Enrico Galassi: differenze tra le versioni
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Considerato da [[Alberto Savinio]], suo fraterno amico, «uno degli adulti più geniali che avesse conosciuto»<ref>{{Cita libro|titolo = ''Il Signor Dido''|autore = Alberto Savinio|wkautore = Alberto Savinio|editore = Adelphi Edizioni|città = Milano|anno = 1992|lingua = italiano|annooriginale = 1978|edizione = terza edizione|p = 1}}</ref>, nonché «pittore fra i più intelligentemente ''moderni'', architetto genialissimo che crea la casa dell'uomo dalle sue necessità interne, costruttore di macchine, inventore, uomo leonardesco»<ref>{{Cita conferenza|autore = Alberto Savinio|wkautore = Alberto Savinio|titolo = ''Enrico Galassi''|data = 6-20 maggio 1942|organizzazione = Galleria Ferruccio Asta & C.|città = Milano}}, s.n.p.</ref>.
== Gli anni della formazione ==
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== Il periodo del "surrealismo metafisico" ==
Proprio nel momento in cui Galassi si sta facendo strada come una promessa della pittura italiana, secondo uno stile che [[Alberto Sartoris]] definirà "surrealismo metafisico"<ref>Cfr. Alberto Sartoris, ''Enrico Galassi'', in «Fabula: Cuadernos de literatura y arte», noviembre-diciembre 1938, pp. 247-248.</ref>, l'artista ravennate abbandona momentaneamente la pittura per dedicarsi alla poesia e all'architettura<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-27"/>. Pubblica la raccolta di poesie ''Né per te né per me'', per i tipi di [[Artidoro Benedetti]]<ref>«Il torchio a mano, le stanzette bianche di calce ed i caratteri di piombo che uscivano dal loro alveare guidate con amore di anacoreta. Da Artidoro uscivano pagine purissime», Enrico Galassi, ''Diario della nostalgia. Una notte con Viani'', cit.</ref>, corredata dalle xilografie di [[Lorenzo Viani]]<ref>Pescia, 1932 [?].</ref>, e progetta, da puro dilettante nella materia, in località Poveromo (Forte dei Marmi) la sua casa-studio "I Ronchi" del 1934 (poi "La Tripolina" e oggi "La Romanina"<ref name="cassani-27"/>) che [[Gio Ponti]] loderà sulle pagine della rivista «Domus»<ref>''Villa al Forte dei Marmi'', in «Domus», L'arte nella casa, VIII, n° 88, aprile 1935, pp. 30-32. Ponti scriverà (''ibid''., p. 30): «quando l'opera di questi architetti improvvisati è libera da pregiudizii, da vanità stilistiche e sociali, gli architetti di professione hanno sempre qualcosa da imparare, e ciò li aiuta a scogliersi [''sic''!] essi pure da quei pregiudizi programmatici che assai spesso vincolano inconsapevolmente la loro creazione ed il loro mestiere». L'articolo non è firmato e, dunque, probabilmente opera del Direttore Ponti.</ref>.
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== Gli anni romani e l'attività da architetto dilettante ==
Dopo un altro viaggio a Parigi, inizia a soggiornare stabilmente a Roma, e a inserirsi nell'ambiente artistico culturale della capitale, stringendo amicizia, in particolare, con [[Renato Marino Mazzacurati]], suo vicino di studio in via Margutta 48, e con l'amico di una vita [[Alberto Savinio]]. È in questo periodo che progetta altre quattro case al mare in Versilia: il corpo su pilotis della casa di [[Irene De Guttry]] (1936-1937); la casa di [[Alberto Savinio|Savinio]], negli stessi anni (1936-1937 o 1937-1938), che lo scrittore amerà a tal punto da citarla in numerosi suoi scritti<ref>Alberto Savinio, ''[Tommaso Campanella]'', prefazione a Tomaso Campanella, ''La Città del Sole'', Roma, Colombo, 1944, pp. 5-18, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 57-67: 66; ''L'orologio'', in «Corriere d'informazione», 15-16 dicembre 1948, ''ibid''., pp. 979-982: 980; Un'ora a Catania, in «L'illustrazione del Medico», n° 93, marzo 1949, pp. 9-11, ''ibid''., pp. 1043-1048:1043-1044; ''Senza mare davanti l'intelligenza non cammina'', 1949, ''ibid''., p. 1171-1176:1171; ''La batisfera nella vasca da bagno'', in «Corriere della Sera», 6 ottobre 1949, in ''ibid''., pp. 1198-1202.</ref>;
▲Dopo un altro viaggio a Parigi, inizia a soggiornare stabilmente a Roma, e a inserirsi nell'ambiente artistico culturale della capitale, stringendo amicizia, in particolare, con [[Renato Marino Mazzacurati]], suo vicino di studio in via Margutta 48, e con l'amico di una vita [[Alberto Savinio]]. È in questo periodo che progetta altre quattro case al mare in Versilia: il corpo su pilotis della casa di [[Irene De Guttry]] (1936-1937); la casa di [[Alberto Savinio|Savinio]], negli stessi anni (1936-1937 o 1937-1938), che lo scrittore amerà a tal punto da citarla in numerosi suoi scritti<ref>Alberto Savinio, ''[Tommaso Campanella]'', prefazione a Tomaso Campanella, ''La Città del Sole'', Roma, Colombo, 1944, pp. 5-18, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 57-67: 66; ''L'orologio'', in «Corriere d'informazione», 15-16 dicembre 1948, ''ibid''., pp. 979-982: 980; Un'ora a Catania, in «L'illustrazione del Medico», n° 93, marzo 1949, pp. 9-11, ''ibid''., pp. 1043-1048:1043-1044; ''Senza mare davanti l'intelligenza non cammina'', 1949, ''ibid''., p. 1171-1176:1171; ''La batisfera nella vasca da bagno'', in «Corriere della Sera», 6 ottobre 1949, in ''ibid''., pp. 1198-1202.</ref>; la casa di [[Ornella Kekler Ferrari]] (1936-ante 1939) e la casa di [[Giuseppe Prezzolini]], poi Vallecchi ed ora Romoli (1937-1938 ca.)<ref name="cassani-27"/><ref>Cfr. Paolo Rusconi, ''Galassi architetto di Casa Savinio'', in ''Ascolto il tuo cuore, Versilia?. Alberto Savinio al Poveromo'', scritti di Enzo Siciliano, Ruggero Savinio, P. Rusconi, Zeno Birolli, Bocca di Magra, Edizioni Capannina, 2001, pp. 19-33.</ref>. Così Savinio descriverà il progetto di Galassi: «La mia casa Galassi l'ha disegnata a forma del più casalingo degli animali: a chiocciola. Galassi è stato a Ibiza, che è la più piccola delle Baleari. [...] A Ibiza le case portano davanti alla fronte un gran muro pieno, che le guarda dai grandi venti del largo. Nella mite foresta del Poveromo i grandi venti del largo non arrivano, ma davanti alla mia casa Galassi ha alzato ugualmente un gran muro pieno e curvato a S, e questo muro, nonché guardarmi dai grandi venti metafisici, segna perentoriamente la lettera iniziale del mio nome»<ref>''La mia casa'', in «Corriere della Sera», 1º settembre 1946, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 408-413: 410.</ref>. Nel 1939 proprio Savinio dipinge forse l'unico ritratto di Galassi, dal titolo ''Arlecchino'' (e distrutto nel bombardamento di Milano)<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit.,|p=28|lingua=italiano}}</ref>, che paradossalmente non mostra il volto dell'amico, ma un semplice ovale di rombi multicolori, «un omaggio al "camaleontismo" dell'amico ravennate, nonché al rinnovato interesse per le tessere colorate del mosaico, di cui proprio lo studio in via Margutta costituisce un primo laboratorio di ricerca»<ref name="cassani-28"/>.
== La riscoperta del mosaico come espressione artistica moderna ==
Capace di intuire le potenzialità di luoghi semi-sconosciuti (come il Poveromo in [[Versilia]]), Galassi "scopre" nei primi anni Quaranta l'isola del Giglio e vi va ad abitare, assieme alla moglie americana, [[Melissa Reid]], sposata civilmente a Roma il 29 settembre 1942, e alla figlia primogenita Alice (detta "Babina"), in una vecchia torre di [[Cala Cupa]] e in alcuni spazi dell'ex lazzaretto, da lui ristrutturati «in stile modernista»<ref name="cassani-28"/>.
A distanza di un ventennio dagli studi alla Scuola del Mosaico ravennate e dalle sue riflessioni scritte in articolo sul «Corriere Padano», Galassi intuisce le potenzialità di un mosaico che si rinnovi sulla base dell'arte del suo tempo, un mosaico, dunque, «concepito non come decoro architettonico ma come opera artistica indipendente»<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28"/>. Il frutto di due anni di ricerche confluiscono in una mostra di ventidue mosaici<ref name="ruscio-cit"/><ref>Su cartoni di [[Mino Maccari]], [[Giuseppe Capogrossi]] e [[Marino Mazzacurati]].</ref> alla Galleria Ferruccio Asta & C. di Milano, nel maggio 1942<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28"/>. Nel foglio di presentazione scritto dall'amico [[Alberto Savinio|Savinio]] si legge: come da bambino, a [[Sant'Apollinare Nuovo]] a [[Ravenna]] il piccolo Enrico «estraeva le tessere colorate e brillanti dei musaici feriti, le appiccicava nella creta e componeva per gioco delle figurazioni secondo la sua fantasia», così adesso «questo mosaico-gioco, Enrico Galassi lo continua ancora e sempre lo continuerà, lui che essendo artista-nato, sa che l'arte è un gioco da dei, timorosi di lasciarsi prendere dalla noia di quaggiù»<ref>Alberto Savinio, ''Enrico Galassi'', Milano, Galleria Ferruccio Asta & C., 6-20 maggio 1942, s.n.p.</ref>. L'amore – e la nostalgia – per l'infanzia, uniscono Galassi e Savinio, come si può vedere da una riflessione più tarda dello stesso Galassi, parlando di canzoni popolari: «Nell'abbandonarvi al sentimento puro che queste opere [...] emanano, avvertirete freschezza, pace, dolcezza che vi faranno ancora una volta sentire felici e spensierati come fanciulli o, se preferite, come poeti»<ref>Enrico Galassi, in ''Un secolo di canzoni. Fogli volanti'', a cura di Francesco Rocchi e con la collaborazione di Libero Bigiaretti ''et alii'', s.l., Parenti Editore, 1961, pp. IX-X: X.</ref>. Come intuisce sempre [[Alberto Savinio|Savinio]], nei suoi mosaico Galassi rifà, da vero piccolo demiurgo, ogni volta il mondo: «Di quest'arte, Enrico Galassi ha riscoperto il carattere favoloso; e col gioco delle tessere, come un coboldo, come un paziente alchimista, egli ricompone sulla superficie della terra e alla luce del sole, il "tesoro" fatto di immagini strane, bellissime e sciolte dalla logica e dagli umani "perché", che la Terra nasconde nel suo tenebroso cuore»<ref>A. Savinio, ''Enrico Galassi'', cit., s.n.p.</ref>. Gli anni precedenti la liberazione di Roma sono intensissimi per Galassi. Nel 1943 espone due opere in una collettiva alla Galleria Minima Il Babuino, a Roma, assieme a [[Giorgio De Chirico]], [[Giorgio Morandi]], [[Alberto Savinio|Savinio]], [[Gino Severini]] e [[Mario Sironi]]<ref name="ruscio-cit"/>.
Dopo la liberazione della Capitale, il [[4 giugno]] [[1944]], da artista Galassi si fa imprenditore, allestendo il cosiddetto Studio di Villa Giulia a Roma (in un'ala di villa [[Poniatowski]]), che diventa un vero e proprio laboratorio di arti applicate: vi chiamerà a collaborare, oltre ad artisti già celebri come [[Carlo Carrà]], [[De Chirico]], [[Marino Mazzacurati]], [[Alberto Savinio|Savinio]], [[Gino Severini]], [[Mino Maccari]], [[Giacomo Manzù]], [[Giuseppe Capogrossi]], [[Mirko Basaldella]], [[Orfeo Tamburi]], [[Franco Gentilini]], [[Luigi Montanarini]], anche giovani come [[Fabrizio Clerici]], [[Pietro Consagra]], [[Leoncillo Leonardi]], [[Giulio Salvadori]], [[Angelo Savelli]], [[Antonio Scordia]]<ref name="ruscio-cit"/>. Vi si effettueranno le più diverse tecniche artistiche e materiali: mosaico, intarsio di marmo e di legno, marmo, pietre dure, ceramiche, ricamo, progettazione di libri<ref name="ruscio-cit"/>. I risultati di questa eccezionale e forse unica nella storia dell'arte italiana collaborazione fra artisti confluiranno nella Mostra dei capidopera alla Galleria Palma di Roma dell'amico [[Pietro Maria Bardi|Bardi]]. Nonostante il successo di critica<ref>F. Bellonzi, in ''Capidopera nello studio di Villa Giulia alla galleria "Palma"'', in «Domenica», 17 marzo 1946, parlerà di evento «eccezionale».</ref>, le opere non furono vendute per una serie di motivi e lo studio dovette chiudere. La mostra ebbe echi internazionali, grazie due articoli di [[Marya Mannes]]: ''Talent in Italy'', in «Vogue», ottobre 1946<!-- Quale edizione di Vogue? Nei due numeri di ottobre di Vogue US (Vol. 108, Fasc. 6, Oct 1, 1946; Vol. 108, Fasc. 7, Oct 15, 1946) non è presente nessun articolo di Marya Mannes con questo titolo. --> e ''Italy looks ahead'' in «House & Garden», giugno 1947. «L'autrice nomina solo due artisti che stanno risollevando le sorti di un'Italia uscita distrutta dalla guerra: Enrico Galassi e Gio Ponti»<ref name="cassani-29">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit.|p=29|lingua=italiano}}</ref>.
== Il secondo dopoguerra e il soggiorno siciliano ==
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L'ultimo "colpo di coda" sarà nel 1951, quando Don [[Luigi Sturzo]], lo chiamerà a dirigere la scuola di ceramica di [[Caltagirone]], che Galassi cercherà di rilanciare e rimodernare<ref>Cfr. ''Caltagirone antico e Caltagirone nuovo. Ceramiche della Scuola "Luigi Sturzo" diretta da Enrico Galassi'', in «Domus», n° 274, ottobre 1952, pp. 42-43 e 72. Si veda anche l'articolo di Enrico Galassi, ''"Ragazza di Caltagirone". Antica ceramica'', in «Tutta Sicilia», I, n° 1, febbraio 1953, cit., pp. 16-17.</ref>. Durante il suo soggiorno siciliano, assieme a [[Carmelo Ardizzone]] e [[Lorenzo Martucci]], fonda e dirige la rivista «Tutta Sicilia», "mensile di turismo e artigianato" che durerà pochi numeri<ref name="cassani-29"/>.
<br />
Tra le pochissime commissioni di questi anni, va ricordato un mosaico nell'ingresso di una palazzina in via del Circo Massimo
== Gli ultimi anni ==
Deve trascorrere un intero decennio prima che si risenta parlare di lui come artista, sotto l'emblematica insegna di "pittore dimenticato", in due mostre analoghe tenute, significativamente in Versilia, nel luogo della sua formazione di pittore, nel [[1960]] alla Galleria La Bolena di Forte dei Marmi e alla Bottega de Vàgeri di Viareggio. Nel catalogo una presentazione dell'amico [[De Libero]] e alcune testimonianze di amici artisti<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-29"/><ref>Tra queste quella di [[Marino Mazzacurati]] a cui lo stesso Galassi chiederà di scrivere in una delle poche lettere sopravvissute dell'artista ravennate: «Caro Mazzacurati ora sono di nuovo a letto, da circa un mese, per una ricaduta del mio solito male, ma è deciso di "resuscitare" cioè di rimettermi e dipingere e lavorare. Ho trovato una cinquantina di miei quadri dipinti fra il 1927 e il 1940 e tutto sommato mi sono piaciuti (specie confrontabili con quelli dei nuovi geni) farò ora una prima mostra, poi quest'inverno organizzerò a Milano una rassegna più completa. Per il catalogo, non voglio presentazioni critiche ecc. Ma è chiesto a tutti gli amici di "allora" e di Villa Giulia di scrivermi poche parole. Conto in maniera particolare su di te che da Via Margutta a Via Giulia mi sei stato accanto come amico e collaboratore. Ti contraccambio Mi raccomando l'urgenza: 12 luglio si inaugura. Ti saluto e ti ringrazio sperando di vederti presto Tuo Enrico Galassi Via Ugo Bignami – 40 Roma».</ref>.
In questo periodo, e fino alla fine degli anni Settanta, Galassi lavora presso il fratello Ettore, proprietario dell'[[Hotel Metropole]] di Roma, in via
Soltanto nel 1970 la sua città natale lo ricorderà con una mostra alla Galleria Mariani<ref>Libero De Libero, ''Mostra personale di Enrico Galassi, dal 15 febbraio al 2 marzo 1970 alla Galleria Mariani'', Ravenna, Roma, Studio tipografico, s.n.p.</ref>, mentre, nel 1974, esporrà alla Galleria Trimarchi di Bologna e alla Galleria del Grifo di Roma<ref>Con identico catalogo: ''Enrico Galassi. Disegni 1928-1940'', cit., s.n.p. Cfr. R. Ruscio, voce ''Galassi, Enrico'', cit., p. 348 e A.G. Cassani, ''Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge"'', cit., p. 31.</ref>.
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* ''Musica da camera'' (1935), olio su tela, cm 59,5 x 74, collezione privata.
* ''Musica metafisica'' (1935 ca.), olio su tavola, cm 72 x 50, collezione privata.
*''Pesci e
* ''Paesaggio con statua'' (1936 ca.), cm 80 x 62, collezione privata.
*''L'idolo'', 1936, cm 55 x 50, olio su tavola, collezione privata.
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*Alberto Giorgio Cassani, ''Enrico Galassi. Il vero dilettante'', in ''Ravenna Festival 2007. La pietra di diaspro “quando il cielo si squarcerà...”'', Ravenna, 1º giugno-24 luglio 2005, Catalogo della manifestazione, Ravenna, Tipografia Moderna, 2007, pp. XVII-XXIV.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge"'', in «La Piê», LXXXI, n° 1, gennaio-febbraio 2012, pp. 26–31 (con bibliografia precedente).
* ''Enrico Galassi. L’artista fuorilegge 1907-1980'', Catalogo della mostra (Ravenna, Palazzo Rasponi dalle Teste, 16 febbraio - 22 marzo 2020), a cura di Alberto Giorgio Cassani, Ciclo “Novecento rivelato/4, Ravenna, Pagine Edizioni, 2020.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Enrico Galassi. Gli anni di apprendistato (1907-1927)'', in ''Enrico Galassi. L’artista fuorilegge 1907-1980'', cit., pp. 7-16.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Biografia di Enrico Galassi'', in ''Enrico Galassi. L’artista fuorilegge 1907-1980'', cit., pp. 65-72.
* Alberto Giorgio Cassani, ''Il guscio del flâneur. La casa Savinio al Poveromo di Enrico Galassi 1936-1929'', in «Casabella», LXXXIV, n. 909, maggio 2020, pp. 82-93.
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