Prima guerra punica: differenze tra le versioni

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|Parte_di = delle [[guerre puniche]]
|Immagine = First Punic War 264 BC_it.jpg
|Didascalia = AreeLe aree di influenza nel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] occidentale nel [[264 a.C.]]: Roma è mostrata in rosso, Cartagine in viola e Siracusa in verde.
|Larghezzaimmagine = 300px
|Data = [[264 a.C.|264]] - 10 marzo [[241 a.C.]]<br /><small>({{Età|-264|1|1|-241|3|10}} anni)</small>
|Luogo = [[Italia]],Isola di [[Sicilia|Sicilia]], [[Africa (provinciaImpero romana)cartaginese|Africa]]
|Casus = Richiesta di d'intervento dei [[Mamertini]]
|Mutamenti_territoriali =
|Esito = Vittoria della [[Repubblica romana]] con conquista della [[Sicilia]], della [[Corsica]] e della [[Sardegna]]
|Schieramento1 = [[Repubblica romana]]<br />[[Messina]]
|Schieramento2 = [[Cartagine]]<br />[[Siracusa]] (fino al [[263 a.C.]])<br />[[Agrigento]] (fino al [[262 a.C.]])
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|Note =
}}{{Campagnabox Prima guerra punica}}{{Campagnabox Guerre puniche}}
La '''prima guerra punica''' ([[264 a.C.|264]] - [[241 a.C.]]) fu la prima didelle [[guerre puniche|tre guerre]] combattute tra l'[[Cartagine|antica Cartagine]] e la [[Repubblica romana]].
 
Vero e proprio esempio di [[guerra di logoramento]], durò oltre 20 anni e vide le due potenze scontrarsi per acquisire la supremazia nel [[Mar Mediterraneo]] occidentale, principalmente combattendo in [[Sicilia]], allora ricchissimo centro dei commerci marittimi del Mediterraneo e politicamente suddivisa tra più potenze. La Repubblica romana risultò vincitrice al termine della guerra e impose a Cartagine pesanti sanzioni economiche.<ref>{{Cita|Fields 2007||Fields2007}}.</ref>
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==== Pirro ====
[[Pirro]] aveva perso il trono nel [[302 a.C.]] ed era stato mandato quale ostaggio alla corte egiziana di [[Tolomeo I|Tolomeo I Sotere]]. Questi nel [[297 a.C.]] lo aiutò a rientrare nel suo regno. Nel [[295 a.C.]] sposò la figlia di Agatocle di Siracusa. Chiamato dalla città greca di Taranto contro Roma che aveva rotto un trattato, giunse in Italia nel [[280 a.C.]] con un esercito di 25.500{{M|25500}} uomini e 20 [[Elefante da guerra|elefanti da guerra]]. Dopo aver vinto la [[battaglia di Heraclea]] e quella di [[Battaglia di Ascoli (279 a.C.)|Ascoli di Puglia]], giunse in [[Sicilia]] per aiutare i [[sicelioti]] a combattere contro i [[cartaginesi]], ma i suoi stessi alleati lo tradirono, poiché vedevano in lui un futuro dominatore. Tornato in [[Italia]], nel [[275 a.C.]] venne sconfitto dai [[Storia romana|Romani]] a [[Maleventum]], ribattezzata dai vincitori [[Beneventum]] per il buon esito dello scontro, e si ritirò in [[Grecia]] dove morì. Nel [[272 a.C.]] [[Roma]] ottenne [[Taranto]], quindi completò l'occupazione della [[Calabria]], e in seguito anche della [[Puglia]].
 
==== Siracusa ====
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[[Siracusa (città antica)|Siracusa]], fin dall'inizio del [[V secolo a.C.]], con l'affermazione al potere della [[Alberi genealogici dei tiranni di Siracusa#Dinomenidi (491 - 465 a.C.)|Dinastia dei Diomenidi]], alla quale apparteneva il [[Tiranni di Siracusa|Tiranno]] [[Gerone I]], era diventata una potente polis che, dopo aver sottomesso tutte le poleis della Sicilia sud-orientale, controllava tutte le altre città [[Sicelioti|siceliote]] ad eccezione di [[Akragas]]. Di questa prima fase storica è la [[Battaglia di Cuma (474 a.C.)|Battaglia navale di Cuma del 474 a.C.]] che vide i siracusani sconfiggere pesantemente gli [[Etruschi]] che dovettero rinunciare definitivamente alla loro espansione sull'[[Magna Grecia|Italia meridionale peninsulare]].
 
A metà del [[V secolo a.C.]], tra il 459 a.C. e il 450 a.C., la potenza siracusana dovette affrontare la rivolta dei [[Siculi]] guidati da [[Ducezio]]. Fin dall'inizio delle migrazioni elleniche, i Siculi avevano ritirato le loro roccaforti nell'[[Sicilia centrale|interno della Sicilia]] ma costituivano la gran parte della popolazione residente nelle varie [[Polis|poleis]] come [[Siracusa (città antica)|Siracusa]], [[Messana]], [[Catania]] e [[Naxos (Sicilia)|Naxos]]. Pur essendosi le due etnie (sicula ed ellenica) ormai fuse insieme, la popolazione delle città siceliote era suddivisa in due classi sociali: i [[Gamoroi]], discendenti dei primissimi colonizzatori, che costituivano l'aristocrazia e i molto più numerosi [[Killichirioi]], cioè [[Siculi]] e coloni Ellenici di migrazioni tardive, che erano semplici lavoratori che non avevano diritti politici e che vivevano in una condizione di quasi discriminazione etnica. La rivolta dei Siculi ebbe quanto meno il risultato finale di porre fine a questa discriminazione e, anche se venne sconfitto, lo stesso [[Ducezio]] ricevette dai vincitori l'[[onore delle armi]] acquisendo il diritto a fondare alcune colonie nella Sicilia settentrionale come [[Caronia|Kalè Aktè]].
L'ormai definitiva fusione tra [[Siculi]] e [[Sicelioti|Greci di Sicilia]] venne definitivamente sancita, pochi anni dopo, in occasione del [[Congresso di Gela]] del 424 a.C., al quale parteciparono i delegati di tutte le poleis siceliote, dei Siculi e dei [[Sicani]], che sancì il principio "né Dori, né Ioni ma Siciliani" che fu di vitale importanza per fare fronte comune e respingere valorosamente, sotto la guida del condottiero siracusano [[Ermocrate]], la [[Spedizione ateniese in Sicilia]].
 
L'ormai definitiva fusione tra [[Siculi]] e [[Sicelioti|Greci di Sicilia]] venne definitivamente sancita, pochi anni dopo, in occasione del [[Congresso di Gela]] del 424 a.C., al quale parteciparono i delegati di tutte le poleis siceliote, dei Siculi e dei [[Sicani]], che sancì il principio "né Dori, né Ioni ma Siciliani" che fu di vitale importanza per fare fronte comune e respingere valorosamente, sotto la guida del condottiero siracusano [[Ermocrate]], la [[Spedizione ateniese in Sicilia]].
Passati alcuni anni, dopo la morte di [[Ermocrate]], tra la fine del V secolo e l'inizio del [[IV secolo a.C.]], [[Dionisio I]] conquistò il potere dando inizio alla nuova Dinastia dei Dionisii. [[Siracusa (città antica)|Siracusa]] divenne la capitale di un vasto stato denominato' ''[[Arconte|Arcontato]] di [[Sicilia]]'' che aveva unificato sotto il proprio controllo, in una sorta di monarchia, tutta la [[Sicilia orientale|Sicilia posta ad est]] del fiume [[Imera meridionale|Salso]], inclusi pure molti centri abitati dai [[Siculi]].
Lo stato fondato da [[Dionisio I]] (poi governato dai [[Tiranni di Siracusa|suoi successori]] della dinastia dei [[Alberi genealogici dei tiranni di Siracusa#La dinastia di Dionisio (405 - 347 a.C.)|Dionisii]]) era una [[Siracusani nell'alto Adriatico|potenza militare e commerciale]] di una certa importanza che sconfisse a più riprese i [[Cartaginesi]], le [[Italioti|poleis italiote]], i [[Italici|Popoli italici]]; che [[Alleanze tra i Galli e Siracusa|stipulò accordi con i Galli]] per contrastare l'espansionismo romano e che fondò svariate colonie sull'[[Adriatico]]: le città di [[Ancona]], [[Adria]], [[Lissa (città)|Lissa]] e [[Alessio (Albania)|Alessio]].
 
Passati alcuni anni, dopo la morte di [[Ermocrate]], tra la fine del V secolo e l'inizio del [[IV secolo a.C.]], [[Dionisio I]] conquistò il potere dando inizio alla nuova Dinastia dei Dionisii. [[Siracusa (città antica)|Siracusa]] divenne la capitale di un vasto stato denominato' ''[[Arconte|Arcontato]] di [[Sicilia]]'' che aveva unificato sotto il proprio controllo, in una sorta di monarchia, tutta la [[Sicilia orientale|Sicilia posta ad est]] del fiume [[Imera meridionale|Salso]], inclusi pure molti centri abitati dai [[Siculi]]. Lo stato fondato da [[Dionisio I]] (poi governato dai [[Tiranni di Siracusa|suoi successori]] della dinastia dei [[Alberi genealogici dei tiranni di Siracusa#La dinastia di Dionisio (405 - 347 a.C.)|Dionisii]]) era una [[Siracusani nell'alto Adriatico|potenza militare e commerciale]] di una certa importanza che sconfisse a più riprese i [[Cartaginesi]], le [[Italioti|poleis italiote]], i [[Italici|Popoli italici]]; che [[Alleanze tra i Galli e Siracusa|stipulò accordi con i Galli]] per contrastare l'espansionismo romano e che fondò svariate colonie sull'[[Adriatico]]: le città di [[Ancona]], [[Adria]], [[Lissa (città)|Lissa]] e [[Alessio (Albania)|Alessio]].
Il trentennio che seguì la cacciata di [[Dionisio II]] fu caratterizzato dalla pacifica e prospera [[Simmachia|fase repubblicana]] del Governo democratico di [[Timoleonte]].
 
Il trentennio che seguì la cacciata di [[Dionisio II]] fu caratterizzato dalla pacifica e prospera [[Simmachia|fase repubblicana]] del Governo democratico di [[Timoleonte]]. Tuttavia nel [[316 a.C.]], [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]], [[Guerra civile di Siracusa (316 a.C.)|rovesciata con un golpe la democrazia]], riprese la politica monarchico-autoritaria e imperialista di [[Dionisio I]], proclamandosi " ''Βασιλεύς τῆς Σικελίας'' " (Basilèus tès Sikelìas) cioè "[[Re di Sicilia]]" e auto-incoronandosi alla maniera ellenistica dei [[Diadochi]] orientali. Il regno siracusano di Agatocle, nel periodo della sua massima espansione, aveva come confine occidentale il [[Fiume Platani]], estendendosi sulla [[Sicilia orientale|parte orientale della Sicilia]]; su [[Gela (città antica)|Gela]], su [[Akragas]] e sul [[provincia di Agrigento|suo circondario]]; su [[Selinunte]]; sui territori dei [[Siculi]] e dei [[Sicani]] (stanziati [[Sicilia centrale|nell'interno]]), su [[Reghion]], [[Locri Epizefiri|Locri]] e sull'estremità meridionale della [[Calabria]]. Solo l'[[Sicilia occidentale|estremità occidentale della Sicilia]] rimaneva in mano ai [[Cartagine]]si che controllavano le città di [[Lilibeo]], [[Drepanon]] e [[Panormo]]; mentre agli [[Elimi]], loro alleati, appartenevano le città di [[Segesta]], [[Erice|Erix]], [[Entella (città antica)|Entella]], [[Elima]], [[Iaitas]] e [[Nakone]].
 
Dopo la morte di [[Agatocle]] e l'instaurazione di un regime repubblicano, il territorio dello stato di Siracusa si era progressivamente ridotto a favore dei Cartaginesi che avevano conquistato [[Akragas]] e [[Gela (città antica)|Gela]] e dei [[Mamertini]], (mercenari di stirpe [[sanniti|sabellica]] che avevano combattuto per conto di [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]]) che occuparono [[Messana]] facendone la base delle loro scorrerie che si concretizzavano in stragi e rapine.<ref>Massimo Costa. ''Storia istituzionale e politica della Sicilia. Un compendio''. Amazon. Palermo. 2019. Pagg. da 28 a 43 - ISBN 9781091175242
Solo l'[[Sicilia occidentale|estremità occidentale della Sicilia]] rimaneva in mano ai [[Cartagine]]si che controllavano le città di [[Lilibeo]], [[Drepanon]] e [[Panormo]]; mentre agli [[Elimi]], loro alleati, appartenevano le città di [[Segesta]], [[Erice|Erix]], [[Entella (città antica)|Entella]], [[Elima]], [[Iaitas]] e [[Nakone]].
</ref> Finita la parentesi repubblicana e il breve regno di [[Pirro]], nel [[270 a.C.]], [[Gerone II]] fu proclamato "Basileus tes Sikelìas" dopo avere ottenuto successi contro i cartaginesi e dopo vittoriose azioni contro i [[Mamertini]] a [[Messana]].
 
Dopo la morte di [[Agatocle]] e l'instaurazione di un regime repubblicano, il territorio dello stato di Siracusa si era progressivamente ridotto a favore dei Cartaginesi che avevano conquistato [[Akragas]] e [[Gela]] e dei [[Mamertini]], (mercenari di stirpe [[sanniti|sabellica]] che avevano combattuto per conto di [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]]) che occuparono [[Messana]] facendone la base delle loro scorrerie che si concretizzavano in stragi e rapine.<ref>Massimo Costa. ''Storia istituzionale e politica della Sicilia. Un compendio''. Amazon. Palermo. 2019. Pagg. da 28 a 43 - ISBN 9781091175242
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Finita la parentesi repubblicana e il breve regno di [[Pirro]], nel [[270 a.C.]], [[Gerone II]] fu proclamato "Basileus tes Sikelìas" dopo avere ottenuto successi contro i cartaginesi e dopo vittoriose azioni contro i [[Mamertini]] a [[Messana]].
La guerra contro questi mercenari, alleati di Roma, per la riconquista di [[Messana]] (odierna [[Messina]]) lo spinse a un'innaturale e temporanea alleanza con [[Cartagine]].
 
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La potenza navale di Cartagine si vide nel [[279 a.C.]] attenta a non far dimenticare i suoi interessi sulle coste italiche e preoccupata di un possibile allargamento del regno di Pirro, greco e "imparentato" con Siracusa, Cartagine inviò una flotta di 120 navi che si ancorò nel porto di [[Ostia (città antica)|Ostia]] per forzare i romani, impegnati nella guerra con Pirro e che pensavano a continuare le ostilità. Cartagine così ottenne di avere mani più libere contro Siracusa e la stipulazione di un trattato (il quarto con Roma) nel quale le due potenze implicitamente spartivano le zone di influenza.
 
Il patto, oltre a promesse di aiuto economico e militare di Cartagine contro i greci, garantiva a Roma che i punici non si accordassero con Pirro (c'erano voci di accordi in proposito) mentre Roma era impegnata in combattimenti con Sanniti, Lucani e Bruzi. La zona di influenza di Roma veniva fissata nell'Italia peninsulare e proibiva ai romani di sbarcare in Sicilia se non per necessità di rifornimento o riparazioni navali. L'anno successivo, [[Pirro]] sbarcò con 8.000{{M|8000}} uomini a [[Catania]] e [[Taormina]], allontanò i cartaginesi da Siracusa e conquistò praticamente tutta la Sicilia, ricostruendo quello che, pochi anni prima era stato il [[Sicelioti|regno agatocleo]], riducendo i punici al possesso del solo Capo Lilibeo. Due anni dopo dovette però rientrare in Italia e Cartagine ritornò sulle posizioni precedenti.
 
=== ''Casus belli'' ===
Nel [[288 a.C.]] i [[Mamertini]], un gruppo di mercenari italici della Campania originariamente al servizio di [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]], tiranno di Siracusa, rimasti senza un signore alla morte di quest'ultimo avvenuta l'anno prima, occuparono la città di ''[[Messana]]'' (la moderna [[Messina]]), uccidendo tutti gli uomini e prendendone le donne.<ref>{{Cita|Warmington 1993|p. 165|Warmington1993}}.</ref> Nel [[280 a.C.]], la vittoria di [[Pirro]] sui romani nella [[battaglia di Eraclea]] portò le popolazioni italiche a ritenere possibile la sconfitta di Roma e in alcuni casi a ribellarsi. La guarnigione romana di ''Rhegium'' (l'attuale [[Reggio Calabria]]) costituita da soldati campani, pensò di prevenire una sollevazione della popolazione e fece strage degli uomini, impossessandosi anche in questo caso dei beni e delle donne. Sconfitto Pirro nella [[Battaglia di Benevento (275 a.C.)|battaglia di Maleventum]] del [[275 a.C.]], i romani nel [[270 a.C.]] decisero di riprendere Rhegium. Il [[Console (storia romana)|console]] [[Gneo Cornelio Blasione]] pose l'assedio alla città, aiutato dalla flotta [[Sicelioti|siracusana]], e quando la guarnigione si arrese dopo una strenua difesa, deportò a Roma i sopravvissuti tra i 4000 che dieci anni prima avevano preso la città. Il senato chiese una punizione esemplare per quei soldati che si erano macchiati di crimini contro la popolazione e i superstiti furono condannati come scellerati. Vennero perciò tutti fustigati e decapitati.<ref>{{cita web |url= http://www.circoloculturalelagora.it/reggioromana.htm |titolo=RCromana |sito=circoloculturalelagora.it |accesso=14 marzo 2012}}</ref>
 
In Sicilia invece i [[Mamertini]] saccheggiavano il territorio circostante [[Messana]] e si scontrarono col [[Sicelioti|Regno siceliota indipendente]] di [[Siracusa (città antica)|Siracusa]] che controllava ormai solo l'estrema propaggine sud-orientale della [[Sicilia]], limitato ad ovest dal fiume [[Imera Meridionale|Salso]] e a nord dal [[Fiume Alcantara]] e dai [[Monti Nebrodi]]. [[Gerone II|Gerone II di Siracusa]] divenuto tiranno e Basileus di Sicilia dal 270 a.C. nello stesso anno si scontrò con i Mamertini vicino ''[[Mylae]]'', l'odierna [[Milazzo]], sconfiggendoli nella battaglia presso il fiume che lo storico [[Polibio]] nelle sue ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'' chiama ''Longanus''<ref>{{cita web |url= http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:text:1999.04.0064:entry=longanus-geo |titolo=Dictionary of Greek and Roman Geography (1854), LONGANUS |sito=perseus.tufts.edu |accesso=14 marzo 2012}}</ref><ref>[[Polibio]]. ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', 1:9.7-9.8.</ref> nei "Campi Milesi". Alla sconfitta seguì la presa di Milazzo. I mamertini dopo il rovescio subito si rivolsero a Roma e Cartagine per ottenere assistenza militare. La prima a rispondere alla richiesta fu Cartagine che contattò il rivale Gerone per ottenere la cessazione di ulteriori azioni e nello stesso tempo convinse i mamertini ad accettare una guarnigione cartaginese a Messana. Forse perché non contenti della prospettiva di dover accogliere truppe cartaginesi in città, o forse convinti che la recente alleanza tra Roma e Cartagine contro Pirro confermava l'esistenza di relazioni cordiali tra le due potenze, i mamertini chiesero di allearsi anche con Roma, sperando di avere una protezione più affidabile. Ma la rivalità tra Roma e Cartagine era aumentata rispetto ai tempi della guerra con Pirro e, secondo lo storico Warmington, un'alleanza con entrambe le potenze in contemporanea non era possibile.<ref>{{Cita|Warmington 1993|p. 167|Warmington1993}}.</ref>
 
Secondo lo storico Polibio, vi fu un vasto dibattito a Roma per decidere se accettare la richiesta dei mamertini ed entrare in questo modo probabilmente in guerra con Cartagine. Se da un lato alcuni non ritenevano si dovesse andare in aiuto di soldati che ingiustamente avevano rubato una città ai legittimi proprietari, cosa recentemente punita nel caso di Rhegium, né fosse saggio violare il trattato precedente che imponeva ai romani di non mettere piede in Sicilia; d'altra parte molti non erano disposti a vedere espandersi ulteriormente il potere cartaginese in Sicilia, poiché lasciando i cartaginesi indisturbati a [[Messana]], essi avrebbero dato a questi la possibilità di un successivo confronto con Siracusa, sconfitta la quale la conquista della Sicilia sarebbe stata completa.<ref>[[Polibio]]. ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', 1:10.7-10.9.</ref>
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7. [[Enna]] e [[Alesa Arconidea|Halaesa]] si arrendono a Roma
]]
La guerra terrestre, un tipo di guerra che Roma conosceva bene, giocò un ruolo secondario nella prima guerra punica. Le operazioni rimasero confinate ad alcune scaramucce fra le forze in campo, con solo qualche vera battaglia. In genere si assistette ad assedi e blocchi di comunicazioni che furono le sole operazioni degli eserciti. Lo sforzo maggiore fu posto nei tentativi di chiudere i porti principali della Sicilia, in quanto inessuno dei due contendenti eranopossedeva entrambicittà nellavere condizionee diproprie dovero rifornirebasi lemilitari truppe di viverinell'isola, materialile edquali effettivi,erano nonnecessarie avendoper nessunapoter dellerifornire duele cittàtruppe veredi eviveri, propriemateriali basied militari in Siciliaeffettivi.
Ciononostante almeno due battaglie di larga scala furono combattute durante questa guerra. Nel [[262 a.C.]] Roma assediò [[Agrigento]] in un'operazione che coinvolse entrambi gli eserciti consolari per un totale di quattro legioni (circa 20.000{{M|20000}} legionari e 2.000{{M|2000}} cavalieri) e che tenne campo per molti mesi.
 
La guarnigione cartaginese di Agrigento riuscì a chiedere rinforzi che giunsero, guidati da [[Annone (generale)|Annone]]. I romani passarono quindi da assedianti ad assediati e, perso il supporto di Siracusa, dovettero costruire un vallo per la propria difesa dalle sopraggiungenti forze cartaginesi. Dopo alcune schermaglie si venne a una vera battaglia, la [[battaglia di Agrigento]], che fu vinta dai romani, le cui legioni erano più disciplinate ed efficienti delle armate cartaginesi, composte invece da mercenari. Immenso fu il bottino e il saccheggio del campo che durò buona parte della notte. Se [[Annibale Giscone]], comandante delle truppe ad Agrigento, avesse disposto di forze sufficienti forse avrebbe potuto infliggere gravi perdite ai romani intenti al bottino ma i superstiti dopo sette mesi di assedio erano così sfiniti e sfiduciati che preferirono la fuga. Durante la notte, senza esser visti dai romaniRomani, uscirono dalla città e raggiunsero la flotta.
 
La seconda operazione terrestre su grande scala fu quella di [[Marco AttilioAtilio Regolo]]. Fra il [[256 a.C.]] e il [[255 a.C.]] Roma tentò di portare la guerra in Africa invadendo le colonie cartaginesi. Fu costruita una grande flotta sia per il trasporto delle truppe e dei rifornimenti sia per la protezione dei convogli. Cartagine cercò di fermare questa operazione ma venne sconfitta nella [[Battaglia di Capo Ecnomo]]. Le legioni di Attilio Regolo sbarcarono in Africa senza grosse difficoltà e iniziarono a saccheggiare il territorio per costringere l'esercito cartaginese ad entrare in azione. Questa campagna ebbe risultati contrastanti. All'inizio Regolo vinse l'esercito cartaginese nella [[battaglia di Adys]] forzando Cartagine a chiedere la pace. Furono però presentate condizioni tanto pesanti che i negoziati fallirono e Cartagine, assunto il mercenario spartano [[Santippo]] per riorganizzare le proprie forze, riuscì a fermare l'avanzata romana.
 
Santippo sconfisse Regolo nella [[Battaglia di Tunisi (255 a.C.)|battaglia di Tunisi]] e lo catturò. L'invasione romana dell'Africa ebbe fine con la vittoria cartaginese. Verso la fine della guerra, nel [[249 a.C.]] Cartagine inviò in Sicilia il generale [[Amilcare Barca|Amilcare]] (il padre di [[Annibale]]). Amilcare riuscì a porre sotto il suo controllo la maggior parte dell'interno dell'isola e Roma dovette risolversi ad affidarsi a un [[dittatore romano|dittatore]] per risolvere il problema. Le forze terrestri di Amilcare non furono mai sconfitte. D'altra parte la guerra doveva chiaramente essere decisa sul mare. E sul mare avvenne lo scontro decisivo. La [[battaglia delle Isole Egadi]] del [[241 a.C.]] vinta dalla flotta romana, segnò la fine della prima guerra punica, dimostrando, in questo caso, la scarsa importanza delle battaglie terrestri.
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A causa delle difficoltà di operare in Sicilia, la maggior parte della prima guerra punica, comprese le battaglie più decisive, fu combattuta in mare, uno spazio ben noto alle flotte cartaginesi che da secoli lo percorrevano vincenti. In più, la guerra navale permetteva il blocco dei porti nemici con il conseguente possibile o mancato rinforzo per le truppe a terra. Entrambi i contendenti dovettero investire pesantemente nell'allestimento delle flotte e questo diede fondo alle finanze pubbliche sia di Roma che di Cartagine. Probabilmente segnò il corso della guerra.
 
[[File:The story of the greatest nations, from the dawn of history to the twentieth century - a comprehensive history, founded upon the leading authorities, including a complete chronology of the world, and (14578958927).jpg|miniatura|sinistra|upright=1.6|Scontro in mare tra le flotte romana e cartaginese]]
 
All'inizio della prima guerra punica, Roma non aveva nessuna esperienza di guerra navale. Le sue [[Legione romana|legioni]] erano vittoriose da secoli nelle terre italiche ma non esisteva una Marina, tanto meno una Marina militare. Nondimeno il [[Senato romano|Senato]] comprese immediatamente l'importanza del controllo del Mediterraneo centrale nel prosieguo del conflitto. La prima grande flotta fu costruita dopo la battaglia di Agrigentum del [[261 a.C.]] che fu vinta
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* Ogni equipaggio era composto mediamente da 100 uomini.
 
Se ne trae la conclusione che le perdite di uomini furono pesanti per entrambe le parti. Lo storico [[Polibio]] commenta che la prima guerra punica fu per l'epoca la più distruttiva in termini di vite umane nella storia bellica, comprese le campagne di [[Alessandro Magno]], e questo può dare un'idea delle dimensioni. Guardando ai dati del censimento romano del III secolo, A. Galsworthy notava come durante il conflitto Roma avesse perso circa 50.000{{M|50000}} cittadini. E questo escludendo le truppe ausiliarie e ogni altro partecipante al conflitto che non avesse avuto il rango di [[civis romanus]]; queste perdite non erano determinabili.
 
==== Condizioni di pace ====
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* perdere il controllo del mar Mediterraneo,
* consegnare a Roma il possesso di un gruppo di piccole isole a nord della Sicilia,
* pagare un'indennità di guerra di 1.000{{M|1000}} [[Talento (peso)|talenti]] immediatamente e 2.200{{M|2200}} talenti in 10 rate annuali.
 
Altre clausole determinavano che nessun attacco poteva essere effettuato dalle due parti verso gli alleati degli altri e fu proibito a entrambi di raccogliere truppe nel territorio della parte avversa. Questo impediva ai cartaginesi, che facevano largo uso di mercenari, soprattutto libici, di accedere alle forze mercenarie inquadrate fra le legioni e quindi alla tecnologia e alla superiore tecnica militare romana.
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* [[263 a.C.]] - Truppe romane passano lo stretto su navi fornite da [[Taranto]], [[Locri]] e altre città greche. I cartaginesi si ritirano ad [[Agrigento]]. Il console [[Manio Valerio Massimo Messalla]] giunto da Roma con altri soldati, pone l'assedio a Siracusa e costringe Gerone II ad un'alleanza con Roma.
* [[262 a.C.]] - Le forze cartaginesi si rinchiudono ad [[Agrigento]], la città viene assediata dai romani che la [[Battaglia di Agrigento|espugnano dopo sette mesi]]. [[Segesta]] si allea con Roma.
* [[261 a.C.]] - Vittoria romana e saccheggio di Agrigento. I cartaginesi riescono a evacuare la guarnigione. Roma decide di costruire una flotta per contrastare il dominio cartaginese dei mari. Si apprestano 100 quinqueremi e 20 triremi nei cantieri delle città greche. 30.000{{M|30000}} rematori, in gran parte contadini italici, vengono addestrati a remare su "navi virtuali" nello stesso ordine in cui, dopo, avrebbero dovuto remare.
* [[260 a.C.]] - Prima battaglia navale ([[battaglia delle Isole Lipari]]) e disastro per Roma per l'imperizia del console Gneo Cornelio Scipione (detto poi Asina). Subito dopo, però, l'altro console, Gaio Duilio, vince la [[battaglia di Milazzo (260 a.C.)|battaglia di Milazzo]] con l'aiuto dei "corvi".
* [[259 a.C.]] - Il conflitto terrestre si estende alla Sardegna e alla Corsica, dove viene conquistata [[Aleria|Alalia]].
* [[258 a.C.]] - Battaglia navale di Sulci Tirrenica, vittoria romana. L'Ammiraglio cartaginese Annibale Giscone sconfitto è crocifisso dai suoi soldati
* [[257 a.C.]] - Battaglia navale di Tindaride, vittoria romana. Roma decide di riprendere la politica aggressiva di Agatocle. Viene apprestata una flotta di 230 navi quinqueremi.
* [[256 a.C.]] - Con la nuova flotta, sulla quale sono imbarcati 97.000{{M|97000}} uomini, i romani tentano di invadere l'Africa. Cartagine le oppone una flotta di 250 navi con 150.0001{{M|50000}} uomini. La risultante [[battaglia di Capo Ecnomo]] è la più grande battaglia navale dell'antichità e la maggiore vittoria di Roma. La flotta romana, guidata dai consoli Lucio Manlio Vulsone e Marco Attilio Regolo in formazione a cuneo si inserisce nella formazione cartaginese, rischia di essere circondata ma riesce a prevalere per l'uso dei "corvi". Roma, raggiunta la superiorità navale oltre che terrestre, sbarca le truppe in Africa, a Clupea, e avanza verso Cartagine. La battaglia di Adys e l'espugnazione di Tunisi da parte dei 15.000{{M|15000}} uomini di Atilio Regolo segna il primo successo romano in Africa e Cartagine chiede la pace. I negoziati non portano ad un accordo e la guerra continua.
* [[255 a.C.]] - I cartaginesi assoldano il generale spartano Santippo per organizzare la difesa. Regolo a causa di un errore di valutazione delle forze, viene sconfitto nella battaglia di Tunisi. Il console viene catturato, le truppe romane sopravvissute (solo 2.000{{M|2000}} uomini) raggiungono Clupea e vengono evacuate dalla flotta di 350 navi che però viene distrutta da un naufragio durante il viaggio di ritorno verso la Sicilia.
* [[254 a.C.]] - Viene costruita una nuova flotta di 220 navi per sostituire quella distrutta dalla tempesta e si apre una leva per un nuovo esercito. I romani vincono a [[Palermo]] dove fanno 27.000{{M|27000}} prigionieri di cui 13.000{{M|13000}} vennero venduti come schiavi, ma non riescono a compiere passi significativi nella guerra. Contrattacco cartaginese respinto dalle forze di Cecilio Metello che nel suo trionfo, porta a Roma degli elefanti. Cinque città greche in Sicilia passano da Cartagine a Roma.
* [[253 a.C.]] - Roma continua nella politica di portare la guerra in Africa, nella costa della Sirte, a est di Cartagine. Dopo un anno senza significativi successi la flotta ritorna in patria. Durante il ritorno i romani sono nuovamente presi dalla tempesta e perdono 150 navi.
* [[251 a.C.]] - Nuova vittoria romana a Palermo contro i cartaginesi condotti da Asdrubale. Come risultato delle ultime sconfitte Cartagine rinforza la guarnigione in Sicilia e riconquista Agrigento.
* [[250 a.C.]] - I romani, dopo aver rinforzato le guarnigioni e costruita una strada fra Agrigento e Palermo iniziano l'assedio di Lilibeo con forze di terra e 200 navi. Insuccesso.
* [[249 a.C.]] - Roma, nel tentativo di forzare il porto perde quasi tutta la flotta nella [[battaglia di Trapani]]. Si dà la colpa al deprimente effetto ottenuto dal console Claudio Pulcro che fece gettare in mare i polli augurali che non beccavano il mangime (cosa ritenuta di cattivo augurio). La frase del console: "se non vogliono mangiare, che bevano" è diventata famosa. Il console Giunio Pullo perde, ancora una volta per la tempesta, la sua flotta ma riesce a conquistare Erice. Aulo Atilio Calatino viene nominato dittatore e inviato in Sicilia.
* [[248 a.C.]] - [[243 a.C.]] - Battaglie di bassa intensità in Sicilia. Scorrerie di entrambi i contendenti in territorio nemico. A causa delle condizioni economiche disastrose, Cartagine non riesce ad ottenere da Tolomeo Filadelfo, re dell'Egitto, un prestito di 2.000{{M|2000}} talenti. Ma anche Roma non naviga nell'oro e per contenere le spese limita le unità necessarie a 60 navi. Amilcare Barca compie vittoriose incursioni in Sicilia e prende prigioniero Giunio Pullo. Nessuna battaglia navale importante. Vengono intavolate trattative per la pace ma Atilio Regolo, inviato a Roma per patrocinarla, intuendo che Cartagine era quasi esausta si oppone.
* [[242 a.C.]] - Con un estremo sforzo Roma riesce a costruire una nuova flotta ricorrendo anche a finanziamenti privati. Vengono allestite 219 navi. Cartagine viene colta di sorpresa da questo riacutizzarsi di una guerra che si stava trascinando senza grandi novità. I romani riescono a occupare Draepanum (l'odierna Trapani) e il porto di Lilybaeum (l'odierna Marsala) viene bloccato.
* [[241 a.C.]] - Il 10 marzo avviene la [[Battaglia delle Isole Egadi|battaglia delle Egadi]] con la decisiva vittoria di Roma. Le navi cartaginesi, cariche di rifornimenti per la Sicilia, non riescono a manovrare e fuggono. Cartagine perde 120 navi e 10.000{{M|10000}} uomini vengono catturati. Il comandante [[Annone (generale)|Annone]] finisce sotto processo per la sconfitta e viene condannato a morte. Cartagine è costretta ad accettare le condizioni di pace. Termine della prima guerra punica.
 
== Note ==
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* [[Guerre puniche]]
* [[Repubblica romana]]
* [[RivoltaGuerra dei mercenari]]
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{{Guerre antica Roma}}
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