Akrotiri (Santorini): differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Allevamento, agricoltura e pesca: Migliorata l'espressione. Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
Funzionalità collegamenti suggeriti: 2 collegamenti inseriti. |
||
(16 versioni intermedie di 12 utenti non mostrate) | |||
Riga 32:
|Sito_web =
}}
'''Akrotiri''' era un'antica città portuale risalente all'[[Età del Bronzo]] situata a sud nell'antica isola di [[Thera]], oggi [[Santorini]]. Distrutta e sepolta dall'eruzione del vulcano di Santorini nel 1628 a.C., è tornata alla luce nel 1967 grazie agli scavi voluti dall'archeologo [[Spyridōn Marinatos]]. Proprio a causa del deposito delle ceneri vulcaniche sulla città si sono conservati edifici, affreschi e ceramiche, motivo per cui viene anche chiamata la “[[Pompei (città antica)|Pompei]] dell'[[Egeo]]”. Secondo alcuni studiosi di varie epoche è stata interpretata come la città di [[Atlantide]], protagonista del celebre mito di [[Platone]].<ref name=":0">{{Cita libro|autore = Christos G. Doumas|titolo = “Thera: Pompeii of the Ancient Aegean” |url = https://archive.org/details/therapompeiiofan00doum|anno = 1983|editore = Thames & Hudson |città = Londra}}</ref>
== Collocazione geografica ==
Riga 41:
[[File:Christos Doumas at Akrotiri 2010-10-09.jpg|thumb|Christos Doumas a Akrotiri nel 2010]]
[[File:Prehistoric Site of Akrotiri, Santorini - Greece.jpg|thumb|Vista generale di una parte degli scavi]]
Le antiche rovine di Akrotiri furono scoperte nel 1860 dai lavoratori delle cave di roccia vulcanica per il [[Canale di Suez]], ma gli scavi su larga scala non ebbero inizio prima del 1967.<ref name=":1">{{Cita web|autore = Pierluigi Montalbano|url = https://pierluigimontalbano.blogspot.it/2011/09/akrotiri-santorini-la-pompei-minoica.html|titolo = Akrotiri, Santorini: la Pompei Minoica|accesso = |data = }}</ref> L'archeologo greco [[Spyridōn Marinatos]] per primo decise di scavare in quell'area per corroborare l'ipotesi secondo la quale l'antica [[civiltà minoica]] di Creta sarebbe stata distrutta dall'esplosione vulcanica di Thera del 1628 a.C. Le sue esplorazioni però furono ritardate dallo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] e Marinatos tornò sull'isola solo negli anni '60. L'area era stata già analizzata precedentemente da altri studiosi, ma era rimasto poco del loro lavoro, inoltre le tracce degli scavi del XIX secolo erano state cancellate dalle arature dei contadini. Marinatos cominciò a scavare in un determinato punto basandosi su una mappa tracciata dallo studioso francese, Henri Mamet, nel 1874, e su indicazioni di abitanti locali che avevano sentito parlare di resti antichi o che li avevano trovati durante l'aratura. Fu così che<ref name=":0" /> Nikos Pelekis, facendo da guida a Marinatos, influenzò la decisione di scavare in una posizione arretrata rispetto al mare pensando che la parte più popolosa della città dovesse sorgere in una zona più protetta e non vicino al porto.<ref name=":1" />. Gli scavi cominciarono nel 1967 sotto la guida di Marinatos che li diresse fino al 1974, anno della sua morte. Le stagioni di scavo 1967-68 furono dedicate a determinare l'estensione della città. Marinatos si rese conto che si trattava di un progetto a lungo termine, e per questo furono costruiti diversi laboratori per immagazzinare, restaurare, trattare e esaminare i reperti, insieme alla costruzione di sistemazioni per il personale che ci lavorava. Marinatos si trovò ad affrontare alcuni problemi: gli edifici ritrovati erano costruiti in pietrisco e argilla rinforzati con legno, il legno però si era disintegrato e l'argilla sgretolata, motivo per cui bastava la pioggia a far crollare le strutture. Per rinforzarle, soprattutto quelle a più piani, venne inserito del cemento dove prima si trovava il rinforzo in legno e, per proteggerle dall'erosione, fu eretta una copertura supportata da pilastri in Dexion. Scavando alla base dei pilastri furono ritrovati i reperti più antichi del sito<ref name=":0" /> appartenenti al [[Civiltà cicladica|primo-secondo periodo dell’antico cicladico]]. Nel 1974 Marinatos morì d'infarto all'interno del cantiere,<ref name=":1" /> e fu sepolto nella “terra di Akrotiri”,<ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore = Rianca Vogels|titolo = "Akrotiri: a jewel in ash"|rivista = "The post hole"|numero = 25}}</ref> vicino all'ingresso del sito archeologico.<ref name=":1" />
Gli scavi ripresero nel 1976 sotto la nuova direzione dell'archeologo Christos Georgiou Doumas.<ref name=":0" /> A fine anni ‘90 fu pianificata la costruzione di un nuovo tetto. Il 23 settembre 2005, quando i lavori erano quasi ultimati, una parte del tetto collassò ferendo sei turisti e uccidendone uno. Il sito rimase chiuso sia ai turisti che agli archeologi fino all'11 aprile 2012.<ref name=":2" />
Riga 53:
== Reperti architettonici ==
Sono stati riportati alla luce 40 edifici, ma solo alcuni di questi hanno attirato l'attenzione degli archeologi.<ref name=":1" /> I resti architettonici più numerosi e conservati meglio sono del medio periodo cicladico. Vi si trovano anche alcune costruzioni del [[Civiltà cicladica|tardo cicladico]], probabilmente sorte su edifici precedenti danneggiati dal terremoto che precedette l'eruzione vulcanica definitiva. Dopo il terremoto gli abitanti ricostruirono in modo più lussuoso e maestoso, al momento della distruzione Akrotiri era un insediamento fiorente grazie alle sue attività mercantili e alla gestione del commercio tra la [[Grecia]] continentale e [[Creta (Grecia)|Creta]]. Gli edifici non sembrano seguire uno standard preciso riguardo alla pianta della casa. Gli abitanti vivevano e dormivano nei piani superiori dove le finestre erano più grandi. Le eccezioni a questa regola sono date dalle grandi finestre a piano terra nelle stanze adibite ad esempio a negozio. Porte e finestre erano in legno; le finestre forse venivano protette da un materiale trasparente simile alla pergamena. Il pavimento a piano terra era in terra battuta, mentre i piani superiori in pietra e legno. Le mura interne venivano ricoperte di intonaco. Solitamente il piano terra e le cantine erano usate come magazzino, a meno che non fossero adibiti a officine, e vi si trovavano grandi giare usate per contenere legumi, orzo, farina, frutta secca, lumache, pesce essiccato, il vino, l'olio d'oliva. Queste giare potevano trovarsi parzialmente murate in terra, oppure appoggiate al muro o separate da tramezzi di pietra o argilla.<ref name=":0" />
=== L'arte e gli affreschi ===
[[File:Spring fresco 16th c BC, NAMA BE 1974.29 102908.jpg|thumb|282x282px|"Affresco della Primavera" con rondini e fiori, edificio Delta]]
Il sito archeologico ha anche fornito molto materiale pittorico, sia interamente conservato che in frammenti. La tecnica delle pitture su muro era quella utilizzata anche a [[Creta (Grecia)|Creta]]. Nei piani superiori, sulla parte superiore, le pareti erano coperte da un sottile strato di intonaco di calce applicato sul normale strato di paglia mista a argilla. Spesso l'intonaco bianco veniva lasciato a modo di sfondo. All'interno dei bagni sulla superficie delle pareti l'intonaco era di colore ocra. In molti casi non si può parlare di veri e propri affreschi perché l'artista cominciava a dipingere quando l'intonaco era ancora bagnato per poi concludere quando l'intonaco era asciutto, per questo motivo in certi punti la pittura è penetrata nell'intonaco e in altri punti invece si è sfaldata. I pigmenti sembrano esser stati tutti di origine minerale. In ogni affresco si può notare come l'artista volesse che la pittura fosse delimitata, e ciò viene realizzato disegnando dei limiti propri, in modo indipendente dal muro. È probabile che esistessero scuole di artisti, ma questi avevano molta libertà nello svolgimento delle loro opere, libertà che invece non avevano riguardo alla scelta dei temi, imposti dai committenti.<ref name=":0" /> L'arte egea, minoica e poi micenea, preferiva una visione complessiva dando l'impressione di sorvolare la scena.<ref name=":3">{{Cita pubblicazione|autore = Mario Benzi|titolo = "Gli affreschi dell’ammiraglio a Thera"|rivista = “Prospettiva. Rivista di storia dell’arte antica e moderna”}}</ref> Spesso si tratta di scene “narrative” che raccontano qualcosa, come il “Pescatore” che sembra aver qualcosa da dire, o la sacerdotessa dello “Young Priestess” che sta svolgendo un rituale, entrambe le pitture nella Casa Occidentale; l'affresco della flotta, sempre nella Casa Occidentale, racconta la storia di un viaggio da un porto all'altro. Tassos Margaritoff, uno dei principali restauratori di icone
[[Civiltà bizantina|bizantine]] e affreschi Greci, insieme ai suoi collaboratori si occupò degli affreschi. I primi frammenti di pittura su muro furono ritrovati nel 1968 nel settore Alfa, ma l'entusiasmo crebbe ancora di più con la scoperta della pittura delle “Scimmie blu”, nel 1969, nella stanza Beta 6, il paesaggio roccioso che le scimmie stanno scalando assomiglia molto alle rocce vulcaniche vicine al sito. Il culmine fu raggiunto con la scoperta dell'“Affresco della Primavera”, nella stanza Delta 2, il primo e l'unico affresco interamente conservato e ancora nella sua posizione originale. Dopo che fu ripulito venne staccato dal muro, che si trovava in cattive condizioni, con una delicata operazione di rimozione. Gli affreschi ritrovati sul pavimento invece venivano localizzati e i frammenti venivano raccolti, portati nel laboratorio vicino, ripuliti e rimessi insieme come un enorme puzzle in verticale, con l'aiuto di sistemi a griglia e della matematica per calcolare la posizione in terra relativa a dove i frammenti sarebbero stati sulla parete.<ref name=":0" /> Gli affreschi sono stati trasferiti al [[Museo Archeologico Nazionale di Atene]], nonostante Santorini cerchi di riaverli.<ref name=":1" />
=== Edificio Alfa ===
L'edificio Alfa era composto da almeno due piani. Nell'ala est a piano terra sono stati ritrovati molti vasi di ceramica, mentre dell'ala ovest è stata esplorata solo una stanza dove sono stati ritrovati l'installazione di un mulino e un gabinetto.
=== Edificio Beta ===
Riga 79:
=== La casa Occidentale ===
[[File:Akrotiri - Fresco of a fisherman.jpg|thumb|400x400px|L'affresco del "Pescatore" all'interno della casa Occidentale]]
La casa Occidentale è posta tra la “House of the Ladies” e l'edificio Delta, ed è stata esplorata quasi tutta. Al momento della sua scoperta si trovava alla parte più a ovest, da questo il suo nome. Aveva due o tre piani. L'ala ovest era a due piani ma la scala nella parte più a est suggerisce l'esistenza di un terzo piano o un attico. Sono state ritrovate sei stanze principali contenenti ceramiche e vasi di pietra. Il piano più alto dell'ala ovest era decorato con splendidi affreschi<ref name=":0" /> staccatisi dalle pareti e ritrovati in frammenti all'interno del riempimento della casa.<ref name=":3" />. Sempre all'interno dello stesso piano si trovava un magnifico bagno. La stanza 4 ha una forma a “L” probabilmente perché nell'angolo a sud ovest si trovava un bagno. Nella parete a ovest a entrambi i lati della finestra erano dipinte delle giare dalle quali uscivano cinque gigli in fiore, l'artista ha rappresentato bene il materiale di cui erano fatte le giare, marmo policromo venato. Le pareti della stanza erano decorate da un solo motivo che si ripeteva 8 volte.
Nell'angolo a nord est è stata ritrovata intatta la figura di una giovane sacerdotessa “the Young Priestess”. [[Spyridōn Marinatos|Marinatos]] la interpretò come sacerdotessa a causa dei suoi indumenti pesanti e perché tiene con la mano destra un vaso fatto di oro e argento scanalato e con un lungo manico dritto. Si tratta di un braciere per l'incenso pieno di carbone ardente colorato di rosso scuro. L'affresco decorava uno stipite della porta in modo che la giovane donna sembrasse muoversi dalla stanza 4 alla 5. Nella stanza 5 erano collocati due affreschi, uno a nord e uno a ovest. L'affresco del Pescatore, nell'angolo nordest, è stato trovato intatto. Secondo Marinatos sarebbe la prima volta che la nudità classica viene applicata a un mortale del periodo minoico, a parte le eccezioni dei bambini piccoli. Nella stanza si trovavano un fregio in alto e un fregio in basso rappresentante del marmo policromo, in modo da dare l'illusione di supportare i davanzali delle finestre presenti. Il fregio in alto probabilmente non era ancora stato finito al momento dell'eruzione, e si pensa che narrasse una storia dalla quale prenderebbe il nome "L'incontro sulla collina"<ref name=":3" />. Ne sono state ricostruite alcune parti attraverso dei frammenti:<ref name=":0" /> due processioni di figure maschili salgono sulla collina sia da un pendio che dall'altro. In un frammento si vede una figura in abito lungo che tende le braccia in avanti tenendo qualcosa, in atteggiamento di offerta. Le altre figure portano il perizoma minoico e tengono le braccia in atteggiamento di preghiera. Le due processioni convergono verso una coppia di alti personaggi ieratici.<ref name=":3" /> Secondo Iakovides camminavano verso un santuario di montagna. Gli altri tre gruppi di frammenti si sono conservati meglio.<ref name=":0" /> All'interno dell'affresco denominato "La battaglia"<ref name=":3" /> sullo sfondo si vedono diverse navi vicino a una spiaggia rocciosa. La prua di una nave in basso sembra essere danneggiata. Tra queste tre navi in basso si trovano tre uomini in posizioni innaturali, probabilmente un tentativo di rappresentare i guerrieri annegati. Sono navi da guerra che trasportano guerrieri.
Sopra alla scena del naufragio si trova una costruzione ad un piano solo con quattro aperture. Ad una delle aperture si trova un uomo rivestito con un indumento scuro e che porta un lungo bastone sulle sue spalle. Alla destra c'è una fila di guerrieri che marciano. I guerrieri indossano elmi di pelle ai quali sono apposte zanne di cinghiale. Si tratta del più antico tipo di elmo miceneo. Portano anche degli scudi che penzolano dal collo. Secondo Marinatos sarebbe un attacco. Sullo sfondo c'è la vita pacifica della campagna, vi si trovano<ref name=":0" /> due greggi, uno di pecore e uno di capre, che vanno in direzioni opposte insieme ai loro pastori. Al di là dei soldati ci sono alcune donne che hanno appena finito di riempire le brocche al pozzo, vestono un corpetto aperto sul davanti e lunghe gonne a campana.<ref name=":3" /> Vi si trovano anche degli uomini, forse per corteggiare le ragazze.<ref name=":0" /> Ne risulta un netto contrasto tra le operazioni di guerra sulla riva e la tranquilla vita pastorale sullo sfondo.<ref name=":3" /> Per Marinatos si tratterebbe dell'invasione dei guerrieri micenei verso un pacifico villaggio in [[Libia]].<ref name=":0" /> Marinatos avrebbe identificato la [[Libia]] nella chioma crestata di alcuni guerrieri annegati. Secondo Mario Benzi invece si tratterebbe di un espediente per mostrare i capelli che fluttuano nell'acqua. È andata perduta la parte con le navi vittoriose di Thera. Secondo Benzi i soldati sulla costa non sarebbero invasori ma truppe che si avviano verso il centro dello scontro, infatti i personaggi della scena pastorale non appaiono impressionati da ciò che sta accadendo. Sempre secondo Benzi, basatosi su frammenti inediti di animali e uomini, la battaglia si estendeva anche sulla terraferma e i greggi erano oggetto di contesa.<ref name=":3" /> La parte di fregio della parete a est mostra<ref name=":0" /> "La caccia del Grifone"<ref name=":3" />: un panorama fluviale con bestie selvagge, palme e piante esotiche, per Marinatos un paesaggio nord africano, a supporto della sua teoria.<ref name=":0" /> Vi si trova anche un grifone alato che pone la scena in una dimensione non reale, raffigurato al pari degli altri animali mentre corre, in veste di predatore, sarebbe una specie di proiezione soprannaturale dell'impresa, secondo Benzi.<ref name=":3" /> Sopra la parete sud si trovava l'affresco<ref name=":0" /> "Il ritorno della flotta"<ref name=":3" /> : il tema principale è una flottiglia in viaggio da un porto di città verso un altro porto,<ref name=":0" /> e il paesaggio passa da quello subtropicale a quello mediterraneo.
La prima città è una città Egea posta alla biforcazione di un piccolo corso d'acqua. Anche la seconda è di influenza minoica ma di rango superiore. In entrambe le città ci sono uomini e donne vestiti con mantelli e gonne di pelliccia, segno che questi costumi più antichi venivano ancora portati in ambiente rurale. Sulle altura dietro alla prima città un leone sta inseguendo un branco di cervi rossi all'ombra di pini e querci, secondo Benzi un tema di repertorio. Le barche sono 8, tutte a remi tranne una a vela, nave oneraria o nave di staffetta. Le navi a remi, tranne una, utilizzano un tipo di voga particolare: i rematori impugnano i remi con entrambe le mani come delle pagaie, sporti molto al di sopra del parapetto, con il viso volto alla prua. È un modo di remare adatto ad acque lacustri e poco produttivo; ciò ha portato a diverse interpretazioni: secondo S. Stucchi le navi starebbero retrocedendo verso l'approdo poiché nell'antichità si ormeggiava a poppa; secondo L. Casson rappresenterebbe una sorta di processione sacra sul mare in omaggio a un'antica tradizione durante la quale si remava in un modo ormai superato. A poppa si trova la torretta di comando con all'interno seduto il capitano, appoggiate al [[dritto di poppa]] ci sono figure di animali scolpite, sulla [[ruota di prua]] invece un'asta alla quale sono attaccati tramite uncini fiori, farfalle, volatili, conchiglie, sono decorazioni festive.<ref name=":3" /> La flotta arriva alla seconda città .<ref name=":0" /> Sulla riva c'è un edificio con cinque file sovrapposte di aperture triangolari, secondo S. Stucchi un ricovero per le navi tirate in secco. Nella prima cala ci sono barche ormeggiate, nella seconda cala due imbarcazioni tipo gondola ed una si muove verso le navi in arrivo. La città è in festa, gli abitanti accorrono a vedere la scena affacciandosi da alture, terrazze e finestre; alcuni uomini stanno andando a ricevere la flotta.<ref name=":3" /> A questa scena sono state date varie interpretazioni, ma sembra trattarsi comunque di una scena di gioia verso queste navi che arrivano, le due barche sono addobbate con decorazioni e i delfini ci giocano intorno. Marinatos spiega il fregio supponendo che il capitano fosse forse il proprietario della West House.<ref name=":0" />
=== Xestè 2 ===
Riga 264 ⟶ 175:
== Reperti materiali ==
[[File:Archaeological site of Akrotiri - Santorini - July 12th 2012 - 65.jpg|thumb|285x285px|Vasi visibili all'interno del sito]]
Lo scavo ha prodotto molti artefatti utili per capire la tecnologia della [[Età del bronzo|tarda età del bronzo]]. Molti sono vasi di ceramica, grandi giare che venivano usate per immagazzinare merci o per il trasporto, vasi per l'uso in cucina.<ref name=":0" /> Alcuni vasi in terracotta contenevano tracce di olio d'oliva, pesce e cipolle.<ref name=":1" /> La maggior parte delle ceramiche venivano prodotte localmente, in stili e forme diverse a seconda dell'uso a cui erano destinate. Le ceramiche provenienti da Thera sono riconoscibili per la loro composizione, l'argilla infatti contiene pomice e rocce vulcaniche. Quasi sempre le ceramiche venivano decorate, i vasi venivano dipinti, e i principali colori erano nero marrone e rosso. La standardizzazione di alcuni tipi di vasi associati a certe decorazioni fa pensare a una produzione industriale, ma mantenendo sempre una certa fantasia e originalità nelle decorazioni, nei i temi, e le forme. Nonostante ci si aspettasse che nella tarda età del bronzo la pietra fosse soppiantata dal metallo sono stati reperiti molti strumenti e vasi in pietra. Questo massiccio utilizzo della pietra forse era dovuto al fatto che nell'isola si trovavano le materie prime adatte. La produzione era divisa in strumenti, vasi e oggetti minori. I principali strumenti erano smerigliatrici, pestelli, lucidatrici, martelli, palle da demolizione, macine, ancore. Gli oggetti metallici venivano considerati articoli di lusso. All'interno del sito è stato ritrovato qualcosa di bronzo come ami da pesca, pugnali, scalpelli, falci, punteruoli e coltelli. Inoltre anche dei vasi come padelle, bracieri per l'incenso, teglie, pentole e brocche. Il piombo veniva usato soprattutto nei pesi a forma di disco di varie misure, unità di misura del sistema metrico minoico, e che rappresentavano circa due terzi dei pesi in piombo conosciuti nell'area egea. La presenza del grande numero di pesi riflette la grande importanza che aveva Akrotiri come stazione commerciale. L'argento era presente in piccoli anelli.<ref name=":0" /> In oro è stato recuperato agli inizi del 2000<ref name=":2" /> un oggetto a forma di stambecco scoperto sotto il pavimento di una casa.<ref name=":1" /> Non sono stati trovati altri gioielli o metalli preziosi a parte una spada in bronzo esposta al museo preistorico di Thera a [[Fira]].<ref name=":2" /> I mobili che arredavano le case erano in legno e sono stati ricostruiti in base al negativo della loro forma lasciato impresso sulla cenere che vi si era posata sopra. Si è potuta ricostruire la forma di letti, tavoli, sedie, sgabelli e un piccolo tavolino a tre zampe con decorazioni scavate sulle gambe.<ref name=":0" /> Gli elementi più piccoli, come mobili, vasi e sculture, sono esposti nel museo archeologico di Fira a [[Santorini]]. Tuttavia non tutti i manufatti sono stati portati via, e si possono ammirare camminando lungo le passerelle appositamente costruite durante gli scavi<ref name=":1" />.
==
=== Le origini e lo sviluppo di Akrotiri ===
Riga 315 ⟶ 188:
(2000 a.C. – 1550 a.C.). Akrotiri era diventata uno dei porti principali dell'[[Egeo]].
Ad oggi non è chiara la posizione del porto perché la linea costiera ha subito
mutamenti durante il tempo
trovarsi più nell'entroterra. La costa attuale è formata da elementi e pietre
fuoriusciti dall'eruzione vulcanica del 1628 a.C. Il porto si sarebbe trovato
Riga 322 ⟶ 195:
=== La fine della civiltà ===
L'Akrotiri del [[Civiltà cicladica|tardo cicladico I]]
terremoto. Il fatto che non siano stati ritrovati scheletri tra le rovine sta a
indicare il fatto che gli abitanti, avvertiti da scosse che avevano preceduto
Riga 330 ⟶ 203:
durante il quale gli abitanti erano tornati alla città ed avevano ristrutturato
o demolito gli edifici danneggiati. La nuova città si presentava più grande
rispetto alla precedente, alcune case furono ristrutturate, altre demolite,
comunque la vecchia mappa della città. Sono stati ritrovati molti utensili e strumenti
per la ristrutturazione e la demolizione. Nella casa Occidentale sono stati
Riga 337 ⟶ 210:
qualcos'altro, il vulcano cominciò ad eruttare. La fiorente civiltà di Thera
era al suo massimo quando sopraggiunse l'eruzione vulcanica distruttiva del
1628 a.C.
abitanti avvisati da avvenimenti precedenti come fumi e gas, erano fuggiti
portando con sé le cose di valore. La seconda evacuazione fu l'ultima. Poco
dopo infatti l'intera isola fu ricoperta da un sottile strato di 3 centimetri
di pomice sulla quale deve essere
piovuto,
può esser andato da qualche mese a due anni, il vulcano cominciò a eruttare
pomice grande anche 15 cm di diametro. La fase finale dell'eruzione fu
Riga 366 ⟶ 239:
sull'agricoltura e il commercio marittimo che era la parte fondamentale. La
città era un importante porto commerciale, gli abitanti erano marinai fin dalle
origini, e scambiava merci soprattutto con la Grecia continentale e l'isola di [[Creta (Grecia)|Creta]], come si può dedurre dai
tipi di merce e dai manufatti scoperti; ma lo scambio veniva praticato anche
con altre isole dell'Egeo e paesi come l'[[Egitto]] e la [[Siria]], della quale sono
Riga 379 ⟶ 252:
tritoni, motivo per cui sono state ritrovate molte conchiglie al'interno delle
rovine. Venivano mangiate anche le lumache, delle quali sono stati ritrovati
molti gusci, non si trattava di una specie indigena, e veniva importata da [[Creta (Grecia)|Creta]]
in grandi quantità come cibo di lusso. Gli archeologi hanno trovato anche
tracce di grano e legumi, zafferano e olive importate. Pistacchi e noci
Riga 401 ⟶ 274:
altri. Vi si trovavano poi fattori e pescatori. La religione, per quel poco che
si può estrarre dagli edifici, sembra essere simile a quella cretese minoica
riflettendo la grande influenza culturale che ha avuto [[Creta (Grecia)|Creta]] sulle isole
cicladiche. La grande influenza minoica ha fatto spesso pensare a una colonizzazione
minoica di Thera, ma in realtà la popolazione era indigena e solo influenzata
Riga 413 ⟶ 286:
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=
* {{cita web|url=http://odysseus.culture.gr/h/3/eh351.jsp?obj_id=2410|titolo=Sito ufficiale del sito archeologico|lingua=en}}
Riga 423 ⟶ 296:
[[Categoria:Cicladi]]
[[Categoria:Principato di Santorino, Thira e Nasso]]
[[Categoria:Scoperte archeologiche nel 1867]]
|