Maria Concetta Cacciola: differenze tra le versioni
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|Sesso = F
|LuogoNascita = Taurianova
|GiornoMeseNascita = 30
|AnnoNascita = 1980
|LuogoMorte = Rosarno
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|Nazionalità = italiana
|Categorie = no
|Immagine =
|Didascalia = Maria Conetta Cacciola
|FineIncipit = è stata una [[testimone di giustizia]] [[Italia|italiana]], [[Vittime della 'ndrangheta|vittima della 'ndrangheta]]
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== Biografia ==
=== Contesto familiare e sociale ===
Nasce in una potente famiglia calabrese appartenente alla [['Ndrangheta]], imparentata con la [['Ndrina Bellocco|famiglia Bellocco]] attraverso lo zio [[Gregorio Bellocco]], e la [['Ndrina|'ndrina]] Pesce. La 'Ndrangheta è probabilmente l'organizzazione criminale più arretrata d'Italia guidata da soli uomini, che perpetua regole antiquate
{{Non chiaro|A soli tredici anni va in sposa a Salvatore Figliuzzi}}, affinché la sua famiglia potesse entrare nel clan dei Bellocco, poiché i matrimoni sono l'unico modo per scalare le gerarchie mafiose (come nel caso di [[Lea Garofalo]]).
Il
20 luglio 2022 (aggiornato)|accesso=21 gennaio 2023}}</ref>.
A quindici anni === La ribellione, testimone di giustizia ===
Quando nel 2002 Salvatore Figliuzzi è condannato per associazione mafiosa a otto anni di reclusione
Nel 2010
L'11 maggio 2011
Facendo credere quindi di tornare in caserma per il caso del figlio, nei giorni seguenti viene ascoltata direttamente dai magistrati della [[Direzione distrettuale antimafia|Direzione Distrettuale Antimafia]] (DDA) di Reggio Calabria. Nella notte tra il 29 e il 30 maggio dello stesso anno, diventa ufficialmente [[testimone di giustizia]], inserita nel programma di protezione e trasferita di nascosto prima a [[Cassano all'Ionio]], poi a [[Bolzano]] e infine a [[Genova]], senza poter avere più contatti con la sua famiglia. Lascia i figli alle cure di sua madre, credendo che lei la sosterrà. Le scrive: "''Mi sono sposata a 13 anni. Questo ha distrutto le nostre vite. Questo è tutto ciò che non volevo. Volevo la pace, sentire l'amore, essere me stessa. La vita mi ha portato solo dolore."''<ref name=":1">{{Cita web|url=https://espresso.repubblica.it/attualita/2014/02/08/news/maria-concetta-cacciola-sognava-la-liberta-non-si-e-piagata-al-volere-della-famiglia-del-marito-e-della-ndrangheta-per-questo-e-stata-uccisa-1.151960/|titolo=Maria Concetta Cacciola sognava la libertà. Per questo era destinata a morire|sito=L'Espresso|lingua=it}}</ref>.▼
Solo così la donna crede di poter sfuggire a quella vita fatta di imposizioni e percosse, perché per lei la collaborazione presenta l'unica via di uscita, unico mezzo per restituire ai suoi figli un futuro migliore; unico modo per dare a se stessa la libertà di vivere lontano dalla propria famiglia, la stessa che l'avrebbe fatta assassinare.
A Genova è presa dalla nostalgia per i suoi figli, decide allora di contattarli. La sua famiglia li usa però per farle pressione affinché riveli dove si trova e lei alla fine cede. Il 2 agosto i genitori e il fratello vanno a prenderla e, durante il viaggio di ritorno, suo padre cerca di farle dire quello che ha rivelato ai magistrati. Rendendosi conto di essere in pericolo, contatta il Servizio di Protezione affinché la vadano a prendere a [[Cerredolo]] (Reggio Emilia) dove si erano fermati per la notte.▼
La collaborazione inizia facendo credere alla sua famiglia di ritornare spesso in caserma per la questione del figlio, ove nei giorni successivi viene ascoltata direttamente dai magistrati della [[Direzione distrettuale antimafia|Direzione Distrettuale Antimafia]] (DDA) di Reggio Calabria.
=== Ritorno a Rosarno ===▼
Tornata a Genova, nei giorni seguenti i genitori cercano di ricattarla attraverso i figli per farla tornare e le chiedono di ritrattare tutto davanti a due avvocati del clan, promettendole in cambio il perdono. In una telefonata del 6 agosto, confida ad un'amica di vivere schiacciata tra il timore di non vedere più i suoi figli e la paura di essere uccisa al suo ritorno. La conversazione telefonica, intercettata dalla polizia, finirà in seguito agli atti del Processo Onta. Lei cede di nuovo e torna a Rosarno tra l'8 e il 9 agosto 2011.▼
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Il 12 agosto accetta di vedere gli avvocati Gregorio Cacciola, cugino del padre, e Vittorio Pisani che la costringono a firmare una ritrattazione e a registrare un'audiocassetta, dove le fanno dichiarare di aver parlato con la giustizia solo per vendicarsi del padre e del fratello<ref>{{Cita web|url=https://www.micromega.net/la-mafia-le-donne-e-le-disparita-di-genere-nel-mezzogiorno/|titolo=La mafia, le donne e le disparità di genere nel Mezzogiorno|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>. Si pente poi di questo gesto, ma non può più scappare. Due giorni dopo il suo ultimo contatto con la polizia, il 20 agosto 2011, viene trovata morente in bagno dopo aver ingerito dell'[[acido cloridrico]] che le ha bruciato la bocca<ref>{{Cita web|url=https://www.wordnews.it/maria-concetta-cacciola-la-giovane-madre-suicidata-con-lacido-muriatico|titolo=Maria Concetta Cacciola, la giovane madre «suicidata» con l'acido muriatico|autore=Paolo de Chiara|sito=Wordnews.it|lingua=it}}</ref>. Tre giorni dopo, prima del funerale, i genitori presentano denuncia alla Procura di [[Palmi]], accusando le autorità di avere approfittato di condizioni precarie di salute mentale della figlia fino a spingerla al [[suicidio]]; come prove portano la lettera e l'audiocassetta di ritrattazione. In conseguenza a tali accuse, si svolge una campagna stampa contro i magistrati e gli inquirenti, ma durante il Processo Onta, a seguito della deposizione dell'avvocato Vittorio Pisani, risulterà che tale campagna è orchestrata dall'avvocato Gregorio Cacciola, con l'obiettivo di delegittimare il modo in cui vengono trattati i testimoni di giustizia e di scoraggiare così future collaborazioni<ref name=":6">{{Cita web|url=http://www.liberainformazione.org/2018/01/27/giustizia-per-maria-concetta-ultimo-atto/|titolo=Giustizia per Maria Concetta: ultimo atto|autore=Antonia Nicola Pessuto|sito=Liberainformazione|lingua=it}}</ref>.▼
▲A Genova
▲Tornata a Genova, nei giorni seguenti, i genitori cercano di ricattarla attraverso i figli e per farla tornare
Lei cede di nuovo e torna a Rosarno tra l'8 e il 9 agosto 2011.
▲Il 12 agosto accetta di vedere gli avvocati Gregorio Cacciola, cugino del padre, e Vittorio Pisani che la costringono a firmare una ritrattazione e a registrare un'audiocassetta, dove le fanno dichiarare di aver parlato con la giustizia solo per vendicarsi del padre e del fratello<ref>{{Cita web|url=https://www.micromega.net/la-mafia-le-donne-e-le-disparita-di-genere-nel-mezzogiorno/|titolo=La mafia, le donne e le disparità di genere nel Mezzogiorno|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>.
=== Il Processo Onta ===
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