|linkBandiera = Lob flag moskovskiy.svg
|linkLocalizzazione = Muscovy 1390 1525.png
|didascaliaLocalizzazione = L'evoluzione territoriale del Granducato tra il 1390 e il 15471525
|linkMappa = Moscovia 1.png
|paginaStemma =
|elenco capi di governo =
|organi deliberativi =
|inizio = [[1283]]
|primo capo di stato = [[Daniele di Russia]]
|stato precedente = {{simbolo|Seal-of-Alexander-Nevsky 1236 Avers.svg}} [[Principato di Vladimir-Suzdal']]<br />{{simbolo|Flag of Veliky Novgorod.svg}} [[Repubblica di Novgorod]]<br />{{simbolo|SymbolПечать Duchyкнязя ofВеликого TverМихаила.png}} [[Principato di Tver']]<br />{{simbolo|Flag of Perm.svg}} [[Permia]]<br />{{simbolo|Symbol Duchy of Ryazan.svg}} [[Principato di Rjazan']]
|evento iniziale =
|fine = 22 ottobre [[1547]]
|ultimo capo di stato = [[Ivan IV di Russia]]
|stato successivo = {{simbolo|Russian-coat-arm-1667.svg}} [[Regno russo]]
|evento finale = Elevazione a regno
|territorio originale =
|religione di stato = [[OrtodossiaCristianesimo Ortodosso]]
|altre religioni = [[Paganesimo]]
|classi sociali =
}}
{{Storia della Russia}}
Il '''Granducato''' o '''Gran Principato di Mosca''' ({{russo|Вели́кое кня́жество Моско́вское|Velikoe Knjažestvoknjažestvo Moskovskoe}}),<ref>{{Treccani|principato-di-moscovia/|titolo=Principato di Moscovia}}</ref> o semplicemente '''Moscovia''', è stato uno dei maggiori [[principati russi]] del [[Medioevo]] e dell'inizio dell'[[Età Moderna]]; ebbe come capitale [[Mosca (Russia)|Mosca]], esistette fra il [[XIII secolo]] ed il [[1547]] e fu il predecessore dello [[Zarato russo]].
== Storia ==
=== Da Jurij Dolgorukij a Ivan I: nascita ed espansione della Moscovia ===
Il nome di [[Mosca (Russia)|Mosca]] compare per la prima volta nelle [[Cronaca (genere letterario)|cronache]] della [[Rus' di Kiev]] (nella Cronaca di [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]], di [[Volinia]], ma non in [[Cronaca di Mosca|quella di Mosca]], che è posteriore) nell'anno [[1147]].<ref>{{en}}Timothy J. Colton, ''[https://books.google.it/books?id=lXM2H6tWHskC&pg=PA14 Moscow: Governing the Socialist Metropolis]'', Harvard University Press, 1995, ISBN 978-06-74-58749-6, p. 14.</ref> Allora si trattava di un villaggio insignificante (''[[selo]]'') vicino al confine meridionale del [[Principato di Vladimir-Suzdal']].
Nel [[1156]], secondo la [[Cronaca di Vladimir]], era stata fatta costruire da [[Jurij Dolgorukij di Kiev]] una [[fortezza|fortificazione]] di tronchi d'albero:<ref>{{en}}Laurence Kelly, ''[https://books.google.it/books?id=vEU9CgAAQBAJ&pg=PT30 Moscow: A Traveller's Reader]'', Hackette UK, 2016, ISBN 978-14-72-13715-9.</ref> è l'inizio del [[Cremlino di Mosca]], in una zona che fino ad allora era coperta di paludi.
Nel [[1236]]-[[1237]], quando i [[Tataro-mongoli]] [[Invasione mongola della Russia|invadono la Rus' di Kiev]], quest'area fortificata viene completamente bruciata.<ref>{{en}}Samuel Fellows, ''[https://books.google.it/books?id=FLcRAAAAYAAJ&q=1236+moscow Progress]'' (vol. 1), University Association, 1895, digitalizzato dalla Biblioteca Pubblica di New York il 21 novembre 2007, p. 250.</ref> In quell'epoca Mosca è solo un insignificante avamposto commerciale appartenente al Principato di Vladimir-Suzdal'; proprio in questo periodo, tuttavia, Mosca comincia la propria ascesa, che la porterà a diventare [[egemonia|egemone]] di tutta l'[[Europa orientale]]. La posizione remota in una regione di foreste offre una certa protezione nei confronti di eventuali assalti da parte degli invasori mentre l'abbondanza di fiumi garantisce i collegamenti con il [[Mar Baltico]] a nord e con il [[Mar Nero]] nella regione del [[Caucaso]]. Ancora più importante della posizione geografica, per la trasformazione di Mosca in un nuovo Stato russo è il ruolo giocato da numerosi suoi principi, che furono ambiziosi, determinati e fortunati.
Nel [[XIII secolo|XIII]]-[[XIV secolo]], la Rus' di Kiev si trova dunque in una situazione disastrosa: [[Kiev]] e il bacino del [[Dnepr]] sono stati devastati dai Tatarotataro-mongoli, tutti i [[suoi principati russi]] sono loro sottomessi e devono pagare ingenti tributi al ''[[khan]]'' di [[Saraj]] (una parte dei quali andava al centro dell'[[impero mongolo|Impero]], al ''[[gran khan]]'' in [[Mongolia]]).<ref name="crummey39">{{en}}Robert O. Crummey, ''[https://books.google.it/books?id=MMwFBAAAQBAJ&pg=PA39 The Formation of Muscovy 1300 - 1613]'', Routledge, 2014, ISBN 978-13-17-87200-9, p. 39.</ref> Il territorio russo si trova frazionato in moltissimi piccoli principati, indipendenti e in lotta fra di loro, formalmente autonomi da Saraj anche se dal ''khan'' dell'[[Orda d'Oro]] i principi dovevano ottenere lo ''[[jarlyk]]'', la [[lettera patente]] che consente loro di governare.<ref>Katherine Arden, ''[https://books.google.it/books?id=2pi2DwAAQBAJ&pg=PT348 La ragazza nella torre]'', Fanucci Editore, 2019, ISBN 978-88-34-73973-0.</ref> Le regioni occidentali, [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]], [[Volinia]], [[Podolia]] e [[Polesia]], entrano sempre più nella sfera di influenza del [[Regno di Polonia (1138-1320)|Regno di Polonia]].
Nel [[1263]], alla morte del [[gran principe]] [[Aleksandr Nevskij]], il suo figlio minore [[Daniele di Russia|Daniil Aleksandrovič]] ottiene il villaggio di Mosca e ciò ha un impatto notevole sulla sottomissione delle popolazioni vicine.<ref>{{en}}E.o.K., ''[https://books.google.it/books?id=kJ6PZ7g3Yw0C&pg=PA226 The Kingfisher History Encyclopedia]'', Kinghfisher, 2004, ISBN 978-07-53-45784-9, p. 226.</ref> Mosca diventa così, probabilmente, un ''[[enclave]]'' della [[Repubblica di Novgorod]] nel territorio del principato di Vladimir-Suzdal'. Daniil è il primo a fregiarsi del titolo di [[principe di Mosca]], portando così sul trono della città una linea di quella [[Rjurikidi|dinastia di Rurik]] che ha governato la Rus' di Kiev fin dalla sua fondazione.<ref>{{en}}Jeffrey E. Cole, ''[https://books.google.it/books?id=M9fDifnkMJMC&pg=PA313 Ethnic Groups of Europe: An Encyclopedia]'', ABC-CLIO, 2011, ISBN 978-15-98-84303-3, p. 313.</ref>
Il figlio maggiore di Daniil, [[Jurij di Mosca|Jurij Danilovič]] continua la politica di espansione di Mosca verso alcune zone limitrofe, come [[Kolomna]] e [[Možajsk]], politica inaugurata già da suo padre Daniil. A poco a poco Mosca comincia così ad ingrandire il proprio territorio.<ref>Michele Colucci; Riccardo Picchio, ''[https://books.google.it/books?id=y14_AQAAIAAJ&q=jurij+kolomna+mozajsk Storia della civiltà letteraria russa]'', UTET, 1997, ISBN 978-88-02-05176-5, p. 196.</ref> Le cause di questa espansione non sono legate tanto al valore militare di Jurij, quanto alle sue disponibilità economiche. Le entrate finanziarie di Mosca, infatti, cominciano ad essere notevoli per diversi fattori:
Successivamente, anche la popolazione di Mosca conosce un grande incremento, soprattutto perché molti [[profugo|profughi]], sia contadini sia nobili, si rifugiano nella città e nel suo territorio: Jurij li accoglie tutti, sia per avere soldati da arruolare, sia per imporre loro le tasse.
A questo punto Jurij ha a disposizione un esercito e grandi somme di denaro; intraprende così una lotta contro la città di [[Tver']], che ambisce a prendere il posto della distrutta Kiev. Jurij dichiara guerra al [[principe di Tver']], [[Michail Jaroslavič]];<ref>{{en}}Walter G. Moss, ''[https://books.google.it/books?id=vU94ipGVq4MC&pg=PA80 A History of Russia]'' (vol. 1), Anthem Press, 2003, ISBN 978-08-57-28752-6, p. 80.</ref> non riuscendo a sconfiggerlo con le armi (Tver' si trova abbastanza a nord per essere autonoma dai Tatari e mantenere un buon esercito), nel [[1317]] Jurij si sposa con la sorella del ''khan'' dell'Orda d'Oro, [[Uzbek Khan|Uzbek]] (la ragazza si chiamava [[Končaka]]).<ref>{{en}}Daniel H. Shubin, ''[https://books.google.it/books?id=n60tAwAAQBAJ&pg=PA97 A History of Russian Christianity]'' (vol. 1), Algora Publishing, 2004, ISBN 978-08-75-86287-3, p. 97.</ref> Con la guardia personale di Končaka (due o tremila uomini), messa a disposizione dal ''khan'', Jurij attacca Michail di Tver', ma viene da lui sconfitto, è catturato e imprigionato con la moglie (che in carcere si converte al cristianesimo e prende il [[Agata (nome)|nome di Agaf'ia]]).<ref>{{en}}Sergeĭ Mikhaĭlovich Solovʹev, ''[https://books.google.it/books?id=nrBoAAAAMAAJ&q=agafia+baptized+tver History of Russia: Russian society, 1389-1425]'', Academic International Press, 1976, ISBN 978-08-75-69228-9, p. 300.</ref> Pochi anni dopo, verso il [[1318]], Agaf'ia muore avvelenata a Tver', e della sua morte viene incolpato proprio Michail da Jurij e dall'ambasciatore tataro a Mosca, [[Kavdygai]]: Michail deve perciò recarsi a Saraj per discolparsi dall'accusa di avere fatto uccidere addirittura la sorella del ''khan''. Si svolge quindi un processo (documentato sia nelle fonti tatare, sia in quelle russe), a seguito del quale Michail viene dichiarato colpevole e decapitato.<ref>{{en}}Walter Keating Kelly, ''[https://books.google.it/books?id=xVxEAAAAIAAJ&pg=PA81 The History of Russia]'', H.G. Bohn, 1854, digitalizzato dalla University of California il 12 novembre 2007, p. 81.</ref> Successivamente il suo figlio maggiore, [[DimitriDemetrio di Tver'|Dmitrij Michajlovič]], preso il posto del padre, per vendicarsi di Jurij lo accusa di essersi impadronito di alcuni tributi destinati al ''khan'': questa volta è Jurij ad essere convocato a Saraj per discolparsi, e lungo la strada Dmitrij stesso lo uccide.<ref name="hill108">{{en}}Elizabeth Mary Hill, ''[https://books.google.it/books?id=5RN485LBNFwC&pg=PA108 Gorski Vijenac]'', MHRA, 1970, ISBN 978-09-00-54708-9, p. 108.</ref> Per questa prevaricazione, però, anche Dmitrij viene messo a morte da Uzbek: la giustizia, in un caso del genere, doveva essere esercitata dai Tatari, dato che non si trattava soltanto di una questione interna ai principati russi.<ref name="hill108"/>
Alla morte di Jurij diventa principe di Mosca suo fratello, [[Ivan I di Russia|Ivan I]], oggi conosciuto con l'epiteto di ''Kalità'' (Ivan del "borsellino"). Ivan si reca da Uzbek (cognato del fratello), si fa dare un esercito di 50.000 uomini con il pretesto di volere pacificare, in nome del ''khan'', la situazione, e marcia contro Tver', che era prima insorta con una [[Rivolta di Tver' (1327)|rivolta]] e non può resistere. Ivan distrugge completamente la città, la annette al suo territorio, e come ricompensa ottiene da Uzbek il titolo di [[Gran Principe di Vladimir]]: questo perché Ivan non ha esercitato una vendetta a titolo personale, ma ha fatto giustizia a nome del ''khan''.<ref>{{en}}Reinhard Bendix, ''[https://books.google.it/books?id=rxAb4kAtzMYC&pg=PA100 Kings Or People: Power and the Mandate to Rule]'', University of California Press, 1980, ISBN 978-05-20-04090-8, p. 100.</ref> Il [[principato di Vladimir-Suzdal']] si trova in una situazione di forte decadenza, e se un discendente di Michail e Dmitrij di Tver' volesse rivendicare il titolo di Gran Principe, saprebbe già che verrebbe tolto di mezzo con la forza.
Negli anni successivi, [[1329]]-[[1331]], Ivan, da politico molto accorto, coopera strettamente con i Tataro-mongoli nella raccolta di tasse e tributi dagli altri principati russi: riesce così ad ottenere il diritto di riscuotere le imposte dovute al ''khan'' (anche a Mosca c'è un [[Khanato dell'Orda d'Oro#Politica dei Tataro-mongoli verso i Russi sottomessi|esattore]] tataro-mongolo, un ''[[Basqaq|baskak]]'', ma in questo caso non ha un ruolo determinante).<ref>{{en}}Lawrence N. Langer, ''[https://books.google.it/books?id=DlWPEH3dF38C&pg=PA134 Historical Dictionary of Medieval Russia]'', Scarecrow Press, 2001, ISBN 978-08-10-86618-8, p. 134.</ref> Così le tasse sono riscosse da Ivan stesso, che ne approfitta per aumentare l'ammontare delle imposte e accrescere in questo modo la potenza e il prestigio di Mosca. Per questo motivo la gente dà ad Ivan il sopraccitato soprannome di ''kalità'', "borsa di denaro".<ref>{{en}}Mara Vorhees; Leonid Ragozin, ''[https://books.google.it/books?id=7AwqwZVmQlcC&pg=PA192 Mosca]'', EDT srl, 2012, ISBN 978-88-60-40980-5, p. 192.</ref> Quando si tratta di aggiudicarsi dal ''khan'' uno ''jarlyk'', Ivan ha ora più possibilità di ottenerlo, avendo a disposizione più denaro, e ciò non vale soltanto per Mosca ma anche - in modo ineccepibile secondo la prassi dell'[[Orda d'Oro]] - per molte altre città. {{senza fonte|Inoltre, con questo denaro Ivan riscatta un gran numero di schiavi russi (''rab<nowiki>'</nowiki>''),}} che poi arruola nell'esercito perché essi sono debitori del loro riscatto nei confronti della città di Mosca e del [[gran principe]].
Ivan si impadronisce anche di diversi piccoli principati per aumentare l'estensione territoriale della Moscovia;<ref name="tsygankov33">{{en}}Andrei P. Tsygankov, ''[https://books.google.it/books?id=aHvOBAAAQBAJ&pg=PA33 The Strong State in Russia]'', Oxford University Press, 2014, ISBN 978-01-99-33621-0, p. 33.</ref> per governarli, egli acquista lo ''jarlyk'' direttamente dai loro principi (operazione non contemplata dalle istituzioni tatare). Molti principi, sapendo che comunque perderebbero le loro città, visto che Mosca è ormai troppo forte perché le si possa opporre resistenza, vendono il loro titolo di principe in cambio di un [[titolo nobiliare]]:<ref name="tsygankov33"/> nasce così un ceto di [[boiardo (storia)|boiari]] sempre più numeroso e potente.
# L'incremento demografico implicato dall'annessione di nuovi territori, che comporta la creazione di un circolo vizioso estremamente satisfattivo: più sudditi, più tasse, più soldati;
# L'ampliamento dell'esercito;
# L'appoggio del potere religioso: nel [[1326]], iniziano i lavori avviati per costruire la prima [[Cattedrale della Dormizione (Mosca)|cattedrale della Dormizione]] nel Cremlino. Successivamente, nel [[1333]], [[Cattedrale dell'Arcangelo Michele (Mosca)|quella dell'arcangelo Gabriele)]] (dove Ivan verrà seppellito alla sua morte).<ref>{{en}}Simon Sebag Montefiore, ''[https://books.google.it/books?id=76YaCgAAQBAJ&pg=PT71 The Romanovs: 1613-1918]'', Hachette UK, 2016, ISBN 978-14-74-60027-9.</ref>
Un’altra pietra miliare nella storia {{chiarire|della gloria|ossia?}} di Mosca è il trasferimento nel 1325 (cioè all’avvento di Ivan I) del [[Patriarchi e metropoliti di Russia|metropolita di Kiev-Vladimir]], il successore di Massimo (†1305), [[Pietro (metropolita di Kiev)|Pietro]] (anch'egli poi [[canonizzazione|canonizzato]]). Così come da Kiev, devastata dai mongoli, il metropolita si è spostato a Vladimir, nuova sede del Gran principato, da Vladimir si sposta a Mosca, corroborandone l'ascesa.<ref>{{en}}Donald W. Treadgold, ''[https://books.google.it/books?id=Fg04AAAAIAAJ&pg=PA3 The West in Russia and China]'', CUP Archive, 1973, ISBN 978-05-21-09725-3, p. 3.</ref>
Dopo il metropolita Pietro, i vescovi non rieleggono un [[metropolita]] anche per Vladimir-Suzdal': la RussiaMoscovia deve avere un solo metropolita. È vero, rimane un altro metropolita a Kiev,<ref>Dopo il [[1169]], quando il principe di [[Principato di Vladimir-Suzdal'|Vladimir-Suzdal']] [[Andrej Bogoljubskij]], durante una delle numerose guerre civili, aveva distruttorazziato la città di Kiev eseguendo un devastante [[Sacco di Kiev (1169)|sacco]], il [[Metropolita di Kiev|metropolita]] era rimasto a Kiev, mantenendo la sede originaria. Con l'arrivo dei [[Tataro-mongoli]], però, il metropolita [[Massimo (metropolita di Kiev)|Massimo]] si era spostato anche lui nella regione di [[Suzdal']], che quindi era diventata sede anche del potere ecclesiastico sulla Russia, oltre che di quello politico. I vescovi di [[Kiev]], della [[Galizia (Europa Centrale)|Galizia]] e della [[Volinia]] avevano rifiutato questa traslazione della sede metropolitana, e nel [[1303]] avevano eletto un loro proprio metropolita (contrapposto a Massimo), che si era stabilito a [[Halyč]]. Il [[patriarca di Costantinopoli]], [[Atanasio I]], non aveva potuto fare altro che accettare questa situazione e, sebbene controvoglia, aveva sancito la divisione in due metropolie. La metropolia di Kiev-Galizia sarebbe poi stata abolita nel [[1347]]. Per approfondire: {{en}}John Meyendorff, ''[https://books.google.it/books?id=KKZdTvs1ySYC&pg=PA94 Byzantium and the Rise of Russia]'', Cambridge University Press, 2010, ISBN 978-05-21-13533-7, p. 94 (nota 63).</ref> ma ormai Kiev ha preso un'altra strada, entrando nell'orbita di influenza della [[Polonia]].
Nel [[1341]] Ivan muore. Sarà considerato il fondatore del Granducato di Mosca.
=== Da Semën a Dmitrij Donskoj: il consolidamento dell'egemonia di Mosca ===
Nel [[XIV secolo]] i [[principi di Mosca]] sono ormai abbastanza potenti per tentare di opporsi ai [[Tataro-mongoli]], indeboliti da lotte intestine, e li sconfiggeranno nel [[1380]], nella [[Battaglia di Kulikovo]].<ref name="dowling445">{{en}}Timothy C. Dowling, ''[https://books.google.it/books?id=KTq2BQAAQBAJ&pg=PA445 Russia at War: From the Mongol Conquest to Afghanistan, Chechnya, and Beyond]'', ABC-CLIO, 2014, ISBN 978-15-98-84948-6, pp. 445-446.</ref> Malgrado una ripresa della potenza tatara (essi giungeranno a saccheggiare Mosca) a partire da questo momento il principato di Mosca si trasforma fino a divenire un grande Stato, espandendosi lentamente, a partire dal [[XV secolo]], sempre più ad est in [[Asia]].<ref name="dowling445"/>
Figlio maggiore di [[Ivan I di Russia|Ivan ''Kalità'']], il [[gran principe]] [[Simeone di Russia|Semën Ivanovič]], conosciuto come Semën ''Gordij'' ("Simeone il Fiero"), consolida quanto ha fatto il padre. Un numero sempre maggiore di principi gli donano le loro città, acquistando un ruolo al Cremlino come [[boiardo (storia)|boiari]]. Mosca si ingrandisce territorialmente; con il territorio aumentano le persone abitanti, le tasse e la consistenza numerica dell'esercito, che è ormai diventato un esercito stabile alle dirette dipendenze del gran principe. Semën, tuttavia, si comporta ancora come un vassallo nei confronti dei Tatari. Egli muore durante la [[peste nera|grande peste]], nel [[1353]].<ref>{{en}}Ole Jørgen Benedictow, ''[https://books.google.it/books?id=KjLHAOE7irsC&pg=PA214 The Black Death, 1346-1353: The Complete History]'', Boydell Press, 2006, ISBN 978-18-43-83214-0, p. 214.</ref>
Il fratello di Semën, [[Ivan II di Russia|Ivan II Ivanovič]], regna per breve tempo. Deve principalmente occuparsi della gestione dei rapporti con il [[Granducato di Lituania]] (grosso modo pacifici) e la [[Confederazione di Livonia]], proseguendo nella politica di appoggio della Chiesa ortodossa ed evitando di infastidire i boiari.<ref>{{en}}Lawrence N. Langer, ''[https://books.google.it/books?id=DlWPEH3dF38C&pg=PA76 Historical Dictionary of Medieval Russia]'', Scarecrow Press, 2001, ISBN 978-08-10-86618-8, pp. 77-78.</ref> Tradizionalmente ritenuto incapace da governare dai contemporanei, al suo posto, in realtà, governa il [[Alessio (metropolita di Kiev)|metropolita Alessio]], una figura molto forte nel panorama politico russo:<ref name="crummey45">{{en}}Robert O. Crummey, ''[https://books.google.it/books?id=MMwFBAAAQBAJ&pg=PA45 The Formation of Muscovy 1300 - 1613]'', Routledge, 2014, ISBN 978-13-17-87200-9, pp. 45-46.</ref>
Finalmente con [[Demetrio di Russia|Dmitrij Ivanovič]] si riesce ad avere una certa unità nel territorio della Moscovia. Dmitrij riesce a conquistare le città di Tver' (annettendone definitivamente il [[Principato di Tver'|principato]]), [[Kaluga]] e [[Rjazan']] (a sud), [[Smolensk]] (a ovest) e [[Nižnij Novgorod]] (a est). In questo modo intorno a Mosca si forma come una cinta protettiva.<ref>{{en}}Daniel H. Shubin, ''[https://books.google.it/books?id=na1NBAAAQBAJ&pg=PA206 Tsars and Imposters]'', Algora Publishing, 2009, ISBN 978-08-75-86688-8, p. 206.</ref>
Nel [[1371]] il [[Sovrani di Lituania|sovrano dei Lituani]], [[Algirdas]], porta guerra nel nord della RussiaMoscovia, riuscendo a conquistare territori nel [[Repubblica di Novgorod|contado di Novgorod]] e tentando di attaccare l'odierna capitale russa [[Guerra lituano-moscovita (1368-1372)|per ben tre volte]].<ref>{{en}}Robert I. Frost, ''[https://books.google.it/books?id=245lDwAAQBAJ&pg=PA25 The Oxford History of Poland-Lithuania]'', Oxford University Press, 2018, ISBN 978-01-92-56814-4, p. 25.</ref> Con questa motivazione, Dmitrij riesce ad ottenere dal ''khan'' di [[Saraj]] una diminuzione delle imposte da versare all<nowiki>'</nowiki>Orda d'Oro (a causa delle lotte intestine a Novgorod, Mosca era riuscita ad estendere la propria giurisdizione anche sul territorio di questa città).
Con Dmitrij si infrange il mito dell'invincibilità dei [[Tataro-mongoli]] e si comincia a combattere contro il popolo della steppa. A metà del [[XIV secolo]], d'altronde, l'Orda d'Oro si era scissa in due parti per rivalità politiche: il [[khanato]] di Saraj e un khanato del [[Don (fiume Russia)|Don]], fondato forse da una parte della nobiltà, ''noyon'', che voleva conquistare più potere (il khanato del Don, infatti, non era unitario come quello di Sarai, ma era una specie di [[Confederazione di Stati|confederazione]]), oppure da esuli, soprattutto politici.<ref>{{en}}Michael Moïssey Postan, ''[https://books.google.it/books?id=cHRvtwTLcMAC&pg=PA585 The Cambridge Economic History of Europe: agrarian life of the Middle Ages]'', Cambridge University Press, 1966, ISBN 978-05-21-08709-4, p. 585.</ref> Tutto ciò aveva indebolito la capacità militare del ''khan'' di Saraj.
Nel [[1378]] avviene la [[battaglia della Voža]]: sul fiume [[Voža]], un affluente dell'[[Oka (affluente del Volga)|Okà]], Dmitrij riesce ad infliggere una prima sconfitta a gruppi di predoni tatari (probabilmente si tratta di forze provenienti dal khanato del Don). La vittoria, dal punto di vista geopolitico e strategico, non porta nessun vantaggio a Dmitrij, ma fa suonare una sorta di campanello d'allarme al ''khan'' di Saraj, [[Mamaj]].<ref>{{en}}René Grousset, ''[https://books.google.it/books?id=CHzGvqRbV_IC&pg=PA405 The Empire of the Steppes: A History of Central Asia]'', Rutgers University Press, 1970, ISBN 978-08-13-51304-1, p. 405.</ref> Preoccupato del rafforzamento di Mosca, Mamaj stringe un'alleanza con il sovrano lituano [[Ladislao II Jagellone]], in modo da poter prendere la Moscovia da due fronti, da nord-ovest e da sud.<ref name="ziegler23">{{en}}Charles E. Ziegler, ''[https://books.google.it/books?id=7moY9FF4raQC&pg=PA23 The History of Russia]'', ABC-CLIO, 2009, ISBN 978-03-13-36307-8, p. 23.</ref> Di fronte a questa minaccia, vengono messe da parte tutte le rivalità interne fra i [[principati russi]] ed affluiscono a Mosca numerosi eserciti russi per mettersi sotto la guida unitaria di Dmitrij.
[[File:Kulikovo lubok.jpg|left|thumb|upright=1.4|La [[battaglia di Kulikovo]] (inchiostro, tempera e oro, 1890)]]
Nel [[1380]] Dmitrij, dopo aver ricevuto la benedizione di [[Sergio di Radonež|san Sergio di Radonež]], si mette in moto con il proprio esercito, cercando di attaccare battaglia prima che i Tatari si congiungano con i Lituani e Polacchi.<ref name="ziegler23"/> L'esercito russo e quello tataro (i Lituano-polacchi si trovano ad una cinquantina di chilometri di distanza) si scontrano nella pianura di [[Kulikovo (oblast' di Tula)|Kulikovo]], vicino alla città di [[Tula (Russia)|Tula]] e al fiume Don.<ref>Perché i Lituano-polacchi non parteciparono alla battaglia? Fino agli [[anni cinquanta]] del [[XX secolo]] gli storici erano concordi nell'affermare che essi non fecero a tempo a raggiungere il terreno di battaglia ([[Boris Grekov]], [[Alexander Jakubovski]]). Più recentemente ([[Boris Rybakov]]) si è ipotizzato che i Lituani avessero ripensato alla loro alleanza con i Tatari, temendo che una sconfitta di Mosca avrebbe fatto crollare uno [[Stato cuscinetto]] tra loro e i Tatari stessi, che così sarebbero stati in grado di muovere decisamente verso ovest e conquistare anche [[Cracovia]].</ref> All'inizio della [[battaglia di Kulikovo]] i Tatari di Mamaj sembrano vincere, e lo stesso Dmitrij viene ferito. Tuttavia, Dmitrij aveva studiato il modo di combattere dei Tataro-mongoli, e stringe le due ali dell'esercito tataro in una [[Aggiramento|tenaglia]] di [[cavalleria]], schierata di notte, ancora più larga di quella che - come facevano sempre in battaglia - i Tatari avevano disposto per accerchiare le forze russe. Mamaj viene sconfitto, perde più del 90% del suo esercito (i caduti sono più di 100.000, dall'una e dall'altra parte).<ref>{{en}}''[https://books.google.it/books?id=alVTAAAAYAAJ&q=Mongols+defeated+by+Russians+with+loss+of+100,000. The World Almanac and Encyclopedia]'', Press Publishing Company (The New York World), 1915, digitalizzato dall'Università di Princeton il 22 ottobre 2010, p. 468.</ref> Un'anonima fonte russa che descrive la battaglia (intitolata proprio ''Bitva na Kulikove'') registra che «lo stesso Paese russo si trovò impoverito di nobili, di soldati e di contadini». Da quel giorno Dmitrij riceve l'epiteto di ''Donskoj''.<ref>{{cz}}[https://www.databazeknih.cz/stitky/bitva-na-kulikove-poli-15537 Bitva na Kulikově poli] a cura di ''Databazeknih.cz'', link verificato l'8 novembre 2019.</ref>
La battaglia di Kulikovo sarà fondamentale per tutta la storia russa.<ref name="borrero208">{{en}}Mauricio Borrero, ''[https://books.google.it/books?id=dhm0cGdrTOIC&pg=PA208 Russia: A Reference Guide from the Renaissance to the Present]'', InfoBase Publishing, 2009, ISBN 978-08-16-07475-4, p. 208.</ref> Tuttavia Dmitrij non è nelle condizioni di sfruttare subito a vantaggio dei Russi la vittoria: è rimasto senza soldati, e per questo non può attaccare direttamente il khanato dei Tatari. La vittoria a Kulikovo sarà decisamente sovrastimata dai Russi:<ref name="borrero208"/> ci si illuderà che i Tatari non oseranno più rialzare la testa; in più, passato il momento del pericolo, in patria riemergeranno attriti e divisioni, che mostreranno come non si sia ancora consolidata una vera coscienza nazionale.
Negli stessi anni della battaglia di Kulikovo, una nuova minaccia si profila sulla Moscovia. Da [[Samarcanda]] un nuovo [[Gran Khan]] [[mongoli|mongolo]], [[Tamerlano|Timur-Lenk (Tamerlano)]], riesce a soggiogare nuovamente i popoli dell'[[Asia Centrale]] ([[Kirghizi]], [[Tagiki]], [[Kazaki]], ecc.), della [[Cina]] settentrionale, della [[Persia]] e dell'[[Asia Minore]], degli attuali [[Afghanistan]] e [[Pakistan]].
Su mandato di Tamerlano, un condottiero mongolo, [[Toktamish]], un condottiero mongolo, inizia ad invadere la RussiaMoscovia da sud, lungo il basso corso della [[Volga]].<ref name="kortepeter"/> Toktamish sconfigge anzitutto Mamaj e riunifica l'Orda d'Oro alle dirette dipendenze dell'[[Impero mongolo]]. Poi manda a Dmitrij Donskoj degli ambasciatori, incaricati di riferire al principe di Mosca che il nemico comune (Mamaj) è ormai sconfitto e perciò si richiede il consueto tributo all'Orda.<ref name="kortepeter">{{en}}Carl Max Kortepeter, ''[https://books.google.it/books?id=bRxADgAAQBAJ&pg=PT59 12 Muslim Revolutions, and the Struggle for Legitimacy Against the Imperial Powers]'', Xlibris Corporation, 2017, ISBN 978-15-24-57073-6.</ref>
Dmitrij manda ricchi doni a Toktamish, ormai nuovo ''khan'' dell'Orda d'Oro, ma si rifiuta di comparire davanti a lui a Saraj (teme che recandosi nella capitale verrebbe ucciso, anche perché non ha nessuna intenzione di continuare a pagare il tributo annuale).
Nell'estate del [[1381]] Toktamish muove [[Assedio di Mosca (1382)|guerra contro Mosca]], dove giunge solo nell'agosto dell'[[1382|anno seguente]]. Mosca, con le sue cinque cerchie di mura e grazie all'uso dell'[[artiglieria]], riesce a resistere all'assedio.<ref name="kortepeter"/> Toktamish allora si comporta in maniera molto astuta: finge di trattare una tregua e di ritirare il suo esercito; Dmitrij casca nel tranello, e quando fa riaprire le porte della città, una notte, un gruppo di soldati tatari si impossessa di una porta. L'esercito tataro si riversa così in città e la distrugge completamente;<ref name="kortepeter"/> nell'assedio e nella distruzione di Mosca trovano la morte forse poco meno di {{formatnum:50000}} persone.
{{citazione|Mosca era una grande e meravigliosa città, abitata da una popolazione molto grande per numero e per fama, e aveva condotto la vita in grandezza e gloria. Ora invece non è rimasto che fumo, cenere, terra intrisa di sangue, cadavere, chiese vuote e bruciate|Cronaca di Mosca}}
I Tatari non continuano un'operazione di conquista della Moscovia: dopo avere devastato il territorio a sud della città, si ritirano, in modo da lasciare a Mosca la possibilità di riscuotere i tributi per loro.
Mosca, comunque, si riprende in fretta. I [[principati russi]] tornano a sottomettersi al gran principe Dmitrij, che morirà nel [[1389]].<ref>{{en}}Maria Chiara Ferro, ''[https://books.google.it/books?id=o-Anj58o5FEC&pg=PA55 Santità e agiografia al femminile]'', Firenze University Press, 2010, ISBN 978-88-84-53597-9, p. 55.</ref>
=== Dalla "grande guerra feudale" a Ivan IV: Mosca capitale della Russia ===
Dmitrij Donskoj muore nel 1389; alla sua morte diventa gran principe il figlio maggiore, [[Basilio I di Russia|Vassilij I]], che ottiene lo jarlyk dei Tataro-mongoli direttamente dal gran khan Tamerlano.<ref>Valentin Giterman, ''[https://books.google.it/books?id=KrB8AAAAIAAJ&q=vasilij+1389+jarlyk Storia della Russia]'', La Nuova Italia, 1963, digitalizzato dalla University of California il 11 marzo 2008, p. 142.</ref>
Verso il [[1390]] il condottiero mongolo [[Toktamish]] comincerà a mostrare la volontà di rendersi autonomo rispetto all'[[impero mongolo|impero centrale]]: l'[[1391|anno seguente]] Tamerlano stesso muove guerra contro di lui e lo sconfigge sul fiume [[Kama (affluente del Volga)|Kama]], nei pressi della città di [[Kazan']].<ref>Paolo Maltagliati, ''[https://books.google.it/books?id=HiXcCgAAQBAJ&pg=PT40 L’impero di Trebisonda: e il mondo dal medioevo all’età contemporanea]'', Soldiershop Publishing, 2015, ISBN 978-88-99-15886-6.</ref> Nel [[1395]] Tamerlano porta la guerra a Saraj, la rade al suolo e devasta il khanato dell'Orda d'Oro; Toktamish viene ucciso, probabilmente dalle mani stesse di Tamerlano, che ora si muove per conquistare la Lituania e Mosca.<ref>{{en}}Janet L. B. Martin; John D. Martin, ''[https://books.google.it/books?id=sRCc3TtL9bIC&pg=PA203 Medieval Russia, 980-1584]'', Cambridge University Press, 1995, ISBN 978-05-21-36832-2, p. 203.</ref> Tuttavia, sul fiume [[Oka (affluente del Volga)|Okà]], nei primi mesi del [[1396]], Tamerlano incontra un grandissimo esercito russo schierato, e non se la sente di affrontare Vassilij in campo aperto, preferendo ritirarsi in Asia Centrale.
Nel [[1408]] il condottiero [[Edigu|Edigej]], con l'approvazione di Tamerlano, conquista il potere sull'Orda d'Oro, e decide subito di marciare verso Mosca. Questa guerra, però, rimane solo nei progetti: Vassilij rafforza le mura intorno alla città (fino a dieci cerchie), e con l'aiuto di architetti francesi e italiani organizza un forte sistema di difesa con pezzi di artiglieria. Edigej, dopo aver messo a ferro e fuoco il contado, non riesce a sfondare neanche la prima cerchia di mura.<ref>{{en}}Will Slatyer, ''[https://books.google.it/books?id=EiVyAwAAQBAJ&pg=PA325 Ebbs and Flows of Medieval Empires, AD 900-1400]'', PartridgeIndia, 2014, ISBN 978-14-82-89683-1.</ref> Edigej decide dunque di trattare la pace con i RussiMoscoviti e Vassilij viene costretto a pagare un'ingente somma di denaro per ultimare le trattative. Tale situazione, che sembra paradossale a seguito della vittoria riportata dai moscoviti, è determinata dal fatto che Vassilij sa di essere in una situazione geo-politica instabile: nello stesso tempo la Moscovia è attaccata a nord dal [[Unione polacco-lituana|Granducato polacco-lituano]].<ref name="norkus233">{{en}}
Zenonas Norkus, ''[https://books.google.it/books?id=VJguDwAAQBAJ&pg=PT551 An Unproclaimed Empire: The Grand Duchy of Lithuania]'', Routledge, 2017, ISBN 978-13-51-66905-4, p. 233.</ref> Il granduca lituano [[Vitoldo]] ha già conquistato gran parte della RussiaMoscovia settentrionale e Vassilij deve cedergli come pegno la città di [[Smolensk]] (che sarà ripresa solo da Ivan III). Vassilij, in sostanza, si comporta in modo analogo al suo predecessore [[Aleksandr Nevskij]] a [[Velikij Novgorod]]: normalizza i rapporti con i Tatari (operazione che tenta di avviare anche il sopraccitato Granduca Vitoldo, per scopi diversi)<ref>{{en}}Oleksandr Zadorozhnii, ''[https://books.google.it/books?id=lMokDwAAQBAJ&pg=PA35&q=vasily%20smolensk%20vytautas&f=false International Law in the Relations of Ukraine and the Russian Federation]'', Yuri Marchenko, 2016, ISBN 978-61-76-84146-3, p. 35.</ref> per far fronte all'attacco dei Polacco-lituani.
Indipendentemente dalle battaglie, comunque, sotto Vassilij I il Granducato di Mosca si rafforza ulteriormente; il gran principe è ormai padrone di tutto e di tutti, in un clima di [[assolutismo monarchico|assolutismo]] generale. Al contrario, il khanato dell'Orda d'Oro conosce un radicale indebolimento, che lo condurrà alla sua completa frantumazione.<ref>{{en}}Tim McNeese, ''[https://books.google.it/books?id=OIPf6Xt2pqQC&pg=PA52 The Volga River]'', InfoBase Publishing, 2004, ISBN 978-07-91-08247-8, p. 52.</ref> Dall'originale khanato si formano ormai differenti entità indipendenti: il [[Khanato di Kazan']], [[Khanato di Astrachan'|di Astrachan']], [[Khanato di Qasim|di Qasim]], [[Khanato di Crimea|di Crimea]] e [[Orda Nogai|di Nogai]].<ref>{{en}}Zhanat Kundakbayeva, ''[https://books.google.it/books?id=7i08DwAAQBAJ&pg=PT109 The History of Kazakhstan from the Earliest Period to the Present time]'' (vol. 1), Litres, 2017, ISBN 978-50-40-88878-8, pp. 111-112.</ref> Moltissimi nobili tatari, anche per ottenere potere e privilegi, si convertono al cristianesimo e donano le loro terre al gran principe di Mosca: si formano così delle [[enclave]] di terre geograficamente appartenenti a uno dei khanati ma giuridicamente di proprietà del gran principe (che naturalmente le rimette in mano ai nobili tatari, facendone gli amministratori). In tutte queste regioni vengono mandati degli ecclesiastici, [[Clero regolare|regolari]] e [[Clero secolare|secolari]], per evangelizzarle: tutti questi territori diventano delle [[eparchia|eparchie]] ecclesiasticamente dipendenti dal [[Patriarchi e metropoliti di Russia#Metropoliti di Mosca e di tutte le Russie (1461-1589)|Metropolita di Mosca]].
[[File:Facial Chronicle - b.14, p. 119 - Blinding of Vasiliy II.jpg|thumb|Šemjaka acceca Vassilij II ([[Cronaca di Ivan il Terribile]]).]]
Alla morte di Vassilij si apre un periodo difficile per il Granducato di Mosca, soprattutto a causa delle lotte per la successione al trono ([[guerra civile moscovita]] o "grande guerra feudale").<ref name="davies4">{{en}}Brian Davies, ''[https://books.google.it/books?id=i5-CAgAAQBAJ&pg=PA4 Warfare, State and Society on the Black Sea Steppe, 1500–1700]'', Routledge, 2014, ISBN 978-11-34-55283-2, p. 4.</ref> La situazione è intricata: Dmitrij Donskoj aveva lasciato a Vassilij il Granducato di Mosca e ad un altro figlio, [[Jurij IV di Russia|Jurij]], il territorio di [[Kostroma (città)|Kostroma]] (con il titolo di principe di [[Galič (Russia)|Galič]] e [[Zvenigorod]]); quando Vassilij muore e lascia il Granducato al figlio [[Basilio II di Russia|Vassilij II]], Jurij impugna la [[Russkaja Pravda]] e non riconosce la validità di questa successione.<ref name="davies4"/> Jurij ricorre perciò al primo [[Khanato di Kazan'|''khan'' di Khazan']], [[UlughUluğ Muhammad]], sottoponendogli la questione. Nella disputa con lo zio, il giovanissimo Vassilij II era assistito da un potentissimo [[boiardo (storia)|boiaro]], [[Ivan Vsevolškij]]: questi ammette davanti al ''khan'' che, "secondo la nostra legge", il titolo di gran principe spetterebbe a Jurij, ma supplica il ''khan'' che faccia grazia e conceda lo ''jarlyk'' a Vassilij II (cosa che il ''khan'' concederà definitivamente solo nel 1435, dopo la morte di Jurij).<ref>{{en}}Ludwig Steindorff, ''[https://books.google.it/books?id=c5JPAQAAMAAJ&q=ulugh+muhammad+vasily+ii&dq=ulugh+muhammad+vasily+ii&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwimo_rKnN3lAhUxsaQKHczPB7EQ6AEIKjAA Religion und Integration im Moskauer Russland]'', Harrassowitz, 2010, ISBN 978-34-47-06116-2, p. 185.</ref>
[[File:Kniazia i boyare.jpg|thumb|left|upright=0.7|250 px|I boiari si sottomettono a Vassilij il Cieco.]]
La lotta prosegue per diversi anni. Per tre volte Jurij conquisterà Mosca, ma sarà sempre costretto a lasciare la città perché popolo e boiari si schierano contro di lui.<ref>{{en}}Dmitriĭ Olegovich Shvidkovskiĭ, ''[https://books.google.it/books?id=LQy9TJ2yOQEC&pg=PA68 Russian Architecture and the West]'', Yale University Press, 2007, ISBN 978-03-00-10912-2, p. 68.</ref> Nel 1440 Vassilij fa accecare degli ambasciatori della parte avversa, macchiandosi così di una grave colpa: nel 1446 verrà accecato lui stesso dal figlio dello zio, [[Dmitrij Jur'jevič Šemjaka]] (ricevendo così l'epiteto di Vassilij ''Tëmnyj'', "il Cieco"),<ref>{{en}}R. Van Bergen, ''[https://books.google.it/books?id=tpCnCAAAQBAJ&pg=PA79 The Story of Russia]'', 1st World Publishing, 2007, ISBN 978-14-21-84565-4, p. 79.</ref> ma ciò sposterà ancora di più la fiducia dei boiari - compresi quelli di Kostroma - su Vassilij.
Vassilij il Cieco muore nel [[1462]] e suo figlio Ivan assume a 22 anni la corona di gran principe di Mosca.
Nato nel [[1440]], [[Ivan III di Russia|Ivan III]] è stato educato alla vita politica fin dalla più tenera età, e si dimostrerà sempre un abilissimo politico.<ref name="lemoine90">{{en}}Florence Lemoine; John Strickland, ''[https://books.google.it/books?id=vSwi2TYabS4C&pg=PA90 Government Leaders, Military Rulers, and Political Activists]'', Greenwood Publishing Group, 2001, ISBN 978-15-73-56153-2, p. 90.</ref> Con Ivan III, detto il Grande, che regna dal 1462 al [[1505]], assistiamo alla creazione dello Stato nazionale russo: con lui finisce il Medioevo per la Russia.<ref name="lemoine90"/> La Moscovia conquista il pieno controllo di tutta la Russia tra il [[1480]], quando cessa ufficialmente la sovranità dei Tataro-mongoli, e l'inizio del [[XVI secolo]].
Durante il regno di Ivan III gran parte dei nobili russi continua a venire a Mosca e a donare al gran principe il proprio territorio, pur di avere da lui un titolo nobiliare e una carica al Cremlino; i boiari acquistano così un potere sempre maggiore, fino a divenire una sorta di "Stato nello Stato".<ref name="lemoine90"/> Ivan conquista [[Velikij Novgorod]] nel [[1478]]. Per via di eredità egli ha già ottenuto anche parte della provincia di [[Rjazan']], mentre i principi di [[Rostov Velikij|Rostov]] e [[Jaroslavl']] si sottomettono volontariamente.<ref name="lemoine90"/>
Ivan considera la Russia come suo patrimonio personale: tutta la Russia è il suo patrimonio ereditario, e la può lasciare a chi vuole. Per questo egli rivede la [[Russkaja Pravda]], ponendo la successione al trono solo in linea diretta al figlio maggiore: lo scopo che egli si pone è quello di evitare ogni frazionamento del regno.<ref>{{en}}Sebastian Kempgen; Peter Kosta; Tilman Berger; Karl Gutschmidt, ''[https://books.google.it/books?id=GACTBgAAQBAJ&pg=PA1666 Die slavischen Sprachen/The Slavic Languages]'', Walter de Gruyter GmbH & Co KG, 2014, ISBN 978-31-10-21547-2, p. 1666.</ref>
Ivan si ispira al mito della "[[Terza Roma]]", secondo il quale, caduta la "Seconda Roma" (cioè [[Costantinopoli]]), l'eredità ideale, politica e religiosa dell'[[Impero d'Oriente]] dev'essere raccolta dai principi di Mosca.<ref>{{en}}Christoph Witzenrath, ''[https://books.google.it/books?id=vd-1CwAAQBAJ&pg=PT135 Eurasian Slavery, Ransom and Abolition in World History, 1200-1860]'', Routledge, 2014, ISBN 978-13-17-14001-6.</ref><ref>{{en}}Hugh Urban; Greg Johnson, ''[https://books.google.it/books?id=M9t1DwAAQBAJ&pg=PA46 Irreverence and the Sacred: Critical Studies in the History of Religions]'', Oxford University Press, 2018, ISBN 978-01-90-91196-6, p. 46.</ref><ref name="eve107">{{en}}M. Eve; M. Buttino; M. L. Rotondi, ''[https://books.google.it/books?id=t5HKjm6vs3YC&pg=PA107 In a collapsing empire]'', Feltrinelli Editore, 1993, ISBN 978-88-07-99048-9, p. 107.</ref>
Il 30 maggio 1453 Costantinopoli era caduta nelle mani dei [[Ottomani|Turchi]]. Con la caduta della capitale bizantina, il fratello dell'ultimo imperatore [[Costantino XI Paleologo]], [[Tommaso Paleologo|Tommaso]], dopo il sacco della città si era rifiugiatorifugiato a [[Roma]] con la propria figlia, la principessa [[Sofia Paleologa (Granduchessa di Mosca)|Zoe]]. Tommaso e Zoe erano filo-cattolici e appoggiavano l'[[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|unione di Ferrara-Firenze]]. La [[Curia romana]], in particolare [[papa Paolo II]], organizzò il matrimonio di Zoe con Ivan III.<ref>{{en}}Timothy E. Gregory, ''[https://books.google.it/books?id=KIFJiOCSYc8C&pg=PA406 A History of Byzantium]'' (ed. 2), John Wiley & Sons, 2011, ISBN 978-1-4051-8471-7, p. 406.</ref> Anche il [[Patriarchi e metropoliti di Russia#Periodo di Mosca (1325-1461)|metropolita di Mosca]], [[Isidoro di Kiev|Isidoro]], aveva partecipato al [[concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|concilio di Firenze]] e aveva accettato e firmato l'[[Uniati|unione]] del 1439: agli occhi del papa, la Russia era ormai cattolica. Molto diversa, tuttavia, era stata la reazione in Russia: il padre di Ivan, Vassilij II, aveva fatto accecare Isidoro, lo aveva deposto e incarcerato; il papa sperava che questo matrimonio con Zoe avrebbe avvicinato di nuovo il Granducato di Mosca a Roma. Un coniatore di monete [[Vicenza|vicentino]] a servizio di Ivan, Giovanni Battista Volpe, riesce a convincerlo.<ref>{{en}}Mainardo Benardelli; Giorgio Novello; Lamberto Zannier, ''[https://books.google.it/books?id=b0BSXIkX87AC&pg=PA36 Verso il negoziato: Gorizia, Mitteleuropa, Eurasia]'', FrancoAngeli, 2007, ISBN 978-88-46-48367-6, p. 36.</ref> Nel [[1472]] si celebrano le nozze tra Ivan e Zoe, ma non ha luogo nessuna unione con Roma;<ref name="eve107"/> anzi, Zoe (ora conosciuta con il nome di Sofia) si rivela su posizioni aspramente anticattoliche. Conseguenze di questo matrimonio sono:
# Una certa ripresa dell'afflusso di intellettuali occidentali verso la Moscovia, tra i quali soprattutto artisti italiani e francesi,
# Introduzione a corte di moltissime usanze del cerimoniale bizantino: il [[gran principe]] diventa una specie di analogo del [[Basileus#Nell'Impero bizantino|''basileus'' bizantino]].<ref name="gerd20">{{en}}Lora Gerd, ''[https://books.google.it/books?id=WHROBAAAQBAJ&pg=PA20 Russian Policy in the Orthodox East]'', De Gruyter Open, 2014, ISBN 978-83-76-56032-8, p. 20.</ref>
Ivan ha nel [[Granducato di Lituania]] un potente avversario per quanto riguarda il controllo dei principati un tempo facenti parte della [[Rus' di Kiev]] nel bacino dell'alto [[Dnepr]] e del [[Donec]]. Grazie alla defezione di alcuni principi, e dopo schermaglie di frontiera ed una inconcludente guerra con la Lituania che terminerà nel [[1503]], Ivan riesce a spingere verso ovest la sua influenza. Contro quei principati che si erano rifiutati di donargli amichevolmente il loro territorio, egli conduce una politica molto aggressiva.<ref>{{en}}Frank L. Kidner; Maria Bucur; Ralph Mathisen; Sally McKee; Theodore R. Weeks, ''[https://books.google.it/books?id=nHe3bLDBljYC&pg=PA382 Making Europe: The Story of the West, Volume I to 1790]'' (vol. 1), Cengage Learning, 2013, ISBN 978-11-11-84133-1, p. 382.</ref> Primo bersaglio di queste aggressioni sarà la [[Repubblica di Novgorod]]. Contro [[Velikij Novgorod]] Ivan conduce ben tre guerre finché, nel [[1478]], la città perde la propria indipendenza.<ref>Nel XV secolo la situazione di Novgorod era degenerata: da una parte subiva le pressioni da Mosca, dall'altra era aggredita dall'[[Unione polacco-lituana]]. A Novgorod esistevano due partiti: un partito filo-moscovita, costituito dal popolo minuto e dagli artigiani, che vedevano nella potente autocrazia moscovita un freno contro il potere dei boiari, che ormai controllavano con i mercanti l'operato della ''[[Veče]]'' (a Mosca la ''Veče'' ormai non esisteva più), e un partito filo-polacco, costituito da boiari, latifondisti e mercanti, filocattolici (pur non essendo formalmente di [[cattolicesimo|confessione cattolica]]), che ambivano ai privilegi di cui godevano i nobili lituani e soprattutto polacchi (la [[szlachta]]). Le adunanze della ''Veče'' degeneravano spesso in violenti tumulti che vedevano anche gli assassinii dei principali esponenti dei due partiti. La lotta aveva assunto anche una valenza religiosa; ognuna delle due parti voleva imporre la propria forma di vita ecclesiale: i filo-polacchi volevano dipendere, tramite una [[Chiese di rito orientale#L'espressione "Chiesa uniate"|unione]], dall'[[Arcidiocesi di Gniezno|arcivescovo di Gniezno]] o da [[Arcidiocesi di Cracovia|quello di Cracovia]].</ref> Nella campagna contro Novgorod, Ivan III si dimostra davvero un abilissimo politico: nasconde le ovvie ambizioni di conquista sotto il pretesto di una motivazione religiosa, e scrive nelle sue lettere ai cittadini di Novgorod: {{senza fonte|«Rimanete fedeli alla [[Chiesa (comunità)|Chiesa]] dei [[Padri della Chiesa|Santi Padri]]» (cioè all'[[Chiesa ortodossa|Ortodossia]] fondata sui [[Concilio ecumenico#Chiesa cristiana ortodossa|primi sette concili ecumenici]]).}} La ''Veče'' di Novgorod, pilotata dal partito filo-polacco, respinge le esortazioni di Ivan; nel [[1471]], durante la seconda fase dello scontro, la ''Veče'' addirittura stipula un'alleanza con [[Casimiro IV di Polonia|Casimiro Jagellone]], che si impegna a dichiarare guerra a Mosca se questa osasse attaccare Novgorod. Ivan III manda un suo ambasciatore a Novgorod, pregando la Repubblica di ritirare quest'alleanza, ma evidentemente sta cercando un ''[[casus belli]]''.<ref>{{en}}Alexander Gillespie, ''[https://books.google.it/books?id=iXUpDwAAQBAJ&pg=PT250 The Causes of War]'' (vol. III), Bloomsbury Publishing, 2017, ISBN 978-15-09-91765-5.</ref>
In quello stesso anno, 1471, l'esercito di Mosca muove contro Novgorod, ne devasta il contado, e attacca battaglia contro gli eserciti di Novgorod e dell'Unione polacco-lituana, sconfiggendoli.<ref name="fofp"/> Ivan però nasconde le proprie mire espansionistiche, e pur essendo uscito vincitore si limita ad annullare il trattato di alleanza con la Polonia, a chiedere un'elevata [[indennità di guerra]] e a far valere i propri diritti fiscali e giuridici, ma non annette alla Moscovia nessun territorio.<ref name="fofp">{{en}}Fact on File Publishing, Inc, ''[https://books.google.it/books?id=FXllDwAAQBAJ&pg=RA2-PA182 Encyclopedia of World History]'' (vol. 7), Bukupedia, 2008, p. 182.</ref>
Dopo il 1471, a Novgorod si rafforza il partito filo-moscovita, sebbene la controparte filo-polacca continui a fomentare disordini nella ''Veče''; anzi, dal partito filo-polacco vengono anche organizzati degli omicidi su commissione ai danni dei capi del partito filo-moscovita. Nel [[1475]] alcuni personaggi influenti del partito filo-moscovita vanno da Ivan III, chiedendogli un intervento in loro aiuto. Nell'estate del 1475 Ivan marcia contro Novgorod, ma non ha luogo nessuna battaglia; Ivan prende la città ma non la occupa militarmente: si limita a deportare in catene i maggiori rappresentanti del partito filo-polacco, mandanti degli omicidi degli anni precedenti.<ref name="poexii">{{en}}Donald Ostrowski; Marshall T. Poe, ''[https://books.google.it/books?id=YNA4FiNlBbIC&pg=PR12 Portraits of Old Russia]'', M.E. Sharpe, 2011, ISBN 978-07-65-62959-3, p. XII.</ref>
Nell'aprile-maggio [[1477]] si tiene un'udienza al Cremlino di Mosca: durante un'ambasceria ufficiale per pacificare i rapporti tra Mosca e Novgorod, due ambasciatori della Repubblica di Novgorod si rivolgono a Ivan III dandogli il titolo di ''gosudàr'' invece di quello abituale di ''góspodin'' (entrambe le parole possono essere tradotte con "signore", ma la prima implica qualcosa di più, si riferisce ad una signoria anche dal punto di vista politico).<ref>{{en}}Robert Auty; Dimitri Obolensky, ''[https://books.google.it/books?id=D0iVBLGd9xEC&pg=PA91 Companion to Russian Studies: An Introduction to Russian History]'' (vol. 1), Cambridge University Press, 1980, ISBN 978-05-21-28038-9, p. 91.</ref> Ivan capisce subito che l'intento di questi ambasciatori, anche se erano stati eletti da rappresentanti di entrambi i partiti, è quello di consegnargli Novgorod, e considera che degli ambasciatori di Novgorod gli abbiano formalmente donato la loro città.<ref>{{en}}Will Slatyer, ''[https://books.google.it/books?id=rytUBQAAQBAJ&pg=PA65 Life/Death Rhythms of Capitalist Regimes]'', Partridge Publishing Singapore, 2014, ISBN 978-14-82-82643-2, p. 65.</ref> È molto probabile che l'iniziativa dei due ambasciatori non sia stata improvvisata, ma studiata a tavolino dal partito filo-moscovita, che voleva anticipare ogni tentativo dei filo-polacchi di stringere nuovi accordi con la ''[[szlachta]]''. Tornati in città, i due ambasciatori vengono accusati di [[alto tradimento]] e condannati a morte. Tuttavia, questo si rivela un grande errore dei filo-polacchi: dopo la donazione, questi due non sono più ambasciatori di Novgorod, ma ambasciatori di Mosca, di Ivan III. Sarà questo il ''casus belli''. Nel settembre dello stesso anno Ivan marcia contro Novgorod con un forte esercito; dal settembre al marzo successivo si combattono diverse battaglia, e infine il 14 marzo [[1478]] l'esercito di Ivan III entra nella città di Novgorod, che perde così anche di fatto la propria indipendenza.<ref name="fofp"/>
Novgorod era stata una specie di ''trait-d'union'' tra Europa occidentale germanica ed Europa orientale slava. Con la caduta di Novgorod, la Russia perde quasi ogni contatto con l'Europa occidentale a livello commerciale, culturale, artistico, religioso.<ref>{{en}}Ariel Cohen, ''[https://books.google.it/books?id=Ey63iJcVvbMC&pg=PA34 Russian Imperialism]'', Greenwood Publishing Group, 1998, ISBN 978-02-75-96481-8, p. 34.</ref> Ad Ivan III questa perdita di rapporti commerciali con l'Europa occidentale non lo intacca: egli punta soprattutto all'agricoltura e all'artigianato all'interno della Moscovia. Con Ivan III comincia un isolamento della Russia (anche a livello culturale) che durerà fino a [[Pietro I di Russia|Pietro il Grande]] (che regnerà dal [[1689]] al [[1721]]) e [[Caterina II di Russia|Caterina]] (dal [[1762]] al [[1796]]).
[[Guerra russo-livoniana (1480-1481)|Negli anni 1480 e 1481]], il Granducato di Mosca supportò la Repubblica di Pskov nella battaglia contro l'[[Ordine di Livonia]] sulle terre di confine tra i cavalieri e i Russi in un'area geografica ascrivibile all'odierna [[confine tra l'Estonia e la Russia|linea di demarcazione tra l'Estonia e la Russia]]:<ref>{{en}}Toivo Miljan, ''[https://books.google.it/books?id=pUawCQAAQBAJ&pg=PR29 Historical Dictionary of Estonia]'', Rowman & Littlefield, 2015, ISBN 978-08-10-87513-5, p. XXIX.</ref><ref>{{en}}Norman Housley, ''[https://books.google.it/books?id=2gtqDAAAQBAJ&pg=PT123 The Crusade in the XV Century]'', Routledge, 2016, ISBN 978-13-17-03687-6.</ref> il conflitto terminò con un rafforzamento del predominio russo e con l'avvio da parte di Ivan III di una politica volta a stipulare alleanze militari e/o economiche con il [[khanato di Saraj]] e la [[Danimarca]] in chiave anti-polacca.<ref>{{en}}Melvin C. Wren; Taylor Stults, ''[https://books.google.it/books?id=2PVLAwAAQBAJ&pg=PA82 The Course of Russian History]'' (V edizione), Wipf and Stock Publishers, 2009, ISBN 978-16-06-08371-0, p. 82.</ref>
Dopo la conquista di Novgorod e la vittoria contro gli ex [[cavalieri portaspada]], Ivan non trascurò altri territori russi già assoggettati o in attesa di esserlo: nel [[1489]] conquista tutte le terre a est del [[Vjatka (fiume)|fiume Vjatka]],<ref>{{en}}Robert Auty; Dimitri Obolensky, ''[https://books.google.it/books?id=D0iVBLGd9xEC&pg=PA92 Companion to Russian Studies: An Introduction to Russian History]'' (vol. 1), Cambridge University Press, 1980, ISBN 978-05-21-28038-9, p. 92.</ref> nel [[1472]] aveva raggiunto la città di [[Perm']], vicina agli [[Urali]] (fino ad allora abitata da una popolazione non [[slavi|slava]], ma [[Lingue ugrofinniche|ugro-finnica]], evangelizzata da santo [[Stefano di Perm']]) e la rafforza.<ref name="poexii"/> Nel [[1510]] e nel [[1514]] rispettivamente riprende, a ovest, le città di [[Pskov]] e [[Smolensk]], che erano cadute sotto il controllo lituano-polacco un secolo prima.<ref>{{en}}G. Elton; E. Kouri; T. Scott, ''[https://books.google.it/books?id=suWwCwAAQBAJ&pg=PA504 Politics and Society in Reformation Europe]'', Springer, 1987, ISBN 978-13-49-18814-7, p. 504.</ref>
[[File:Facial Chronicle - b.16, p. 461 - Great standing on the Ugra.jpg|thumb|Lo ''Stojàne na Ugrè'' (Cronaca di Ivan il Terribile)]]
Ivan III si rifiuta sempre di dare battaglia aperta ai [[Tatari]]: ha modo, invece, (unico principe russo a fare questo oltre a [[Dmitrij Donskoj]]) di studiare il modo di combattere dei Tatari, poiché durante il suo regno sono diversi coloro che si convertono e donano i loro territori al gran principe, informando i Russi dei loro usi e costumi. A corte vivono diversi tataro-mongoli, tanto che in questo periodo si assiste anche al fiorire di una cultura propriamente tatara in Moscovia. Questo processo di assimilazione non fu facile: in un'ottica nazionalista russa, i tatari erano guardati con sospetto, essendo tacciati di essere gli oppressori e che sarebbe stata solo questione di tempo prima che i moscoviti avessero potuto riprendere il controllo delle regioni ancora in mano ad essi.<ref>{{en}}Abbott Gleason, ''[https://books.google.it/books?id=JyN0hlKcfTcC&pg=PA75 A Companion to Russian History]'', John Wiley & Sons, 2009, ISBN 978-14-44-30842-6, p. 75.</ref> Come detto, Ivan III intrattiene rapporti stabili soltanto con i Tatari del khanato di Saraj; paga solo per pochi anni il consueto tributo in denaro, non oltre il 1475. Nel marzo 1476 giungono a Mosca una decina di ambasciatori tatari del khanato di Saraj, per chiedere i consueti tributi che dall'anno precedente Ivan non ha pagato: per un anno intero il ''khan'' di Saraj, che conosce la potenza di Ivan III, aveva aspettato a mandare ambasciatori. Ivan li fa uccidere tutti, tranne uno perché entro l'estate possa tornare a riferire al ''khan'' che ormai Ivan si ritiene indipendente e non deve più nulla ai Tatari (nonostante i rapporti di alleanza anti-polacca).<ref>{{en}}Francis Dvornik, ''[https://books.google.it/books?id=LACpYP-g1y8C&pg=PA269 The Slavs in European History and Civilization]'', Rutgers University Press, 1962, ISBN 978-08-13-50799-6, p. 269.</ref> Si giunge così allo scontro tra Ivan III e il [[Akhmat Khan|''khan'' Achmat]]: questi, dopo aver aspettato ancora un paio di anni, anche per rivalità interne, dichiara formalmente guerra a Ivan per ribadire il proprio potere.<ref name="mirza">{{en}}Rocky M. Mirza, ''[https://books.google.it/books?id=AKMADAAAQBAJ&pg=PT157 How the West Was Won and Lost]'', Trafford Publishing, 2016, ISBN 978-14-90-77193-9.</ref> Le forze schierate sono numericamente abbastanza simili, {{senza fonte|circa {{formatnum:250000}} armati per parte}}, ma i due eserciti non muovono l'uno contro l'altro. Giungono nella zona del fiume [[Oka (affluente del Volga)|Okà]], sulle rive del fiume [[Ugra (fiume Russia)|Ugrà]], verso la fine di agosto, si fronteggiano sulle due rive del fiume, e rimangono così da agosto fino a metà di novembre (nelle fonti russe si parla di ''stojàne na Ugrè'': [[Grande scontro sul fiume Ugra|"stazionamento sull'Ugrà"]]).<ref>{{en}}Simon Jenkins, ''[https://books.google.it/books?id=DI9tDwAAQBAJ&pg=PP88 A Short History of Europe: From Pericles to Putin]'', Hackette UK, 2019, ISBN 978-15-41-78853-4.</ref><ref>{{en}}''[https://books.google.it/books?id=J-GhMfNL1KcC&pg=PA47 Ethnologia Europea]'' (vol. 40: 1), Museum Tusculanum Press, ISBN 978-87-63-53636-3, p. 47.</ref> Dai primi di settembre i fiumi in Russia cominciano a ghiacciare: a novembre il ghiaccio sarebbe abbastanza spesso per reggere il peso dei due eserciti lanciati all'attacco, ma improvvisamente da entrambe le parti viene dato l'ordine di ritirata. È soprattutto Ivan a pensare che la ritirata dei Tatari sia una mossa strategica, ed evita di inseguire il nemico, temendo di restare vittima di una [[aggiramento|mossa a tenaglia]]. Termina così, nel 1480, la dominazione tatara (definito dai moscoviti "[[giogo tartaro]]") sulla Russia.<ref name="mirza"/><ref>{{en}}Maureen Perrie; Andrei Pavlov, ''[https://books.google.it/books?id=mooABAAAQBAJ&pg=PA14 Ivan the Terrible]'', Routledge, 2014, ISBN 978-13-17-89468-1, p. 14.</ref> In quello stesso anno, 1480, Achmat verrà ucciso per le solite lotte intestine dell'Orda tatara,<ref>{{en}}Janet L. B. Martin; John D. Martin, ''[https://books.google.it/books?id=sRCc3TtL9bIC&pg=PA318 Medieval Russia, 980-1584]'', Cambridge University Press, 1995, ISBN 978-05-21-36832-2, p. 318.</ref> nel [[1502]] Saraj verrà completamente distrutta da altri Tatari, e l'Orda d'Oro verrà sciolta definitivamente.<ref>{{en}}Morris Rossabi, ''[https://books.google.it/books?id=gqviy7MRuIgC&pg=PA119 The Mongols: A Very Short Introduction]'', Oxford University Press, USA, 2012, ISBN 978-01-99-84089-2, p. 119.</ref>
I Tatari in fuga si disperdono in molte direzioni, soprattutto in Asia Centrale. Molti di loro, però, cercano e trovano rifugio proprio a Mosca, dove si convertono al cristianesimo. Altri ancora fonderanno un altro khanato, erede dell'Orda d'Oro: il [[khanato di Astrachan']] (poi sottomesso definitivamente dai russi dopo il [[1550]]).<ref>Giuseppe Staffa, ''[https://books.google.it/books?id=_rXKCgAAQBAJ&pg=PT741 I grandi imperatori]'', Newton Compton Editori, 2015, ISBN 978-88-54-18650-7.</ref> Lungo il confine della Russia, i Tatari di Astrachan' creeranno sempre dei problemi, soprattutto compiendo scorrerie che giungono nelle zone delle attuali [[Rostov sul Don]] e [[Volgograd]].
Alla sua morte, Ivan III ha compiuto l'unificazione di tutte le terre della Russia europea: egli lascia una Moscovia tre volte più estesa che al momento della sua salita al trono. Ivan III muore nel [[1505]] e gli succede al trono il figlio [[Basilio III di Russia|Vassilij III]] (1505-[[1533]]), che mira soprattutto a consolidare l'impero del padre.<ref>{{en}}Mark Konnert, ''[https://books.google.it/books?id=4ZqCDwAAQBAJ&pg=PA101 Kings and Their Sons in Early Modern Europe]'', Agora Publishing, 2018, ISBN 978-16-28-94359-7, p. 101.</ref>
L'espansione territoriale continua poi per opera di [[Ivan IV di Russia|Ivan IV, "il Terribile"]] (Ivan Vasilevič ''Gròžnyj'' [[1533]]-[[1584]]), figlio di Vassilij, che tra l'altro azzera completamente il potere dei boiari, che ormai avevano costituito uno "Stato nello Stato".<ref name="ruslan527">{{en}}Ruslan G. Skrynnikov, ''[https://books.google.it/books?id=UP7dCgAAQBAJ&pg=PA527 Reign of Terror: Ivan IV]'', BRILL, 2015, ISBN 978-90-04-30401-7, p. 527.</ref> Con Ivan IV ha inizio anche la conquista dei territori a est degli [[Urali]]:<ref>{{en}}Mara Vorhees; Leonid Ragozin, ''[https://books.google.it/books?id=ptpRDwAAQBAJ&pg=PT365 Lonely Planet Moscow]'', LP, 2018,
ISBN 978-17-87-01946-1.</ref> nel [[1582]]-[[1583]] Ivan, con il cosacco Ermak, conquista gran parte del territorio [[siberia]]no, dove poi invia alcuni dei boiari che aveva risparmiato. Sarà Ivan a liquidare il sopraccitato khanato di Astrachan' e [[khanato di Kazan'|quello di Kazan']].<ref>{{en}}Alexander Filjushkin, ''[https://books.google.it/books?id=1PvRAwAAQBAJ&pg=PA258 Ivan the Terrible: A Military History]'', Frontline Books, 2008, ISBN 978-18-48-32504-3, p. 258.</ref>
Ivan IV e i suoi successori assumono il titolo di [[Zar]], ossia di "[[Cesare (titolo)|Cesare]]".<ref name="ferrari">Aldo Ferrari, ''[https://books.google.it/books?id=64yMCwAAQBAJ&pg=PT55 La Russia degli zar]'', Corriere della Sera, ISBN 978-88-61-26928-6.</ref> Il riferimento a [[Costantinopoli]] e alla [[Impero romano|civiltà romana]] serve a consolidare il prestigio di Mosca, che comincia ad esercitare in Russia la stessa azione unificatrice svolta in Occidente dalle grandi monarchie. Anche le forze che ostacolano questo nuovo processo sono simili: in Occidente i re devono combattere contro i grandi [[feudatari]]; in Oriente gli zar dovono sottomettere i nobili (boiari) e i piccoli principi, ossia i signori locali, già indipendenti, che erano stati progressivamente subordinati al potere di Mosca, ma che pretendono di limitare l'autorità degli zar.
Inizialmente il termine "autocrate" ha il significato letterale di "sovrano indipendente", ma durante il regno di Ivan IV esso assume il generico significato di governante. Ivan IV si incorona con il titolo di zar e quindi viene riconosciuto, almeno dal mondo ortodosso, come imperatore.<ref name="ferrari"/>
Nel 1520, il monaco ortodosso [[Filofej di Pskov]] predica che, poiché ormai Costantinopoli è caduta in possesso dell'[[Impero Ottomanoottomano]], lo zar di Moscovia è il solo legittimo sovrano ortodosso e Mosca è la ''Terza Roma'' succedendo così a Roma e Costantinopoli come centro della cristianità.<ref>Guy Mettan, ''[https://books.google.it/books?id=bi0rDAAAQBAJ&pg=PA143 Russofobia. Mille anni di diffidenza]'' (trad. di Franco Cardini), Sandro Teti Editore, 2016, ISBN 978-88-88-24993-3, p. 143.</ref>
== Organizzazione dello Stato ==
== L'autonomia religiosa ==
Il 3029 maggio 1453 [[Assedio di Costantinopoli (1453)|Costantinopoli cade nelle mani dei Turchi]]. A Mosca la chiesa ortodossa, che dipende proprio dal [[patriarca di Costantinopoli]], comincia a sentirsi più indipendente.
La Russia non avrà mai un [[patriarca (cristianesimo)|patriarca]] fino al [[1589]],<ref name="moroni253">Gaetano Moroni, ''[https://books.google.it/books?id=2oRHAQAAMAAJ&pg=RA1-PA253 Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni]'', Tipografia Emiliana, 1852, digitalizzato dalla University of Iowa il 17 marzo 2015, p. 253.</ref> mentre altre Chiese ortodosse ex-imperiali riescono in fretta a nominare patriarca il loro [[metropolita]] (la [[Chiesa ortodossa serba]] e la [[Chiesa ortodossa bulgara|bulgara]], per esempio). La Moscovia, invece, rimane a lungo sottomessa a Costantinopoli.<ref name="moroni253"/> Nel momento in cui il patriarca di Costantinopoli perde ogni possibilità di esercitare la sua giurisdizione, il [[metropolita di Mosca]] comincia a rivendicare per sé l'eredità della tradizione ortodossa. Nasce così il già citato mito di [[terza Roma|Mosca terza Roma]]. Solo nel 1589 il metropolita [[Giobbe (patriarca di Mosca)|Iob]] riceve il ''tomos'' patriarcale dal patriarca di Costantinopoli [[Geremia II Tranos|Geremia]].<ref>{{en}}Artur Mrowczynski-Van Allen; Teresa Obolevitch; Pawel Rojek, ''[https://books.google.it/books?id=4tijDwAAQBAJ&pg=PA4 Alexei Khomiakov: The Mystery of Sobornost']'', Wipf and Stock Publishers, 2019, ISBN 978-15-32-66155-6, p. 4.</ref>
Dal 1453 al 1589 la Chiesa russa vive un periodo molto delicato, avendo perduto il proprio punto di riferimento: molte sono le [[eresia|eresie]] che si sviluppano.<ref name="hillgarth"/> Il [[diritto canonico]] prevedeva che se si fosse riunito un [[sinodo]] di [[vescovo|vescovi]], questi avrebbe potuto eleggere il loro patriarca. Tuttavia, per più di cento anni i sinodi locali non riescono a trovare un accordo al loro interno. Le lotte tra metropolita di Mosca e vescovi diocesani russi sono spesso aspre e insanabili.<ref name="hillgarth">{{en}}J.N. Hillgarth, ''[https://books.google.it/books?id=vXTs8jJiuu8C&pg=PA481 The Mirror of Spain, 1500-1700: The Formation of a Myth]'', University of Michigan Press, 2000, ISBN 978-04-72-11092-6, p. 481.</ref>
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|[[File:Ib226.jpg|130px]] ||[[Daniele di Russia|Daniele]]|| [[1261]] - [[1303]] || [[1283]] || 4 marzo [[1303]]
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|[[File:Jurij of Moscov.jpg|130px]] || [[Jurij di Mosca|Jurij]] || [[1281]] - [[1325]] || 4 marzo [[1303]] || 21 novembre [[1325]]
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|[[File:Ivan Kalita.jpg|130px]] || [[Ivan I di Russia|Ivan I]]<br />dalla borsa di denaro (''Kalità'') || [[1288]] - [[1340]] || 21 novembre [[1325]] || 31 marzo [[1340]]
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|[[File:Simeon Dumny.jpg|130px]] ||[[Simeone di Russia|Simeone]]<br />"il Fiero"|| [[1316]] - [[1353]] || 31 marzo [[1340]] || 27 aprile [[1353]]
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|[[File:Ivan2.jpg|130px]] ||[[Ivan II di Russia|Ivan II]]<br />"il Giusto" || [[1326]] - [[1359]] || 27 aprile [[1353]] || 13 novembre [[1359]]
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|[[File:Dmitry Donskoi (Millennium Monument in Novgorod).jpg|130px]] || [[Dimitri di Russia|Dimitri]]<br />"del Don" (''Donskoj'')|| [[1350]] - [[1389]] || 13 novembre [[1359]] || 19 maggio [[1389]]
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|[[File:Vasiliy and Sophia (sakkos of Photius).jpg|130px]] || [[Basilio I di Russia|Basilio I]] || [[1371]] - [[1425]] || 19 maggio [[1389]] || 27 febbraio [[1425]]
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|[[File:Vasil2b.gif|130px]] ||[[Basilio II di Russia|Basilio II]]<br />"Il Cieco" || [[1415]] - [[1462]] || 27 febbraio [[1425]] || 27 marzo [[1462]]
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|[[File:Ugorskiy dukat of Ivan III (Novgorod, 1477-78, Hermitage) by shakko 2.jpg|130px]] ||[[Ivan III di Russia|Ivan III]]<br />"Il Grande" || [[1440]] - [[1505]] || 5 aprile [[1462]] || 6 novembre [[1505]]
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|[[File:St.Basil and prince Vasily detail.jpg|130px]] ||[[Basilio III di Russia|Basilio III]] || [[1479]] - [[1533]] || 6 novembre [[1505]] || 13 dicembre [[1533]]
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|[[File:Ivan IV by anonim (18th c., GIM).jpg|130px]] ||[[Ivan IV di Russia|Ivan IV]]<br />"Il Terribile"<br />Divenne [[Zar di Russia]] nel [[1547]] || [[1530]] - [[1584]] || 13 dicembre [[1533]] || 26 gennaio [[1547]]
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== Collegamenti esterni ==
* {{EI|moscovia}}
{{portale|medioevo|Russia}}
[[Categoria:StatiPrincipato costituitidi negliMosca| anni 1270]]
[[Categoria:Stati dissolti negli anni 1540]]
[[Categoria:Principati russi]]
[[Categoria:Storia di Mosca]]
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