Cita|Villa|p. 28}}.</ref>.
 
È di questi anni la fondazione della [[Contratto di acquisto della Baia di Assab|prima colonia italiana]], la [[baia di [[Assab]], che diventò il primigenio avamposto della futura [[Colonia eritrea|Eritrea italiana]]: nel 1882, per la prima volta, il tricolore sventolò in un possedimento italiano in [[Africa]]<ref name="cita-Maiorino-p222">{{Cita|Maiorino|p. 222}}.</ref>. Non tutti erano favorevoli all'avventura coloniale: il deputato [[Socialismo|socialista]] [[Andrea Costa]] dichiarò che il tricolore non doveva garrire in una terra lontana, ma solo in Italia:
 
{{citazione|[…] [Il tricolore deve sventolare] nelle imprese civili che fanno risalire sempre più la nazione verso le altezze dell'ideale […]"|Andrea Costa<ref name="cita-Maiorino-p223">{{Cita|Maiorino|p. 223}}.</ref>}}
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Nel 1915 l'Italia entrò nella [[prima guerra mondiale]]: per gli storiografi questo conflitto corrisponde alla [[quarta guerra d'indipendenza italiana]], dato che lo scopo fu quello di completare l'unità nazionale con l'annessione delle ultime [[Irredentismo italiano|terre irredente]]<ref name="cita-Maiorino-p238">{{Cita|Maiorino|p. 238}}.</ref>. A questo obiettivo mancavano infatti il [[Trentino-Alto Adige]] e la [[Venezia Giulia]], tant'è che lo slogan più diffuso all'epoca era "W [[Trento]] e [[Trieste]] italiane!"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>.
 
Protagonista assoluta, sia nelle trincee sia in ambito civile, fu la bandiera tricolore<ref name="cita-Tarozzi-p235">{{Cita|Tarozzi|p. 235}}.</ref>. I colori verde, bianco e rosso furono utilizzati diffusamente come stimolo alla mobilitazione generale e al sostentamento morale della popolazione civile, che si stava inerpicando in un percorso che l'avrebbe portata in una situazione assai difficile, caratterizzata da moltissime privazioni<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. In altre parole, nelle [[Trincea|trincee]] il tricolore era un simbolo fondamentale per spronare i soldati, mentre nel fronte interno era importantissimo per compattare e corroborare la [[società civile]]<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. A questo scopo, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|re Vittorio Emanuele III]] comparve su una copertina de ''[[La Domenica del Corriere]]'' affacciato dal balcone del Palazzo del Quirinale mentre sventolava il tricolore gridando "Viva l'Italia"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. Il re fece poi un proclama ufficiale, poco prima di partire per il [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte di guerra]], che recitava, nella sua parte finale:
 
{{citazione|[…] A noi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della patria nostra […]|Vittorio Emanuele III di Savoia<ref name="cita-Maiorino-p239">{{Cita|Maiorino|p. 239}}.</ref><ref>{{Cita|Villa|pp. 29-30}}.</ref>}}
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Uno degli episodi più famosi che coinvolsero la bandiera italiana nella prima guerra mondiale fu il [[volo su Vienna]], un volantinaggio aereo che Gabriele D'Annunzio fece sui cieli della capitale asburgica: il 9 agosto 1918 il [[Poeta vate|Vate]] lanciò su [[Vienna]] migliaia di volantini tricolori con cui esortava il nemico ad arrendersi e a porre fine alla guerra<ref name="cita-Maiorino-p243">{{Cita|Maiorino|p. 243}}.</ref><ref name="cita-Busico-p63">{{Cita|Busico|p. 63}}.</ref>. Le truppe italiane entrarono poi a Trieste nel novembre del 1918, in seguito alla vittoria nella [[battaglia di Vittorio Veneto]], che concluse il conflitto con la ritirata e la sconfitta definitiva degli austriaci: il tricolore che fu issato sul campanile della [[Cattedrale di San Giusto (Trieste)|cattedrale di San Giusto]] proveniva dal [[cacciatorpediniere]] ''[[Audace (torpediniera)|Audace]]'', ancorato nel [[porto di Trieste]]<ref name="cita-Maiorino-p246">{{Cita|Maiorino|p. 246}}.</ref>. La bandiera italiana fu anche protagonista dell'[[impresa di Fiume]], capitanata da D'Annunzio, al grido: "alzate la bandiera: sventolate il tricolore!"<ref name="cita-Busico-p65">{{Cita|Busico|p. 65}}.</ref>.
 
Con la [[marcia su Roma]] e l'instaurarsi della [[Storia dell'Italiadel fascistafascismo italiano|dittatura fascista]] la bandiera italiana perse la sua unicità simbolica venendo in parte oscurata dall'iconografia di regime<ref name="cita-Maiorino-p247">{{Cita|Maiorino|p. 247}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p257">{{Cita|Tarozzi|p. 257}}.</ref>. Quando veniva utilizzata, come all'interno del simbolo del [[Partito Nazionale Fascista]], ne era snaturata la storia, dato che il tricolore nacque come simbolo di libertà e di [[diritti civili]]<ref name="cita-Maiorino-p243"/>, mentre nelle cerimonie ufficiali iniziò a essere accostata ai vessilli neri fascisti, perdendo il ruolo di protagonista assoluta<ref name="cita-Maiorino-p248">{{Cita|Maiorino|p. 248}}.</ref>. Nonostante questo ruolo da comprimario, con regio decreto nº 2072 del 24 settembre 1923 e successivamente con la legge nº 2264 del 24 dicembre 1925, il tricolore diventò ufficialmente bandiera nazionale del Regno d'Italia<ref name="cita-Busico-p65"/><ref name="cita-Villa-p31">{{Cita|Villa|p. 31}}.</ref>:
 
{{citazione|La bandiera nazionale è formata da un drappo di forma rettangolare interzato in palo, di verde, di bianco, di rosso, col bianco coronato dallo stemma Reale bordato di azzurro. […]|Legge n°º 2264 del 24 dicembre 1925}}
[[File:Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale]]
[[File:War_flag_of_the_Italian_Social_Republic.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di guerra della Repubblica Sociale Italiana]]
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[[File:Flag of the President of Italy.svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|normal}}Lo stendardo presidenziale italiano]]
 
Con la [[nascita della Repubblica Italiana]], grazie al [[Decreto ministeriale|decreto del presidente del Consiglio dei ministri]] nº 1 del 19 giugno 1946, la bandiera italiana fu modificata; rispetto al vessillo monarchico, fu eliminato lo [[Armoriale di casaCasa Savoia|stemma sabaudo]]<ref name="cita-Maiorino-p273"/><ref name="cita-Villa-p33"/><ref name="cita-Tarozzi-p333"/>. Questa decisione fu in seguito confermata nella seduta del 24 marzo del 1947 dall'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]], che decretò l'inserimento dell'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], successivamente ratificato dal [[Parlamento della Repubblica Italiana|Parlamento italiano]], che recita<ref name="cita-Villa-p33"/><ref>{{Cita|Tarozzi|pp. 337-338}}.</ref><ref name="cita-Busico-p71">{{Cita|Busico|p. 71}}.</ref>:
 
{{citazione|La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali<ref group=N name="bande" /> di eguali dimensioni.|Art. 12 della Costituzione della Repubblica Italiana<ref>{{cita legge italiana|tipo=costituzione|articolo=12}}</ref>}}
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** {{legenda|#CD212A|border=1px solid black|'''rosso''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/18-1662-TCX tessile 18-1662 TCX] (''Flame Scarlet'') ovvero rosso scarlatto.}}
 
I toni cromatici dei tre colori succitati, su tessuto [[Stamigna|stamina]] (fiocco) di [[Poliesteri|poliestere]], sono sanciti nel comma nº 1, dell'articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica"<ref group="N">1. I toni cromatici dei colori della bandiera della Repubblica, indicati dall'art. 12 della Costituzione, sono definiti dalla circolare della [[presidenza del Consiglio dei ministri]] del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i seguenti codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliestere:<br />{{·}}
* [[verde]]: [[Pantone]] tessile 17-6153;<br />{{·}}
* [[bianco]]: Pantone tessile 11-0601;<br />{{·}}
* [[rosso]]: Pantone tessile 18-1662.<br />

2. L'utilizzazione di altri tessuti deve produrre lo stesso risultato cromatico ottenuto sull'esemplare custodito presso il dipartimento del [[cerimoniale di Stato]] della presidenza del Consiglio dei ministri, nonché presso ogni [[Prefettura (Italia)|prefettura]] e ogni [[Agente diplomatico|rappresentanza diplomatica]] italiana all'estero.<br /><br />Articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica", della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al [[Decreto ministeriale|decreto del Presidente del Consiglio dei ministri]] del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]]'' nº 174 del 28 luglio 2006.</ref>, della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del Capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nº 174 del 28 luglio 2006.
 
{| class="wikitable"
|-align="center"
!rowspan="2"| [[Pantone|Pantone<br />tessile]]
!colspan="4"| Approssimazione su video<ref name="colors">[httpCfr. {{Cita web|lingua=en|url=https://www.perbang.dk/rgb/009246/|titolo=17-6153 TCX Fern Green|accesso=10 perfebbraio il2025|postscript=nessuno}}, verde];{{Cita [web|lingua=en|url=http://www.perbang.dk/rgb/F1F2F1|titolo=11-0601 perTCX ilBright bianco];White|accesso=10 [febbraio 2025|postscript=nessuno}} e {{Cita web|lingua=en|url=http://www.perbang.dk/rgb/CE2B37|titolo=18-1662 TCX Flame perScarlet|accesso=10 ilfebbraio rosso]2025}}</ref>
!rowspan="2"| [[RAL (scala di colori)|RAL]]<ref name=colors/>
|-
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== Significato dei colori ==
{{vedi anche|Colori nazionali dell'Italia}}
[[File:AltareFrecce della PatriaTricolori 2022 (cropped).jpg|miniatura|sinistra|Le [[Frecce Tricolori]] disegnano i colori nazionali italiani sopra il [[Vittoriano]] a Roma]]
 
Come la somiglianza lascia intendere, il tricolore italiano deriva da [[bandiera della Francia|quello transalpino]], che nacque durante la [[rivoluzione francese]] dall'unione del bianco —&nbsp;il colore della [[Monarchia francese|monarchia]]&nbsp;— con il rosso e il blu —&nbsp;i [[Stemma di Parigi|colori di Parigi]]<ref name="cita-Busico-p9"/>&nbsp;— e divenne simbolo del rinnovamento [[Società (sociologia)|sociale]] e [[Politica|politico]] perseguito dal [[giacobinismo]] delle origini<ref name=Cherasco /><ref name="quirinale-pdf"/><ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
[[File:Beatrice Addressing Dante (detail).jpg|thumb|Dettaglio dal dipinto ''[[Beatrice si rivolge a Dante da un carro]]'' (1827), di [[William Blake]], che raffigura una scena della ''[[Divina Commedia]]'' [[Dante|dantescadante]]sca con le tre [[virtù teologali]], verde, rossa e bianca (al di sotto di un carro su cui è posta [[Beatrice]]).]]
In modo simile, una ricostruzione storica vuole che il primo tricolore italiano, nato nel 1796 come [[bandiera di guerra]] della [[Legione Lombarda]], costituita da volontari schieratisi con [[Napoleone Bonaparte]] per la liberazione dell'Italia dall'Austria, abbia unito il bianco e rosso dello [[simboli di Milano|stemma di Milano]] al verde della [[Milizia cittadina|milizia cittadina milanese]] secondo una disposizione a tre bande verticali, assunta a imitazione dalla bandiera della [[repubblica francese]].<ref name="lauro-rossi"/>. In alternativa si ritiene che il verde, come già accennato per le prime [[Coccarda italiana tricolore|coccarde tricolori italiane]], simboleggiasse i [[Giusnaturalismo|diritti naturali]], ovvero l'[[Uguaglianza sociale|uguaglianza]] e la [[libertà]]<ref name="valori"/>. Dopo vari avvenimenti si giunse al 7 gennaio 1797, data dell'adozione della bandiera tricolore (a bande orizzontali) da parte della [[Repubblica Cispadana]], primo Stato italiano [[Sovranità|sovrano]] a farne uso<ref name="quirinale-pdf" />. Durante il [[Età napoleonica|periodo napoleonico]], i tre colori hanno acquisito per la popolazione un significato più idealistico: il verde la [[speranza]], il bianco la [[fede]] e il rosso l'[[amore]] (le tre [[virtù teologali]])<ref name="cita-Maiorino-p158"/><ref name="cita-Villa-p13"/>.
 
Altre congetture, meno probabili, spiegano l'adozione del verde ipotizzando un tributo che Napoleone avrebbe voluto dare alla [[Corsica]], sua terra natia, oppure a un possibile richiamo al verdeggiante paesaggio italiano<ref name="cita-Maiorino-p158"/>. Per l'adozione del verde esiste anche la cosiddetta «ipotesi massonica»: anche per la [[Massoneria]] il verde era il colore della natura, emblema quindi tanto dei [[Diritti umani|diritti dell'uomo]], che sono infatti naturalmente insiti nell'essere umano<ref name="cita-Villa-p11"/>, quanto del florido paesaggio italiano; tale interpretazione, tuttavia, è osteggiata da chi sostiene che la massoneria, in quanto società segreta, non avesse all'epoca un'influenza tale da ispirare i [[Colori nazionali dell'Italia|colori nazionali italiani]]<ref>{{Cita|Fiorini|pp. 239-267 e 676-710}}.</ref>.
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Ai fini dell'applicazione dell'articolo 6 del decreto presidenziale nº 121 del 7 aprile 2000 («Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici»), che riprende la legge nº 22 del 5 febbraio 1998 («Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea»), negli edifici pubblici la bandiera della Repubblica Italiana, la [[Bandiera dell'Europa|bandiera dell'Unione europea]] e il ritratto del Presidente della Repubblica Italiana devono essere esposte negli uffici delle seguenti cariche istituzionali<ref>{{Cita legge italiana|tipo =DPR |anno =2000 |mese =04 |giorno =07 |numero =121 |titolo = Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici|articolo = 6|originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref><ref>{{Cita legge italiana|tipo =legge |anno =1998 |mese = 02|giorno =05 |numero =22 |titolo =Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea |articolo = |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref>:
* a) membri del [[Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Consiglio dei ministri]] e dei sottosegretari di Stato;
* b) dirigenti titolari delle direzioni generali o Servizio postale equiparati nelle amministrazioni centrali dello Stato nonché dei dirigenti preposti a uffici periferici dello Stato aventi una circoscrizione territoriale non inferiore alla provincia;
* c) titolari della massima carica istituzionale degli enti pubblici di dimensione nazionale, e titolari degli uffici dirigenziali corrispondenti a quelli di cui alla lettera b);
* d) titolari della massima carica istituzionale delle autorità indipendenti;
* e) dirigenti degli uffici giudiziari;
* f) capi delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura all'estero. Per i consoli onorari l'esposizione è facoltativa.
 
La bandiera d'Italia va esposta anche all'esterno di tutte le [[Istruzione in Italia|scuole di ogni ordine e grado]], fuori daldai [[Università in Italia|plessi universitari]], all'esterno degli edifici che ospitano le [[Ufficio elettorale di sezione|operazioni di voto]], fuori dalle [[Prefettura (Italia)|prefetture]], dalle [[Questura|questure]] e dai [[Tribunale|palazzi di giustizia]] e all'esterno degli [[Servizio postale|uffici postali]] centrali<ref name="cita-Maiorino-p279">{{Cita|Maiorino|p. 279}}.</ref>.
 
Inoltre, la bandiera deve essere obbligatoriamente esposta su tutti gli uffici pubblici nel giorno della Festa del Tricolore (7 gennaio), dell'anniversario dei [[Patti Lateranensi]] (11 febbraio), dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia|Anniversario della liberazione]] (25 aprile), della [[Festa del lavoro]] (1º maggio), della [[Giorno europeo|giornata ddell'Europa]] (9 maggio), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno), della [[Quattro giornate di Napoli|commemorazione delle quattro giornate di Napoli]] (28 settembre), della festa del [[Santo patrono|patrono]] d'Italia ([[Francesco d'Assisi]], 4 ottobre), della [[giornata delle Nazioni Unite]] (24 ottobre; qui il tricolore deve sventolare insieme alla [[bandiera delle Nazioni Unite]]) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre)<ref name="cita-Maiorino-p279" />.
 
=== Modalità di esposizione ===
Il tricolore è spesso accompagnato dalla bandiera dell'Unione europea e dai vessilli degli enti locali. Nel caso di due bandiere esposte, il vessillo nazionale va posto a destra (sinistra per chi guarda, ossia la posizione d'onore), mentre se le bandiere sono in numero dispari, il tricolore deve essere issato al centro.<ref name="cita-Villa-p35"/><ref name="cita-Maiorino-p279"/>. Quest'ultima disposizione viene meno nel caso in cui venga esposta la bandiera di un altro Paese appartenente all'[[Unione europea]]: in questa circostanza la bandiera italiana cede il posto centrale alla bandiera dell'UE.<ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/attentati-a-bruxelles-bandiere-a-mezzasta-a-palazzo-chigi_1dWOWWoM0jYFEctZbOiBUZ|titolo=Belgio: bandiere a mezz'asta sulla facciata di P.Chigi|data=22 marzo 2016|accesso=13 gennaio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilpopoloveneto.it/notizie/politica-attualita/2016/07/15/4519-strage-nizza-bandiere-mezzasta-palazzo-chigi|titolo=Strage a Nizza: Bandiere a mezz’asta a Palazzo Chigi|data=15 luglio 2016|accesso=13 gennaio 2021|dataarchivio=15 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210115031148/https://www.ilpopoloveneto.it/notizie/politica-attualita/2016/07/15/4519-strage-nizza-bandiere-mezzasta-palazzo-chigi|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Di norma, su ciascun pennone non può essere applicato più di un vessillo<ref>art. 9, comma 2, D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121</ref>,. faFa eccezione lo [[Stendardo presidenziale italiano|stendardo presidenziale]], che viene issato sul Torrino del [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], sotto al tricolore, quando la terza asta risulta occupata dal vessillo di un Paese ospite.<ref>{{Cita web|url=https://www.quirinale.it/elementi/30764|titolo=Visita ufficiale del Presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovich Putin|data=4 luglio 2019|accesso=17 gennaio 2021}}</ref>. Se i pennoni disponibili sono tre ma le bandiere da esporre sono solo due, deve essere lasciato libero il pennone centrale e rispettato l'ordine di importanza dei vessilli.<ref>art. 2, comma 2, D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121</ref>.
 
Ad esempio, le bandiere esposte sugli edifici pubblici devono apparire, dall'esterno, nei seguenti ordini<ref>{{Cita web|url=http://presidenza.governo.it/ufficio_cerimoniale/cerimoniale/bandiera_esposizione_schemi.html|titolo=Ufficio del Cerimoniale di Stato|accesso=8 dicembre 2020}}</ref>:
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<gallery>
File:Civil Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale civile
File:State Ensignensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale di Stato
File:Naval Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale militare
File:Naval Jack of Italy.svg|{{simbolo|FIAV normal.svg|23}}{{simbolo|FIAV twosided.svg|23}}{{simbolo|FIAV 000001.svg}}<br />Bandiera di bompresso militare (''recto'')
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Le bandiere navali portano simboli al centro della banda bianca per distinguersi dalla [[bandiera del Messico]]<ref name="messico" />:
*la bandiera militare porta lo [[stemma della Marina Militare]]: uno [[Scudo (araldica)|scudo]], sormontato da una corona [[Corona muraria|turrita]] e [[Corona navale|rostrata]], che riunisce in quattro parti gli stemmi di quattro [[repubbliche marinare]]: quelle di [[Repubblica di Venezia|Venezia]] (in cui il [[leone di San Marco]] porta la spada), [[Repubblica di Genova|Genova]], [[Repubblica di Pisa|Pisa]] e [[Ducato di Amalfi|Amalfi]];
*la bandiera civile porta uno stemma identico a quello della Marina Militare, ma senza corona e in cui il leone di [[Marco (evangelista)|san Marco]] porta il libro;
*la bandiera di Stato porta l'[[emblema della Repubblica Italiana]].
 
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[[File:Cambio della guardia al Palazzo del Quirinale - Festa del tricolore del 7 gennaio 2016.jpg|miniatura|Cambio solenne della Guardia d'onore del Reggimento Corazzieri al Palazzo del Quirinale a Roma in occasione della Festa del Tricolore del 7 gennaio 2016]]
 
Per ricordare la nascita della bandiera italiana il 31 dicembre 1996 è stata istituita la Giornata nazionale della bandiera, che è meglio conosciuta come [[Festa del Tricolore]].<ref name="miolegale"/>. Si festeggia ogni anno il 7 gennaio, con le celebrazioni ufficiali che sono organizzate a [[Reggio Emilia]], città dove fu decretata la prima adozione ufficiale del tricolore come [[bandiera nazionale]] da parte di uno Stato italiano, la [[Repubblica Cispadana]], che avvenne il 7 gennaio 1797.<ref name="quirinale-pdf" />.
 
A Reggio Emilia la Festa del Tricolore è celebrata in piazza Prampolini, di fronte al [[Palazzo del Comune (Reggio nell'Emilia)|municipio della città]], alla presenza di una delle più [[Ordine delle cariche della Repubblica Italiana|alte cariche della Repubblica Italiana]] (il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] o il [[Parlamento della Repubblica Italiana|presidente di una delle camere]]), che assiste all'alzabandiera sulle note de ''Il Canto degli Italiani'' e che rende gli onori militari a una riproduzione della bandiera della Repubblica Cispadana.<ref name="municipio">{{cita web|url=http://www.municipio.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/DocumentID/BFEDB3E37338A7E1C1257F23004D3DF5?Opendocumentt|titolo=7 gennaio, ecco la festa del Tricolore|data=22 dicembre 2015|accesso=11 febbraio 2017|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web | url = https://eventi.comune.re.it/eventi/evento/festa-del-tricolore-cerimonia-del-7-gennaio-2022/ | titolo = Festa del Tricolore – Cerimonia del 7 gennaio 2022 | accesso = 5 gennaio 2023 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20220105123835/https://eventi.comune.re.it/eventi/evento/festa-del-tricolore-cerimonia-del-7-gennaio-2022/ | urlmorto = no }}</ref>.
 
A Roma, presso il [[Palazzo del Quirinale]], il cerimoniale prevede invece il cambio della [[Guardia d'onore]] in forma solenne con lo schieramento e la sfilata del [[Reggimento Corazziericorazzieri]] in uniforme di gala e della [[4º Reggimento carabinieri a cavallo|Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo]].<ref name="aostasera">{{cita web|url=http://www.aostasera.it/articoli/2015/06/1/36238/al-via-al-quirinale-le-celebrazioni-per-il-2-giugno-con-il-cambio-della-guardia-donore|titolo=Al via al Quirinale le celebrazioni per il 2 giugno con il Cambio della Guardia d'onore|accesso=21 gennaio 2016|data=1º giugno 2015}}</ref>. Questo rito solenne viene svolto solamente in tre altre occasioni, durante le celebrazioni dell'[[Unità d'Italia]] (17 marzo),<ref>https://www.quirinale.it/elementi/24832</ref>, della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre).<ref name="aostasera"/>.
 
== Il tricolore nei musei ==
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Lo [[Museo|spazio espositivo]] più importante che ospita bandiere tricolori italiane si trova nel complesso architettonico dell'[[Vittoriano|Altare della Patria]] a [[Roma]]<ref name="cita-Maiorino-p285">{{Cita|Maiorino|p. 285}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 153-155}}.</ref>. All'interno del [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano]], questo il suo nome, si possono trovare circa settecento bandiere storiche appartenenti ai reparti dell'Esercito Italiano, della Marina e dell'Aeronautica Militare, nonché il vessillo tricolore con cui fu avvolta nel 1921 la bara del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]] durante il suo viaggio verso l'Altare della Patria<ref name="cita-Maiorino-p285"/>. Il tricolore più antico conservato all'interno del Museo centrale del Risorgimento risale al 1860<ref name="cita-Maiorino-p285"/>: è uno dei tricolori originali che sventolava sul [[piroscafo]] ''[[Lombardo (nave)|Lombardo]]'' che partecipò, insieme al ''[[Piemonte (nave)|Piemonte]]'', alla [[spedizione dei Mille]]<ref name="romartguide">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.romartguide.it:80/italiano/schedemusei/MuseoDelVittoriano.html|titolo=Museo centrale del Risorgimento - Complesso del Vittoriano|accesso=7 marzo 2016|editore=romartguide.it}}</ref>. Il Vittoriano ospita anche il [[Sacrario delle Bandiere]], il museo che raccoglie e custodisce le [[bandiera di guerra|bandiere di guerra]] italiane dismesse<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo=Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano|accesso=19 febbraio 2017}}</ref>.
 
Nella capitale d'Italia sono di notevole interesse anche il [[Museo storico dell'Arma dei carabinieriCarabinieri]], il [[Museo storico dei bersaglieri]], il [[Museo storico della fanteria]], [[Museo storico dei granatieri di Sardegna]], il [[Museo storico dell'Arma del genio]], il [[Museo storico della Guardia di Finanza]] e il [[Museo storico della motorizzazione militare]]; tutti questi spazi espositivi ospitano anche bandiere tricolori storiche<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 286-288}}.</ref>.
[[File:Museo del tricolore 05.JPG|miniatura|Interno del Museo del tricolore di Reggio Emilia]]
 
Di particolare rilevanza è il [[Museo del tricolore]] di Reggio Emilia, città che vide la nascita della bandiera italiana nel 1797. Fondato nel 2004, è situato all'interno del municipio della città emiliana, adiacente alla [[Sala del Tricolore]]: sono conservati documenti e cimeli la cui datazione è ascrivibile a un periodo compreso tra l'arrivo di Napoleone Bonaparte a Reggio (1796) e il 1897, anno del primo centenario della bandiera italiana<ref name="cita-Busico-p207">{{Cita|Busico|p. 207}}.</ref>.
 
In [[Emilia-Romagna]] sono da segnalare<ref name="cita-Maiorino-p294">{{Cita|Maiorino|p. 294}}.</ref> anche il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Ferrara)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Ferrara]], il [[Museo civico del Risorgimento (Modena)|Museo Civico del Risorgimento]] di [[Modena]], il [[Repubblica partigiana di Montefiorino#Il Museo della Resistenza|Museo della Resistenza]] di [[Montefiorino]], il [[Museo civico del Risorgimento (Bologna)|Museo civico del Risorgimento]] di [[Bologna]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 165-167}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento (Imola)|Museo del Risorgimento]] di [[Imola]]<ref name="cita-Busico-p185">{{Cita|Busico|p. 185}}.</ref> e il [[Museo del Risorgimento (Piacenza)|Museo del Risorgimento]] di [[Piacenza]]<ref name="cita-Busico-p201">{{Cita|Busico|p. 201}}.</ref>.
 
Al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano]] di [[Torino]], l'unico che abbia ufficialmente il titolo di "nazionale", è possibile trovare un ricco corredo di tricolori, tra cui alcuni risalenti ai [[Primavera dei popoli|moti del 1848]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 288-289}}.</ref>. Tra i cimeli dell'[[Armeria Reale]] di Torino è conservata una bandiera del 1855, cimelio nella [[guerra di Crimea]]<ref name="cita-Maiorino-p289">{{Cita|Maiorino|p. 289}}.</ref>. In Piemonte sono presenti anche altri musei di notevole interesse che ospitano bandiere italiane all'interno delle loro collezioni: il [[Museo storico nazionale dell'artiglieria]] di Torino, il [[Museo storico dell'Arma di cavalleria]] di [[Pinerolo]] e il [[Museo storico badogliano]] a [[Grazzano Badoglio]]<ref name="cita-Maiorino-p289"/>.
[[File:Torino-PalazzoCarignanoFronte.jpg|miniatura|sinistra|Il Museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino]]
 
In Liguria è situato il [[Museo del Risorgimento e istituto mazziniano]] di [[Genova]] che conserva, tra l'altro, una bandiera originale della [[Giovine Italia]], mentre a [[La Spezia]] è presente il [[Museo tecnico navale]] della Marina Militare, fondato nel XV secolo da [[Amedeo VIII di Savoia]]<ref name="cita-Maiorino-p290">{{Cita|Maiorino|p. 290}}.</ref>.
 
Il [[Museo del Risorgimento (Milano)|Museo del Risorgimento]] di [[Milano]] ospita un buon numero di tricolori di epoca napoleonica, tra cui una bandiera della [[Legione Lombarda]] risalente al 1797 e consegnata alla [[coorte]] dei [[Cacciatore (tatticasoldato)|cacciatori]] a cavallo solo successivamente alla già citata cerimonia avvenuta in [[Piazza del Duomo (Milano)|piazza del Duomo]] il 6 novembre 1796<ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Maiorino-p291">{{Cita|Maiorino|p. 291}}.</ref>. All'interno del museo meneghino è anche conservata la bandiera tricolore risalente alle [[Cinque giornate di Milano|cinque giornate]] che sventolò dal [[Duomo di Milano]] il 20 marzo 1848<ref name="cita-Busico-p191">{{Cita|Busico|p. 191}}.</ref>.
 
Vicino a [[Mantova]], a [[Solferino]], è situato il [[Museo del Risorgimento di Solferino e San Martino]], che celebra l'[[Battaglia di Solferino e San Martino|omonimo scontro militare]] del 1859 e che ospita molti cimeli dell'avvenimento, tra cui diversi vessilli tricolori<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 291-292}}.</ref>.
[[File:DSC02741 Milano - Palazzo Moriggia -1775- (Museo del Risorgimento) - Foto Giovanni Dall'Orto - 20 jan 2007.jpg|miniatura|Il Museo del Risorgimento di Milano]]
 
Sempre in Lombardia sono presenti<ref name="cita-Maiorino-p292">{{Cita|Maiorino|p. 292}}.</ref> il [[Museo internazionale della Croce Rossa]] di [[Castiglione delle Stiviere]], il [[Museo dell'Ottocento (Bergamo)|Museo del Risorgimento]] di [[Bergamo]], il [[Museo del Risorgimento (Brescia)|Museo del Risorgimento]] di [[Brescia]], il [[Museo storico Giuseppe Garibaldi|Museo del Risorgimento]] di [[Como]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 169-172}}.</ref>, il [[Vittoriale degli italianiItaliani]] di [[Gardone Riviera]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 179-181}}.</ref>, il [[Museo della città di palazzo San Sebastiano#Sezione Risorgimentale|Museo del Risorgimento]] di Mantova<ref>{{Cita|Busico|p. 187}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento (Pavia)|Museo del Risorgimento]] di [[Pavia]]<ref>{{Cita|Busico|p. 199}}.</ref> e il [[Museo storico (di Voghera) "Giuseppe Beccari"|Museo del Risorgimento]] di [[Voghera]]<ref>{{Cita|Busico|p. 229}}.</ref>.
 
A [[Venezia]], il [[Museo Correr|Museo del Risorgimento e dell'Ottocento veneziano]] conserva la bandiera tricolore del 1848 che salutò la cacciata degli austriaci dalla città lagunare; Venezia ospita anche il [[Museo storico navale]], che ha un'importanza paragonabile all'omonimo spazio espositivo di La Spezia<ref name="cita-Maiorino-p292" />. Completano il quadro dei musei del [[Tre Venezie|Triveneto]]<ref name="cita-Maiorino-p293">{{Cita|Maiorino|p. 293}}.</ref> il [[Museo storico italiano della guerra]] di [[Rovereto]], dedicato alla [[prima guerra mondiale]], che ospita molti cimeli, tra cui diverse bandiere tricolori; il [[Museo storico del Trentino|Museo storico]] di [[Trento]], che conserva reperti dedicati agli [[Alpini]], il [[Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea (Padova)|Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea]] di [[Padova]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 193-194}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Vicenza)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Vicenza]]<ref>{{Cita|Busico|p. 227}}.</ref>. A [[Trieste]] è invece situato il [[Museo del Risorgimento e sacrario di Oberdan]]<ref name="cita-Maiorino-p294"/>.
 
Altri spazi espositivi di questo genere che ospitano vessilli tricolori storici, la cui tipologia è diffusa principalmente in [[Italia settentrionale]]<ref name="cita-Maiorino-pp294-295">{{Cita|Maiorino|pp. 294-295}}.</ref>, si trovano anche in altre regioni. Da segnalare sono la [[Domus Mazziniana]] di [[Pisa]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 203-205}}.</ref>, il museo marchigiano del Risorgimento e della Resistenza di [[Macerata]]<ref name="cita-Maiorino-p294"/>, il [[Museo del Risorgimento (Palermo)|Museo del Risorgimento]] di [[Palermo]]<ref name="cita-Maiorino-pp294-295"/>, che conserva anch'esso una delle bandiere tricolori originali appartenenti al piroscafo ''Lombardo'' che partecipò alla spedizione dei Mille<ref name="cita-Busico-p197">{{Cita|Busico|p. 197}}.</ref>, il Museo dei Brettii e degli Enotri di [[Cosenza]], dove è custodito un tricolore della rivolta scoppiata nella città calabrese nel 1844<ref>{{Cita web|url=https://www.museodeibrettiiedeglienotri.it/il-percorso-espositivo/il-risorgimento/|titolo=Il Risorgimento|pubblicazione=museodeibrettiiedeglienotri.it}}</ref>, e il museo dell'[[archivio di Stato di Napoli]] che custodisce, tra l'altro, dodici delle ventuno bandiere tricolori requisite dal generale borbonico [[Carlo Filangieri, principe di Satriano|Carlo Filangieri]] ai [[PatriotaPatriottismo|patrioti]] siciliani di [[Caltagirone]], [[Catania]], [[Leonforte]] e [[Siracusa]] durante la [[rivoluzione siciliana del 1848]]<ref name="cita-Bellocchi-p25"/>.
 
In [[Sardegna]], oltre al Museo del Risorgimento dell'archivio di Stato di [[Cagliari]]<ref>{{Cita web|url=http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=260443283|titolo=SIAS - Sistema Informativo degli Archivi di Stato|accesso=4 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170305041709/http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=260443283|urlmorto=sì}}</ref>, è presente il [[Museo risorgimentale Duca d'Aosta]] di [[Sanluri]], allestito presso il [[Castello di Sanluri|castello di Elenonora d'Arborea]], che conserva, tra i numerosi cimeli [[Patriottismo|patriottici]] e le bandiere storiche, il tricolore che il 3 novembre 1918 garrì per primo nella [[Trieste]] appena riconquistata dall'Italia dopo la vittoria nella prima guerra mondiale<ref>{{Cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=24550&v=2&c=2487&c1=2127&t=1|titolo=Sardegna Cultura - Luoghi della cultura - Musei|accesso=4 marzo 2017|dataarchivio=5 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170305040643/http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=24550&v=2&c=2487&c1=2127&t=1|urlmorto=sì}}</ref>.
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[[Giosuè Carducci]], [http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/carducci2.html Discorso] tenuto per celebrare il 1º Centenario della nascita del Tricolore, Reggio Emilia, 7 gennaio 1897}}
 
Nella letteratura non tutti i richiami alla bandiera italiana sono celebranti il tricolore. Quello proferito da don [[Principe Fabrizio Salina|Fabrizio Corbera]], principe di Salina, ne ''[[Il Gattopardo]]'' di [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]] recita<ref>{{cita libro | autore= [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]]| nome= | titolo= Il Gattopardo| editore= Feltrinelli| città= | anno= 2013|ppp=50 }}</ref>:
 
{{Citazione|[…] Il tricolore! Bravo, il tricolore! Si riempiono la bocca con questa parola i bricconi. E cosa significa questo segnacolo geometrico, questa scimmiottatura dei francesi, così brutta in confronto alla nostra bandiera candida con l'oro gigliato dello stemma? E che cosa può far loro sperare quest'accozzaglia di colori stridenti? […]|''Il Gattopardo'', Giuseppe Tomasi di Lampedusa}}
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La [[bandiera dell'Ungheria]] ha gli stessi colori di quella italiana, ma ciò non crea confusione tra i vessilli: sulla bandiera magiara il tricolore rosso, bianco e verde è disposto orizzontalmente<ref name="cita-Maiorino-p151"/>. Altre bandiere che presentano il verde, il bianco e il rosso a fasce orizzontali sono quelle di [[bandiera della Bulgaria|Bulgaria]]<ref name="cita-Maiorino-p151"/>, [[bandiera dell'Iran|Iran]]<ref name="cita-Villa-p39">{{Cita|Villa|p. 39}}.</ref>, [[bandiera dell'Oman|Oman]]<ref name="cita-Villa-p39"/> e [[bandiera del Tagikistan|Tagikistan]]<ref name="cita-Villa-p39"/>.
 
Presentano infine altre combinazioni dei tre colori i vessilli di [[bandiera del Madagascar|Madagascar]]<ref name="cita-Villa-p39"/>, [[bandiera del Suriname|Suriname]],<ref name="cita-Villa-p39"/>, e [[bandiera del Burundi|Burundi]]<ref name="cita-Villa-p39"/>.
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* {{cita libro | cognome= Bazzano| nome= Nicoletta | titolo= Donna Italia. L'allegoria della Penisola dall'antichità ai giorni nostri|url = https://www.academia.edu/15080772/Donna_Italia._Lallegoria_della_Penisola_dallantichit%C3%A0_ai_giorni_nostri_Costabissara_Vi_Angelo_Colla_editore_2011 | editore= Angelo Colla Editore| città=Costabissara | anno= 2011|isbn=978-88-89527-59-7|cid=Bazzano}}
* {{cita libro |cognome=Bellocchi |nome=Ugo |titolo=Bandiera madre - I tre colori della vita |anno=2008|editore=Scripta Maneant|città=Reggio Emilia|isbn=88-95847-01-6 |cid=Bellocchi}}
* {{cita libro |cognome=Bovio |nome=Oreste |titolo=Due secoli di tricolore |anno=1996 |editore=Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito |città=Roma |sbn=IT\ICCU\BVE\0116837BVE0116837|cid=Bovio}}
* {{cita libro | autore=Renato Bricchetti | anno=2012| titolo=Codice penale e leggi complementari. Giurisprudenza, schemi e tabelle| editore=Il Sole 24 Ore Norme & Tributi | url=https://books.google.it/books?id=2gnfk9ZSuB0C&pg=PA119&lpg=PA119&dq=Chiunque+vilipende+con+espressioni+ingiuriose+la+bandiera+nazionale+o+un+altro+emblema+dello+Stato+%C3%A8+punito+con+la+multa+da+euro&source=bl&ots=YHiwyhRVwV&sig=hY3Z1ntzIGDFhOn2ygJWNF3UqBM&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjutYL_i__KAhWFeg8KHZY3BUIQ6AEIJDAC#v=onepage&q=Chiunque%20vilipende%20con%20espressioni%20ingiuriose%20la%20bandiera%20nazionale%20o%20un%20altro%20emblema%20dello%20Stato%20%C3%A8%20punito%20con%20la%20multa%20da%20euro&f=false|isbn=978-88-324-5419-2|cid=Bricchetti}}
* {{cita pubblicazione |autore=Giovanni Battista Bronzini e Luigi Dal Mestre |anno=1986|titolo=La restaurazione austriaca a Milano nel 1814 |rivista=Lares |volume=52|numero=3|mese=luglio-settembre |editore=Casa Editrice Leo S. Olschki|pp=425-464 |cid=Bronzini}}
* {{cita libro |cognome=Busico|nome=Augusta |titolo=Il tricolore: il simbolo la storia |anno=2005|editore=Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria |sbn=IT\ICCU\UBO\2771748UBO2771748|cid=Busico}}
* {{cita libro |cognome=Cardinali|nome=Emidio|titolo=I briganti e la corte pontificia |anno=1862|editore=Editori Davitti |url=https://books.google.it/books?id=SQHW1ncMjY0C&pg=PA118#v=onepage&q&f=false|sbn=IT\ICCU\NAP\0116640NAP0116640|cid=Cardinali}}
* {{cita libro |cognome=Colangeli|nome=Oronzo|titolo=Simboli e bandiere nella storia del Risorgimento italiano |anno=1965|editore=Patron |url=http://www.150anni.it/webi/_file/documenti/risorgimento/movimentivalorilibri/valori/tricolore/tricolore%201_1.pdf|sbn=IT\ICCU\SBL\0395583SBL0395583|cid=Colangeli}}
* {{cita libro | nome= Giovanni Francesco | cognome= Damilano | titolo= Libro familiare di me sacerdote ed avvocato Giovanni Francesco Damilano 1775-1802| anno= 1803 | editore= Fondo Adriani, Archivio Storico Città di Cherasco| città= Cherasco |cid=Damilano }}
* {{cita libro |cognome=De Rolandis |nome=Ito |titolo=Origine del tricolore – Da Bologna a Torino capitale d'Italia |anno=1996 |editore=Il Punto - Piemonte in Bancarella |città=Torino |isbn=88-86425-30-9 |cid=De Rolandis}}
* {{cita libro | autore=Francesco De Vito | anno=2015 | titolo=L'Italia di Mussolini | editore=Area51 Publishing | url=https://books.google.it/books?id=0ny6CAAAQBAJ&pg=PT7&lpg=PT7&dq=bandiera+italiana+criticata&source=bl&ots=Jm3y0o3aX1&sig=igD64xggy9eam-bHeEUIYRkVSRg&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjV9P21g97LAhWEzRQKHQhFCkQ4ChDoAQgiMAA#v=onepage&q=bandiera%20italiana%20criticata&f=false|cid=De Vito}}
* {{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10503 |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |pp=654-680 |sbn=IT\ICCU\PUV\0630850PUV0630850 |cid=Ferorelli |accesso=13 febbraio 2017 |dataarchivio=28 settembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130928035439/http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10503 |urlmorto=sì }}
* {{cita pubblicazione |cognome=Fiorini |nome=Vittorio |linkautore=Vittorio Fiorini |anno=1897 |titolo=Le origini del tricolore italiano |url=https://archive.org/stream/nuovaantologia151romauoft#page/238/mode/2up |rivista=Nuova Antologia di scienze lettere e arti |volume=vol. LXVII |numero=quarta serie |pp=239-267 e 676-710 |sbn=IT\ICCU\UBO\3928254UBO3928254|cid=Fiorini}}
* {{cita libro | autore=Antonio Giangrande | anno=2013| titolo=Torino ed il Piemonte: quello che non si osa dire | editore=CreateSpace Independent Publishing Platform | url=https://books.google.it/books?id=nkkVJPNDVbgC&pg=PT486&lpg=PT486&dq=%22Quando+vedo+il+tricolore+mi+incazzo.+Il+tricolore+lo+uso+per+pulirmi+il+culo%22,+%22Il+tricolore+lo+metta+al+cesso,+signora%22+e+%22Ho+ordinato+un+camion+di+carta+igienica+tricolore+personalmente,+visto+che+%C3%A8+un+magistrato+che+dice+che+non+posso+avere+la+carta+igienica+tricolore%22&source=bl&ots=zCFH2QTi4Q&sig=6vTO04008XcupqjMTngr1ZQR408&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi4gPaG1d7LAhWEZg8KHUuoCMsQ6AEIIjAB#v=onepage&q=%22Quando%20vedo%20il%20tricolore%20mi%20incazzo.%20Il%20tricolore%20lo%20uso%20per%20pulirmi%20il%20culo%22%2C%20%22Il%20tricolore%20lo%20metta%20al%20cesso%2C%20signora%22%20e%20%22Ho%20ordinato%20un%20camion%20di%20carta%20igienica%20tricolore%20personalmente%2C%20visto%20che%20%C3%A8%20un%20magistrato%20che%20dice%20che%20non%20posso%20avere%20la%20carta%20igienica%20tricolore%22&f=false|isbn=978-1-4909-9529-8| cid=Giangrande}}
* {{cita libro |cognome=Maiorino |nome=Tarquinio |coautori=Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami |titolo=Il tricolore degli italiani. Storia avventurosa della nostra bandiera |anno=2002 |editore=Arnoldo Mondadori Editore |città=Milano |isbn=978-88-04-50946-2 |cid=Maiorino}}
* {{cita libro |cognome=Pagano |nome=Emiliano |titolo=Delle origini della bandiera tricolore italiana. Ricordi storici |anno=1895 |editore=Tipografia agostiniana |città=Roma |sbn=IT\ICCU\TO0\0740687TO00740687|cid=Pagano}}
* {{Cita libro|titolo=Il corbezzolo, pianta italianissima |autore=Pierluigi Perri |editore=Tipografia Superstampa |città=Roma |anno=1942 |sbn=IT\ICCU\RML\0207472RML0207472|cid=Perri }}
* {{cita libro | autore=Antonio Romano | anno=2013| titolo=Tutte le auto dei presidenti. Storie di ammiraglie, limousine ed esemplari unici utilizzati per scopi «presidenziali» rigorosamente made in Italy| editore=Gangemi | url=https://books.google.it/books?id=msW2h-R4GVcC&pg=PA360&lpg=PA360&dq=n.+241+del+14+ottobre+2000+stendardo+presidenziale&source=bl&ots=XvYU4NhPdL&sig=DuvgAO6El3VUADqjinuW_5phKR4&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjZpPr5kL_SAhXCiSwKHaMMBrkQ6AEIJjAC#v=onepage&q=n.%20241%20del%2014%20ottobre%202000%20stendardo%20presidenziale&f=false|isbn=978-88-492-2626-3|cid=Romano}}
* {{cita libro | autore=Amedeo Quondam | anno=2011| titolo=Risorgimento a memoria: le poesie degli italiani | editore=Donzelli Editore | url=https://books.google.it/books?id=EMugjkgJNLAC&pg=PA334&lpg=PA334&dq=moti+1821+alessandria+tricolore&source=bl&ots=dhszXwAXXq&sig=eLi4xtxyKdelKtaC7x9zU2Qjk78&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiL7qOj3vzKAhXI83IKHSRPCzwQ6AEIOzAG#v=onepage&q=moti%201821%20alessandria%20tricolore&f=false|isbn=978-88-6036-606-1|cid=Quondam}}
* {{cita libro |cognome=Tarozzi|nome=Fiorenza |coautori= Giorgio Vecchio|titolo=Gli italiani e il tricolore |anno=1999|editore=Il Mulino |città=Bologna|isbn=88-15-07163-6|cid=Tarozzi}}
* {{cita libro |autore-capitolo-cognome=Vecchio |autore-capitolo-nome=Giorgio |titolo=Almanacco della Repubblica |anno=2003 |url=http://books.google.com/books?id=MuTF4BEaChYC&lpg=PP1&hl=it&pg=PA42#v=onepage&q&f=false |editore=Bruno Mondadori |città=Milano |pp=42-55 |capitolo=Il tricolore |urlcapitolo=https://celebrarelanazione.files.wordpress.com/2011/03/mondadori_repubblica_vecchio.pdf |isbn=88-424-9499-2 |cid=Vecchio}}
* {{cita libro |cognome=Villa|nome=Claudio|titolo=I simboli della Repubblica: la bandiera tricolore, il canto degli italiani, l'emblema |anno=2010|editore=Comune di Vanzago |sbn=IT\ICCU\LO1\1355389LO11355389|cid=Villa}}
* {{cita libro |cognome=Viola|nome=Orazio|titolo=Il tricolore italiano |anno=1905|url=https://ia800206.us.archive.org/22/items/iltricoloreital00violgoog/iltricoloreital00violgoog.pdf|editore=Libreria Editrice concetto Battiato|isbn=978-1-161-20869-6|cid=Viola}}