Castelromano: differenze tra le versioni

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== Geografia fisica ==
Sorge in un pianoro ai piedi del monte La Romana (900 m. s.l.m. circa) ad un'altitudine di 720[[m s.l.m.]], distante circa 5 km ad ovest della città.
 
== Storia ==
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Le mura sono realizzate con grossi massi sbozzati e più o meno squadrati, sovrapposti con una certa regolarità, con scaglie irregolari negli interstizi. La cortina est è rinforzata con blocchetti di pietra arrotondati nella parte addossata al terrapieno. Sono evidenti i segni di un evento bellico che ha interessato la sommità del monte "La Romana", affiorano infatti alla superficie numerosi pezzi di vasellame, mattoni e tegole e per la vastità della zona che interessano ci danno un'idea dell'occupazione del territorio da parte della tribù sannita Pentra. Alcune teorie formulate da attendibili studiosi del capoluogo pentro affermano che l'intera tribù, che popolava il territorio che si estende dalla valle del Matese fino alla catena montuosa delle Mainarde, si rifugiò all'interno delle mura fortificate sotto l'incombente minaccia dell'esercito di Roma.
 
Nella parte più alta del monte sono ancora visibili i ruderi di una struttura in pietra probabilmente utilizzata come torre di avvistamento, ben visibile da una simile struttura situata a circa 1 km di distanza in località "Terra Vecchia" ricadente nel comune di [[Macchia d'Isernia|Macchia D'Isernia]].
 
L'attuale abitato, posto a circa 500 m a sud delle rovine sannitiche, trae origine da un insediamento militare di origine longobarda chiamato Armagnum inizialmente popolato da pochi coloni.
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Armagnum viene citato per la prima volta nel [[Catalogus Baronum]] (1150), con il quale si assegnava il feudo a Roberto
de Rocca, feudatario del conte normanno Ugo II di Molhouse (o de Molinis o Molisio), Signore di Molise.
Una seconda conferma dell'esistenza del luogo, in epoca normanna, è data da un rendiconto redatto durante il pontificato di [[papa Lucio III]], sullo stato e i possedimenti della diocesi (1192), nel quale si legge che presso il popolo di Armana si venera la Santa Croce.
Ulteriore citazione si ha in una autorevolissima fonte letteraria a proposito delle decime pagate per l'anno 1309 nella Diocesi di Isernia ove è riportato una citazione in cui l'Arciprete di Castro Armani si impegna a versare la propria parte.
 
Considerato come fondo rustico, l'abitato ed il territorio di Castelromano furono più volte ceduti come latifondo fino al 1418 quando Giacomo, Barone della Famiglia dei [[Montaquila]] di Gaeta, nominato vescovo, essendo venuto in possesso del feudo, lo cedette in dono alla Mensa vescovile della Curia di Isernia a cui è appartenuto fino alla scomparsa della feudalità (1811) ma che per parte ha conservato fino agli inizi del XXI quando gli attuali abitanti hanno riscattato la restante parte del feudo.
Il vescovo era quindi, per diritto, Barone de La Romana e si fregiava del titolo araldico di "Dominum Feudi Romanae".
 
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Da ricordare la tradizione del Fuoco della 'Vilia' (Vigilia), falò acceso sulla piazza antistante la chiesa parrocchiale nella notte tra il 24 e il 25 dicembre per illuminare e riscaldare simbolicamente la Natività.
 
== Altri progetti ==
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