Scipio Slataper: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
 
Nacque a [[Trieste]], dal 1867all'epoca parte dell'[[Impero austro-ungarico]], da Luigi Slataper, un commerciante eche fu più volte consigliere comunale, e da Iginia Sandrinelli<ref name=dbi>{{DBI
|nome = SLATAPER, Scipio
|nomeurl = scipio-slataper
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}}</ref>.
 
Il cognome paterno suggerisce un'origine [[Slovenia|slovena]]: pare che gli avi paterni dell'autore fossero originari di [[Tolmino]], nella ''[[Goriziano|Goriška]]'', ede il capostipite del ramo triestino fu forse Giacomo Filippo, morto nel [[1836]]; tuttora in [[Slovenia]] ede in [[Croazia]] è diffuso il cognome Zlatoper<ref name=dbi/>. Tuttavia egli stesso, nella sua opera principale ''[[Il mio Carso]]'', accenna ad ascendenze [[Boemia|boeme]] nella sua famiglia<ref>{{CitaSenza web|url=http://www.yahoo.com/|titolo=Yahoo {{!fonte}} Mail, Weather, Search, Politics, News, Finance, Sports & Videos|sito=www.yahoo.com|lingua=en-US|accesso=2022-12-05}}</ref>. I Sandrinelli erano invece originari del [[Veneto]] e la madre era nipote di [[Scipione Sandrinelli]], che fu podestà di Trieste ed esponente del partito liberal-nazionale<ref name=dbi/>.
 
Ebbe cinque fratelli: Lucilla (morta in tenera età), Gastone, Vanda, Nerina e [[Guido Slataper|Guido]]<ref name=dbi/>.
 
Nel [[1899]] entrò al [[Liceo ginnasio statale Dante Alighieri|liceo "Dante"]], dove ebbe come insegnante di latino [[Guido Costantini]] e di tedesco [[Emilio Bidoli]]. A causa di una malattia nervosa, dovette lasciare la scuola nel [[1903]] e trascorse un periodo sul [[Carso]] per curarsi; conseguì il diploma nel [[1908]]<ref name=dbi/>.
 
Si trasferì a [[Firenze]] per studiare<ref>come altri intellettuali triestini, quali [[Giorgio Fano]], [[Biagio Marin]], [[Giani Stuparich]], [[Virgilio Giotti]] e [[Umberto Saba]], più o meno nello stesso periodo.</ref>; qui si laureò in Lettere, con una tesi su [[Henrik Ibsen|Ibsen]]. Nel
[[File:ElodyOblath-LeTreAmiche.jpg|thumb|Le tre amiche di Scipio Slataper: Luisa Carniel Slataper (Gigetta), destinata a diventare sua moglie, Elody Oblath e Anna Pulitzer (Gioietta), ritratti eseguiti da Gigetta Slataper, anno 1910 circa.]]
Agli anni 1909-1914 risale l'epistolario di Scipio Slataper ''Alle tre amiche'' (pubblicato postumo a cura di [[Giani Stuparich]]); nel gennaio del [[1909]] incontrò a Trieste la prima di esse, Anna Pulitzer, giovane con cui ebbe una relazione intensa quanto tormentata, conclusasi tragicamente col suicidio di lei nel maggio dell'anno seguente. Sconvolto dall'avvenimento, si ritirò in solitudine in una piccola abitazione sull'altopiano di Occisla, dove iniziò a scrivere ''[[Il mio Carso]]'', che, pubblicato nel 1912, resterà il suo unico romanzo. Tornato a Trieste, nel settembre 1913 sposò Luisa Carniel, detta Gigetta, la seconda delle tre amiche (la terza era [[Elody Oblath]]), da cui ebbe un figlio cui fu dato il medesimo nome di [[Scipio Secondo Slataper|Scipio]] e che, arruolato tra gli alpini della [[Brigata alpina "Julia"|Divisione Julia]], rimase disperso in Russia durante la [[Seconda battaglia difensiva del Don|ritirata (1942-1943)]] e fu insignito di [[medaglia d'oro al valor militare]] <ref> {{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=45658|titolo=Medaglia d'oro al valor militare|accesso=22 aprile 2015}}</ref>.
 
Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi [[irredentismo|irredentiste]], allo scoppio della [[prima guerra mondiale]] si arruolò volontario, come molti altri triestini, insieme colal fratello Guido nel [[Regio Esercito|Regio Esercito italiano]], raggiungendo il grado di [[sottotenente]] di [[Fanteria]] nel [[1º Reggimento Fanteria "San Giusto"|1º Reggimento "Granatieri di Sardegna"]]; morì al fronte combattendo sul [[Battaglia del Podgora|monte Podgora]] (toponimo sloveno della località ''Piedimonte del Calvario'', ora nel comune di [[Gorizia]])<ref>{{cita web|url=http://www.itinerarigrandeguerra.it/Tomba-Di-Scipio-Slataper-Monte-Calvario-Gorizia|titolo=Tomba di Scipio Slataper|sito=Itinerari della Grande Guerra|accesso=13 luglio 2014}}</ref>. Per il suo coraggio gli fu concessa la [[medaglia d'argento al valor militare]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilterritorio.ccm.it/index_.php|titolo=Da Vivante a Timeus : ideologie e identità a confronto nel tramonto di un'epoca, Fabio Todero|editore=Il territorio, semestrale di storia, memoria, cultura, fotografia, ambiente, n. 10, novembre 1998|accesso=13 luglio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141130011948/http://www.ilterritorio.ccm.it/index_.php|dataarchivio=30 novembre 2014|urlmorto=sì}}</ref> alla memoria.
 
È sepolto sul Monte Calvario, lungo la Strada Giuliano-Trentini Volontari Irredenti; sulla lapide è anche ricordato il figlio [[Scipio Secondo Slataper]], disperso in Russia nel 1943.<ref>{{cita web|url=http://www.itinerarigrandeguerra.it/Tomba-Di-Scipio-Slataper-Monte-Calvario-Gorizia |titolo=Tomba di Scipio Slataper|sito=itinerarigrandeguerra.it|accesso=3 ottobre 2917}}</ref>
== Contesto ==
 
== Produzione letteraria==
[[File:La Voce Giovanni-Papini.pdf|thumb|upright=0.6|''La Voce'', 1909]]
Entrato in contatto negli anni universitari con i giovani letterati italiani che ruotavano attorno alla rivista ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'', fondata da [[Giuseppe Prezzolini]], vi collaborò assiduamente, pubblicando numerosi articoli.
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Va sicuramente menzionata la tesi di laurea di Slataper su [[Ibsen]], scritta nel 1912 e che fu da lui successivamente rimaneggiata per essere data alle stampe; uscì postuma nel [[1916]]. Questo studio si configura come un'analisi di tutto l'itinerario della vita e della produzione dello scrittore norvegese. Pur rifacendosi a critici di area austriaca e tedesca (un esempio evidente e confessato è quello dell'opera del [[Otto Weininger|Weininger]], che è alla base dell'interpretazione slataperiana del ''[[Peer Gynt]]''), Slataper riesce a proporre tesi originali e innovative che rendono a tutt'oggi il suo studio una tappa fondamentale per chi vuole occuparsi di Ibsen.
 
Infine, bisogna ricordare le lettere ''[[Alle tre amiche]]'', che nelle intenzioni di Slataper avrebbero dovute essere la base per un nuovo romanzo, il seguito de ''[[Il mio Carso]]''. Furono pubblicate postume dall'amico [[Giani Stuparich]].
 
==Sepoltura==
È sepolto sul Monte Calvario, lungo la Strada Giuliano-Trentini Volontari Irredenti; sulla lapide è anche ricordato il figlio [[Scipio Secondo Slataper]], disperso in Russia nel 1943.<ref>{{cita web|url=http://www.itinerarigrandeguerra.it/Tomba-Di-Scipio-Slataper-Monte-Calvario-Gorizia |titolo=Tomba di Scipio Slataper|sito=itinerarigrandeguerra.it|accesso=3 ottobre 2917}}</ref>
 
== Riconoscimenti ==
Per onorarne la memoria, all'intellettuale triestino sono state intitolate:
* alcune caserme a [[Sacile]]<ref>{{cita web|url=http://www.angetitalia.it/Sede%207%C2%B0%20Trasm.htm|titolo=ANGET, Associazione nazionale genieri e trasmettiroti d'Italia. La sede del 7º reggimento trasmettitori|accesso=24 luglio 2011|dataarchivio=18 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131218150255/http://www.angetitalia.it/Sede%207%C2%B0%20Trasm.htm|urlmorto=sì}}</ref>, [[Roma]], [[Muggia]];
* un istituto scolastico a [[Gorizia]] e uno a [[Trieste]];
* diverse strade, fra le quali a: [[Roma]], [[Torino]], [[Milano]], [[Trieste]], [[Firenze]], [[Pisa]], [[Pordenone]] e [[Treviso]];
* un'epigrafe nel rettorato dell'Università a Firenze per ricordarne gli studi;
* un giardino a [[Bologna]];
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|nome=Aurelio|cognome=Slataper|titolo=Appunti per una storia di famiglia|editore=Centro studi Scipio Slataper|città=Trieste|anno=2019|ISBN= 978-88-94196-13-9}}
* {{cita libro|url=http://teca.bncf.firenze.sbn.it/ImageViewer/servlet/ImageViewer?idr=BNCF00003987873|autore=[[Vittorio Cuttin]]|titolo= Scipio Slataper l'eroe del Carso|editore=Casa editrice La Venezia Giulia|città=Firenze|anno= 1916}}
*Luca G. Manenti, ''Fenomenologia dell'irredentismo. Scipio Slataper pensatore politico'', in ''Voglio morire alla sommità della vita. Cento anni dalla morte di Scipio Slataper'', a cura di L. Tommasini, L. Zorzenon, Trieste, Centro Studi Scipio Slataper, 2016, pp. 62-82.
* {{cita web|url=http://espresso.repubblica.it/grandeguerra/index.php?page=estratto&id=128|titolo=La morte di Scipio Slataper|sito=La Grande Guerra 1915-1918}}
* {{cita libro|url=https://archive.org/details/scipioslataper00stupuoft/page/n7|autore=Gianni Stuparich|titolo=Scipio Slataper|editore=La Voce|città=Firenze|anno=1922}}
* [[Biagio Marin]], ''I delfini di Scipio Slataper'', Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1965.
* (a cura di Fulvio Senardi) ''Scipio Slataper, il suo tempo e la sua città'' Istituto giuliano di Storia e Cultura, 2013
* [[Elvio Guagnini]], ''I libri di Scipio Slataper'', Trieste, Dedolibri, 1989.
* {{cita web|url=http://www.eastjournal.net/scipio-slataper-tu-sai-che-io-sono-slavo-tedesco-e-italiano/39516|titolo=Scipio Slataper, “Tu sai che io sono slavo, tedesco e italiano”|sito=East Journal}}
* Sandra Arosio, ''Scrittori di frontiera: Scipio Slataper, Giani e Carlo Stuparich'', Milano, Guerini scientifica, 1996.
* (a cura di Fulvio Senardi) et alii, ''Scipio Slataper, il suo tempo e la sua città'' Istituto giuliano di Storia e Cultura, Trieste 2013.
* {{cita web|url=http://www.eastjournal.net/scipio-slataper-tu-sai-che-io-sono-slavo-tedesco-e-italiano/39516|titolo=Scipio Slataper, “Tu sai che io sono slavo, tedesco e italiano”|sito=East Journal|anno= 2014}}
* Luca G. Manenti, ''Fenomenologia dell'irredentismo. Scipio Slataper pensatore politico'', in ''Voglio morire alla sommità della vita. Cento anni dalla morte di Scipio Slataper'', a cura di L. Tommasini, L. Zorzenon, Trieste, Centro Studi Scipio Slataper, 2016, pp. 62-82&nbsp;62–82.
* {{cita libro|nome=Aurelio|cognome=Slataper|titolo=Appunti per una storia di famiglia|editore=Centro studi Scipio Slataper|città=Trieste|anno=2019|ISBN= 978-88-94196-13-9}}
 
== Voci correlate ==
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{{Portale|biografie|Grande Guerra|letteratura}}
 
[[Categoria:Scipio Slataper| ]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Ufficiali del Regio Esercito]]