Bandiera d'Italia: differenze tra le versioni

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|FIAV2 altre1 = normal
|altre1 proporzioni = 2:3
|altre2 = State Ensignensign of Italy.svg
|altre2 titolo = Bandiera navale governativa
|FIAV altre2 = 000010
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Il 14 aprile 1855, prima della partenza per la [[guerra di Crimea]], le bandiere tricolori italiane furono affidate solennemente ai soldati da re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], succeduto nel 1849 al padre Carlo Alberto, con la seguente frase di commiato "[…] Difendetele e riportatele coronate di nuova gloria […]"<ref name="cita-Maiorino-p193">{{Cita|Maiorino|p. 193}}.</ref><ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 82 e 84}}.</ref><ref name="cita-Busico-p39">{{Cita|Busico|p. 39}}.</ref>. Nel 1857 una bandiera italiana con l'asta sormontata da un [[berretto frigio]] e con [[Archipenzolo|archipendolo]], simbolo di equilibrio sociale, fu protagonista della [[spedizione di Sapri]], fallito tentativo di innescare una rivolta nel Regno delle Due Sicilie perpetrato da [[Carlo Pisacane]]<ref name="cita-Villa-p23"/><ref name="cita-Maiorino-p191">{{Cita|Maiorino|p. 191}}.</ref>; questi, per non farsi catturare, si suicidò – secondo la leggenda – fasciato con una bandiera tricolore<ref name="cita-Maiorino-p192">{{Cita|Maiorino|p. 192}}.</ref><ref name="cita-Bellocchi-p85">{{Cita|Bellocchi|p. 85}}.</ref>.
 
Durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] le città che man mano venivano conquistate dal "[[Re d'Italia#Savoia (1861-1946)|re eletto]]"<ref group=N>"Re eletto", ovvero in procinto di diventare [[Re d'Italia (1861-1946)|re d'Italia]]. Il termine "eletto" ha infatti, tra suoi i [[Sinonimia|sinonimi]], "designato", "investito", "prescelto" e "acclamato". Con questo titolo [[Vittorio Emanuele II di Savoia]] coniò anche monete che ebbero corso legale nelle [[Province Unite del Centro Italia]], entità statale di breve esistenza costituita da territori che di lì a poco sarebbero stati annessi al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] grazie ai [[plebisciti risorgimentali]]. Cfr. {{cita web|url=https://numismatica-italiana.lamoneta.it/riepilogo/W-REE|titolo=Visione d'insieme delle monete - Re Eletto|accesso=25 settembre 2018}}</ref> Vittorio Emanuele II di Savoia e da [[Napoleone III di Francia]] salutavano i due sovrani come liberatori in un tripudio di bandiere e coccarde tricolori; anche i centri in procinto di chiedere l'annessione al Regno di Sardegna tramite [[Plebisciti risorgimentali|plebisciti]] sottolineavano la loro volontà di far parte di un'Italia unita con lo sventolio del tricolore<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 96-101}}.</ref>. La bandiera italiana rifulgeva infatti in [[Toscana]], in [[Emilia]], nelle [[Marche]] e in [[Umbria]], ma anche in città che avrebbero dovuto aspettare qualche tempo prima di essere annesse, come [[Roma]] e [[Napoli]]<ref name="cita-Bellocchi-p101">{{Cita|Bellocchi|p. 101}}.</ref><ref name="cita-Busico-p43">{{Cita|Busico|p. 43}}.</ref>.
 
È proprio di questi anni il grande entusiasmo della popolazione nei confronti del tricolore: oltre che dall'esercito del Regno di Sardegna e dalle truppe di volontari che parteciparono alla seconda guerra d'indipendenza<ref name="cita-Villa-p24"/>, la bandiera verde, bianca e rossa si diffuse capillarmente nelle regioni appena conquistate o annesse tramite plebiscito, comparendo sulle finestre delle case, nelle vetrine dei negozi e all'interno di locali pubblici come alberghi, taverne, osterie, eccetera<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 196-198}}.</ref>.
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Nel 1915 l'Italia entrò nella [[prima guerra mondiale]]: per gli storiografi questo conflitto corrisponde alla [[quarta guerra d'indipendenza italiana]], dato che lo scopo fu quello di completare l'unità nazionale con l'annessione delle ultime [[Irredentismo italiano|terre irredente]]<ref name="cita-Maiorino-p238">{{Cita|Maiorino|p. 238}}.</ref>. A questo obiettivo mancavano infatti il [[Trentino-Alto Adige]] e la [[Venezia Giulia]], tant'è che lo slogan più diffuso all'epoca era "W [[Trento]] e [[Trieste]] italiane!"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>.
 
Protagonista assoluta, sia nelle trincee sia in ambito civile, fu la bandiera tricolore<ref name="cita-Tarozzi-p235">{{Cita|Tarozzi|p. 235}}.</ref>. I colori verde, bianco e rosso furono utilizzati diffusamente come stimolo alla mobilitazione generale e al sostentamento morale della popolazione civile, che si stava inerpicando in un percorso che l'avrebbe portata in una situazione assai difficile, caratterizzata da moltissime privazioni<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. In altre parole, nelle [[Trincea|trincee]] il tricolore era un simbolo fondamentale per spronare i soldati, mentre nel fronte interno era importantissimo per compattare e corroborare la [[società civile]]<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. A questo scopo, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|re Vittorio Emanuele III]] comparve su una copertina de ''[[La Domenica del Corriere]]'' affacciato dal balcone del Palazzo del Quirinale mentre sventolava il tricolore gridando "Viva l'Italia"<ref name="cita-Maiorino-p238"/>. Il re fece poi un proclama ufficiale, poco prima di partire per il [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte di guerra]], che recitava, nella sua parte finale:
 
{{citazione|[…] A noi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della patria nostra […]|Vittorio Emanuele III di Savoia<ref name="cita-Maiorino-p239">{{Cita|Maiorino|p. 239}}.</ref><ref>{{Cita|Villa|pp. 29-30}}.</ref>}}
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** {{legenda|#CD212A|border=1px solid black|'''rosso''': Pantone [https://www.pantone.com/connect/18-1662-TCX tessile 18-1662 TCX] (''Flame Scarlet'') ovvero rosso scarlatto.}}
 
I toni cromatici dei tre colori succitati, su tessuto [[Stamigna|stamina]] (fiocco) di [[Poliesteri|poliestere]], sono sanciti nel comma nº 1, dell'articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica"<ref group="N">1. I toni cromatici dei colori della bandiera della Repubblica, indicati dall'art. 12 della Costituzione, sono definiti dalla circolare della [[presidenza del Consiglio dei ministri]] del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i seguenti codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliestere:<br />{{·}}
* [[verde]]: [[Pantone]] tessile 17-6153;<br />{{·}}
* [[bianco]]: Pantone tessile 11-0601;<br />{{·}}
* [[rosso]]: Pantone tessile 18-1662.<br />

2. L'utilizzazione di altri tessuti deve produrre lo stesso risultato cromatico ottenuto sull'esemplare custodito presso il dipartimento del [[cerimoniale di Stato]] della presidenza del Consiglio dei ministri, nonché presso ogni [[Prefettura (Italia)|prefettura]] e ogni [[Agente diplomatico|rappresentanza diplomatica]] italiana all'estero.<br />Articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica", della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al [[Decreto ministeriale|decreto del Presidente del Consiglio dei ministri]] del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]]'' nº 174 del 28 luglio 2006.</ref>, della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del Capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nº 174 del 28 luglio 2006.
 
{| class="wikitable"
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File:Civil Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale civile
File:State Ensignensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale di Stato
File:Naval Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale militare
File:Naval Jack of Italy.svg|{{simbolo|FIAV normal.svg|23}}{{simbolo|FIAV twosided.svg|23}}{{simbolo|FIAV 000001.svg}}<br />Bandiera di bompresso militare (''recto'')
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Di particolare rilevanza è il [[Museo del tricolore]] di Reggio Emilia, città che vide la nascita della bandiera italiana nel 1797. Fondato nel 2004, è situato all'interno del municipio della città emiliana, adiacente alla [[Sala del Tricolore]]: sono conservati documenti e cimeli la cui datazione è ascrivibile a un periodo compreso tra l'arrivo di Napoleone Bonaparte a Reggio (1796) e il 1897, anno del primo centenario della bandiera italiana<ref name="cita-Busico-p207">{{Cita|Busico|p. 207}}.</ref>.
 
In [[Emilia-Romagna]] sono da segnalare<ref name="cita-Maiorino-p294">{{Cita|Maiorino|p. 294}}.</ref> anche il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Ferrara)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Ferrara]], il [[Museo civico del Risorgimento (Modena)|Museo Civico del Risorgimento]] di [[Modena]], il [[Repubblica partigiana di Montefiorino#Il Museo della Resistenza|Museo della Resistenza]] di [[Montefiorino]], il [[Museo civico del Risorgimento (Bologna)|Museo civico del Risorgimento]] di [[Bologna]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 165-167}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento (Imola)|Museo del Risorgimento]] di [[Imola]]<ref name="cita-Busico-p185">{{Cita|Busico|p. 185}}.</ref> e il [[Museo del Risorgimento (Piacenza)|Museo del Risorgimento]] di [[Piacenza]]<ref name="cita-Busico-p201">{{Cita|Busico|p. 201}}.</ref>.
 
Al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano]] di [[Torino]], l'unico che abbia ufficialmente il titolo di "nazionale", è possibile trovare un ricco corredo di tricolori, tra cui alcuni risalenti ai [[moti del 1848]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 288-289}}.</ref>. Tra i cimeli dell'[[Armeria Reale]] di Torino è conservata una bandiera del 1855, cimelio nella [[guerra di Crimea]]<ref name="cita-Maiorino-p289">{{Cita|Maiorino|p. 289}}.</ref>. In Piemonte sono presenti anche altri musei di notevole interesse che ospitano bandiere italiane all'interno delle loro collezioni: il [[Museo storico nazionale dell'artiglieria]] di Torino, il [[Museo storico dell'Arma di cavalleria]] di [[Pinerolo]] e il [[Museo storico badogliano]] a [[Grazzano Badoglio]]<ref name="cita-Maiorino-p289"/>.
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[[Giosuè Carducci]], [http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/carducci2.html Discorso] tenuto per celebrare il 1º Centenario della nascita del Tricolore, Reggio Emilia, 7 gennaio 1897}}
 
Nella letteratura non tutti i richiami alla bandiera italiana sono celebranti il tricolore. Quello proferito da don [[Principe Fabrizio Salina|Fabrizio Corbera]], principe di Salina, ne ''[[Il Gattopardo]]'' di [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]] recita<ref>{{cita libro | autore= [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]]| nome= | titolo= Il Gattopardo| editore= Feltrinelli| città= | anno= 2013|ppp=50 }}</ref>:
 
{{Citazione|[…] Il tricolore! Bravo, il tricolore! Si riempiono la bocca con questa parola i bricconi. E cosa significa questo segnacolo geometrico, questa scimmiottatura dei francesi, così brutta in confronto alla nostra bandiera candida con l'oro gigliato dello stemma? E che cosa può far loro sperare quest'accozzaglia di colori stridenti? […]|''Il Gattopardo'', Giuseppe Tomasi di Lampedusa}}