Enrico Galassi: differenze tra le versioni

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{{W|artisti|settembre 2018}}
{{Bio
| Nome = Enrico
| Cognome = Galassi
| Sesso = M
| LuogoNascita = Ravenna
| GiornoMeseNascita = 14 novembre
| AnnoNascita = 1907
| LuogoMorte = Pisa
| GiornoMeseMorte = 1º settembre
| AnnoMorte = 1980
|Epoca = 1900
|Attività = pittore
| Attività2 = architetto
| Attività3 = poeta
| Nazionalità = italiano
| Epoca = 1900
| DidascaliaImmagine = Enrico Galassi, Taormina, 1947.jpg
| Nazionalità = italiano
| ImmagineDidascalia = Enrico Galassi, Taormina, 1947.jpg
| Didascalia = Enrico Galassi, Taormina, 1947
}}
 
Considerato da [[Alberto Savinio]], suo fraterno amico, «uno degli adulti più geniali che avesse conosciuto»<ref>{{Cita libro|titolo = ''Il Signor Dido''|autore = Alberto Savinio|wkautore = Alberto Savinio|editore = Adelphi Edizioni|città = Milano|anno = 1992|lingua = italiano|annooriginale = 1978|edizione = terza edizione|p = 1}}</ref>, nonché «pittore fra i più intelligentemente ''moderni'', architetto genialissimo che crea la casa dell'uomo dalle sue necessità interne, costruttore di macchine, inventore, uomo leonardesco»<ref>{{Cita conferenza|autore = Alberto Savinio|wkautore = Alberto Savinio|titolo = ''Enrico Galassi''|data = 6-20 maggio 1942|organizzazione = Galleria Ferruccio Asta & C.|città = Milano}}, s.n.p.</ref>.
 
== Gli anni della formazione ==
Galassi frequenta l'Accademia di Belle Arti della sua città, pur non diplomandosi<ref>Alberto Giorgio Cassani, ''Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge"'', in «La Piê», LXXXI, n° 1, gennaio-febbraio 2012, pp. 26-31: 30, nota 3. </ref>. In particolare segue il corso di mosaico, da poco istituito il [[10 febbraio]] [[1924]], anche se, in alcuni articoli a stampa della fine degli anni venti, criticherà l'impostazione tradizionale dell'insegnamento di Giuseppe Zampiga<ref>{{cita pubblicazione |nome=A.G.|cognome=Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit., p. 27|lingua=Italiano}}</ref>. Interessato fin da giovane a diverse tecniche artistiche, studia la ceramica a Faenza e nello studio di Luigi Varoli<ref>Cfr. ''ibid''., p. 26.</ref><ref name="ruscio-cit">{{Cita libro|titolo = voce ''Galassi, Enrico''|autore = Rosanna Ruscio|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-galassi_(Dizionario-Biografico)/|editore = Istituto per la Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani|città = Roma|anno = 1998, pp. 347-348|lingua = Italiano|volume = 51|opera = Dizionario Biografico degli Italiani|accesso = 23 settembre 2018}}</ref>. L'adesione, giovanissimo, alle camicie nere sarà motivo della successiva ''damnatio memoriae'' che lo colpirà nella sua città dopo la sua morte. Nel 1927 partecipa al "Primo raduno degli artisti di ogni parte" a Ravenna e, a seguito di un evento tragico dovuto a un rapporto sentimentale finito male, sarà costretto a lasciare la sua città d'origine<ref name="cassani-27">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit., p. 27|lingua=italiano}}</ref>.
 
Trasferitosi in Versilia, luogo per lui d'"elezione", conosce [[Lorenzo Viani]], cui si legherà in amicizia<ref>Enrico Galassi, ''Diario della nostalgia. Una notte con Viani'', in «Il Giornale d'Italia», 4 e 5 dicembre 1970; Enrico Galassi, ''Né per te né per me'', xilografie originali di [[Lorenzo Viani]], Pescia, Stamperia Artidoro Benedetti, 1932 [?].</ref>, si dedica alla pittura e, nel novembre 1931, con una presentazione di [[Filippo Dede Pisis]], tiene la sua prima personale alla "Galleria "Ildel Milione" di Milano<ref>Cfr. Ernesto Nathan Rogers, ''Mostre milanesi'', in «Le Arti Plastiche», X, n° 19, I dicembre 1931, s.n.p. [ma p. 2] e Pietro Maria Bardi, ''Eugenio Galassi al Milione'', in «L'Ambrosiano», 30 novembre 1931.</ref>. Nel 1932 partecipa alla III Mostra del Sindacato regionale fascista della Lombardia<ref>Cfr. Vincenzo Costantini, ''Cronache milanesi. Mostra del sindacato lombardo'', in «Emporium», LXXV (1932), p. 183.</ref> ed espone, di nuovo con una personale, con presentazione in catalogo di [[Carlo Carrà]], alla Galleria di Roma di quel [[Pietro Maria Bardi]] che diventerà suo caro amico<ref>Cfr. P[ietro] M[aria] B[ardi], ''La pittura di Galassi'', in «Meridiano di Roma», 21 febbraio 1937, p. III.</ref>, e che lo inviterà, inutilmente, nel dopoguerra, a trasferirsi in Brasile<ref>Carlo Carrà, ''Giovani: Enrico Galassi'', in «L'Ambrosiano», 28 settembre 1932, p. 3: «oggi è moderno chi ha il coraggio di rifarsi al punto di partenza».</ref>.<br>
 
== Il periodo del "surrealismo metafisico" ==
 
 
[[File:Enrico Galassi La ballerina.jpg|destra|miniatura|Enrico Galassi, La ballerina, 1933, cm 75 x 95, olio su tela, collezione privata.]]
Proprio nel momento in cui Galassi si sta facendo strada come una promessa della pittura italiana, secondo uno stile che [[Alberto Sartoris]] definirà "surrealismo metafisico"<ref>Cfr. Alberto Sartoris, ''Enrico Galassi'', in «Fabula: Cuadernos de literatura y arte», noviembre-diciembre 1938, pp. 247-248.</ref>, l'artista ravennate abbandona momentaneamente la pittura per dedicarsi alla poesia e all'architettura<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-27"/>. Pubblica la raccolta di poesie ''Né per te né per me'', per i tipi di [[Artidoro Benedetti]]<ref>«Il torchio a mano, le stanzette bianche di calce ed i caratteri di piombo che uscivano dal loro alveare guidate con amore di anacoreta. Da Artidoro uscivano pagine purissime», Enrico Galassi, ''Diario della nostalgia. Una notte con Viani'', cit.</ref>, corredata dalle xilografie di [[Lorenzo Viani]]<ref>Pescia, 1932 [?].</ref>, e progetta, da puro dilettante nella materia, in località Poveromo (Forte dei Marmi) la sua casa-studio "I Ronchi" del 1934 (poi "La Tripolina" e oggi "La Romanina"<ref name="cassani-27"/>) che [[Gio Ponti]] loderà sulle pagine della rivista «Domus»<ref>''Villa al Forte dei Marmi'', in «Domus», L'arte nella casa, VIII, n° 88, aprile 1935, pp. 30-32. Ponti scriverà (''ibid''., p. 30): «quando l'opera di questi architetti improvvisati è libera da pregiudizii, da vanità stilistiche e sociali, gli architetti di professione hanno sempre qualcosa da imparare, e ciò li aiuta a scogliersi [''sic''!] essi pure da quei pregiudizi programmatici che assai spesso vincolano inconsapevolmente la loro creazione ed il loro mestiere». L'articolo non è firmato e, dunque, probabilmente opera del Direttore Ponti.</ref>.
 
Recatosi in questo periodo a Parigi, vi rincontra [[De Pisis]] che gli risveglia la passione per la pittura. A questo proposito scrive Rosanna Ruscio: «Quando alla metà degli anni Trenta riprese a dipingere, dimostrò di aver raggiunto una maggiore libertà espressiva: la spazialità metafisica dei suoi quadri apparve allora più dilatata, i colori accesi, il tocco liquido, e alcuni dei suoi temi preferiti - quali le camere da musica e i giardini incantati - vennero trasposti in una dimensione sognata»<ref name="ruscio-cit"/><ref>cfr. Enrico Galassi, ''Diario della nostalgia. C'era una volta De Pisis'', in «Il Giornale d'Italia», 15 e 16 ottobre 1970 e Enrico Galassi, ''Diario della nostalgia. Parigi'', in «Il Giornale d'Italia», 19 e 20 ottobre 1970.</ref>.
Questo risvegliato interesse per la pittura sfocia in alcune importanti mostre: la prima alla II Quadriennale di Roma (1935), la seconda a Londra, su allestimento di [[Marguerite Caetani]], e ben due personali a distanza di un mese l'una dall'altra, la prima, nel febbraio 1937 alla galleria della Cometa di [[Anna Laetitia Pecci Blunt]], con testo di presentazione di [[Libero De Libero]], la seconda di nuovo alla Galleria Ildel Milione di Milano nel marzo successivo, recensita positivamente da [[Carlo Carrà]], che parla, per i dipinti esposti, di «un legame compatto di toni e di valori chiaroscurali» e di una «nervosa e quasi selvaggia sensibilità»<ref name="cassani-27"/><ref>Carlo Carrà, ''Mostre d'arte. Enrico Galassi'', in «L'Ambrosiano», 1817 marzo 1937, p. 3. Cfr. anche R. Ruscio, voce ''Galassi, Enrico'', cit., p. 347.</ref><ref name="cassani-27"/>.
 
== Gli anni romani e l'attività da architetto dilettante ==
Dopo un altro viaggio a Parigi, inizia a soggiornare stabilmente a Roma, e a inserirsi nell'ambiente artistico culturale della capitale, stringendo amicizia, in particolare, con [[Renato Marino Mazzacurati]], suo vicino di studio in via Margutta 48, e con l'amico di una vita [[Alberto Savinio]]. È in questo periodo che progetta altre quattro case al mare in Versilia: il corpo su pilotis della casa di [[Irene De Guttry]] (1936-1937); la casa di [[Alberto Savinio|Savinio]], negli stessi anni (1936-1937 o 1937-1938), che lo scrittore amerà a tal punto da citarla in numerosi suoi scritti<ref>Alberto Savinio, ''[Tommaso Campanella]'', prefazione a Tomaso Campanella, ''La Città del Sole'', Roma, Colombo, 1944, pp. 5-18, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 57-67: 66; ''L'orologio'', in «Corriere d'informazione», 15-16 dicembre 1948, ''ibid''., pp. 979-982: 980; Un'ora a Catania, in «L'illustrazione del Medico», n° 93, marzo 1949, pp. 9-11, ''ibid''., pp. 1043-1048:1043-1044; ''Senza mare davanti l'intelligenza non cammina'', 1949, ''ibid''., p. 1171-1176:1171; ''La batisfera nella vasca da bagno'', in «Corriere della Sera», 6 ottobre 1949, in ''ibid''., pp. 1198-1202.</ref>; lale casacase di [[Ornella KeklerKechler Ferrari]] e del fratello Carlo Alberto Ferrari di Valbona (1936-ante 1939 e per ii quale curerà venti anni dopo la ristrutturazione degli appartamenti romani di Piazza di Spagna) e la casa di [[Giuseppe Prezzolini]], poi Vallecchi ed ora Romoli (1937-1938 ca.)<ref name="cassani-27"/><ref>Cfr. Paolo Rusconi, ''Galassi architetto di Casa Savinio'', in ''Ascolto il tuo cuore, Versilia?. Alberto Savinio al Poveromo'', scritti di Enzo Siciliano, Ruggero Savinio, P. Rusconi, Zeno Birolli, Bocca di Magra, Edizioni Capannina, 2001, pp. 19-33.</ref><ref name="cassani-27"/>. Così Savinio descriverà il progetto di Galassi: «La mia casa Galassi l'ha disegnata a forma del più casalingo degli animali: a chiocciola. Galassi è stato a Ibiza, che è la più piccola delle Baleari. [...] A Ibiza le case portano davanti alla fronte un gran muro pieno, che le guarda dai grandi venti del largo. Nella mite foresta del Poveromo i grandi venti del largo non arrivano, ma davanti alla mia casa Galassi ha alzato ugualmente un gran muro pieno e curvato a S, e questo muro, nonché guardarmi dai grandi venti metafisici, segna perentoriamente la lettera iniziale del mio nome»<ref>''La mia casa'', in «Corriere della Sera», 1°º settembre 1946, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 408-413: 410.</ref>. Nel 1939 proprio Savinio dipinge forse l'unico ritratto di Galassi, dal titolo ''Arlecchino'' (e distrutto nel bombardamento di Milano)<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit.,|p=28|lingua=italiano}}</ref>, che paradossalmente non mostra il volto dell'amico, ma un semplice ovale di rombi multicolori, «un omaggio al "camaleontismo" dell'amico ravennate, nonché al rinnovato interesse per le tessere colorate del mosaico, di cui proprio lo studio in via Margutta costituisce un primo laboratorio di ricerca»<ref name="cassani-28"/>.
 
[[File:Enrico Galassi Senza titolo (Isole felici).jpg|destra|miniatura|Enrico Galassi, Senza titolo (Isole felici), senza data, cm 75 x 95, olio su tavola, collezione privata.]]
 
Dopo un altro viaggio a Parigi, inizia a soggiornare stabilmente a Roma, e a inserirsi nell'ambiente artistico culturale della capitale, stringendo amicizia, in particolare, con [[Renato Marino Mazzacurati]], suo vicino di studio in via Margutta 48, e con l'amico di una vita [[Alberto Savinio]]. È in questo periodo che progetta altre quattro case al mare in Versilia: il corpo su pilotis della casa di [[Irene De Guttry]] (1936-1937); la casa di [[Alberto Savinio|Savinio]], negli stessi anni, che lo scrittore amerà a tal punto da citarla in numerosi suoi scritti<ref>Alberto Savinio, ''[Tommaso Campanella]'', prefazione a Tomaso Campanella, ''La Città del Sole'', Roma, Colombo, 1944, pp. 5-18, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 57-67: 66; ''L'orologio'', in «Corriere d'informazione», 15-16 dicembre 1948, ''ibid''., pp. 979-982: 980; Un'ora a Catania, in «L'illustrazione del Medico», n° 93, marzo 1949, pp. 9-11, ''ibid''., pp. 1043-1048:1043-1044; ''Senza mare davanti l'intelligenza non cammina'', 1949, ''ibid''., p. 1171-1176:1171; ''La batisfera nella vasca da bagno'', in «Corriere della Sera», 6 ottobre 1949, in ''ibid''., pp. 1198-1202.</ref>; la casa di [[Ornella Kekler Ferrari]] (1936-1939) e la casa di [[Giuseppe Prezzolini]], poi Vallecchi ed ora Romoli<ref>Cfr. Paolo Rusconi, ''Galassi architetto di Casa Savinio'', in ''Ascolto il tuo cuore, Versilia?. Alberto Savinio al Poveromo'', scritti di Enzo Siciliano, Ruggero Savinio, P. Rusconi, Zeno Birolli, Bocca di Magra, Edizioni Capannina, 2001, pp. 19-33.</ref><ref name="cassani-27"/>. Così Savinio descriverà il progetto di Galassi: «La mia casa Galassi l'ha disegnata a forma del più casalingo degli animali: a chiocciola. Galassi è stato a Ibiza, che è la più piccola delle Baleari. [...] A Ibiza le case portano davanti alla fronte un gran muro pieno, che le guarda dai grandi venti del largo. Nella mite foresta del Poveromo i grandi venti del largo non arrivano, ma davanti alla mia casa Galassi ha alzato ugualmente un gran muro pieno e curvato a S, e questo muro, nonché guardarmi dai grandi venti metafisici, segna perentoriamente la lettera iniziale del mio nome»<ref>''La mia casa'', in «Corriere della Sera», 1° settembre 1946, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 408-413: 410.</ref>. Nel 1939 proprio Savinio dipinge forse l'unico ritratto di Galassi, dal titolo ''Arlecchino'' (e distrutto nel bombardamento di Milano)<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit.,|p=28|lingua=italiano}}</ref>, che paradossalmente non mostra il volto dell'amico, ma un semplice ovale di rombi multicolori, «un omaggio al "camaleontismo" dell'amico ravennate, nonché al rinnovato interesse per le tessere colorate del mosaico, di cui proprio lo studio in via Margutta costituisce un primo laboratorio di ricerca»<ref name="cassani-28"/>.
 
== La riscoperta del mosaico come espressione artistica moderna ==
Capace di intuire le potenzialità di luoghi semi-sconosciuti (come il Poveromo in [[Versilia]]), Galassi "scopre" nei primi anni Quaranta l'isola del Giglio e vi va ad abitare, assieme alla moglie americana, [[Melissa Reid]], sposata civilmente a Roma il 29 settembre 1942, e alla figlia primogenita Alice (detta "Babina"), in una vecchia torre di [[Cala Cupa]] e in alcuni spazi dell'ex lazzaretto, da lui ristrutturati «in stile modernista»<ref name="cassani-28"/>.
A distanza di un ventennio dagli studi alla Scuola del Mosaico ravennate e dalle sue riflessioni scritte in articolo sul «Corriere Padano», Galassi intuisce le potenzialità di un mosaico che si rinnovi sulla base dell'arte del suo tempo, un mosaico, dunque, «concepito non come decoro architettonico ma come opera artistica indipendente»<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28"/>. Il frutto di due anni di ricerche confluiscono in una mostra di ventidue mosaici<ref name="ruscio-cit"/><ref>Su cartoni di [[Mino Maccari]], [[Giuseppe Capogrossi]] e [[Marino Mazzacurati]].</ref><ref name="ruscio-cit"/> alla Galleria Ferruccio Asta & C. di Milano, nel maggio 1942<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28"/>. Nel foglio di presentazione scritto dall'amico [[Alberto Savinio|Savinio]] si legge: come da bambino, a [[Sant'Apollinare Nuovo]] a [[Ravenna]] il piccolo Enrico «estraeva le tessere colorate e brillanti dei musaici feriti, le appiccicava nella creta e componeva per gioco delle figurazioni secondo la sua fantasia», così adesso «questo mosaico-gioco, Enrico Galassi lo continua ancora e sempre lo continuerà, lui che essendo artista-nato, sa che l'arte è un gioco da dei, timorosi di lasciarsi prendere dalla noia di quaggiù»<ref>Alberto Savinio, ''Enrico Galassi'', Milano, Galleria Ferruccio Asta & C., 6-20 maggio 1942, s.n.p.</ref>. L'amore – e la nostalgia – per l'infanzia, uniscono Galassi e Savinio, come si può vedere da una riflessione più tarda dello stesso Galassi, parlando di canzoni popolari: «Nell'abbandonarvi al sentimento puro che queste opere [...] emanano, avvertirete freschezza, pace, dolcezza che vi faranno ancora una volta sentire felici e spensierati come fanciulli o, se preferite, come poeti»<ref>Enrico Galassi, in ''Un secolo di canzoni. Fogli volanti'', a cura di Francesco Rocchi e con la collaborazione di Libero Bigiaretti ''et alii'', s.l., Parenti Editore, 1961, pp. IX-X: X.</ref>. Come intuisce sempre [[Alberto Savinio|Savinio]], nei suoi mosaico Galassi rifà, da vero piccolo demiurgo, ogni volta il mondo: «Di quest'arte, Enrico Galassi ha riscoperto il carattere favoloso; e col gioco delle tessere, come un coboldo, come un paziente alchimista, egli ricompone sulla superficie della terra e alla luce del sole, il "tesoro" fatto di immagini strane, bellissime e sciolte dalla logica e dagli umani "perché", che la Terra nasconde nel suo tenebroso cuore»<ref>A. Savinio, ''Enrico Galassi'', cit., s.n.p.</ref>. Gli anni precedenti la liberazione di Roma sono intensissimi per Galassi. Nel 1943 espone due opere in una collettiva alla Galleria Minima Il Babuino, a Roma, assieme a [[Giorgio De Chirico]], [[Giorgio Morandi]], [[Alberto Savinio|Savinio]], [[Gino Severini]] e [[Mario Sironi]]<ref name="ruscio-cit"/>.
 
Dopo la liberazione della Capitale, il [[4 giugno]] [[1944]], da artista Galassi si fa imprenditore, allestendo il cosiddetto Studio di Villa Giulia a Roma (in un'ala di villa [[Poniatowski]]), che diventa un vero e proprio laboratorio di arti applicate: vi chiamerà a collaborare, oltre ad artisti già celebri come [[Carlo Carrà]], [[De Chirico]], [[Marino Mazzacurati]] e, [[Alberto Savinio|Savinio]], [[Gino Severini]], [[Mino Maccari]], [[Giacomo Manzù]], [[Giuseppe Capogrossi]], [[Mirko Basaldella]], [[Orfeo Tamburi]], [[Franco Gentilini]], [[Luigi Montanarini]], anche giovani come [[Fabrizio Clerici]], [[Pietro Consagra]] e, [[Leoncillo Leonardi]], [[Giulio Salvadori]], [[Angelo Savelli]], [[Antonio Scordia]]<ref name="ruscio-cit"/>. Vi si effettueranno le più diverse tecniche artistiche e materiali: mosaico, intarsio di marmo e di legno, marmo, pietre dure, ceramiche, ricamo, progettazione di libri<ref name="ruscio-cit"/>. I risultati di questa eccezionale e forse unica nella storia dell'arte italiana collaborazione fra artisti confluiranno nella Mostra dei capidopera alla Galleria Palma di Roma dell'amico [[Pietro Maria Bardi|Bardi]]. Nonostante il successo di critica<ref>F. Bellonzi, in ''Capidopera nello studio di Villa Giulia alla galleria "Palma"'', in «Domenica», 17 marzo 1946, parlerà di evento «eccezionale».</ref>, le opere non furono vendute per una serie di motivi e lo studio dovette chiudere. La mostra ebbe echi internazionali, grazie due articoli di [[Marya Mannes]]: ''Talent in Italy'', in «Vogue», ottobre 1946<!-- Quale edizione di Vogue? Nei due numeri di ottobre di Vogue US (Vol. 108, Fasc. 6, Oct 1, 1946; Vol. 108, Fasc. 7, Oct 15, 1946) non è presente nessun articolo di Marya Mannes con questo titolo. --> e ''Italy looks ahead'' in «House & Garden», giugno 1947. «L'autrice nomina solo due artisti che stanno risollevando le sorti di un'Italia uscita distrutta dalla guerra: Enrico Galassi e Gio Ponti»<ref name="cassani-29">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit.|p=29|lingua=italiano}}</ref>.
 
== Il secondo dopoguerra e il soggiorno siciliano ==
Il fallimento<ref>Un altro smacco fu il nulla di fatto seguito alla sua proposta di far parte del gruppo di lavoro per l'EUR. Cfr. Lettera del 24 dicembre 1939: Roma, Archivio centrale dello Stato, EUR, Atti, 28 dicembre 1939, citato in R. Ruscio, voce ''Galassi, Enrico'', cit., p. 348.</ref> dell'iniziativa porterà Galassi, col tempo, a ritirarsi progressivamente dalla scena artistica italiana, non senza aver provato a cimentarsi in nuove attività, le più diverse: si parlò di nuovo di lui negli Stati Uniti in occasione della mostra "Italy at work: her renaissance in design today" (1950) al [[Brooklyn Museum]] di [[New York]]<ref name="ruscio-cit"/>.<br />
Galassi, verso la fine degli anni Quaranta, abita a Roma nelle soffitte di Palazzo Altieri, come ricorda in modo struggente l'amico [[Alberto Savinio|Savinio]]: «Enrico, ora, dopo tanto lavorare, dopo tanto ideare, dopo tanto progettare, è povero, malato. Abita dentro un corridoio, sul tetto di un vecchio e illustre palazzo romano; un corridoio che mediante un gioco di coperte tirate da muro a muro egli ha trasformato in un molle labirinto»<ref>Alberto Savinio, ''Sentimento di Ravenna'', cit., p. 3.</ref>.
In quegli anni conosce [[Fernanda Angelini]], con cui inizia un rapporto sentimentale che porterà alla nascita di cinque figli: Barbara, Massimo, Luca, Marina e Andrea, e che sposerà civilmente il [[12 aprile]] [[1973]], dopo aver ottenuto il divorzio il [[15 giugno]] [[1972]]. Negli stessi anni Galassi si rivolge di nuovo a suo antico amore, l'architettura, progettando le "Ostellerie", una catena di proto-villaggi turistici che lui pensava si sarebbero potuti realizzare in tutta la penisola e specialmente nel Sud (progetto in collaborazione con l'architetto [[Carlo Pagani]])<ref>Cfr. il manoscritto inedito di Enrico Galassi, "Libro di ricette", pp. 34-35 (proprietà privata).</ref> e un complesso turistico d'avanguardia per la gioventù sull'isola del Giglio, il Victor's Village, su commissione di [[Vittorio Perosino]] co-progettato insieme al fratello [[Vittorio Perosino|Arrigo]], all'architetto [[Alessandro Bona]] e all'ingegner [[Mario Piazza]]<ref name="cassani-29"/><ref>Cfr. ''ibid''., p. 35, dove Galassi ricorda la posa dell'inutile prima pietra.</ref><ref name="cassani-29"/>.
 
L'ultimo "colpo di coda" sarà nel 1951, quando Don [[Luigi Sturzo]], lo chiamerà a dirigere la scuola di ceramica di [[Caltagirone]], che Galassi cercherà di rilanciare e rimodernare<ref>Cfr. ''Caltagirone antico e Caltagirone nuovo. Ceramiche della Scuola "Luigi Sturzo" diretta da Enrico Galassi'', in «Domus», n° 274, ottobre 1952, pp. 42-43 e 72. Si veda anche l'articolo di Enrico Galassi, ''"Ragazza di Caltagirone". Antica ceramica'', in «Tutta Sicilia», I, n° 1, febbraio 1953, cit., pp. 16-17.</ref>. Durante il suo soggiorno siciliano, assieme a [[Carmelo Ardizzone]] e [[Lorenzo Martucci]], fonda e dirige la rivista «Tutta Sicilia», "mensile di turismo e artigianato" che durerà pochi numeri<ref name="cassani-29"/>.
<br />
Tra le pochissime commissioni di questi anni, va ricordato un mosaico nell'ingresso di una palazzina in via del Circo Massimo 19 a Roma, progettata dagli architetti [[Vincenzo Monaco]] e [[Amedeo Luccichenti]]<ref>Cfr. Paola Raffaella David, ''Un mosaico di Enrico Galassi in un edificio di architettura contemporanea a Roma'', in ''I mosaici. Cultura, Tecnologia, Conservazione'', Atti del convegno di studi (Bressanone, 2-5 luglio 2002), a cura di Guido Biscontin e Guido Driussi, Marghera-Venezia, Edizioni Arcadia Ricerche, 2002, pp. 777-786 e tav. 43.</ref>.
 
== Gli ultimi anni ==
Deve trascorrere un intero decennio prima che si risenta parlare di lui come artista, sotto l'emblematica insegna di "pittore dimenticato", in due mostre analoghe tenute, significativamente in Versilia, nel luogo della sua formazione di pittore, nel ''[[1960'']] alla Galleria La Bolena di Forte dei Marmi e alla Bottega deide Vàgeri di Viareggio. Nel catalogo una presentazione dell'amico [[De Libero]] e alcune testimonianze di amici artisti<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-29"/><ref>Tra queste quella di [[Marino Mazzacurati]] a cui lo stesso Galassi chiederà di scrivere in una delle poche lettere sopravvissute dell'artista ravennate: «Caro Mazzacurati ora sono di nuovo a letto, da circa un mese, per una ricaduta del mio solito male, ma è deciso di "resuscitare" cioè di rimettermi e dipingere e lavorare. Ho trovato una cinquantina di miei quadri dipinti fra il 1927 e il 1940 e tutto sommato mi sono piaciuti (specie confrontabili con quelli dei nuovi geni) farò ora una prima mostra, poi quest'inverno organizzerò a Milano una rassegna più completa. Per il catalogo, non voglio presentazioni critiche ecc. Ma è chiesto a tutti gli amici di "allora" e di Villa Giulia di scrivermi poche parole. Conto in maniera particolare su di te che da Via Margutta a Via Giulia mi sei stato accanto come amico e collaboratore. Ti contraccambio Mi raccomando l'urgenza: 12 luglio si inaugura. Ti saluto e ti ringrazio sperando di vederti presto Tuo Enrico Galassi Via Ugo Bignami – 40 Roma».</ref><ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-29"/>.
 
In questo periodo, e fino alla fine degli anni Settanta, Galassi lavora presso il fratello Ettore, proprietario dell'[[Hotel Metropole]] di Roma, in via Principe Amedeo 3, gestendo con grande professionalità il ristorante [[Apicio]] e acquisendo un'esperienza tale da fargli progettare un libro di ricette, tuttora inedito, dal titolo ''Due uova al tegamino al ristorante Apicio'' in cui, tra gli altri, reinventa anche piatti tradizionali della cucina romagnola.
Deve trascorrere un intero decennio prima che si risenta parlare di lui come artista, sotto l'emblematica insegna di "pittore dimenticato", in due mostre analoghe tenute, significativamente in Versilia, nel luogo della sua formazione di pittore, nel ''1960'' alla Galleria La Bolena di Forte dei Marmi e alla Bottega dei Vàgeri di Viareggio. Nel catalogo una presentazione dell'amico [[De Libero]] e alcune testimonianze di amici artisti<ref>Tra queste quella di [[Marino Mazzacurati]] a cui lo stesso Galassi chiederà di scrivere in una delle poche lettere sopravvissute dell'artista ravennate: «Caro Mazzacurati ora sono di nuovo a letto, da circa un mese, per una ricaduta del mio solito male, ma è deciso di "resuscitare" cioè di rimettermi e dipingere e lavorare. Ho trovato una cinquantina di miei quadri dipinti fra il 1927 e il 1940 e tutto sommato mi sono piaciuti (specie confrontabili con quelli dei nuovi geni) farò ora una prima mostra, poi quest'inverno organizzerò a Milano una rassegna più completa. Per il catalogo, non voglio presentazioni critiche ecc. Ma è chiesto a tutti gli amici di "allora" e di Villa Giulia di scrivermi poche parole. Conto in maniera particolare su di te che da Via Margutta a Via Giulia mi sei stato accanto come amico e collaboratore. Ti contraccambio Mi raccomando l'urgenza: 12 luglio si inaugura. Ti saluto e ti ringrazio sperando di vederti presto Tuo Enrico Galassi Via Ugo Bignami – 40 Roma».</ref><ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-29"/>.
 
Soltanto nel 1970 la sua città natale lo ricorderà con una mostra alla Galleria Mariani<ref>Libero De Libero, ''Mostra personale di Enrico Galassi, dal 15 febbraio al 2 marzo 1970 alla Galleria Mariani'', Ravenna, Roma, Studio tipografico, s.n.p.</ref>, mentre, nel 1974, esporrà alla Galleria Trimarchi di Bologna e alla Galleria del Grifo di Roma<ref>Con identico catalogo: ''Enrico Galassi. Disegni 1928-1940'', cit., s.n.p. Cfr. R. Ruscio, voce ''Galassi, Enrico'', cit., p. 348 e A.G. Cassani, ''Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge"'', cit., p. 31.</ref>.
 
È rilevatore il fatto che, negli ultimi anni, Galassi si dedichi alla poesia e ai ricordi del passato: ''Ravenna'' (Roma, De Luca, 1965, con disegni dell'amico [[Franco Gentilini]]) e ''Ambigua è la sera: 1928-1962'' (Padova, Rebellato, 1969). Nel 1966, qualche anno prima, Galassi aveva pubblicato un volume di disegni dal titolo ''Il mare dell'infanzia'' (Roma, Egal, 1966, con una poesia di [[Libero De Libero]]): ancora il tema caro a lui e all'amico Savinio. Anche gli articoli su «Il Giornale d'Italia», in parte già citati, sotto il nome di ''Diario della nostalgia'' (ottobre-dicembre 1970), non fanno che confermare questo momento di malinconica introspezione. Passerà ancora un decennio prima della sua scomparsa, a Pisa, il 1°º settembre 1980.
 
Nonostante l'invito-auspicio dell'amico [[Libero De Libero]]<ref>«Ed ora mi rivolgo ai collezionisti, alle gallerie, ai critici, ai musei, perché ti sia assegnato il posto che ti compete. Tuo Libero De Libero», L. De Libero, ''Mostra personale di Enrico Galassi'', cit., s.n.p.</ref>, il nome di Galassi attende ancora «il posto che ''gli'' compete»<ref>Cfr. ''ibid''.</ref> nella storia del Novecento artistico italiano.
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* ''Natura marina I'' (1932), collezione privata.
* ''Paesaggio'' (1932), cm 29 x 30, collezione privata.
* ''Il commensale'' (1932), tempera, mmcm 24024 x 30030, collezione privata.
* ''Giardino pubblico italiano'' (1933), olio su tavola, cm 64,5 x 50, collezione privata.
* ''Villeggiatura II'' (1935), olio su tavola, cm 50 x 60, collezione privata.
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* ''Musica da camera'' (1935), olio su tela, cm 59,5 x 74, collezione privata.
* ''Musica metafisica'' (1935 ca.), olio su tavola, cm 72 x 50, collezione privata.
*''Pesci e ciliegeciliegie'', (1935 ca.), olio su tavola, cm 80 x 71, collezione privata.
* ''Paesaggio con statua'' (1936 ca.), cm 80 x 62, collezione privata.
*''I giardini. L'idolo'', 1936, cm 55 x 50, olio su tavola, collezione privata.
* ''Villa di Lussemburgo'' (1936), cm 67 x 48,5, collezione privata.
* ''Il ritorno del guerriero'' (1936), olio su tavola, cm 38,5 x 26, collezione privata.
* ''La stracciaturastraccatura'' (1938), collezione privata.
* ''Natura morta'', 1940, mosaico, Instituto Lina Bo e P.M. Bardi, San Paolo del Brasile.
* ''Antichi radar'' (1967), collezione privata.
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== Scritti ==
* ''Né per te né per me'', xilografie originali di Lorenzo Viani, Pescia, Stamperia Artidoro Benedetti, 1932 [?].
* ''Carrà e la pittura italiana'', in «Il Rubicone», III, n° 12, ottobre 19331934, pp. 52-54&nbsp;52–54.
* ''Arte e artisti in Romagna'', in «Ottobre», 25 aprile 1934.
* ''Modigliani'', in «L’Italia Letteraria», 9 febbraio 1936.
* ''Uno dei nostri. Leonardo'', in «Domus», n° 152, agosto 1940, pp. 69-73&nbsp;69–73.
* ''Ravenna. Poesie'', con quattro disegni di Franco Gentilini, Roma, De Luca Editore, 1965.
* ''Il Mare dell’infanzia'', Con una poesia di Libero De Libero, Roma, Egal, 1966.
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== Bibliografia ==
* Carlo Carrà, ''Giovani. Enrico Galassi'', in «L’Ambrosiano», 28 settembre 1932, p. &nbsp;3.
*Carlo Carrà, ''Mostre d’arte. Enrico Galassi'', in «L’Ambrosiano», 18 marzo 1937, p. &nbsp;3.
*Alberto Sartoris, ''Enrico Galassi'', in «Fabula:. Cuadernos de literatura y arte», noviembre-diciembre 1938, pp. 247-248&nbsp;247–248.
*Alberto Savinio, ''Sentimento di Ravenna'', in «Corriere d'informazione», edizione del pomeriggio, 30/31 luglio 1951, p. &nbsp;3, ora in Id., ''Il signor Dido'', Milano, Adelphi, 1978, 1992<sup>3</sup>, pp. 103-108&nbsp;103–108.
*ValerIo Rivosecchi, ''Note su Enrico Galassi'', in ''Enrico Galassi (1907-1980)'', Catalogo a cura di V. Rivosecchi, con uno scritto di Angelica Savinio, Galleria Carlo Virgilio, Roma, 2 giugno-10 luglio 1987, Roma, Tip. F. Centenari, 1987, s.n.p.
*Marco Vallora, ''Un «fuggiasco» della metafisica'', in «Il Giornale», 28 giugno 1987, p. &nbsp;II [inserto “Lettere e Arti”].
*Raffaele Carrieri, ''Galassi cammina a rovescio nel tempo'', recensione al volume ''Il Mare dell'infanzia'', in «Epoca», XVII, n° 814, 1°º maggio 1966, p. &nbsp;122.
*Maria Pia Comite, ''Enrico Galassi. Artista e mecenate moderno'', tesi di laurea, relatrice Jolanda Nigro Covre, correlatrice Rosalba Zuccaro, Roma, Università La Sapienza, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1994-1995.
*Irene De Guttry, Maria PiaPaola Maino, ''Enrico Galassi promotore delle arti applicate:. Lo studio di via Margutta'', in ''Roma sotto le stelle del '44'', catalogo, Roma, 1995, pp. 147-157&nbsp;147–157 (con bibliografia precedente).
*Rosanna Ruscio, voce ''Galassi, Enrico'', in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', vol. 51, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1998, pp. 347-348&nbsp;347–348 (con bibliografia precedente).
*Paolo Rusconi, ''Galassi architetto di Casa Savinio'', in ''Ascolto il tuo cuore, Versilia?. Alberto Savinio al Poveromo'', scritti di Enzo Siciliano, Ruggero Savinio, P. Rusconi, Zeno Birolli, Bocca di Magra, Edizioni Capannina, 2001, pp. 19-33&nbsp;19–33.
*Alberto Giorgio Cassani, ''Dialoghetto dei morti nella città del silenzio'', in «Città Rivista», n° 5, 2004, pp. 51-57&nbsp;51–57.
*Paola Bortolotti, ''Casa Savinio:. Poveromo:. Massa Carrara:. Italia'', in «Casa Vogue», n° 23, supplemento al n° 656 di «Vogue Italia», aprile 2005, pp. 86-93&nbsp;86–93 e 162-164.
*Alberto Giorgio Cassani, ''Enrico Galassi. Il vero dilettante'', in ''Ravenna Festival 2007. La pietra di diaspro “quando il cielo si squarcerà...”'', Ravenna, 1°º giugno-24 luglio 2005, Catalogo della manifestazione, Ravenna, Tipografia Moderna, 2007, pp. &nbsp;XVII-XXIV.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge"'', in «La Piê», LXXXI, n° 1, gennaio-febbraio 2012, pp. 26-31&nbsp;26–31 (con bibliografia precedente).
* ''Enrico Galassi. L’artista fuorilegge 1907-1980'', Catalogo della mostra (Ravenna, Palazzo Rasponi dalle Teste, 16 febbraio - 22 marzo 2020), a cura di Alberto Giorgio Cassani, Ciclo “Novecento rivelato/4, Ravenna, Pagine Edizioni, 2020.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Enrico Galassi. Gli anni di apprendistato (1907-1927)'', in ''Enrico Galassi. L’artista fuorilegge 1907-1980'', cit., pp.&nbsp;7-16.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Biografia di Enrico Galassi'', in ''Enrico Galassi. L’artista fuorilegge 1907-1980'', cit., pp.&nbsp;65-72.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Il guscio del flâneur. La casa Savinio al Poveromo di Enrico Galassi 1936-1929'', in «Casabella», LXXXIV, n. 909, maggio 2020, pp.&nbsp;82-93.
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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|id = aS7KT7MrnGM
|titolo = Enrico Galassi. "Il vero dilettante", 2007, regia di Fabrizio Varesco
|data = 1º settembre 2007
|accesso = 27 ottobre 2018
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