Guerre pirriche: differenze tra le versioni
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|Esito = Vittoria romana. I Cartaginesi rioccupano la Sicilia
|Schieramento1 = [[Repubblica romana]]<br />[[Cartagine]] (in Sicilia)
|Schieramento2 = [[Magna Grecia]]<br />[[
|Comandante1 = [[Lucio Emilio Barbula]] (<small>[[281 a.C.]]</small><ref name="Scullard177">H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol.I, p.177.</ref>)<br />[[Marco Valerio Levino]] (<small>[[280 a.C.]]</small><ref name="EutropioII,11">Eutropio, ''Breviarium ab Urbe condita'', II, 11.</ref><ref name="Piganiol183">Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', p.183.</ref>)
|Comandante2 = [[Pirro]]
<br />[[Milone di Taranto]]
|Effettivi1 =
|Effettivi2 =
|Perdite1 =
|Perdite2 =
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{{Campagnabox Guerra di Pirro}}
Le '''Guerre pirriche''' furono un conflitto che vide tra il [[280 a.C.]] ed il [[275 a.C.]] la [[Repubblica romana]] affrontare l'esercito del re [[epiro]]ta, [[Pirro]], a capo di una coalizione greco-italica. Ebbero luogo nell'[[Italia meridionale]] e coinvolsero anche le popolazioni [[Italici|italiche]] del posto.
Generata dalla reazione di [[Taranto]], città della [[Magna Grecia]], all'espansionismo romano, la guerra coinvolse presto anche la [[Sicilia greca]] e [[Cartagine]]. Dopo alterne vicende, i Romani riuscirono alla fine a battere Pirro, costretto a lasciare definitivamente l'Italia; l'esito fu l'egemonia romana sull'intera [[Magna Grecia]].
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=== Magna Grecia ===
[[File:Bust of Pyrrhus of Epirus (Villa of the Papyri, Herculaneum).jpg|thumb|Busto di Pirro di epoca romana, dal [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]].]]▼
{{Vedi anche|Magna Grecia}}
▲[[File:Bust of Pyrrhus of Epirus (Villa of the Papyri, Herculaneum).jpg|thumb|Busto di Pirro di epoca romana, dal [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]].]]
A partire dalla seconda metà del [[IV secolo a.C.]], le città della [[Magna Grecia]] cominciarono lentamente a tramontare sotto i continui attacchi delle [[Popoli sabellici|popolazioni sabelliche]] di [[Bruzi]] e [[Lucani]].<ref>H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p.175.</ref> Le città più meridionali, tra cui [[Taranto]] era la più importante grazie al commercio con le popolazioni dell'entroterra e la [[Grecia]] stessa, furono più volte costrette a chiedere soccorso a condottieri provenienti dalla madrepatria greca, come [[Archidamo III]] di [[Sparta]] negli anni [[342 a.C.|342]]-[[338 a.C.]] o [[Alessandro il Molosso]] negli anni [[335 a.C.|335]]-[[330 a.C.]], per difendersi dagli attacchi dalle popolazioni italiche<ref name="Scullard176">H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol.I, p.176.</ref> che, con la nuova federazione dei [[Lucani]], alla fine del [[V secolo a.C.]] si erano espanse fino alle coste del [[Mar Ionio]].<ref>Giacomo Devoto, ''Gli antichi Italici'', p. 147.</ref> Nel corso di queste guerre i [[Taranto|Tarantini]], nel tentativo di far valere i propri diritti sull'[[Apulia]], stipularono un trattato con Roma, di consueto collocato nell'anno [[303 a.C.]] ma forse risalente già al [[325 a.C.]],<ref>[[Mario Attilio Levi]], ''L'Italia nell'Evo antico'', p.191.</ref> secondo il quale alle navi romane non era concesso di superare ad Oriente il [[promontorio Lacinio]] (oggi [[capo Colonna]], presso [[Crotone]]). La successiva alleanza di Roma con [[Napoli]] nel [[327 a.C.]] e la fondazione della [[colonia romana]] di ''Luceria'' nel [[314 a.C.]]<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', IX, 26.</ref><ref>[[Diodoro Siculo]], XIX, 72.</ref> preoccuparano non poco i Tarantini che temevano di dover rinunciare alle loro ambizioni di conquista sui territori dell'Apulia settentrionale a causa dell'avanzata romana.<ref name="Scullard176"/>
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Morto Agatocle di Siracusa nel [[289 a.C.]], i Lucani, un tempo alleati di Roma, si ribellarono insieme ai Bruzi ed iniziarono ad avanzare nel territorio di [[Thurii]] devastandolo; gli abitanti della città, consci della propria debolezza inviarono due ambasciate a Roma per chiedere aiuto, la prima nel [[285 a.C.]] e poi nel [[282 a.C.]].
Solo in questa seconda circostanza Roma inviò il [[console (storia romana)|console]] [[Gaio Fabricio Luscino]] il quale, posta una guarnigione a Thurii, avanzò contro i Lucani sconfiggendo il loro principe [[Stenio Stallio]], come riportano i ''[[Fasti triumphales]]''.<ref>[[Fasti triumphales]] celebrano per il [[282 a.C.|282]]/[[281 a.C.]]: ''[[Gaio Fabricio Luscino]], [[console (storia romana)|console]], trionfò su [[Sanniti]], [[Lucani]] e [[Bruzi]], alle none di Marzo (5 marzo)''.</ref><ref name="Piganiol181">Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', p.181.</ref>. A seguito di questo successo, le città di [[Reggio Calabria|Reggio]], [[Locri Epizefiri|Locri]] e [[Crotone]] chiesero di essere poste sotto la protezione di Roma la quale inviò una guarnigione di
== Casus belli ==
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=== Soldati al seguito di Pirro ===
==== Gli alleati di Pirro ====▼
Dopo aver
==== Macedonia e Grecia ====▼
Il re di Macedonia, [[Tolomeo II|Tolomeo Cerauno]],
==== Epiro ====
*
*
*
* 500 [[frombolieri]]
* 20 [[elefanti da guerra]] indiani
Tra
*
==== Italioti ====
Sappiamo che gli [[Italioti]] (ovvero i Greci della [[Magna Grecia]], da non confondere con la [[Sicilia greca]]) conferirono a Pirro il comando supremo. Tra le promesse che adularono e convinsero il re d'Epiro a giungere in soccorso degli Italioti, fu l'offerta di porsi generale di
*
Dopo aver lasciato a Taranto il presidio di {{formatnum:3000}} uomini con il suo fidato ambasciatore Cinea<ref name="ParetiRussi340" />, Pirro si spostò verso ovest, accampandosi nei pressi di ''Heraclea'' con un esercito forte di circa {{formatnum:25500}} uomini.<ref name="Plutarco15" />.
▲==== Macedonia e Grecia ====
▲Il re di Macedonia, [[Tolomeo II|Tolomeo Cerauno]], inviò nei 280 a.C., in Epiro, secondo Giustino:<ref>{{cita|Giustino|XVII, 2}}.</ref> 5.000 uomini, 4.000 cavalieri e 50 elefanti. Alcuni storici vedono la cifra al ribasso e credono che le reali proporzioni del contingente si limitarono a 5.000 fanti, 400 cavalieri e 20 elefanti.<ref>{{cita libro|autore=Luigi Pareti|titolo=Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'antichità: opera inedita|p=341}}</ref>
▲==== Gli alleati di Pirro ====
▲Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanzò richieste di aiuti a vari sovrani [[Ellenismo|ellenistici]], in quanto l'Epiro da solo non aveva sufficienti mezzi per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro Roma. Chiese aiuti ad [[Antioco I]] (re del [[Dinastia seleucide|regno seleucide]]) e ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]), nonché al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]], ai quale chiese rispettivamente sostegno finanziario, marittimo e militare. Pirro reclutò anche altre forze mercenarie, tra cui i cavalieri di [[Tessaglia]]<ref>{{cita|Orosio|IV, 1}}.</ref> e i [[frombolieri]] di [[Rodi]]<ref name="ReferenceA">I democratici di molte città greche non erano favorevoli a dichiarare guerra a Roma e per questo decisero di non aiutarlo.</ref>. In Italia godette del supporto di Lucani, Bruzi, Sanniti,<ref name=PLU/><ref name=FLO/> Messapi e Apuli.<ref name=FLO>{{cita|Floro|I, 18}}.</ref>
=== Repubblica romana ===
I [[Repubblica romana|Romani]] furono costretti a dividersi su due fronti, poiché la guerra [[Etruschi|etrusca]] a settentrione non era ancora stata portata a termine. Nel [[280 a.C.]] l'[[esercito romano]] del fronte meridionale, schierato contro Pirro, era composto da circa
* 2 [[legione romana|legioni]] di [[cittadini romani]] e 2 ''[[Ala (esercito romano)|Alae]]'' di ''[[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|Socii]]'' (alleati italici, che erano posti alle ali dello schieramento), composte ciascuna da
* 600 [[equites|cavalieri]] legionari<ref name="PolibioVI,20,8-9"/> e
A questo [[esercito romano|esercito consolare]] andrebbe aggiunto un contingente di
Per un totale di circa
== Fasi del conflitto ==
=== Assedio di Taranto ===
Si dice che i Tarantini e i loro alleati si vantassero di poter disporre di
I negoziati vennero bruscamente interrotti con l'arrivo a Taranto dell'ambasciatore [[Cinea]] che precedeva (o accompagnava)
Il piano di Pirro era quello di aiutare Taranto e respingere i Romani al di là del meridione italiano, per poi iniziare ad espandere la propria influenza in [[Sicilia]] e quindi attaccare [[Cartagine]], nemica storica dei greci della Magna Grecia. Così fece nel [[278 a.C.]] aiutando i [[Siracusa]]ni in guerra contro [[Cartagine]]<ref name="MelaniFontanellaCecconi">{{Cita|C. Melani, F. Fontanella, G.A. Cecconi|pag. 42}}.</ref>. Ma dopo la campagna in Sicilia, fu costretto ad abbandonare il suo progetto, sia per la forte resistenza dei Cartaginesi a [[Lilibeo]], sia perché le città greche sue alleate non riuscivano ad accordarsi fra di loro e non mandarono i contingenti promessi e sia per il malcontento che scatenò sulla popolazione del luogo per la sua avida gestione delle risorse<ref name="MelaniFontanellaCecconi"/>.
==== Gli alleati di Pirro ====
Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanzò richieste di aiuti militari a vari sovrani [[Ellenismo|ellenistici]], in quanto l'Epiro era un regno montanaro e da solo non aveva sufficienti mezzi per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro Roma. Chiese aiuti ad [[Antioco I]] (re del [[Dinastia seleucide|regno seleucide]]) e ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]), nonché al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]], al quale chiese sostegno finanziario e marittimo. Il re dell'[[Antico Egitto|Egitto]] [[Tolomeo II]] promise l'invio di una forza di
Nel [[280 a.C.]] Pirro salpò verso le coste italiche ma, durante la traversata, fu sorpreso da una tempesta che arrecò danni alle navi e lo indusse a sbarcare le truppe, probabilmente nei pressi di [[Brindisi]]<ref>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 341}}.</ref>. Era a capo di
Dopo aver atteso l'arrivo delle restanti navi, Pirro lasciò a Taranto un presidio di
==== Tattica dei Romani ====
I Romani avevano previsto l'imminente arrivo di Pirro e mobilitarono otto [[Legione romana|legioni]]. Queste comprendevano circa
* la prima armata, comandata da Barbula, si stanziò a [[Venosa]] per impedire ai Sanniti e ai Lucani di congiungersi con le truppe di Pirro;
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=== La prima sconfitta romana ad Eraclea (280 a.C.) ===
[[File:Battaglia Heraclea2.jpg|upright=1.4|thumb|left|Seconda fase della [[battaglia di Eraclea]].]]▼
{{Vedi anche|Battaglia di Eraclea}}
▲[[File:Battaglia Heraclea2.jpg|upright=1.4|thumb|left|Seconda fase della [[battaglia di Eraclea]].]]
Il [[Battaglia di Eraclea|primo scontro]] tra gli Epiroti ed i Romani avvenne in Basilicata, nella piana di [[Eraclea (Magna Grecia)|Eraclea]] (presso l'odierna [[Policoro]]), nello stesso 280 a.C.<ref name="EutropioII,11"/> Nonostante la sorpresa di trovarsi di fronte gli [[elefante da guerra|elefanti]], animali mai visti in precedenza, i Romani ressero bene l'urto fino a sera, anche se la battaglia alla fine si risolse con una sconfitta in cui ne morirono
==== Tentativi di ribellioni di Pirro tra gli alleati dei Romani ====
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[[File:West Mediterranean areas 279BC-it.svg|thumb|upright=2.0|Espansione romana in Italia centrale durante le guerre pirriche (280-275 a.C.)]]
Nel corso del [[279 a.C.]] i Romani si scontrarono con Pirro ad [[Ascoli Satriano|Ascoli di Puglia]], dove furono nuovamente sconfitti (persero
È forse in seguito a questi eventi che [[Repubblica romana|Romani]] e [[Cartaginesi]] decisero di stipulare un trattato di alleanza contro il [[Pirro|comune nemico epirota]]. [[Polibio]] ci racconta infatti:
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=== L'intervento in Sicilia (278-276 a.C.) ===
{{Vedi anche|Guerre greco-puniche}}
;[[278 a.C.]]: Pirro ricevette due offerte allo stesso tempo: da un lato, le città greche di Sicilia gli proposero di estromettere i [[Cartagine]]si (l'altra grande potenza del Mediterraneo occidentale) dalla metà occidentale dell'isola; dall'altro, i [[Regno di Macedonia|Macedoni]] gli chiesero di salire al trono di Macedonia al posto di re [[Tolomeo Cerauno]], decapitato nell'[[Spedizioni celtiche nei Balcani|invasione della Grecia e della Macedonia]] da parte dei [[Galli]]. Pirro giunse a conclusione che le opportunità maggiori venivano dall'avventura in Sicilia e decise, pertanto, di abbandonare l'Italia meridionale e andare in aiuto dell'isola, non avendo ottenuto però nessun trattato preciso dai romani. Al comando di un esercito di
;[[277 a.C.]]:[[Cartagine]] aveva deciso di non difendere città come [[Palermo]] ed [[Eraclea Minoa]], ma concentrò i suoi sforzi su [[Lilibeo]], città che veniva rifornita via mare: fu così possibile ai fenici di sostenere l'assedio posto da Pirro<ref>G.E.Di Blasi, ''Storia del regno di Sicilia'', Vol I, Edizioni Dafni Catania, Distribuzione Tringale Editore, ed. del 1844, stamperia Oretea Palermo, pg. 311-314</ref>.
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Durante il trasferimento delle truppe, i Cartaginesi ne approfittarono per attaccarlo sul mare, così che l'esercito di Pirro, nella [[Battaglia dello Stretto di Messina (276 a.C.)|Battaglia dello Stretto di Messina]] subì gravissime perdite.
=== Fine della guerra: la battaglia di ''
{{Vedi anche|Battaglia di Benevento (275 a.C.)}}
Nel frattempo Roma, sempre rifornita abbondantemente da Cartagine, rioccupava senza colpo ferire tutto il territorio precedentemente perduto in Puglia ed in Lucania. Sedata definitivamente la ribellione degli [[Oschi]] e dei [[Sanniti]] (la componente stanziata al confine tra le attuali Campania e Puglia), arrivò nell'inverno del [[276 a.C.]] a porre nuovamente sotto assedio Taranto, per terra e questa volta anche per mare, complice la flotta cartaginese. I tarantini invocarono nuovamente l'aiuto di Pirro, che dovette dunque abbandonare la Sicilia e sbarcare in Lucania.
;[[275 a.C.]]: Lo scontro definitivo con Roma avvenne nel Sannio, a ''
Pirro, per non cadere prigioniero dei romani, dovette far ritorno precipitosamente nel suo regno con quanto rimaneva del suo esercito.
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