Endecasillabo: differenze tra le versioni

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Sotto la penna, ovvero stalagmitificanomisi.<ref>{{cita libro|url=https://www.google.it/books/edition/Enciclopedia_dei_giochi_Q_Z/8KUTAQAAIAAJ|autore=[[Giampaolo Dossena]]|titolo=Enciclopedia dei giochi: Q-Z|editore=UTET|città=Torino|anno=1999|p=1012|accesso=23 febbraio 2024}}</ref>}}
 
==Endecasillabi "''a maiore"'' e "''a minore"''==
Per motivi legati alla sua genesi (l'endecasillabo nasce infatti dalla fusione di un Quinarioquinario e di un Settenariosettenario{{citazioneSenza necessariafonte}}) e formalizzati già da [[Pietro Bembo]], l'endecasillabo "canonico" prevede un accento secondario sulla sesta o sulla quarta sede; nel primo caso l'endecasillabo si definisce ''a maiore'' (ed il primo emistichio equivale ad un [[settenario]]), nel secondo caso si definisce ''a minore'' (ed il primo [[emistichio]] equivale ad un [[quinario]]).
 
Nell'endecasillabo ''a minore'' canonico, l'accento del primo emistichio può cadere su un monosillabo tronco o un polisillabo piano, ma non su un polisillabo sdrucciolo.<ref>{{Treccani|endecasillabo_(Enciclopedia-dell%27Italiano)|autore=Claudio Ciociola|accesso=4 marzo 2025|citazione=}}</ref><ref>{{Cita libro
La definizione degli accenti di un verso è spesso un concetto soggettivo; un verso può anche avere più accentazioni diverse a seconda della lettura che si vuol dare; di regola si tende a considerare atone le particelle più piccole come i ''pronomi'', ''preposizioni'', ''articoli'' e ''congiunzioni'', quando non siano in posizione evidentemente marcata.
|titolo = La metrica
|autore = Antonio Pinchera
|editore = Mondadori
|città = Milano
|anno = 1999
|p = 86
|ISBN = 88-424-9312-0
}}</ref> Per esempio, l'endecasillabo dantesco «per cui tremavano amendue le sponde» (''Inferno'', IX, 66) ''[[ex lege]]'' non è canonico: è un endecasillabo ''a minore'' (accenti su 4ª e 8ª sillaba), in cui il primo emistichio («per cui tremavano») ha l'accento primario su una parola sdrucciola («tre''mà''vano»).
 
La definizione degli accenti di un verso è spesso un concetto soggettivo; un verso può anche avere più accentazioni diverse a seconda della lettura che si vuol dare; di regola si tende a considerare atone le particelle più piccole come i ''pronomi'', ''preposizioni'', ''articoli'' e ''congiunzioni'', quando non siano in posizione evidentemente marcata.
 
[[File:Pietro Bembo - Titian.jpg|thumb|upright|[[Pietro Bembo]], uno dei primi teorici della metrica italiana in [[Ritratto di Pietro Bembo|un ritratto]] di [[Tiziano]].]]
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Questa versatilità rende l'endecasillabo uno dei versi principe della metrica italiana.
 
===Tipi di endecasillabi "''a maiore"''===
Nell'endecasillabo "''a maiore"'' generalmente è tonica almeno una sillaba prima della sesta (tipicamente la 1ª, la 2ª o la 3ª).
 
Molto più raro il caso in cui non ci siano accenti rilevanti prima della sesta sillaba come in questo caso:
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{{Citazione|Sgombrimisi del p''e''tto ogni altra voglia. |[[Pietro Bembo|Bembo]], "Perché ‘l piacer", ''[[Gli Asolani|Asolani]]'', 3 VIII, 4}}
 
===Tipi di endecasillabi "''a minore"''===
 
L'endecasillabo ''a minore'' ha principalmente due tipi di accentazione rilevanti:
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== Endecasillabi non comuni ==
Esistono una serie di endecasillabi "insoliti" che sono considerati canonici pur essendone al limite.{{citazioneSenza necessariafonte}}
 
===Endecasillabo epico===
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==Endecasillabi non canonici==
Esistono poi una serie di endecasillabi considerati "errati" dai teorici.{{citazioneSenza necessariafonte}}
Non sono ammessi nella poesia classica tutti quei tipi di versi dove non è possibile riconoscere i due emistichi principali del quinario e del settenario; che abbiano cioè sia la quarta che la sesta sede atone.
Gli endecasillabi di Dante sono ''quasi'' tutti canonici. Quelli di Petrarca e dei petrarchisti lo sono tutti.