Bandiera d'Italia: differenze tra le versioni
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{{citazione|Raccolgaci un'unica<br />bandiera, una speme:<br />di fonderci insieme,<br />già l'ora suonò<ref group=N name=inno>Questi versi, che si leggono nella seconda strofa de ''[[Il Canto degli Italiani]]'' di [[Goffredo Mameli]] e [[Michele Novaro]], inno nazionale italiano dal 1946, richiamano alla speranza ("la speme") che l'Italia, ancora divisa negli stati preunitari, si fonda finalmente in un'unica nazione raccogliendosi sotto una sola bandiera: il tricolore.</ref>.|[[Goffredo Mameli]], ''[[Il Canto degli Italiani]]'', vv. 16-17<ref name="cita-Bellocchi-p9">{{Cita|Bellocchi|p. 9}}.</ref>}}
La '''bandiera d'Italia''', conosciuta anche per [[antonomasia]] come '''il Tricolore'''<ref group="N">Il ''[[Vocabolario Treccani]]'' utilizza indifferentemente sia la "T" maiuscola che la "t" minuscola. Cfr.
Alla bandiera italiana è dedicata la [[Festa del Tricolore]], istituita dalla legge 31 dicembre 1996, n. 671, che si tiene ogni anno il 7 gennaio. Questa celebrazione commemora la prima adozione ufficiale del tricolore come bandiera nazionale da parte della [[Repubblica Cispadana]], che avvenne a [[Reggio Emilia]] il 7 gennaio 1797, a seguito della [[Rivoluzione francese]] e della discesa di [[Napoleone Bonaparte]] in Italia; la Repubblica Cispadana propugnò tra i suoi ideali l'[[autodeterminazione dei popoli]]. I colori nazionali italiani erano comparsi per la prima volta a [[Genova]] il 21 agosto 1789 su una [[Coccarda italiana tricolore|coccarda tricolore]], mentre il primo [[Bandiera di guerra|stendardo militare]] verde, bianco e rosso, a tre bande verticali, era stato adottato dalla [[Legione Lombarda]] a [[Milano]] l'11 ottobre 1796.
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[[File:Coccarda FRANCIA.svg|miniatura|sinistra|La coccarda francese tricolore, uno dei simboli della rivoluzione]]
Anche la bandiera italiana, come altri vessilli nazionali, si ispira a [[bandiera della Francia|quella francese]], introdotta dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]] nell'autunno del 1790 sulle [[Unità militare navale|navi da guerra]] della ''[[Marine nationale]]''<ref name=elysee>{{cita web|lingua=fr|url=http://www.elysee.fr/la-presidence/le-drapeau-francais/|titolo=Le drapeau français - Présidence de la République|accesso=13 febbraio 2013}}</ref> e simbolo del rinnovamento indotto dal [[giacobinismo]] delle origini<ref name=Cherasco>{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/tricolore_nacque.html|titolo=Otto mesi prima di Reggio il tricolore era già una realtà|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160309115746/http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/tricolore_nacque.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="quirinale-pdf">{{Cita web|url=
Il 12 luglio 1789, due giorni prima della [[presa della Bastiglia]], il giornalista rivoluzionario [[Camille Desmoulins]], mentre arringava la folla parigina alla rivolta, chiese ai manifestanti quale colore adottare come simbolo della Rivoluzione francese, proponendo il verde speranza oppure il blu della [[Guerra d'indipendenza americana|Rivoluzione americana]], come simbolo di [[libertà]] e [[democrazia]]: i manifestanti risposero "Il verde! Il verde! Vogliamo delle coccarde verdi!"<ref name=Bolzano>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=-ynpQ5lnU2EC&pg=PA174&lpg=PA174&dq=Camille+Desmoulins+coccarda+francese+verde+foglie&source=bl&ots=yh3IejczPE&sig=9lSL3O5ZuEuSstTYaZt0AGCvhjI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj_mbftrsrSAhVGESwKHd2kBwoQ6AEIIDAB#v=onepage&q=Camille%20Desmoulins%20coccarda%20francese%20verde%20foglie&f=false|titolo=Giovani del terzo millennio, di Giacomo Bolzano|editore=books.google.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. Desmoulins colse quindi una foglia verde da terra e se l'appuntò al cappello come segno distintivo dei rivoluzionari<ref name=Bolzano />. Il verde, nella primigenia coccarda francese, fu abbandonato dopo un solo giorno in favore del blu e del rosso, perché esso era anche il colore del fratello del re, il [[Reazione (politica)|reazionario]] [[Conti d'Artois|conte d'Artois]], che diventò monarca dopo la [[Restaurazione]] con il nome di [[Carlo X di Francia|Carlo X]]<ref name=italia-oggi>{{cita web|url=http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2139232&codiciTestate=1|titolo=Il verde no, perché è il colore del re. Così la Francia ha scelto la bandiera blu, bianca e rossa ispirandosi all'America|editore=italiaoggi.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. La [[coccarda francese tricolore]] si completò poi, in seguito a eventi successivi, con l'aggiunta del bianco, colore dei [[Borbone di Francia|Borbone]], in ossequio al re [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]], che era ancora regnante nonostante le violente rivolte che imperversavano nel Paese (la [[Monarchie abolite|monarchia francese fu abolita]] infatti tre anni dopo, il 10 agosto 1792)<ref name=elysee /><ref name=ansa>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/07/14/parigi-14-luglio-la-bastiglia-e-il-rosso-della-first-lady-messicana-angelica_5ffc5fb9-5c2f-406b-ab8c-99935f5c4428.html|titolo=Presa della Bastiglia, il 14 luglio e il rosso della first lady messicana Angelica|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. Secondo altre interpretazioni invece il bianco sarebbe stato scelto in quanto colore della Nazione<ref>{{Cita libro|titolo=La Révolution française (1789-1799)|autore=[[Michel Vovelle]]|anno=2011|editore=Armand Colin|p=117}}</ref>.
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{{citazione|[…] La bandiera tricolore fu e sarà benedetta da Dio, perché simbolo di una nazionalità dalla sua potenza creatrice stabilita […]|Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Viola-p-II"/>}}
[[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II d'Asburgo-Lorena]], [[Sovrani di Toscana|granduca di Toscana]], nell'atto di concessione della costituzione (17 febbraio 1848) non cambiò il vessillo nazionale ("[…] Lo Stato conserva la sua bandiera e i suoi colori […]") ma accordò in seguito alle milizie toscane, tramite decreto, l'utilizzo di una sciarpa tricolore accanto ai simboli del Granducato (25 marzo 1848)<ref name="cita-Bellocchi-p27">{{Cita|Bellocchi|p. 27}}.</ref>. Il granduca, in seguito alle pressioni dei patrioti toscani, il 17 aprile 1848 adottò poi la bandiera tricolore anche come vessillo di Stato e come stendardo militare per le truppe mandate in aiuto a Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Maiorino-p184">{{Cita|Maiorino|p. 184}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-pp27-28">{{Cita|Bellocchi|pp. 27-28}}.</ref>.
[[File:Flag of Sicilian Kingdom 1848.svg|thumb|left| {{Codice FIAV|historical}} Bandiera del [[Regno di Sicilia (1848-1849)]]]]
[[File:Military flag of the Roman Republic (19th century).svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|001000}} {{Codice FIAV|historical}} Bandiera di guerra della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]]]
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Il 14 aprile 1855, prima della partenza per la [[guerra di Crimea]], le bandiere tricolori italiane furono affidate solennemente ai soldati da re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], succeduto nel 1849 al padre Carlo Alberto, con la seguente frase di commiato "[…] Difendetele e riportatele coronate di nuova gloria […]"<ref name="cita-Maiorino-p193">{{Cita|Maiorino|p. 193}}.</ref><ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 82 e 84}}.</ref><ref name="cita-Busico-p39">{{Cita|Busico|p. 39}}.</ref>. Nel 1857 una bandiera italiana con l'asta sormontata da un [[berretto frigio]] e con [[Archipenzolo|archipendolo]], simbolo di equilibrio sociale, fu protagonista della [[spedizione di Sapri]], fallito tentativo di innescare una rivolta nel Regno delle Due Sicilie perpetrato da [[Carlo Pisacane]]<ref name="cita-Villa-p23"/><ref name="cita-Maiorino-p191">{{Cita|Maiorino|p. 191}}.</ref>; questi, per non farsi catturare, si suicidò – secondo la leggenda – fasciato con una bandiera tricolore<ref name="cita-Maiorino-p192">{{Cita|Maiorino|p. 192}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p85">{{Cita|Bellocchi|p. 85}}.</ref>.
Durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] le città che man mano venivano conquistate dal "[[Re d'Italia
È proprio di questi anni il grande entusiasmo della popolazione nei confronti del tricolore: oltre che dall'esercito del Regno di Sardegna e dalle truppe di volontari che parteciparono alla seconda guerra d'indipendenza<ref name="cita-Villa-p24"/>, la bandiera verde, bianca e rossa si diffuse capillarmente nelle regioni appena conquistate o annesse tramite plebiscito, comparendo sulle finestre delle case, nelle vetrine dei negozi e all'interno di locali pubblici come alberghi, taverne, osterie, eccetera<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 196-198}}.</ref>.
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Durante la [[Battaglia di Custoza (1866)|battaglia di Custoza]] (24 giugno 1866), durante la [[terza guerra d'indipendenza italiana]], i militari del 44º [[reggimento]] della [[brigata]] "Forlì" salvarono una bandiera tricolore dalla cattura delle [[Esercito imperiale austriaco (1806-1867)|truppe austriache]]. Per non consegnare al nemico il loro stendardo militare, stracciarono il drappo della bandiera tricolore in tredici pezzi, suddivisi tra i presenti, e nascosero quei brandelli di stoffa sotto la giubba. Terminata la guerra fu possibile recuperare undici delle tredici porzioni del drappo e ricostruire così la bandiera originaria, che passò alla storia con il nome di "[[Tricolore di Oliosi]]"<ref name=corriere-cherasco>{{cita web|cognome=Nese|nome=Marco|url=http://www.corriere.it/unita-italia-150/11_giugno_03/nese-bandiera-d-italia-fatta-a-pezzi_5c495ada-8dc4-11e0-b332-ace1587d6ad6.shtml|titolo=La bandiera fatta a pezzi (per salvarla dal nemico)|data=3 giugno 2011|accesso=10 febbraio 2017}}</ref>.
[[File:Flag of Vicenza.svg|miniatura|destra|La bandiera della città di [[Vicenza]], comune italiano che adotta il tricolore come proprio vessillo.]]
A seguito della terza guerra d'indipendenza il [[Veneto]] fu annesso al Regno d'Italia; l'ingresso delle truppe italiane a [[Venezia]], avvenuto il 19 ottobre 1866, fu salutato da un'invasione di bandiere tricolori<ref name="cita-Maiorino-p212">{{Cita|Maiorino|p. 212}}.</ref><ref name="cita-Busico-p53">{{Cita|Busico|p. 53}}.</ref>. Dal momento della promulgazione di una [[Deliberazione|delibera]] del suo [[consiglio comunale]], datata 5 novembre 1866, [[Vicenza]] è l'unica città d'Italia ad aver adottato come proprio vessillo cittadino, in luogo del [[Gonfalone|gonfalone civico]], la bandiera tricolore, caricata dello stemma del comune<ref name="vicenza">{{Cita web|cognome=Mason|nome=Andrea|url=http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|titolo=Il Giornale di Vicenza.it - Dossier - Vicenza - Italia 150
Bandiere tricolori salutarono poi il [[Regio Esercito]] durante la marcia verso Roma, che si concluse con la [[Presa di Roma|breccia di Porta Pia]] del 20 settembre 1870 e l'annessione del [[Lazio]] al Regno d'Italia<ref name="cita-Villa-p26"/><ref name="cita-Maiorino-p214">{{Cita|Maiorino|p. 214}}.</ref><ref name="cita-Busico-p55">{{Cita|Busico|p. 55}}.</ref>. Roma divenne ufficialmente capitale d'Italia il 1º gennaio 1871, mentre l'insediamento della [[Corte regia|corte reale]] e del [[Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|governo sabaudo]] ebbe luogo il 6 luglio dello stesso anno: da questa data il tricolore italiano sventola dal pennone più alto del [[Palazzo del Quirinale]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 216-217}}.</ref>.
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Nel 1915 l'Italia entrò nella [[prima guerra mondiale]]: per gli storiografi questo conflitto corrisponde alla [[quarta guerra d'indipendenza italiana]], dato che lo scopo fu quello di completare l'unità nazionale con l'annessione delle ultime [[Irredentismo italiano|terre irredente]]<ref name="cita-Maiorino-p238">{{Cita|Maiorino|p. 238}}.</ref>. A questo obiettivo mancavano infatti il [[Trentino-Alto Adige]] e la [[Venezia Giulia]], tant'è che lo slogan più diffuso all'epoca era "W [[Trento]] e [[Trieste]] italiane!"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>.
Protagonista assoluta, sia nelle trincee sia in ambito civile, fu la bandiera tricolore<ref name="cita-Tarozzi-p235">{{Cita|Tarozzi|p. 235}}.</ref>. I colori verde, bianco e rosso furono utilizzati diffusamente come stimolo alla mobilitazione generale e al sostentamento morale della popolazione civile, che si stava inerpicando in un percorso che l'avrebbe portata in una situazione assai difficile, caratterizzata da moltissime privazioni<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. In altre parole, nelle [[Trincea|trincee]] il tricolore era un simbolo fondamentale per spronare i soldati, mentre nel fronte interno era importantissimo per compattare e corroborare la [[società civile]]<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. A questo scopo, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|re Vittorio Emanuele III]] comparve su una copertina de ''[[La Domenica del Corriere]]'' affacciato dal balcone del Palazzo del Quirinale mentre sventolava il tricolore gridando "Viva l'Italia"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. Il re fece poi un proclama ufficiale, poco prima di partire per il [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte di guerra]], che recitava, nella sua parte finale:
{{citazione|[…] A noi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della patria nostra […]|Vittorio Emanuele III di Savoia<ref name="cita-Maiorino-p239">{{Cita|Maiorino|p. 239}}.</ref><ref>{{Cita|Villa|pp. 29-30}}.</ref>}}
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Con la [[marcia su Roma]] e l'instaurarsi della [[Storia del fascismo italiano|dittatura fascista]] la bandiera italiana perse la sua unicità simbolica venendo in parte oscurata dall'iconografia di regime<ref name="cita-Maiorino-p247">{{Cita|Maiorino|p. 247}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p257">{{Cita|Tarozzi|p. 257}}.</ref>. Quando veniva utilizzata, come all'interno del simbolo del [[Partito Nazionale Fascista]], ne era snaturata la storia, dato che il tricolore nacque come simbolo di libertà e di [[diritti civili]]<ref name="cita-Maiorino-p243"/>, mentre nelle cerimonie ufficiali iniziò a essere accostata ai vessilli neri fascisti, perdendo il ruolo di protagonista assoluta<ref name="cita-Maiorino-p248">{{Cita|Maiorino|p. 248}}.</ref>. Nonostante questo ruolo da comprimario, con regio decreto nº 2072 del 24 settembre 1923 e successivamente con la legge nº 2264 del 24 dicembre 1925, il tricolore diventò ufficialmente bandiera nazionale del Regno d'Italia<ref name="cita-Busico-p65"/><ref name="cita-Villa-p31">{{Cita|Villa|p. 31}}.</ref>:
{{citazione|La bandiera nazionale è formata da un drappo di forma rettangolare interzato in palo, di verde, di bianco, di rosso, col bianco coronato dallo stemma Reale bordato di azzurro. […]|Legge n
[[File:Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale]]
[[File:War_flag_of_the_Italian_Social_Republic.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di guerra della Repubblica Sociale Italiana]]
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** {{legenda|#CD212A|border=1px solid black|'''rosso''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/18-1662-TCX tessile 18-1662 TCX] (''Flame Scarlet'') ovvero rosso scarlatto.}}
I toni cromatici dei tre colori succitati, su tessuto [[Stamigna|stamina]] (fiocco) di [[Poliesteri|poliestere]], sono sanciti nel comma nº 1, dell'articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica"<ref group="N">1. I toni cromatici dei colori della bandiera della Repubblica, indicati dall'art. 12 della Costituzione, sono definiti dalla circolare della [[presidenza del Consiglio dei ministri]] del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i seguenti codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliestere:
* [[verde]]: [[Pantone]] tessile 17-6153; * [[bianco]]: Pantone tessile 11-0601; * [[rosso]]: Pantone tessile 18-1662. 2. L'utilizzazione di altri tessuti deve produrre lo stesso risultato cromatico ottenuto sull'esemplare custodito presso il dipartimento del [[cerimoniale di Stato]] della presidenza del Consiglio dei ministri, nonché presso ogni [[Prefettura (Italia)|prefettura]] e ogni [[Agente diplomatico|rappresentanza diplomatica]] italiana all'estero. {| class="wikitable"
|-align="center"
!rowspan="2"| [[Pantone|Pantone<br />tessile]]
!colspan="4"| Approssimazione su video<ref name="colors">
!rowspan="2"| [[RAL (scala di colori)|RAL]]<ref name=colors/>
|-
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== Significato dei colori ==
{{vedi anche|Colori nazionali dell'Italia}}
[[File:
Come la somiglianza lascia intendere, il tricolore italiano deriva da [[bandiera della Francia|quello transalpino]], che nacque durante la [[rivoluzione francese]] dall'unione del bianco — il colore della [[Monarchia francese|monarchia]] — con il rosso e il blu — i [[Stemma di Parigi|colori di Parigi]]<ref name="cita-Busico-p9"/> — e divenne simbolo del rinnovamento [[Società (sociologia)|sociale]] e [[Politica|politico]] perseguito dal [[giacobinismo]] delle origini<ref name=Cherasco /><ref name="quirinale-pdf"/><ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
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Ai fini dell'applicazione dell'articolo 6 del decreto presidenziale nº 121 del 7 aprile 2000 («Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici»), che riprende la legge nº 22 del 5 febbraio 1998 («Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea»), negli edifici pubblici la bandiera della Repubblica Italiana, la [[Bandiera dell'Europa|bandiera dell'Unione europea]] e il ritratto del Presidente della Repubblica Italiana devono essere esposte negli uffici delle seguenti cariche istituzionali<ref>{{Cita legge italiana|tipo =DPR |anno =2000 |mese =04 |giorno =07 |numero =121 |titolo = Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici|articolo = 6|originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref><ref>{{Cita legge italiana|tipo =legge |anno =1998 |mese = 02|giorno =05 |numero =22 |titolo =Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea |articolo = |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref>:
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La bandiera d'Italia va esposta anche all'esterno di tutte le [[Istruzione in Italia|scuole di ogni ordine e grado]], fuori
Inoltre, la bandiera deve essere obbligatoriamente esposta su tutti gli uffici pubblici nel giorno della Festa del Tricolore (7 gennaio), dell'anniversario dei [[Patti Lateranensi]] (11 febbraio), dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia|Anniversario della liberazione]] (25 aprile), della [[Festa del lavoro]] (1º maggio), della [[giornata dell'Europa]] (9 maggio), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno), della [[Quattro giornate di Napoli|commemorazione delle quattro giornate di Napoli]] (28 settembre), della festa del [[Santo patrono|patrono]] d'Italia ([[Francesco d'Assisi]], 4 ottobre), della [[giornata delle Nazioni Unite]] (24 ottobre; qui il tricolore deve sventolare insieme alla [[bandiera delle Nazioni Unite]]) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre)<ref name="cita-Maiorino-p279" />.
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<gallery>
File:Civil Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale civile
File:State
File:Naval Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale militare
File:Naval Jack of Italy.svg|{{simbolo|FIAV normal.svg|23}}{{simbolo|FIAV twosided.svg|23}}{{simbolo|FIAV 000001.svg}}<br />Bandiera di bompresso militare (''recto'')
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Di particolare rilevanza è il [[Museo del tricolore]] di Reggio Emilia, città che vide la nascita della bandiera italiana nel 1797. Fondato nel 2004, è situato all'interno del municipio della città emiliana, adiacente alla [[Sala del Tricolore]]: sono conservati documenti e cimeli la cui datazione è ascrivibile a un periodo compreso tra l'arrivo di Napoleone Bonaparte a Reggio (1796) e il 1897, anno del primo centenario della bandiera italiana<ref name="cita-Busico-p207">{{Cita|Busico|p. 207}}.</ref>.
In [[Emilia-Romagna]] sono da segnalare<ref name="cita-Maiorino-p294">{{Cita|Maiorino|p. 294}}.</ref> anche il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Ferrara)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Ferrara]], il [[Museo civico del Risorgimento (Modena)|Museo Civico del Risorgimento]] di [[Modena]], il [[Repubblica partigiana di Montefiorino#Il Museo della Resistenza|Museo della Resistenza]] di [[Montefiorino]], il [[Museo civico del Risorgimento (Bologna)|Museo civico del Risorgimento]] di [[Bologna]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 165-167
Al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano]] di [[Torino]], l'unico che abbia ufficialmente il titolo di "nazionale", è possibile trovare un ricco corredo di tricolori, tra cui alcuni risalenti ai [[moti del 1848]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 288-289}}.</ref>. Tra i cimeli dell'[[Armeria Reale]] di Torino è conservata una bandiera del 1855, cimelio nella [[guerra di Crimea]]<ref name="cita-Maiorino-p289">{{Cita|Maiorino|p. 289}}.</ref>. In Piemonte sono presenti anche altri musei di notevole interesse che ospitano bandiere italiane all'interno delle loro collezioni: il [[Museo storico nazionale dell'artiglieria]] di Torino, il [[Museo storico dell'Arma di cavalleria]] di [[Pinerolo]] e il [[Museo storico badogliano]] a [[Grazzano Badoglio]]<ref name="cita-Maiorino-p289"/>.
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[[Giosuè Carducci]], [http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/carducci2.html Discorso] tenuto per celebrare il 1º Centenario della nascita del Tricolore, Reggio Emilia, 7 gennaio 1897}}
Nella letteratura non tutti i richiami alla bandiera italiana sono celebranti il tricolore. Quello proferito da don [[Principe Fabrizio Salina|Fabrizio Corbera]], principe di Salina, ne ''[[Il Gattopardo]]'' di [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]] recita<ref>{{cita libro | autore= [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]]| nome= | titolo= Il Gattopardo| editore= Feltrinelli| città= | anno= 2013|
{{Citazione|[…] Il tricolore! Bravo, il tricolore! Si riempiono la bocca con questa parola i bricconi. E cosa significa questo segnacolo geometrico, questa scimmiottatura dei francesi, così brutta in confronto alla nostra bandiera candida con l'oro gigliato dello stemma? E che cosa può far loro sperare quest'accozzaglia di colori stridenti? […]|''Il Gattopardo'', Giuseppe Tomasi di Lampedusa}}
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