Crisi del III secolo: differenze tra le versioni
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[[File:Aurelian Walls Rome 2011 1.jpg|thumb|upright=1.5|Lato meridionale della [[mura Aureliane]], di cui si dotò [[Roma (città antica)|Roma]] in seguito alla profonda crisi del III secolo in cui versò l'[[Impero romano]].]]
Con l'espressione '''crisi del [[III secolo]]''' ci si riferisce
Durante tale crisi si manifestarono simultaneamente situazioni estremamente problematiche su diversi fronti: dall'aumento della pressione nemica sui confini (con le [[invasioni barbariche del III secolo]]), spesso accompagnata da [[Indipendentismo|secessioni]] (come nel caso dell'[[Impero delle Gallie]] e del [[Regno di Palmira]]) e disordini interni (il che comporterà riforme strutturali della tradizionale unità militare romana, la [[legione romana|legione]]), la crisi del tradizionale [[economia dell'Impero romano|sistema economico]] e, soprattutto, una grave instabilità politica (la cosiddetta "[[anarchia militare]]").
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La causa principale della crisi può essere ricercata nella fine dell'idea di impero tipica delle dinastie [[dinastia giulio-claudia|giulio-claudia]] ed [[dinastia degli Antonini|antonina]], basata sulla collaborazione tra l'[[Imperatore romano|imperatore]], il potere militare e le forze politico-economiche interne. Nei primi due secoli dell'Impero la contrapposizione tra autorità politica e potere militare si era mantenuta, anche se pericolosamente (guerre civili), all'interno di un certo equilibrio, garantito anche dalle enormi ricchezze che affluivano allo Stato e ai privati tramite le campagne di conquista.
Nel [[III secolo]], però, tutte le energie dello [[Stato]] venivano spese non per ampliare, ma per difendere i confini dalle [[invasioni barbariche]]. Con l'esaurirsi della spinta espansiva delle conquiste, il peso economico e l'energia politica delle legioni finirono dunque per riversarsi all'interno dell'Impero invece che all'esterno, con il risultato che l'esercito, che era stato il fattore principale della potenza economica, finì per diventare un peso sempre più schiacciante, mentre la sua prepotenza politica diventava una fonte permanente di anarchia. La cosa più sorprendente di questa gravissima crisi è che l'Impero sia riuscito a superarla.
== Contesto storico ==
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[[File:Severan dynasty family tree.jpg|thumb|upright=1.4|left|Albero genealogico dei Severi.]]
Già nel
Ebbe la meglio [[Settimio Severo]], governatore della [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]] e originario della [[Tripolitania]], che pose le basi per il successivo sistema [[autocrazia|autocratico]] fondato sugli [[anarchia militare|imperatori militari]]:<ref name="Horst1987p20">E. Horst, ''Costantino il grande'', Milano 1987, p. 20.</ref> favorì infatti gli ufficiali delle armate legionarie a discapito della classe senatoria
Fu così che Settimio Severo adottò il titolo di ''Dominus ac Deus'', al posto di quello di ''princeps'' (che sottintendeva la condivisione del potere
Il nuovo ordine promosso da Settimio Severo si scontrò presto con i problemi derivati dallo scoppio di nuove guerre. Già l'imperatore [[Caracalla]] dovette guerreggiare contro i [[Parti]], a oriente, e i [[Marcomanni]], lungo il confine renano-danubiano, peggiorando notevolmente le finanze statali. Per risolvere le difficoltà si fecero delle scelte che alla lunga si rivelarono dannose: l'arruolamento sempre più massiccio degli stessi germani nell'esercito e, dalla fine del II secolo, la diminuzione del metallo prezioso nelle monete, che causò [[inflazione]].
Nel
Il provvedimento ebbe infatti riflessi nell'economia erariale, perché estendeva il sistema fiscale ai nuovi cittadini e aumentava la decentralizzazione del potere: il fulcro ormai si stava spostando da Roma e dalle province di tradizionale appannaggio senatorio a quelle più decentrate, dove maggiore era la presenza degli eserciti. Nel
== Analisi della crisi ==
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Durante i circa 50 anni della crisi più di una ventina di imperatori si succedettero sul trono, regnando a volte contemporaneamente su parti diverse del territorio. Si trattava in genere di comandanti militari che venivano proclamati imperatori dalle proprie legioni e riuscivano a mantenere il potere per una media di due o tre anni, prima di essere a loro volta assassinati dal loro successore.
La crisi si arrestò solo con una serie di [[Imperatori romani|imperatori]] che provenivano dai ranghi militari e dalla provincia della [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]]<ref>«L'Illiria era la Prussia dell'Impero romano. Le popolazioni illiriche coltivavano una lunga tradizione militare e avevano, inoltre, maturato una profonda deferenza verso una civiltà e un mito, quello di Roma, che non era il loro, ma che esse avevano assimilato fino a farlo proprio, considerandosene orgogliosi custodi. Proprio da questi contadini-soldati fu salvato l'
=== Crisi politico-militare ===
[[File:Barbarian invasions from 3rd century.png|thumb|upright=1.5|Le [[invasioni barbariche del III secolo]].]]
[[File:Bishapur (Iran) Sassanid Period.JPG|thumb|Rilievo a [[Bishapur]] celebrante la vittoria di [[Sapore I]] sui Romani: [[Gordiano III]] è calpestato dal cavallo del re sasanide<ref>Gordiano aveva infatti perso la vita in una campagna contro Sapore (244), in circostanze peraltro non chiare: i rilievi e le epigrafi sassanidi rappresentano una battaglia vittoriosa in cui Gordiano perse la vita. Le fonti romane, invece, non menzionano questo scontro.</ref>, [[Filippo l'Arabo]] è in ginocchio davanti Sapore e tratta la resa. L'imperatore [[Valeriano]], catturato dalle [[esercito sasanide|armate sasanidi]] nel 260, è invece tenuto prigioniero da Sapore.<ref name="southern240">{{cita|Southern|p. 240
Il periodo si considera iniziare nel
Si rendeva necessario ricorrere immediatamente alla forza, schierando armate tatticamente superiori e capaci di intercettare il più rapidamente possibile ogni possibile via di invasione dei barbari; la strategia era però resa difficoltosa dal dover presidiare immensi tratti di frontiera con contingenti militari per lo più scarsi.<ref name="Williams23">Stephen Williams, ''Diocleziano. Un autocrate riformatore'', p. 23.</ref> Molti degli imperatori che vennero via via proclamati dalle legioni nell'arco di venticinque anni non riuscirono neppure a metter piede a Roma, né tanto meno, durante i loro brevissimi regni, a intraprendere riforme interne, poiché permanentemente occupati a difendere il trono imperiale dagli altri pretendenti e il territorio dai nemici esterni.
Queste difficoltà costrinsero l'imperatore [[Valeriano]] (
Come conseguenza di questa grave sconfitta l'impero subì una scissione in tre parti per quasi quindici anni, che però ne permisero la sopravvivenza: ad Occidente l'[[Impero delle Gallie]], retto dagli usurpatori come [[Postumo]] (260-
{{Citazione|Avendo così [[Gallieno]] abbandonato lo Stato, l'Impero romano fu salvato in Occidente da Postumo ed in Oriente da [[Odenato]].|Eutropio, ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', 9, 11.}}
[[File:Sir Edward Poynter, Zenobia Captive 1878.jpg|left|thumb|245x245px|[[zenobia|Zenobia di Palmira]] fu dal
Gli "imperatori delle Gallie" non solo formarono un proprio [[Senato romano|Senato]] presso il loro maggiore centro di ''[[Augusta Treverorum]]'' e attribuirono i classici titoli di [[console romano|console]], [[Pontefice massimo (storia romana)|Pontefice massimo]] o [[tribuno della plebe]] ai loro magistrati nel nome di ''Roma aeterna'',<ref>Mazzarino, p. 543.</ref> ma assunsero anche la normale titolatura imperiale, coniando monete presso la zecca di [[Lione|Lugdunum]], aspirando all'unità con Roma e, cosa ben più importante, non pensando mai di marciare contro gli imperatori cosiddetti "legittimi" (come Gallieno, [[Claudio il Gotico]], [[Quintillo]] o [[Aureliano]]), che regnavano su Roma (vale a dire coloro che governavano l'Italia, le province africane occidentali fino alla [[Tripolitania]], le province danubiane e dell'area [[Penisola balcanica|balcaniche]]). Essi, al contrario, sentivano di dover difendere i [[limes romano#Da Adriano a Gallieno (117-268)|confini renani ed il litorale gallico]] dagli attacchi delle popolazioni [[germani]]che di [[Franchi]], [[Sassoni]] ed [[Alemanni]]. L{{'}}''Imperium Galliarum'' risultò, pertanto, una delle tre aree territoriali che permise di conservare a Roma la sua parte occidentale.<ref name=Rémondon82 />[[File:Impero romano 260.png|thumb|upright=1.4|L'[[Impero romano]] degli imperatori “legittimi” al centro, con l'[[Impero delle Gallie]] ad Occidente, il [[Regno di Palmira]] a Oriente, all'apice del periodo dell{{'}}''Anarchia militare'' (
E se da un lato l'[[impero romano]] sembra abbia attraversato, sotto Gallieno uno dei periodi più "bui" della sua storia, questo imperatore rappresentò il punto di svolta nel tragico periodo della crisi del III secolo, che era seguito alla [[dinastia dei Severi]]. Non è un caso che proprio Gallieno sia stato il primo a regnare per quindici anni (sette con il padre ed otto da solo), cosa assai rara se si considera il primo periodo dell'anarchia militare (dal
La vittoria di [[Claudio II il Gotico|Claudio il Gotico]] contro i [[Goti]] nella [[battaglia di Naisso]] del
In conclusione, la crisi politico-militare fu caratterizzata almeno da tre conflitti: quello esterno, innescato dalle invasioni barbariche; quello interno, tra l'aristocrazia senatoria ed i comandanti militari; e quello nelle file dell'esercito tra generali, imperatori ed usurpatori.
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=== Crisi demografica e territoriale ===
Dopo il primo assalto avvenuto durante l'epoca di [[Marco Aurelio]], un'altra pesantissima e ancor più devastante epidemia di peste colpì i territori dell'Impero nel ventennio 250-270. Si è calcolato che il morbo abbia mietuto milioni di vittime e che alla fine la popolazione dell'Impero fosse ridotta del 30 per cento, da 70 a 50 milioni di abitanti.<ref>Giorgio Ruffolo, ''Quando l'Italia era una superpotenza'', Einaudi, 2004, p. 93.</ref> A tutto ciò si aggiunga che il prezzo da pagare per la sopravvivenza dell'Impero fu molto alto anche in termini territoriali. A partire infatti dal
=== Crisi economica e commerciale ===
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Le continue scorrerie da parte dei barbari nei vent'anni successivi alla fine della [[dinastia dei Severi]] avevano messo in ginocchio l'economia ed il commercio dell'[[Impero romano]]. Numerose fattorie e raccolti erano stati distrutti, se non dai barbari, da bande di briganti e dalle armate romane alla ricerca di sostentamento, durante le campagne militari combattute sia contro i nemici esterni, sia contro quelli interni ([[usurpatori romani|usurpatori]] alla porpora imperiale). La scarsità di cibo generava, inoltre, una domanda superiore all'offerta di derrate alimentari, con evidenti conseguenze [[Inflazione|inflazionistiche]] sui beni di prima necessità.<ref>Anche del 700-900% ({{cita|Ruffolo|p. 108).}}</ref> A tutto ciò si aggiungeva un costante reclutamento forzato di militari, a danno della manovalanza impiegata nelle campagne agricole, con conseguente abbandono di numerose fattorie e vaste aree di campi da coltivare. Questa impellente richiesta di soldati, a sua volta, aveva generato una implicita corsa al rialzo del prezzo per ottenere la porpora imperiale. Ogni nuovo imperatore o usurpatore era costretto, pertanto, ad offrire al proprio [[esercito romano|esercito]] crescenti donativi e paghe sempre più remunerative, con grave danno per l{{'}}''[[aerarium]]'' imperiale,<ref name="Horst1987p25">E. Horst, ''Costantino il grande'', Milano 1987, p. 25.</ref> spesso costretto a coprire queste spese straordinarie con la confisca di enormi patrimoni di cittadini privati, vittime in questi anni di [[proscrizione|proscrizioni]] "di parte".<ref>Alaric Watson, ''Aurelian and the Third Century'', p. 11-13.</ref>
La crisi era aggravata, inoltre, dall'[[iperinflazione]] causata da anni di [[svalutazione]] della [[moneta]].<ref>E. Horst (''Costantino il grande'', Milano 1987, p. 25) calcola che, se ipotizziamo un indice dei prezzi pari a 100 punti all'inizio del
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(b) nell'ipotesi di una crescita trascurabile del PIL pro capite (normale per un'economia agricola)<br />
(c) Duncan-Jones costi degli anni 14-84 costi, inflazionati dall'aumento dell'esercito, assumendo anche bonus pagati agli ausiliari dopo l'84<br />
(d) assumendo un declino del 22.5% nella popolazione, dovuto alla [[peste antonina]] degli anni
</div>
|}
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Gli imperatori successivi, il cui potere dipendeva interamente dall'esercito, erano costretti a continue nuove emissioni per pagare i soldati ed effettuare i tradizionali donativi: il metallo effettivamente presente nelle monete si ridusse progressivamente, pur conservando queste lo stesso valore teorico. Ciò ebbe l'effetto prevedibile di causare un'inflazione galoppante e quando Diocleziano arrivò al potere il sistema monetario era quasi al collasso: persino lo Stato pretendeva il pagamento delle tasse in natura invece che in moneta e il [[denario]], la tradizionale moneta d'argento, usata per più di 300 anni, era poco apprezzata. Sappiamo infatti che, sotto [[Cesare]] ed [[Augusto]], il denario aveva un peso teorico di circa 1/84 di [[libbra]], ridotto da [[Nerone]] a 1/96 (pari ad una riduzione del peso della lega del 12,5%). Contemporaneamente, oltre alla riduzione del suo peso, vi era anche una riduzione del suo [[Titolo (numismatica)|titolo]] (% di argento presente nella lega), che passò dal 97-98% dell'epoca augustea al 93,5% (per una riduzione complessiva del solo argento del 16,5% ca).<ref>A.Savio, ''Monete romane'', pp. 171 e 329.</ref>
Il denario, infatti, continuò il suo declino durante tutto l'impero di [[Commodo]] e di [[Settimio Severo]], tanto da vedere ridotto il proprio ''titolo'' a meno del 50% di argento.<ref name="Savio184"/> Con la [[riforma monetaria di Caracalla]], venne introdotto, a fianco del [[denario]] e poi in sua sostituzione, l'[[antoniniano]] (all'inizio del
Anche se di valore doppio del denario
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! width="10%" | [[Denario]]
! width="10%" | [[Cesare]]
! width="10%" | [[Augusto]]<br />(''post''
! width="10%" | [[Nerone]]<br />(''post''
! width="10%" | [[Traiano]]
! width="10%" | [[Marco Aurelio]]<br />(''post''
! width="10%" | [[Commodo]]
! width="10%" | [[Settimio Severo]] (''post''
! width="10%" | [[Caracalla]]<br />(''post''
! width="10%" | [[Aureliano]]<br />(''post''
|- style= " vertical-align: top;"
|Peso teorico (della [[Lega (metallurgia)|lega]]): in [[libbra|libbre]] (=327,168 grammi)
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|<div align="center">1/126</div>
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|Peso teorico (della [[Lega (metallurgia)|lega]]): in
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|<div align="center">3.895 grammi</div>
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|<div align="center">93,5%<ref name="Savio331"/></div>
|<div align="center">89,0%<ref name="Savio331"/></div>
|<div align="center">79,0%<ref name="TulaneUniversity">
|<div align="center">73,5%<ref name="Savio331"/></div>
|<div align="center">58%<ref name="Belloni260">Gian Guido Belloni, ''La moneta romana'', p.260.</ref></div>
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|<div align="center">2,5%<ref name="Savio200"/></div>
|- style= " vertical-align: top;"
|Peso teorico ([[argento]]): in
|<div align="center">3,817 grammi</div>
|<div align="center">3,778 grammi</div>
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|}
Contemporaneamente l'[[aureo]], era passato nel tempo, da un peso teorico di 1/40 di [[libbra]] (epoca di [[Cesare]]) a 1/45 (sotto Nerone, con una svalutazione dell'11%) per raggiungere sotto Caracalla un peso di 1/50 di libbra (6,54
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! width="8%" | [[Aureo]]
! width="7%" | [[Cesare]]
! width="7%" | [[Augusto]]<br />(''post''
! width="7%" | [[Nerone]]<br />(''post''
! width="7%" | [[Domiziano]]<br />(
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! width="7%" | [[Traiano]]<ref name="Savio331"/>
! width="7%" | [[Settimio Severo]]<ref name="Savio331"/>
! width="7%" | [[Caracalla]]<br />(''ante''
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! width="7%" | [[Aureliano]]<br />(''ante''
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! width="7%" | [[Marco Aurelio Caro|Caro]]
! width="7%" | [[Diocleziano]]
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|Peso teorico:<br />in
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|Peso teorico:<br />in
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|<div align="center">7.450
|<div align="center">6.543
|<div align="center">5.453
|<div align="center">6.543
|<div align="center">4.674
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|}
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A tutto ciò aggiungiamo che nei primi due secoli dell'età imperiale, l'acquisto di enormi quantità di prodotti di lusso provenienti dalle regioni asiatiche era stato regolato con monete, soprattutto d'argento (monete romane sono state trovate anche in regioni molto lontane), tanto che la continua fuoriuscita di metallo prezioso (non bilanciata dalla produzione delle miniere, visto che i giacimenti erano ormai in esaurimento dopo secoli di sfruttamento) finì per determinare nel Tardo Impero una rarefazione dell'oro e dell'argento all'interno dei confini imperiali, accelerando così la perversa spirale di diminuzione della quantità effettiva di metallo prezioso nelle monete coniate dai vari imperatori.<ref>Una libbra d'oro (circa 322 grammi), equivalente a 1125 denarii d'argento alla fine del II secolo, ne valeva 50 000 al tempo di Diocleziano (Arnaldo Momigliano, ''Sesto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico'', Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1980, p. 637).</ref>
Inoltre
{{Citazione| Attraverso queste strade passava un traffico sempre crescente, non soltanto di truppe e funzionari, ma di commercianti, mercanzie e perfino di turisti. Lo scambio di merci fra le varie province si era sviluppato rapidamente, e presto raggiunse una scala senza precedenti nella storia, che non si ripeté fino a pochi secoli fa. I metalli estratti nelle regioni montagnose dell'Europa occidentale, pelli, panni e bestiame dai distretti pastorali della Britannia, Spagna e dai mercati del Mar Nero, vino ed olio dalla Provenza e dall'Aquitania, legname, pece e cera dalla Russia meridionale e dal nord dell'Anatolia, frutta secca dalla Siria, marmo dai litorali egei e - il più importante di tutti - grano dai distretti dell'Africa del nord, dell'Egitto e della valle del Danubio per i bisogni delle grandi città; tutti questi prodotti, sotto l'influenza di un sistema altamente organizzato di trasporto e vendita, si muovevano liberamente da un angolo all'altro dell'Impero.|H. St. L. B. Moss, ''The Birth of the Middle Ages'' p 1.}}
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{{vedi anche|Religione romana}}
La crisi della religione romana, intesa come [[politeismo]] [[antica Grecia|greco]]-[[civiltà romana|romano]], intensificò i suoi effetti in età [[Impero romano|imperiale]]. Questo politeismo non pretendeva che gli abitanti dell'Impero fossero obbligati a venerare esclusivamente il [[pantheon]] degli [[divinità romane|dèi romani]]. Fin dai tempi di Giulio Cesare e dei suoi rapporti
Secondo una interpretazione storica che pone attenzione alla reazione psicologica delle popolazioni rispetto alla fede religiosa,
Nella congerie [[sincretismo|sincretistica]] dell'impero del [[III secolo]], permeata da dottrine [[neoplatonismo|neoplatoniche]] ([[Plotino]]), [[gnosticismo|gnostiche]], [[Orfismo|orfiche]] e misteriche ([[misteri eleusini]] che trovò seguaci prima in [[Adriano]] e poi in [[Gallieno]]<ref>E. Horst, ''Costantino il grande'', Milano 1987, p. 30.</ref>), fece la sua comparsa il [[Cristianesimo]]. La religione cristiana, opponendosi al potere [[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchico]] che pretendeva che [[culto imperiale|tutti i sudditi riconoscessero nell'imperatore il loro "signore e dio"]] (''dominus et deus''),<ref>Aurelio Vittore, ''Caesares'', 39.2-4; Eutropio, IX, 26; [[Eumenio]], ''[[Panegyrici latini]]'', V, 11; [[Lattanzio]], ''[[De mortibus persecutorum]]'', 8 e 52.3; [https://www.archive.org/stream/xiipanegyricila02baehgoog/xiipanegyricila02baehgoog_djvu.txt Panegyrici latini, II, XI, 20].</ref> subì [[Persecuzione di Diocleziano|pesanti persecuzioni]] al tempo di [[Diocleziano]] (dal
Le campagne militari contro i Parti combattute dagli Imperatori erano dettate da esigenze strategiche di controllo dell'area e anche da esigenze politiche, per perpetuare l'affermazione del potere imperiale romano. Ma erano anche l'inseguimento della scia di Alessandro Magno, che potremmo dire quasi la totalità degli Imperatori ebbero a modello; il sovrano macedone proprio combattendo contro i Persiani era diventato un mito quasi al pari di Ercole e gli Imperatori Romani intendevano emularlo. Alessandro Magno aveva sempre unito le funzioni militari a quelle religiose e sacerdotali officiando personalmente i riti. Ben lontani dalla idea del sovrano macedone di una fusione di popoli, Roma inseguiva nell'area una politica di potenza, molto dispendiosa e infruttuosa, come manifestarono le [[Guerre romano-partiche]].
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Le legioni fedeli al successore dei Severi, [[Massimino il Trace]], stanziate nei confini più occidentali, sul Reno e sul Danubio non seguivano a quel tempo il culto solare, mentre sicuramente era già presente una forte componente barbarica in quegli eserciti, i quali preferivano dunque la politica tollerante e con termine moderno diremmo affine all'[[agnosticismo]] degli imperatori del secolo precedente, ovvero quello del [[Principato adottivo]]. Massimino il Trace perse la guerra e la vita contro [[Gordiano I]] e [[Gordiano II]], i quali avevano i comandi e l'appoggio dell'Africa romana regione di provenienza di [[Settimio Severo]], ove il culto del Dio solare era invece già diffuso. Sotto il loro discendente [[Gordiano III]] il problema dei barbari sui confini si fece molto più pressante che in passato, esigendo dunque eserciti fedeli e coesi. Sia [[Filippo l'Arabo]] che il suo successore [[Decio]] sono generali dell'esercito di Gordiano III, fedeli al dio solare, che pur non pretendendo esclusiva devozione, e quindi non configurandosi come un [[monoteismo]], prendeva senz'altro il primo posto nel Pantheon dell'Impero Romano. È significativo che proprio sotto Decio cominciarono le persecuzioni contro il [[cristianesimo]].
Mentre il cristianesimo si stava diffondendo, alla morte di Decio si verificarono due anni di anarchia militare e solo nel
Diocleziano salì al trono imperiale nove anni dopo la morte di Aureliano, durante i quali si susseguirono scontri fra imperatori eletti dalle proprie legioni e incursioni barbare. L'impero era fiaccato religiosamente oltre che militarmente. Nel 287 circa Diocleziano assunse il titolo di Iovius, [[Massimiano]] che aveva il titolo di [[cesare]] quello di Herculius. Il titolo doveva probabilmente richiamare alcune caratteristiche del sovrano da cui era usato: a Diocleziano, associato a Giove, era riservato il ruolo principale di pianificare e comandare; Massimiano, assimilato ad Ercole, avrebbe avuto il ruolo di eseguire "eroicamente" le disposizioni del collega. Malgrado queste connotazioni religiose, gli imperatori non erano "divinità", in accordo con le caratteristiche del culto imperiale romano, sebbene potessero essere salutati come tali nei panegirici imperiali; erano invece visti come rappresentanti delle divinità, sacerdoti e vicari incaricati di eseguire la loro volontà sulla terra. Diocleziano proseguì l'opera di [[Settimio Severo]], volta a elevare la dignità imperiale al di sopra del livello umano e della tradizione romana come da impulso della propria moglie, la sacerdotessa di El-Gabal [[Giulia Domna]].
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[[File:Rome antique (larousse modf).jpg|thumb|upright=1.4|[[Roma (città antica)|Roma]] e il perimetro delle [[mura aureliane]] a difesa della capitale dell'[[Impero romano]].]]
L'insicurezza del territorio comportò anche un cambiamento nel carattere delle città: queste si erano ovunque sviluppate nei primi due secoli dell'impero e non avevano particolari esigenze difensive, mentre a partire dal III secolo iniziò il cambiamento graduale e discontinuo che avrebbe portato dalle grandi città aperte dell'antichità, alle più piccole città cinte da mura, comuni nel [[medioevo]]. Particolarmente significativa fu la nuova [[Mura aureliane|cinta muraria]] che l'imperatore [[Aureliano]] fece costruire intorno alla stessa [[Roma (città antica)|Roma]], che dopo molti secoli era nuovamente minacciata dalle incursioni dei barbari. La costruzione delle [[Mura Aureliane|mura]] iniziò probabilmente nel
La stessa diminuzione del commercio indirizzava inoltre le città verso un sempre crescente isolamento. I grandi centri videro diminuire la propria popolazione: molti grandi proprietari si erano spostati nei loro possedimenti in campagna, diventati in larga misura autosufficienti e che tendevano a sfuggire al controllo dell'autorità centrale; la crisi aveva attratto, come si è visto, verso questi nuovi centri economici anche coloro che precedentemente trovavano la propria sussistenza nell'economia cittadina. La pressione fiscale aveva inoltre quasi del tutto cancellato quel ceto di funzionari cittadini, i [[Decurione|decurioni]], che ne garantivano l'amministrazione ed il legame con Roma.
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=== Riforma tetrarchica di Diocleziano ===
{{vedi anche|Tetrarchia di Diocleziano}}
[[File:Venice – The Tetrarchs 03.jpg|thumb|[[Monumento ai Tetrarchi|I tetrarchi]], una scultura di porfido saccheggiata a [[Bisanzio]] nel
Con la morte dell'imperatore [[Numeriano]] nel novembre del
Ottenuto il potere, nel novembre del
Data la crescente difficoltà a contenere le numerose rivolte interne e lungo i confini, nel
Le riforme volute da [[Diocleziano]] e i successi militari ottenuti, consentirono di ridare pace e sicurezza all'impero, che continuò in Occidente per altri due secoli e ancora per un millennio in Oriente. La [[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchia]] tentò di introdurre un sistema di successione al trono imperiale che evitasse le lotte per la successione: vennero creati quattro imperatori, due "augusti" e due "cesari", destinati a succedere ai primi come augusti e a scegliere quindi a loro volta i propri successori nominando dei nuovi cesari. La suddivisione dell'impero e lo spostamento delle sedi imperiali, trasferite da [[Roma]] in centri più vicini ai confini da difendere, e la riorganizzazione dell'esercito resero più efficaci le difese.
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{{div col}}
*[[Ammiano Marcellino]], ''Res Gestae'', libro XXVII [http://www.thelatinlibrary.com/ammianus.html QUI].
*[[Aurelio Vittore]], ''[[Epitome de Caesaribus]]'' e ''De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum'' [http://www.thelatinlibrary.com/victor.html QUI].
*[[Corpus Inscriptionum Latinarum]].
*[[Cassio Dione Cocceiano|Dione]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]'', LXXVII [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html QUI].
*[[Publio Erennio Dessippo|Dessippo]] ''Scythica'', frammenti 6 e 7.
*[[Erodiano]], ''[[Storia dell'
*[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', IX [http://www.thelatinlibrary.com/eutropius.html QUI].
*[[Giordane]], ''[[De origine actibusque Getarum]]''.
*[[Giorgio Sincello]], ''Selezione di cronografia''.
*[[Gregorio di Tours]], ''
*[[Historia Augusta]], da ''Caracalla'' a ''Diocleziano''.
*[[Panegyrici latini]], II-VII [https://www.archive.org/details/xiipanegyricila02baehgoog QUI].
*[[Paolo Orosio|Orosio]], ''[[Historiarum adversus paganos libri septem]]'', libro 7 [http://www.thelatinlibrary.com/orosius.html QUI].
*[[Procopio di Cesarea]], ''
*[[Roman Imperial Coinage]]:
**volume 4a: ''da [[Pertinace]] a [[Geta]] et [[Caracalla]] (193 – 217)'', di [[Harold Mattingly|H. Mattingly]], [[Edward Allen Sydenham|E.A. Sydenham]], Londra, 1936;
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*{{cita libro | cognome=Vari | nome=Autori | titolo=L'«inflazione » nel quarto secolo d. C. | editore=atti dell'incontro di studio Roma 1988 | città=Roma | anno=1993 }}
*{{cita libro | cognome=Barnes | nome=Timothy | titolo=Constantine and Eusebius | url=https://archive.org/details/constantineeuseb0000barn | editore=MA Harvard University Press | città=Cambridge | anno=1981 | lingua=inglese | isbn=978-0-674-16531-1 }}
*{{cita libro | cognome=Barnes | nome=Timothy | titolo=The New Empire of Diocletian and Constantine | url=https://archive.org/details/newempireofdiocl0000barn | editore=MA Harvard University Press | città=Cambridge | anno=1982 | lingua=inglese | isbn=0-7837-2221-4 }}
*Gian Guido Belloni, ''La moneta romana'', Ed.Carocci, Roma 2004, ISBN 88-430-2105-2
*{{cita libro | cognome=Beyer | nome=Jeorgios Martin | titolo=Gregorios Thaumaturgos und die pontischen Beutezuge der Boran und Goten im 3.Jh.n.Chr. |editore=in 18th International Congress of Roman Frontier Studies, a cura di P.Freeman, J.Bennett, Z.T.Fiema e B.Hoffmann | città=Oxford | anno=2002 | lingua=tedesco }}
*{{cita libro | cognome=Bowman | nome=Alan K. | titolo=Diocletian and the First Tetrarchy | editore=The Cambridge Ancient History, Volume XII: The Crisis of Empire, a cura di Alan Bowman, Averil Cameron, e Peter Garnsey | città=Cambridge | anno=2005 | lingua=inglese | isbn=0-521-30199-8 }}
*{{cita libro | cognome=Cameron | nome=Averil | wkautore=Averil Cameron | titolo=Il tardo impero romano | città=Milano |
*{{cita libro | cognome=Carrié | nome=Jean-Michel |titolo=Eserciti e strategie |editore=in Storia dei Greci e dei Romani, vol.18, La Roma tardo-antica, per una preistoria dell'idea di Europa | città=Milano | anno=2008 }}
*{{cita libro | cognome=Corbier | nome=Mireille | titolo=Svalutazioni, inflazione e circolazione monetaria nel III secolo, Società romana e impero tardoantico, I : Istituzioni, ceti, economie | editore=a cura di A. Giardina | città=Roma-Bari |anno=1986 }}
*{{cita libro | cognome=Corradi | nome=Giuseppe | titolo=Gli imperatori romani | città=Torino |
*{{cita libro | cognome=Crees | nome=James | titolo=The Reign of the Emperor Probus | città=Londra | anno=2005 | lingua=inglese | isbn=1-4021-9698-9 }}
*{{cita libro | cognome=Dobiaš | nome=Giuseppe | titolo=Il limes romano nelle terre della Repubblica Cecoslovacca, vol.VIII | editore=Istituto Studi Romani | città=Roma | anno=1938 }}
* {{cita libro |autore=Richard Duncan-Jones|titolo=Money and Government in the Roman Empire |url=https://archive.org/details/moneygovernmenti0000dunc|anno=1994|lingua=inglese|cid=Duncan-Jones 1994}}
*{{cita libro | cognome=Duval | nome=Noel |wkautore= Noël Duval |titolo=Sirmium ville impériale ou capitale? | editore=«CCAB» 26 | anno=1979 | lingua=francese }}
*{{cita libro | cognome=González| nome=Julio Rodríguez | titolo=Historia de las legiones Romanas | città=Madrid | anno=2003 | lingua=es}}
*{{cita libro | cognome=Grant |nome=Michel | titolo=Gli imperatori romani, storia e segreti | città=Roma | anno=1984 | lingua=inglese | isbn=88-541-0202-4 }}
*{{cita libro | cognome=Jackson | nome=Robert B. | titolo=At empire's edge. Exploring Rome's egyptian frontier | url=https://archive.org/details/atempiresedgeexp0000jack | editore=Yale Univ.Press | città=New Haven & Londra | anno=2002 | lingua=inglese | isbn=0-300-08856-6 }}
* {{Cita libro|autore=Eberhard Horst|titolo=Costantino il Grande|città=Milano |editore=Bompiani|anno=1987|cid=Horst 1987|isbn=978-88-452-6026-1|lingua=italiano}}
*{{cita libro | cognome=Jones | nome=Arnold Hugh Martin | titolo=The Later Roman Empire: 284-602 | città=Baltimora | anno=1986 | lingua=inglese | isbn=0-8018-3285-3 }}
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*{{cita libro | cognome=Cervo | nome=Guido | wkautore=Guido Cervo | titolo=Il legato romano | città=Casale Monferrato | anno=2002 | isbn=88-384-7061-8 }} (la [[Gallia]] ai tempi dell'imperatore [[Marco Aurelio Probo]] dal 275 in poi).
*{{cita libro | cognome=Cervo | nome=Guido | wkautore=Guido Cervo | titolo=La legione invincibile | url=https://archive.org/details/lalegioneinvinci0000cerv | città=Casale Monferrato | anno=2003 | isbn= 88-384-7063-4 }}
*{{cita libro | cognome=Cervo | nome=Guido | wkautore=Guido Cervo | titolo=L'onore di Roma | url=https://archive.org/details/lonorediromaroma0000cerv | città=Casale Monferrato | anno=2004 | isbn=88-384-8183-0 }}
*{{cita libro | cognome=Sidebottom | nome=Harry | wkautore=Harry Sidebottom | titolo=Il Guerriero di Roma. Fuoco ad Oriente | editore=Newton Compton | città=Roma | anno=2009 | isbn=978-88-541-1700-6 }} Primo [[romanzo storico]] della saga ambientata nell'Oriente romano durante le campagne di Sapore I degli anni
*{{cita libro | cognome=Sidebottom | nome=Harry | wkautore=Harry Sidebottom | titolo=Il Re dei Re | editore=Newton Compton | città=Roma | anno=2010 | isbn=978-88-541-1657-3 }} Secondo romanzo storico della saga, ambientato nel
*{{cita libro | cognome=Sidebottom | nome=Harry | wkautore=Harry Sidebottom | titolo=Il Guerriero di Roma. Sole bianco | editore=Newton Compton Editori | anno=2011 | isbn=978-88-541-2815-6 }} Terzo romanzo storico della saga.
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